Il Pensiero Di Pirandello

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3.

La continua
L'umorismo:
lottail
dell'uomo
3 sentimento
moderno
del
tra vitacontrario
e forma

IL PENSIERO di Pirandello

Per capire quello che Pirandello scrive, bisogna prima di tutto capire
quello che Pirandello vede, perché il suo sguardo non è quello di una
persona comune. Partendo da questo presupposto, andremo a scavare nelle
sue idee per capire la sua visione del mondo e della letteratura. Ci
concentreremo intorno a tre nuclei fondamentali del suo pensiero e alla
fine trarremo delle conclusioni:

Vitalismo
Per Pirandello la realtà è un continuo conflitto tra vita e forma. La vita è un
flusso continuo, a cui si oppone la forma, fissa, che blocca la vita e la
rende artificiale e porta inevitabilmente con sé il contrario della vita, ossia
la morte. L’uomo all’interno della società vive una continua lotta contro la
forma, le costrizioni e le maschere che la società gli impone, che lo
rendono estraneo a sé stesso e agli altri. Per Pirandello questo contrasto
non è superabile e l’uomo è destinato alla sconfitta.

Umorismo
Mentre con il vitalismo Pirandello ci racconta cos’è la vita, con la teoria
dell’umorismo (esposta nel saggio L’umorismo del 1908) ci dice come
porci verso di essa. Per Pirandello il nostro atteggiamento davanti alla
negatività del mondo deve essere di tipo umoristico e ci spiega in cosa
l’umorismo si distingue dal comico. Il comico è un “avvertimento del
contrario”: vedo che qualcosa è contrario a come dovrebbe essere e rido.
L’umorismo è il invece “sentimento del contrario”: vedo qualcosa che è
contrario a come dovrebbe essere e rifletto sulle ragioni profonde di quella
diversità, su quello che c’è dietro la maschera. Nel primo caso si ha una
risata, nel secondo un sorriso amaro, consapevole della tragicità del
mondo.
Metaletteratura
Il terzo passaggio sarà capire perché Pirandello ha deciso di scrivere. Qual
è la funzione della letteratura per Pirandello? La letteratura per lui ha allo
stesso tempo una funzione consolatoria, proponendosi come gioco
umoristico, e opprimente, in quanto rappresenta la lotta continua tra vita e
forma. Tale scontro diventa uno scontro tra la realtà e la finzione, dal
momento che la letteratura è di per sé una finzione, qualcosa che non
esiste. Pirandello allora decide di svelare questa finzione, facendo
metaletteratura.

Pirandello vede un mondo claustrofobico e paradossale. Un mondo nel


quale l’uomo non può veramente mai essere sé stesso perché non c’è un sé
stesso, non c’è un solo io, ma tante forme e maschere in cui l’uomo è
imprigionato. La maschera è uno dei temi fondamentali affrontati nei testi
di Luigi Pirandello. Essa è una sorta di metafora dell’uomo che è abituato
ad assumere comportamenti diversi a seconda delle diverse situazioni e
circostanze. L’uomo non può realizzarsi, è un essere incomprensibile a sé
stesso e agli altri. Pirandello faceva la distinzione tra l’essere e l’apparire
di ciascun uomo. L’autore parlava di “recita del mondo”: l’umanità viveva
in un perenne palcoscenico, costretta a comportarsi in un certo modo.
Diremo allora che Pirandello è un pessimista.Tuttavia egli non si ferma
alla costatazione del male, ma decide di coglierne gli aspetti più divertenti,
creando una nozione di umorismo che non esclude la riflessione, ma
nemmeno il sorriso. Infine c’è la letteratura: Pirandello considera la
letteratura come un gioco e attraverso questo gioco vuole mostrare tutti i
mali che affliggono l’uomo, scomponendoli attraverso la lente
dell’umorismo. Pirandello insomma non ci dà una soluzione al problema,
ma ci mostra che si può ‘prenderla con filosofia’, che si può sorridere nelle
avversità e giocare, perfino quando non sappiamo nemmeno chi siamo.
Pirandello è probabilmente l'autore che meglio rappresenta il periodo che
va dalla crisi successiva all'unità d'Italia all'avvento del fascismo. Pochi
come lui ebbero coscienza dello scacco subito dagli ideali del
Risorgimento e dei complessi cambiamenti in atto nella società italiana.
Sul piano letterario il suo punto di partenza fu, come per gran parte degli
autori nati nella seconda metà dell'Ottocento, il naturalismo. Mentre il
Decadentismo pirandelliano è legato alla crisi della società moderna, in cui
viene criticata lucidamente la realtà nei suoi aspetti più distruttivi. Affronta
la realtà e la sua crisi nel primo Novecento. Il termine designa, quindi, la
decadenza della società di inizio Novecento, legata all'esaltazione del
progresso e della tecnologia, verso cui gli intellettuali, come Pirandello, si
sentivano estranei. Pirandello, nelle sue opere, mette in luce questa
decadenza della società, in particolare della società piccolo-borghese,
mostrandone i valori in crisi.

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