Theatre, Dramaturgy, Medieval Literature

Ce chapitre est inclut dans un ouvrage de méthodologie de l'analyse linéaire des textes. Il propose un exemple d'étude avec la Farce de Maître Pathelin, pièce de théâtre du Moyen Âge. Dans cette scène, Maître Pathelin montre à sa femme comment il compte duper un drapier qui va venir lui demander l'argent. Sont analysés les procédés rhétoriques qu'il emploie.

This chapter is included in a book on the methodology of linear text analysis. It proposes an example of study with the Farce of Master Pathelin, a play from the Middle Ages. In this scene, Master Pathelin shows his wife how he intends to trick a draper who is going to come and ask her for money. The rhetorical procedures he employs are analyzed.

Tra condanne e la definizione di una nuova estetica teatrale. 2 di Vincenzo Ruggiero Perrino 3. Forme performative e drammaturgiche tra il V e il IX secolo È con Giovanni Crisostomo, autore tra l'altro dell'omelia Contra ludos et theatra, che, all'inizio del V sec., il discorso sugli spettacoli pare iniziare ad interrogarsi anche sulla questione di presunti spectacula christianorum. Crisostomo parla, attraverso esempi, descrizioni e metafore, degli spettacoli come elemento "necessario" della vita urbana, giungendo ad individuare un doppio senso della metafora spettacolare: la vita è un gioco-recita; la vita è un agone. Dal momento che il teatro incide sulla vita degli uomini più della chiesa (abbiamo detto che la cultura dello spettacolo pervadeva la società, che le masse non rispettavano i divieti imposti dalle gerarchie ecclesiastiche, e che lo stesso potere imperiale si serviva del teatro in chiave di persuasione politica), sussiste la necessità di un'osmosi del giudizio cristiano, affinché penetri nella vita attraverso un continuo impegno formativo, anche perché gli spettacoli non svolgono nemmeno una funzione compensatoria, acuendo, anzi, l'insoddisfazione sociale 1. Nella visione di Crisostomo, la chiesa diventa l'anti-teatro e pertanto deve assumere un ruolo educativo: la lettura e l'ascolto della parola di Dio divengono azioni contro la visione spettacolare. Inoltre, ci dev'essere una continuazione domestica dell'esperienza ecclesiale, in funzione oppositiva e per prevenire il rischio di trasformare la casa in un teatro. Perciò, la casa deve diventare l'ambito di un'educazione antispettacolare ispirata al modello ecclesiastico. Resta, infine, la questione degli spettacoli cristiani, che possiamo distinguere in spettacoli spirituali, di cui i cristiani possono essere protagonisti e spettatori, e le alternative cristiane agli spettacoli. I primi, per Crisostomo, sono spettacoli del teatro interiore, oppure spettacoli celesti, non suscettibili di incarnarsi in un'effettiva performance con attori in carne ed ossa e in un teatro materiale. A questi sono ascrivibili la valenza spettacolare di certi avvenimenti evangelici e l'anti-spettacolo della predicazione, che offre verità e non finzione, che non abbisogna di strumenti per l'annuncio, della quale il proscenio è il cielo intero e il teatro il mondo 2. Crisostomo parla anche di alternative 1 Crisostomo affronta anche altri problemi legati alla spettacolarità, che qui non possiamo adeguatamente trattare: la mancanza di una coscienza critica del fenomeno spettacolare, la cui pericolosità non è avvertita; le dimensioni sociopolitiche del problema della spettacolarizzazione; lo spettacolo della miseria e della sofferenza; i giudei e la loro religione-spettacolo; i barbari e i contadini come gente senza spettacoli; le donne come spettacolo; il problema dello sguardo; su tutto questo, cfr.

La "Passione 2 di Revello" è nota come l'unico dramma sacro rappresentato in Piemonte, in epoca medievale, di cui si sia conservato il testo. Il solo manoscritto di riferimento, databile alla seconda metà del Quattrocento, è conservato a Firenze, Bi-1. Università di Trieste. 2. M. PICCAT, Problemi di edizione testuale de "La passione di Revello", in Il fascino dell'eremo. Asceti, certosini e trappisti sul Mombracco nei secoli XIII -XVIII (Atti del Convegno, Barge, Trappa del Mombracco, 29-30 luglio 2005), a cura di R. Comba, in "Bollettino della Società per gli studi storici, artistici ed archeologici della Provincia di Cuneo", 142 (2010), pp. 201-223.

Realizzazione editoriale a cura di ARUN MALTESE ([email protected]) È vietata la riproduzione, anche parziale, non autorizzata, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche a uso interno e didattico. L'illecito sarà penalmente perseguibile a norma dell'art. 171 della Legge n. 633 del 22.04.1941 ISBN 978-88-6274-623-6

F. Mosetti Casaretto, Assenza della scena: assenza del teatro?; G. Chiarini, Il «Centro Warburg Italia» e il teatro medievale; L. Graverini, La scena raccontata: teatro e narrativa antica; P. Odorico, La théâtralité à Byzance; F. Mosetti Casaretto, Le prospettive di carta del «teatro» mediolatino; N. Pasero, Teatro medievale: teatro popolare?; S. Vecchio, La memoria del passato e i problemi del presente: la riflessione medievale sull'«ars theatrica»; J. Drumbl, Il dramma liturgico: aspetti filologici e storici; R. Grégoire, La scena monastica medievale: il dramma liturgico; F. Bertini, Esiste un teatro nel Medioevo?; A. Arcangeli, Danza e spettacolo nel diritto comune; S. Pietrini, La memoria del teatro antico nell'iconografia tardomedievale; C. Segre, Nuove osservazioni sulla farsa di «Maistre Pathelin»; M. Infurna, Il teatro di Arras: invenzione e tradizione; E. Giaccherini, Due versioni di pastorale: le «Adorazioni dei pastori» del ciclo di Wakefield; M. Bonafin, Alcune considerazioni sul «Miracolo di Sant'Agnese» in occitano; A. Blecua, El Auto de la Pasión atribuido a Alonso del Campo (ca. 1494) y la escena ausente; S. M. Barillari, La maschera assente? Maschere e mascheramenti sulle scene medievali; R. Tessari, Il «Jeu de la Feuillée»: dal frammento festivo alla compiuta «poiesis» scenica; F. Massip, Giullari in chiesa, vescovi in piazza: dall'affresco romanico di St. Joan de Boí (Catalogna, s.XI) ai dipinti di Pieter Brueghel (1565 ca.); T. Saffioti, L'«insipiens» del Salmo 52: da folle medievale a buffone di corte; I. Innamorati, Teatralità e figure protoattoriche nella tarda tradizione orale del cantare; F. Ferrari, Gli «abele spelen» nederlandesi e le origini del teatro serio in Europa; S. Pittaluga, Venature teatrali in Eugenio Vulgario; P. Viti, Scena, attori e rappresentazione nelle prime commedie umanistiche; L. Radif, Gli attori extraterrestri di Rinuccio Aretino.

The essay examines how medieval play spectatorship crossed the thresholds between private and public devotion in four main areas: 1) the claiming of public space for private devotion; 2) the acceptance of standing and other alternative body positions for viewing the passion; 3) the rehearsal of an affective response to depictions of Christ’s suffering; and 4) the literal reimagining of stage action in the post-performance reading of play manuscripts.

Il libro propone una lettura parallela di due grandi questioni della storia della Chiesa alto medievale: il discorso contro gli spettacoli (II-V sec.) e la querelle tra iconoclasti e iconofili (VII-IX sec.). L’intento è comprendere se al fondo delle singole argomentazioni esista una struttura di pensiero comune e condivisa, e se questa struttura possa essere intesa come una compiuta e articolata ‘teoria cristiana della rappresentazione’. In che modo la condanna di ogni forma di spettacolo può coesistere con la strenua difesa delle icone e del loro culto? Per quali ragioni i Padri della Chiesa vietano gli idoli, ma esortano l’uomo a essere attore della propria vita? L’analisi dei concetti di dramma e di immagine, condotta sulle fonti patristiche, dimostra che l’idea cristiana di rappresentazione è segnata da un’incolmabile distanza rispetto al pensiero greco-ellenistico. Spettacolo e dramma, spettatore e sguardo, attore e azione assumono un nuovo significato; immagine, icona, relazione e somiglianza, vedere e rappresentare sono termini che rimandano a nuovi presupposti epistemologici. Fondato sul paradosso dell’incarnazione che unisce l’invisibile al visibile, il pensiero cristiano comporta una vera e propria rivoluzione della visio e dell’actio.
Una rivoluzione teorica decisiva per comprendere il vasto capitolo del ‘teatro cristiano’, fiorito nell’Europa medievale a partire dal X secolo.

The conference will allow nearly eighty scholars from around the world to discuss, interrogate and apply the concepts of space, culture and power in a truly interdisciplinary setting. The format includes plenary lectures, parallel sessions, and a concluding round table discussion.

The article gives an overview of the writing processes of theatre performances in medieval France. At the crossroads of all processes is the original (the Book, le Livre, les originaux) containing the full text, and from which all kind of copies were produced for different reading practices-entertainment, meditation, devotion, teaching, learning-identified by specific content, layout and material features. With the case study of Maistre Pierre Pathelin, a late fifteenth-century comedy, is shown how the text varies in the performance process and extemporizing practices of professional players, and finally sediments in its written circulation. Detail of the same process can be closely observed with the Mystère des Trois Doms, a great urban play of the early sixteenth century for which, exceptionally, both the Book and an account register of a unique performance have come to us. We conclude that, in the medieval history of theatre performance in France, the author is as much corporate as individual, and that extemporizing practices of professional players, from the thirteenth to the fifteenth century may well be a key in understanding the origins of the Italian commedia dell'arte which is generally presented as the beginning of modern professional theatre practices.

In the 16th century, the social and political upheavals brought about by the Reformation also resonated on the French scene. This article analyses three ‘polemical’ morality plays as influential vectors of «threat communication» in the context of the French Wars of Religion. Catholic theatre is nowadays less known and less studied than the many ‘Protestant’ plays that polemicized against the Roman Church. By analysing three anti-Protestant plays, this contribution aims to put into perspective the Catholic response to the growing influence of reformist currents in the city of Rouen in the mid-16th century. L’Eglise et le Commun builds a threatening scenario of an elusive enemy in its own ranks while Hérésie, Simonie, Force, Scandale, Procès et l’Eglise and Le Maître d’Ecole show and condemn in a more concrete way the actions of the denominational opponent. Surprisingly, some of the plays contain many comic elements, while laughter does not seem, at first glance, to be the appropriate response to a threat. The article aims to highlight the functions of laughter in the «threat communication» of the anti-protestant morality plays.

This essay explores the interventions of the exegetical proclamator and related figures in late-medieval theatric representations of Christ’s passion. The „proclaimer“ directed audience attention both towards and away from the physical presence of the Christ figure on stage, thereby regulating spectators’ experience of the Eucharistic body. The Lucerne and Frankfurt passion play traditions exhibit opposing trends in this regulation of presence. In the Lucerne Passion Play of 1583, exegetical figures apostrophize the audience following scenes of Christ’s torture, verbally invoking the violence witnessed and shaping it for later devotional memory. In contrast, the "proclamator" of the Frankfurt Passion Play (1493), here in the guise of Augustine, recedes from the stage during the play’s violent depiction of the passion. The audience is left with an unmediated experience of the staged crucifixion, which, lacking devotional channelling, likely incited anti-Semitic sentiment.

From the Fool to the Wildman, from the irate Reformer to the festive Masqueraders, this collection of articles offers a variety of topics, approaches, and agendas in the study of early modern European theatre. With samplings from Scandinavia, Germany, England, France, the Iberian peninsula, and even the New World, this collection also spans time, from the late fifteenth century to the present. In the process, Carnival and the carnivalesque are examined from archival, Bakhtinian, cultural, and even political points of view. The articles in this collection reveal the variety and inherent vitality of scholarship in early modern theatre. The thirteen essays have been selected from presentations made at the Eighth Triennial Congress of the "Société Internationale pour l'Etude du Théâtre Médiéval" held in Toronto (1995), under the auspices of the Records of Early English Drama project and Victoria University in the University of Toronto.