Storia del Patriarcato di Aquileia

"Cos’era Udine agli occhi di un cividalese del Quattrocento, se non una ‘neonata’ irriverente? Partendo da questa domanda provocatoria, il saggio delinea lo sviluppo e la storia di Cividale durante il Medioevo da un’angolatura diversa: quella del conflitto latente che la contrappose a Udine per la maggior parte del tempo.

Come sottolinea il titolo del saggio, si tratta di un percorso che inizia in età tardo antica, quando ‘Forum Iulii’ strappò ad Aquileia la palma di capitale, e si conclude al tramonto del Medioevo, quando quella che ormai si chiamava ‘Civitas Austriae’ cedette il primato a Udine.

Dapprima come ‘forum’ romano, quindi come ducato longobardo, e più oltre, in età carolingia, quando è attestata l’esistenza di una scuola capitolare, nei secoli centrali del Medioevo Cividale del Friuli crebbe fino a divenire la sede prediletta dei patriarchi aquileiesi. E fu proprio il rapporto con alcuni presuli – in particolare da Bertoldo di Andechs Merania in poi – a contrapporre l’antica ‘città ducale’ alla nuova ‘terra’ di Udine. Un continuo rivaleggiare che non si esaurì nemmeno con la sottomissione a Venezia (1419-21) e che, anzi, inseguì i primati già nella decorazione delle insegne che celebravano la Serenissima."

"Nel Friuli patriarcale Cividale era solo una 'terra', ma la vocazione urbana - già visibile nella 'forma urbis' - era fortissima. Nel corso del Trecento il consiglio del Comune attuò una chiusura oligarchica: 'milites' e 'pedites' appaiono ormai come etichette prive di valore, ma sono un gruppo coeso, che nei confronti del patriarca Bertrando di Saint-Geniés seglie la via del conflitto, fino al tragico epilogo del 1350.
Nel saggio sono descritte le magistrature cittadine e individuato il gruppo dirigente urbano tra tra 1328-45 (riassunto in due tavole poste in appendice)."

The book publishes the documents contained in the three existing registers of Eusebius de Romagnano who came to the Patriarchate in 1318, in the age of his full maturity, and here died, in Aquileia, in 1337. Being a publicus notarius as early as 1297 in Novara, Eusebius added to his former dignity of canon of the Baptistery of Parma also the prebends of the parish of Bela Cerkev (nowadays in Slovenia), as well as of canon of Aquileia. Under the patriarch Paganus de la Turre, Eusebius’ career could be carved out thanks to his status of a clergy and his skills of notary and chancellor. As his registers evidence – one of which was defined by the notary himself ‘protocollum sive breviarium instrumentorum et aliarum scripturarum publicarum’ – Eusebius was a man of curia, perfectly conscious of the role he played in his different offices as a judicial notary, as well as of scriba and personal notary of patriarch Paganus (and of his vicars).

Some documents from the Friuli area, dating back to 1336, attesting the use of firearms in Venzone and the preparation of black powder, were quickly forgotten immediately after their publication, not finding feedback, even today, even in local publications.
Their rediscovery and contextualization, considered also the recent discoveries on the subject occurred for the neighboring Veneto area, confirms their importance for the history of the hoplology offering a more secure and documented datum of the famous quotation referring to the year 1331 reported in the Chronicle of Cividale («ballistabant cum sclopo versus terram») whose oldest specimens, as known, do not go beyond the XV century.

////

Alcuni documenti di ambito friulano attestanti l’uso di armi da fuoco a Venzone e la preparazione della polvere nera risalenti al 1336, furono rapidamente dimenticati subito dopo la loro pubblicazione, non trovando, a tutt’oggi, riscontro neppure nelle pubblicazioni di argomento locale.
La loro riscoperta e contestualizzazione, alla luce anche dei risultati avuti dalle recenti indagini sull’argomento avvenute per la confinante area veneta, conferma la loro importanza per la storia dell’oplologia offrendo un dato più sicuro e documentato della famosa citazione riferita all’anno 1331 riportata nella Cronaca di Cividale («ballistabant cum sclopo versus terram») che, come noto da tempo, è giunta solamente in copie del secolo XV.

Vengono ripercorsi la carriera accademica e l'itinerario degli studi medioevali di Flavia De Vitt, in occasione della conclusione del suo rapporto di lavoro con l'Università degli Studi di Udine. Se ne sottolinea la grande coerenza e la solidità scientifica, che ne fanno un punto di riferimento per la storia della chiesa e della religiosità del Friuli medioevale.

The essay go back over the events of the medieval wooden crucifix now housed in the cathedral of Cividale del Friuli (Udine). It was recently restored by the Superintendence for the historical, artistic and ethno-anthropological of Friuli Venezia Giulia and it was the "fulcrum" of the exhibition held at the National Museum of Palazzo de Nordis in Cividale del Friuli, from 12 July to 12 October 2014. This paper was posted in the exhibition catalog, edited by Luca Mor. It provides a concise but enough complete and updated overview of the historical events of that gigantic Romanesque statue through photographic, literary, devotional and archival documents (the last ones dates back to 1276).

Il saggio ripercorre a ritroso le vicende del Crocifisso ligneo medievale oggi conservato nel duomo di Cividale del Friuli (Udine), recentemente restaurato dalla Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia e “perno” della mostra tenutasi al Museo Nazionale di Palazzo de Nordis, in Cividale del Friuli, dal 12 luglio al 12 ottobre 2014. Inserito nel catalogo della mostra, a cura di Luca Mor, il saggio offre una panoramica sintetica ma sufficientemente completa e aggiornata delle vicende storiche del monumentale simulacro romanico attraverso la documentazione fotografica, letteraria, devozionale e archivistica, quest’ultima risalente fino al 1276.

L'articolo è stato pubblicato come uno degli studi introduttivi alla nuova edizione critica degli statuti di Pinguente (cro./slov. Buzet) del 1435. Si tratta della quarta edizione degli statuti medievali istriani, pubblicata per la serie Kolana od statuti / Collana degli statuti. L'autore ci dà una panoramica della storia di Pinguente, un importante possedimento istriano dei patriarchi di Aquileia e, in seguito, della Repubblica di Venezia, a partire dal primo Medio Evo fino alla fine dell'epoca veneziana (1797). Una speciale enfasi è posta attorno al periodo dall'alto al tardo Medioevo. Particolare attenzione, inoltre, è data all'evoluzione delle funzioni centrali del comune di Pinguente e alla posizione di questa quasi-città all'interno del Margraviato d'Istria e, a partire dal 1421, entro la Repubblica veneziana. I vari cambiamenti che la popolazione di Pinguente sperimentò in seguito all'introduzione della giurisdizione veneziana sono presentati con ampi dettagli e sono messe particolarmente in luce le differenze tra il governo veneziano e quello aquileiese dallo specifico punto di vista di questo particolare organismo comunale. Sebbene il testo sia scritto per un pubblico ampio, il dettagliato apparato scientifico è reso in modo da essere utilizzabile sia dagli storici professionisti così come dagli studenti.


The paper is published as one of the introductory studies in the new critical edition of the 1435 statute of Buzet (ital. Pinguente). This is the fourth edition of medieval Istrian statutes published in the series Kolana od statuti / Collana degli statuti. The author gives an overview of the history of Buzet, a strategically important Istrian possession of the Aquileian patriarchs, and afterwards of the Venetian Republic, from the Early Middle Ages till the end of the Venetian era (1797). Special emphasis is placed on the period of High and late Middle Ages. Particular attention is given to the evolution of central functions of the Buzet commune and the position of this town within the Aquileian Margraviate of Istria and, after 1421, the Venetian Republic. Various changes that the population of Buzet experienced following the introduction of Venetian jurisdiction are presented in more detail and the differences between the Aquileian and Venetian government from the viewpoint of this distinctive commune are highlighted. Although the text is written for a wider audience, the detailed scientific apparatus will make it usable for both professional historians and students alike.
Published in Italian and Croatian  (available as a separate download on my academia.edu page)

Il primo volume degli Annales udinesi (l'improprio titolo dato alle delibere consiliari della comunità) di cui
Vittoria e Anna Maria Masutti hanno curato
l’edizione è una fonte straordinariamente ricca
di informazioni; un serbatoio al quale chiunque
può attingere per inseguire diversi filoni di
indagine. Costituisce un variegato spaccato della
vita in Udine a metà del XIV secolo in tutti i
suoi aspetti. Gli Annales sono ricchi di notizie -
che possono costituire altrettante piste di ricerca
e approfondimento - sul funzionamento del
comune della città e sul suo rapporto con il
patriarca e il capitano, ma anche con il parlamento
della Patria e con le questioni del territorio
limitrofo; sul sistema economico (monete e
falsi, pesi e misure, appalti di dazi, interventi di
prestatori di denaro, esercizi di botteghe, attività
di artigiani e professionisti). Offrono scorci sul
tessuto urbano e sui beni comuni (edifici del
potere, pozzi, rogge, mulini, strade, piazze, torri
campanarie, pese pubbliche, pescherie e macelli,
mercati…); sui luoghi della giustizia, di culto e di
accoglienza. Permettono di indagare sulla cultura
e la circolazione dell’informazione rappresentate
dalle figure di cancellieri e notai, da scuole e
maestri, palio e feste civiche, ma anche sulla lingua
e infine sono un riflettore puntato sulla società
in genere (onomastica e professioni non solo di
personaggi noti come di patriarchi o di membri
delle principali casate cittadine, ma anche, molto
più numerosi, di quanti hanno lasciato traccia di
sé proprio per aver avuto il destino di essere stati
citati in consiglio).

Notaries of the Patriarchate of Aquileia: Men of the Institutions (2nd half of the 13th century). Objective of the research is notariate in the Patriarchate of Aquileia, through the survey of a very large number of 13th-century (mostly unpublished) notarial sources, so as to define the entity and volume of this phenomenon in the aforesaid chronological and geographical precincts (with an up-to-date list of 353 notaries and a repertoire of 272 signa tabellionum), starting from the biographical (and prosopographical) definition of a series of notaries, the majority of whom had been so far hardly ever studied, with an attentive eye to their functional role as public notaries, but also as of officials in the different (administrative, juridical, ecclesiastical) institutions, and masters in the educational system, of the Patriarchate, as well as of the collective role of this peculiar social (upper-middle) class of well-educated and wealthy persons, not only in the strict exertion of their profession, but also as means of cultural and economic exchange between society, institutions and economic issues as a new standpoint in the general frame of the local history of the time.

L'antichissima Chiesa Subapostolica e Patriarcale di Aquileia, caratterizzata dal Rito Proprio Patriarchino o Aquileiese, ha prodotto un’antica serie di Litanie Mariane che sono attestate da un manoscritto del XII secolo, comprendente quarantadue invocazioni. Nel corso dei secoli tale formulario si diffuse in tutta la vastissima area di influenza metropolitica della Chiesa Aquileiese, originariamente estesa dall'Italia nord-orientale fino alla Slovenia e alla Croazia e all'Ungheria, dalla Baviera alla Carinzia, e si arricchì di nuove invocazioni, raggiungendo l’imponente numero di novantadue nel Seicento. Caratteristica di tali invocazioni sono l’espressione Santa Maria con la quale tutte le litanie iniziano, la ricorrenza dei temi della luce e della gioia, la particolare risposta dell’assemblea: vieni in nostro aiuto. Si tratta di un grande tesoro molto antico di spiritualità mariana, caratterizzato da una grande ricchezza liturgica e profondità teologica, che celebra tutte le Principali Verità Cattoliche, Cristologiche, Trinitarie, Mariologiche, Ecclesiologiche. Le Litanie Mariane Aquileiesi sono antichissime ma sempre attualissime. Leggere per credere.

The history of the relations between Friuli and Istria in the early modern age can be divided into two periods: in the first period both regions were subjected to the patriarchate of Aquileia, but there was a growth of Venetian influence on the Istrian coast (13th – 14th centuries); in the second period, starting with the year 1420, both regions belonged to the Republic of Venice.
Neither the patriarchate nor the Republic of Venice committed themselves to encourage the traffic between the two areas in a coherent way. However, trade between Friuli and Istria developed in the 14th century thanks to the activity of some Tuscan merchants, and it was preserved during the 15th-18th centuries because of the common interest of the two provinces to exchange some basic products, especially Istrian oil and Friulian wheat. Also the migration of Friulian merchants and artisans to Istria was conspicuous, as well as the circulation of members of the clergy, school teachers, artists and musicians.
The ideas of the Reformation were circulated between the two regions, mainly by the Bishop of Capodistria Pier Paolo Vergerio; and in both regions the same agrarian myths (i.e. the belief in the benandanti or kresniki) manifested themselves among the people.

Claricini? Se oggi chiedessi notizie di questa famiglia tra gli amici e i conoscenti qui in Friuli qualcuno mi rimanderebbe alla villa di Bottenicco, altri all'azienda agricola e vinicola. Se ponessi la stessa domanda ai colleghi di letteratura italiana delle origini o agli studiosi della cultura citerebbero Dante. Ma nessuno o quasi, temo, mi rinvierebbe in prima battuta a Bologna. Eppure è là che vanno cercate le origini di questa famiglia, così come parte della sua fortuna più recente è legata al nome del sommo poeta. Chi voglia individuarli negli archivi bolognesi, però, non li cerchi con questo cognome, perché non li troverà, non almeno nel periodo delle origini, quando nella città felsinea si chiamavano Clarice/Clarize o Sclarici/Schiarici 1. È una storia, la loro, simile a quella dei Manin: tutti oggi li associano alla Serenissima, senza sapere che le origini sono toscane e che la loro fortuna maturò nel patriarcato di Aquileia tra Tre e Quattrocento, così come il cognome (derivato nel loro caso dal capostipite giunto in Friuli, tale Manino di Buccio) 2. È una storia, quella dei Claricini, che merita di essere ricostruita proprio a partire dall'apogeo medievale, rappresentato da una data e una *Come spesso accade, ho potuto contare sull'aiuto di amici e colleghi che mi hanno soccorsa, chi con indicazioni e materiale archivistico, chi con letture e consigli. Desidero qui ringraziare Liliana Cargnelutti per le sempre piacevoli e proficue chiacchierate; Rita De Tata, Aldo Di Bari, Tommaso Duranti, Andrea Gardi e Paolo Pirillo per la più che generosa consulenza in merito alle fonti bolognesi; per gli archivi e biblioteche friulane sono riconoscente ai dottori

This paper deals with issues concerning the historical background that engendered the imperial (titular) Duchy of Merania and the modality by which this mysterious territory became part of the Holy Roman Empire. The author first demonstrates that Meran(ia) refers to a microregion situated between the Učka mountain range and the river Rječina at the very east of the Istrian peninsula that historically belonged to the Kingdom of Croatia and Dalmatia. Second, he outlines interpretations regarding how this patch of land became part of the Holy Roman Empire. The takeover of Merania is posited in the second half of the 1070s, in the period of Croatian king Zvonimir who fostered enmity with the Holy Roman emperor Henry IV by officially taking the side of the reform papacy and pope Gregory VII during the Investiture Controversy. It is in this context that the attacks against Zvonimir’s kingdom ensued, led by a noble knight Wezelin whose identity is discussed in detail; this marks the beginning of the imperial takeover of Merania.

The study is published in Zgodovinski časopis in two parts: the first was published in vol. 74, no. 3-4 (2020): pp. 296-327; the second was published in vol. 75, no. 1-2 (2021): 42-92. This academia.edu upload combines both parts into one pdf file.

Durante l'età medievale le confraternite a Cividale del Friuli erano 8; il saggio studia le due più importanti (quella di Santa Maria dei Battuti e quella dei Fabbri, poi detta di Santo Spirito), che controllavano i principali ospedali cittadini (rispettivamente San Martino e Santo Spirito). Lo studio delle oltre 900 pergamene del fondo dell'ospedale, dei registri dei camerari, delle definizioni e degli statuti, ha permesso di capire il funzionamento delle due strutture ospedaliere, l'organigramma delle fraterne che li gestivano e come esse si distribuissero gli spazi urbani.
In appendice sono pubblicate le tabelle coi nomi dei principali ufficiali delle fratrerne tra XIV e XV secolo e le loro professioni".

Quando -ormai alcuni mesi fa -fui contattata per partecipare a questa giornata di studi, manifestai perplessità sul tema che mi era stato assegnato: 'Istituzioni patriarcali'. Cosa significava? In che modo avrei potuto declinare l'argomento? Dentro di me pensai che tutto sommato non doveva essere così difficile, in fondo avevo davanti un 'istituto' sul quale sono stati versati fiumi di inchiostro. Tralasciando la sua funzione principale, quella ecclesiastica (il primo a portare il titolo di patriarca di Aquileia fu Paolino, dal 568 d.C.), il potere temporale fu posto nelle mani dei presuli aquileiesi quasi mille anni fa: l'attribuzione della contea del Friuli al patriarca Sicardo da parte dell'imperatore Enrico IV risale infatti al 1077. Uno pensa che in 936 anni (tanti sono quelli che oggi ci separano da quella data) l'argomento sia stato sviscerato e non ci sia più molto da dire. In realtà non è affatto così. Innanzitutto perché la storia, come ebbe a osservare Marc Bloch, esamina il passato in funzione del presente e il presente in funzione del passato, quindi è normale che un argomento non venga mai esaurito. A seconda delle epoche, dei processi storici in atto, ma anche del progredire delle ricerche, gli studiosi vi si accostano con spirito sempre diverso; del resto, a volte basta cambiare di poco l'angolazione e l'immagine appare distorta, oppure più nitida.

M o n a c h e s i m i f e m m i n i l i i n F r i u l i n e l D u e c e n t o [A stampa in Il monachesimo benedettino in Friuli in età patriarcale (Atti del Convegno internazionale di studi, Udine-Rosazzo, 18-20 novembre 1999), a cura di C. Scalon, Udine 2002 ("Studi per la storia della Chiesa in Friuli", 3), pp. 167-211 © dell'autore -Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali"] Premessa Il titolo del mio contributo echeggia alcuni problemi storici e storiografici di questi ultimi decenni. Il soggetto intende riferirsi a gruppi di donne unite in forme di vita più o meno stabili, ufficiali e riconosciute in un modello monastico, mentre l'aggettivazione ha volutamente escluso la qualifica "benedettina" e il campo temporale è stato circoscritto al secolo XIII, nella parte friulana della diocesi patriarcale 1 . La delimitazione spaziale si fonda sulla presunzione di selezionare un ambito culturalmente e geograficamente omogeneo, quella cronologica si spiegherà da sé -mi auguro -nel corso dell'esposizione; non mi pare invece inutile dire qualcosa di più sulla specificazione di genere.

This paper is intended as a first study of judicial acts of matrimonial cause proceedings in the Patriarchate of Aquileia. It consists of an introductory note and an Appendix. The former firstly deals with the heuristic peculiarities of this branch of documentary sources and with the wedding institution in the late Middle Ages and its impediments according to canon laws; secondly, it gives an account of the Friulian documents of wedding contracts from the second half of the 13th century to the first decades of the 14th century and of the procedural acts, with specific attention to the places of law courts, the people involved, the procedural iter and the documentary praxis inferred from the documents.
In the Appendix 10 procedural dossiers and 12 individual documents, mostly yet unknown, are published.

INDICE
• Aquileia pagina 3
• Marchionato d'Istria pagina 24
• Bressanone pagina 25
• Lubiana una zecca comitale? pagina 28
• Le coniazioni in “stile frisancense a nome di Mainardo” pagina 29
• Kamnik (Stein), una zecca comitale? pagina 30
• Dobbiaco pagina 31
• Gorizia pagina 32
• Latisana pagina 41
• Merano pagina 42
• Imitazioni del grosso aquilino meranese pagina 53
• Imitazioni del grosso tirolino meranese pagina 54
• Imitazioni del quattrino/vierer meranese pagina 55
• Padova pagina 56
• Rovigo pagina 62
• Trento pagina 63
• Treviso pagina 66
• Trieste pagina 71
• Venezia pagina 77
• Imitazioni dello zecchino veneziano pagina 138
• Imitazioni del quattrino veneziano pagina 141
• Imitazioni del grosso veneziano pagina 142
• Imitazioni del grosso veneziano all'estero pagina 144
MONETAZIONE per la DALMAZIA e l'ALBANIA:
• Antivari pagina 147
• Cattaro pagina 148
• Lesina pagina 152
• Scutari pagina 153
• Sebenico pagina 154
• Spalato pagina 155
• Traù pagina 156
• Zara pagina 157
• Monetazione anonima per i possedimenti pagina 158
• Verona pagina 159
• Vicenza pagina 170
• Bibliografia pagina 171
• Un poche di letture pagina 188

Emigration can offer great opportunities to those aspiring to raise their social status, and not only in economic terms. This was the experience of Manino di Buccio and his descendants. Leaving behind the Florentine countryside, in the first half of the fourteenth century, the Manins set down roots in the Patriarchate of Aquileia. Here they laid the foundations for a position of power that some centuries later would permit their descendant Lodovico Manin to become the last Doge of the Republic of Venice.  Active in three different territories, and relying on the fact that it was impossible for information to circulate, the family constructed its own mythological past. Seventeenth- and eighteenth-century members of the family hid or denied certain details concerning the origins of the family, and encouraged writers to invent a glorious past for it.  So it was that the Manins reached the summit of power, convincing everyone of their noble Roman, Fiesolean and Florentine origins. The impossibility of verifying certain fictional constructions often resulted in their being uncritically accepted until very recently.


Emigrare può offrire opportunità notevoli a coloro che desiderano una promozione sociale, non solo sul piano economico. È quel che accadde a Manino di Buccio e ai suoi discendenti. Abbandonata la campagna fiorentina, nella prima metà del Trecento i Manin misero le radici nel patriarcato di Aquileia; qui gettarono le basi di un potere che alcuni secoli dopo permise al loro discendente Lodovico Manin di diventare l’ultimo doge della Serenissima. Muovendosi in tre terre diverse, e confidando nell’impossibilità della circolazione dell’informazione, la famiglia costruì una sua storia mitica. I membri vissuti nei secoli XVII e XVIII celarono o negarono certi dettagli riguardo le origini, quindi sollecitarono alcuni scrittori a inventare un passato glorioso. Fu così che i Manin arrivarono all’apice del potere: convinsero tutti delle loro nobili origini romane, fiesolane e fiorentine. L’impossibilità di verificare certe fantasiose costruzioni si è tradotta spesso nella loro pedissequa accettazione fino a tempi recentissimi.

ABSTRACT: In the late Middle Ages Udine was a commercial hub for the surrounding area. The handicrafts and food products were sufficient for the town and its countryside: there do not seem to have been large imports of wheat (the export of the local one was prohibited). The scythes for hay, forged in the foothill area, were the only handicrafts distributed in most of Italy.

Nel bassomedioevo Udine è principalmente un centro di scambio e redistribuzione nel territorio circostante. La produzione di manufatti e derrate alimenatari è sufficiente alla cittadina e al suo contado: non paiono esservi grosse importazioni di grano (si vieta l’esportazione di quello locale). La vera eccellenza sono le falci, forgiate nella zona pedemontana e distribuite in buona parte dell’Italia.

Artfully decorated wooden panels (pettenelle and cantinelle) and frames dating back as far as the 1400s still ornament many ceilings in Cividale del Friuli today. But, in the absence of any documentation on the subject (painting contracts or payslips), it is difficult to say who the patrons responsible for their commission were, especially considering that no family crests, which would at least give clues as to the owners of the houses in question, are depicted. This essay investigates the wealthy inhabitants of Cividale in the 15th century, searching among them for likely candidates, i.e., those who lent money to the comune when the coffers were empty, those who bid for control of datia duties, and those who were appointed chamberlain for the six-month term. By focussing on the revenue flows, in particular that generated by datia duties (which are also compared with those of nearby cities like Udine and Gemona), chamberlains, tax collectors (Appendix I), and their professions (Appendix II), an interesting prosopographical profile emerges: several short genealogies of alliances (consorterie) deeply involved in bidding for datia rights. There are also some notable absences from these activities (like the Boiani family, for example), but, alongside the other noble families, emerge another class of people, comprising notaries, physicians, teachers and skilled craftsmen. Although we cannot be sure that these nouveaux riche had the same artistic sensibilities as their high-born counterparts, they certainly had the financial means to posses large dwellings and commission such elaborate ceilings.
----------------
Pettenelle, cantinelle e cornici lignee variamente decorate ornano ancor oggi molti soffitti cividalesi. Chi furono i mecenati che le commissionarono a partire dal Quattrocento? È difficile dirlo, soprattutto in assenza di documenti (contratti col pittore o cedole di pagamento) e di stemmi parlanti, che indichino almeno la famiglia cui appartenevano le dimore.
Il saggio indaga tra le persone abbienti della Cividale del sec. XV, cercando tra i nomi di coloro che prestavano denaro al comune nei momenti in cui le casse erano vuote, di coloro che partecipavano alle aste per assicurarsi l’appalto dei dazi e di coloro che assumevano la carica semestrale di camerario.
Dapprima l’analisi si è concentrata sulle entrate fiscali, in particolare sui DAZI cividalesi (mettendoli anche in relazione con quelli delle comunità vicine (Udine e Gemona); quindi si è portata l’attenzione sui nomi dei camerari e dei daziari (Appendice I) e sulla loro professione (Appendice II).
Ne è emerso un quadro prosopografico interessante: si sono evidenziate brevi genealogie di consorterie fortemente coinvolte nell’appalto dei dazi e assenze altrettanto interessanti (come quella della famiglia Boiani). E, oltre ai nomi delle principali casate nobiliari, sono usciti dall’ombra quelli del notabilato locale composto da notai, medici, maestri e quelli della componente artigiana. Forse non tutti erano ugualmente dotati di sensibilità culturale e gusto artistico, ma da un punto di vista meramente economico commissionare un ciclo di pettenelle era nelle loro possibilità."

The author analyzes the donation charter by which a noble couple, Ulrich II and his wife Adelaide, gifted numerous properties in Istria to the Church of Aquileia for the salvation of their souls (16th November, 1102). Inspired by the studies of Marcel Mauss, the donation is contextualized as a “total social fact” and the study investigates other, previously unarticulated aspects of this gift. The author investigates the contemporary political and social background, primarily focusing on the protagonists’ position in respect to the two seminal alliances of their era, the pro-papal and pro-Henrician forces during the Investiture Controversy. In this way, it is concluded that Ulrich II. endowed a religious institution that gathered pro-imperial forces, governed by a loyal and fierce supporter of Henry IV, Ulrich Eppenstein. Since Ulrich II died without any children, the only heirs to the properties he left to the Church would have been his brother’s children or his distant relatives in Thuringia. However, his brother Poppo II married into a family supporting the papacy, the Spanheims. After Poppo’s death and the remarriage of his widow, Ulrich II. donated the property so as not to render possible any future claims to the inheritance either by the nearby Spanheims or the Ballenstedts, his relatives in Thuringia known for rebelling against Henry IV. Thus, a new aspect of the well-known donation charter emerges. Since the gift is viewed as a “total social fact”, it is concluded that Ulrich II both demonstrated his allegiance during the decisive conflict of his era, reaffirmed his superior social position of a wealthy nobleman, positioned himself along the pro-imperial forces gathered around the Patriarchate of Aquileia, ensured his father’s properties would not fall into the hands of the enemies of Henry IV and made ample provisions for the salvation of his soul. The article concludes with a new transcription of the charter and its translation into modern English.                    [ITALIANO] L'autore analizza la donazione con la quale il nobile Ulrico II e sua moglie Adelaida donano alla chiesa d'Aquileia numerosi possedimenti  in Istria per la salvezza delle loro anime. La donazione, sulla falsariga degli studi condotti da Marcel Mauss, viene contestualizzata come “fatto sociale totale”, mentre in appendice vengono studiati aspetti prima trascurati di questa donazione. L'autore analizza il contesto sociale e politico dell'epoca, focalizzandosi in particolar modo sulla posizione dei protagonisti della donazione rispetto alle due alleanze chiave della loro epoca, ossia le forze filopapali e quelle filoimperiali nel periodo della lotta per le investiture. In base a ciò si può concludere che Ulrico II abbia deciso di donare all'istituzione spirituale che raccoglieva le forze filoimperiali, a capo della quali si trovava il fedele e devoto sostenitore di Enrico IV, Ulrico Eppenstein. Dal momento che Ulrico II morì senza eredi, gli unici eredi dei possedimenti familiari che lasciò alla Chiesa sarebbero stati i figli del suo defunto fratello oppure dei parenti distanti della Turingia. Tuttavia, il fratello di Ulrico, Popone II, si sposò nella famiglia Spanheim, nobili che sostenevano tradizionalmente il papato riformato. Dopo la morte di Popone e il nuovo matrimonio della sua vedova, Ulrico II donò i propri possedimenti per prevenire eventuali rivendicazioni dell'eredità, sia da parte dei Spanheim, sostenitori del papa con appoggi principali nei pressi del Patriarcato di Aquileia, sia da parte dei Ballenstedt, parenti della Turingia noti per le ribellioni contro Enrico IV. In questo modo vengono messi in luce nuovi aspetti della nota donazione. Poichè la donazione viene considerata come “fatto sociale totale”, si può concludere come Ulrico II abbia dimostrato la sua fedeltà nei confronti di Enrico IV nel corso dello scontro chiave della sua epoca, affermato il suo status nobiliare di nobile benestante, come si sia posizionato  tra le forze filoimperiali facenti capo al Patriarcato di Aquileia, come abbia assicurato che i possedimenti paterni non cadessero nelle mani dei nemici di Enrico IV e infine come avesse provveduto alla salvezza della propria anima. L'articolo si conclude con una nuova trascrizione dell'atto e la traduzione del documento nella lingua inglese contemporanea.     
            [HRVATSKI] Autor analizira darovnicu kojom plemići Ulrik II. i njegova žena Adelaida doniraju akvilejskoj crkvi brojne posjede u Istri za spas svoje duše. Donacija je, inspirirana studijama Marcela Maussa, kontekstualizirana kao “totalna društvena pojavnost”, a prilog istražuje ostale, prethodno neotkrivene aspekte ovog dara. Autor istražuje suvremenu političku i društvenu pozadinu, usredotočujući se prvenstveno na položaj protagonista darovnice naspram dvaju ključnih saveza njihove ere, propapinskih i prohenrikovskih sila u vrijeme sukoba oko investiture. Prema tome se zaključuje da je Ulrik II. obdario duhovnu instituciju koja je okupljala proimperijalne sile, na čijem je čelu stajao vjeran i odvažan pristalica Henrika IV., Ulrik Eppenstein. Kako je Ulrik II. umro bez potomaka, jedini nasljednici obiteljskih imanja koje je ostavio Crkvi bila bi djeca njegova pokojnoga brata ili daleki rođaci u Tiringiji Međutim, Ulrikov brat, Popon II., oženio se u obitelj Spanheim, plemiće koji su tradicionalno podržavali reformno papinstvo. Nakon Poponove smrti i preudaje njegove udovice, Ulrik II. donirao je posjede da bi onemogućio bilo kakva buduća potencijalna potraživanja nasljedstva, kako Spanheimima, papinskim pristalicama s uporištem u blizini Akvilejskog patrijarhata, tako i Ballenstedtima, rođacima u Tiringiji poznatim po pobunama protiv Henrika IV. Na taj se način otkrivaju novi aspekt poznate darovnice. Kako je dar sagledan kao “totalna društvena pojavnost”, zaključuje se da je Ulrik II. demonstrirao svoju odanost Henriku IV. u ključnom sukobu svoje ere, potvrdio svoj superiorni plemićki status bogatog plemića, pozicionirao se među proimperijalnim silama okupljenim oko Akvilejskog patrijarhata, osigurao da očeva imanja ne padnu u ruke neprijatelja Henrika IV. te se istovremeno obilno pobrinuo za spas svoje duše. Članak završava novom transkripcijom listine i prijevodom dokumenta na suvremeni engleski jezik.

The wild succession in the Attimis’ manor (UD) in year 1170, revealed by archeology. A look at the material
culture of the Germanic “elite” in the patriarchate of Aquileia
Vodalric from Attems took from his vassals the fief of Attimis, already entrusted to them, until he had to
surrender it to the patriarch, who transmitted it to the ministries themselves (1170). A Conrad from Attems
claimed in 1177 from Federico Barbarossa the inheritance and fiefdom and heritage. For this they made
copies of the documents of property, already in the archive of the Chapter of Cividale.
The revenge of the new owners turned to some objects. A Roman gem was detached from the his frame .
It was also thrown away a gold seal of the emperor Alexius I Comnenus, as well a broken mirror case,
made in Germany, and a candlestick in gilded bronze produced by a workshop in Hildesheim between 1140
and 1160.
The partial destruction of these assets allows us to glance at the material culture of the ruling elite of origin,
language and culture. in the 12th century Patriarchate of Aquileia.

The paper is published as one of the introductory studies in the new critical edition of the 1435 statute of Buzet (ital. Pinguente). This is the fourth edition of medieval Istrian statutes published in the series Kolana od statuti / Collana degli statuti. The author gives an overview of the history of Buzet, a strategically important Istrian possession of the Aquileian patriarchs, and afterwards of the Venetian Republic, from the Early Middle Ages till the end of the Venetian era (1797). Special emphasis is placed on the period of High and late Middle Ages. Particular attention is given to the evolution of central functions of the Buzet commune and the position of this town within the Aquileian Margraviate of Istria and, after 1421, the Venetian Republic. Various changes that the population of Buzet experienced following the introduction of Venetian jurisdiction are presented in more detail and the differences between the Aquileian and Venetian government from the viewpoint of this distinctive commune are highlighted. Although the text is written for a wider audience, the detailed scientific apparatus will make it usable for both professional historians and students alike.
Published in Croatian and in Italian (available as a separate download on my academia.edu page)

Tekst je objavljen kao jedna od uvodnih studija u novom kritičkom izdanju buzetskog statuta iz 1435. godine. Riječ je o objavi četvrtog istarskog srednjovjekovnog statuta u seriji Kolana od statuti / Collana degli statuti. Autor daje pregled povijesti Buzeta, strateški važnog istarskog posjeda akvilejskih patrijarha i potom Mletačke Republike, od ranog srednjeg vijeka sve do kraja venecijanske vlasti (1797), s posebnim naglaskom na razdoblje razvijenog i kasnog srednjeg vijeka. Naročita je pozornost pridana razvoju centralnih funkcija buzetske komune i položaju Buzeta unutar akvilejske Markgrofovije Istre [Margraviato d'Istria], odnosno Mletačke Republike nakon 1421. godine. Detaljnije su prikazane i razne promjene koje je stanovništvo Buzeta doživjelo prelaskom pod vlast Republike Sv. Marka i istaknute su ključne razlike između akvilejske i mletačke vlasti u ovoj osebujnoj istarskoj komuni. Iako je tekst pisan za širu publiku, detaljan znanstveni aparat učinit će ovu sintezu korisnom kako profesionalnim povjesničarima, tako i studentima.

The essay reveals the conspicuous achival consistency of churchwardens’ accounts of late medieval Friulian churches and parishes. They are interpreted in the light of a broader administrative documentation, ranging from obituaries (catapan) or the rolls of the census and rents, until the minutes of trials or pastoral visits. These documents allow a glimpse into the daily life of many parish communities, but they also show the peculiarity of the Friulian secular churches, in which the active presence of the laity was essential, both for the management of real estate, and as a support for liturgical-commemorative and charitable activities.

Vengono esaminati alcuni casi di omicidio di vescovi in Italia nordorientale, alla luce della documentazione coeva e delle prassi di memoria/oblio successive. Si individuano quindi le dinamiche divergenti che, in alcuni casi, preludono alla fama di santità, in altri alla obliterazione dell'avvenimento delittuoso.

The paper analyzes the incorporation of the Aquileian Margraviate of Istria into the expanding Venetian state in the first half of the fifteenth century. By analyzing this modality of a passage and comparing it to the integration formulae Venice employed in the rest of the Patriarchate of Aquileia, the author uncovers similarities and contrasts between the two models of incorporation. It is argued that Aquileian communities in Istria underwent a remodeling of communal institutions in order to mirror the salient administrative aspects of other Venetian subject centers on the Peninsula. This process, dubbed regional homogenization, did not take place throughout Aquileian Friuli. Finally, the paper deals with instances of negotiations between the newly annexed Istrian communities and the central government in Venice, demonstrating that this interplay resulted in re-negotiated governmental hierarchies that benefitted both the state’s capital and the subject centers.

KRŠČANSKA SIMBOLOGIJA NA SLOVENSKIH SREDNJEVEŠKIH NOVCIH (9. del) 10. SIMBOL LUNINEGA POLMESCA Z ZVEZDO 1. UVOD Slika 1: Rimski nagrobni kamen, ki se nahaja na Štalenski gori (Magdalensberg) na Koroškem in na katerem je jasno viden simbol polmeseca z zvezdo. (Fotografija: Andrej Štekar)

VOLUME CII ANNO ACCADEMICO 403°L ITHOSTAMPA 2010 ( 3 ) Oltre al celebre saggio di Giorgio Chittolini sui notai di curia (G. C, «Episcopalis curiae notarius». Cenni sui notai di curie vescovili nell'Italia centro-settentrionale alla fine del medioevo, in Società, istituzioni, spiritualità. Studi in onore di Cinzio Violante, Spoleto, Centro italiano di studi sull'alto medioevo, 1994, I, pp. 223-232), vanno ricordati in particolare il convegno del 2000 sui registri vescovili (A. B L -A. R [a cura di], I registri vescovili dell'Italia settentrionale (secoli XII-XV). Atti del convegno di studi [Monselice, 24-25 novembre 2000], Roma, Herder Editrice e Libreria, 2003 [Italia sacra, 72]) e quello, a questo successivo -si svolse nel 2003 -e complementare, su Notai e chiese. Le istituzioni ecclesiastiche e religiose e la loro documentazione in Italia dal XII al XV secolo (ora Chiese e notai (secoli XII-XV), fascicolo monografico dei «Quaderni di storia religiosa», 11 [2004]; sulla continuità tra queste due iniziative convegnistiche si veda la Prefazione di A.

Le immagini di proprietà dello Stato italiano provenienti dal territorio regionale sono state pubblicate su concessione del MiBAC -Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici -Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Friuli Venezia Giulia -Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia e del MiBAC -Polo Museale del Friuli Venezia Giulia. L'autorizzazione alla pubblicazione delle altre immagini è stata concessa dagli aventi diritto. È vietata ogni l'ulteriore riproduzione e duplicazione con ogni mezzo senza l'autorizzazione degli aventi diritto. «Antichità Altoadriatiche» © Centro di Antichità Altoadriatiche Via Patriarca Poppone 6 -33053 Aquileia (uD)

Il movimento dei Disciplinati si diffuse a Cividale del Friuli molto precocemente, nel novembre del 1260; esso era sorto a Perugia appena pochi mesi prima, durante la Quaresima. Le prime attestazioni della confraternita di Santa Maria dei Battuti risalgono invece al 1290, data in cui venne steso lo statuto, uno dei più antichi in Italia. A Cividale i Battuti si imposero subito come confraternita principale, attenti a contendersi con altri sodalizi emergenti lo spazio cittadino e il favore degli abitanti. Per studiare la crescita dell’ente, e dell’ospedale di San Martino, su cui esso aveva esteso il controllo, ci si è serviti di una tipologia di fonte spesso negletta, come gli inventari di beni. Vengono editi e commentati sotto il profilo storico e linguistico dodici inventari compilati in volgare tra il 1349 e il 1496. Distribuiti su un arco cronologico piuttosto ampio, essi segnano la crescita dell’ente produttore e l’evolvere del suo patrimonio, fornendo notizie sulla storia dell’ospedale e della confraternita, su storia dell’arte e cultura materiale, sul formarsi del patrimonio documentario e la lingua adoperata dagli ufficiali. Per quanto riguarda l’aspetto linguistico, gli inventari risultano importanti, in generale, per seguire l’evoluzione dal latino al friulano, soprattutto per lessico e onomastica, proponendo inoltre interessanti elementi relativi a processi di interferenza e di contatto tra il friulano e i codici delle regioni contermini.

L’esistenza nel Friuli di età patriarcale di due affiliazioni cividalesi dell’ospedale di S. Spirito in Sassia di Roma (anche se il sodalizio ebbe una durata relativamente breve) rappresenta una novità per chi si è occupato dell’argomento, oltre che la conferma della vivacità nel proliferare delle succursali in un’età, quella della cosiddetta cattività avignonese, in cui si credeva invece che l’Ente romano avesse subìto una battuta d’arresto alla sua fase espansiva. Mentre la filiale di Gemona - ben più conosciuta e di più antica fondazione - nel corso del Trecento attraversava una profonda fase di declino, a causa di una serie di distruzioni che ne richiesero la riedificazione e continui interventi da parte tanto dei precettori di Roma, quanto dei patriarchi di Aquileia, nello stesso arco di tempo e in quella che allora era la prima cittadina della regione, la fraterna di S. Maria dei Battuti e quella dei Fabbri di Cividale, poi intitolata a S. Spirito, vivevano il loro momento di massimo fulgore.

La figura del patriarca Bertrando di Saint-Geniès, ucciso nel contesto di uno scontro armato il 6 giugno 1350, ha suscitato precocemente l'attenzione di biografi e storici. Egli è stato persino assunto come uno dei simboli fondanti dell'identità friulana. Si tenterà una lettura dei dati storici relativi al suo governo patriarcale (1334-1350), nonché delle circostanza che hanno condotto alla sua morte.

ITALIANO
La storia delle Chiese italiane vanta una tradizione antica, supportata nel corso dei secoli da generazioni di ecclesiastici colti, ai quali talvolta si sono affiancati laici d’indubbia competenza. La storiografia ecclesiastica ha continuato a fiorire senza soluzione di continuità, accompagnandosi spesso con la storia civica nel tessere una fitta rete di microstorie. Molte volte gli storici locali hanno corrisposto ad un’esigenza frequentemente coltivata nella compagine civile e religiosa delle comunità in cui erano inseriti, specialmente per esaudire il desiderio di difendere l’identità e i diritti delle medesime comunità, esposti al rischio di restare pregiudicati da fattori interni ed esterni.
In generale, tuttavia, si deve riconoscere alla storiografia locale il merito della crescente acquisizione di un metodo scientifico moderno, libero da preoccupazioni di carattere apologetico e non più condizionato dal limite dell’autoreferenzialità e della pedanteria. Un limite, per altro, dovuto frequentemente al dilettantismo di alcuni, che ha determinato una certa produzione pubblicistica impregnata di miopia.
Specialmente durante il Novecento, erede del secolo precedente, prodigo di edizioni documentarie, la storiografia delle Chiese italiane ha saputo offrire al pubblico degli studiosi e degli appassionati i risultati di attente ricerche di ampio respiro, conformi ai criteri filologici e al rigore della critica, il cui valore scientifico non teme il confronto con la storiografia estera. È innegabile il loro contributo per la ricostruzione della storia d’Europa.
L’ampliamento della prospettiva d’indagine e d’interpretazione ha favorito il giudizio generale sulla storiografia locale, perché essa stessa ne ha tratto vantaggio sia sul piano della scientificità, sia per la novità e l’originalità dell’approccio condotto con la vita ecclesiale delle comunità italiane. Tant’è vero che il panorama finora delineato dagli studi storici sulle Chiese italiane è equiparabile ad un mosaico di dimensioni molto vaste, particolarmente variegato e composto da innumerevoli tessere, le quali danno forma e profilo a duemila anni di fede cristiana sulla penisola italiana.
Sull’onda di questo progresso storiografico si pone il lavoro di Massimo Zorzin, il cui merito principale – al di là delle analisi e delle conclusioni sempre soggette a discussioni e revisioni – consiste nell’aver riproposto all’attenzione un tema che sembrava non dover essere più oggetto di studio e di critica perché dato ormai per acquisito. L’Autore invece – guidato da esperti – ha ripreso in esame fonti e letteratura inerenti la diffusione del cristianesimo sul territorio nordoccidentale della penisola e – in questo contesto – il protagonismo della Chiesa di Aquileia insieme al suo antagonismo con altre sedi e comunità ecclesiali del settentrione italico.
I cultori di storia delle Chiese locali, particolarmente interessati a questo settore del panorama ecclesiastico italiano e al periodo storico che lo riguarda, si sentiranno attratti dalle pagine di questo studio e nello stesso tempo coinvolti nel confrontare, nel vagliare e nel discutere temi, argomenti e riletture densi di contenuti e ricchi di spunti per ulteriori studi.

ENGLISH
The history of Italian Churches has a long tradition, supported over the centuries by generations of educated clergy, that sometimes have been joined laity of undoubted competence. Ecclesiastical historiography continued to flourish seamless, often accompanying himself on civic history in a dense network of micro-stories. Many times local historians have responded to a need frequently cultivated in the civil and religious structure of the communities in which they were entered, especially to fulfill the desire to defend the identity and rights of the same community who are at risk of being affected by internal factors and external.
In general, however, it must be recognized at the local historiography about the increasing acquisition of a modern scientific method, free of apologetic concerns and no longer determined by the limit of self-reference and pedantry. A limit, moreover, had frequently at the amateurishness of some, which led to a certain impregnated journalism production of myopia.
Especially during the twentieth century, heir of the previous century, the prodigal documentary editions, historiography of the Italian Church has been able to offer to the public of scholars and of careful far-reaching research results enthusiasts, comply with the philological and critical rigor of the criteria, the whose scientific value does not bear comparison with the foreign historiography. There is no denying their contribution to the reconstruction of the history of Europe.
The expanded perspective of investigation and interpretation favored the general view on the local historiography, because she herself has benefited both in terms of science, both for the novelty and originality conducted with the ecclesial life of the Italian community. So much so that the view outlined so far from historical studies on Italian churches is comparable to a mosaic of very large size, particularly varied and composed of countless cards, which give shape and profile to two thousand years of Christian faith on the Italian peninsula.
In the wake of this progress historiographical arises the work of Massimo Zorzin, whose chief merit - beyond the analyzes and conclusions always subject to discussion and revision - lies in having drawn the attention of a theme that seemed not to have to be as an object of study and criticism because now taken for granted. The author however - led by experts - has re-examined sources and literature related to the spread of Christianity in the northwestern region of the peninsula, and - in this context - the leadership of the Church of Aquileia with his antagonism with other locations and ecclesial communities of the north italics.
The history of local churches lovers, particularly interested in this area of the ecclesiastical landscape Italian and the historic period that concerns him, will feel attracted from the pages of the study and at the same time involved in comparing, in examining and discussing themes, subjects and dense interpretations of content and rich insights for further studies.