Toponomastica antica

La ricerca toponomastica applicata alla ricerca storico-urbanistica rappresenta un valido strumento per diverse branche del sapere.
I nomi propri dei singoli luoghi conservano una traccia della propria origine.
Numerosi i nomi di contrade e frazioni abruzzesi che sono dei gioielli toponomastici. Abbateggio, Cappelle sul Tavo, Elice,  Lettomanoppello,  Moscufo, Pescara, Penne, Pianella, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Serramonacesca, Spoltore e tante altre località trattate nell'articolo.
I glottologi devono possedere competenze molto vaste per scandagliare il passato.
Le trascrizioni arbitrarie sono pesanti inesattezze e costituiscono veri e propri falsi storici.
La contrada Marchegiani o Marcheggiani viene chiamata dal popolo 'a le Marchesciane', famiglia stanziata a Pianella tra il XVIII ed il XIX secolo che ha dato il nome, toponimo alla Fontana e ad una contrada di Pianella.

Odgovorne osobe: Ante Uglešić, rektor Sveučilišta u Zadru Nediljko Marinov, predsjednik Kulturnog sabora Zagore Mario Mimica, Predsjednik Ogranka Matice hrvatske Split Zadar -Dugopolje, 19-21. listopada 2010. CIP-Katalogizacija u publikaciji Znanstvena knjižnica Zadar UDK 338(497.5-3 Zagora):911.3>(063)(048.4) 911.3:33>(063)(048.4) ZNANSTVENO stručni skup s međunarodnim sudjelovanjem Zagora između stočarsko-ratarske tradicije te procesa litoralizacije i globalizacije (2010 ; Zadar -Dugopolje) Zagora između stočarsko-ratarske tradicije te procesa litoralizacije i globalizacije : knjiga sažetaka / Znanstveni skup s međunarodnim sudjelovanjem, Zadar -Dugopolje, 19-21. listopada 2010. ; urednici Mate Matas i Josip Faričić. -Zadar : Sveučilište ; Split : Kulturni sabor Zagore : Matica hrvatska Split, 2010. -72 str. ; 24 cm ISBN 978-953-7237-71-90-5

in Fantoni R., Cerri R., Carlesi P., Rivoira M. e Cusan F. (2016, a cura di), I nomi delle montagne prima di cartografi e alpinisti. Atti del convegno (Varallo, 16 ottobre -Milano, 24 ottobre -Val Vogna, 25 ottobre 2015), pp. 149-167 © CAI sezione di Varallo Commissione scientifica 'Pietro Calderini', sezione di Milano Commissione scientifica 'Giuseppe Nangeroni', Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano Maggio 2016 ISBN 978-88-98051-17-5 È consentita la riproduzione e la diffusione dei testi, previa autorizzazione delle Commissioni scientifiche delle sezioni CAI di Varallo e Milano e dell'Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano, purché non abbia scopi commerciali e siano correttamente citate le fonti.

È consentita la riproduzione e la diffusione dei testi, previa autorizzazione delle Commissioni scientifiche delle sezioni CAI di Varallo e Milano e dell'Istituto dell'Atlante Linguistico Italiano, purché non abbia scopi commerciali e siano correttamente citate le fonti.

Ciò che si vuole proporre con questa ricerca è di fare il punto sulla tradizione storiografica, mediante una ricostruzione cronologica e critica degli studi fin qui pubblicati sul toponimo 'Montalbano' e offrire nel contempo un contributo originale attraverso l’analisi linguistica storica, supportata da documentazioni archeologiche di recente acquisizione.

According to what Enrico Lombardi reports in an article published in 1963, near Venturina (LI) was discovered in 1934, during farm work, a Roman gem engraved with a male face and inscription C. Trebatius. This name can be linked to a Roman villa of which traces remain close to roads of Botramarmi and Bazzana, in the municipality of Campiglia Marittima, a few kilometers from Venturina. Bazzana, in fact, is probably a predial Roman name, which is compatible with a derivation from (praedia) Trebatiana, that the possessions of the said C. Trebatius. It is not in any way demonstrated, however, the connection, which is suggested by Lombardi, between Caius Trebatius and the mausoleum of Caldana, included in the village of Venturina. This building, probably of the first century A. D., built in opus caementicium, lends itself to many comparisons, especially in Umbria and Lazio. In the same locality of Caldana, a name formed already in ancient times, due to the presence of hot springs, originated what is now called Fossa Calda, corresponding to Lingeus, the "hot river" mentioned in the third century B. C., the Greek poet Lykophron, in his poem Alexandra.

Con il presente intervento si intende fornire una panoramica circa lo studio che ha rappresentato il primissimo gradino, 1 (si tratta della tesi di primo grado, poi sviluppata e approfondita durante una recente pubblicazione sulla Rivista Italiana di Onomastica), della mia ricerca dialettologica circa le varietà della Tuscia viterbese. Mi preme sottolineare quanto tale studio sia stato e sia tuttora di fondamentale importanza per me, sia per cominciare a comprendere alcune leggi fonologiche che rappresentano tali varietà, sia per ribadire continuamente quanto il rapporto con il territorio sia indispensabile per le ricerche linguistiche dialettologiche. Lo studio delle varietà della Tuscia parte dalla voglia di fornire un'analisi scientifica circa un'area che non ha conosciuto grande approfondimento linguistico nella letteratura dialettologica, nonostante alcuni studi di particolare rilievo (fondamentali gli studi di di Giannelli -Magnanini -Pacini 2002) 2 . Infatti la Tuscia viene lambita, stando a Rohlfs 1937, dal fascio di isoglosse Roma-Ancona, pieno di rifrangimenti e zone d'ombra il quale, nonostante la sua non uniformità e compattezza, ben delinea il confine fondamentale tra i dialetti toscani e quelli centro meridionali. Quindi la Tuscia, incastonata tra la Toscana, l'Umbria e le province laziali di Roma e Rieti, ha sempre subito una grande influenza linguistica da parte di Firenze e Siena, ma anche da Roma e Orvieto. 3 Uno sguardo alla storia di tale territorio aiuta sicuramente la 1 Si tratta della mia tesi di Laurea di Primo Livello dalla quale è nato un articolo uscito su RiOn (Rivista Italiana di Onomastica): Di Carlo 2015. 2 Per la diacronia ricordo Bianconi 1962, Palermo 1994 che analizza anche il dialetto di Orvieto e infine Graziotti 2009-2010. 3 Trattandosi di un'analisi che si basa sulla toponomastica e sul territorio, si privilegerà la visione che basa lo scambio linguistico sul contatto diretto. A tal proposito si veda la carta del Pellegrini 1977, cui Rogito notarile del Notarius Isabelli 1557, vol. 1, Archivio notarile mandamentale di Vetralla, Archivio storico di Viterbo; Catasto di Vetralla dal 1571 al 1613, Hippolitus Furlanus Cancellarius, prot. 306, vol. 1, Archivio storico di Vetralla; si deve una prima divisione per categorie in cui trova spazio anche la varietà viterbese-orvietana. Cabreo dell'Illustrissima comunità di Vetralla 1693-1778, Serie: patrimonio preunitario, Archivio storico di Vetralla; Rogito notarile 1754, prot. 521, vol. 1, Archivio notarile mandamentale di Vetralla, Archivio storico di Viterbo; Assegna dei beni 1793, prot. 271, vol. 1, Archivio storico di Vetralla Catasto Gregoriano 1816-1835, Mappe 1:20000, Archivio storico di Viterbo; Brogliardi del catasto gregoriano: città di Vetralla 1840 ca., Archivio storico di Stato online; Carte del Regno d'Italia, Archivio storico di Vetralla.

Prima di addentarsi nel campo minato della toponomastica, occorre armarsi di pazienza e di buona volontà, perché è facile inciampare sul campo. La toponomastica diventa scienza della linguistica quando si incrocia con documenti, con la filologia, con l'etimologia, con la comparazione tra le lingue, quando si confronta con l'etnografia, con la storia, con l'archeologia antropologica e la tradizione orale del popolo. I toponimi possono nascondere sostrati linguistici che ci possono aprire vaste praterie nel campo della conoscenza. Alcune questioni di carattere igienico ed edilizio sono sorte fin dalla costruzione del borgo fortificato di Pianella. Il 29 aprile 1618, il camerlengo Nard'Antonio Miozzi comunica al Consiglio che molti cittadini hanno occupato strade e che quindi bisogna farle riconoscere e terminarle. Il 16 e 23 settembre 1618, si dà ordine rispettivamente di nettare la fontana di Fontegallo e di Fontanoli. Il 28 maggio 1620 si nettano le fontane e le cisterne di S. Domenico e della Piazzetta (16 settembre 1622). Il 31 luglio 1622 si dà disposizione a che si prelevino 100 salme di acqua dalla cisterna di S. Domenico per servizio dei cittadini. Il 9 settembre 1623, il camerlengo, col bracciio del capitano, ordina che si facciano i condotti alle ruguelle che causano immondizie. Il 4 aprile 1624, a seguito delle discrepanze del muro della sua casa, che Federico de Caro vuole rompere la lambia dell'Università contro la Porta della Terra, quale le due di S. Maria e possa anco coprirla; l'Università autorizza, purché non si creino danni all'Univesrità e all'osteria data in affitto a Pietro di Leone1. Astignano; trattasi di una vastissima contrada che parte dal territorio di Pianella, entra nel territorio di Cerratina e poi in quello di Castellana con una estensione di oltre 400 ha di terreno. Il toponimo antico Lasteniano deriverebbe dal germanico-longobardo wast, terreno messo a fuoco, il debbio, per poi detenerlo a coltura; si usava disboscare intere boscaglie e poi bruciare le sterpaglie e la legna. Il terreno ricco di cenere e di sali minerali era molto produttivo. Il toponimo è presente in Moscufo e diffuso in altre regioni d'Italia, partendo da Asti. La contrada Vicenne; di incerta etimologia.
Dal 900 al 1000 d. C., si iniziò la costruzione del Castello di Pianella, il cui nucleo principale era sito nell’area oggi occupata dal Comune di Pianella e dalla Chiesa di S. Domenico; le propaggini del Castello arrivavano fino alla Piazzetta, dove c’erano di stanza dei militi, le stalle per cavalli, la ferreria, la selleria, le cantine e i granai.
Il popolo ha chiamato il luogo della Piazzetta, che declina verso la fine di Via Gesualdo de Felici, lu Ca’ da Pite, il Colle o il Calle da Piedi (in basso) in contrapposizione a lu Ca’ da Cape, luogo occupato nel Medioevo dall’ex Castello e dal Chiostro di S. Domenico a fine ‘400 inizio ‘500, ed oggi dall’attuale Comune e Chiesa.

Si tratta della sintesi di una ricerca più ampia, condotta sulle ricorrenze del nome «Ceneda» (e varianti) nelle fonti antiche, a partire dai primi esempi del VI sec. d.C., e riporta pertanto anche alcuni riferimenti originali, in latino e greco, pe consentire - a chi volesse - di avere un approccio con i testi originali, ma anche per sottolineare come la storia della città non ebbe, fin dall'inizio, soltanto rilevanza di carattere locale.

Esaminare i nomi di luogo di un posto, specialmente quelli antichi, non è attività superflua perché, oltre a scoprire l'evoluzione, i cambiamenti e le stratificazioni linguistiche che vi possono essere stati nel corso dei secoli e che vi si sono fossilizzati, si possono anche scovare informazioni tali da risultare fondamentali per ricostruire la storia stessa di quel luogo o per meglio interpretarla. Non vi è dubbio che la toponomastica va spesso e volentieri in soccorso allo studio del passato in un approccio multidisciplinare, lo completa e lo integra. A volte in mancanza di vere e proprie fonti storiche lo studio dei toponimi può sopperire senza difficoltà. In questo lavoro sono sati presi in esame i nomi più antichi desunti dal Catasto Onciario del 1748 e sono stati confrontati sia con alcune denominazioni riscontrate nel Chronicon casaurinese 1 e nei Capitula 2 quattrocenteschi sia poi con i nomi attuali del luogo desunti dalle tavolette IGM e dal Quadro d'Unione, nonché dalla cartellonistica e dalle indicazioni degli abitanti. Pietranico è centro un agro-pastorale posto sulla cresta di un colle, a 597 metri sul livello del mare, alla sinistra del fiume Pescara, appartenente alla zona di alta collina e fascia montana dell'aria vestina. Dalla sua altura il panorama ci mostra la sottostante vallata del Pescara fino al mare Adriatico e abbraccia la cerchia dei monti dal massiccio del Gran Sasso a settentrione alla Maiella a mezzogiorno. Il territorio di Pietranico confina con le aree comunali di Torre de' Passeri, Alanno, Cugnoli, Castiglione a Casauria, Pescosansosensco, Corvara, Brittoli e Civitaquana. Da dire che tante sono le denominazioni ricche di interesse rintracciate in questo territorio: esse riflettono, come una cartina di tornasole, non solo quelle che sono state in passato le attività dell'uomo sul posto ma anche le costruzioni edificate, i culti religiosi, gli aspetti faunistici e vegetazionali fino alla designazione dell'andamento orografico. I toponimi più numerosi sembrano essere proprio quelli provenienti da geomorfismi, tanto, l'ambiente così caratteristico di questo borgo, è riuscito ad influenzare i vari nomi. A proposito di morfologia, l'elemento più visibile è quello della pietra, predominante sul posto e lo si ritrova in molte denominazioni, sia antiche che moderne, partendo dal nome stesso del centro che è già di per sé indicativo della fisionomia del territorio. Attestazioni del nome di Pietranico sono desumibili dai titoli della rubricazione, redatti nel XII secolo, di permute e atti di compravendita di terreni risalenti al IX e al X secolo riguardanti de Opaculo, de Casule, de Petaczano, de Peteliano, de Cerbarano, tutte località indicate in un generico territorio di Petra iniqua, ma in effetti le prime forme dirette indicanti il centro vero proprio sono in loco quod noncupatur Petraniqua e in ipso castello de 1 Il Catasto onciario di Pietranico è stato pubblicato nel 2008 dalla casa editrice Tinari a cura della Proloco del posto. 2 Cfr. Varrasso 1995 ma anche S. Zappacosta ha curato una pubblicazione dei Capitula de Pretanico.

Relazione tenuta nel convegno “I Castelli del Molise” (Campobasso, 30 gennaio 2015)
Richiamato l’uso secolare di indicare l’abitato di Toro con la formula in auge fino al 1806 di "Castellum" o "Castrum Tori", e ricordato che nel Medio Evo le qualifiche di "Castelli" o "Castri" erano riservate ai centri fortificati circondati da mura, resta problematico dare credito alla voce popolare che vuole l’attuale chiesa parrocchiale sorta sui resti di un precedente castello. Molto meglio fondata, al contrario, l’ipotesi del campanile edificato sui resti di una torre longobarda, ai cui piedi, mille e più anni fa, furono costruite le prime capanne di legno e, successivamente, le prime case in muratura di Toro.

Diese drei heimatkundlichen kleinen Beiträge zur Geschichte des niederösterreichischen Waldviertels betreffen das Kloster St. Bernhard bei Horn, die Erklärung des Ortsnamens Horn und eine bis dahin nicht aufgezeichnete Sage von Kühnring bei Eggenburg. --- Offenbar haben diese Darstellungen bestehende Lücken beziehungsweise bis dahin fehlende Überlieferungen oder Erklärungen bedient, wie die  - allerdings nicht durch Zitate unterstützten - Übernahmen dieser Sachverhalte  durch einschlägige Forscher bezeugen. Vergleiche dazu: Ralph Andraschek-Holzer, Historischer Führer durch die Stadt Horn.  Horn 1992, S. 7 (zum  Ortsnamen Horn) und Stefan Strutz/Elfriede Loicht, Die Prospektion mittelalterlicher und neuzeitlicher Siedlungsgeschichte im nordöstlichen Waldviertel. Das Waldviertel 63, 2014, 201ff. (mündliche Überlieferung zum Kloster St. Bernhard).
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Culti lunari di Nicola Lombardi L'etnologia studia ad esempio i rapporti tra agricoltura culti lunari e antropofagia_ Nei santuari megalitici di Malta si dice che le pareti scavate e i piani seguissero le linee di frattura (J-D Evans, Segreti dell'Antica Malta, Il Saggiatore 1961, p 130) ma non torna ovvero torna a metà per i piani non per le superfici in verticale_ E' l'uovo simbolo pasquale e simbologia non irrituale per le isole_ Diversi sono gli etimi ai monti Cocchero nell'Elba santuariale forse Cacus il ladrone sterminato da Eracle in posizione baricentrica forse caecus, la pupilla, a un Cocco dei monti pisani certo zona di relegazione di Galli (Coq franc 'uovo'!) vicino all'Uomo morto a Pianettori forse da pianti Flentes un etimo di Galli da cui le capigliature scarmigliate_ Sull'opposto versante occorrerebbe vedere Valgiano se Galli con infisso-g-gallicismo come Ma-gg-iano_ Vicino Arliano forse arare leano come arse etrusco di arse versie allontanar 'il lupo'! o Quiesa entrambi 'a uovo' visibile dal palazzo degli Anziani o Consoli a W in fondo borlaccio è tuttora toscano anglicismo o? A Peccioli un monte Cuccheri ha sotto una fraz CELLI forse Celti altra zona relegazionale? Ma non si nega la relazionalità tra monti lunari e macelli ove la luna distra gli animali ove si possano ammazzare meglio e sotto i monti lunari Quiesa cocles come il Coclite del Ponte Milvio monocolo che ha un occhio solo per l'illusione ottica d'un cratere e Maciuccoli se prima da Macello è un fatto Compignano 'macello' antico etrusco 'compi' come Gombio a Piacenza presso Guardamiglio guarda malus il fascino

Sommario: 0) Silvia della Coletta Tomasi – Presentazione, pp. 7-8; 1) Roberto Pizziol & Gianpaolo Rallo – biografia di Giorgio Zoccoletto, pp. 9-22; 2) Massimo Gusso – Agazia di Myrina (532-582 d.C.), cenedese ad honorem, pp. 23-52; 3) Massimo Della Giustina – Mobilità sociale a Serravalle: i Carretta da Bologna (secc. XIV-XVI), pp. 53-72; 4) Loredana Imperio – Antonio Sacello, visconte di Tarzo e giudice del Maleficio e i suoi discendenti, pp.73-88; 5) Carla Pizzol – I Gonneme: una famiglia cipriota trapiantata a Ceneda, pp. 89-128; 6) Luisa Botteon – La colonna d’infamia di Giovanni Andrea Tressino, notaio di Conegliano (XVII-XVIII sec.), pp. 129-157; 7) Carlo Berlese; l’Abate Lorenzo Berlese (1784-1863), padre della cameliografia in Europa, pp. 158-196; 8) Giovanni e Silvia Tomasi – Utinam ego Carbas. La famiglia Carbas fra Tarzo e Alessandria d’Egitto, pp. 197-229; 9) Giandomenico Zanderigo Rosolo – pre Giuseppe Ciani, per il popolo cadorino e per l'Italia, pp. 231-266; 10) Gianpaolo Zagonel – Francesco Troyer, fondatore del Museo del Cenedese, pp. 267-285; 11) Antonio Trampus – Francesco Troyer e il suo carteggio con Cesare Pagnini e Giovanni Casoni, pp. 287-298; 12) Franco Giuseppe Gobbato – Suor Pasqua, al secolo Giuditta Cappellozza, infermiera eroica, la terza M.O. dei benemeriti della salute pubblica della Prima Guerra Mondiale, pp. 299-314; 13) Loris Tessari – ...In ricordo dell’amico Giuseppe “Bepi” Taffarel, pp. 315-344; 14) Lucia De Faveri Mies – Giorgio Mies (21 agosto 1947 - 4 agosto 2013), pp. 345-358; 15) Franco Giuseppe Gobbato – Biografia di Conte Pigatti Da Monte (1520–1587), pp. 359-363; 16) Maurizio Lucheschi – 1.Una famiglia cipriota a Colle nella Marca Trevigiana, pp. 365-370. 2. Broccardo Lucheschi, notaio e poeta, pp. 371-388; 17) Italo Posocco – Posocco di Ceneda, un toponimo, un nome, una famiglia, un personaggio, pp. 389-406; 18) Giancarlo Bardini – Enrico Comboni, professore alla scuola enologica di Conegliano, fecondo inventore di impianti chimici, pp. 407-418; 19) Irene Spada – Francesco De Poli ispettore agli scavi e ai monumenti a Vittorio dal 1878 al 1893, pp. 419-434

​Nel Mediterraneo antico s’incontrano spesso toponimi con referenza formale o semantica femminile. Si tratta in genere di nomi di luogo riferibili nel nome, nella storia, nel mito o nella leggenda a personaggi femminili, come ninfe, dee ed eroine, locali e non. Alcuni di questi sono toponimi viaggianti, che si ritrovano da una parte all’altra del Mediterraneo in un cammino reale e immaginario attraverso isole, penisole e continenti: Eubea, Creta, Peloponneso, Sicilia, Sardegna, Italia, Africa e Asia. Taluni di questi toponimi si conservano pressoché immutati nella cartografia moderna, altri si presentano modificati, altri sono stati sostituiti e perfino dimenticati. Alcuni di questi nomi di luogo hanno errato insieme ai nomi mitico-leggendari dei personaggi femminili, con un bagaglio etimologico, simbolico e politico-coloniale assai significativo.
​In quest’occasione, si presenta una selezione di toponimi femminili, scelti tra quelli che hanno intersecato, almeno due volte, le vie del Mediterraneo e che, nello specifico si ritrovano attestati nella penisola italica e nelle isole di Sicilia e Sardegna.
​E’ il caso di Erice, testimone di un complesso sincretismo religioso, leggendario e toponomastico, tra civiltà autoctone e coloniali, dall’elima, alla fenicio-punica, alla greco-romana, nel dialogo tra Sicilia e Sardegna. Oppure di Arethousa, ninfa delle acque passata nella toponomastica greca per approdare a Siracusa. Ancora del teonimo di Feronia che si ritrova nella toponomastica dell’Italia centrale e in Sardegna.
Questi nomi di luogo offrono così uno spunto di riflessione sul rapporto tra toponimo e memoria, e sono capaci di rivelare perfino aspetti simbolici, antropologici e storico-sociali del femminile nelle società e culture antiche, autoctone e coloniali.

ajo los auspicios de un proyecto de investigación propiciado por la Universidad de Barcelona, que nosotros enfocamos en torno a la interacción de la toponimia y la arqueología a través de la historiografía de los siglos XIX y XX, es nuestra intención realizar un acercamiento a la arqueología posible bajo el substrato de un topónimo tan particular como el de Cubillana. Cubillana consiste en una finca ubicada en las inmediaciones de la ciudad de Mérida. Prácticamente se halla reconocido que este nombre de lugar, bajo la aparente inocencia que le otorga un posible cruce etimológico entre los vocablos romances "cubo" y "llano': debe esconder el nombre de un monasterio bien documentado en una fuente tardoantigua de la magnitud de las Vidas de los Santos Padres Emeritenses: Cauliana.

En el presente trabajo y tras una somera introducción, pretendemos ofrecer un catálogo en el que se analicen los nombres de las diferentes poblaciones de la antigua Hispania en las que se pudo plasmar la propaganda augustea, seguido de dos breves apartados donde se comenten ciertos aspectos asociados al fenómeno y el problema de su fallida perduración en el tiempo.

Cette étude propose d'abandonner les hypothèses liées à l'anthroponymie celtique (l'hypothétique Ornatius proposé par Albert Dauzat) au profit d'une explication proprement latine, beaucoup plus en phase avec les données phonétiques, textuelles et archéologiques. Etablie en 1963 par l'archéologue Jean-Louis Bonnet, la localisation sur la commune d'Ornaisons du site de la villa octaviana décrite par Sidoine Apollinaire pourrait expliquer l'émergence du toponyme.

El presente artículo pretende abordar la cuestión de la interpretación del nombre de Badajoz a través de la clave aportada por Matías Ramón Martínez a comienzos del siglo XX: su valoración como el posible derivado del antropónimo de un propietario agrícola hispanorromano. Para ello se hará especial hincapié en la teoría manifestada por el citado autor, ahondándose en el análisis crítico de sus fundamentos y sus posibilidades de asociación efectiva con el topónimo.

L’auteur s’intéresse à l’étymologie du village de Lugnez dans le canton suisse du Jura. La forme la plus ancienne du nom est rapportée dans une source hagiographique carolingienne qui retrace la chronique des actes d’un saint ajoulot, l’hermite Himier : ce dernier est déclaré être né in vico Lugduniaco. Ce nom pourrait correspondre à une forme tardo-antique ou mérovingienne de l’ancien toponyme panceltique Lugdunum dont le sens reste débattu.

This article focuses on compiling all those place names linked to Hispanic population centres where it has been tracked the presence of possible allusions related to Augustan propaganda, especially through his family name, Iulia, or the epithet adopted in his personal onomastics, Augustus. In parallel, the circumstances to which they are associated will be analysed throughout.

The paper explores the toponymical problems of Kizzuwatna – the land in South-Eastern Asia Minor of 2nd millennium BC. The etymological analyzis of each place name of this country allows us to compile the first detailed toponymical catalogue for Plain Cilicia of this era. The author shows that place names attested in the sources of the second half of 2nd millennium BC reflect the ties of this region to its eastern environment (Eastern Anatolia, Syria and Upper Mesopotamia) for the pre-Hittite period and to Lower Land and Central Anatolia for the Hittite period of its history.

Il toponimo Cenata rinvia a una bella località marina del Salento che si stende dalla periferia di Nardò fino al mare di Santa Caterina, con numerose e molto attrattive ville fantasiosamente moresche. L’origine del nome si collegherebbe alle cene che, organizzate da famiglie spesso benestanti, in specie nella stagione estiva si svolgevano (e ancora si svolgono) in quelle ville, spiegano con qualche incertezza gli abitanti del luogo, se qualcuno li interroga. E invece no, le cene non c’entrano per nulla, l’etimologia è ben diversa.
L’antico toponimo salentino deriva, con ogni probabilità, da un precedente *[Terra] Cenata ‘terra infangata’, ‘terra fangosa’ (verosimilmente con allusione alla natura del terreno argilloso dopo le piogge); dal singolare può essersi sviluppato il plurale Cenate,

Facendo un'estrema sintesi delle note 85 e 86 del volume 'Tituli picti et tituli scariphati' edito nel 2019, l'Autore in questo breve contributo propone, attraverso l'impiego di un linguaggio divulgativo, l'analisi dei toponimi 'Balai' e 'Balagay' relativi alla regione posta a nord-est della città di Porto Torres dove sorgono le omonime chiesette dedicate al culto del martire Gavinus. Collegata in passato erroneamente al vocabolo fenicio 'balaha' o alla popolazione dei Bàlari, in realtà la forma 'Balai' deriva dall'originario 'Balagay', toponimo attestato nelle fonti arabe di X-XIII sec. e, nella variante 'Baragai', nel  Condaghe di S. Pietro di Silki  grazie alla menzione di un tal Comita de Baragai (la scheda del Condaghe in cui è citato il Comita de Baragai è databile tra il 1073 e il 1110). Il toponimo 'Balagay' è riconducibile, così come la forma 'Balay/Balai', alla parola 'ginestra' e, nel caso del sito turritano, la presenza di questa pianta potrebbe aver connotato a tal punto il territorio tanto da essere entrato nella formazione del nome della regione stessa.

Il contributo offerto da Agazia alla storia Cenedese (del 554 d.C.), con l'episodio della ritirata e della fine degli Alamanni guidati da Leutari, a causa di una misteriosa epidemia. L'ipotesi che la morte dei guerrieri sia stata dovuta a ripetuti contagi di rabbia (Lyssavirus). Il contributo della toponomastica vittoriese all'ipotesi, e la recentie scoperta, durante scavi archeologici, di numerosi cani morti, frettolosamente sepolti in un pozzo
estratto da Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, «Biografie del Cenedese, sec. VI-sec. XXI» – Atti del Convegno di Storia Locale – Vittorio Veneto 2020, Dario De Bastiani Editore, Vittorio Veneto 2020, pp. 23-52

Abstract.
There are two toponyms, present in the Augustan kora, whose origins the opinions were always different, sometimes discordant. It is Cozzo Telegrafo and Vallone Maccaudo which were initially seen as Cozzo / Cava Diavolo d’opera, and on whose original meaning "literature" has always been excited, without ever arriving at an acceptable solution. Today the “toponomastica” has stabilized, recognizing the two toponyms through a plausible semantic iteration on the Lesson Diavolo d'Opera, a different meaning: Cozzo Telegrafo and Vallone Maccaudo, the first for the presence at the top of a Chappe semaphore at mobile auctions, then discarded when the electric telegraph was invented, and the second linked to the property that ran the agricultural area adjacent to the Vallone and the Vallone itself.

La vera ubicazione dell’antica Vetulonia è rimasta sconosciuta per secoli, fino al 1880, quando Isidoro Falchi ebbe l’intuizione giusta, ponendola sul colle ove sorgeva il paesino di Colonna di Buriano. Nel XV secolo, sulla base dei dati, spesso imprecisi, contenuti riscoperta della “Geografia” di Claudio Tolomeo, si iniziò a fare delle mappe, nelle quali la città di Vetulonium era collocata in Val di Cornia, vicino a Populonia. L’erudito quattrocentesco Annio da Viterbo afferma che Vetulonia faceva parte di una “Tetrapoli etrusca” nel territorio di Viterbo e ritiene quindi un errore il Vetulonium posto nei pressi di Populonia, proponendo di sostituirlo col fantomatico tempio Itulonium. Un altro erudito, nel XVI secolo, Leandro Alberti, identifica il misterioso tempio “Itulonio” di “Pupio, principe e dio dei Populoniesi”, con “grandissime rovine” poste tra la torre di San Vincenzo ed il promontorio di Populonia, “rovine” che è lecito pensare corrispondano ai resti di un antico insediamento in località La Caduta, nel comune di San Vincenzo. Di tale sito oggi rimangono in superficie solo numerosi frammenti di piccole dimensioni, in realtà chiaramente ascrivibili all’età romana (I secolo a. C. - IV secolo d. C.) ed appartenenti ad una grande villa, proprietà di un Aemilius, come testimonia il vicino toponimo “Rimigliano”. Leandro Alberti, inoltre, crea un’artificiosa derivazione “Itulonio > Vitulonia > Vetulia > Vetletta”, il quale ultimo toponimo costituisce, molto probabilmente, l’errata e ingiustificata reinterpretazione di un nome di luogo realmente esistente, cioè “Vetreta”, corrispondente all’odierna Valle al Vetro, nei pressi di Venturina Terme.

This volume collects the papers presented during the study day “Toponymy Common Heritage”, organized by the Department of Cultural Heritage of the Rome Chapter of Architects at the House of Architecture in Rome, September 10, 2013. Place-names are variable by their own nature. They change over time, and often move from one place to another, recording with their transformations different societies and regimes that follow in time so to become with due caution a true historical source. For this variability, we should protect place-names, establishing an archive to record the different occurrences found in historical sources, together with their variations in time. Yet the names, among the most variable things as to belong to the category of intangible cultural heritage, appear here alongside with places, characterized instead by a high degree of permanence. For sure, the form of the territory is evolving very slowly, or with times that are almost irrelevant if compared to the historical time.