Ancient History by Massimo Gusso
Lexis Num. 39 (n.s.) – Fasc. 1, pp. 154-192, 2021
The Gallo-Roman imperial accession of Avitus, following the Vandal plunder, is presented by Sidon... more The Gallo-Roman imperial accession of Avitus, following the Vandal plunder, is presented by Sidonius Apollinaris (Carm. 7) as an effective opportunity for the revival of the Western empire in a utopian and mythical-historical perspective, which uses rep-ertoires of Roman Republican Histor y. An neglected tradition of that same histor y is thus revived, incidentally, with precedents ranging from the Gallic siege to civil wars and beyond. In this context, some senatorial ateliers where communications functional to the idea of a senate “free from the emperor” were experimented, could have made use of a certain “republican” modality of the use of prodigies in the most unscrupulous way, with recourse to even ver y complex propaganda paradigms

Materiali predisposti in preparazione dell’intervento tenuto al Terzo Seminario di Studio: “L’idea repubblicana nell’età imperiale” Università di Ca' Foscari - Venezia, 2019
L’accessione imperiale “gallo-romana” di Avito, a seguito della catastrofe dovuta alla fine della... more L’accessione imperiale “gallo-romana” di Avito, a seguito della catastrofe dovuta alla fine della dinastia teodoside e al sacco vandalo, è presentata, da Sidonio Apollinare (Carm. VII), come un’efficace occasione di ripartenza dell’impero occidentale in una prospettiva utopistica e mitistorica, che si serve con abbondanza dei repertori della storia romana re-pubblicana. Viene così ripresa, incidentalmente, un’interessante e trascurata tradizione di quella stessa storia, con precedenti che andavano dall’assedio gallico fino alle guerre civili e oltre.
Sidonio Apollinare peraltro – nella propria concezione surrogatoria del (di un) “senato” – mostra tuttavia di non conoscere (o di non considerare) l’idea embrionale, che possiamo definire “interregnale”, che probabilmente stava ricavando un proprio spazio nel medesimo periodo, nel dibattito politico del senato di Roma, dapprima come semplice parola d’ordine, per trovare in seguito un’elaborazione attorno a un modello culturale, e per essere disseminata poi in alcuni passi topici della Historia Augusta, appositamente rielaborati, ove si immaginava non troppo cripticamente una dinamica senatoriale autonoma, dialettica e alternativa rispetto alla funzione imperiale.
Con ogni probabilità, fu proprio durante il periodo tra la morte di Aezio, la fine della dina-stia teodoside, l’accessione e la fine di Avito, e il periodo di vacanza che ne seguirà (454-457 d.C.), che potrebbe aver lavorato un vero e proprio laboratorio, nell’ambito di qualche attrezzato atelier senatoriale, ove si sperimentarono comunicazioni funzionali all’idea di un senato libero dall’imperatore, col ricorso a paradigmi propagandistici, anche molto com-plessi, eterogenei e articolati, anche sulla scorta del più spregiudicato uso “repubblicano” dei prodigi nell’ambito della lotta politica.
La stessa figura di Avito diviene così paradigmatica nell’uso e nell’abuso della propaganda demolitoria della figura imperiale, fino ad arrivare alla sua damnatio memoriae.
Le fonti, specie orientali, che raccolsero infine, disordinatamente, questo lavorio, continua-rono a servirsene in ambito “bizantino”, con ambizioni similari, non necessariamente con successo, consentendo hic et nunc, alla ricerca, di tentar di seguire, e tracciare, quello che fu un vivacissimo, complesso e avvincente percorso politico-culturale, dentro una tarda anti-chità (da prolungarsi almeno fino agli albori del VII secolo), troppo spesso etichettata solo come decadenza o puro regno della più bieca autocrazia, e dove invece, all’insegna del tra-dizionalismo, prospettive e dinamiche “repubblicane” mostrarono – a saperle cercare – una vitalità davvero inaspettata.

Materiali predisposti in preparazione dell’intervento tenuto al Seminario di Studio "L’idea repubblicana nell’età imperiale", Venezia 2016
Un istituto apparentemente "eccentrico" come l'interregnum si rivela, in certi passaggi storici, ... more Un istituto apparentemente "eccentrico" come l'interregnum si rivela, in certi passaggi storici, specie nel tardoantico, imprevedibile spia della rivendicazione di uno spazio politico "repubblicano", magari mitistorizzato: il sostrato della originaria "costituzione" romana sarebbe consistito in un permanente interregnum, dietro le quinte della res publica, pronto a rimediare ai vuoti di potere con l'intervento diretto dei patres. L'istituto aveva mostrato, in extremis, una paradossale duttilità, che poteva farne la matrice di mutazioni istituzionali: quando Cicerone -Rep. 12- parla del senatus che post Romuli excessum avrebbe cercato ut ipse regeret sine rege rem publicam, di governare cioè in prima persona senza un re, indica un'aspirazione ma non esclude una possibilità, e immagina anzi, proprio per l'interregnum, compiti di regolazione del potere. Al ceto senatorio non restò tuttavia, dopo Augusto, che una progressiva rivoluzione passiva, rinunciare a gran parte delle proprie funzioni, accettando la leadership imperiale. Accadde qualcosa nel 275 d.C., dopo la morte di Aureliano: la fonte che rilesse assai più tardi i fatti è il Liber de Caesaribus di Aurelio Vittore (35,9-14; 36,1): da qui il presunto combat de générosité tra esercito e senato, senza che nessuno osasse una scelta, e il "vuoto di potere" fino all'insediamento di Tacito, atque etiam soli quasi Romulo interregni species obvenit, longe vero gloriosior. Sarà però l'audace rielaborazione dello stesso tema interregnale nella vita Taciti (1,1; 14,5) della Historia Augusta, a evidenziare come la miglior condizione auspicabile non potesse più essere il regno d'un imperatore filosenatorio, ma l'assenza tout-court di un imperatore, se non dall'Orbis, per lo meno dall'Urbs. Restaurazione di senato e res publica senatoria sono idee suggestive, lette in filigrana a un "interregno prospettico", aspetti della potenziale ideologia "repubblicana" di una Historia Augusta del VI sec., con la sua esigenza di libertas, che conserverà vitalità, sotto traccia, nella legacy romana a Bisanzio, mentre i termini interrex e interregnum subiranno un'imprevedibile, effimera, involuzione "tirannica".

A detailed analysis of two Latin inscriptions from Formia, CIL X 6071 and 6094, probably referrin... more A detailed analysis of two Latin inscriptions from Formia, CIL X 6071 and 6094, probably referring to some kind of collegium fullonum, suggests that the use of interrex is a clumsy translation of the Greek ἀντάρχων.
S'il est vrai que, d'une façon générale, l'organisation des collèges était calquée sur l'organisation de la res publica, l'existence de l'interregnum au niveau d'un (petit) collège est difficilement imaginable. Il est plus logique de penser que le prétendu interrexs de Formies, d'origine grecque comme le prouve son nom Alexsander, maîtrisait mal le latin, et que le lapicide qui grava un texte bourré de fautes ne lui fut d'aucun secours. Peut-être le terme interrex est-il la traduction maladroite de ἀντάρχων et désigne-t-il une sorte de vice-magister du collège? On peut rapprocher de ce texte le cippe CIL X, 6094, également de Formies. Le niveau modeste, les noms des affranchis, la mention d'un curator aquarum et du dieu Fontanus donnent à penser que les deux inscriptions se réfèrent à un collège de fullones.
Historia: Zeitschrift fur Alte Geschichte, 1990
Die Untersuchung der politischen Hintergründe lässt es durchaus wahrscheinlich erscheinen, dass ... more Die Untersuchung der politischen Hintergründe lässt es durchaus wahrscheinlich erscheinen, dass die Ereignisse im Zusammenhang mit der Wahl des Q. Fabius Maximus zum Diktator in Verbindung gebracht werden können mit der Einrichtung des interregnum. Die Eintragung in den kapitolinischen Fasten is ein Hinweis auf eine Tradition, die anders als die fabiusfreundliche Tradition an politischverfassungsmässige Machenschaften erinnerte.
Rivista di cultura classica e medioevale, Jan 1, 2001
Ipotesi di indagine sugli eventi del 78-77, conseguenza non secondaria delle azioni di M. Emilio ... more Ipotesi di indagine sugli eventi del 78-77, conseguenza non secondaria delle azioni di M. Emilio Lepido. Analisi del contesto politico-istituzionale in cui maturò la decisione senatoriale di ricorrere all'interregno.
Studia et Documenta Historiae e Iuris, 1991
Cfr. L’Année Philologique, 2001, tome LXV (a. 1994), n. 15973, p. 1155: Valenze semantiche e tra... more Cfr. L’Année Philologique, 2001, tome LXV (a. 1994), n. 15973, p. 1155: Valenze semantiche e trasformazioni dell'espressione interregnum e delle sue varianti nel passaggio dal tardoantico al Medioevo...

Rivista di cultura classica e medioevale, Jan 1, 2004
Uno studioso australiano, forse il massimo specialista di Marcellino, Brian Croke,
dopo aver cura... more Uno studioso australiano, forse il massimo specialista di Marcellino, Brian Croke,
dopo aver curato l'unica edizione postmommseniana del rusticum opus del Comes
(The Chronicle of Marcellinus: Translation and Commentary, Australian Association
far Byzantine Studies, Sydney 1995, pp. xvn-152), con la prima traduzione in
una lingua moderna, gli ha dedicato uno studio appassionato (Count Marcellinus
and his Chronicle, Oxford University Press, Oxford 2001, pp. xvr-300, ISBN 0-19-
815001-6): convincentemente ha scelto di iniziare spazzando via i moderni pregiudizi
sulla letteratura cronachistica, per inquadrarvi quella marcelliniana e proporre una
esemplare esegesi della personalità del cronista, della sua opera e della sua successiva fortuna. Questo saggio, nel recensire analiticamente il lavoro di Croke, entra nel merito di oltre questioni aperte su Marcellino.

The Chronicon by Marcellinus Comes for the years 379-534 AD is one of the most important document... more The Chronicon by Marcellinus Comes for the years 379-534 AD is one of the most important documents of late antiquity; it was written in Latin, but arose from an almost completely Graecianized cultural environment. The Index Marcellinianus records all words of this work, whose language, with is characteristic Hapax legomena, numerous borrowings from contemporary sources (mostly unknown to us) and its many spontaneously formed Latinisations of Greek expressions and turns of phrase, has the structure of a puzzle. The index is based on the text edition by Th. Mommsen (Chronica Minora II, Berlin 1894 - Mon. Germ. Hist. Auctores Antiquiss .). The key words appear in alphabetical order, the separate occurrences of each lemma in chronological order. The volume is complemented by complete indices of the names of persons and places, both with detailed prosopographical and geographical information as well as an index of terms uses by Marcellinus, arranged according to subject groups ( emperors, officers, military organisation,
church organisation, tyrants etc.). The second part of the volume contains the index to the so-called Auctarium Marcellini (or Additamentum), which continues the chronicle until the year 548, compiled on the same principles. The Index Marcellinianus is the basis for all future research on the Chronicon.
Quaderno del Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche, 1, Sep 1995
Si tratta dell'analisi di un crittogramma dalla probabile ascendenza cristiana o giudaico-cristia... more Si tratta dell'analisi di un crittogramma dalla probabile ascendenza cristiana o giudaico-cristiana, che viene descritto come “Quadrato SATOR” o “Quadrato ROTAS”, o ancora “Quadrato magico pompeiano”, in quanto le sue più antiche raffigurazioni sono state rinvenute appunto nel corso degli scavi della cittadina distrutta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
L'occorrenza del termine in questione (da interpretare come «sovrano presunto o formale») nell'op... more L'occorrenza del termine in questione (da interpretare come «sovrano presunto o formale») nell'opera di Marcellino è l'ultima dell'età tardoantica. In appendice : 1, Espressioni indicanti il sovrano illegittimo in Marcellino ; 2, Espressioni indicanti il legittimo imperatore.
Saggio-recensione a: The Chronicle of Marcellinus, Translation and Commentary by B. Croke, with a... more Saggio-recensione a: The Chronicle of Marcellinus, Translation and Commentary by B. Croke, with a Reproduction of Mommsen's Edition of the Text, Australian Association for Byzantine Studies (Byzantina Australiensia 7), Sydney 1995, pp. xxvii-152

SUMMARIUM. - Hoc opusculum ad Marcellini Comitis fontes in Chronicis adhibitas
praecipue attinet ... more SUMMARIUM. - Hoc opusculum ad Marcellini Comitis fontes in Chronicis adhibitas
praecipue attinet et in has varias dividitur partes: ante omnia (§§ 1-2) narrationis Marcellinianae confectionem per exempla aliqua collustravimus; de rebus gestis anni 462 p. Chr. n. deinde locuti sumus (§§ 3-4), de quibus immo apus Maecellinum enarratio abest; commemoravimus postea (§§ 5-6) quomodo recte dubitari possit de Aniciano auctore in Marcellinianis Chronicis adhibito; exploravimus posthaec (§§ 11-17) Marcellini hesperia quae dicuntur verba apud Chron. a. 454,2 et a. 476,2; ad extremum (§§ 18-19) argumenta aliqua memoravimus quae non dumtaxat apud Marcellinum Comitem, sed etiam fortasse apud Cassiodorum Senatorem et lordanem, congruenter reperiri possunt et ad hesperia verba pertinent, de quibus supra diximus; perpendimus praeterea lmperatorum Romanorum annos secundum Cassiodorii computationem (§§ 20); brevissima apponitur conclusio (§ 21).
L'ascesa al trono imperiale e la vita di un imperatore quasi sconosciuto
impegnato in opere di po... more L'ascesa al trono imperiale e la vita di un imperatore quasi sconosciuto
impegnato in opere di politica ecclesiastica ed estremo sostenitore
dell'ortodossia cattolica. Con l'arrivo delle truppe di Giulio Nepote, Glicerio
viene costretto ad una forma incruenta di esilio: la consacrazione a vescovo.
Esiste un livello 'fisiologico' ed uno 'patologico' degli errori relativi alla più tarda onomasti... more Esiste un livello 'fisiologico' ed uno 'patologico' degli errori relativi alla più tarda onomastica imperiale, della quale mi occupo: le delicate fasi di transizione del Tardoantico offrono puntualmente agli studiosi momenti di fattiva riflessione, pur se osservate attraverso il filtro di aspetti solo in apparenza minori, come quelli trattati in questa nota...
The Dialogus de Scientia Politica is a much mutilated text, dating from the Protobyzantine Age: t... more The Dialogus de Scientia Politica is a much mutilated text, dating from the Protobyzantine Age: this essay suggests a reading of this work by an anonymous author and arranges it within the framework of the long Roman constitutional evolution; the Dialogus is perhaps the only attempt at originai speculation in the field of Politica! Science in this age. In a period of transition, this work is a real bridge between the Roman tradition and the beginning (not entirely autocratic) of the Byzantine way of power. In the 6th century of the Christian Era Greek politica! and philosophical culture, with elements going back to Plato's theories, was still tenaciously correlated with the Roman historical and juridical knowledge (Cicero, above ali): the outcome was a for-reaching synthesis of cosmopolitanism and utopianism.
Il Calendario Romano, secondo la leggenda, sarebbe stato introdotto «con ingegno
acuto, ma con me... more Il Calendario Romano, secondo la leggenda, sarebbe stato introdotto «con ingegno
acuto, ma con mentalità agreste» dal re fondatore, Romolo, su una base di dieci
mesi (da Marzo a Dicembre): esso sarebbe stato emendato però –subito dopo– dal
suo successore, Numa Pompilio (o da Tarquinio Prisco?), attraverso la introduzione
dei mesi di gennaio e febbraio. In realtà è probabile che il calendario, nella struttura
di base, sia da attribuirsi al periodo postmonarchico, e precisamente all'attività dei Decemviri (stimata tradizionalmente per gli anni 451-449 a.C.)...
Secondo la tradizione, l'impero romano d'occidente sarebbe "caduto", per usare l'espressione en... more Secondo la tradizione, l'impero romano d'occidente sarebbe "caduto", per usare l'espressione entrata in uso, i primi giorni di settembre dell'anno 476 d.C., a seguito della "deposizione" del suo ultimo sovrano, Romolo Augusto(lo), da parte di un capo barbaro, ma inquadrato nelle forze armate romane, di nome Odoacre. Ma cosa accadde effettivamente in quei lontani giorni e, soprattutto, quale percezione ne ebbero i contemporanei? In buona sostanza: ci fu qualcuno che si rese conto della "caduta dell'impero romano"? E "quando" se ne sarebbe reso conto? A che distanza dai fatti? E poi, che cosa rimane? Di quali fonti disponiamo? Cosa sappiamo di questa percezione e, soprattutto, quali risultati avrebbe avuto tale "caduta"?
Si può parlare delle origini più remote della Storia Romana prendendo
le mosse dal suo mitico ini... more Si può parlare delle origini più remote della Storia Romana prendendo
le mosse dal suo mitico inizio, ma ci serviremo di uno spunto molto
tardo, 31 agosto del 537 d.C.: il testo normativo di uno degli ultimi protagonisti della romanità, l'imperatore Giustiniano. Questi, con tutta la possibile serietà burocratica, spiegava che l'antichissima organizzazione statuale dei romani, la res publica, aveva avuto inizio con un nobile troiano di stirpe regale, Enea... Se, nel VI secolo dopo Cristo, con l'imprimatur di Giustiniano si trova ancora Enea al vertice della sequenza originaria dei "padri" della Roma più antica, ci si deve sentire autorizzati a cominciare proprio da qui...

Per accudire il mitico fuoco sacro che aveva assicurato coesione sociale alla prima
tribù primiti... more Per accudire il mitico fuoco sacro che aveva assicurato coesione sociale alla prima
tribù primitiva e continuava ad assicurarla, anche in epoca storica, alla collettività urbana e statuale, era stato creato un apposito collegio sacerdotale (virginesque
Vestales in Urbe custodiunto ignem foci publici sempiternum), l’unico femminile
della storia romana, quello delle vergini Vestali (virgines Vestales), che ha ben pochi
paralleli in altre religioni.
Posto che la giurisdizione sui ‘delitti’ delle Vestali (ed eventualmente sui loro ‘complici’) spettava esclusivamente – ed inappellabilmente – al pontefice massimo,
dure erano le conseguenze cui le Vestali sarebbero andate incontro qualora avessero
violato i loro principali doveri, in particolare:
a) non conservando debitamente acceso il fuoco di Vesta;
b) non mantenendo la loro verginità (incorrendo nel crimen di incestum).
Siamo informati dalle fonti di un certo numero di tali violazioni proprio in quanto
esse erano sentite come gravissime, e foriere di conseguenze potenzialmente terribili a carico dell’intero corpo sociale romano: gli dei avrebbero infatti potuto scatenare ogni tipo di fenomeno naturale, dalle epidemie ai terremoti, allo scopo di punire Roma per l’oltraggio subito.
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Ancient History by Massimo Gusso
Sidonio Apollinare peraltro – nella propria concezione surrogatoria del (di un) “senato” – mostra tuttavia di non conoscere (o di non considerare) l’idea embrionale, che possiamo definire “interregnale”, che probabilmente stava ricavando un proprio spazio nel medesimo periodo, nel dibattito politico del senato di Roma, dapprima come semplice parola d’ordine, per trovare in seguito un’elaborazione attorno a un modello culturale, e per essere disseminata poi in alcuni passi topici della Historia Augusta, appositamente rielaborati, ove si immaginava non troppo cripticamente una dinamica senatoriale autonoma, dialettica e alternativa rispetto alla funzione imperiale.
Con ogni probabilità, fu proprio durante il periodo tra la morte di Aezio, la fine della dina-stia teodoside, l’accessione e la fine di Avito, e il periodo di vacanza che ne seguirà (454-457 d.C.), che potrebbe aver lavorato un vero e proprio laboratorio, nell’ambito di qualche attrezzato atelier senatoriale, ove si sperimentarono comunicazioni funzionali all’idea di un senato libero dall’imperatore, col ricorso a paradigmi propagandistici, anche molto com-plessi, eterogenei e articolati, anche sulla scorta del più spregiudicato uso “repubblicano” dei prodigi nell’ambito della lotta politica.
La stessa figura di Avito diviene così paradigmatica nell’uso e nell’abuso della propaganda demolitoria della figura imperiale, fino ad arrivare alla sua damnatio memoriae.
Le fonti, specie orientali, che raccolsero infine, disordinatamente, questo lavorio, continua-rono a servirsene in ambito “bizantino”, con ambizioni similari, non necessariamente con successo, consentendo hic et nunc, alla ricerca, di tentar di seguire, e tracciare, quello che fu un vivacissimo, complesso e avvincente percorso politico-culturale, dentro una tarda anti-chità (da prolungarsi almeno fino agli albori del VII secolo), troppo spesso etichettata solo come decadenza o puro regno della più bieca autocrazia, e dove invece, all’insegna del tra-dizionalismo, prospettive e dinamiche “repubblicane” mostrarono – a saperle cercare – una vitalità davvero inaspettata.
S'il est vrai que, d'une façon générale, l'organisation des collèges était calquée sur l'organisation de la res publica, l'existence de l'interregnum au niveau d'un (petit) collège est difficilement imaginable. Il est plus logique de penser que le prétendu interrexs de Formies, d'origine grecque comme le prouve son nom Alexsander, maîtrisait mal le latin, et que le lapicide qui grava un texte bourré de fautes ne lui fut d'aucun secours. Peut-être le terme interrex est-il la traduction maladroite de ἀντάρχων et désigne-t-il une sorte de vice-magister du collège? On peut rapprocher de ce texte le cippe CIL X, 6094, également de Formies. Le niveau modeste, les noms des affranchis, la mention d'un curator aquarum et du dieu Fontanus donnent à penser que les deux inscriptions se réfèrent à un collège de fullones.
dopo aver curato l'unica edizione postmommseniana del rusticum opus del Comes
(The Chronicle of Marcellinus: Translation and Commentary, Australian Association
far Byzantine Studies, Sydney 1995, pp. xvn-152), con la prima traduzione in
una lingua moderna, gli ha dedicato uno studio appassionato (Count Marcellinus
and his Chronicle, Oxford University Press, Oxford 2001, pp. xvr-300, ISBN 0-19-
815001-6): convincentemente ha scelto di iniziare spazzando via i moderni pregiudizi
sulla letteratura cronachistica, per inquadrarvi quella marcelliniana e proporre una
esemplare esegesi della personalità del cronista, della sua opera e della sua successiva fortuna. Questo saggio, nel recensire analiticamente il lavoro di Croke, entra nel merito di oltre questioni aperte su Marcellino.
church organisation, tyrants etc.). The second part of the volume contains the index to the so-called Auctarium Marcellini (or Additamentum), which continues the chronicle until the year 548, compiled on the same principles. The Index Marcellinianus is the basis for all future research on the Chronicon.
praecipue attinet et in has varias dividitur partes: ante omnia (§§ 1-2) narrationis Marcellinianae confectionem per exempla aliqua collustravimus; de rebus gestis anni 462 p. Chr. n. deinde locuti sumus (§§ 3-4), de quibus immo apus Maecellinum enarratio abest; commemoravimus postea (§§ 5-6) quomodo recte dubitari possit de Aniciano auctore in Marcellinianis Chronicis adhibito; exploravimus posthaec (§§ 11-17) Marcellini hesperia quae dicuntur verba apud Chron. a. 454,2 et a. 476,2; ad extremum (§§ 18-19) argumenta aliqua memoravimus quae non dumtaxat apud Marcellinum Comitem, sed etiam fortasse apud Cassiodorum Senatorem et lordanem, congruenter reperiri possunt et ad hesperia verba pertinent, de quibus supra diximus; perpendimus praeterea lmperatorum Romanorum annos secundum Cassiodorii computationem (§§ 20); brevissima apponitur conclusio (§ 21).
impegnato in opere di politica ecclesiastica ed estremo sostenitore
dell'ortodossia cattolica. Con l'arrivo delle truppe di Giulio Nepote, Glicerio
viene costretto ad una forma incruenta di esilio: la consacrazione a vescovo.
acuto, ma con mentalità agreste» dal re fondatore, Romolo, su una base di dieci
mesi (da Marzo a Dicembre): esso sarebbe stato emendato però –subito dopo– dal
suo successore, Numa Pompilio (o da Tarquinio Prisco?), attraverso la introduzione
dei mesi di gennaio e febbraio. In realtà è probabile che il calendario, nella struttura
di base, sia da attribuirsi al periodo postmonarchico, e precisamente all'attività dei Decemviri (stimata tradizionalmente per gli anni 451-449 a.C.)...
le mosse dal suo mitico inizio, ma ci serviremo di uno spunto molto
tardo, 31 agosto del 537 d.C.: il testo normativo di uno degli ultimi protagonisti della romanità, l'imperatore Giustiniano. Questi, con tutta la possibile serietà burocratica, spiegava che l'antichissima organizzazione statuale dei romani, la res publica, aveva avuto inizio con un nobile troiano di stirpe regale, Enea... Se, nel VI secolo dopo Cristo, con l'imprimatur di Giustiniano si trova ancora Enea al vertice della sequenza originaria dei "padri" della Roma più antica, ci si deve sentire autorizzati a cominciare proprio da qui...
tribù primitiva e continuava ad assicurarla, anche in epoca storica, alla collettività urbana e statuale, era stato creato un apposito collegio sacerdotale (virginesque
Vestales in Urbe custodiunto ignem foci publici sempiternum), l’unico femminile
della storia romana, quello delle vergini Vestali (virgines Vestales), che ha ben pochi
paralleli in altre religioni.
Posto che la giurisdizione sui ‘delitti’ delle Vestali (ed eventualmente sui loro ‘complici’) spettava esclusivamente – ed inappellabilmente – al pontefice massimo,
dure erano le conseguenze cui le Vestali sarebbero andate incontro qualora avessero
violato i loro principali doveri, in particolare:
a) non conservando debitamente acceso il fuoco di Vesta;
b) non mantenendo la loro verginità (incorrendo nel crimen di incestum).
Siamo informati dalle fonti di un certo numero di tali violazioni proprio in quanto
esse erano sentite come gravissime, e foriere di conseguenze potenzialmente terribili a carico dell’intero corpo sociale romano: gli dei avrebbero infatti potuto scatenare ogni tipo di fenomeno naturale, dalle epidemie ai terremoti, allo scopo di punire Roma per l’oltraggio subito.
Sidonio Apollinare peraltro – nella propria concezione surrogatoria del (di un) “senato” – mostra tuttavia di non conoscere (o di non considerare) l’idea embrionale, che possiamo definire “interregnale”, che probabilmente stava ricavando un proprio spazio nel medesimo periodo, nel dibattito politico del senato di Roma, dapprima come semplice parola d’ordine, per trovare in seguito un’elaborazione attorno a un modello culturale, e per essere disseminata poi in alcuni passi topici della Historia Augusta, appositamente rielaborati, ove si immaginava non troppo cripticamente una dinamica senatoriale autonoma, dialettica e alternativa rispetto alla funzione imperiale.
Con ogni probabilità, fu proprio durante il periodo tra la morte di Aezio, la fine della dina-stia teodoside, l’accessione e la fine di Avito, e il periodo di vacanza che ne seguirà (454-457 d.C.), che potrebbe aver lavorato un vero e proprio laboratorio, nell’ambito di qualche attrezzato atelier senatoriale, ove si sperimentarono comunicazioni funzionali all’idea di un senato libero dall’imperatore, col ricorso a paradigmi propagandistici, anche molto com-plessi, eterogenei e articolati, anche sulla scorta del più spregiudicato uso “repubblicano” dei prodigi nell’ambito della lotta politica.
La stessa figura di Avito diviene così paradigmatica nell’uso e nell’abuso della propaganda demolitoria della figura imperiale, fino ad arrivare alla sua damnatio memoriae.
Le fonti, specie orientali, che raccolsero infine, disordinatamente, questo lavorio, continua-rono a servirsene in ambito “bizantino”, con ambizioni similari, non necessariamente con successo, consentendo hic et nunc, alla ricerca, di tentar di seguire, e tracciare, quello che fu un vivacissimo, complesso e avvincente percorso politico-culturale, dentro una tarda anti-chità (da prolungarsi almeno fino agli albori del VII secolo), troppo spesso etichettata solo come decadenza o puro regno della più bieca autocrazia, e dove invece, all’insegna del tra-dizionalismo, prospettive e dinamiche “repubblicane” mostrarono – a saperle cercare – una vitalità davvero inaspettata.
S'il est vrai que, d'une façon générale, l'organisation des collèges était calquée sur l'organisation de la res publica, l'existence de l'interregnum au niveau d'un (petit) collège est difficilement imaginable. Il est plus logique de penser que le prétendu interrexs de Formies, d'origine grecque comme le prouve son nom Alexsander, maîtrisait mal le latin, et que le lapicide qui grava un texte bourré de fautes ne lui fut d'aucun secours. Peut-être le terme interrex est-il la traduction maladroite de ἀντάρχων et désigne-t-il une sorte de vice-magister du collège? On peut rapprocher de ce texte le cippe CIL X, 6094, également de Formies. Le niveau modeste, les noms des affranchis, la mention d'un curator aquarum et du dieu Fontanus donnent à penser que les deux inscriptions se réfèrent à un collège de fullones.
dopo aver curato l'unica edizione postmommseniana del rusticum opus del Comes
(The Chronicle of Marcellinus: Translation and Commentary, Australian Association
far Byzantine Studies, Sydney 1995, pp. xvn-152), con la prima traduzione in
una lingua moderna, gli ha dedicato uno studio appassionato (Count Marcellinus
and his Chronicle, Oxford University Press, Oxford 2001, pp. xvr-300, ISBN 0-19-
815001-6): convincentemente ha scelto di iniziare spazzando via i moderni pregiudizi
sulla letteratura cronachistica, per inquadrarvi quella marcelliniana e proporre una
esemplare esegesi della personalità del cronista, della sua opera e della sua successiva fortuna. Questo saggio, nel recensire analiticamente il lavoro di Croke, entra nel merito di oltre questioni aperte su Marcellino.
church organisation, tyrants etc.). The second part of the volume contains the index to the so-called Auctarium Marcellini (or Additamentum), which continues the chronicle until the year 548, compiled on the same principles. The Index Marcellinianus is the basis for all future research on the Chronicon.
praecipue attinet et in has varias dividitur partes: ante omnia (§§ 1-2) narrationis Marcellinianae confectionem per exempla aliqua collustravimus; de rebus gestis anni 462 p. Chr. n. deinde locuti sumus (§§ 3-4), de quibus immo apus Maecellinum enarratio abest; commemoravimus postea (§§ 5-6) quomodo recte dubitari possit de Aniciano auctore in Marcellinianis Chronicis adhibito; exploravimus posthaec (§§ 11-17) Marcellini hesperia quae dicuntur verba apud Chron. a. 454,2 et a. 476,2; ad extremum (§§ 18-19) argumenta aliqua memoravimus quae non dumtaxat apud Marcellinum Comitem, sed etiam fortasse apud Cassiodorum Senatorem et lordanem, congruenter reperiri possunt et ad hesperia verba pertinent, de quibus supra diximus; perpendimus praeterea lmperatorum Romanorum annos secundum Cassiodorii computationem (§§ 20); brevissima apponitur conclusio (§ 21).
impegnato in opere di politica ecclesiastica ed estremo sostenitore
dell'ortodossia cattolica. Con l'arrivo delle truppe di Giulio Nepote, Glicerio
viene costretto ad una forma incruenta di esilio: la consacrazione a vescovo.
acuto, ma con mentalità agreste» dal re fondatore, Romolo, su una base di dieci
mesi (da Marzo a Dicembre): esso sarebbe stato emendato però –subito dopo– dal
suo successore, Numa Pompilio (o da Tarquinio Prisco?), attraverso la introduzione
dei mesi di gennaio e febbraio. In realtà è probabile che il calendario, nella struttura
di base, sia da attribuirsi al periodo postmonarchico, e precisamente all'attività dei Decemviri (stimata tradizionalmente per gli anni 451-449 a.C.)...
le mosse dal suo mitico inizio, ma ci serviremo di uno spunto molto
tardo, 31 agosto del 537 d.C.: il testo normativo di uno degli ultimi protagonisti della romanità, l'imperatore Giustiniano. Questi, con tutta la possibile serietà burocratica, spiegava che l'antichissima organizzazione statuale dei romani, la res publica, aveva avuto inizio con un nobile troiano di stirpe regale, Enea... Se, nel VI secolo dopo Cristo, con l'imprimatur di Giustiniano si trova ancora Enea al vertice della sequenza originaria dei "padri" della Roma più antica, ci si deve sentire autorizzati a cominciare proprio da qui...
tribù primitiva e continuava ad assicurarla, anche in epoca storica, alla collettività urbana e statuale, era stato creato un apposito collegio sacerdotale (virginesque
Vestales in Urbe custodiunto ignem foci publici sempiternum), l’unico femminile
della storia romana, quello delle vergini Vestali (virgines Vestales), che ha ben pochi
paralleli in altre religioni.
Posto che la giurisdizione sui ‘delitti’ delle Vestali (ed eventualmente sui loro ‘complici’) spettava esclusivamente – ed inappellabilmente – al pontefice massimo,
dure erano le conseguenze cui le Vestali sarebbero andate incontro qualora avessero
violato i loro principali doveri, in particolare:
a) non conservando debitamente acceso il fuoco di Vesta;
b) non mantenendo la loro verginità (incorrendo nel crimen di incestum).
Siamo informati dalle fonti di un certo numero di tali violazioni proprio in quanto
esse erano sentite come gravissime, e foriere di conseguenze potenzialmente terribili a carico dell’intero corpo sociale romano: gli dei avrebbero infatti potuto scatenare ogni tipo di fenomeno naturale, dalle epidemie ai terremoti, allo scopo di punire Roma per l’oltraggio subito.
ottomano e centesimo Califfo...
If the role tout court of Japan in the World War One is generally little known, and just as poorly studied; the same can be said, in particular, of the role played by the ships of the Japanese fleet in the Mediterranean, essentially in the last eighteen months of war, starting from April 1917. Beyond the weight of these ships on the destiny of war, the Japanese presence in the Mediterranean area provides another important clue to the extraordinary ability of the Rising Sun to exploit every opportunity and experiences for learning and transforming them into their own resources. The Malta-based naval in-tervention of 2nd Special Task Fleet (第二 特務 艦隊 Dai-Ni Tokumu Kantai), under the command of Rear Admiral Satō Kōzō (佐藤 皐 蔵), consisted mainly in escorting of convoys, hunting and contrast to the Germanic and Austro-Hungarian submarines. There have been interesting episodes – studied here –, some of which related to events that occurred near the Italian shores. I also show some political-diplomatic documents on the Italian attitude towards the Japanese, and an excursus on two events with Japanese ships in the Mediterranean between 1921 and 1922. *****
第一次世界大戦中の地中海の日本海軍。
2番目の戦略艦隊と彼女の行動(1917/18)。
第一次世界大戦中の日本に対するイタリアの態度。
1921年から1922年まで地中海の一部の日本船に付録。
In the first part of Chapter 1, Gusso looks at some historic precedents of radicalism in Italy, Great Britain and France. In the second part he concentrates on the "old" Radical Party, the "Partito Radicale dei Liberali e dei Democratici," which came into being as a result of a small but significant split to the Left in the Liberal Party. This first period of Radical Party history lasted from 1955 until 1962, when . the nature of the party changed and the "new" Radical Party emerged. The history of the "new'' Radical Party is split into two parts within Chapter 2. In the first part Gusso examines the activities of the Radical Party from 1962 to 1972 (the year in which the Radicals held their "Congresso di rilancio"). During this period the Radicals turned their attention to a number of causes, including anti-militarism, anti-clericalism, civil rights and the legalization of divorce. In addition to looking at such campaigns, the author analyses the relationship between the Radical Party and other extra-parliamentary groups such as ''Lega Italiana per l'istituzione del Divorzio" as well as its relationship with the "traditional" parties. In the second part of Chapter 2 the author looks at the organization of the party and its impact on the national scene from 1972 to 1982. This section provides a great deal of information concerning support far the Radicals in their various campaigns and in the elections of that period. The third section contains some reflections on the "forma-partito radicale."
One interesting feature of the Radical Party is its federal structure as laid out in its statute. In Chapter 3 Gusso examines and explains this aspect of the statute as well as other manifestations of party life which help to make the Radical Party unique among Italian parties. The information and analysis provided here give the reader a good foundation for understanding the Radical Party.
In the final chapter the author looks at the charismatic nature of the party and the problems caused by this party feature. Over the years many internal difficulties have stemmed from conflicts between the grassroots activities (usually on the regional and local level) and the national leadership, especially with regard to theposition of the Radical's most famous leader, Marco Pannella.
Charismatic leadership is not unusual for a small party but for a party of the Left which claims, among other things, to be democratic and libertarian and maintains a loosely organized structure, such leadership poses a number of organizational and programmatic problems.
The above work is well written and may indeed be considered of academic worth. As a result of his association with, and membership in, the Radical Party, Gusso has gained a special insight into the internal struggles of the party. At the same time, he has managed not to fall into the trap of simply glorifying a party for which he admits a certain affection. Perhaps the maintenance of his objectivity owes much to the nature of his study which deals mainly with some of the less controversial aspects of the party. Undoubtedly, however, opponents of the Radical Party will still find reason to take issue with Gusso's view of the Radicals.
In an area of Italian politics into which relatively little scholarly research has been carried out, Gusso's work along with that of Teodori et alia stands out in sharp relief. It is a book worth reading.
Non sembrava inopportuno esaminare alcuni aspetti della
configurazione del Pr, considerando la scarsità degli interventi e degi studi che correttamente inquadrino l' «anomalia» radicale per quel che essa realmente rappresenta, senza pregiudizi o moralismi.
normale processo di evoluzioni/involuzioni, di flussi/deflussi, di tendenze/
controtendenze. Tra il 1976 e il 1987 elettori via via diversi hanno votato
volta per volta almeno per tre o quattro PR diversi. Con il Partito
radicale siamo infatti in presenza di un conclamato "prodotto elettorale",
la cui garanzia sta nel non-insediamento e nella mancata partecipazione a
gestioni o amministrazioni...
Frankfurt am Main 1993, trad. it. Classe politica e Partitocrazia, Utet Libreria, Torino 1997 (introd. di Mario Caciagli), pp. XXVII-180 (bibliografia pp. 181-192)
Non si deve inoltre dimenticare che in molti casi esistevano già rapporti tra il Regno di Sardegna e stati esteri, alcuni dei quali si limitarono per più o meno tempo a non “regolarizzarli” verso il nuovo Regno d’Italia, scegliendo con l’inerzia di prendere semplicemente atto della nuova situazione.
Al momento della nascita del Regno, l’Italia disponeva dell’intatta rete diplomatica del Regno di Sardegna: se si esclude Vienna, con cui i rapporti erano effettivamente interrotti, il governo di Torino aveva rappresentanti a livello di Legazione a vario titolo (magari solo Chargé d’affaires), in Francia, Gran Bretagna, Belgio, Brasile, Paesi Bassi, Portogallo, Prussia, Russia, Spagna, Stati Uniti d’America, Stato Pontificio, Regni Uniti di Svezia e Norvegia (con rappresentanza anche in Danimarca), Confederazione Elvetica, Impero Ottomano, e Venezuela. Esistevano poi anche Legazioni presso la Confederazione Germanica (a Francoforte), e presso le corti di Baviera e Wurttemberg. Non dimentichiamo la capillare rete consolare sarda, che copriva anche stati privi di rapporti diplomatici con Torino...
di Villamarina, Inviato sardo in Francia, e dall'Ambasciatore straordinario
persiano, in missione in Europa, Farrokh Khān – nella sede della
Legazione sarda nella capitale francese, il 26 aprile 1857 – premessa al
testo la "basmala", come d'uso nei trattati tra Potenze occidentali e Stati
islamici, cioè, in francese, "au nom de Dieu clément et miséricordieux", firmarono
il Trattato d'Amicizia e di Commercio fra Regno di Sardegna e Persia.
Esso è dato anche, talora, con l'aggiunta "e di navigazione", ma si tratta di
un equivoco, con essendovi tale indicazione né nel titolo, né nel testo del
trattato. L'espressione figura invece nelle iniziali "intenzioni" contenute
nel provvedimento reale con il quale Vittorio Emanuele II aveva concesso
i pieni poteri al marchese di Villamarina...
The book starts from the analysis of the relations between Italy and Japan, up to the Tripartite Pact with Germany, and by reconstructing the story of the arrest and detention of the Italian diplomatic mission in Japan after 8 September 1943, an unprecedented episode, at that time, in the history of international relations, in order to arrive at the long ‘political’ preparation of the declaration of war on Japan, and it also addresses the difficult consequences of that really peculiar postwar period.
novembre 2008, pp. 89-100
Essenzialmente di un percorso viario, che non dobbiamo immaginare cristallizzato sull’attuale itinerario, ma che dobbiamo pensare invece come un fitto reticolo di passaggi e tragitti che aveva un solo scopo fondamentale, collegare il Nord germanico con il Sud veneto e latino. Sarà soprattutto in epoca medievale che le testimonianze su quella che verrà detta Strada Regia diventeranno consistenti e sicure: la laguna veneziana era in stretta connessione commerciale con quel brumoso
nord detto genericamente e un po’ vagamente Alemagna. Per Venezia in particolare questo itinerario risultava di vitale importanza perché, dopo il commercio sul mare e con l’Oriente Mediterraneo l’altra grande risorsa economica da cui la Serenissima traeva ingenti profitti era l’import-export di prodotti dalla sua terraferma all’area germanica. L’esportazione era di vino e prodotti di qualità, l’importazione era di lana grezza, carbone, rame e altri metalli...
propria cifra di riconoscimento, ha scelto di cimentarsi in un lavoro originale. Se non fosse passato di moda riferirsi a modelli, potremmo
cercare un punto di riferimento, e penso al positivismo storico; a cos'altro, se non al vecchio, solido, positivismo, dovremmo pensare, quando ci troviamo immersi in fatti, dati, numeri, statistiche, mappe e cartine: la realtà investigata e tradotta in categorie scientifiche comparabili; com'eravamo, come siamo. E non solo, come vedremo: c'è anche indagine socio-culturale, epistolografica, di costume e di cultura.
Il titolo ci porta su un piano amministrativo, di concretezza, «I Distretti di Ceneda e Serravalle», la consueta area di riferimento dei precedenti convegni; l'epoca, quella già tratteggiata, tra Napoleone e il plebiscito del 1866, con in mezzo la minuziosa gestione dell'Austria. Si tratta di un periodo storico straordinariamente documentato, con una enorme mole di materiale statistico, amministrativo, cartografico, economico, legislativo e sociale.
di servizio, che porta gli appassionati studiosi tra i libri delle biblioteche e
i documenti degli archivi alla ricerca delle notizie, per raccogliere i materiali che hanno consentito loro di riportare al pubblico le informazioni. Oltre alla fatica normale, è stato necessario un surplus di fatica psicologica, perché affrontare un tema come quello della salute e delle malattie è sempre difficile.
in
https://issuu.com/fogli.transeunte/docs/fogli-transeunte-2020-6_b19e8b991d68ce