martedì 31 agosto 2010
Salita su Monte Camicia
Monte Camicia (il nome non è molto poetico) rappresenta il punto culminante del vasto territorio di Castel del Monte, comune alle pendici meridionali del Gran Sasso. Se dal versante nord teramano (comune di Castelli, noto per le sue ceramiche) la montagna si eleva dalla valle con un’imponente parete, certo un po’ più bassa del famoso “paretone” del Corno Grande ma anche più ampia e difficile, dalla parte di Campo Imperatore i pendii sono più dolci e erbosi.
Alle spalle della pineta di Fonte Vetica (1632 m.), un grande mammellone si staglia nel cielo fino ai 2564 metri della sua vetta. E’ la cima più alta della catena orientale del Gran Sasso.
Due sentieri pemettono un facile (anche se non poco faticoso) accesso a questa cima. Uno passa dalla sella di Fonte Fredda, l’altro attraversa il ripido Vallone di Vradda.
L’escursione più classica prevede la salita dal primo e la discesa dal secondo.
Il punto di partenza è proprio in corrispondenza del rifugio “Fonte Vetica” gestito dal C.A.I. di Penne. A fianco si trova il fontanile e l’inizio dell’acquedotto che, dal 1901, rifornisce, attraversando la piana di Campo Imperatore, Castel del Monte.
Fu in quell'occasione che si cominciarono a piantare gli alberi che oggi formano la pineta della Vetica.Dopo aver attraversato in salita il bosco, il sentiero piega verso destra e, uscendone, comincia ad inerpicarsi verso un pozzetto di captazione dell’acqua. Si piega ancora verso destra, passando sull’altro versante del valloncello, e si arriva poi alla sella (1994 m.) che separa il Monte Siella dal Tremoggia.
Nelle belle giornate la vista spazia dall’Adriatico al Sirente, dalla Maiella al Velino. A nord le dolci colline dell’Abruzzo teramano e pescarese con il luccichio del laghetto di Penne, a sud Campo Imperatore: il "piccolo Tibet” delimitato dalle coste nord del monte Bolza.
Il cammino continua ora a sinistra (verso ovest) si risalendo i prati del Tremoggia fino alla sommità di questo alto panettone (2331 m.). Non è difficile incontrare interi prati di stelle alpine (nella varietà appenninica). Arrivati sulla cima di questo monte (e tirando un po’ il fiato) si scorge, sempre verso ovest la vetta del Camicia, ancora seminascosta dall’anticima del Tremoggia che, guarda un po’, è più alta (2350 m.) della cima stessa. verso nord il Dente di Lupo si staglia come una guglia. Il sentiero aggira l'anticima verso nord e dopo una corta discesa verso la sella,comincia a risalire in diagonale la cresta del Camicia. E’ questo uno dei punti d’interesse della gita. La cresta infatti è, ad un certo punto, come tagliata di netto ed è possibile affacciarsi, con precauzione, ad un incredibile balcone: sotto di noi 1000 metri di precipizio.
Tornando sul sentiero, si prosegue fino ad un’altra sella ghiaiosa che separa la cresta dalla vera e propria cima del monte. Bisogna attraversare un ripido e scivoloso passaggio di pietraglia prima di arrivare, piegando a sud, alla croce che segna l’obiettivo della passeggiata.
Al ritorno, dopo essere tornati sulla cresta del Camicia, invece di proseguire verso il Tremoggia, si piega a destra, scendendo più rapidamente nel versante est del Vallone di Vradda, seguendo cosi’ la parte conclusiva del Sentiero del Centenario. Dopo aver superato, sempre in discesa, uno sperone roccioso, si rientra brevemente nelle propaggini del bosco per uscirne rapidamente e per costeggiarlo fino al punto di partenza.
Alle spalle della pineta di Fonte Vetica (1632 m.), un grande mammellone si staglia nel cielo fino ai 2564 metri della sua vetta. E’ la cima più alta della catena orientale del Gran Sasso.
Due sentieri pemettono un facile (anche se non poco faticoso) accesso a questa cima. Uno passa dalla sella di Fonte Fredda, l’altro attraversa il ripido Vallone di Vradda.
L’escursione più classica prevede la salita dal primo e la discesa dal secondo.
Il punto di partenza è proprio in corrispondenza del rifugio “Fonte Vetica” gestito dal C.A.I. di Penne. A fianco si trova il fontanile e l’inizio dell’acquedotto che, dal 1901, rifornisce, attraversando la piana di Campo Imperatore, Castel del Monte.
Fu in quell'occasione che si cominciarono a piantare gli alberi che oggi formano la pineta della Vetica.Dopo aver attraversato in salita il bosco, il sentiero piega verso destra e, uscendone, comincia ad inerpicarsi verso un pozzetto di captazione dell’acqua. Si piega ancora verso destra, passando sull’altro versante del valloncello, e si arriva poi alla sella (1994 m.) che separa il Monte Siella dal Tremoggia.
Nelle belle giornate la vista spazia dall’Adriatico al Sirente, dalla Maiella al Velino. A nord le dolci colline dell’Abruzzo teramano e pescarese con il luccichio del laghetto di Penne, a sud Campo Imperatore: il "piccolo Tibet” delimitato dalle coste nord del monte Bolza.
Il cammino continua ora a sinistra (verso ovest) si risalendo i prati del Tremoggia fino alla sommità di questo alto panettone (2331 m.). Non è difficile incontrare interi prati di stelle alpine (nella varietà appenninica). Arrivati sulla cima di questo monte (e tirando un po’ il fiato) si scorge, sempre verso ovest la vetta del Camicia, ancora seminascosta dall’anticima del Tremoggia che, guarda un po’, è più alta (2350 m.) della cima stessa. verso nord il Dente di Lupo si staglia come una guglia. Il sentiero aggira l'anticima verso nord e dopo una corta discesa verso la sella,comincia a risalire in diagonale la cresta del Camicia. E’ questo uno dei punti d’interesse della gita. La cresta infatti è, ad un certo punto, come tagliata di netto ed è possibile affacciarsi, con precauzione, ad un incredibile balcone: sotto di noi 1000 metri di precipizio.
Tornando sul sentiero, si prosegue fino ad un’altra sella ghiaiosa che separa la cresta dalla vera e propria cima del monte. Bisogna attraversare un ripido e scivoloso passaggio di pietraglia prima di arrivare, piegando a sud, alla croce che segna l’obiettivo della passeggiata.
Al ritorno, dopo essere tornati sulla cresta del Camicia, invece di proseguire verso il Tremoggia, si piega a destra, scendendo più rapidamente nel versante est del Vallone di Vradda, seguendo cosi’ la parte conclusiva del Sentiero del Centenario. Dopo aver superato, sempre in discesa, uno sperone roccioso, si rientra brevemente nelle propaggini del bosco per uscirne rapidamente e per costeggiarlo fino al punto di partenza.
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