Pirandello
Pirandello
Pirandello
ITALIANO
Indice:
1. Introduzione
2. Lo stile di Pirandello
4. Conclusioni
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5. Bibliografia
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1. Introduzione
In questo seminario parleremo dello stile di Luigi Pirandello e cercheremo di analizzare il suo romanzo Uno, nessuno e centomila. Il soggetto si questa tesina sar la trama e i
protagonisti di questo romanzo pirandelliano. Il romanzo, pubblicato nel 1926, rappresenta una sintesi delle sue tesi relativistiche e la cima della carriera di Pirandello. La presenza di Luigi Pirandello in Novecento culturalmente ed artisticamente tra le pi rilevanti in tutto il panorama della letteratura mondiale. La creativit di questo scrittore illimitata e si manifesta fuori d'ogni confine di genere: scrisse poesie, saggi letterari, romanzi, novelle, drammi e i scenari cinematografici.
2. Lo stile di Pirandello
Nella prima fase esprimeva il suo mondo di ideologia e di poetica in romanzi e in novelle, attraverso le quali lui pass da moduli veristici ed altri ''novecenteschi'', molto originali. Il termine con il quale frequente viene definito il suo ruolo nell'ambiente culturale italianoal suo rientro da Bonn il termine un isolato. Chiamiamo pirandelliano uno stato d'animo che include dubbi psicologici sulla nostra identit, ed pirandelliana una situazione in cui le affermazioni si contraddicono e la verit si maschera lasciando il giudizio sospeso. Egli compone le sue opere nell'atmosfera di solitudine. La sua inquietudine diventa continua intelettuale e morale preoccupazione. Mise nella sua poetica una grande solitudine della sua anima e della anima del uomo in generale. Riprende e sviluppa in forme moderne un atteggiamento di rifiuto dell'ideologia, che vediamo anche da Giovanni Verga. L'accentuazione dell'elemento umoristico e ironico lo avvicina a Palazzeschi. A differenza di Verga, il mondo di Pirandello infine ha un tema: la perdita del contatto tra gli uomini che ha come conseguenza la disperazione e la pazzia. La realt da Pirandello non ha senso, ma esiste e deve essere accettata. Sotto il sintagma relativismo pirandelliano consideriamo la differenza tra l'essere e l'apparire. Secondo l'autore, ogni persona si mostra davanti gli altri in modo diverso, cio si nasconde sotto una maschera per ogni circostanza. Visto che la vita si consiste di un intreccio di tragico e comico di cui uomo moderno ha un sentimento doloroso, anche l'opera letteraria deve descrivere questa vita scomposta e capricciosa. Un forte sentimento nelle opere di Pirandello la piet per i personaggi, che si nota nel suo modo di scrivere che include aspre descrizioni e la violenza verbale, raccontando la tragicit dell'uomo. La vita, in gran parte, consiste in questa laboriosa fatica e noi non siamo in realt quali siamo, ma quali vorremmo essere. E pensiamo, operiamo viviamo secondo questa interpretazione fittizia e pur sincera di noi stessi. Questa costruzione illusoria la nostra vita e la nostra angoscia. Essa non ha pertanto soltanto un carattere grottesco, ma ha un carattere serio e doloroso, denso di conflitti e di disperazioni. (...) Egli (Pirandello) infatti non ride
come il comico n si sdegna come il satirico: egli smaschera semplicemente, ma con il sentimento profondo della piet e del compiacimento.1
Gli altri autori parlano di Luigi Pirandello: Il filosofo Benedetto Croce ha il giudizio negarivo nei confronti di Pirandello, e dice: Se io dovessi definire in poche parole in che propriamente questa sua (di Pirandello) maniera consiste, direi: in taluni spunti artistici, soffocati o sfigurati da un convulso, inconcludente filosofare. N arte schietta, dunque, n filosofia: impedita da un vizio d'origine a svolgersi secondo l'una o l'altra delle due.2 L'altro filosofo italiano, Adriano Tilgher, rivaluta il Pirandello filosofo: Io mostravo che tutto il mondo pirandelliano faceva centro intorno a una visione della Vita come forza travagliata da un'intera antinomia per la quale la Vita , insieme, necessitata a darsi forma e, per uguale necessit, non pu consistere in nessuna forma, ma deve passare di forma in forma. la famosa, o famigerata, antitesi di Vita e Forma, problema centrale dell'arte pirandelliana.3 Pirandello cerca di mantenere la distanza da questi critici e dice: In Italia pare si voglia insistere a seguire la falsariga di qualche critico che ha creduto di scoprire nelle mie cose un contenuto filosofico, che non c', vi garantisco che non c'. Luigi Russo, il critico letterario italiano scrisse: Con l' Esclusa, giovane venticinquenne (si sempre iniziatori, ancora giovani, quando pi si diffida delle nostre forze), il Pirandello diventava il caposcuola non di un dolce, ma di un aspro e discorde stil nuovo, che presto doveva diventare lo stile europeo e intercontinentale, e che ancora oggi ci strazia, ci seduce e ci opprime.
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Storia della letteratura italiana, Ugo Dotti, Carocci, Roma, 2007., p. 483 Benedetto Croce, Luigi Pirandello, in La critica, Bari, 1935. 3 Adriano Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo, Roma, 1922.
Il romanzo Uno, nessuno e centomila sottotitolato come Considerazioni di Vitangelo Moscarda, generali sulla vita degli uomini e particolari sulla propria in otto libri e viene pubblicato a puntate nella Fiera letteraria tra il dicembre del '25 e il giugno '26, caduto nella prima edizione in volume. La prefazione della prima puntata del romanzo, sottotitolata Prefazione allopera di mio padre, fu scritta dal figlio Stefano. Consiste di otto libri e in ogni libro si trovano dei sottotitoli che sintetizzani il contenuto del capitolo. Questa opera rappresenta il romanto testamentario di Pirandello, con un significato conclusivo e inaugurale. Lo stesso autore disse: C' la sintesi di tutto ci che ho fatto e che far. Qui raccolga lo sviluppo della sua opera drammatica e rivela la soluzione vitale dei conflittiche vediamo nelle dramaturgie del personaggio. Pirandello: La realt, io dico, siamo noi che ce la creiamo: ed indispensabile che sia cos. Ma guai a fermarsi a una sola realt: essa si finisce per soffocare, per atrofizzarsi, per morire. Bisogna invece variarla, mutarla continuamente, mutare e variare la nostra illusione. Questo romanzo viene pubblicato prima dell'estrema produzione teatrale: Avrebbe dovuto essere il proemio della mia produzione teatrale e ne sar invece quasi un riepilogo. Racconta la storia di una lucida follia avvenuta dopo la scoperta del personaggio di essere uno, nessuno e centomila, secondo il ruolo che gli altri ci danno. La chiave dell'umorismo riguarda specialmente Uno, nessuno e centomila (1925), ma non cos totalizzante, com'egli stesso volle far credere.4 L'intonazione del romanzo monologante, come di uno che chieda ai lettori indulgenza per la sua inazione. Si vede l'atteggiamento tipico dell'intellettuale del primo Novecento, che con la rivolta anarchica porta al rifiuto totale tutta la posizione sociale. Vitangelo Moscarda che aveva una vita costretta dalla societ, rappresentata dalla moglie, dal denaro e dal lavoro. Per essere libero, deve privarsi di ogni condizionamento. Risolvendo questo problema, si pu essere nessuno e centomila, e vivere nel caos impreciso dell'esperienza. In quel caso, l'esistenza diventa meravigliosa, anche se senza senso. In questo romanzo vediamo tutto quello che succede nella mente del protagonista, i suoi pensieri e i suoi stati d'animo.
Possiamo dire anche che la filosofia del romanzo sarebbe che noi non abbiamo scelto di nascere, n come nascere e che non possiamo evitare i guai che incontreremo durante la vita. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. (...) Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento; il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo. (...) Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta di nuovo in me a lavorare. (...) La citt lontana (...) muojo ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non pi in me, ma in ogni cosa fuori.5 Trama: Il romanzo parte da una situazione quotidiana e banale. In libro primo, Dida, la moglie di Vitangelo Moscarda, mentre lui si stava guardando allo specchio, gli ha detto alcuni diffetti che lei vedeva sulla sua faccia, ma non poteva immaginare conseguenze delle sue parole. Questi diffetti non significavano niente a lei, ma Vitangelo, o Geng (come lei lo chiamava) divent molto preoccupato ed insicuro fino a quel punto di chiedere gli amici se guardavano il suo naso mentre lui parlava: Mi guardi il naso? domandai tutt'ad un tratto quel giorno stesso ad un amico che mi s'era accostato per parlarmi di non so che affare che forse gli stava a cuore. No, perch? mi disse quello. E io, sorridendo nervosamente: Mi pende verso destra, non vedi?6 Da questi avvenimenti lui si crede di essere completamente diverso da quello che prima immaginava di essere. In questo modo lui cerca diffetti anche negli altri. Queste cose banali rendono la sua tragedia quasi comica. Quando Dida ha deciso di visitare una sua amica, lui ha trovato finalmente l'opportunit si stare da solo e da riflettere. Dida prima pensava di non andare, ma quando lui l'ha consigliato di non andare, lei ha deciso di andare, perch fa sempre la cosa opposta da quello che pensa Vitangelo. Guardandosi davanti lo specchio, ha capito di essere proprio nessuno. Un povero corpo, senza nome, in attesa che qualcuno se lo prendesse.7 Ha capito anche che non c' solo uno Vitangelo Moscarda, ma che ce ne sono centomila, dipendendo da quello che gli altri pensano di noi. In un punto prova l'antipatia per quello che vede nello specchio. Nel secondo libro continua a parlare fra s e s. Riflette molto di natura, e la trova molto tranquilizzante. Nell'ultimo libro si rifugger in natura. Dida ha creato nella propria mente Geng, un uomo che rappresenta Vitangelo, ma vero Vitangelo del tutto diverso da questo
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Luigi Pirandello, Tutti i romanzi, Mondadori, Milano, 2005. Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila, Garzanti, Milano 1993., p. 21 7 Ivi., p.23
Geng e lo trova molto stupido. Non vuole fare del male a Dida e non le dice niente del suo stato d'animo. Lei si comporta come se tutto fosse normale. In quarto libro lui decide di uccidere tutti gli altri Moscarda. Trova schifoso anche il proprio cognome, che rappresenta per lui una irritante mosca. Dopo la morte di suo padre ha ereditato la banca dove lavoravano i suoi amici Firbo e Quantorzo. Lui ha anche alcuni appartamenti, dove vive un suo amico, Marco di Dio, a che non fa pagare l'affitto. Anche se Vitangelo lo aiuta, Marco lo considera un usurario, e Moscarda vuole cambiare questa opinione. Un giorno decide di sfrattare Marco, cercando cos di cambiare quello che gli altri pensano di lui, e fa le cose da pazzi, infine ruba i documenti nella propria banca. Ha cacciato Marco da casa, per regalarlo poi una casa molto pi bella perch voleva diventare un Moscarda eroe, e non un usuraio, ma la gente continuava ad insultarlo. L'umorismo di Pirandello vediamo nel fatto che Marco di Dio chiama Vitangelo un usuraio anche se lui gli ha regalato la casa. Questo succede probabilmente perch Marco invidioso nei confronti di Vitangelo che ricco. Vuole chiudere la banca, e in una discussione con Quantorzo, il direttore della banca, spinge con violenza anche la sua moglie che cade sulla poltrona. Volendo distruggere anche l'immagine di Geng, si allontana dalla moglie e conclude che lui in realt non la conosce, ma conosce soltanto la Dida che lui ha creato nella sua mente. Infine, dopo un litigio, lei lo abbandona. Parlando con il suocero, capisce che non pu tornare indietro nel suo comportamento assurdo. Nel settimo libro, un'amica di Dida, Anna Rosa, lo invita a parlare in un monastero. Cominica di riflettere di un Dio di dentro, un sintagma che rappresenta tutti i suoi sentimenti. Dio di fuori sarebbe la chiesa, che aiuta al uomo di renderlo pi reale. Mentre parla con Anna Rosa, e la racconta tutto quello che gli successo, lei lo ferisce con un colpo di pistola. Quando se era ricoverato, dice che il sparo era accidenale, ma Anna Rosa aveva detto che era stata consapevole. Lui non ha pi nessuna voglia di guardarsi allo specchio, ed ha la barba e i capelli lunghi. Si presenta cos al tribunale. Vive in un manicomio, posto dove non deve avere identit e ricordi, come un anonimo, e diventa nessuno.
Modo narrativo: La narrazione si svolge in ordine cronologico, proprio come si svolgono gli avvenimentil'uno dopo l'altro. Ci sono anche alcuni flashback quando Vitangelo Moscarda riflette della sua infanzia. Il ritmo della narrazione lento perch l'autore descrive i pensieri del protagonista. Per, possiamo anche dire che la trama un po' pi veloce nella parte seconda del romanzo, quando la vita dei personaggi diventa complicata. Vitangelo si rivolge al pubblico con tante frasi interrogative che si vedono per tutto il romanzo. La trama si svolge in citt Richieri, in Sicilia, generalmente in spazio interno, ma ci sono anche le descrizioni della natura. Una delle scene centrali quella in cui il protagonista si fa chiudere dentro l'archivio della banca per compiere uno dei suoi ''atti pazzeschi'' e prelevare di nascosto, quasi fosse un ladro, alcuni documenti. La descrizione della banca, degli ambienti e delle persone all'insegna di un ''rigido e attediato squalore'', in cui anche le ''poche seggiole d'antica foggia'' esprimono una ''malinconia disperata'' (libro 4, cap. 5). La banca polverosa e maltenuta (il corridoio triste, i tavolini ''sporchi'', le ''telacce affumicate'' e dappertutto esala un ''tanfo di vecchio'') e lo specchio del degrado del protagonista e della sua assenza di personalit. 8 Il romanzo del tutto umoristico, che sentiamo gi dall'inizio. Il motivo per il quale Vitangelo comincia a sentire l'insicurezza sembra comico (un irreparabile guasto sopravvenuto al congegno dell'universo), per proprio questo causa la sua crisi, e infine, la pazzia. Un'altro esempio troviamo dal protagonista Marco di Dio, che considera Moscarda un usuraio, anche se lui gli ha addrittura regalato una casa, ma per la gelosia lo chiama cos soltanto perch Vitangelo ricco.
Gian Mario Anselmi, Gino Ruozzi, Luoghi della letteratura italiana, Bruno Mondadori, Milano, 2003.
Vitangelo Moscarda: Il personaggio prinicipale del romanzo Vitangelo Moscarda. Dentro il romanzo ce ne sono le caratterizzazioni, ma la pi importante quella psicologica attraverso la qualle possiamo osservare il suo stato d' anima che si cambia, cio quello all' inizio si distingue da quelllo alla fine quando guarda la vita in modo nuovo, differente di prima. scritto come il monologo di Vitangelo che si rivolge ai lettori. Caratterizzazione fisica Vitangelo Moscarda aveva 28 anni. Il suo aspetto fisico non era attraente. Aveva i capelli rossigni e i baffi rossicci che nascondevano la bocca. La fronte era immobile e gli occhi verdastri e attoniti senza sguardo. Il mento era rilavato. Il naso che pendeva verso destra aveva un ruolo imporante per il nuovo modo di pensare di Vitagelo che lo scopr dopo ventina d' anni della sua vita. Caratterizzazione psicologica Tutto cominci con l' osservazione del naso quando Vitangelo grazia alla sua moglie scopr che non era cos come lui pensava, cio che gli altri lo vedevano in modo diverso da lui. E in poi lui pensava della realt sua e degli altri ( C` in me e per me una realt mia: quella che io mi do; una realt vostra in voi e per voi: quella che voi vi date; le quali non saranno mai le stesse n per voi n per me.)9 Si chiamava anche Geng come una persona nel corpo suo, ma che non esisteva veramante. Solo nell' imaginazione della sua moglie. ( La realt mia era per lei in quel suo Geng che ella s`era formato, che aveva pensieri, sentimenti e gusti che non eran i miei e che non avrei potuto minimalmente alterare, senza correre il rischio di diventar subito un altro che ella non avrebbe pi riconosciuto, un estraneo che ella non avrebbe pi potuto n comprendere n amare. ) 10 Geng era costruito come lo voleva Dida ( Geng era molto amato da mia moglie Dida: rispondeva per lei, cos com' era , all' ideale del buon marito..)11
Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomilla, ,Milano, Garzanti Libri, 2002, pp, 13. Ivi, p. 17. 11 Ivi, p. 18.
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Non puo sapere qual negli occhi degli altri ( la realt che gli altri mi danno e ch` io non so n potr mai sapere...)12 Ha deciso di non esser pi la marionetta della sua moglie ( Finiscila tu, col tuo Geng che non sono ioBasta con codesta marionetta!) 13 ( Non pi usuraio (basta con banca): e non pi Genge ( basta con quella marionetta))14 Alla fine del romanzo Vitangelo cambia l'opinione della vita. Secondo lui nessun nome importante. ( Nessun nomeSe il nome la cosa; se un nome in noi il concetto della d' ogni cosa posta fuori di noi; e senza non si ha concetto, e la cosa resta in noi come cieca)15 Lui vuole cominciare la nuova vita ( Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. L' aria nuovaMuoio ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non pi in me, ma in ogni cosa)16
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Ivi, p. 42. Ivi, p. 49. 14 Ivi, p.50. 15 Ivi, p. 68. 16 Ivi, p. 69.
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4. Conclusioni
Pirandello ha elaborato nuove forme di atre e di ideologia e ha raccolto in modo personale la lezione di tutto lo sperimentalismo del primo Novecento. Dentro tutto il romanzo possiamo seguire la vita del protagonista nei suoi occhi, ma anche negli occhi di altri. Si puo dire che passava la vita sempre spaventato dagli occhi degli altri. Molti lo rintengono un pazzo. Forse gli altri lo fanno cos durante la vita quando era la marionetta. Forse impazzito durante il suo cambiamento e alla fine ha capito di voler continuare, cio cominciare la nuova vita come nessuno senza preoccuparsi della realt che gli altri gli avevano dato.
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5. Bibliografia
Luigi Pirandello, Cos (se vi pare), Il gioco delle parti, Come tu mi vuoi, Garzanti, Milano, 2000. Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, Oscar Mondadori, Milano 2002. Romano Luperini, Il Novecento, Vincenzo Bona, Torino, 1994. Giuseppe Petronio, L'attivit letteraria in Italia, Palumbo, Palermo, 2004. Luigi Pirandello, L'Esclusa, Oscar Mondadori, Milano, 2003. Glorija Rabac- ondri, Neorealizam u talijanskoj prozi, Veselin Maslea, Sarajevo, 1965. Luigi Pirandello, Uno, nessuno centomila, Garzanti, Milano, 1993.
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