Servius

This discussion outlines the poetical features of style and narrative technique which contribute to Virgil's psychological characterisation and considers the role of audience response - in terms of reception, intertextuality and ideology - in determining Virgil's characterisation.

Catullus's book of poems starts with a small but controversial textual problem: in the second line of the first poem should modern editors write 'arido ... pumice' or 'arida ... pumice' (meaning 'with dry pumice-stone')? This article offers a fresh study of this problem, in the first place by re-examining the evidence available: the witnesses who write 'arido', the quotation of the passage by the fourteenth-century antiquarian writer Guglielmo da Pastrengo, who writes 'arida', and the testimony of Servius. I argue that the evidence of these testimonia is inconclusive, and on their basis alone one could write either form; however, the reading 'arido ... pumice' with 'pumex' used surprisingly in the feminine is strongly supported by the existence of a group of Latin nouns of the third declension the gender of which is also flexible.

This article has appeared in "Quaderni Urbinati di Cultura Classica" 109 (2015), 137-152. The attached file contains a pre-publication version.

Oltre al monumentale commento virgiliano, Servio è autore anche di alcune opere grammaticali, tra cui il Commentarius in artem Donati, costruito sulla falsariga dell’Ars maior di Elio Donato. L’edizione critica qui presentata è relativa alla terza parte (giunta a noi molto probabilmente mutila e comunque in una versione compendiata) del Commentarius, che tratta di pregi (virtutes) e difetti (vitia) del discorso.
Essa è condotta sulla base dei due testimoni attualmente noti, siglati P (Paris, Bibliothèque Nationale de France, Lat. 7530) e O (Oxford, Bodleian Library, Add. C 144), che vengono descritti brevemente. L’edizione è accompagnata da un’introduzione essenziale sulla figura del grammatico Servio e sulla sua opera, da una traduzione italiana, oltre che da un commento sui principali problemi filologici e dottrinali che il testo presenta.

Servius comments on Georgics 3,29  that Augustus has erected four columns with naval rams to honor the victory of
Actium by Agrippa and himself. .
Palombi suggested that the well-known columna rostrata of BC 36 was augmented by three new columns, which would be quite astonishing since the earlier column remembered explicitly civil war.
In my mind, the coin RIC I² Aug. Nr. 266. presents
the four columns with an architrave in front of the Curia Iulia. Such an innovative type of monument fits into the Augustan urban transformations.

Tiberio Claudio Donato e le sue Interpretationes Vergilianae sono stati a lungo trascurati dalla bibliografia moderna 2 , e solo negli ultimi vent'anni hanno goduto di nuova attenzione 3 . Ciò ha permesso di far luce su molti aspetti prima in ombra o sconosciuti e di affermare che Donato (d'ora in poi, per semplicità, lo chiamerò così), pur presentandosi quale estraneo al mondo della scuola -e, anzi, in esplicita contrapposizione ad esso 4 -per certi versi rimanda anche lui a quel mondo, dal quale trae il materiale e l'ottica critica di cui fa uso: sicché scolastico si direbbe l'ambiente entro il quale egli agisce, e scolastici i problemi dei quali si occupa, che sono poi gli stessi degli scoliasti tardoantichi, Servio e il Servio Danielino in primis. Detto questo, va però aggiunto che Donato, entro tale materiale, si muove con un proprio metodo e un proprio mestiere. Nelle Interpretationes Vergilianae si riconoscono infatti tre esigenze fondamentali 5 :

Die Arbeit beschäftigt sich im weitesten Sinne mit dem Verhältnis zwischen einem Text, seinen Lesern und deren Kritikern. Ihr Gegenstand sind Anspielungen auf zeitgeschichtliche Ereignisse in antiken literarischen Texten und die Vermutungen, die die Verfasser antiker exegetischer Literatur darüber äußern. Ziel ist dabei - anders als in den meisten einschlägigen Untersuchungen - nicht die Präsentation neuer Interpretationen zu den klassischen Texten, sondern die Analyse der aus Antike und Spätantike überlieferten Anspielungsdeutungen. An diese wird die Frage gestellt, welche Absichten, Ziele und Verfahren die Exegeten den von ihnen kommentierten Dichtern unterstellten und auf welchem Wege sie selbst zu ihrer Interpretation gelangten. Der Vergleich der einzelnen Interpretationen läßt typische Denkweisen und Interpretationsmuster hervortreten, ermöglicht einen Einblick in den geistigen Hintergrund der antiken Kommentatoren und schafft damit erst die Basis für die Beurteilung ihrer auch heute immer wieder diskutierten Vorschläge.

Lo scopo primario del presente lavoro consiste nell‟individuazione e nell'analisi dei principali filoni di interesse che caratterizzano nella sua peculiarità l'esegesi serviana alle Georgiche. Nonostante il carattere collettaneo del commento di Servio nelle sue due redazioni, recenti analisi hanno dimostrato che ciò non sembra precludere la possibilità di rintracciare e seguire interessi specifici all'interno di un lavoro esegetico che non è affatto privo di una sua continuità e di una sua coerenza interna. Tuttavia, a fronte del rifiorire generale degli studi su Servio che ha caratterizzato gli ultimi decenni, scarsa attenzione ha suscitato proprio quest'ultima parte del suo lavoro esegetico. Il presente lavoro di tesi si propone di colmare, almeno in parte, proprio questa lacuna negli studi serviani.

La seconde partie du manuscrit Parisinus Latinus 11308 (IX e s.) contient des gloses inédites, latines et grecques, qui suivent à la lettre les Chants 1-5 de l'Énéide de Virgile. Ce faisant, elles nous permettent d'accéder au niveau de la pédagogie latine tardive qui précède celui de l'exégèse proprement dite, comme le commentaire de Servius. Nous présentons ici les gloses du Chant 1 et leurs différentes implications culturelles et didactiques, avant d'en proposer l'édition.

This paper concerns epic anger, focusing on the specific means that are used to restrain it in two early scenes of Homer’s Iliad, and in the first simile of Virgil’s Aeneid.  In all three cases, characters temporarily lose control only to have to their anger reined in by persons/gods who are superior to them in descent, social standing, and political wherewithal: Achilles is restrained by Athena, Thersites by Odysseus, and the ‘ignoble rabble’ by a pious Roman statesman.  In each instance, the suppression of anger is synonymous with the restoration of a lost political balance, as ruler and ruled resume their proper place.  Recent articles by Denis Feeney and Damien Nelis have connected Virgil’s ‘statesman’ simile to the political upheavals of Iliad book 2, and Nelis has argued that the simile has all the markings of a soul image that symbolizes Juno’s enraged internal state.  By identifying certain Platonic features of the simile’s internal figuration, I argue that the simile’s psychic potentials are connected to its political content as soul to body; that it is a ‘state soul’ image à la Plato, but radically remade to articulate uniquely Roman ideas about both the soul and the state.

JAANA VAAHTERA Apollonius Dyscolus believed that there is a linguistic order that is found on all levels of the linguistic system and that should be followed in grammar as well. This means that the order of the various lists used in grammar is rational and based on nature. Apollonius compares the list of the parts of speech to that of the letters of the alphabet. It is the parts of speech that are at the centre of this ordering, 1 but Apollonius also mentions the order of the cases, tenses, and genders, i.e. masculine, feminine, and their negation, neuter gender. 2 This

Il commento all'Eneide di Servio è animato dalla varietà: agli aspetti etici, filosofici, religiosi e giuridici, si affiancano notazioni metriche, lessicali, grammaticali, mitografiche, antiquarie, geografiche e storiche. A questa differenziazione tematica e, per così dire, "orizzontale", se ne affianca una "verticale", quella delle modalità interpretative dei versi dell'Eneide. Ecco allora che nel commentario serviano convivono la fredda notazione metrica o grammaticale con la pluridimensionale interpretazione simbolica. Ciò deriva da un lato dalla natura scolastica 1 del commento, dall'altro dalla considerazione che i commentatori classici hanno dell'Eneide come di una summa universale del sapere 2 . Nel IV e nel V secolo il grammaticus è un vero e proprio custode della sapienza antica. Nel commento di un grammatico esegesi del testo e destinazione scolastica dei commenti sono elementi inscindibili 3 . Il grammatico ha il compito di tramandare e preservare le tradizioni, tanto più in un'epoca in cui il cristianesimo avanzava e il paganesimo cercava di ridefinire la propria identità 4 . In effetti, come scrive Mario Geymonat, "il successo del commentario serviano, il raccogliersi in esso di tante notizie che andavano ben oltre il poeta, ha assunto comunque già nel secolo V un cospicuo valore politico, di difesa e di esaltazione dell'intera cultura pagana e romana" 5 .

Teoria e prassi dell'Ars grammatica: integrazioni di Servio alle Artes di Donato Questa breve nota verte su alcuni passi del commento di Servio a Donato, che presentano modifiche e aggiunte rispetto al testo donatiano; l'analisi dei loci mira a cogliere la funzione delle integrazioni di Servio e a ricostruire, per quanto possibile, il percorso che ha portato alla loro formulazione. In questa prospettiva è inevitabile un cenno alla specificità dell'opera di Donato, punto di riferimento e termine di confronto per Servio.

Che nelle sue Interpretationes Vergilianae Tiberio Claudio Donato abbia perseguito una lettura «morale», o forse sarebbe meglio dire «moralistica», dell'Eneide, è affermazione spesso ripetuta nella bibliografia -peraltro non amplissima -su questo autore 1 . Non ci aspetteremmo, del resto, nulla di meno: le Interpretationes sono un libro ampio, composito, non sempre ben governato, nel quale si direbbe avere trovato ricetto materiale eterogeneo e a volte perfino contrastante con gli assunti dichiarati al principio dell'opera 2 ; la dedica del testo al figlio, qualunque cosa questo significhi (sia Donato che il figlio, infatti, sono personaggi per noi evane-1 Cfr., in particolare, M. DES AMORIE VAN DER HOEVEN, Epistula ad virum doctissimum W.H.D. Suringarium de Donati

This article dissects the causae of the Aeneid’s plot as outlined at the
beginning of the poem. After a brief examination of the way in which the
narrators of the Iliad and the Odyssey lay out the motivating impetuses for
their plots, I argue that Vergil deploys motivations for the Aeneid in such a
way as to imitate some of the problematic aspects of the motivations for the plots of the Homeric poems, taking into account ancient commentaries on those passages and expanding on the errors and ambiguities they point to. Ambiguous and overdetermined etiology is a problem for interpreters of the Iliad, a problem that is thematized in the Odyssey and becomes the subject of metapoetic reflection in the Aeneid. Striving to imitate and surpass his Homeric models, Vergil directs our attention to the complexity of causality in the poem and calls into question the very premise of its plot.

Among the numerous commentators of Donatus’s Ars minor and maior, the African Pompeius, active V-VI century, is conspicuous for the characteristic verve in which he proceeds to illustrate every aspect of the traditional grammatical lore of which he is a proud mouthpiece. A peculiar character of his Commentum is an asymmetrical style, replete with spontaneous traits calling to one’s mind aspects of a spoken and oral performance – a feature suggestive to some of a quasi-stenographic transcription, perhaps from Pompeius’s viva voce teaching. A study of Pompeius’s work therefore proves of fundamental importance for our knowledge of school practices at the empire’s periphery.
Anna Zago’s set of volumes includes a new critical edition of the third part of the Commentum of Donatus’s Ars maior, the so-called Barbarismus, devoted to vitia and virtutes orationis, the ‘flaws’ and ‘virtues’ of ‘speech’: Pompeius’ work opens a very interesting window on the late grammatical writers’ growing awareness of the evolution of the Latin language, and his text is an important witness for some of the linguistic changes defining the so-called late Latin neo-standard. The edition is based on complete collations of all the manuscripts transmitting this part of the work (19, against the 4 manuscripts used in Keil’s Grammatici Latini) and it is introduced by an exhaustive presentation of the work’s transmission, its textual history and its philological problems. The volume has been provided with indices and an Italian translation has also been included, as a complementary tool for understanding the often complex Latin of the Commentum. The second volume contains a fully-fledged commentary in which all the most important textual problems receive an apt illustration; on a wider scale, the commentary also contextualizes the study of vitia and virtutes orationis in the Latin grammatical tradition. ---------- Nel vasto panorama dei commentatori delle Artes di Donato, l’africano Pompeo, attivo tra il V e il VI secolo, si distingue per l’instancabile verve con cui espone ogni aspetto della tradizione grammaticale di cui è orgoglioso portavoce. La particolarità del suo Commentum è lo stile irregolare, spontaneo e vicino all’oralità, che ha fatto pensare a una composizione “stenografica” dell’opera, ricavata forse dalle lezioni viva voce del maestro, e che si rivela di fondamentale importanza per la nostra conoscenza delle pratiche didattiche nelle periferie dell’impero.
Il volume di Anna Zago propone una nuova edizione critica del Commentum relativo alla terza parte dell’Ars maior donatiana, il cosiddetto Barbarismus, su pregi e difetti del discorso: il testo di Pompeo offre una prospettiva assai interessante sulla consapevolezza dei grammatici rispetto ai mutamenti della lingua latina, poiché spesso testimonia fenomeni di evoluzione verso il cosiddetto “neostandard” del latino tardo. L’edizione, basata su tutti i testimoni fino a questo momento noti (19, contro i 4 utilizzati dal Keil), è preceduta da un’ampia introduzione storica e filologica. Il testo è fornito di indici e corredato di una traduzione italiana, primo indispensabile avvicinamento all’esegesi del Commentum. Le note di commento, che occupano il secondo volume, discutono le principali questioni testuali e costituiscono, in prospettiva più ampia, un ricco sussidio per lo studio di vitia e virtutes orationis nella tradizione grammaticale latina. ---------- Unter den zahlreichen Kommentatoren der artes von Donatus fällt der afrikanische Grammatiker Pompeius (alias Pompeius Maurus, 5. bzw. 5./6. Jh.) durch den eigenartigen Schwung auf, mit dem er jeden Aspekt der grammatischen Tradition veranschaulicht, die er stolz vertritt. Pompeius’ Commentum zeichnet sich durch einen unregelmäßigen, spontanen, mündlichkeitsnahen Stil aus, woraus der Eindruck entsteht, es handle sich dabei um eine quasi-stenographische Transkription der Lehre des Pompeius. So erweist sich das Commentum als ein grundlegendes Werk zur Erweiterung unseres Wissens über die Unterrichtspraktiken in der Peripherie des Römischen Reichs.
Anna Zagos Werk, bestehend aus zwei Teilbänden, beinhaltet eine neue kritische Edition des dritten Teils des Commentum der Ars Maior, des Barbarismus, der den Tugenden und Lasten der Rede gewidmet ist. Da er oft sprachliche Veränderungen in Richtung des sogenannten spätlateinischen Neustandards aufzeigt, stellt Pompeius’ Text einen interessanten Beleg für das wachsende Bewusstsein der Grammatiker im Hinblick auf den Wandel der lateinischen Sprache dar. Die neue Ausgabe, die sich im Gegensatz zu der auf vier Manuskripten basierenden Ausgabe Heinrich Keils auf sämtliche (19) bisher bekannte Manuskripte bezieht, wird durch eine ausführliche historisch-philologische Einführung begleitet und ist mit Indizes versehen. Die italienische Übertragung soll als erste Annäherung an die Textauslegung dienen. Die im zweiten Teilband enthaltenen Anmerkungen befassen sich mit den wichtigsten Fragen des Textes. Zusammen stellen beide Bände ein wertvolles Hilfsmittel für das Studium der vitia und der virtutes orationis in der lateinischen grammatischen Tradition dar.

Hellenistic cometary theory evolved as follows. First, ca. 145–135 B.C.E. Nechepso-Petosiris wrote a book of astrology including a passage on cometary prognosis based on heavenly region of appearance. That work simply assumed that comets were fiery (the standard theory of the era), and that they appear in, move toward, or pause in, any quadrant of the sky. Around 120 BCE (?), Epigenes refined the standard theory with details about whirlwinds and the like, referred to the Chaldaians, was also an astrologer, and has the simplest view of the planets (when they seem close together they are). The three outer planets by their conjunctions generate thunder and lightning. Around 200 BCE, Apollonios of Myndos made comets orbiting bodies like other planets, specifically like the sun and moon, which have eccentric orbits visible only close to the Earth. He perhaps based his theory on the work of Apollonios, and suggested that comets had extremely large epicycles. Poseidonios advanced a theory by which comets dwell near the sun, and are only seen when they recede. He observed that a comet's tail always points away from the sun. Artemidoros of Parion collected these opinions (and perhaps others), ca. 70-50 BCE, in a book covering the theories then known.

L’opera di Isidoro di Siviglia comprende elementi mitografici in due sensi: da un lato infatti personaggi e storie del mito sono contemplati nelle Etimologie come contenuti “enciclopedici” della cultura pagana precedente e sono sottoposti a valutazione razionalistica o simbolica; dall'altro lato essi ricorrono anche nelle altre opere come elemento argomentativo o come marca ideologica in negativo per segnare la distanza dalle credenze religiose pagane. L’intervento prevede la ricognizione di tale presenza individuando ove possibile le fonti e illustrandone la varia finalizzazione; in particolare intende altresì mettere in luce i casi in cui Isidoro aderisce a varianti del mito peregrine o per noi del tutto prive di documentazione alla ricerca di un atteggiamento originale dello scrittore in termini di valutazione e selezione dei contenuti da riproporre in varia forma e destinazione.

Le nom de Festus n'apparaît nulle part dans les commentaires anciens à Virgile. Pourtant, depuis le XIX e siècle, on y redécouvre progressivement sa présence, mais une présence souvent difficile à évaluer, car toutes nos sources sont, à des degrés divers, des abrégés. Nous nous concentrons ici sur les relations complexes entre la tradition festienne d'une part, et Servius et le Servius Danielis d'autre part, pour tenter de comprendre les modalités de cette présence silencieuse.

, _Humanistica Lovaniensia_https://books.google.be/books/p/leuven_university_press?q=&hl=nl&vid=9789462700857&ie=UTF-8&oe=UTF-8&redir_esc=y; this article argues that, in light of classical and medieval Latin authors, especially within Virginian tradition, Petrarch's poem and Martini's painting meaningfully intersect, with Petrarch collaborating with Martini in suggesting to him composition and iconography, which become telling, like the three rhyming couplets, restored to a fresh context including MS tradition and MS illumination, Servius, Macrobius, Virgil, Sedulius Scottus, among others.

This paper analyses the transmission of Varro in late antique Virgil commentaries. Various problems are identified and discussed: the reliability of authors' names and titles of works in citations and testimonies; different forms of quotation; complications entailed by manuscript transmission; the delimitation of the fragments; the indirect transmission of Varro already in antiquity; the status and function of Varro in a Virgil commentary. Finally I suggest that Varro had a special if implicit status in fourth-century ideological debates, in the tacit rivalry of grammarians with Christian polemicists.

L'articolo si propone di dare un contributo all'individuazione della tipologia del testo del commento di Servio a Virgilio impiegato dagli autori (anonimi) delle due sillogi mitografiche, composte non oltre il XII sec., che vanno sotto il nome di Mitografi Vaticani I e II. Muovendo da un pregevole contributo di Ferdinand Keseling (1908), l'autore dimostra che in effetti i compilatori (o la loro fonte) usarono un testo affine al subarchetipo Δ e più in particolare alla classe θ. L'analisi di una nutrita serie di esempi dimostra, però, la presenza, nelle due compilazioni medievali, di tracce evidenti del testo di Servio nella versione tipica dei mss. appartenenti alle classi τ γ.

This presentation analyzes Ps-Plutarch’s false citations as a parody of Roman grammarians’ practice of geographical education in Roman and Byzantine schools. I draw a parallel between On Rivers and the habit of grammarians (especially Servius) of teaching places together with mythological stories and prestigious authors, which they did not expect students to read. This habit created for students and the cultured elite a world of geographical and historical citations detached from their textual origin. This evolution of scholarly authority eventually made On Rivers an attractive text to integrate within scholarly compendia, despite its origins as a parody of scholarship.

Nota critica. Proposta di intervento sulla glossa di Servio (Danielino) a Verg. Aen. 9,814 che cita alla lettera Probo in merito a una questione lessicale rapportata all'usus di Virgilio e di un'aggiunta a opera dello scoliasta stesso a documento del dibattito nella storia dell'interpretazione virgiliana antica. Con argomenti paleografici e contenutistici, si ritiene opportuno riconsiderare l'estensione della citazione di Probo considerando la parte finale come un'opinione del glossografo stesso.

Le commentaire à l'Énéide de Tibère Claude Donat propose une conception très originale de l'explication littéraire : opposée à celle des grammatici, elle analyse en particulier, dans un style prolixe, la cohérence de Virgile et son maniement de la rhétorique. Mais originalité ne signifie pas indépendance, et la comparaison avec Servius s'avère inévitable. Si leurs ressemblances trouvent sans doute leur origine dans l'exploitation d'une source commune (une vulgate ancienne dont Aelius Donat représentait le dernier maillon), leurs différences jouent un rôle plus technique en mettant en évidence des clivages interprétatifs, et peuvent aider à établir une chronologie relative entre les deux commentateurs, sur la base d'éléments logiques ou idéologiques.

Les ajouts anonymes au commentaire de Servius, publiés pour la première fois par P. Daniel et connus sous le nom de Servius Danielis, constituent une source alternative de la linguistique ancienne, puisqu'ils délivrent (entre autres) un discours grammatical sans former une ars autonome : sa spécificité réside dans le commentaire ad locum, et donc fragmenté, de tel ou tel trait linguistique. Les doctrines grammaticales ainsi transmises jusqu'à nous n'ont pas encore fait l'objet d'une étude particulière : c'est notre objectif de souligner ce qui peut les caractériser, en particulier par comparaison avec Servius même et les Grammatici Latini. À travers une typologie, nous observerons les principaux centres d'intérêt grammaticaux de Servius Danielis, qui nous permettront à la fois d'y voir la stratification propre à un commentum uariorum et d'analyser les éléments de cohérence qui semblent remonter à une méthode ou une source unitaires.

The paper examines an ancient superstition evoked in Servius' commentary (Serv. ad Aen. 6, 284); Servius mentions that, according to a certain authority on dreams, visions seen in the autumn months are particularly untrustworthy. The first part of the article reviews other references to this popular belief (Plut. Quaest. conv. 8, 10, 734d-736b; Alciphr. Ep. 2, 2; Basil. Ep. 207, 1). The second part attempts to reconstruct the reasoning of the authority that Servius had used (qui de somniis scripserunt) and at the same time to distinguish Servius' own view on the matter. It is shown that, although the remark on the unreliability of autumn dreams in itself is of little pertinence to the understanding of Virgil's text, it is part of a larger, fairly elaborate exegetical tradition that sought to establish a connection between Aen. 6, 282-284 and 6, 893-898.

Research Seminar presented in Munich at the Department of Greek and Latin - Department II - of Ludwig Maximilian University (LMU) of Munich, as part of the "Forschungsseminare Latinistik - Wintersemester 2016/2017", coordinated by Frau Prof. Dr. Therese Fuhrer.

Diverses formes de lecture des poèmes virgiliens sont attestées dans les commentaires tardoantiques sur l'oeuvre du poète : outre des témoignages sur des performances plus ou moins réussies (le modèle restant la lecture d'auteur), nous y trouvons des notes prescriptives, d'origine scolaire, sur la manière de lire et prononcer Virgile, depuis le conditionnement syntaxique de la distinctio jusqu'aux effets de voix à visée rhétorique.

„ut pictura poeta. Author images as literary, historical-biographical and medial concepts and their influence on the reading of ancient literature“

A conference at the Karl-Franzens-Universität Graz, May 9-11.

Organizers: Ursula Gärtner ([email protected]), Ute Tischer ([email protected]) and Alexandra Forst ([email protected])

Amici complici amanti: Eurialo e Niso nelle Interpretationes Vergilianae di Tiberio Claudio Donato 1 12 Ed è questa un'innovazione rispetto al modello omerico. In Hom. Il. XXIII 773-777, infatti, Aiace-che è in testa-scivola e cade perché così vuole Atena, che favorisce Odisseo. Una mossa scorretta è semmai quella con cui Antiloco, nella corsa con i cocchi, sorpassa e mette in difficoltà Menelao (vv. 423-441). A fine gara Menelao protesta e si fa consegnare il premio toccato al rivale, ma poi lo restituisce, colpito dalle parole di Antiloco (vv.

According to Tiberius Claudius Donatus, in the struggle between Pyrrhus and Priamus in the second book of Vergil''s Aeneid the Trojan king causes of his own will the reactions of Achilles'' son, in order to be killed by him. His main weapon is the deformatio of Pyrrhus, a rhetorical device blaming not only Pyrrhus, but Achilles too.