sabato 18 gennaio 2020
Francesco Biamonti, Il mestiere di scrittore.
La parola è tutto. La parola non è chiacchiera. Deve muovere le radici
dell’essere, coinvolgere anche i grandi silenzi e farli sentire. Io misuro le
parole Non so fare il barocco come Bufalino. La parola è un atto di silenzio.
Fa sentire il lato segreto delle cose. Viene dalla poesia simbolista e ha anche
una funzione musicale. Piuttosto sacrificare delle parole che rompere il ritmo
musicale dell’opera. L’esperienza della parola dopo Montale, Valéry, Eliot:
parola incarnazione dell’essere non è divagazione.
Montale: “Avrei voluto sentire scabro ed essenziale.” Anche il romanziere
deve tener conto di questi procedimenti poetici.
Eliminare la retorica.
L’immagine è tutto. “Dare da vedere” una cosa al lettore è essenziale. Non
fare descrittivismo. Gli occhi sono più forti del ragionamento. L’immagine
carica di senso crea un patos.
Per scrivere occorre poi un ritmo, una melodia. La struttura dei libri è
come una struttura musicale, come una sinfonia con le sue parti. Il vero
scrittore ha un tono musicale che è riconoscibile. Quando si scrive si ha in
mente una prosa che però non si raggiunge mai: si tende ad essa. La scrittura
insegna una frase assoluta che non può essere raggiunta (la paralizzerebbe per
sempre). Una frase che inglobi il mondo e la sua musica profonda. Lo scrittore
aspira ad imprigionare il canto delle sirene ma non può farlo, se no sarebbe la
morte e il gelo eterno.
Francesco Biamonti
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