Mafia, Camorra, Legalità

Meglio di chiunque altro, la Camorra ha saputo sfruttare la globalizzazione e i nuovi meccanismi dell'economia mondiale espandendosi di paese in paese, di continente in continente. Snodo cruciale di questo mercato è la Catalogna, in particolare Barcellona, città divenuta quartier generale di numerosi boss camorristi che da lì controllano le rotte della droga proveniente dal Sud America e dal Marocco, destinata al mercato europeo. Ma non solo. Barcellona e la costa Brava offrono comode latitanze e tante possibilità per riciclare il denaro sporco, investito in redditizie attività commerciali i cui frutti, come in un circolo vizioso, andranno ad alimentare le attività illecite: «In una società come la nostra, prigioniera del primato dell'economia, l'illecito e ciò che è reato si camuffano sotto le vesti dell'attività economica produttiva, acquisendo così un nuovo aspetto e con esso una nuova e mendace legittimazione». Le indagini delle forze dell'ordine, imbrigliate da leggi inadeguate e confinate nelle frontiere nazionali, vittime del lento coordinamento tra polizie e apparati giudiziari europei, quasi non hanno potere per combattere l'immensità del crimine organizzato. Almeno fino a quando i governi, le istituzioni e la società non decideranno che la lotta alla criminalità organizzata deve essere un obiettivo primario. Affinché questo accada, il primo passo da compiere è svelare questo vasto mondo ancora troppo in ombra. Con questo libro Queralt ce ne dà la possibilità, offrendoci «un fugace e insufficiente bagliore di luce nelle tenebre del bosco della criminalità», grazie a pagine che «costituiscono l’inchiesta giornalistica più rigorosa che sia stata realizzata fino ad ora sulla presenza della Camorra in Catalogna».

Traduzione dal catalano di Marcello Belotti
Prefazione di Gigi Di Fiore
Editori Internazionali Riuniti

Una recensione a uno studio importante sui clan di camorra, un libro che offre una prospettiva inedita, spostando il fuoco dall’approccio criminologico centrato sul concetto di «gruppo mafioso» ai contesti sociali e alle forme di mercato – magliareria, falso e contrabbando di sigarette – che, attraverso l’affermazione di forme imprenditoriali violente, hanno dato origine a importanti clan di camorra.

Capita poche volte che un autore realizzi due opere di uno stesso genere, e che per due volte consecutive i suoi lavori vengano accolti, da molta parte della critica, come il miglior risultato raggiunto in quel determinato genere. È quello che è successo a Stefano Sollima, regista della serie Romanzo Criminale nel 2008 e ora direttore artistico della serie Gomorra, andata in onda, in dodici episodi, sui canali Sky dal 6 maggio al 10 giugno scorsi, con una media di 700mila spettatori a episodio. E capita altrettanto raramente che un solo autore -Roberto Saviano, nella fattispeciesappia contribuire a realizzare, sulla base di un medesimo soggetto, tre opere (un romanzo, un film e una fiction) di straordinario successo, trattando di una materia che fino a pochi anni prima era ritenuta un argomento di nicchia. È per questo che Gomorra -La serie merita di essere analizzata e studiata.

Scholarly approaches to organized crime in Italy have recently opened up new avenues for research, including the Church’s attitudes toward Italian crime organizations, especially but not only the Sicilian Mafia (see the recent conference The Devout Imagination: Between Organized Crime and the Anti-Mafia Struggle, Rome, November 2014).
My research focuses on the mafia operating in Naples and the surrounding region of Campania: The Camorra. There is still no systematic analysis of the relationship between the Camorra and the local clergy, a notable lacuna in the study of organized crime, the historiography on the Catholic Church, and the broader history of modern Italy. The sporadic literature available on the subject has tended to adopt one of three approaches: either focusing on individuals (Don Peppe Diana, for instance); evaluating the Camorra in a comparative framework with the Calabrian ‘Ndrangheta and Sicilian Mafia; or engaging the issue from a sociological, political, or moral – rather than historical – perspective.
The aim of my presentation is to interpret the ambiguities in the controversial history of relationships between local clergy and organized crime. Combining journalistic sources and first-person narratives along with cinematic and literary representations of Camorra bosses and affiliates, I identify and examine the lives of several key ecclesiastical figures who, since the 1980s, have been engaged with the criminal underworld in Naples and the surrounding area (from Monsignor Antonio Riboldi and Don Aniello Manganiello to Don Peppino Romano and Suor Aldina Murelli).
By exploring the seemingly unlikely and often alarming intimacy in the relationship between priests and mob bosses, my work also contributes to research in two related spheres: the Camorra’s infiltration of patron saints’ day festivals and other religious celebrations, and the impact of spiritual beliefs and Catholic rituality in the initiation rites, culture, and “devout imagination” of the Camorrista.

Much of the literature on the camorra focuses on the aspects of military control of the territory and the predatory activities in politics and economics. Less attention is paid to the social aspects of reproduction of the groups of organized crime. Aspects of mutuality and internal solidarity at camorre never received a systematic and thorough observation.
Gran parte della produzione letteraria sulla camorra si sofferma sugli aspetti di controllo militare del territorio e sulle attività predatorie nella politica e nell'economia. Meno attenzione viene prestata ai fattori sociali di riproduzione dei gruppi di crimine organizzato. Gli aspetti di mutualità e solidarietà interna alle camorre non hanno mai ricevuto una sistematica e approfondita osservazione.

A cosa è dovuto il successo plurisecolare delle mafie italiane? E come mai viene definita "mafia" ogni violenza privata che ha successo nel mondo? L'Atlante delle mafie prova a rispondere a queste due domande. Partendo dalla messa in discussione dal paradigma interpretativo dell'esclusività della Sicilia nella produzione di ciò che comunemente si intende per mafia. Se un fenomeno, nato in Sicilia nell'Ottocento, ha avuto una così lunga durata, affrancandosi dalle condizioni storiche e territoriali che ne resero possibile la sua originaria espansione e proiettandosi così agevolmente nella contemporaneità (divenendo addirittura un modello vincente per tutte le violenze private del globo) non è utile continuare a descriverlo solo come un originale prodotto siciliano. Il modello mafioso, infatti, si è dimostrato riproducibile nel tempo e in altri luoghi, non più specifico solo della Sicilia e del Mezzogiorno d'Italia. Con il termine mafia si deve intendere oggi un marchio di successo della violenza privata nell'economia globalizzata. Con questa ottica, l'Atlante delle mafie passa in rassegna le "qualità" criminali che differenziano nettamente i fenomeni mafiosi dalla criminalità comune e da quella organizzata. Esse vengono sintetizzate in cinque caratteristiche: culturali, politiche, economiche, ideologiche e ordinamentali. Secondo i curatori, si può ritenere mafia la "violenza di relazioni", cioè una violenza in grado di stabilire contatti, rapporti, e cointeressenze con coloro che detengono il potere ufficiale, sia politico, economico e religioso, che formalmente dovrebbero reprimerla e tenerla a distanza. Perciò viene contestato ampiamente il luogo comune delle mafie come antistato, come antisistema. È stato proprio questo luogo comune a tenere per anni in ombra il vero motivo del successo delle mafie. Mentre alcune forme di violenza e di contestazione armata del potere costituito si sono manifestate contro le leggi e contro la visione unitaria dello Stato (il brigantaggio nell'Ottocento, le rivendicazioni etniche-territoriali e il terrorismo politico nel Novecento) e perciò alla fine sono state sconfitte, le mafie hanno usato una violenza non di contrapposizione, non di scontro frontale, ma di integrazione, interna cioè alla politica e al potere ufficiale. Dunque, per mafia si deve intendere una violenza di relazione e di integrazione. In questa loro caratteristica consiste la ragione del loro perdurante successo.

60 isaia sales con la collaborazione di marcello ravveduto le strade della violenza malviventi e bande di camorra a napoli l'ancora del mediterraneo © 2006, l'ancora s.r.l., napoli www.ancoradelmediterraneo.it prima edizione giugno 2006 finito di stampare nel giugno 2006 da «Grafiche del Liri» ISBN 88-8325-161-x le strade della violenza

Questa tesi di laurea magistrale analizza un recente fenomeno della camorra napoletana. La stesa camorristica consiste nella corsa in motorino da parte dei membri giovani delle bande camorristiche: le paranze corrono sparando in aria per delimitare i territori di spaccio. Il lavoro di tesi analizza come le stese sono state rappresentate sui media (giornali, cartacei e online, e social) nell'arco temporale 2015/2018 e che effetto ha avuto l'opera di framing sull'opinione pubblica.

Centro della fascia tirrenica della provincia di Messina, Barcellona Pozzo di Gotto è culla di boss mafiosi in contatto con pezzi della massoneria e dei servizi segreti deviati e anche di alcuni garanti dell’impunità e del depistaggio istituzionale. Più di un filone investigativo converge sulla città, crocevia di poteri più o meno occulti e laboratorio sperimentale per le alleanze di quella che è stata la Seconda Repubblica.
Sui

Ogni civiltà poggia su quattro pilastri fondamentali: la storia, la politica, la religione e l’educazione. Prospera se i pilastri sono solidi e sottoposti a continua manutenzione, tenendo conto del trascorrere del tempo.
L’autore propone idee in grado di contrastare il nichilismo odierno, che dilaga tra tv e social media. Oggi più che mai c’è bisogno di verificare lo stato di salute dei nostri pilastri. Il male della civiltà europea è “preferire il nulla all’imperfezione”. Ogni civiltà è imperfetta, come qualsiasi costruzione umana, ma se dimentichiamo il peso della storia, della politica, della religione e dell’educazione tutto evapora, diventa niente. Contro l’insostenibile leggerezza di una modernità senza basi occorre disseppellire le antiche fondamenta. La civiltà europea non è esente da colpe, ma sono proprio le sue radici a farci capire dove sbagliamo. Un retaggio da ammodernare, mai dimenticare, tanto meno sostituire. Sempre meglio di niente.

POLITICAL-CRIMINAL LINKS AND SOCIAL SERVICES IN THE CASERTA REGION • The article illustrates a case study on the relationship between the political élite in Caserta and an organized crime group with respect to the allocation of social welfare services. Based on field work reports, official police and judicial documents, and interviews with institutional representatives and local welfare actors, the study sheds light on how social services are currently provided in the province of Caserta – Campania – where the Camorra is fully active. The Camorra's interest in the local welfare system has been proven in court and judicial rulings show that the Camorristi play a mediating role between entrepreneurs and politicians. The evidence documents that by taking advantage of its regulatory role, the Camorra managed to build great wealth, achieve local political control, and gain a broad social consensus in civil society, particularly by guaranteeing jobs to its members and supporters.

The first history of its kind in English, this work reconstructs the life stories of over two-hundred girls and women who lived throughout the regions of Italy from 1878 to 2018, and were killed by members of the Italian mafia organizations, which include the camorra, Cosa Nostra, ’ndrangheta, and the United Sacred Crown.  Each life history seeks first of all to identify the victim with her own name, and draw out the uniqueness and individuality of her life and history, as documented by scattered traces left in interviews, diaries, testimonies, newspaper archives, and Italian antimafia web sites.While creating a space for their life stories in cultural memory, the resultant history of Italy documents the mafias’ systemic use of murder against women and young girls since the very beginnings of the criminal organizations.  The victims’ lives and premature, traumatic deaths thus stand as strong evidence refuting the myths that the mafia does not harm women or children, or that the so-called old mafia protected them.  Hot links enable readers to access a rich array of additional resources.

Scholarly approaches to organized crime in Italy have recently opened up new avenues for research, including the Church’s attitudes toward Italian crime organizations, especially but not only the Sicilian Mafia. My research focuses on the mafia operating in Naples and the surrounding region of Campania: The Camorra. There is still no systematic analysis of the relationship between the Camorra and the local clergy, a notable lacuna in the study of organized crime, the historiography on the Catholic Church, and the broader history of modern Italy. The sporadic literature available on the subject has tended to adopt one of two approaches: either focusing on individuals (Don Peppe Diana, for instance); or engaging the issue from a sociological, political, or moral – rather than historical – perspective (see for example the books by Antonio Riboldi and Aniello Manganiello).
The aim of my article is to interpret the ambiguities in the controversial history of relationships between local clergy and organized crime. Combining journalistic sources and first-person narratives along with cinematic and literary representations of Camorra bosses and affiliates, I identify and examine the lives of several key ecclesiastical figures who, since the 1980s, have been engaged with the criminal underworld in Naples and the surrounding area (from Monsignor Antonio Riboldi and Don Aniello Manganiello to Padre Mariano Santini and Suor Aldina Murelli).
By exploring the seemingly unlikely and often alarming intimacy in the relationship between priests and mob bosses, my work also contributes to research in two related spheres: the Camorra’s infiltration of patron saints’ day festivals and other religious celebrations, and the impact of spiritual beliefs and Catholic rituality in the initiation rites, culture, and “devout imagination” of the “camorrista”.

Con la sentenza in commento la Corte di cassazione è tornata a pronunciarsi sulla problematica nozione di partecipazione all'associazione di tipo mafioso, recuperandone, con un imprevedibile revirement contra reum , il sorpassato modello organizzatorio puro.  A partire da questa pronuncia, il lavoro ricostruisce gli orientamenti ermeneutici in tema di partecipazione ex art. 416bis c.p. e s’interroga sulle possibili ricadute di decisioni eccentriche rispetto ai principi di diritto enunciati dalle Sezioni unite, anche a fronte dell'introduzione del comma 1 bis dell'art. 618 c.p.p. e della nozione di legalità accolta dalla Corte EDU.

L'application du 416bis hors des zones traditionnelles : étude de cas sur la Mala del Brenta et Mafia Capitale 1 La législation antimafia en Italie est souvent définie comme urgentiste car forgée en réaction aux pics de violence qui ponctuent l'histoire de la mafia et remettent le problème mafieux au coeur du débat public. Après le massacre de Ciaculli, la loi du 31 mai 1965 (n°575) introduit le concept normatif d'association mafieuse, fait de l'intimidation systématique un trait distinctif de la méthode mafieuse et pose ainsi les prémices d'une caractérisation juridique mais son efficacité est très relative. En 1982, suite aux assassinats de représentants de l'Etat, la loi Rognoni-La Torre introduit l'article 416 bis dans le code pénal et comble ainsi les lacunes de la législation : elle établit une véritable définition juridique de la mafia et une mesure phare de répression, la confiscation des biens de provenance illicite. Bien que conçu à partir du modèle sicilien, ce texte vise à établir les spécificités qui caractérisent aussi les autres organisations mafieuses présentes dans le sud de l'Italie. Depuis une vingtaine d'années, cet article est utilisé pour frapper d'autres phénomènes criminels présentant des caractéristiques semblables. Dans le nord et le centre du pays, les magistrats sont notamment aux prises avec des groupes criminels qui sont des émanations des mafias traditionnelles sans y être affiliés ou avec des groupes criminels autoctones qui, au fil du temps, se sont structurés en s'inspirant du modèle mafieux traditionnel. L'application du 416bis constitue donc un véritable défi parce qu'elle impose une réflexion sur l'évolution de la criminalité en Italie. Nous verrons d'abord quelles sont les spécificités de cette définition juridique de la mafia, puis nous nous interrogerons sur son application hors des zones traditionnelles en analysant les cas de la Mala del Brenta et de Mafia Capitale.

"Il senso profondo del comunicare l'educazione civica, come fonte di valori per i giovani" Di Luigi william Russi (Docente Scuola Superiore, Sociologo e dottore in Comunicazione) "Avvertiamo forte la responsabilità di assicurare una scuola di alto livello formativo" Queste, le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica nel suo discorso sulla scuola in apertura dell'anno scolastico nella citta' dell'Aquila. E da qui che bisogna partire per affermare con decisione il ruolo di "quei valori" che la nostra costituzione ci porge; legalità.. rispetto…dato e percepito … diritti & doveri… regole e senso di civiltà e poi la magnifica parola "educazione…civica" e da qui che bisogna partire per affermare un "nuovo" tipo di valori nella scuola; Oggi piu' che mai le scuole appaiono come agglomerati urbani, dove tutto o quasi è permesso; dove tutto o quasi è filmato e condiviso nel torbido, nell'assenza di regole di educazione e di buonsenso. dove sono completamente asssenti nei confronti prima dei docenti, e poi nei confronti delle istituzioni le parole del nostro Capo dello Stato, e mi riferisco a "responsabilita' ".

Moins la mémoire est vécue collectivement, plus elle a besoin d'hommes particuliers qui se font eux-mêmes des hommes-mémoire 1 ». Si nous faisons nôtre cette analyse de Pierre Nora, le manque de mémoire collective autour de la violence mafieuse révèle un besoin de figures tutélaires : les victimes de la mafia secrétaire du PCI sicilien -est abattu avec son chauffeur, Rosario Di Salvo, à Palerme le 30 avril 1982. Son assassinat accélère la nomination du général Carlo Alberto dalla Chiesa -qui avait conduit avec succès la lutte contre le terrorisme -au poste de préfet de Palerme. Ce dernier sera tristement rebaptisé le « préfet des cent jours » après son assassinat, trois mois plus tard, le 3 septembre 1982, avec son épouse Emanuela Setti Carraro et le policier d'escorte Domenico Russo. Après ce triple meurtre, le gouvernement adopte enfin le projet de loi, déposé par Pio La Torre deux ans auparavant, instituant le délit d'association mafieuse dans le code pénal. Grâce à cette loi, les magistrats palermitains, emmenés par Giovanni Falcone et Paolo Borsellino, peuvent mener une solide instruction qui débouche sur le premier procès de grande ampleur contre la mafia. La condamnation des plus grands chefs mafieux est perçue comme une victoire historique pour l'État italien mais, en 1992, le juge Giovanni Falcone, son épouse Francesca Morvillo et trois policiers d'escorte (Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro) sont assassinés dans un attentat à la bombe spectaculaire le 23 mai 1992. Moins de deux mois plus tard, son collègue et ami Paolo Borsellino est assassiné, avec cinq policiers d'escorte (Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina), dans un attentat à la voiture piégée en plein Palerme.

From the 1990s the Italian agribusiness sector is increasingly threatened by a new and dangerous phenomenon: organized crime in the agribusiness sector. The so-called "Agromafia" imposes its control throughout the whole agricultural supply chain, from production to retail, passing through the processing industry, transports and large-scale distribution. In this paper we examine the relationship between eco-crimes and consumer food and non-alcoholic drinks price index for the 20 Italian regions and 80 Italian provinces in the 1998-2016 period. At regional level, as a proxy for the Agromafia's activities, we build an ad hoc eco-criminal index for every region using data annually elaborated from Legambiente. At province level, as a proxy for Agromafia's activities, we use eight specific variables: extortions, counterfeiting, contraband, forest fires, all types of fires, money laundering, suspicious money transfers, and an ad hoc eco-criminal index. The analysis shows that the Agromafia can consistently affect the whole agribusiness sector, causing an increase in food prices, especially in south of the country. The ten most affected provinces by phenomenon register a food consumer price index about 12% higher than the least ten affected provinces. By the contrast, in the center-north of Italy money laundering seems to reduce food consumer prices through the reinvestment of illicit proceeds in firms with strong cost advantages.

ABSTRACT VOLUME: Dagli anni Settanta sino ad oggi, l'esistenza di una pista internazionale del terrorismo italiano è spesso stata data per scontata. Ma l'eversione italiana fu davvero frutto di un volere o di un'azione esterna? E quali furono le politiche e le percezioni dell'Italia degli anni di piombo, da parte degli attori politici stranieri? In un'opera sistematica, questi aspetti della storia italiana (e non solo) vengono approfonditi utilizzando documenti provenienti dagli archivi americani, inglesi, francesi, tedeschi, russi, polacchi, cecoslovacchi e jugoslavi. Una riflessione composita, arricchita da nuove prospettive di ricerca, che si interroga, con l'utilizzo di inesplorati angoli visuali e fonti inedite, sull'esistenza di collegamenti internazionali del terrorismo italiano nel più ampio affresco della guerra fredda.

Il saggio “Mediamafia. Cosa Nostra fra cinema e Tv” ricostruisce la storia della rappresentazione mediatica di Cosa Nostra. L’intervista all’autore e la sua lettura del recente dibattito che si è sviluppato attorno alla serie “Gomorra” - Intervista su Questione Giustizia

Oi Christianoi - Sezione moderna e contemporanea, n. 29 ----- Il 21 settembre 1990 un commando di killer mafiosi intercetta un giovane magistrato che sta per recarsi, come ogni mattina, al suo ufficio di Agrigento su una modesta utilitaria, senza scorta, e lo assassina. La sua unica "colpa": aver teorizzato, e praticato, la funzione di giudice come mite, ma inflessibile, custode della legalità democratica. La sua vicenda è stata raccontata più volte in articoli, libri, sceneggiati televisivi e anche in un film. Qui, per la prima volta, ne viene proposta una lettura teologica che inserisce la figura e l'opera del magistrato nel contesto storico-culturale del Concilio Vaticano II e, coerentemente, ne evidenzia i caratteri paradigmatici del battezzato, maturo spiritualmente, responsabile civicamente, impegnato sino al dono della propria vita nella testimonianza dei valori evangelici. L'Autore si basa sui documenti originari sia di Livatino sia di quanti lo hanno conosciuto e ne hanno narrato la personalità, lo stile, i gesti. La monografia, pur redatta con severi criteri scientifici, è impregnata da un sincero afflato di ammirazione e si direbbe di affetto nei confronti di Livatino, tanto più amabile in quanto rappresentato, senza retorica agiografica, anche nei suoi momenti di incertezza e di apprensione.

It is one of the most beautiful places on the planet and one with an astonishingly rich culture and history. Millennia ago, Greek seafarers settled on the southern tip of Italy, laying the foundation for a glorious civilization. But there have been plenty of hardships over the centuries - catastrophic earthquakes, epic wars, and a very long and heroic struggle for the rights of ordinary people. Today, the citizens of this place still must do battle with one of their most stubborn scourges, the "black hand" of the Mafia.

La presente tesina ha per argomento una studio condotto nell’ambito  dei Visual
Cultural Studies; per la trattazione è stata presa in esame la trasformazione di una foto- cronaca, nata per documentare un evento politico risalente al 27 marzo 1992, in foto-
icona.
Ci si pone, dunque, l’obiettivo di analizzare e capire in che modo e con quali
effetti  la  famosa  fotografia  di  Tony  Gentile  che  ritrae  in  bianco  e  nero  i  magistrati Falcone e Borsellino si sia trasformata in icona della legalità e simbolo della lotta alla
mafia.

Según los datos EURES de 2012, Italia ha registrado un homicidio cada 100.000 habitantes así como España y Suecia, frente a un porcentaje de 1,9 cada 100.000 habitantes como promedio de la Unión Europea. En el sur de Italia se han registrado 279 homicidios voluntarios con un porcentaje de 1,4 víctimas cada cien mil habitantes. Por lo que se refiere a las tipologías de los homicidios cometidos en Italia, en 2012, el 33% eran homicidios ocurridos en entornos familiares, el 23% eran causados por criminales comunes, el 16% eran causados por el crimen organizado, el 11% ocurrían en entornos de amigos y/o grupos , el 3,4% en entornos de trabajo y por último el 2,5% entre los vecinos. Con relación a los homicidios realizados por el crimen organizado, 90 ocurrían en Campania y 24 en la ciudad de Nápoles. Las víctimas pueden distinguirse en victimas inocentes, diferenciadas en cinco subgrupos :

Gerardo Furlan è un giovane e ambizioso giudice che vive a Trieste, ma nato da madre siciliana e padre austro-friulano. La vicenda inizia quando gli viene proposto l’incarico per un’inchiesta sui rapporti tra Cosa Nostra e le istituzioni locali in seguito a cui si trasferisce per qualche anno a Catania. Sin dall’apertura delle indagini accusa dei malesseri che si aggravano con il procedere dell’inchiesta giudiziaria, passando dalla nausea, alla diarrea, al vomito, fino ad arrivare a vedere le cose al contrario e a sentire delle voci. Nonostante le visite mediche, non riesce a scoprire l’origine dei suoi malesseri, fino a quando il padre gli dice che è affetto da “sicilianite”, una malattia che colpisce i non residenti nell’Isola o coloro che emigrano in paesi meglio organizzati e che poi tornano in patria e ne comprendono, con amarezza, le sue profonde contraddizioni.
L’assurda teoria lascia interdetto Gerardo che, con l’aggravarsi dei sintomi e il fallimento delle terapie tradizionali, comincia a dare credito alla teoria paterna secondo cui la Sicilia vada assunta in piccole dosi per chi non ci è nato, perché può causare effetti collaterali gravi che portano alla pazzia.
Conclusa con successo l’indagine, ritorna a Trieste tra molte incertezze, perché una parte del suo cuore vorrebbe restare. Porta con sé, nonostante tutto, un bellissimo ricordo degli anni trascorsi e dei molti siciliani onesti e coraggiosi conosciuti a Catania, tanto da chiamare Agata (in onore della Santa Patrona della città) la propria figlia.