Cartografia storica

La rappresentazione cartografica ha negli ultimi anni attratto attenzioni crescenti e diversificate che vanno inquadrate nel rinnovato interesse che le scienze sociali hanno rivolto alla spazialità e alla visualità. I geografi sono stati, ovviamente, tra i protagonisti di questa profonda operazione di revisione epistemologica. Nel ripensarne i fondamenti sono stati guidati, in particolare, dalla felice collocazione della carta all’incrocio strategico tra il piano della realtà geografica e quello dell’immaginario spaziale. L’articolo si interroga sul ruolo della carta geografica nel rapporto tra questi due piani, sulle forme di potere che essa subisce e su quelle che esercita. Lo fa a partire da una vicenda storica tratta dall’Italia fascista che non era mai emersa in precedenza: la rappresentazione dei confini dell’Etiopia, progressivamente eliminati dai prodotti cartografici ben prima della conquista italiana. Le categorie analitiche da cui muove la riflessione sono tratte dal pens...

A quasi due anni dalla sua scomparsa, il Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici, con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre e del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, organizza a Roma un seminario dal titolo “Massimo Quaini e il Centro Italiano per gli Studi Storico-Geografici”.
L’incontro vuole ricordare lo studioso, l’amico, un collega e un riferimento per tutti coloro che si sono ritrovati e si ritrovano nel CISGE. Tra i fondatori del nostro centro, Massimo Quaini ha rappresentato una delle figure intellettualmente più vivaci e critiche della Geografia italiana e in particolare degli studi geostorici.
È sembrato doveroso e importante ripensare al contributo di Massimo Quaini restituendone un quadro articolato attraverso le quattro sessioni tematiche di cui il Centro si compone.
Il Seminario è rivolto in special modo ai giovani in formazione, ai dottorandi delle discipline geografiche e storiche che vogliano comprendere, da un particolare punto di vista, le vicende della nostra storia più recente.
L’appuntamento è per i giorni 24 e 25 ottobre 2019 presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Roma Tre (Sala del Consiglio, I piano).

L'applicazione dei GIS al patrimonio della cartografia storica, gode dell'invidiabile fortuna di rivolgersi a oggetti "eterni", appartenenti alla storia. L'insediamento è visto come un oggetto complesso, "costruito" e classificato a seconda delle logiche seguite, nel corso del tempo , dai diversi attori sociali (Stato, enti giurisdizionali di varia natura, enti religiosi, gruppi sociali, ecc.). L'evoluzione delle trasformazioni di un territorio della città è basata sull'analisi territoriale della documentazione storica. Nella storia ci sono centri che completano la loro decadenza o si ridimensionano, altri che si sviluppano, altri ancora che mutano funzione amministrativa, altri, infine, che vengono, a più riprese, accorpati, aggregati e disaggregati a seconda dei diversi criteri classificatori adottati dalle formazioni statali e, per l'Età moderna, da enti giurisdizionali di natura diversa fra loro in conflitto o dalla contrapposizione fra giurisdizioni e gruppi sociali. Le vicende sono estremamente articolate e dinamiche ed in cui un ruolo non secondario lo giocano i flussi commerciali, le congiunture economiche, demografiche, politiche, militari, ecc., come anche i fenomeni naturali (carestie, terremoti, ecc.). La scienza e la storia si collegano, si reggono, si comprendono vicendevolmente. Il GIS consente la possibilità di integrare e far interagire cartografie storiche d'archivio con le informazioni territoriali di ultimo periodo. Il GIS permette di diversificare e moltiplicare i punti di vista, scale e forme di rappresentazione. Le rappresentazioni cartografiche inerenti la "dinamica degli insediamenti", insomma, non vengono realizzate all'interno di predefinite "cornici" amministrative o di altro genere, ma create dalle domande che gli studiosi pongono al database. Ciò consente di accennare all'altro obiettivo principale di questo progetto di ricerca: la creazione di una banca dati, accessibile da internet, a disposizione degli studiosi. Ma anche di utenti diversi quali, ad esempio, pianificatori territoriali, geologi e amministrazioni pubbliche, che potranno trarre innegabili benefici dalla consultazione della citata banca dati. In primo luogo per l'indubbia utilità ricoperta dalle informazioni di natura storica sugli insediamenti per lo studio e la pianificazione del territorio. In secondo luogo perché tali informazioni sono messe a disposizione in formato GIS, e quindi facilmente estrapolabili dalla banca dati e utilizzabili da quanti operano, a diverso titolo, nei settori dell'analisi e della pianificazione territoriale. Altro aspetto essenziale, sono la banca dati territoriale, pensata "flessibile" e "in progress". "Flessibile" perché i dati che mette a disposizione consentono di "interrogare" variamente le strutture insediative. "In progress" perché tale banca dati verrà continuamente alimentata in modo da arricchire le sue potenzialità.

Advanced doctoral students whose dissertations are substantially concerned with the history of cartography are invited to contact the editor of this section (Dr Elizabeth Baigent, Wycliffe Hall, Oxford OX2 6PW, UK; [email protected]) to discuss the submission of a short article. For a list of doctoral theses in progress see http://www.maphistory.info/futurephd.html.

Di Cartagine, una delle maggiori città del Mediterraneo antico, poco si conosce sulla struttura statale del territorio interno, delimitato secondo le fonti letterarie dalle "fosse fenicie". Questo studio, partendo dall'archeologia e dalle stesse fonti, mira a ricostruire e posizionare sul terreno i tracciati di questi limiti territoriali antichi.

Studio del sistema paesistico storico dei Navigli della Martesana e di Paderno
L'identità storico-paesistica dei navigli alla luce delle fonti documentarie ed iconografiche  (1° parte – novembre 1999  /  2° parte – aprile 2000)
Abstract
Elenco e fonti delle illustrazioni riprodotte  (1° parte)
Elenco e fonti delle citazioni trascritte e delle illustrazioni riprodotte (2° parte)
Bibliografia

El estudio del profesor de Historia del Arte Fernando Benito, publicado en 1992, dio a conocer a la comunidad científica la existencia del plano más antiguo de la ciudad de València, realizado por el italiano Antonio Manceli (o Mancelli) en 1608. En este artículo se da cuenta de todos los avances e investigaciones llevadas a cabo en torno a dicho plano desde entonces, entre ellas la más significativa: el hallazgo de otra copia de dicho plano depositado en la Biblioteca Apostólica Vaticana de Roma. A partir de este descubrimiento, se explican las vicisitudes de su elaboración siguiendo la tesis del profesor Pablo Cisneros. Por último se hace un detallado relato de las circunstancias que condujeron a la compra del ejemplar existente en el Museo municipal de València de dicho plano, la procedencia probable del documento y su compra en 2001 por el Ayuntamiento de la ciudad.

Il Vicus Phalacrinae, vero e proprio presupposto insediativo del-l'attuale Cittareale, non rivestiva un particolare ruolo strategico nell'antichità pur se lo ritroviamo indicato nella celeberrima Tabula peutingeriana, cosi come nell'itinerario di Antonino. Strabone lo definisce modicus, cioè a dire piccolo, e la sua noto-rietà deriva piuttosto dal fatto che nel 9 d.C. vi nacque l'impera-tore Vespasiano a cui va aggiunto il fatto, tutt'altro che seconda-rio, che nel suo territorio transitava l'antica via Salaria rilevata dallo stesso Persichetti all'inizio del secolo che ne indicò un chia-ro tratto nei pressi della collina di Macchia dei Cervi. (1) Qualche decennio prima dell'esame del Persichetti, nel 1887, venne rinvenuto un'altro tratto dell'antica consolare durante i lavori di costruzione della strada per Amatrice e in tale occasione furono recuperati diversi reperti archeologici. (2) Della intensa frequentazione della valle in epoca romana ne sono testimonianza le numerose tombe rinvenute nel corso dei lavori di costruzione del muro di cinta del cimitero di S. Croce cosi come, nello stesso sito, ma ad un livello piu' basso, il rinvenimento di un capitello dorico, avanzi di pavimentazioni e numerosi altri reperti. Nel periodo longobardo sono ricordati gli scabini di Falacrine, segno evidente che era questa una zona di riorganizzazione agraria che, dopo la riforma di Carlomagno, prevedeva appunto figure istituzionali come queste che andarono a sostituire gli assessori occasionali dei tribunali. 7

sito internet: www.lavegliacarlone.it I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, distribuita o trasmessa in qualsivoglia forma senza l'autorizzazione scritta dell'Editore, a eccezione di brevi citazioni incorporate in recensioni o per altri usi non commerciali permessi dalla legge sul copyright. Per richieste di permessi contattare in forma scritta l'Editore al seguente indirizzo: [email protected] Stampato nel mese di agosto 2016 da Printì -Manocalzati (AV) Il volume si pubblica con il contributo dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Studi Umanistici, fondo di ricerca PRIN 2009 (Organizzazione del territorio, occupazione del suolo e percezione dello spazio nel Mezzogiorno medievale (secoli XIII-XV). Sistemi informativi per una nuova cartografia storica), coordinatore nazionale Giovanni Vitolo. Cura redazionale di Anna Chianese LA RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO NEL MEZZOGIORNO ARAGONESE: IL CILENTO ANTICO di BARBARA VISENTIN L'area del Cilento antico è l'unica per la quale si conservano entrambe le riproduzioni cartacee delle mappe cosiddette aragonesi, che l'abate Ferdinando Galiani fece realizzare tra il 1767 e il 1769, conservate rispettivamente nella 'Raccolta Piante e Disegni' dell'Archivio di Stato di Napoli 1 ) e nel dipartimento di 'Carte e Piante' della Biblioteca Nazionale di Parigi 2 .

Le specchie di Calone e Cerrate: storia degli studi e nuove acquisizioni sul contesto topografico ITA. Un esame comparato delle fonti cartografiche, d'archivio e bibliografiche, completato ed arricchito con l'analisi delle foto aeree storiche della zona a nord di Lecce, ha consentito all'autrice di questo saggio di approfondire le conoscenze sino ad oggi possedute sulle specchie di Calone e Cerrate. Due monumenti dalla destinazione discussa oramai completamente scomparsi sotto l'azione congiunta del tempo e (principalmente) dell'uomo. ENGL. A comparative examination of cartographic, archive and biographical sources, completed and enriched by aerial historical photos of Lecce northern land, has allowed the author of this essay to study in depth the knowledge had till today about the Calone's and Cerrate's «specchie». Two monuments of a controversial purpose by now completely disappeared under the time 's action and particularly the man' s action.

The Singapore and Melaka Straits are a place where regional and long-distance maritime trading networks converge, linking Europe, the Mediterranean, eastern Africa, the Arabian Peninsula and the Indian subcontinent with key centres of trade in Thailand, Indochina, insular Southeast Asia, China, Korea and Japan. The first half of the seventeenth century brought heightened political, commercial and diplomatic activity to this region. It has long been clear to both the Portuguese and the Dutch that whoever controlled the waters off modern Singapore gained a firm grip on regional as well as long-distance intra-Asian trade. By the early 1600s Portuguese power and prestige were waning and the arrival of the Dutch East India Company constituted a major threat. Moreover, the rapid expansion and growing power of the Acehnese Empire, and rivalry between Johor and Aceh, was creating a new context for European trade in Asia.

Drawing on maps, rare printed works, and unpublished manuscripts written in Portuguese, Spanish, Dutch and Latin, Peter Borschberg provides new information on the diplomatic activities of Asian powers, and shows how the Portuguese and Spanish attempted to restore their political fortunes by containing the rapid rise of Dutch Power in the region. Key documents, transcribed and translated into English for the first time, make up a series of appendices.

The product of more than two decades of research in European libraries, archives, The Singapore and Melaka Straits will be of great interest to readers in Singapore, Malaysia and Indonesia, where little is known about this pivotal pre-colonial period. It is also an invaluable resource for historians and other students of early modern Europe and of the European presence in Asia.
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Views and maps of Aquileia are known from the late Seventeenth century. These are important evidences  for historical topography of the town, but not a few inaccurate or wrong data, sometimes seriously mislead-ing, circulate in the scholarship, even up-to-date. This paper retraces the story of Aquileia’s oldest azimuth-al map, usually dated around 1740 and attributed to the canon and antiquarian Giandomenico Bertoli (1676-1763). Author’s analysis of the surviving copies demostrated it was actually designed before 1727 by Giovanni  Antonio Gironcoli (1670-1729), an amateur mathematician and surveyor who served as mansionario (a sort of deacon) in the patriarchal church of Aquileia. Bertoli’s intervention, not later than 1746, consisted prob-ably in some topographic and toponomastic improvements and in a consistent upgrade of the archaeological records

Quaderno n. 1 –– Conferenze Primaverili 1995, stampato per conto del Circolo da De Bastiani ed., Vittorio Veneto, settembre 1995 –– Sommario: (1) IMPERIO Loredana, Federico II, tra Mito e Storia pp. 3-20; (2) GUSSO Massimo, Il Quadrato “Magico” pompeiano pp. 21-35; (3) CADEDDU Lorenzo,1945-1975. Da Trieste a Osimo pp. 36-59; (4) RUZZA Vincenzo, Eretici e scismatici, tra Piave e Livenza. In età medioevale e moderna pp. 60-86; (5) POSOCCO Franco, Cartografia e Territorio. Il contributo della documentazione aerofotogrammetrica nella storia del paesaggio veneto pp. 87-96

L'importanza dei nomi di luogo negli studi geografici, dopo un periodo di deleteria obliterazione, sembra essere finalmente riacquisita: chiunque voglia comprendere seriamente le strutture profonde e stratificate del territorio sa ormai che della lettura toponimica non può fare a meno.

La lettura delle fonti documentarie e bibliografiche esistenti, unita all’analisi delle tracce e dei segni ancora riconoscibili, consente di ricostruire per sommi capi l’evoluzione storica del paesaggio agrario milanese, individuando i principali fattori di trasformazione e cambiamento.
Ripercorrere a grandi linee le vicende storiche del territorio provinciale significa in gran parte anche seguire il filo del legame, stretto e continuo, instauratosi tra il capoluogo e la campagna circostante, individuando gli effetti del reciproco sostegno tra le due economie, quella urbana e quella rurale, che nel corso del tempo hanno caratterizzato lo sviluppo di questo ambiente.
Fin dalle origini l’evoluzione del paesaggio e lo sviluppo dell’economia agricola e delle stesse attività antropiche di questa porzione di pianura si fondarono naturalmente per lo più sulle caratteristiche geografiche della regione, sulla fisionomia e sulla natura dei terreni così come sulle risorse idriche presenti, dando luogo ad ambienti diversi, distinguibili grosso modo in due differenti zone, l’alta e la bassa pianura, e in una zona intermedia di raccordo.
Quella più settentrionale, altimetricamente più elevata e definita asciutta perché costituita in prevalenza da ghiaie e materiali alluvionali grossolani e permeabili, si differenzia infatti per la sua maggiore aridità dalla pianura meridionale, formata invece da argille fini e impermeabili, più facili ad irrigarsi, e dalla fascia intermedia, composta da un’alternanza di sabbia e argille e caratterizzata dal risorgere in superficie delle acque che, inghiottite dalle ghiaie nella regione alta, non hanno potuto proseguire verso sud, oltre lo sbarramento del materiale argilloso. La zona intermedia, comunemente denominata fascia delle risorgive o dei fontanili, segue quindi l’andamento della linea pedemontana, da cui si tiene distante poco meno di 30 chilometri circa, ed occupa una striscia di una ventina di chilometri, compresa più o meno tra Magenta, Rho, Sesto San Giovanni, a nord, e Rosate e Melegnano, a sud.
Le diverse caratteristiche di questi ambienti e i differenti comportamenti idrici delle acque meteoriche e fluviali hanno fortemente influito sui fenomeni antropici ed economici, determinando la formazione di due principali sistemi agricoli connessi con i caratteri strutturali del territorio: quello dell’agricoltura irrigua della bassa pianura, basata sul riso e sulle colture foraggere, con i prodotti derivati dall’allevamento del bestiame e dalla lavorazione del latte, e quello dell’alta pianura asciutta, caratterizzata dalla gelsicoltura e dallo sviluppo di attività manifatturiere. Alle medie e grandi aziende agricole della bassa, con prevalenza di grandi cascine monoaziendali sparse, fanno riscontro le piccole aziende dell’alta pianura, dove le corti pluriaziendali accentrate e di minori dimensioni rispecchiano condizioni socio-economiche e di vita sostanzialmente diverse.

Studio del sistema paesistico storico dei Navigli della Martesana e di Paderno
L'identità storico-paesistica dei navigli alla luce delle fonti documentarie ed iconografiche:  (2° parte - aprile 2000)

Parallelamente alla rassegna delle immagini più interessanti relative alle vicende storiche dei navigli della Martesana e di Paderno, tratte sia dalla documentazione archivistica che dalle rappresentazioni iconografiche e assai efficaci per cogliere la sensibilità percettiva del passato, altrettanto significative per la conoscenza e la salvaguardia dell’identità storico-culturale dei luoghi indagati sono poi le fonti letterarie, specchio a loro volta della mentalità e della cultura che le hanno prodotte. Attraverso la lettura delle più importanti citazioni letterarie riguardanti i due navigli e il loro contesto paesaggistico, scelte tra gli esempi più significativi, è infatti possibile seguire nel tempo le diverse testimonianze tramandate, completando  il quadro che emerge dalle rappresentazioni iconografiche.
I testi di maggiore interesse riguardano in particolare sia gli scritti narrativi e poetici che i resoconti di viaggio o le guide turistiche, così come la trattatistica storica in materia di scienze agronomiche, idrauliche, geologiche e tecniche.

Sommario
Introduzione pag.  3
La trattatistica storica pag.  3
I resoconti di viaggio e le guide del passato pag. 39
La letteratura narrativa e poetica pag. 51
Elenco e fonti delle citazioni trascritte pag. 82
Bibliografia    pag. 84

El fin de la Tregua de los Doce Años con Holanda y la posterior entrada en guerra de Inglaterra y Francia obligó a la monarquía española a conocer el estado de nuestros principales puertos atlánticos, en previsión de que pudiesen ser atacados por el enemigo. Para ello fueron solicitados a los gobernadores de los reinos periféricos informes sobre su estado militar buscando ponerlos en situación de defensa. Galicia no fue una excepción, dada la posición que ocupaban los puertos de A Coruña y Ferrol en la política naval del gobierno de los Austrias; de ahí que, junto a informes escritos, también se realizasen planos de gran precisión para enviar al rey, dándole cuenta de su estado, de lo que guardaban de interés y de sus necesidades militares, básicas para repeler un ataque.

The end of the Twelve Year Truce with the Netherlands and the subsequent wars with England and France forced the Spanish monarchy to review the state of our main Atlantic ports, in preparation for possible enemy attacks on them. The governors of the outlying kingdoms were thus requested to provide reports on their military capabilities, the aim being to ensure they were in a state of defensive readiness. Galicia was among them, owing to the position occupied by the ports of A Coruña and Ferrol in the naval policy of the Habsburg government. Along with written reports, very precise drawings were made and sent to the king, advising him of the status of the ports, what they held of interest, and their military needs, essential in repelling attacks.

I documenti d’archivio e la tipologia architettonica attuale confermano la committenza appianea e la datazione delle tre torri di Marciana Marina, Marina di Campo e Rio Marina (poco dopo il 1550 per le prime due, poco prima per la terza).
Un breve excursus è dedicato anche alla quattrocentesca torre del Giove che oggi, purtroppo, è a rischio di collasso definitivo.

Between the two world wars a new strain of cartography emerged in Europe, which disregarded the standards of precision of traditional geodesic, or scientific, cartography. Its scope was strictly political and its approach openly ideological. In Germany, cradle of this new genre, it was called ‘geopolitische kartographie’ or’ suggestive kartographie’. These terms were later borrowed into the languages of other countries where the allure of German cartography was felt. Elsewhere, in Great Britain and the United States, these maps were generally termed propaganda maps or persuasive maps.
Despite a recent rise in studies on global geopolitics during Fascism and Nazism, little attention has been devoted to the cartographic innovations of the time. Studies that have touched on this topic, mostly monographic papers, do not allow for an evaluation of possible links between earlier and later cartographic developments, or between developments occurring in different countries. This approach, which separates the phenomenon from its historical context, gives the impression that geopolitical cartography between the two world wars appeared, like a comet, out of nowhere and then simply vanished; that it was an isolated phenomenon with neither precursors nor successors.
Following World War II, geopolitical cartography was largely abandoned, presumably for the same reasons that had discredited geopolitical publications in general during the period in question: 1. the genre was considered a direct product of the propaganda machine of the dictatorial regimes; 2. it lacked scientific basis (on a par with traditional cartography); 3. it had no practical use, other than as a tool of propaganda.
This paper intends to refute these three assumptions and to shed some light on this remarkable cartographical phenomenon. What were the origins of this new way of representing space? Who used it and why?

Approccio allo studio di un paesaggio sfruttato da un insediamento medievale. Analisi geo pedologiche con formulazione di una metodologia di approccio ad un paesaggio storico, studio delle fonti storiche, sia quelle di carattere documentale che quelle cartografiche. In particolare uso della cartografia storica (catasto ottocentesco) per avere un quadro sincronico del paesaggio precedente alla meccanizzazione delle campagne e per la valutazione di fossilizzazioni negli elementi paesaggistici. Incrocio dei risultati con i dati di scavo (con particolare attenzione all'archeologia ambientale) e proposta ricostruttiva sullo sfruttamento delle paesaggio.

The study intends to investigate the dynamics of transformation of the Roman coast. The territory still bears the traces of its long journey through time; through the historical cartography reading is, in fact, possible to detect a particularly complex environmental system of great historical, archaeological, landscaping and natural interest. The protagonist was the Tiber, with phases of land accretion, and, rarely, coastal retreat. These changes resulted, over time, in the formation of ponds, swamps, wooded areas. At the end of the nineteenth century, with its reclamation, this territory undergoes further transformation. Other signs featuring the landscape beyond the river are path roads of Roman origin, vestiges of the port infrastructure of Rome (the Claudio Ports and Trajan), salines, the ruins of Ostia and Portus, and several other solitary human settlements. Considering the complexity of the overall picture, it would be obvious to think  about a concept of protection, which, in the field of enlarging conservation and restoration efforts, involves both cultural and environmental heritage that, defines the features and qualities of the landscape.
Il contributo approfondisce le dinamiche di trasformazione del litorale ostiense, territorio che, ancora oggi, denuncia le tracce del lungo percorso nel tempo; attraverso la lettura della cartografia storica è, infatti, possibile rivedere un sistema ambientale particolarmente complesso e di estremo interesse storico, archeologico, paesaggistico e naturalistico.
Il protagonista è stato il Tevere, con fasi di avanzamento e, raramente, di arretramento della costa che hanno determinato, nel corso del tempo, la formazione di stagni, paludi, aree boscate, almeno sino alla fine del XIX secolo quando, con la bonifica, questo territorio subisce un’ulteriore fase di trasformazione. Altri segni caratterizzanti oltre il fiume: tracciati viari di origine romana, vestigia del sistema portuale di Roma (Porti di Claudio e Traiano), saline, resti degli insediamenti di Ostia e Portus oltre a solitari sistemi antropici (casali e ville).
In relazione alla complessità del quadro d’insieme, per valorizzare tale territorio sarebbe oggi ovvio pensare a un concetto di tutela che, ampliando l’ambito della conservazione e del restauro, possa coinvolgere tali beni culturali e ambientali che, strettamente correlati tra loro, determinano ancora i caratteri e i ‘valori’ di questo paesaggio.                   
Il contributo approfondisce le dinamiche di trasformazione del litorale ostiense, territorio che, ancora oggi, denuncia le tracce del lungo percorso nel tempo; attraverso la lettura della cartografia storica è, infatti, possibile rivedere un sistema ambientale particolarmente complesso e di estremo interesse storico, archeologico, paesaggistico e naturalistico.
Il protagonista è stato il Tevere, con fasi di avanzamento e, raramente, di arretramento della costa che hanno determinato, nel corso del tempo, la formazione di stagni, paludi, aree boscate, almeno sino alla fine del XIX secolo quando, con la bonifica, questo territorio subisce un’ulteriore fase di trasformazione. Altri segni caratterizzanti oltre il fiume: tracciati viari di origine romana, vestigia del sistema portuale di Roma (Porti di Claudio e Traiano), saline, resti degli insediamenti di Ostia e Portus oltre a solitari sistemi antropici (casali e ville).
In relazione alla complessità del quadro d’insieme, per valorizzare tale territorio sarebbe oggi ovvio pensare a un concetto di tutela che, ampliando l’ambito della conservazione e del restauro, possa coinvolgere tali beni culturali e ambientali che, strettamente correlati tra loro, determinano ancora i caratteri e i ‘valori’ di questo paesaggio.

Analisi dei nuovi contesti ceramici di età medievale e moderna provenienti dal sito di S. Omobono a Roma nell'ambito del Sant'Omobono project. (Direzione scientifica coordinata dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con l'Università del Michigan e l'Università della Calabria - campagne di scavo 2010-2014). Gli obbiettivi della ricerca, condotta come Ph.D student della Sapienza-Università di Roma, hanno riguardato lo studio dei depositi stratigrafici e del campione ceramico finalizzati alla ricostruzione dell'assetto spaziale, del panorama sociale e produttivo dell'area in esame.

https://galiciadigital1753.wixsite.com/proyecto

Rubén Castro Redondo nos ofrece una obra que dista de ser un simple instrumento de trabajo: es una culminación de un objetivo que se ha podido alcanzar en buena medida gracias a las nuevas tecnologías. Por primera vez en Galicia, quienes necesiten emplear el cartografiado histórico de mediados del siglo XVIII pueden comprobar su enorme utilidad, aunque no serán totalmente conscientes del esfuerzo que en tiempo, paciencia y meticulosidad -elementos necesarios del rigor científico- pudiera ocultar a primera vista. Junto con los avances tecnológicos de los últimos años, quizás la complejidad inherente a un proyecto como el que ahora presentamos explique de alguna manera el retraso de un trabajo que debería haber estado ya hace tiempo a disposición de cualquier persona, investigadora o no, con interés en la administración territorial histórica del Reino de Galicia.

Además de la obra impresa y los mapas en anexo, el libro tiene también una página web donde se puede consultar y descargar todo el material cartográfico digital que se ha elaborado en dicho trabajo. Puede consultarse en:

https://galiciadigital1753.wixsite.com/proyecto

"""""During Mussolini’s fascist regime, the Atlante internazionale del Touring Club Italiano – produced in Milan (1927-1938) and widely recognised far beyond the borders of Italy – included among its plates two maps of European ethnic groups. The makers of the TCI’s atlas passed on to us a specific approach to determine the kind of collective that ought to be considered an ethnic group.
The enigmatic second reprint of the fifth edition (1938) was inexplicably not accompanied by the symbolic features required by the fascist authorities, but, after World War II started, the new version of the “Europa etnografica” map – on a 1:12.000.000 scale – clearly showed the changes that occurred in the political context.
Link:
http://www.j-reading.org/index.php/geography/article/view/57/50"""""

O presente trabalho busca apresentar as relações existentes entre a iconografia e a iconologia a partir da interpretação de mapas cartográficos. Assim, a partir da escolha de um mapa cartográfico holandês do século XVII buscou-se descrever seus elementos constitutivos e apresentar uma descrição que buscasse não somente considerar os elementos de toponímia a e topografia, comuns à cartografia tradicional. Para tal, considerou-se a cartografia holandesa desenvolvida a partir da primeira metade do século XVIII que determinou a inserção de elementos que extrapolavam tal percepção. Dessa forma, optou-se por analisar o mapa “Brasilia Qua Parte Paret Belgis” que apresenta uma complexa descrição do território do nordeste brasileiro sob a possessão holandesa entre as décadas 30 e 40 dos anos 1600. A análise dos elementos nele contidos leva à percepção e consideração de elementos que estão considerados a partir de relações sociais, econômicas e políticas. Por fim, o trabalho tem a proposta de apresentar uma relação entre as artes e a cartografia a qual encontra-se descrita nos elementos cartográficos desse exemplar, além de verificar que os mesmos passam a ser importantes instrumentos que transformam a percepção dos objetos de arte em si mesmos.

Los mapas antiguos han sido una herramienta básica para la Geografía, como útil didáctico y como elemento de síntesis en el análisis histórico de los territorios, que los geógrafos hemos utilizado habitualmente. Sin embargo, el incremento de mapas de este tipo accesibles en internet y la popularización de herramientas SIG para desarrollar su análisis han alterado las formas de trabajo tradicionales. La posibilidad de georreferenciar mapas antiguos e interrelacionarlos geométricamente con otras cartografías ha abierto nuevos caminos para la investigación. Desde esta perspectiva, a partir
del análisis de la revolución que ha supuesto
la georreferenciación en las cartotecas online,
esta contribución plantea algunas pautas para georreferenciar mapas antiguos en los dos SIG de código abierto más populares: QGIS y gvSIG. Se pretende con ello reflexionar sobre la relevancia de la georreferenciación como herramienta útil para contextualizar los mapas antiguos y obtener datos de ellos, poniendo en valor el patrimonio cartográfico.

Studio del sistema paesistico storico dei Navigli della Martesana e di Paderno
L'identità storico-paesistica dei navigli alla luce delle fonti documentarie ed iconografiche:  (1° parte – novembre 1999) 

Questo lavoro raccoglie i primi risultati di una ricerca più ampia, che si propone di far luce sull'identità storica e paesistica dei navigli della Martesana e di Paderno attraverso la lettura delle principali fonti documentarie, letterarie e soprattutto iconografiche (cfr. elenco riportato nell'Abstract).
La documentazione storica riguardante i navigli lombardi costituisce infatti un patrimonio ricchissimo, in buona parte ancora inesplorato e sconosciuto, sparso soprattutto negli archivi ma anche nei musei e nelle biblioteche, di estremo interesse, oltre che per ricostruire le vicende storiche di queste vie d'acqua, anche per mettere meglio a fuoco e per comprendere come si è formata e sviluppata nel tempo l'immagine di questi luoghi.
Questo studio propone pertanto un percorso attraverso i più significativi documenti iconografici su questi due navigli, comprendenti antichi disegni, cartografie, dipinti, stampe e foto d'epoca, seguito, nella seconda parte del lavoro, da una lettura dei più importanti testi letterari, scelti per il loro interesse al tempo stesso testimoniale e metodologico.
Analizzando queste importanti testimonianze del passato, che con immediatezza ed efficacia comunicativa ci trasmettono un'infinità di informazioni diverse, è possibile infatti cogliere come immagini e scritti non siano solo utili alla conoscenza delle vicende storiche dei navigli e del contesto che le ha prodotte, ma divengano ai nostri occhi particolarmente significativi anche per comprendere, e quindi salvaguardare, l'identità storico-paesistica di questi luoghi, identità che appartiene all'immaginario tramandato e che va ricordata e rispettata come patrimonio collettivo, da cui trarre semmai spunti e suggerimenti di tutela e di valorizzazione.

Sono dunque innanzitutto le immagini stesse ad illustrarci e a commentare le diverse funzioni assolte nel tempo da questi navigli, a mostrarci le relazioni instaurate col paesaggio circostante, le trasformazioni determinate dalla loro presenza, e ad aiutarci a comprendere l'importanza ed il significato storico-culturale, oltre che paesaggistico, di questi beni.

Attraverso questa documentazione è possibile, in particolare, cogliere molto bene la compresenza, se non addirittura la complementarietà, delle diverse funzioni assolte in passato dai navigli, riconducibili, anche se certo non esauribili, grosso modo a quattro principali ambiti di interessi.
La navigazione, innanzitutto, e quindi i trasporti e i traffici commerciali, che trovarono nei navigli una via di comunicazione privilegiata tra Milano ed il contado, se non addirittura tra il capoluogo e gli stati confinanti.  Va ricordato in proposito l'importanza strategica per la Lombardia storica del fiume Adda, confine naturale fino alla fine del settecento con la repubblica veneta, o del lago di Como per i collegamenti con il nord-Europa.
Accanto alla navigazione, l'irrigazione, che attraverso una rete di canali, derivati proprio dalle acque dei navigli, andava ad incrementare l'economia agricola delle campagne circostanti.
E poi le opportunità di ricreazione e di fruizione paesaggistica, sottolineate dall'interessante fioritura di ville, sorte in posizione panoramica ad esempio proprio lungo le sponde del Naviglio della Martesana; infine le attività manifatturiere ed industriali, che si svilupparono grazie allo sfruttamento dell'energia idraulica delle acque dei navigli e delle rogge derivate.
Oltre a queste che furono le principali funzioni, andrebbero ricordate altre, forse meno significative ma altrettanto documentate, attività che animarono la vita dei navigli, come la pesca, praticata assiduamente lungo l'intero tracciato, o le manifestazioni di devozione popolare, che si esprimevano ad esempio nelle periodiche processioni religiose in barca al santuario della Madonna di Concesa, o semplicemente le scampagnate in barca fuori porta, lungo la Martesana, come testimoniano le foto d'epoca scattate nei primi anni del novecento.
Funzioni, interessi, attività che, come ribadiscono le immagini tramandate, animavano la vita, un tempo molto più intensa, di queste vie d'acqua.
Attraverso la documentazione archivistica è poi possibile mettere a fuoco anche le complesse vicende progettuali che talvolta, come nel caso del travagliato Naviglio di Paderno, precedettero la realizzazione stessa di questi navigli, o l'entità degli interventi di manutenzione che si resero necessari per il buon funzionamento dei canali.

The fortuitous discovery, below the backfill, of an old still perfectly intact stone bridge, called us for a search on the age and construction techniques employed. Through the analysis of ancient sources, the historical current mapping, chronicles of the time, it has outlined the history of the river Oreto crossing system, the expansion of the city to the area of the bridge, finding those social practices that have made that peculiar name. The study also traced the building phases of the different structures that have taken place on the site, by the end of the sixteenth century, up to a few years ago. We have found new information and unpublished images, useful for interpreting the purely technical issues, along with those related to the viability and development of the city.

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Examining the region of Basilicata (South Italy) represented in the Atlante Geografico del Regno di Napoli of Giovanni Antonio Rizzi Zannoni we can note the existence of a large number of place names related to a military field (Torre, Guardia, Castello, etc.). Although some of these are related to fortified sites abandoned or no longer exist at the time of the measurements of geographers, and after a first comparison with a census of the sites still active at the end of eighteenth century, we can note a high and uniform distribution of center of defense and observation. In addition to a direct defense in case of attack, the majority of fortified site were also intended to ensure the functioning of a network of sighting and signaling from the coast to the internal zones. What was the average distance between sites? What are those with greater visibility? What was the average time for any visual signals from the coast to inland areas? There were more protected than other centers? The whole site was connected to the main road site? In this paper, we will attempt to answer the question after a first comparison of the place names and the still active site at the time of the atlas and through the use of GIS applications.

Per la descrizione dell'evoluzione urbana della Città di Avellino, Capoluogo di Provincia della Regione Campania, un ruolo importante è sempre stato attribuito alla veduta contenuta nell'opera di Giovan Battista Pacichelli "Il Regno di Napoli in prospettiva", pubblicata a Napoli nel 1703. Le ricerche, effettuate nel corso degli anni, sul lavoro di Francesco Cassiano De Silva (post 1650-ante 1750), incisore lombardo di origine spagnola attivo a Napoli tra la fine del xvii secolo e l'inizio del xviii secolo, suggeriscono la datazione delle vedute di Avellino ed una nuova e diversa interpretazione in relazione alla forma della Città agli inizi del Settecento. L'articolo presenta una prima disamina dei contenuti della veduta in relazione all'area del Castello o palazzo dei Principi Caracciolo di Avellino. Viene proposta, alla fine, una metodologia di analisi per lo studio delle altre vedute di Cassiano De Silva che interessano la provincia irpina.

For the description of the urban evolution of the city of Avellino, provincial capital of the Campania region, an important role has always been attributed to the view contained in the work of Giovan Battista Pacichelli "Il Regno di Napoli in prospettiva", published in Naples in 1703. The research, carried out over the years, on the work of Francesco Cassiano De Silva (post 1650-before 1750), a lombard engraver of spanish origin active in Naples between the end of the 17th century and the beginning of the 18th century, suggests the dating of the views of Avellino and a new and different interpretation in relation to the shape of the City at the beginning of the eighteenth century. The article presents a first analysis of the contents of the view, in particular, for the Castle area or "Palazzo dei Principi Caracciolo di Avellino". An analysis methodology is proposed for the study of the other views of the territories of the Province of Avellino elaborated by Cassiano De Silva.