Un Arcangelo per gli inizi guarienteschi di Lorenzo Veneziano / Mauro Minardi / Tra i loro cimeli i depositi dei Musei Civici d'Arte Antica di Torino custodiscono una tavoletta negletta dagli studi, se si eccettua il catalogo di Luigi...
moreUn Arcangelo per gli inizi guarienteschi di Lorenzo Veneziano / Mauro Minardi / Tra i loro cimeli i depositi dei Musei Civici d'Arte Antica di Torino custodiscono una tavoletta negletta dagli studi, se si eccettua il catalogo di Luigi Mallé, che nel 1963 la classificava come opera veneta degli inizi del XV secolo. Si tratta di un Angelo annunciante, rivolto ad una sinora sconosciuta immagine della Vergine annunciata, che lo fronteggiava speculare, verosimilmente inquadrata da uno sfondo architettonico in sintonia con quello qui impalcato. Le dimensioni, che non hanno subito riduzioni, candidano il dipinto come elemento del registro superiore di un polittico; la centina trilobata lascia capire il tipo di incorniciatura che racchiudeva la parte superiore: le basi dell'arcata aggettante, inoltre, poggiavano sulla tettoia dell'edificio, creando un sottile contrappunto illusivo con l'architettura dipinta. Un'alternativa per il San Michele Arcangelo in San Michele Extra a Verona / Davide Civettini / È ormai trascorso qualche anno da quando, su queste stesse colonne, venne reso noto un altorilievo in pietra raffigurante San Michele Arcangelo nicchiato nell'antico coro dell'omonima chiesa nel quartiere di San Michele Extra, alle porte di Verona. La scultura è tuttora degna del massimo interesse, non solo per l'elevata qualità dell'intaglio e l'ottimo stato di conservazione-recando traccia di una policromia antica da integrare mentalmente con le applicazioni in oro e argento, ora in gran parte scomparse, che impreziosivano i dettagli di ali e armatura-bensì anche per la posizione assunta nel contesto artistico veronese della prima metà del Quattrocento, tra i cui esiti si pone senza dubbio ai vertici. L'esordio dell'antico nella Vicenza pre-palladiana? L'altare Velo nella chiesa di Santa Maria in Foro / Michele Guida Conte / L'altare Velo si eleva nella seconda campata laterale della chiesa di Santa Maria in Foro, detta dei Servi. La prima testimonianza iconografica della chiesa è fornita dalla pianta del Peronio di Vicenza, datata 1480-1481: in questa sintetica riproduzione la chiesa è registrata antistante la vecchia "piazza delle biade" e la "piazza del vino", e si configura come un semplice edificio con tetto a due spioventi e facciata a capanna. Al centro della facciata si erge l'ingresso definito da un portale centinato, affiancato da due aperture quadrangolari e sormontato da un rosone circolare. Jacopo Tintoretto dipinge per le sale di Palazzo Ducale. Il contributo del pittore all'immagine della Repubblica veneziana / Wolfgang Wolters / Negli ultimi anni Jacopo Tintoretto è stato al centro di mostre e convegni; con libri e saggi gli studiosi hanno festeggiato insieme a un grande pubblico il suo anniversario. Associandomi alla festa, farò con queste righe un tentativo di 'riabilitazione' di alcuni dei quadri del Tintoretto per Palazzo Ducale, quadri eseguiti in parte da altri pittori e per questo 'difetto' in gran parte esclusi dalla mostra recentemente organizzata nel palazzo. Per non appesantire troppo l'argomento mi limiterò a scegliere solo alcune fra le sue tele esposte nelle varie sale. Luca Ferrari nel Veneto. Precisazioni e addenda / Vincenzo Mancini / Il passaggio di Luca Ferrari dalla natia Reggio a Padova contribuisce a imprimere una svolta all'indirizzo della pittura padovana e veneta del Seicento, traducendosi in un concreto impulso verso quella divaricazione dei percorsi artistici tra la città universitaria e Venezia non ancora così netta nel periodo precedente il diffondersi del cosiddetto "Flagello di Dio" tra 1630-1631, periodo distinto dal persistere di un certo grado di soggezione culturale. Per Antonio Corradini, "Prometeo Tritoniano" della scultura veneziana / Monica De Vincenti, Simone Guerriero / Stando all'anonima cronistoria del 1776 circa, resa nota da Del Negro, l'idea di fondare un'Accademia pubblica di Belle Arti a Venezia era stata 'insinuata' negli scultori Antonio Corradini, Giuseppe Torretti e Giovanni Maria Morlaiter, e nei pittori Sebastiano Ricci, Giambattista Pittoni, Giambattista Tiepolo "et alcuni altri ancora", da un gruppo "de nobili patrizj, e di altro civil cetto" tra cui lo studioso ha suggestivamente ipotizzato di poter collocare Anton Maria Zanetti il Vecchio cui attribuisce non solo il ruolo di suggeritore, ma anche di competente ghostwriter dell'articolata proposta avanzata in merito dagli artisti che fu redatta nei primi giorni di dicembre del 1724 e consegnata per il tramite dei Riformatori dello Studio di Padova il 12 di quello stesso mese. Inoltre, sebbene la cronistoria citi tra i nobili fautori dell'idea il solo Pietro Grimani, già da tempo Del Negro ha fondatamente rilevato l'influenza esercitata da Lorenzo Tiepolo, leader delle grandi case del patriziato e capo delle due consulte che approvarono il 14 agosto del 1723 la costituzione del Collegio degli Scultori e il 14 dicembre del 1724 l'istituzione dell'Accademia. Giovanni Battista Cavalcaselle 'agente' per la National Gallery di Londra (1855-1869)? Il caso dei dipinti veneti e "veneto-bergamaschi" / Olga Piccolo / Giovanni Battista Cavalcaselle (1819-1897) è stato uno dei principali esponenti della disciplina del conoscitore d'arte, basata su una lettura dei documenti d'archivio e delle fonti bibliografiche per la prima volta comparata allo studio dal vero e analitico delle opere d'arte. Cavalcaselle conobbe il primo direttore della National Gallery di Londra, Charles Lock Eastlake (1793-1865), in Inghilterra dove dal 1849 al 1857 si trovava come esule politico, ottenendo alcuni importanti riconoscimenti come connoisseur ed esperto di conservazione e restauro, sino alla pubblicazione degli Early Flemish Painters (1857) in collaborazione con lo storico dell'arte e diplomatico inglese Joseph Archer Crowe (1825-1896), che lo avrebbe poi affiancato in tutte le successive imprese editoriali.