Padri Della Chiesa

Da L'Osservatore Romano, 6.12.2015 p.4
L'attenzione di Ambrogio al dato musicale in generale e a quello specifico della musica liturgica che emerge da questa breve rassegna di contenuti conferma il giudizio, comunemente condiviso, che vuole il vescovo di Milano come «il più musicale dei Padri della Chiesa» e al contempo  convalida l'affermazione di Amelli che definisce «[Ambrogio] vero apostolo della musica sacra». Le fede ha infatti per lui una espressione canora, una «vox canora», come è detto nell'inno di vespro e sempre viene professata attraverso il canto nella forma di una «canora confessione di fede [fidei canora confessio]».

L’ULTIMA CENA DEL SIGNORE Dalle Omelie di San Cromazio di Aquileia
Sermone XV - 15 - Dai Sermoni di San Cromazio Vescovo, Padre e Dottore, Arcivescovo di Aquileia http://acuiledalfriul.org/onewebmedia/SANTI-FRIULANI-GO---PN---UD.pdf Sermone XV – 15 – versione integrale; traduzione italiana; nuova edizione http://www.istitutopiopaschini.org/archivio/presentati-i-volumi-cromazio-di-aquileia-in-mezzo-ai-padri-e-i-sermoni-nuova-edizione-con/

As point of departure of this dissertation I take three characteristics of the Evangeliorum libri of Iuvencus that have been alerted to in the secondary literature. First, in Iuvencus, Christian poetry may constitute a continuation of the translation of Holy Scripture. Iuvencus claims in his poetry different levels of senses, analogously to the practice of biblical exegesis, in particular by the Greek fathers. Second, throughout, his poetry is implicitly lectio divina which interprets the biblical text. In agreement with some interpreters I contend that his poem offers cross-references which consist of linguistic allusions, by which he intends to connect different parts of Scripture. Third, his poetry contains allusions to the Latin liturgy of the Mass. This suggests that Iuvencus’s poem claims to be a poetic version of liturgical readings. As I argue, his poem is written in such a way that its parts can be seen as small units, in analogy to the biblical pericopes that are read in the liturgy.
In addition, there is a linguistic characteristic of the EL which, although it has been commonly acknowledged in the secondary literature, has not yet been fully examined in its methodological implication. This linguistic characteristic, which I am investigating in this dissertation, consists in the centonic relation with the great pagan poetry, particularly that of Virgil. I am focusing on its meaning in the interpretation of the text, both from the philological and the hermeneutical points of view. The overall hypothesis of my dissertation is this: Iuvencus uses the technique of allusions, which is a commonly used tool in classical poetry, in an exaggerated way, in order to build up a “poetry of contrast” with pagan literature. This can be verified at least from two perspectives: on the one hand, he posits the new (true) world view, which derives from the biblical message, as a contraposition to the religious, mythological, and philosophical views of his time. On the other hand, he puts forth a typological interpretation of
these views as they are found in pagan poetry; in this sense, Iuvencus claims that if these views are understood prophetically, they find their definitive accomplishment in the Gospel message. This dissertation also attempts to prove that Iuvencus’s work is an early Christian witness of the exegesis practiced by the classic pagan authors, which was probably already consolidated at that time.
The philological investigation of the dissertation is restricted to a few text passages containing the word fĭdēs (occasionally in connection with its cognates), following the order of the narration itself. In the EL, the word fĭdēs and its cognates play a role that cannot be overlooked. On the one hand, it is significant from the statistical point of view. On the other hand, this word is found in the principal places which are fundamental for the literary self-consciousness of the poet, namely the preface and the final verses of book IV. At the end of the dissertation, I examine the connections between these two parts of the poem.

La domanda sulla sofferenza -espressa nel paradigma biblico del grido di Giobbe -è indubbiamente una delle questioni più inquietanti dell'uomo d'oggi. Coscienti che solo in Dio di Gesù Cristo si può trovare la risposta sulla domanda circa il senso della sofferenza, è necessario affrontarla alla luce del mistero di Dio: Dio, pur permettendo la sofferenza, non lascia l'uomo solo, ma nel Figlio incarnato, prende su di sé la sofferenza umana per la nostra salvezza. Con sollecitudine dalla Lettera Apostolica Salvifici doloris di Giovanni Paolo II (11 febbraio 1984), il primo documento magisteriale interamente dedicato al mistero dell'umano soffrire, si studierà la questione del dolore sotto vari aspetti, confrontandosi con le principali risposte filosofiche, e sviluppando una teologia della sofferenza, a partire dal deposito biblico, patristico e magisteriale. Lingua di insegnamento Italiano Learning Outcomes (LO) -Conoscenze e abilità da conseguire 1. Studiare in modo sistematico la questione teologica della sofferenza umana alla luce della Rivelazione dell'amore di Dio, giungendo così ad una sorta di sintesi dottrinale e spiritualepastorale sulla sofferenza. 2. Discutere le domande teologiche poste dai tempi moderni davanti allo scandalo del male e del dolore innocente. 3. Sviluppare la capacità di analisi e di interpretazione della Sacra Scrittura, della Tradizione e del Magistero su tema della sofferenza.

Dai Sermoni di San Cromazio Vescovo, Padre e Dottore, Arcivescovo di Aquileia http://acuiledalfriul.org/onewebmedia/SANTI-FRIULANI-GO-PN-UD.pdf Sermoni 16-17-33-14-versione integrale; traduzione italiana; nuova edizione http://www.istitutopiopaschini.org/archivio/presentati-i-volumi-cromazio-di-aquileia-in-mezzo-ai-padri-e-i-sermoni-nuova-edizione-con/

in ANTICO E MODERNO: SINCRETISMI, INCONTRI E SCONTRI CULTURALI NEL RINASCIMENTO. Atti del XXX Convegno internazionale (Chianciano Terme-Montepulciano, 19-21 luglio 2018), a cura di Luisa Secchi Tarugi, F. Cesati ed., Firenze 2020, pp. 431-454, ISBN 978-88-7667-838-7.

L’IMPORTANZA STORICA (E PROFETICA ?) DI  “Marcione di Sinope” ALLA LUCE DELL’ATTUALE CRISI “VETERO TESTAMENTARIA” IN ATTO NELLA CHIESA CATTOLICA.
"Io dividerò la vostra Chiesa e causerò una divisione al suo interno che durerà per sempre". (Marcione di Sinope 140 d.C. alla Chiesa di Roma sotto Papa Pio I).

L’opera offre profili di grandi predicatori del primo millennio della storia cristiana. Con diversa ampiezza di approfondimenti, si ricordano le opere oratorie e si delineano gli stili che hanno caratterizzato le rispettive forme di retorica adottate. Nell’alveo della tradizione secolare si innesta l’evento del Concilio Vaticano II con la successiva riforma liturgica: è da questo evento che anche la predicazione e soprattutto l’omiletica ha ripreso una configurazione secondo i parametri essenziali che provengono dall’esperienza del primo millennio. L’accostamento dell’opera si apre a varie considerazioni che chiamano in causa soprattutto le modalità con cui l’unica sorgente della predicazione, la Parola di Dio, è stata interpretata lungo il tempo e nei più variegati contesti delle Chiese locali. Una lezione, questa, di perenne attualità; una lezione che dà adito a una vita spirituale modellata dall’incontro tra la Scrittura, la teologia e soprattutto la celebrazione liturgica in cui la Parola attua ciò che annuncia. La retorica di cui i Padri e gli Scrittori ecclesiastici sono maestri costituisce un elemento prezioso per attivare nell’oggi del perenne annuncio del Vangelo quelle forme che permettono di facilitare e realizzare l’incontro tra Dio e il suo popolo.

This paper concerns Hieronymus’ Tractatus in psalmum 15. After
a brief summary of debate regarding the dating of this text, the
first part deals with the exegesis of Ps 15,10. Hieronymus’s argument
about Jesus’s resurrected body, which can be traced back to
his recurring themes during the Origenist controversy, allows us to
propose a new date for this piece of writing. The final part focused
on Ps 15,4 highlights Hieronymus’s use of textual criticism of the
scriptures as a polemical device and helps us to understand to what
degree he is autonomous and to what degree he is dependent on
Origen’s interpretations.

Edizioni Studio Domenicano, Collana: Claustrum 21, Bologna 2003, pp. 316 = il testo è stato pubblicato anche nella rivista Sacra Doctrina, due quaderni monografici 1-2 (2003) ***** Oggi esiste un urgente bisogno di riflessione sugli attributi divini dell'immutabilità e dell'impassibilità. Queste verità dottrinali toccano da vicino e, nel nostro tempo, sembrano di scontrarsi drammaticamente con il mistero del dolore e della sofferenza umana fino all'enigma della morte, della malattia, del dolore fisico e delle sofferenze spirituali dell'uomo di un'epoca in crisi. Al riguardo è in corso un ampia e viva discussione, che offre oggi nuove luci e coraggiose soluzioni teologiche, ma anche delle proposte non del tutto conformi all'insegnamento tradizionale.

LA PASSIONE DEL SIGNORE Dalle Omelie di San Cromazio di Aquileia
Sermone XIX - 19 - Dai Sermoni di San Cromazio Vescovo, Padre e Dottore, Arcivescovo di Aquileia http://acuiledalfriul.org/onewebmedia/SANTI-FRIULANI-GO---PN---UD.pdf Sermone XIX – 19 – versione integrale; traduzione italiana; nuova edizione http://www.istitutopiopaschini.org/archivio/presentati-i-volumi-cromazio-di-aquileia-in-mezzo-ai-padri-e-i-sermoni-nuova-edizione-con/

«GERUSALEMME, CHE UCCIDI I PROFETI» Dalle Omelie di San Cromazio di Aquileia - Sermone XIII - 13 - Dai Sermoni di San Cromazio Vescovo, Padre e Dottore, Arcivescovo di Aquileia http://acuiledalfriul.org/onewebmedia/SANTI-FRIULANI-GO---PN---UD.pdf Sermone XIII – 13 – frammento; traduzione italiana; nuova edizione OMELIA PER LA DOMENICA DELLE PALME

Da L'Osservatore Romano, 15.10.2015 p.4
Gerolamo per controbattere alla tesi di Gioviniano secondo la quale “l'astinenza non è migliore dell'assunzione riconoscente del cibo” ribadisce l'importanza del digiuno non solo nella tradizione della Chiesa ma anche nella storia della filosofia.
Tenersi lontani dai cibi e dai piaceri giova alla meditazione del religioso e all'astrazione del pensatore, anche se Gerolamo, molto realisticamente, non demonizza il cibo e assai più semplicemente invita a scegliere “la secchezza al grasso”, i cibi leggeri a quelli pesanti, quelli la cui preparazione è facile ai piatti elaborati e a ogni altro tipo di intingolo capace di stuzzicare l'appetito anche quando non si avrebbe più fame.
In tal senso la sua diventa una vera e propria “dietetica” con una serie di piatti consigliati. Per esempio le verdure, i legumi e la frutta sono sempre da preferirsi alle carni; e questo tanto sotto il profilo nutrizionale e della digeribilità [“il corpo umano ne trae alimento senza difficoltà e … si digerisce con facilità”], quanto sotto l'aspetto sanitario e medico. Egli lascia così riecheggiare tutta la sapienza dell'antica medicina ippocratica e galenica, che considerava il cibo già di per sé un farmaco.

SAN CROMAZIO DI AQUILEIA - SERMONE 12 - L'universalismo della Salvezza, frutto del Preziosissimo Sangue scaturito dal Sacrificio del Verbo Incarnato, non implica alcuno scontato automatismo e anzi rispetta la libertà e quindi la responsabilità umana; l'invito è a non approfittare della Misericordia di Dio facendosi gioco del Creatore; l'interiore salute spirituale è di gran lunga superiore rispetto alla esteriore salute corporale; coloro che non avranno l'umiltà di ripartire dal rispetto della Legge Divina Naturale costituita dai Comandamenti di Dio finiranno per dannarsi; la Carità è la Legge Somma che tutto perfeziona ma nulla toglie; anche i Comandamenti sono necessari per conseguire la Salvezza Eterna quali amare medicine che le anime ferite dal peccato originale e dai peccati personali devono assumere anzitutto per irrobustirsi a sufficienza per rendersi poi capaci di digerire gli alimenti superiori propri della Rivelazione ovverosia la Fede e la Giustizia intesa quale Giustificazione che viene sì dalla Grazia ma anche dalle Buone Opere; la Salvezza è una lotta, la Buona Battaglia, cosa massimamente seria; San Cromazio, Padre e Dottore, Arcivescovo di Aquileia http://acuiledalfriul.org/onewebmedia/SANTI-FRIULANI-GO-PN-UD.pdf Sermone XII-12-sulla Lettera ai Romani; traduzione italiana; nuova edizione http://www.istitutopiopaschini.org/archivio/presentati-i-volumi-cromazio-di-aquileiain-mezzo-ai-padri-e-i-sermoni-nuova-edizione-con/

San Cromazio, Padre e Dottore, Arcivescovo di Aquileia http://acuiledalfriul.org/onewebmedia/SANTI-FRIULANI-GO-PN-UD.pdf Sermoni 34-34A-18A-36-FRAMMENTI; traduzione italiana; nuova edizione http://www.istitutopiopaschini.org/archivio/presentati-i-volumi-cromazio-di-aquileia-in-mezzo-ai-padri-e-i-sermoni-nuova-edizione-con/ Secondo l'Antica Tradizione Aquileiese, all'Epifania il tema è già battesimale (n.d.r.)

Così come tanti altri elementi del mito greco, per esempio le sirene e le sibille, anche l'immagine del labirinto ricorre con una discreta frequenza nei testi patristici. Un padre della chiesa, che ne dà una descrizione molto efficace, è Isidoro di Siviglia. Egli infatti scrive che il labirinto è un edificio «oltre le cui porte si sente un rimbombare terribile, dove si  percorrono centinaia di gradini. All'interno vi sono ritratti e statue mostruose, passaggi molteplici per zone diverse attraverso le tenebre e ci si imbatte in altre cose fatte per indurre all'errore chi vi entra, in modo tale che da questa oscurità risulti impossibile tornare alla luce» (Etymologiae 15,26; PL 82,539-540).

Annotava Stendhal, descrivendo il viaggio che da Parigi l'avrebbe portato a Roma, che il territorio ossolano all'altezza «del ponte di Crevola segna il luogo dove comincia la bella Italia» (Promenades dans Rome, Paris, Delaunay, 1829). In questo modo egli già pregustava il tesoro di bellezze paesaggistiche e artistiche che il viaggiatore avrebbe incontrato nel suo avanzare e procedere lungo la penisola.

San Cromazio, Padre e Dottore, Arcivescovo di Aquileia http://acuiledalfriul.org/onewebmedia/SANTI-FRIULANI-GO-PN-UD.pdf Sermone XXXII-32-versione integrale; traduzione italiana; nuova edizione http://www.istitutopiopaschini.org/archivio/presentati-i-volumi-cromazio-di-aquileia-in-mezzo-ai-padri-e-i-sermoni-nuova-edizione-con/

Il volume si propone di investigare le connessioni esistenti tra la legislazione imperiale ed il pensiero cristiano nel Tardoantico, in uno dei settori specialmente coinvolti dall’intreccio ‘normativo’ gradualmente venutosi a creare in seguito al c.d. ‘Editto di Milano’, ovverosia la regolamentazione delle nuptiae. Di questo istituto, precisamente, si è preso in esame un profilo tra i meno indagati, quello dei divieti matrimoniali dipendenti dalla disparitas cultus dei coniugi; un aspetto, questo, che, nonostante le molteplici ricerche sin qui dedicate al matrimonio tardoantico, è rimasto un po’ nell’ombra, soprattutto al cospetto di altre questioni maggiormente studiate. La domanda alla quale l’indagine cerca di fornire una risposta è se, limitatamente alla fattispecie de qua, possa essere percorribile una terza via – mediana (se vogliamo) tra le due sinora intraprese in dottrina, in ordine al problema della ricezione dei princìpi cristiani nelle maglie della legislazione, del ‘tutto o niente’ cristiano – che tenga adeguatamente conto delle specificità del fenomeno religioso durante la Spätantike.