sinodalità
Chiesa sinodale:
avanti tutta
Giacomo Costa SJ
Presidente della Fondazione Culturale San Fedele, Membro del Comitato
di coordinamento del Sinodo 2021-2024 e responsabile del Gruppo di redazione
del Documento di lavoro per la Tappa Continentale
<
[email protected]>,
@giacocosta
Paolo Foglizzo
Redazione di Aggiornamenti Sociali, Membro del Gruppo di redazione
del Documento di lavoro per la Tappa Continentale
<
[email protected]>
accoglienza ● chiesa cattolica ● concilio vaticano ii ● dialogo ● discernimento ●
ecumenismo ● evangelizzazione ● inclusione ● missione della chiesa ● papa francesco
● rapporto chiesa-società ● sinodalità ● sinodo dei vescovi
Il Sinodo 2021-2024 è entrato nella tappa continentale: quale ne è il
senso? Il Documento di lavoro appositamente predisposto e reso pubblico
il 27 ottobre 2022 è il frutto di un lungo processo di ascolto del popolo di
Dio: che cosa propone? In che modo un processo di consultazione globale
inedito nella storia della Chiesa ne plasma la forma e i contenuti? In che
direzione orienta i prossimi passi del processo sinodale?
N
ella vita delle comunità ecclesiali del nostro Paese, almeno
nell’ultimo anno, la parola “sinodo” è abitualmente associata al
“Cammino sinodale delle Chiese in Italia”, che si snoda tra il
2021 e il 2025 ed è attualmente impegnato nel secondo anno della fase
narrativa (cfr <https://camminosinodale.chiesacattolica.it>). Non bisogna
dimenticare però come questo si inserisca all’interno di un movimento
ben più ampio, che coinvolge la Chiesa del mondo intero: il Sinodo 20212024 “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”.
Alla fine del mese di ottobre, il Sinodo universale ha vissuto un tornante
assai significativo.
Innanzi tutto, all’Angelus del 16 ottobre, papa Francesco ha comunicato
che «la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi si
Aggiornamenti Sociali dicembre 2022 (671-679)
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svolgerà in due momenti» 1, con una prima sessione a ottobre 2023 (già
prevista) e una seconda un anno dopo. Questo rappresenta un passo in
avanti nella trasformazione del Sinodo da incontro tra vescovi a processo ecclesiale, giacché in questo modo diventa possibile l’intreccio tra
il percorso sinodale della Chiesa universale e il lavoro dell’Assemblea dei
vescovi. Questa configurazione risponde al «desiderio che il tema della
Chiesa sinodale, per la sua ampiezza e importanza, possa essere oggetto di
un discernimento prolungato non solo da parte dei membri dell’Assemblea sinodale, ma di tutta la Chiesa. […] Pertanto, l’Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi assumerà anch’essa una dimensione processuale, configurandosi come “un cammino nel cammino”, allo scopo
di favorire una riflessione più matura per il maggior bene della Chiesa» 2.
Successivamente, il 27 ottobre, è stato reso pubblico il Documento
di lavoro per la Tappa Continentale (DTC), intitolato «Allarga lo spazio
della tua tenda», espressione tratta da un passo del libro di Isaia (54,2) da
cui prende ispirazione 3. Il DTC affonda le proprie radici nella lunga fase
di ascolto e consultazione portata a termine in tutte le Chiese del mondo
lungo il primo anno del processo sinodale, che rappresenta un esperimento
mai tentato prima nella storia della Chiesa. Allo stesso modo, costituisce
una novità la dinamica della tappa continentale, al cui servizio si pone.
Questo contributo prenderà in esame proprio il carattere innovativo del
DTC e del Sinodo 2021-2024; successivamente cercherà di mettere a fuoco
le tensioni che il processo ha lasciato emergere e che, se gestite accuratamente, rappresentano la sorgente del suo dinamismo, per terminare con
la considerazione del suo orientamento di fondo, che è la missione della
Chiesa e non le modalità del suo funzionamento. Per ragioni di spazio rinuncia quindi a una presentazione sistematica del contenuto del DTC, già
disponibile altrove 4, per concentrarsi sugli elementi di novità che propone.
Un processo che articola locale e globale
Un primo elemento di novità del DTC, o meglio del Sinodo 2021-2024
in cui si inscrive, è costituito dal processo da cui trae origine, e in particolare dall’articolazione tra locale e globale che lo caratterizza, evidenziando
così potenzialità finora inesplorate che la strutturazione della Chiesa cattolica a più livelli offre.
1 Nuove date per il Sinodo sulla sinodalità, Comunicato della Segreteria generale del Sinodo, 16 ottobre 2022, <www.synod.va/it/news/nuove-date-per-il-sinodo-sulla-synodalita.
html>.
2 Ivi.
3 Il testo del DTC è liberamente scaricabile in varie lingue dal sito del Sinodo 2021-2024,
<www.synod.va>, così come i documenti ufficiali a cui qui si fa riferimento e altri materiali
di accompagnamento.
4 Ad esempio cfr Costa G., «“Per una Chiesa sinodale”. Il Documento di lavoro per la Tappa
Continentale», in La Civiltà Cattolica, n. 4137 (5/19 novembre 2022) 251-262.
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Giacomo Costa SJ – Paolo Foglizzo
sinodalità
Una consultazione degli episcopati di tutto il mondo, dunque delle
Chiese locali, aveva condotto a identificare nella sinodalità il tema del
prossimo Sinodo. Su questa base, il Documento preparatorio (DP), pubblicato dalla Segreteria del Sinodo (una istanza “globale”) il 7 settembre
2021, ha messo in moto una serie
di processi di confronto e dialo- «Come si realizza oggi, a diversi
go in tutte le diocesi del mondo a livelli (da quello locale a quello
partire da un interrogativo di fondo, universale), quel “camminare
indicato nel riquadro qui a fianco. insieme” che permette alla
Questi processi hanno raggiunto la Chiesa di annunciare il Vangelo,
“base” della Chiesa, al livello più conformemente alla missione che
locale possibile, quello delle sin- le è stata affidata? E quali passi
gole parrocchie. I frutti dei processi lo Spirito ci invita a compiere per
di dialogo a livello locale sono stati crescere come Chiesa sinodale?»
sintetizzati e inviati alle diocesi di DP, n. 2
appartenenza, le cui équipe sinodali
hanno a loro volta operato una sintesi, trasmessa poi alla Conferenza episcopale. Sulla base di una traccia elaborata dalla Segreteria del Sinodo, le
équipe sinodali nazionali hanno prodotto una ulteriore sintesi, fatta avere
a Roma dopo l’approvazione da parte della Conferenza episcopale stessa.
Queste sintesi sono state trasmesse alla Segreteria del Sinodo, chiudendo
così un primo circuito di dialogo, e sono state la base per la stesura del
DTC, che infatti è punteggiato da decine di citazioni dei materiali ricevuti.
Con la tappa continentale del Sinodo, attualmente in corso, il circolo si
riavvia: il DTC è stato infatti inviato a tutti i vescovi del mondo, chiedendo a ciascuno di trovare il modo per diffonderlo nella sua diocesi e raccogliere le risonanze che questa voce globale suscita nel contesto locale,
per poi trasmetterle ancora alle Conferenze episcopali. Con l’obiettivo di
favorire un dialogo diretto tra Chiese locali, le cui voci sono rappresentate
nel DTC, in particolare tra quelle geograficamente più vicine, le Conferenze episcopali saranno chiamate a condividere queste risonanze nelle
sette Assemblee continentali previste nel primo trimestre del 2023, i cui
frutti saranno la base per l’Instrumentum laboris dell’Assemblea sinodale
di ottobre 2023.
La realizzazione di questo secondo circuito comunicativo mette in evidenza una dimensione della vita della Chiesa 5, quella continentale, finora sostanzialmente inesplorata, se non in alcune regioni, come l’America latina 6, segnate da precise peculiarità storiche. Al tempo stesso, questa
5 A riguardo, cfr Galli C.M., «Il dono traboccante dello Spirito nel popolo di Dio. La comunione sinodale e missionaria nelle Chiese regionali», in Luciani R. – Noceti S. – Schickendantz C. (edd.), Sinodalità e riforma. Una sfida ecclesiale, Queriniana, Brescia 2022, 62-90.
6 A riguardo, cfr Luciani R., «Sinodalità come processo di riconfigurazione teologicoculturale delle Chiese locali», in Luciani R. – Noceti S., Sinodalmente. Forma e riforma di una
Chiesa sinodale, Nerbini, Firenze 2022, 101-144.
Chiesa sinodale: avanti tutta
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novità rappresenta una forma per dare attuazione a una intuizione profetica del decreto conciliare sull’attività missionaria della Chiesa Ad gentes (7
dicembre 1965), che al n. 22 riflette sulla necessità di promuovere «nell’ambito di ogni vasto territorio socioculturale» percorsi di ascolto delle culture
locali e di ricerca teologica finalizzati a una autentica inculturazione del
Vangelo: «Così facendo sarà esclusa ogni forma di sincretismo e di particolarismo fittizio, la vita cristiana sarà commisurata al genio e al carattere di
ciascuna cultura». Perciò, risulta «desiderabile, per non dire sommamente
conveniente, che le Conferenze episcopali si riuniscano insieme nell’ambito di ogni vasto territorio socioculturale, per poter realizzare, in piena
armonia tra loro e in uniformità di decisioni, questo piano di adattamento»
(ivi). A questo scopo mirano le Assemblee continentali, che riuniscono i
rappresentanti di Chiese legate da prossimità geografica, ma soprattutto da
una certa coesione «in ragione di radici storiche comuni, di una tendenziale
comunanza socioculturale e del fatto di presentare le stesse sfide per la
missione di evangelizzazione» (DTC, n. 73).
La voce del Popolo di Dio
Non c’è dubbio che un processo di questo genere, soprattutto in tempi
così ridotti, non sarebbe possibile in assenza delle moderne tecnologie di
comunicazione, che tra l’altro hanno consentito lo svolgimento di incontri,
anche internazionali, persino in un tempo segnato dalle forti limitazioni
agli spostamenti dovute alla pandemia da COVID-19. Mai nella storia
era stato possibile interpellare l’intero corpo ecclesiale sul medesimo
interrogativo e raccoglierne la voce in modo sincrono. Per molti versi,
la possibilità stessa di realizzare il processo sinodale attualmente in corso
rappresenta l’impatto più profondo dei fenomeni di globalizzazione e della
loro base tecnologica sulla vita della Chiesa.
Il risultato, imprevisto e sorprendente, è l’emergere di una nuova voce
nel dialogo intraecclesiale. Finora questo aveva visto come protagonisti coloro che parlano in ragione di una responsabilità istituzionale (i pastori, in
linguaggio ecclesiale) e coloro che lo fanno in ragione di una competenza
teologica (i dottori), a cui si aggiungevano, in modo imprevedibile, le voci
provenienti da esperienze carismatiche radicali (i profeti), spesso ma non
esclusivamente radicate nella vita consacrata. Almeno in nuce, e grazie al
ricorso a una serie di mediazioni progettate e governate, appare ora
possibile una presa di parola da parte del Popolo di Dio, come insieme
di tutti i battezzati, di cui fanno parte anche vescovi e sacerdoti, in forza
della propria esperienza della vita cristiana e di quell’“istinto” di fede per
la verità del Vangelo che la teologia chiama sensus fidei 7. Certo, si è trattato
di un primo tentativo, che andrà riletto con cura in vista di un necessario
7 A riguardo cfr il fondamentale documento della Commissione Teologica Internazionale, Il sensus fidei nella vita della Chiesa, 2014, in <www.vatican.va>.
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Giacomo Costa SJ – Paolo Foglizzo
sinodalità
affinamento e di una riconfigurazione del dialogo intraecclesiale alla luce
di questa nuova possibilità: «Di fronte a nuove circostanze i fedeli in generale, i pastori e i teologi hanno ciascuno il proprio ruolo da giocare; occorre
che diano prova di pazienza e di rispetto nei rapporti reciproci se vogliono
giungere a un chiarimento del sensus fidei» 8.
Un primo dispositivo in questa linea, che già sta al cuore del processo
sinodale in corso, è legato alla dinamica della restituzione: a ogni livello,
chi ascolta è tenuto innanzi tutto a una restituzione nei confronti di
coloro che hanno preso la parola, che possono così verificare la qualità dell’ascolto e soprattutto intervenire quando percepiscano di non
essere stati ben compresi. Le sintesi diocesane e quelle nazionali, sopra citate, oltre che un contributo alla fase successiva del processo, costituiscono
innanzi tutto una forma di restituzione da parte di coloro che hanno avuto
il ruolo di ascoltare. Per questo si suggerisce non solo che siano rese pubbliche, ma anche che ci sia la possibilità di feedback. Anche il DTC «Il Popolo di Dio ha sottolineato il
si colloca in questa dinamica: il suo carattere eccezionale dell’esperienza
invio a tutte le diocesi del mondo di esprimersi liberamente
costituisce una forma di restituzio- all’interno di momenti di incontro
ne dell’ascolto operato da quanti appositamente predisposti, senza
hanno letto le sintesi pervenute in vincoli di agenda e con un’attenzione
vista della sua elaborazione, con la specifica a seguire l’ispirazione dello
possibilità di verificarne la qualità Spirito Santo. Le persone hanno fatto
in occasione delle Assemblee conti- presente come fosse la prima volta
nentali, che potranno confermarne, che veniva chiesto loro di parlare pur
smentirne o modificarne i contenu- frequentando la Chiesa da decenni».
ti, indicando le priorità per la fase DTC, n. 23 (cita la sintesi del Pakistan)
successiva.
Traendo ispirazione dalle categorie per analizzare i rapporti tra una
organizzazione e i suoi membri proposte nel 1970 dall’economista Albert
Otto Hirschman 9 (1915-2012), potremmo dire che per lungo tempo nella Chiesa la grande maggioranza dei battezzati ha avuto a disposizione
l’opzione della lealtà (loyalty), per molti secoli largamente praticata, in forma sincera o simulata. In alternativa era disponibile, anche se spesso con
grandi difficoltà, l’opzione della defezione (exit), che invece è diventata
maggioritaria nel secolo scorso, almeno nelle società interessate da massicci
fenomeni di secolarizzazione. L’opzione voice, cioè far sentire la propria
voce, è stata a lungo appannaggio di pochi, e anzi il DTC dà conto della
sensazione di novità sperimentata da molti durante gli incontri sinodali,
che emerge in numerose sintesi (cfr riquadro in questa pagina). Il processo
8
Ivi, n. 71.
Cfr Hirschman A.O., Lealtà, defezione, protesta. Rimedi alla crisi delle imprese, dei partiti
e dello Stato, Bompiani, Milano 20022, ed. or. 1970.
9
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sinodale in corso lascia intravedere delle possibilità di un suo allargamento,
anche a livello globale, con indubbi benefici per la vita della Chiesa. Dare
stabilità alle forme di ascolto e consultazione sperimentate nell’ultimo
anno è una delle maggiori sfide per il Sinodo e soprattutto per la fase attuativa a partire da ottobre 2024, continuando a cercare forme appropriate
che salvaguardino il fatto che «non è possibile identificare in modo puro e
semplice il sensus fidei con l’opinione pubblica o della maggioranza. Non
sono in alcun modo la stessa cosa» 10. Processi ispirati alle diverse tradizioni e metodologie del discernimento comunitario paiono particolarmente
promettenti a questo riguardo, in quanto prevedono l’articolazione di una
pluralità di ruoli e carismi, pur nel rispetto dell’apporto di ciascuno.
Polarità in tensione
Non senza una certa sorpresa, e pur scontando l’effetto dovuto al fatto
che il processo chiedeva alle comunità locali di reagire al medesimo stimolo, l’ascolto della voce del Popolo di Dio ha raccolto l’infinita varietà delle
situazioni concrete in cui la Chiesa vive, ma ha anche evidenziato una serie
di nodi che, pur con declinazioni e accentuazioni differenziate, emergono
in tutte le regioni del globo. Il processo sinodale si configura come una
esperienza di cattolicità, nel senso che la Chiesa è variegata, ma altresì
una, anche rispetto ai nodi che è chiamata ad affrontare, che si tratti del
clericalismo o del ruolo delle donne al suo interno (per citare due dei punti
più universalmente menzionati nelle sintesi).
Al di sotto, o meglio alla radice dei diversi temi e problemi, il DTC
scorge una serie di polarità in tensione, che forniscono la base su cui
strutturare la restituzione dei frutti dell’ascolto e soprattutto tracciare
piste per la prosecuzione del lavoro (cfr DTC, cap. 3). Queste tensioni
potranno infatti risultare generative e fornire energie nella misura in cui
si accetterà la sfida di mantenerle dinamicamente aperte, sfuggendo alla
tentazione di trasformarle in opposizioni da risolvere con l’eliminazione
di una delle polarità. È l’immagine biblica della tenda, evocata fin dal
titolo del DTC, a offrire l’ispirazione per questa considerazione delle tensioni: per non afflosciarsi, infatti, la sua struttura deve mantenere in un
equilibrio in continuo mutamento le spinte a cui è sottoposta. Trovare in
ogni momento la giusta tensione delle corde è dunque ciò che permette alla tenda di continuare a svolgere la propria funzione di riparo. Ma
è legittimo rintracciare qui anche un richiamo ai quattro ormai notissimi principi proposti dai nn. 217-237 dell’esortazione apostolica Evangelii
gaudium (2013) e spesso ripresi in altri documenti del magistero di papa
Francesco: il tempo è superiore allo spazio; l’unità prevale sul conflitto; la
realtà è più importante dell’idea; il tutto è superiore alla parte. Al n. 221,
10
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Commissione Teologica Internazionale, Il sensus fidei nella vita della Chiesa, cit., n. 114.
Giacomo Costa SJ – Paolo Foglizzo
sinodalità
essi sono presentati proprio come in relazione con «tensioni bipolari proprie
di ogni realtà sociale» rilevanti per «la costruzione di un popolo in cui le
differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune», cioè, con un
linguaggio più sinodale, capace di “camminare insieme”. Se ben gestita, la
tensione tra le polarità rappresenta una potente fonte di energia: è a questo
dinamismo che il DTC vuole richiamarsi.
Le tensioni individuate nel documento accompagnano la Chiesa lungo
tutta la sua storia, ma nel nostro tempo è la sinodalità il registro in cui si
declinano. La prima, la più pervasiva, che abbiamo già incontrato, è quella
tra unità e diversità, che punta a evitare la frammentazione senza però cadere nell’uniformità che spegne la vivacità ed espelle le differenze. Questa
tensione rappresenta la chiave di volta dell’intero DTC, al cui interno si
iscrivono tutte le altre, a partire dalla dinamica tra locale e globale, «che
nel linguaggio ecclesiale rimanda ai rapporti delle Chiese locali tra di loro
e con la Chiesa universale» (DTC, n. 73).
Una seconda tensione, particolarmente cruciale nella cultura contemporanea, riguarda la questione dei
confini e rimanda al rapporto tra «La Chiesa universale deve
accoglienza e inclusione: la tenda restare garante dell’unità, ma le
è chiamata ad allargarsi per poter diocesi possono inculturare la
rispondere a «un desiderio di in- fede localmente: è necessaria una
clusione radicale» (DTC, n. 11). decentralizzazione».
All’impegno di mantenere la propria DTC, n. 53 (cita la sintesi
fisionomia e continuare a garantire del Lussemburgo)
la libertà di scegliere se entrare o rimanere fuori devono corrispondere lo sforzo per la rimozione progressiva
di barriere e dinamiche di esclusione e la disponibilità all’ascolto di tutte le
persone e i gruppi che si sentono trascurati ed esclusi, «a partire da molte
donne e giovani che non sentono riconosciuti i propri doni e le proprie capacità» (DTC, n. 38), fino a «coloro che per diverse ragioni avvertono una
tensione tra l’appartenenza alla Chiesa e le proprie relazioni affettive, come
ad esempio: i divorziati risposati, i genitori single, le persone che vivono in
un matrimonio poligamico, le persone LGBTQ, ecc.» (DTC, n. 39).
Una terza tensione, che struttura l’intera storia del rapporto tra Chiesa
e mondo, è quella tra annuncio della fede e dialogo con le culture: «Un
elemento essenziale della sinodalità, che necessita ancora di un significativo approfondimento e di una migliore comprensione, è la chiamata a un
approccio interculturale più consapevole» (DTC, n. 53). Traspare l’effetto
dell’esperienza di vivere in società sempre più diversificate dal punto di
vista culturale e religioso, in cui «i cristiani vivono in mezzo a persone
di altre fedi o non credenti e sono impegnati in un dialogo fatto di quotidianità e comunanza di vita», ma anche l’impatto dell’enciclica Fratelli
tutti (2020), che fa della cultura dell’incontro e del dialogo il fulcro della
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sua proposta. Con grande forza viene riproposta la necessità di un rinnovamento dello slancio ecumenico: «Molte sintesi sottolineano che non c’è
sinodalità completa senza unità tra i cristiani» (DTC, n. 48).
Nel solco della tensione tra unità e diversità si iscrive anche la considerazione dei rapporti tra carismi, vocazioni e ministeri all’interno della
Chiesa: con un linguaggio più sociologico parleremmo qui di tensioni
tra ruoli e funzioni, legate anche all’esercizio dell’autorità e del potere. Le sperimentano tutte le organizzazioni, e la Chiesa non fa certo
eccezione. Ma è proprio la ricerca costante di un equilibrio dinamico che
conduce a vedere queste tensioni nella prospettiva della «partecipazione,
che corrisponde alla compiuta assunzione della corresponsabilità di tutti
i battezzati per l’unica missione della Chiesa derivante dalla comune dignità battesimale» (DTC, n. 11), piuttosto che del conflitto per l’accesso
a posizioni di comando. Diventa così possibile condannare il clericalismo
senza assumere toni anticlericali, o
promuovere
la valorizzazione delle
«Nell’abbraccio di una diversità che è
donne e del loro contributo in maricchezza possiamo trovare la nostra
niera non rivendicativa.
unità più profonda e l’occasione di
Infine, il DTC dà spazio a una
collaborare con la grazia di Dio».
ulteriore
e classica tensione, quella
DTC, n. 54
tra carisma e vocazioni da una
parte e strutture istituzionali dall’altra. La sinodalità, in quanto dimensione costitutiva della Chiesa, fa parte della sua identità e del suo carisma.
Per potersi tradurre in pratiche ecclesiali effettivamente sinodali ha bisogno
di impregnare le strutture della Chiesa e le procedure del loro funzionamento; si apre così la questione di « come articolare sinodalità ecclesiale
e collegialità episcopale» (DTC, n. 76) o di «migliorare la sintonia tra le
modalità ordinarie di esercizio del ministero episcopale e l’assunzione di
uno stile pienamente sinodale» (ivi). Ma da sole le strutture non bastano: la
diffusione di una cultura sinodale richiede che esse siano abitate da persone
adeguatamente formate e sostenute da una spiritualità altrettanto sinodale.
Il DTC conclude l’esame delle tensioni emerse lungo il processo sinodale delineando uno spazio al cui interno è possibile incontrarle tutte: quello
della «liturgia, in particolare eucaristica» (DTC, n. 11). Autentico specchio della vita della Chiesa, nella liturgia si riflettono tutte le tensioni
che la percorrono: quella tra accoglienza ed esclusione (ad esempio in
materia di accesso ai sacramenti); quella tra annuncio e dialogo (ad esempio rispetto alle possibilità di inculturazione della liturgia e ai loro limiti);
quelle relative ai rapporti tra carismi, vocazioni e ministeri, chiamati tutti
a una partecipazione attiva e non a una fruizione passiva; quella tra carisma e istituzioni, ad esempio nella ricerca dell’equilibrio tra la fedeltà alle
norme e il mantenimento di spazi di innovazione e creatività. La liturgia
diventa così l’ambito in cui sperimentare la gestione di queste tensioni per
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Giacomo Costa SJ – Paolo Foglizzo
sinodalità
poi rileggere l’esperienza e trarne insegnamento, nella convinzione che uno
stile sempre più sinodale della celebrazione produrrà una Chiesa sempre
più sinodale.
Nel dinamismo della missione
La tenda, cioè l’icona biblica a cui il DTC si ispira, è una dimora di
nomadi. La sua struttura è pensata per poter essere smontata e spostata,
e questo rende ragione degli elementi strutturali con cui sono gestite le
tensioni a cui è sottoposta. Non sarebbe nemmeno comprensibile senza il
riferimento al viaggio che è chiamata a compiere insieme a coloro che la
abitano.
Lo stesso vale per la Chiesa, che non trova in se stessa e nel proprio
mantenimento la propria finalità, ma nella missione di annuncio del Vangelo che le è stata affidata, e che la spinge a uscire continuamente da se
stessa per andare incontro agli uomini e alle donne di ogni tempo. Il dinamismo della missione è la condizione di possibilità di una gestione
equilibrata delle tensioni che percorrono la Chiesa, perché ne orienta le
energie in una direzione e con uno scopo preciso; ma soprattutto perché è
una spinta a uscire da sé in risposta all’azione della grazia, l’unica che può
produrre quel traboccamento che rompe la dialettica delle polarità «per
poter riconoscere così un dono più grande che Dio sta offrendo» (esortazione apostolica Querida Amazonia, 2020, n. 105; cfr anche DTC, n. 42).
Quando le tensioni tendono a diventare esplosive, significa che la Chiesa
sta diventando troppo autoreferenziale, troppo impegnata a guardare al
proprio interno: le energie di cui è portatrice, anziché “traboccare” nella
missione in modo generativo, diventano incontrollabili e potenzialmente
autodistruttive.
Perciò non è possibile comprendere la sinodalità slegandola dalla
missione della Chiesa, che «non è la sinodalità, ma la sequela di Cristo;
tuttavia, senza sinodalità sarà impossibile seguire Gesù in modo pieno e
in comunione con gli altri e le altre. In altre parole, la sinodalità è un
mezzo, il cui uso è indispensabile e indifferibile, ma sempre un mezzo
in vista dell’unico fine: dare nuova vita alla sequela del Signore da parte
della nostra Chiesa per la costruzione del Regno di Dio in un mondo
frantumato» 11. In una Chiesa sinodale anche comunione e partecipazione
sono orientate alla missione: è questo il criterio del discernimento ecclesiale che il Sinodo 2021-2024 è chiamato a realizzare, e anche la lunghezza
d’onda per sintonizzarsi con il suo percorso e continuare a parteciparvi.
11 López Oropeza M., «De la ceguera a la luz en un caminar juntos: la Iglesia latinoamericana en proceso de conversión sinodal», in Vida nueva, n. 3293 (12-18 novembre 2022),
<www.vidanuevadigital.com/pliego/la-iglesia-latinoamericana-en-proceso-de-conversionsinodal>.
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