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Prima edizione elettronica giugno 2018 I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi. Suggerimenti per la stampa Per stampare il presente volume si consiglia di procedere come segue:  attivare la finestra di stampa  alla voce "pagine per foglio" scegliere l'opzione "2 pagine". In tal modo si otterrà un formato molto simile a quello dei volumi cartacei della collana "Immaterialesimo". Allo stesso tempo si ottimizzerà il consumo di carta e di inchiostro in rapporto all'impostazione che le pagine hanno nella versione elettronica.

2 Collana Immaterialesimo Adamus, Guglielmo Colombi, Guido Contessa, Guy Fawkes,Ektor Georgiakis, Vanessa Gucci, Mircea Meti, Eva Zenith, a cura di Margherita Sberna L'IMPERO IMPERDONABILE © Copyright 2018 Edizioni Arcipelago Edizioni Arcipelago Via Brescia 6 25080 Molinetto di Mazzano www.edarcipelago.com Prima edizione elettronica giugno 2018 I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi. Suggerimenti per la stampa Per stampare il presente volume si consiglia di procedere come segue:  attivare la finestra di stampa  alla voce “pagine per foglio” scegliere l’opzione “2 pagine". In tal modo si otterrà un formato molto simile a quello dei volumi cartacei della collana “Immaterialesimo”. Allo stesso tempo si ottimizzerà il consumo di carta e di inchiostro in rapporto all’impostazione che le pagine hanno nella versione elettronica. 3 IMMATERIALESIMO Collana diretta da Guido Contessa La psicologia politica si occupa di studiare e cambiare, a partire da paradigmi e strumenti psicologici, la polis e cioè una delle concause del disagio della convivenza. Oggi la psicologia attraversa una stagione irripetibile, per il concomitante declino di due paradigmi scientifici e politici che hanno dominato l'Occidente negli ultimi tre secoli: il materialismo fisico e quello economico. La visione materialista del mondo, inteso come regno delle cose oggettive e reali, è stata messa in crisi dal principio di Indeterminazione, dalla fisica quantistica, dalla teoria della relatività, dalla matematica fuzzy. Nessuno scienziato è oggi disposto a giurare senza dubbi che fuori del Soggetto (l’Uomo indagatore) esista una materia solida definita, obbiettiva, conoscibile e misurabile con precisione. La fisica sta contaminandosi con la psichica. Ciò che è già avvenuto nella medicina sta verificandosi anche nella fisica, nella zoologia, nella biologia e persino nelle scienze informatiche. Sono già stati creati computers che imparano, che pensano per forme e che ragionano in modo “fuzzy” cioè non binario, ma sfumato e chiaroscurale. Macchine che operano, come la psiche, senza i vincoli del principio aristotelico di non contraddizione e liberi dalla schiavitù del tempo, come l'inconscio, quanto ci metteranno ad avere sentimenti? Per secoli abbiamo cercato di concepire l'uomo e la psiche come deterministici, nella speranza di comprenderne i segreti, e oggi la robotica, la caotica, la fisica e la biologia ci fanno scoprire che occorre concepire il mondo come indetermistico, se vogliamo capirlo. Per secoli la psichica è stata asservita dalla fisica e ora scopriamo che è questa a seguire le leggi di quella. www.psicopolis.com 4 Adamus1, Guglielmo Colombi2, Guido Contessa,3 Guy Fawkes, Ektor Georgiakis4, Vanessa Gucci5, Mircea Meti6, Eva Zenith7, a cura di Margherita Sberna8 L'IMPERO IMPERDONABILE 1 2 3 4 5 6 7 8 www.psicopolis.com/webmasters/adamus/index.htm www.psicopolis.com/webmasters/gugcol/index.htm www.psicopolis.com/SINGErgopolis/gc/index.htm www.psicopolis.com/webmasters/ektorgeorgiakis/index.htm www.psicopolis.com/webmasters/vgucci/index.htm www.psicopolis.com/webmasters/mirceameti/index.htm www.psicopolis.com/webmasters/evazenith/index.htm www.psicopolis.com/SINGErgopolis/mS/MS.htm 5 INDICE 9- Presentazione (Margherita Sberna) 12-COSI' VA IN ITALIA 13- Aporìe del made in Italy (Eva Zenith) 16- La modernità cronofaga (Adamus) 19- Vecchi xenofobi e nuovi schiavisti (Vanessa Gucci) 24- Il sistema non si cambia: si può solo azzerare, ogni 50 o 100 anni (Guido Contessa) 27- La tecnologia ci divora la vita (Ektor Georgiakis) 33- Appalti legalmente truccati (Eva Zenith) 44- La bufala dei concorsi (Guglielmo Colombi) 47- Le mani sulla nazione (Mircea Meti) 51-LA SOCIETA' INTERNAZIONALE 52- Rivoluzione e innamoramento (Mircea Meti) 54- I benefici che non abbiamo colto (Mircea Meti) 57- Ritorno al medioevo (Guglielmo Colombi) 65- La società stupefacente: perchè il circo Barnum è morto? (Vanessa Gucci) 68- Terapia e cura: la società malata (Guido Contessa) 71- Ipse dixit (Vanessa Gucci) 76- Quantità e qualità: il numero è il Dio dell'impero (Ektor Georgiakis) 78- Paradossi della diversità (Guido Contessa) 80- Mercato e politica internazionale (Adamus) 83- Democrazia e poker (Guy Fawkes) 86- Proibizionismo idiota, criminale e perdente (Ektor Georgiakis) 91-LA GUERRA IN ALCUNE SUE MANIFESTAZIONI 92- Terza guerra mondiale senza fine (Mircea Meti) 95- La beneficenza che uccide il welfare e foraggia il commercio delle armi (Guido Contessa) 6 97- Domande sull'ISIS (Guido Contessa) 100- Perdite umane in alcune guerre dal 1500 e il 1945 (Eva Zenith) 101- Guerre, migrazioni e sviluppo occidentale (Guglielmo Colombi) 104- Breve compendio del terrorismo cristiano ed ebraico (Guglielmo Colombi) 112- Il regime senza memoria (Mircea Meti) 127- Stato e violenza (Mircea Meti) 130-LE SCIENZE SOCIALI OGGI 131- La psicologia dei films, dei serial e dei reality shows - Il grande influenzatore (Guido Contessa) 135- Le persone non interessano più - Psicologia del lavoro nell'evo immateriale (Guido Contessa) 139- Gli psicologi della domenica (Ektor.Georgiakis) 142- Psicosociologia del velo islamico (Eva Zenith) 147- Psicosociologia dell'immigrazione (Eva Zenith) 154- L'autostima al grado zero (Guido Contessa) 158- Illusioni compensatorie (Vanessa Gucci) 161- Aggressivi mascherati (Adamus) 165- Dono e potere (Guido Contessa) 167- Le scienze umane e sociali: c'erano una volta (Eva Zenith) 170- Le pratiche sociali oggi (Guido Contessa) 175- Cambiamento catastrofico o progressivo? (Guido Contessa) 179- Il Gigante Kurt Lewin (Guido Contessa) 182-SULLA POLITICA e SULL'AMMNISTRAZIONE PUBBLICA 183- Come si valuta un politico o un governo? (Mircea Meti) 187- Meccanismi di difesa in politica (Mircea Meti) 192- Perchè ci asteniamo (Vanessa Gucci) 195- Globalizzazione vs protezionismo (Guglielmo Colombi) 200- Timbratori e picchiatori degli uffici e servizi pubblici 7 (Adamus) 203- Quando qualcuno comincerà a pagare? (Mircea Meti) 206- La responsabilità penale è individuale - La responsabilità morale è collettiva (Adamus) 208- Il welfare è stato ucciso dai contabili (Ektor Georgiakis) 212- Dal Welfare al Selfare (Vanessa Gucci) 217- Welfare, beneficenza e volontariato (Adamus) 222-INFINE, PARLIAMO DI SESSO...... 223- La prostituzione è una professione (Guglielmo Colombi) 227- La sessuofobia di puritani, vetero-cattolici e neovittoriani (Vanessa Gucci) 230- Personalizzazione vs competenza (Eva Zenith) 237- Dal primo bacio all'amore eterno (Eva Zenith) 243- La domanda crea l'offerta o viceversa? (Ektor Georgiakis) 246-.....E DI EDUCAZIONE 247- Quanti anni aveva Edipo quando ha ucciso Laio? (Eva Zenith) 250- Educare alla diversità (Vanessa Gucci) 255- Show business e star system: i nuovi educatori (Guglielmo Colombi) 258- Bambini educati con la storia del crimine (Mircea Meti) 8 PRESENTAZIONE Forse è tipico di tutte le epoche di passaggio non vedere la fine del peggio. Si arriva ad un punto che pare il massimo della regressione, l'espressione di una crudeltà inimmaginabile, l'incapacità totale di prendere coscienza dell'esito delle proprie azioni, e l'unico conforto è la convinzione di aver toccato il fondo: d'ora in poi si potrà solo risalire dal baratro. E invece no! Va detto che essere immersi in una certa situazione non consente la lucidità e l'acutezza di vederne tutti gli elementi neppure ai ricercatori più raffinati. Non esistono campanili abbastanza alti per avere una visione oggettiva del territorio. Anche dai satelliti, che da tempo ormai osservano la terra, non si ha una buona visuale. O troppo vicini, o troppo lontani. Dunque meglio lasciar perdere e non parlare di quanto accade? Lasciare ai documenti ufficiali il compito di ricostruire la storia? Gli Autori non sono d'accordo con queste scelte e ritengono che l'aspetto umano, pur di parte perchè intriso di emozioni, sia essenziale per poter capire. Non sono i soli nei secoli ad aver fatto questa scelta e come altri coltivano l'ambizione di dare un contributo alla comprensione di quanto testimoniano. Non solo per le 9 generazioni future. Piuttosto nella speranza che prima o poi il passato serva per imparare . E' vero che dalla comparsa dell'uomo sulla terra alcuni comportamenti sono rimasti e se mai si sono "perfezionati in peggio". Il famoso detto "homo homini lupus" rimane la caratteristica che più distingue l'uomo dagli animali. Se nelle caverne gli uomini si assalivano con la clava, ora usano i gas nervini e sganciano bombe con i droni. Ma sono arrivati fino a noi i graffiti scolpiti in alcune di quelle caverne e ci sono monumenti ed opere d'arte in ogni angolo del Pianeta. Dunque permane la speranza che l'uomo impari prima o poi a fare una sintesi creativa di questi aspetti così da valorizzare sempre più la sua umanità restringendo lo spazio occupato dalle tendenze distruttive. Occorre fare una scelta. Le situazioni descritte dagli Autori sono di facile comprensione. Così come le considerazioni, le riflessioni, i suggerimenti. A volte la semplicità del ragionamento è tale da far pensare che sia addirittura ovvio. E dunque, come mai a "nessuno" viene in mente? La risposta non può che essere: "perchè questo nessuno ha fatto altre scelte, ha altre priorità ed interessi!". In piccolo come cttadino o in grande come potente del mondo. Però nel corso dei secoli, molto lentamente è vero, si sono visti dei cambiamenti, più raramente scelti dagli uomini o 10 imposti dal caso, dalla natura, dal passare del tempo. Così i nostri Autori, benchè paiano pessimisti, non smettono di sperare e, come scrittori di fantascienza, suggeriscono scenari alternativi e ipotizzano ragionamenti e soluzioni forse non nuove, ma che potrebbero rivelarsi efficaci. E nella peggiore delle ipotesi, offrono un punto di vista utile per la comprensione. In questo volume i testi sono stati raggruppati per tema, indipendentemene dall'autore e dal momento in cui il contributo è stato scritto. Il riferimento storico è agli anni 2016/2017 e chi volesse approfondire gli eventi che hanno stimolato la stesura di queste pagine potrà facilmente ritrovarli nelle cronache cartacee e digitali dell'epoca. Come in altre occasioni, gli articoli possono essere letti nell'ordine preferito dal lettore e non necessariamente un blocco dopo l'altro. Gli Autori seguono sempre di più le tendenze attuali della comunicazione che preferiscono la sintesi e la concisione alla prolissità. Ma senza omissioni che limitino la comprensione. Margherita Sberna El Quseir, maggio 2018 11 COSI' VA IN ITALIA 12 Aporìe del made in Italy Eva Zenith Da qualche anno i mass media ripetono il peana del made in Italy, la cui definizione è talmente vaga da ricordare la vecchia autarchia fascista. I più rigorosi qualificano come made in Italy solo i prodotti che:  vengono lavorati in una fabbrica o laboratorio con sede in Italia  escono da imprese di proprietà a maggioranza italiana  sono lanciati da imprese la cui sede centrale sia in Italia  sono il risultato dell'abilità di maestranze italiane  vengono assemblati con materie prime italiane (cioè in possesso dei primi tre caratteri di questa lista). Il problema è che con una definizione di questo tipo, il made in Italy risulta molto circoscritto. Riguarda pochi prodotti, in bassa quantità, ad alto costo destinati soprattutto all'esportazione. Il vero made in Italy se lo possono permettere solo pochi italiani: quindi, perchè ne parliamo tanto? Il carattere di una sede in Italia rende poco made in Italy ogni prodotto che viene creato in stabilimenti esteri, europei o no. Ogni delocalizzazione dovrebbe far perdere ai prodotti la qualifica di made in Italy. Per esempio, non sembra ragionevole continuare a definire made in Italy i capi di Missoni, costruiti su misura per via telematica in laboratori situati in estremo oriente. 13 La richiesta di una proprietà a maggioranza italiana rende poco made in Italy ogni prodotto che esce da un'impresa quotata in Borsa, o da un impresa (come quelle del lusso) da tempo acquistata da capitali stranieri. E' paradossale sentir magnificare il made in Italy di quei prodotti che escono da organizzazioni da anni proprietà di francesi, arabi, tedeschi. Una impresa come la FIAT che ha la sede centrale in Olanda, produce auto negli Usa e in altri Paesi non può continuare a fregiarsi del titolo di made in Italy. Il made in Italy dovrebbe essere frutto del lavoro di maestranze italiane, almeno in maggioranza. Sono almeno 500.000 gli immigrati clandestini che raccolgono e lavorano i prodotti della campagna, nelle stesse condizioni in cui lavoravano i neri nelle piantagioni di cotone (o i cinesi nelle ferrovie) americane. E' un'assurdità continuare a definire made in Italy i prodotti di molta campagna italiana. Infine c'è il problema delle materie prime. La bresaola made in Italy viene fatta con la carne argentina. I salumi vengono creati coi maiali rumeni. I prodotti da grano dipendono dal mercato statunitense o canadese. Per le marmellate viene usata la frutta egiziana, marocchina o vietnamita. L'olio spacciato come made in Italy viene prodotto con le olive spagnole, tunisine o greche. D'altro canto è vero che il made in Italy, senza esportazioni, non sfamerebbe nemmeno un quarto della polazione italiana. La scarsità del vero made in Italy spinge in alto i prezzi e questo invita all'esportazione verso economie più forti. Il tonno mediterraneo lo mangiano solo i giapponesi. E allora? Smettiamola col mantra del made in Italy, e 14 limitiamoci a controllare che il cibo sia sano a prescindere dalla sua provenienza. 15 La modernità cronofaga Adamus Il tempo è creazione, o non è niente H.Bergson Uno dei vanti della modernità è l'allungamento della vita media. L'aspettativa di vita in Italia dal 1960 al 1969 era di 67,2 per gli uomini e di 72.3 per le donne. Nel 2014 la stima e di 79,40 per gli uomini e 84,82 per le donne. La modernità, la democrazia, l'industrialesimo, e il benessere ci hanno fatto guadagnare circa 12 anni di vita. Queste sono le statistiche della quantità. Purtroppo nessuno ci fa sapere le statistiche relative alla qualità. Nessuno ci dice come passiamo gli ultimi anni. Magari reclusi in qualche lager, o attaccati alle macchine per respirare. Ma soprattutto nessuno ci fa sapere quanto è il tempo di vita che la modernità ci ruba in tutto il corso della vita. Non è infondato il sospetto che la modernità ci sottragga più anni di quelli che ci regala. Vediamo le situazioni più "cronofaghe":  Infinite sono le ore sono che passiamo in coda .  Davanti agli sportelli degli uffici pubblici per lo smisurato numero di certificati e documenti obbligatori, dalle segreterie scolastiche alle pratiche cimiteriali.  Non possiamo considerare "vita" quella che passiamo nelle code automobilistiche o in treno per andare al lavoro e tornare a casa, o accompagnare i figli in giro per la città, o le ore passate alla spasmodica ricerca di un parcheggio: e sono decine di giornate rubate. 16       Le ore sprecate nella maledetta "raccolta differenziata" dei rifiuti, diventano giornate nel corso di una vita. Nella vita di un frequentatore di concorsi pubblici arrivano a centinaia le ore sottratte, per concorsi inutili o truccati. Gli obblighi nella compilazione di moduli, formulari, modelli, questionari, bollettini, stampati, schede e registri sono veri furti delle giornate di vita. Sono tantissime le giornate che buttiamo, costretti a vedere o leggere pubblicità in televisione, in strada, nella casella di posta reale o virtuale. Quante ore siamo costretti a passare negli ambulatori e negli ospedali per visite mediche, analisi, check-up, ricette farmaceutiche e piccole o grandi operazioni? Chiavi di casa, della cantina, della scrivania, dell'ufficio, dell'auto: nel corso di una vita sono tante giornate sottratte dal bisogno di sicurezza. Ognuno può fare il conteggio per sè, ma non sembra assurdo affermare che gli anni di vita regalatici dalla modernità corrispondono agli anni che ci ruba, come una specie di tributo obbligatorio sulla vita. Resta evidente il perchè i regimi della modernità siano così avidi del tempo dei sudditi. "Come mostra Castoriadis (in "L'institution imaginaire de la societé"), due punti situati in uno spazio sono diversi per ciò che non sono: il loro luogo. Il tempo è, al contrario, ciò che altera l'essere: fra ciò che era e ciò che 17 è non esiste nessun legame di deduzione, derivazione, determinazione nè causalità nè finalità. Il tempo è creazione. Ora, il totalitarismo,......., si basa sull'idea che esiste un luogo centrale - luogo del potere, luogo della ragione - da cui è possibile accedere al senso globale, ovvero al dominio e al controllo totale della società. Di conseguenza, non vi è posto per nessun imprevisto, nessuna inadempienza rispetto alle necessità della storia: il senso è definitivamente fissato."9 Il dominio sul tempo e il controllo del tempo dei sudditi è una costante dei regimi totalitari, e quindi anche della democrazia totalitaria. Qualsiasi azione sottoposta al dominio del potere trascura il costo del tempo sottratto alla vita dei sudditi: tempo che non ha alcun valore. 9 (J.P.Dupuy "Ordini e disordini" Hopefulmonster, EST edizioni, Torino, 1986, pag.71) 18 Vecchi xenofobi e nuovi schiavisti Perchè non c'è nessun traghetto di linea fra Italia e Africa? Vanessa Gucci La xenofobia riguarda i neri, i gialli, i caffelatte, i pellerosse, gli islamici, i cristiani, gli indù. Ma anche i quartieri, le città, le regioni, ed anche i redditi. Lo "straniero, l'estraneo, il foresto, il diverso" è da sempre il soggetto inferiore o il soggetto nemico. Solo gli indigeni, gli aborigeni, con la stessa storia, lingua/dialetto, ricchezza e religione sono amici. A volte neppure tutti. A volte anche le famiglie vicine sono il nemico da osteggiare o sottomettere. Le faide familiari sono una forma primitiva di guerra al diverso. In Italia, chiunque vada a lavorare in una città, anche piccola, che non sia la sua, si sente dire che dovrebbe "tornarse a casa". Il matrimonio endogamico è applicato da secoli in tutto il pianeta, ed è ancora oggi diffusissimo anche nei Paesi più evoluti. I matrimoni fra diversi per razza, nazionalità, religione, ceto, cultura sono anche possibili, ma sempre accompagnati da mormorii di disapprovazione sociale. Se non funzionano, tutti "l'avevano detto". Le xenofobìa non ha mai impedito l'ospitalità, al contrario, l'ha rafforzata: l'ospite è temporaneo. Nè ha mai impedito i commerci, anzi, li ha resi possibili: gli scambi sono fruttuosi solo fra diversi. La xenofobìa ha molte funzioni. La prima è quella di rafforzare l'identità ed i legami fra simili. L'ostilità verso il "fuori", riduce l'aggressività verso il "dentro". La seconda è quella di rafforzare l'autostima: il "noi" è sempre migliore del "loro". La terza, per certi versi più 19 importante, è quella di mantenere inalterati gli equilibri sociali, economici e di potere. L'estraneo minaccia sempre lo status quo. La xenofobìa ha però una grande debolezza. E' un'onda contrastata da un tifone. Il tifone è costituito dagli stati che hanno reso "connazionali" gli abitanti di città e contrade da sempre in conflitto. Il tifone è il sistema economico-industriale moderno che rende gli Stati interconnessi. Perchè non si scambiano solo merci, ma anche servizi, persone, culture. Il tifone è il turismo da e per l'estero; il tifone è Internet che azzera le distanze e quindi le culture: il tifone è l'impero, con le Confederazioni, le Unioni, le Alleanze fra Stati, che hanno reso sempre più vicino quello che era lontano. In sintesi, la xenofobìa combatte con quella forza inarrestabile che chiamiamo globalizzazione. Anche la schiavitù ha le sue radici nella notte dei tempi. L'impero romano è prosperato sulla schiavitù. La nobiltà medievale ha avuto come base la servitù della gleba. La colonizzazione ha camminato sulla schiavitù per tre secoli. La prosperità americana è partita dalla schiavitù dei neri nelle piantagioni di cotone. L'Australia è stata costruita sul lavoro forzato dei galeotti. Si può dire che tutta la storia umana si è sviluppata ed è economicamente cresciuta sfruttando la schiavitù. Dopo l'abolizione legale della schiavitù (nella Dichiarazione universale dei diritti umani, 1948, l' articolo 4 vieta la schiavitù in tutte le sue forme), il fenomeno non è sparito: in parte continua in forme criminali (per esempio, per le schiave sessuali), ma in gran parte continua sotto la bonaria definizione di "immigrazione". 20 L'immigrazione si presenta in due forme. La prima è una immigrazione organizzata che prevede un vero inserimento degli stranieri alle stesse condizioni degli "aborigeni": lavoro legalmente retribuito, abitazione dignitosa, diritti civili, cure mediche. In genere questo è il tipo di immigrazione riguarda le professioni "intellettuali", ma non di rado riguarda anche il lavoro manuale o tecnico. Questa immigrazione non si connota come schiavitù ma come libero scambio. La forma moderna della schiavitù è invece l'immigrazione "disorganizzata". Milioni di persone che si spostano clandestinamente e alla ventura, senza soldi, lavoro, casa, diritti legali. Questi sono i "nuovi schiavi" si cui si fonda una parte della ricchezza dei Paesi ospitanti. Di solito un Paese che non vuole o non può permettersi un'immigrazione organizzata, è ben lieto di "accogliere" l'immigrazione disorganizzata. Non è un caso che gli imprenditori italiani, tradizionalmente conservatori e protezionisti, si sono sempre mostrati favorevoli all'immigrazione selvaggia. Questa costituisce un vecchio sogno, che già Marx aveva segnalato: un esercito del lavoro di riserva, meno costoso, meno sindacalizzato, più sottomesso. I famosi "lavori che gli italiani rifiutano" perchè sporchi o malsani, mal pagati e peggio organizzati, invece di essere riorganizzati civilmente, sono dati pari pari ai "nuovi schiavi". Centinaia di imprese agricole non vivrebbero senza schiavi stagionali. La quasi totalità del tessile di Prato sarebbe morta senza gli schiavi cinesi. Tutto il comparto illegale delle contraffazioni prospera sul lavoro nero degli schiavi. Una grande mano dagli schiavi viene data all'industria del sesso e della droga. Nessuno ha mai 21 calcolato quante "badanti" lavorano in nero. L'immigrazione-schiavitù offre anche un certo sostegno ai proprietari di immobili che riescono a guadagnare da porcilaie trasformate in alloggi. Anche la schiavitù, come forma di sfruttamento, ha la sua debolezza. Gli schiavi hanno la tendenza a emanciparsi. Gradualmente chiedono legalità, diritti, garanzie avvicinandosi sia pure con lentezza alla condizioni di vita degli ospitanti. Oppure cercano una via d'uscita nell'illegalità. Nessuno si chiede come mai le pizzerie "Vesuvio" chiudono e i ristorantini "Fior di loto" prosperano? Quanti di noi, dopo aver dormito sotto un ponte, saltati i pasti, ed essere quasi morto di freddo senza alcuna prospettiva di miglioramento a breve termine si farebbero problemi a vendere qualcosa di illegale o rubacchiare qua e là ? L'illegalità è scomoda sia per chi la esprime sia per chi la subisce. Alla lunga, la schiavitù ha un costo sociale molto alto, ma sul breve termine offre grandi vantaggi a molti. L'Italia, con la consueta creatività, ha trovato il modo di superare il conflitto fra vecchi xenofobi e nuovi schiavisti ricorrendo alle parole magiche "solidarietà" ed "accoglienza", ed allargando a dismisura i vantaggi dell'immigrazione disorganizzata o selvaggia. Il primo passo è stato quello di rendere molto difficile l'immigrazione legale dai Paesi africani o medio-orientali La più evidente prova di questa scelta è che non risultano cinesi o sudamericani dispersi nelle acque del Mediterraneo. Significa che da questi Paesi arrivano clandestini in modo piuttosto facile con altri mezzi. 22 La seconda prova più evidente è che non esistono traghetti di linea che collegano l'Italia all'Africa o al Medio-Oriente. Sembrerebbe l'operazione più semplice, se davvero fossimo interessati ad evitare stragi in mare. Invece no, gli africani ed i medio-orientali devono rischiare la vita per diventare schiavi, perdipiù grati per essere stati salvati. Il secondo passo è stato quello di confondere i termini fra "rifugiati politici" ed "emigranti in cerca di benessere" definendoli tutti "povere vittime". Il tradizionale senso di colpa cattolico italiota scatta di fronte alle "povere vittime" ed azzera ogni sentimento xenofobo. Nessuno sta a vedere se fra i clandestini c'è qualche ex-turturatore di Gheddafi, qualche aspirante terrorista, qualche rapinatore di banche in fuga o qualcuno che ha seppellito moglie e suocera prima di partire: se viene dal mare è una "povera vittima" e va non solo salvata, ma anche ospitata. In teoria, gli sbarcati dovrebbero essere censiti e controllati. In pratica, il colabrodo Italia offre a tutti un passaggio facile per la schiavitù. Il terzo passo è stato quello di allargare a molti i benefici dell'immigrazione selvaggia. Anzitutto la Marina italiana, di cui nessuno conosce la funzione, ha trovato uno spazio di gloria e carriere con la mitica operazione Mare Nostrum. Poi i Comuni degli sbarchi, per metà disastrati dall'invasione dei clandestini, ma per un'altra metà beneficiati da finanziamenti fuori controllo. Infine, le finte cooperative dei finti volontari, che sono cresciute a dismisura (Mafia Capitale docet). La schiavitù non è più qualcosa di disonorevole: è un business dell'accoglienza. 23 Il sistema non si cambia: si può solo azzerare, ogni 50 o 100 anni Gestaltismo, strutturalismo e olismo Guido Contessa Una delle persone più criticate e odiate in Italia è l'attuale Presidente del Consiglio. Moltissimi pensano che cacciarlo sarebbe la soluzione di tutti i mali, allo stesso modo in cui si è pensato che eliminato Mussolini il fascismo sarebbe sparito. Il fatto evidente è che al posto di Renzi non arriverebbero J.F.Kennedy, W. Churchill o A.De Gasperi. Come è del tutto evidente che nemmeno Gesù riuscirebbe a migliorare un'Italia sottomessa ad un sistema inemendabile. Il pensiero individualista e soggettivista, che attribuisce ai singoli meriti e responsabilità politici, trascura la lettura gestaltica, strutturalista e olistica del mondo. 1. Gestaltismo: l'insieme è diverso dalla somma delle parti Quando si critica la casta dei politici, la corporazione dei magistrati o dei medici, il corpo di polizia, c'è sempre qualcuno che sdegnato giura che "lui e molti altri" sono onestissimi e competentissimi. Questo è sicuramente vero. Purtroppo la Gestalt Theory ci insegna che "l'insieme è diverso dalla somma delle parti", il che fa sì che un soggetto onesto e competente inserito in un insieme critico ed inquinato non può che arrendersi ed omologarsi. Se questa omologazione non avviene, il singolo viene emarginato, isolato e in certi casi lasciato in balìa dei rischi di ritorsione. I casi del generale Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino sono emblematici. 24 2. Strutturalismo: un insieme di ruoli/ regole tra loro collegati Qualsiasi soggetto voglia comportarsi onestamente, in modo competente ed umano all'interno di una istituzione o di una organizzazione,non può. . L'istituzione/organizzazione è un sistema fondato sulla sostituzione delle relazioni e della razionalità, con regole, ruoli regolati e legami vincolati. Nessuno può "essere se stesso" e operare all'interno di una istituzione o organizzazione: quindi nessuno può essere giudicato come individuo slegato dalla struttura. L'esempio più eclatante è quello dei nazisti, in grande maggioranza assolti perchè "non facevano che obbedire" agli ordini. E' la struttura a dominare gli individui che ne fanno parte. Per rendere un edificio antismico non basta ridipingere i muri o ricollocare i mobili: occorre modificarne la stuttura. Per innovare una organizzazione, una corporazione, un'istituzione (e a maggior ragione uno Stato) non basta comportarsi al suo interno con onestà, uumanità e razionalità: occorre cambiarne la struttura. 3. Olismo: i sistemi complessi sono irriducibili alla mera somma delle loro parti, in modo tale che le leggi che regolano la totalità non possano mai essere riducibili alla semplice composizione delle leggi che regolano le parti costituenti La società è un sistema di sistemi e i sistemi si influenzano l'un l'altro. L'insieme dei sistemi è diverso dalla somma delle parti, e l'insieme dei sistemi è a sua volta un sistema di regole e ruoli interconnessi. Il sistema sport non si può cambiare se si pensa ai suoi legami col 25 sistema culturale, il sistema dei media, il sistema economico. Il sistema dei media è legato inestricabilmente col sistema politico, il sistema culturale dominante, e il sistema delle corporazioni. E così via per ogni organizzazione e istituzione, che somo sistemi collegati a tutti gli altri. La lettura gestaltica, strutturalista e olistica del mondo spiega le enormi difficoltà del cambiamento, l'insignificanza del singolo individuo di fronte alle megastrutture, l'inutilità di demonizzare i leaders che sono sempre solo capri espiatori. E spiega anche che il riformismo è sempre conservatore, mentre il vero cambiamento è affidato solo ai "salti" alle rotture drammatiche che si verificano ogni 50 o 100 anni. 26 La tecnologia ci divora la vita Quante ore al giorno buttiamo intorno alla tecnologia ? Ektor Georgiakis La rivoluzione informatica e telematica ci ha promesso una vita più veloce, più facile, più efficiente. In astratto questo si è avverato, ma in concreto la diffusione dei computer e dei dispositivi mobili si è appropriata della nostra vita rendendocela più lenta, più difficile e forse anche meno efficiente. Come con le perline regalate agli Incas, non ci chiediamo più a cosa serve e perchè ne facciamo uso, ma siamo assuefatti a considerare la tecnologia parte centrale della vita senza fare caso a cosa e quanto ci ruba. Quando comperiamo tecnologia "Con soli 99€ hai 25GB di Internet per 1 anno di navigazione alla velocità del 4G". Questa è l'offerta tipica di un servizio telematico. Ma ce ne sono a decine fra le quali scegliamo dopo 2/3 ore di lettura della pubblicità. Dobbiamo decidere fra sistemi diversi e offerte diverse per lo stesso sistema, nessuno dei quali ti spiega mai i pro e i contro. Parlano solo dei pro. Adsl, wi-fi, fibra, flat, giga, mega, router, tablet, laptop, smartphone, ram: tutto un vocabolario da imparare, senza capirlo veramente. Parliamo qui solo dei normali consumatori di computer o cellulari, non dei disgraziati che si buttano nella creazione di un sito o un blog. Questi, se non hanno almeno un giorno alla settimana da buttare solo per i problemi tecnologici, sono dei suicidi. 27 Facciamo finta di sapere cosa significa quello che leggiamo, poi firmiamo un contratto scritto in corpo 8 e in un linguaggio tecn-inglese, che ci legherà per la vita. Siamo liberi infatti di cambiare quando vogliamo, ma dobbiamo essere pronti ad effettuare manovre che ci ruberanno ore ed ore. Abbiamo comprato un servizio che ci offre "25GB di Internet per 1 anno" facendo finta di sapere a quante ore di navigazione corrispondano 25 giga, e accettando di fidarci al buio del fornitore che sarà l'unico a sapere se e quando avremo superato la fatidica soglia. Abbiamo anche comprato un servizio che promette "navigazione alla velocità del 4G" scoprendo (se siamo abbastanza bravi da controllare) che avere una velocità media di 4 mega è già una fortuna. Esiste qualche modo di discutere con il fornitore del servizio qualora sia i 25 giga che i 4 giga si rivelino una panzana? No. Se telefoni al numero dedicato, non risponde o è occupato. Poi risponde un kosovaro che in italiano stentato, ti dice che devi chiamare un altro numero. Alla fine arrivi a parlare con un gentile pakistano che ti giura che se i giga non sono quelli promessi il problema è del tuo dispositivo, che devi o aggiornare o cambiare. Di ritoccare il costo dell'abbonamento non se ne parla. Ciò che è sicuro è il tempo che hai buttato. Quando impariamo ad usare tecnologia Abbiamo già perso 2/3 giorni di vita senza neppure aver cominciato ad usare le centiniaia di "meravigliose funzioni" che il dispositivo comprato offre. Se siamo laureati in info-telematica (meglio con lode) possiamo leggere le istruzioni. Compilate da sadici che parlano 28 solo tecnichese e inglese, scritte in corpo tipografico leggibile solo con una lente, le istruzioni di hardware, software, e dispositivi mobili richiedono giorni di lettura e garantiscono la depressione. I bravissimi produttori offrono anche l'opportunità di cercare online le risposte che servono, consultando le pagine del loro sito dedicate alla "domande frequenti". Basta avere la pazienza di leggere 7-800 risposte in tecni-inglese per trovare (sei hai molta fortuna) quella che ti serve. Solo per iniziare perdi non meno di 2/3 giorni. Pochi hanno il coraggio e il tempo da sprecare per imparare ad usare appieno lo strumento comprato. I più si buttano sfruttando l'intuito e si limitano ad usare il 10% delle "meravigliose funzioni" fornite, che comunque richiede giorni per essere appreso. D'altronde, anche questo 10% diventa presto inutile perchè dopo 2/3 mesi che hai comprato qualcosa, il produttore mette sul mercato la versione successiva "aggiornata". Si fa per dire: per i produttori, il termine aggiornamento significa sempre novità sperimentale. Tutto quello che hai imparato è da buttare. Ma non basta. L'aggiornamento di una parte del tuo sistema info-telematico (sia hardware o software) renderà incompatibili numerose altre parti del sistema, che sarai costretto ad aggiornare. Siccome l'aggiornamento è sperimetale, dopo una settimana ce ne sarà un altro. In un ciclo quasi infinito di aggiornamenti e apprendimento obbligati, che ti rubano gionate intere. Qualcuno, che a fatica ha trovato un modo parziale di far funzionare quello che ha comprato, potrebbe essere tentato di non aggiornare, pensando che l'aggiornamento sia un'offerta opzionale del produttore. Con le auto funziona così. Quando esce un nuovo modello, non sei 29 obbligato a comprarlo, se quello che hai ti soddisfa. Nel settore info-telematico invece è come se, uscito un nuovo modello di auto, i distributori di benzina cessassero di rifornire il modello precedente. Per un po' sei bombardato da avvisi perentori che ti ingiungono, con la stessa grazia di Equitalia, di aggiornare. Dopo un po' ti avvisano che se ti ostini non avrai più nè la consulenza telefonica, nè le utilissime pagine sulle "domande frequenti". Infine, cominciano a non funzionare più nè quello che hai comprato, nè i pezzi di sistema che ne sono collegati. Ci sono siti che nemmeno si aprono se non hai il browser aggiornato ieri. Desolato, ti risolvi a aggiornare/ricomprare il dispositivo, di cui userai solo il 10%: .....e investi altri giorni per imparare tutto daccapo. Quando usiamo la nostra "facile" tecnologia Il cellulare è fantastico. Però richiede tempo per la carica delle batterie, e la ricarica da pagare. Poi, quando serve, non c'è campo. Siccome ha un fantastico sistema "touch screen" se lo metti in tasca frettolosamente chiama i numeri da solo; se lo prendi in mano sbadatemente si spegne da solo. Se sei sotto il sole, non vedi lo schermo, a meno che tu non abbia un cellulare che costa più di un'auto. Il computer è meraviglioso. In teoria, ti permette di viaggiare per il mondo e restare sempre connesso. In pratica, se cambi Paese, devi cambiare o rifare le credenziali (ID e password) di tutti i siti cui accedi abitualmente. Infatti il sito che vuoi raggiungere riconosce che hai cambiato IP e ti chiede di controllare e verificare le tue credenziali, perchè, si sa, un hacker 30 thailandese è sempre in agguato per leggere i tuoi post su Facebook. Intanto spendiamo ore per "riverificare" le passwords dei dieci siti che vogliamo raggiungere. Ore buttate. La questione sicurezza è un'altra macchina per rubare il tuo tempo. I gestori di antivirus, ti tartassano con decine di avvisi perchè tu aggiorni il "sistema di difesa" dai virus che loro stessi inventano (in perfetto stile mafioso). Spendiamo ore e soldi per difenderci e poi ogni giorno leggiamo che i database, i siti, i clouds (e tutti i tuoi dispositivi) vengono regolarmente "bucati" e hackerati. Qualcosa non va nel tuo cellulare o nel tuo pc? Devi mettere in conto almeno una settimana di "lavoro" a tempo pieno. La risposta più frequente che ottieni dai negozi dove l'hai comprato, dai servizi di assistenza del produttore (il solito indiano ignaro o le "domande frequenti"), e da sedicenti tecnici esperti che paghi a peso d'oro è questa: buttalo e comprane uno più nuovo. I più criptici ti ordinano di "resettare" che significa buttare via tutti i tuoi dati e rifarti una nuova vita telematica. A proposito di "tecnici esperti". Ti vengono suggeriti spesso, come se potessi trovarli a ogni angolo di strada. In concreto, non ne trovi mai uno. Se lo trovi, è esperto in qualcosa che non ha nulla a che fare col tuo problema. Se trovi quello giusto, ti costa come se avessi comprato un cellulare o un pc nuovo. Fra la ricerca dell'esperto giusto e la soluzione del problema sei fortunato se te la cavi in meno di un mese. I siti e i blog privati ne inventano di tutti i colori per rubarti tempo. Oltre ai già citati, che non aprono se non hai il browser giusto, ci sono quelli che per farti accedere ti chiedono di iscriverti, il che è paradossale 31 visto che chiedi di accedere per conoscere il sito. I più modesti si limitano a invocare che li segnali su un social network prima ancora che tu sappia cosa contengono. Naturalmente, se la vuoi fare, la segnalazione richiede che tu sia già iscritto al social network, altrimenti basta buttare una mezz'ora per farlo. La pubblica amministrazione ha fatto passi da gigante, informatizzandosi. In teoria, puoi smettere di fare code negli uffici e seguire ogni pratica online. In pratica, sono pochissimi i siti pubblici aggiornati, per cui puoi solo avere le informazioni dell'anno scorso. Quelli aggiornati, mettono online pagine per leggere le quali devi avere Word, oppure Acrobat o QuickTime o un Flash player: tutte cose che devi pagare o passare ore a scaricare gratis (non sempre legalmente) e installare. Appena installato il nuovo software, scopri che confligge col tuo sistema operativo, oppure ti arriva il messaggio.....aggiorna ora! La tragedia si presenta quando un sito della P.A ti chiede di compilare qualcosa online: la pagina non si apre, se si apre - dopo avere messo le tue credenziali - non prende ciò che scrivi nelle caselle obbligatorie, se prende..... non funziona il tasto "invia". In conclusione: Quante ore al giorno buttiamo intorno alla tecnologia ? 32 Appalti legalmente truccati 10 Eva Zenith Da almeno 20 anni, esistono solo appalti truccati "legalmente". Non esitono appalti sostanzialmente regolari, ma solo appalti formalmente regolari. Lo sanno tutti coloro che hanno partecipato ad un appalto pubblico. Qualche volta la magistratura se ne accorge e i media fingono di scandalizzarsi. Esistono cinque categorie di vincitori di appalti legalmente truccati: quelli legati alle mafie, quelli collegati alle cooperative rosse, quelli di appartenenza cattolica, quelli legati all'appaltatore, quelli che pagano il pizzo. Non di rado i vincitori appartengono a tutte e cinque le categorie insieme. L'ipotesi che un appalto sia vinto da qualcuno che sa fare il lavoro bene e con onestà è remota. Capita solo quando mafie, organizzazioni rosse e cattoliche, cordate dell'oligarchia locale, e appaltatore sono talmente in conflitto da non trovare un accordo. Prima che il sistema degli appalti dilagasse, i politici affidavano i lavori a chi gli pareva. Se le cose andavano male, era sempre chiaro ed evidente chi fosse il politico responsabile. Capitava anche che qualche politico, per evitare grane, affidasse un lavoro a un'organizzazione competente. Oggi, grazie agli appalti, a meno di truffe smaccate e davvero idiote, nessun politico risponde mai degli appalti, perchè sono quasi sempre formalmente legali. Capitolo 1 - L'informazione Un appaltatore che desidera avere il meglio al minor 10 queste riflessioni sono tratte dall'esperienza in appalti del settore sociale, ma è altamente probabile che gli appalti in altri settori siano dello stesso tipo 33 prezzo facilita l'accesso al maggior numero possibile di concorrenti. Basta creare un database cui ogni impresa interessata agli appalti del settore può iscriversi liberamente: ogni bando può essere inviato a tutti via mail. Un appaltatore che vuole far vincere qualcuno fa il contrario. Invita a partecipare gli "amici" in largo anticipo e direttamente, mentre crea per gli altri una corsa a ostacoli. Il bando viene reso pubblico pochi giorni prima della scadenza, meglio se in prossimità di feste, ponti, vacanze. In questo modo gli "estranei" hanno pochissimo tempo per partecipare. Ma come viene reso pubblico? Solitamente viene appeso alla bacheca dell'ente appaltatore, in un sottoscala buio. A volte può anche essere richiesto, purchè si sappia quando esce. Ma dopo la richiesta non viene inviato: deve essere ritirato a mano in orari fantasiosi (il mercoledi dalle 9 alle 10 oppure il venerdi dalle 16 alle 18). Ma, una volta raggiunto, non viene dato gratis: va fotocopiato a pagamento. Gli appaltatori più innovativi arrivano a mettere il bando sul loro sito istituzionale. Peccato che quasi sempre il sito sia off line, oppure il link al bando sia nascosto. Una volta trovato il link si scopre che funziona a giorni alterni, e quando riesci a raggiungerlo, il bando è in un formato illeggibile o non scaricabile. Un'altra furbata è l'uso di qualche appaltatore di ammettere all'appalto solo quelli che vengono invitati. Per essere invitati, raramente basta chiedere. Per ricevere il bando bisogna avere dei requisiti, che poi sono quelli già in possesso del vincitore designato. Non si arriva ad esigere che il responsabile dell'ente sia biondo/a ma ci si 34 va molto vicino. Per esempio, alcuni esigono che l'invitato abbia una sede nella stessa regione o provincia dell'appaltante; altri chiedono che la ragione sociale sia una cooperativa o una srl; altri ancora arrivano a pretendere che i lavori pregressi del concorrente siano uguali a quello messo in bando. Ma qui viene il bello. Chi pensate che decida se il concorrente è degno di essere invitato? L'appaltatore, ovviamente, e senza diritto di appello. Mentre i "non amici" fanno la caccia al tesoro, gli "amici" stanno già da tempo preparando l'offerta e la documentazione. Capitolo 2 - I requisiti e il controllo Nella scelta dei requisiti per partecipare all'appalto, i "truccatori legali" raggiungono vette artistiche. Una prima scrematura avviene con la ragione sociale. All'appaltatore non interessa sei bravo ed onesto, ma devi avere la stessa ragione sociale dell'ente che dovrà vincere. Gli appalti sono vincolati alla ragione sociale degli interessati a partecipare. Cooperative, onlus, associazioni no profit, srl, spa: ogni appalto è riservato ad una categoria specifica Questo riduce molto i rischi di concorrenza. Una seconda scrematura deriva dal bilancio. Ogni bando richiede che per partecipare devi avere un certo bilancio (in uno o anche tre anni precedenti), ma i più astuti chiedono che il bilancio deve essere basato su lavori simili o addirittura identici a quelli messi in bando. Nei bandi di una certa entità, è richiesta una fidejussione, 35 cioè la garanzia di una banca, che naturalmente la fa pagare: questo, prima di sapere se vincerai o no. La terza scrematura si basa sull'organico. Non è previsto che tu assuma i collaboratori dopo l'eventuale vittoria. Per partecipare devi avere X dipendenti o collaboratori, ma non basta. Bisogna che abbiano particolari lauree o diplomi ed è obbligatorio allegare i curricula di tutti. Non importa se il lavoro inizierà fra un anno o più. Devi dire ora chi ci lavorerà: non sono previsti decessi, licenziamenti o semplici impegni in altri lavori futuri. Se il lavoro in bando prevede una sede per i futuri utenti, questa deve essere "a norma" e restare a disposizione fino alla decisione sul vincitore perchè se vinci e cambi la sede, rischi di non essere pagato. Molti bandi richiedono che il progetto sia preceduto da una "ricerca sui bisogni", che devi fare a tue spese. Non importa se questa ricerca è fatta oggi, mentre le risposte a questi bisogni saranno date fra uno, due o anche tre anni. I tempi fra l'emissione del bando, la partecipazione, i ricorsi, la scelta del vincitore, l'avvìo del lavoro e la sua ultimazione sono spesso di svariati anni. Il progetto deve essere descritto nei dettagli, senza alcun interesse per i bisogni degli utenti (che non conosci e che fra 2/3 anni saranno del tutto cambiati). Cambiare un progetto in corso, sulla base di diversi bisogni emersi è il primo motivo di sospensione dei pagamenti. L'ultima scrematura si basa su elementi formali. Se manca una firma su un foglio (tutti vanno firmati), la partecipazione è annullabile. Se manca un timbro la partecipazione è annullabile. Se la consegna avviene sei minuti dopo la scadenza, la partecipazione è annullabile. E' successo che sia stato eliminato un candidato perchè 36 aveva scritto sul costo finale "quarantatremila trecento50" mentre il bando chiedeva la somma in lettere: "quarantatremila trecentocinquanta". Sui requisiti l'appaltante si scatena, ma il trucco non sta solo nel porre requisiti bizzarri quanto ultimativi. Il vero godimento dell'appaltante sta nel controllo di questi requisiti. Chi controlla se i partecipanti al bando hanno o no i requisiti inderogabili richiesti? Qualche tirapiedi dell'appaltante, che verso gli estranei sarà severissimo, mentre per il candidato vincitore si mostra molto possibilista. Ogni requisito richiesto richiederebbe un'apposita indagine, che nessuno si mette a fare, specie verso chi è designato a vincere. I requisiti formali difettosi possono essere sanati con una telefonata, dopo la scadenza per le presentazioni: chi può sapere che prima non c'erano? La ricerca sui bisogni è fatta con un "copia e incolla" di ricerche fatte anni prima: ma chi lo viene a sapere? La sede per gli utenti non esiste o non è "a norma"? Se sei un "amico" non importa: basta una dichiarazione di "lavori di adeguamento in corso". Nessuno saprà se questi lavori dureranno anni. Il bilancio e la fidejussione sono opzionali o addirittura falsi, ma come farà a controllare il Fantozzi preposto al controllo? Se qualche funzionario onesto si accorge per caso di anomalìe, cosa deve fare? Segnalare al dirigente, che gli dice di "farsi i c....suoi", oppure che va dall'appaltante, che gli dice di "farsi i c....suoi". CAP.3 - La Commissione e i risultati Per essere proprio sicuri che il vincitore designato vinca l'appalto, nel settore sociale gli appaltanti evitano di fare bandi basati solo sulla cifra offerta. Questo renderebbe 37 troppo poco discrezionale la decisione. Ecco dunque l'ideona: una Commissione che decide una certa parte del punteggio finale. Chi sceglie e designa questa Commissione è ovviamente l'appaltatore. I commissari vengono scelti fra i parenti dell'appaltatore, i suoi tirapiedi, qualche funzionario ricattabile. I più arditi mettono nella Commissione anche una "foglia di fico". Qualche sedicente esperto o addirittura un accademico. Tanto la Commissione voterà e se c'è un membro non allineato sarà in minoranza. Le riunioni della Commissione sono segrete, come anche i suoi criteri di decisione. Se per caso le cose non vanno come da programma e la commissione sceglie un candidato sgradito, non c'è problema. Il peso della decisione della Commissione viene bilanciato dal peso del restante punteggio, deciso dall'appaltatore. Una volta che i conteggi sono fatti, salta fuori il nome del vincitore. Il quale viene formalmente avvisato (informalmente lo sapeva già). Qualche volta i trombati vengono cortesemente avvisati, ma non è detto: devono chiedere con insistenza. Se poi questi chiedono verbali, punteggi e motivazioni, la cosa si fa drammatica. I risultati di un appalto sono più secretati dei documenti del controspionaggio. I più cialtroni dicono chiaro e tondo che non sono tenuti a dirti niente. I più audaci giurano che ti manderanno tutto, ma non si sa quando (e passano mesi). Altri ti mandano documenti incompleti, lacunosi, illeggibili. Certo, chi perde può fare anche un ricorso amministrativo. Siamo tutti per la legalità ! Dopo 5 anni e 20.000 euro buttati, può anche vincere. Cosa vince? Niente, perchè i lavori appaltati sono finiti da un pezzo. 38 Chi vince dovrebbe ricevere un anticipo, come da capitolato. Se chi vince è un "amico" l'anticipo viene inviato il giorno stesso. Se il vincitore è un altro (caso rarissimo) il giorno stesso deve cominciare il lavoro, ma l'anticipo arriva dopo mesi e decine di solleciti. CAP.4 - Il controllo sul campo e le variazioni Se per caso hai vinto un appalto, senza aver pagato nessun pizzo o tangente, e cerchi di fare al meglio il tuo lavoro.....ti fanno morire! Tanto per scoraggiarti la prossima volta. Ogni controllo, tipo gestapo, che trova una pur minima variazione dal capitolato, si traduce nella riduzione o sospensione dei pagamenti. Il primo problema sta nel numero dei partecipanti/utenti. Due o tre anni prima, quando è stata fatta la rilevazione dei bisogni, molte persone sembravano interessate al progetto. Se si trattava di adolescenti, oggi sono tutti impegnati per la maturità. Se si trattava di anziani, la metà è passata a miglior vita. Se si trattava di piccole, imprese, la maggioranza ha chiuso i battenti. Se si trattava di utenti provenienti da istituzioni o organizzazioni (scuola, comunità terapeutica, centro informagiovani, ecc.) il dirigente con cui due anni prima hai fatto un accordo, oggi è cambiato e quello nuovo non ha tempo da dedicare al tuo progetto. D'altronde, se il capitolato prevedeva un numero preciso di utenti, è prevista la riduzione o sospensione dei pagamenti. Questo naturalmente non capita mai se chi ha vinto è chi era stato designato. Siccome ogni respiro durante il progetto prevede, firme, timbri e ricevute sono molti quelli che danno vita al "mercato truccato" dei partecipanti. 39 La cosa più semplice è mettere sui registri le firme di parenti, affini, amici. I più raffinati arrivano a dare dei soldi in più a coloro che partecipano. Così è nata la professione di "partecipante a progetti appaltati". Sono parecchi i giovani che firmano i registri di varie iniziative prendendo due o tre diarie . Tanto, nessuno controlla. Non c'è progetto sociale nè appalto che non dichiari a gran voce la necessità di "seguire i bisogni degli utenti". In pratica, i cambiamenti vanno autorizzati dall'appaltante uno per uno, ma spesso le autorizzazioni arrivano qualche settimana o mese dopo le necessità. Ogni cambiamento di sede, orario, contenuto o organico è ufficilmente motivo di riduzione o sospensione dei pagamenti. A nessuno interessa se il progetto raggiunge o meno i risultati richiesti dal bando. Per gli "amici" i controlli non vengono fatti. per gli "estranei" i controlli sono fiscalissimi ma solo sul piano formale. I registri, la contabilità, la sede della attività, il calendario, i nomi degli operatori vengono sottoposti ad un vaglio implicabile e ogni errore o deroga è motivo di riduzione o sospensione dei pagamenti. CAP.5 - I pagamenti e i rendiconti Circa i pagamenti e i rendiconti abbiamo personalmente assistito alla differenza fra "amici" ed estranei. Il famoso capo di una onlus si è presentato dall'appaltante a fine progetto, portando con sè una decina di scontrini per giustificare l' ammontare dei due miliardi del bando. L'appaltante gli ha fatto un modesto rimprovero verbale ed ha pagato. Un'associazione di estranei che aveva vinto 40 "per caso" un appalto, dopo dodici anni dalla fine del lavoro, riceve una lettera con una richiesta perentoria dell'invio di tutta la documentazione che l'appaltante aveva smarrito, pena l'obbligo di restituire la somma incassata. Ogni bando richiede un'offerta economica, scomposta a pacchetti: per gli operatori, per la segreteria, per i materiali, ecc. In fase di rendicontazione, non basta una fattura unica, e nemmeno per pacchetti. L'appaltante agli "estranei" richiede che tutte le spese vengano giustificate da fatture regolarmente pagate: pena l'annullamento del rimborso. Questo significa che il vincitore dell'appalto deve prima pagare tutte le spese e poi, mesi dopo, riceverà il compenso (se non c'è un impedimento da cavilli formali). Chi anticipa questi pagamenti? Il vincitore dell'appalto o una sua banca. Chi paga gli interessi? Il vincitore "casuale" dell'appalto. Nessuno pensi che l'ente vincitore si rifaccia ampiamente di queste spese, mediante la percentuale di ricavo sul totale dell'appalto. Nel settore sociale è proibito indicare che l'appaltatore tratterrà un 5-10% come utile. Gli appalti richiedono che le spese di ricerca, progettazione, segreteria, di partecipazione alla gara, interessi bancari siano tutte a carico del vincitore. Cioè, chi partecipa ad un appalto e vince, dovrebbe fungere da semplice trasferitore di danaro dall'appaltante al progetto. Tutto questo non vale per gli "amici", che vengono saldati quasi in toto a metà lavoro. Chi può controllare ? L'appaltante ha un'altra arma potente per "punire"chi vince un appalto senza essere un vero "amico". Il ritardo sine die nei rimborsi. Questo consente anche all'appaltatore di far maturare gli interessi bancari a suo 41 favore. Su decine di progetti, si tratta di milioni di euro. L'anticipo non viene dato, come specificato nel bando, all'inizio del lavoro, ma due, tre e anche sei mesi dopo. La seconda rata non viene data, come specificato nel bando, a metà del lavoro, ma due, tre e anche sei mesi dopo. Il saldo non viene versato, come specificato nel bando, al termine del lavoro, ma due, tre e anche sei mesi dopo. Le scuse per questi ritardi sono infinite. Non abbiamo ricevuto la documentazione, il funzionario è in vacanza, la documentazione non è completa o precisa, aspettiamo l'OK del dirigente, abbiamo passato la pratica all'ufficio amministrativo, al momento l'ente non ha liquidità... Il contenzioso è causidico. A volte si basa su cavilli formali: "manca una firma a pagina 7, vi rimandiamo tutto e poi provvederemo". Fra la prima spedizione, la scoperta del cavillo, l'avviso della necessità di correggere, la spedizione e la ri-spedizione con firma esatta, passano due o tre mesi, nel corso dei quali i rimborsi sono sospesi. A volte si basa su questioni più corpose, che aprono spesso guerre fra consulenti amministrativi che danno interpretazioni della legge in modo diverso. Secondo alcuni appaltatori devi pagare l'Iva due volte: quando fai una spesa (per esempio, un viaggio) paghi l'Iva, e quando invii il rendiconto di quella spesa devi fare una fattura in cui ripaghi l'Iva. Secondo le norme fiscali ogni ente deve conservare per almeno 5 anni gli originali di tutte le fatture emesse o pagate. Secondo i contabili di molti appaltatori, i rimborsi vengono dati solo dietro invio dei documenti originali. Queste "guerre" interpretative possono durare anche uno o due anni, nel corso dei quali 42 i rimborsi sono sospesi. Questo formalismo contabile fa sì che i progetti sociali non siano più diretti dai professionisti competenti, ma dai ragionieri, contabili, burocrati dell'appaltante e dai ragionieri, contabili, burocrati, consulenti fiscali e amministrativi dell'appaltante. La conseguenza è che i progetti appaltati, nel migliore dei casi servono solo ad offrire paghe e stipendi a operatori precari. I bisogni degli utenti e la qualità dei progetti non interessano a nessuno. 43 La bufala dei concorsi Guglielmo Colombi E' cronaca quotidiana la follìa di concorsi per 6 infermieri con 2500 partecipanti, per 4 bidelli con 1800 partecipanti, per 2 postini con 1000 partecipanti. I concorsi vengono spacciati per un sistema oggettivo di selezione e assunzione, mentre sono un mero business per chi li gestisce e una vera truffa (nonchè salasso) per gli aspiranti. A proposito di chi gestisce le selezioni è sospetto il mistero che aleggia sui selezionatori. Non si sa sulla base di quali criteri vengono scelti. Nessuno controlla se vi siano conflitti di competenze. Il che lascia una vistosa ombra sulle bufale chiamate concorsi. Qualsiasi operatore esperto di selezione del personale sa che il processo (domanda, titoli, curriculum, esame scritto o orale, colloquio individuale o di gruppo) funziona solo se la figura da cercare è particolare, cioè caratterizzata da competenze speciali e rare da trovare. Se la figura professionale da cercare ha una bassa configurazione di competenze è tecnicamente impossibile selezionare il candidato perfetto fra cento aspiranti. In questo caso, su 100 candidati, almeno 50 sono equivalenti. Stando così le cose, la disamina a tavolino del materiale inviato per posta è sufficiente a fare una prima scrematura. Si eliminano per prime le domande scritte in italiano selvaggio. Non sono poche le domande che presentano le parole "squola", "dipploma", "ò studiato". Poi si eliminano i candidati con titoli inadatti, insufficienti o discutibili: lauree prese per posta o presso 44 università attive solo sul web, diplomi ottenuti col minimo dei voti, certificati eccentrici. Infine si eliminano i curricula che non presentano altro che il minimo indispensabile, senza alcuna formazione o esperienza accessorie. Anche se non si tratta di competenze indispensabili alla figura da selezionare, è ovvio che un curriculum che offre esperienze di lavoro o volontariato nel settore, conoscenza di una lingua straniera, abilità certificata nell'uso del computer (competenze trasversali) vale più di uno che presenta solo i titoli obbligatori. Dopo questa scrematura, resta la metà dei candidati, o meno. Si possono poi mettere in campo altri criteri di selezione di carattere più politico, cioè discrezionale. Dare priorità ai candidati residenti nella Regione del posto di lavoro, o privilegiare quelli provenienti da altre Regioni. Assegnare più valore a chi ha figli da mantenere o a chi non ne ha. Aumentare il punteggio di coloro che hanno già partecipato a concorsi simili, o diminuirlo. Privilegiare o meno chi ha qualche disabilità; o chi ha più anni o meno anni. Aumentare o diminuire il punteggio ai candidati che non hanno titoli per partecipare a selezioni per altri posti di lavoro. Con uno solo di questi criteri resta meno del 30% dei candidati. E tutti questi sono perfettamente equivalenti, cioè hanno esattamente i caratteri richiesti dalla mansione in concorso. A questo punto, chi afferma di riuscire a fare una seria graduatoria fra 300-500 candidati equivalenti, mente. Trovare i 2 o 6 vincitori è del tutto arbitrario, e una mera finzione. Oppure c'è qualche raccomandazione da soddisfare. Allora le opzioni ragionevoli sono due. 45 La prima è di ammettere al concorso "de visu" solo i candidati rimasti dopo le varie scremature. Il rischio di questa scelta è quello che almeno 100 candidati risultino ancora equivalenti, dopo le prove scritte e orali. La seconda opzione è più drastica, meno costosa per tutti e più onesta, anche se meno vantaggiosa per i selezionatori. Affidare la scelta dei vincitori a un sorteggio fra tutti i candidati rimasti in campo dopo le scremature. 46 Le mani sulla nazione Quando il cancro del regime arriva alla metastasi, la Giustizia non basta Mircea Meti Le vicende delle grandi opere per il G7, degli impianti sportivi per i mondiali di nuoto, del Mose, dell'Expo e di Mafia Capitale mettono in evidenza il fatto che la corruzione non è più solo un affare fra ladri di partito (come è stato per Mani Pulite), nè solo l'espressione di avide oligarchìe ispirate al modello organizzativo della mafia. Ormai si tratta di un regime canceroso giunto alla metastasi, che coinvolge migliaia di individui e che nessuna legge, nessun giudice, nessun organo inquirente è in grado di fermare. La confusione legislativa, la lentezza dei procedimenti giudiziari, l'impotenza e l'incapacità delle forze dell'Ordine rendono impossibile l'intervento chirurgico su una metastasi così estesa. Al massimo si arriva a trovare qualche colpevole qua e là, che 3 gradi giudizio, la cui durata è raramente inferiore ai dieci anni, portano a punizioni irrisorie. Nel frattempo, la metastasi si allarga con gli stessi o con nuovi soggetti emergenti fra le migliaia che sono passati indenni dalle bufere periodiche. Per fare quello che hanno fatto a Roma, a Venezia, a Milano, a Torino e in Sardegna sono inquisiti un centinaio di soggetti, dei quali una metà se la caverà e l'altra metà riceverà lievi condanne. Questo è forse curare il cancro, ma non la metastasi. Quello che è stato fatto ha necessariamente richiesto la complicità e l'omertà di migliaia di persone che non sono nemmeno 47 scalfite dalle inchieste. Cominciamo dalle cooperative. Queste hanno una legislazione precisa che prevede uno statuto registrato presso un notaio, un consiglio direttivo, magari anche dei probiviri, i soci, l'assemblea annuale, un consiglio direttivo, dei bilanci controllabili, impiegati contabili e amministrativi. Una cooperativa è raro che abbia meno di dieci persone coinvolte. Una cooperativa che fa affari è iscritta ad associazioni di categoria, alla Camera di Commercio, agli elenchi pubblici per gli appalti. Se il Presidente ruba, truffa, corrompe, tutti questi soggetti non possono esserne all'oscuro. Mettere sotto inchiesta il Presidente significa forse colpire il cancro ma non la metastasi. Per ogni indagato ci sono dieci complici pronti a prenderne il posto. Una legislazione che volesse curare la metastasi dovrebbe prevedere che, se il Presidente di una cooperativa è condannato per un reato, tutti coloro che ne sono coinvolti non possano più avere a che fare nè con le cooperative nè con gli appalti pubblici. Non servono verdetti giudiziari: basterebbe un elenco simile a quello degli insolventi che le stazioni appaltanti possano consultare per escludere a priori dalle gare questi nominativi. Poi gli enti locali. Ogni tanto prendiamo con le mani nel sacco un consigliere o un assessore comunale, provinciale o regionale che prende la mazzetta. Queste però non sono figure operative: sono soggetti decisori. Le loro decisioni non potrebbero assere attuate senza la complicità attiva o passiva di decine di dirigenti, funzionari di alto o medio livello, segretarie e quanti altri devono far marciare una pratica. Anche qui, è impossibile per la giustizia condannare tutti ed estirpare 48 la metastasi. Anche se possiamo condannare per associazione mafiosa l'ultimo picciotto di una cosca camorristica, e quindi potremmo inventare qualcosa di simile per l'ultimo funzionario comunale o regionale che si è reso complice del politico corrotto. Ma tant'è. In assenza di una legislazione che non verrà mai, dovrebbe essere tuttavia possibile punire i "complici morali" con i normali strumenti di gestione del personale: con la eliminazione del famigerato "premio di produzione", coi trasferimenti, col rallentamento della carriera. I Comuni hanno sempre un Segretario (o un "project manager") strapagato e onnipotente, una specie di direttore generale che in un'impresa privata sarebbe cacciato se sotto il suo naso i dipendenti rubassero. E' impossibile pensare che un Comune faccia appalti truccati (e lo fanno quasi tutti) senza che il Segretario lo sappia. E se non lo sa, va cacciato per manifesta stupidità. Eppure non abbiamo mai sentito di un Segretario comunale indagato insieme agli amichetti "politici", nè abbiamo mai sentito di remunerazioni ridotte per evidente incompetenza. Comuni, Provincie e Regioni sono largamente afflitti da un fenomeno che ogni sera la tv ci segnala: l'assenteismo. Ogni tanto qualcuno viene filmato a timbrare per i colleghi, mentre questi sono al bar o al supermercato. Magari la giustizia riesce anche a dare qualche buffetto sulla guancia ai colpevoli. Ma che dire dei loro capi ? Decine di dipendenti pubblici evadono dal lavoro e i loro capi ufficio o capi dipartimento non ne sanno nulla? Perchè li paghiamo? I colleghi di lavoro 49 sono all'oscuro? Non risulta di carriere di dipendenti pubblici rallentate per complicità od omertà verso gli assenteisti. Il cancro degli assenteisti è niente di fronte alla metastasi del sistema. Infine i Partiti. Qui la negazione della metastasi è vicina al delirio. La frase più corrente è "Se ci sono delle mele marce, vanno punite". Oppure "La maggioranza dei politici del mio partito è onesta (degli altri non si è mai certi)". Giuridicamente magari è così, ma che dire dell'ottica politica o morale? Ogni partito del regime è organizzato con un segretario, una direzione nazionale e dei funzionari. Il modello è più o meno replicato ai livelli periferici. Un politico o un mega burocrate locale ruba, malversa, corrompe, ricatta e nessun segretario, nessun membro della direzione, nessun funzionario del partito ne sa nulla. Non ne sanno nulla a nessun livello: comunale, provinciale o regionale. Non ne sanno nulla a livello nazionale. C'è da chiedersi a cosa servano i partiti, strafinanziati per decenni dai sudditi. Di fronte a scandali come quelli di Venezia, Milano e Roma qualche ingenuo si aspetta che vengano allontanati dalla politica (non dalla giustizia, ma dagli stessi partiti) tutti i politici locali e nazionali che, nel migliore dei casi, non sono stati capaci di vedere quello che i "fedelissimi" combinavano sotto il loro naso. Invece no, sono tutti in tv a dire: "Se ci sono delle mele marce, vanno punite" oppure "Non facciamo di ogni erba un fascio". 50 LA SOCIETA' INTERNAZIONALE 51 Rivoluzione e innamoramento Mircea Meti Giudicare la rivoluzione degli Anni Sessanta coi seguenti anni di piombo e siringhe è come giudicare la rivoluzione francese dalla ghigliottina, la rivoluzione russa dai gulag staliniani e la rivoluzione cinese dalle deportazioni di massa. Una rivoluzione è come l'innamoramento, non si valuta per le conseguenze ma solo per gli effetti immediati e gli effetti culturali di lunga durata. La rivoluzione francese voleva liberarsi dal medio evo, e ci è riuscita. La rivoluzione russa voleva emancipare contadini ed operai dal giogo feudaleimperiale, e ci è riuscita. La rivoluzione cinese voleva far fare alla Cina un salto di due secoli nella modernizzazione, e ci è riuscita. Gli anni Sessanta volevano un' emancipazione antiautoritaria dei giovani e delle donne, della cultura e delle minoranze, e l'hanno ottenuta. Lo Statuto dei Lavoratori, il divorzio e l'aborto, la Scuola dell'Obbligo e gli organi Collegiali scolastici, l'emancipazione delle donne, l'attenzione per le disabilità sono i veri frutti degli anni sessanta. Il processo di modernizzazione della Chiesa e del comunismo sovietico, nonchè la critica al capitalismo belligerante americano, sono iniziati durante la rivoluzione degli anni sessanta. Tutto ciò malgrado il sistema nel suo complesso abbia resistito e il sistema politico-istituzionale sia addirittura peggiorato. Inoltre, la rivoluzione degli anni sessanta è stata l'unica rivoluzione non sanguinosa dell'era moderna. Questa caratteristica è stata la sua forza. Gli anni sessanta puntavano ad una rivoluzione culturale, senza chiedere la 52 sostituzione del potere politico. Quando questa finalità si è raggiunta (dopo il '68) è cominciato a scorrere il sangue. Il problema è che i rivoluzionari sanno fare bene le rivoluzioni ma non sono adatti a gestirne le conseguenze. Come gli amanti raramente sanno diventare sposi felici, anche i rivoluzionari raramente sanno diventare i gestori del nuovo ordine. Come ha scritto F.Alberoni nel suo miglior libro, la rivoluzione è uno "stato nascente" come l'innamoramento, un vortice rigeneratore, una interruzione della routine, e va valutata per quello che produce nelle menti e nei cuori. Un innamoramento rende felici a prescindere che sfoci o no nel matrimonio. E lascia negli animi degli innamorati un tesoro di ricordi che riempiono tutta la vita. Le conseguenze politiche o istituzionali di una rivoluzione, come di un innamoramento, non dipendono dagli attori, ed essi non se ne curano. 53 I benefici che non abbiamo colto Mircea Meti Dagli anni novanta il pianeta sta registrando una trasformazione epocale, simile a quella avvenuta con la scoperta dell'America o l'invenzione della stampa. Intorno al 1990 hanno cominciato a svilupparsi gli effetti della globalizzazione e dell'immaterialesimo. Con la prima si è contratto lo spazio, con la seconda il tempo: due dimensioni cruciali per la vita e le società umane. Per decenni l'Occidente ha sopportato la maledizione della fatica e del lavoro-merce a basso contenuto di senso e basso costo. Per decenni abbiamo decantato l'utopìa della liberazione dal lavoro. L'insieme di globalizzazione e smaterializzazione, andando a braccetto, ha dato l'avvìo alla fine del lavoro nel Primo Mondo. Per decenni l'Occidente illuminato ha maledetto il colonialismo e invocato per il Terzo Mondo il diritto ad uno sviluppo economico favorito dalla industrializzazione e da un equo commercio. La globalizzazione e la smaterializzazione hanno favorito questo sviluppo portando nei Paesi poveri capitali e imprese e importando da essi manodopera. Oggi, il continente africano e quello asiatico stanno sicuramente meglio di 50 anni fa. La globalizzazione non ha solo significato vedere nella stessa strada un ristorante tailandese, un chiosco di kebab e un negozio cinese di borse. Ha voluto dire anche migrazioni di massa dal Terzo al Primo Mondo, che hanno fornito un esercito di riserva del lavoro-merce a basso contenuto di senso e basso costo. 54 Ha anche favorito la delocalizzazione di migliaia di imprese, alla ricerca di legislazioni più favorevoli e manodopera a costi più bassi e senza diritti. Ha immediatemente moltiplicato le opportunità della finanza, che da tempo considera il pianeta un unico mercato. Lo spazio si è contratto e le distinzioni fra qui e là sono evaporate. Come stanno evaporando i confini, le dogane, le lingue e le diversità nazionali La smaterializzazione ha consentito alle imprese californiane l'impiego di imprese contabili indiane. L'organizzazione del lavoro della moda italiana e della elettronica americana ha potuto controllare in tempo reale le filiere produttive di fabbriche delocalizzate in Cina o in Thailandia. La fatica e la ripetitività di molte mansioni è stata assorbita dalle macchine. Informazione e comunicazione sono diventate planetarie. Il tempo si è contratto e le distinzioni temporali sono state azzerate dalla velocità. Passato, presente e futuro sono adesso, tutti insieme su uno schermo costituito da puntini luminosi. Perchè ci lamentiamo dunque, per la "fine del lavoro" e per l'emancipazione del terzo Mondo, sognate da almeno un secolo? Perchè la politica italiana ha sbagliato tutte le scelte possibili. Il lavoro-merce, materiale e faticoso, che iniziò a sparire 25 anni fa doveva essere sostituito dal lavoro-senso, immateriale e iper-qualificato. Ma non è stato così. Perchè il nuovo lavoro doveva essere supportato da un pluriennale piano formativo con investimenti massicci nella riqualificazione dei processi di adeguamento professionale. Doveva essere facilitata da infrastrutture telematiche d'avanguardia. Doveva essere accompagnato 55 da significativi spostamenti di risorse pubbliche e private dai settori obsoleti a quelli immateriali o di alta qualità. Doveva essere favorito con una legislazione del lavoro che aumentava salari e diritti dei lavoratori operanti nei settori immateriali e innovativi. Soprattutto la transizione doveva andare di pari passo con un welfare rinvigorito verso i ceti con più difficoltà. Nulla di questo hanno fatto i governi che si sono succeduti dagli anni novanta ad oggi, e l'Italia è avviata a passare dal Primo al Terzo Mondo. 56 Ritorno al medio Evo Guglielmo Colombi E' del 1970 il libro di R.Vacca "Il medioevo prossimo venturo". Un testo allora definito apocalittico, oggi è da considerare ottimista, perchè la realtà è più medievale della previsione di Vacca. L'Illuminismo è sembrato segnare la fine dell'oscurantismo medievale in nome della ragione, della scienza, della laicità, della libertà individuale. Due guerre mondiali e il trionfo del più sfrenato capitalismo ci stanno rimandando indietro di 6/7 secoli. L'illusione di una storia progressiva che prometteva ogni epoca migliore -più libera e più riccadella precedente, deve essere sostituita dalla teoria vichiana dei corsi e ricorsi storici: il XXI secolo imita il XIV secolo. Guerre di religione Il medioevo (ma anche il Rinascimento) è stato caratterizzato da conflitti e guerre, la cui vera motivazione era il potere o il danaro, spacciati però da guerre di religione. Gli europei invadevano il medioriente in nome di Dio. I musulmani occupavano la Spagna nel mome di Allah. Il papato ammazzava intere popolazioni per garantire l'ortodossia cattolica. Ogni contendente compiva massacri al grido "Dio è con noi!". Oggi si continua a fingere che guerre e terrorismo siano un conflitto fra islam e cristianesimo. E il grido è diventato "Allah u akbar" o "In God we trust". Imperi e vassalli Tutta la storia è un conflitto fra regni e imperi, ma anche 57 fra imperi e nobiltà (vassalli, valvassori, valvassini) per la supremazia. Il medioevo segna il periodo di maggiori conflitti locali per la debolezza di re ed imperatori non ancora saldamente insediati. Il XXI secolo è segnato dal conflitto fra imperi, regni e democrazie e burocorporazioni planetarie che mirano a controllare o sostituire i governi. Gli Stati sono in via di estinzione prodotta dalla globalizzazione e dall'economia immateriale, e sempre più potere acquisiscono i grandi vassalli. Regimi ereditari Regni ed imperi hanno vissuto tragedie per il problema dell'ereditarietà del potere. Matrimoni, nascite, sesso della prole, sono stati elementi decisivi per i destini di regimi ereditari. Lo Stato come bene privato appartenente al "dominus" veniva tramandato per via ereditaria. Poi sono arrivate le democrazie, che hanno restituito la proprietà dello Stato ai cittadini e reso elettivo il potere. Dal secondo dopoguerra, l'elettività del potere è stata minata, specie dall'impero statunitense. Il dominio viene passato da fratelli a fratelli, da genitori a figli, e (evitato per poco) da mariti a mogli. La patetica invenzione della "first lady", della "premiére dame", del "principe o re consorte", è un vistoso tentativo di ripristinare l'ereditarietà del potere per via venerea. Censura delle idee Col XXI secolo torna in voga l'ipse dixit di medievale memoria. L'ipse non è più Aristotele, ma i mass media, la statistica, le burocorporazioni, e la scienza. 11 11 vedi successivo articolo “Ipse dixit” di V.Gucci 58 Criticare il presidente della Repubblica o il Papa, non porta ancora al rogo, ma solo all'ostracismo mediatico. Come nel medioevo, invocare il diavolo era motivo per la tortura e lo squartamento, oggi c'è la gogna o galera per chi inneggia alla pedofilìa, parla male degli ebrei, fa il tifo per l'ISIS, ammira la mafia, ha nostalgìa per il nazi-fascismo, disprezza il militarismo e il nazionalismo, odia una razza diversa dalla propria. Non sono le azioni ad essere punite (il che sarebbe giustissimo), ma i pensieri e le dichiarazioni, come nel medioevo. Come Dio, anche Voltaire è morto. Servitù della gleba e cittadinanza I servi della gleba coltivavano i terreni che erano dati in concessione dal re ai nobili, pagando un fitto. Inoltre dovevano pagare le decime (qualora il proprietario facesse parte del clero o fosse un ente ecclesiastico) ed erano obbligati a determinate prestazioni di lavoro (corvées). I servi della gleba erano tali per nascita, e non potevano (lecitamente) sottrarsi a tale condizione senza il consenso del padrone del terreno..... Dai doveri rurali, in molte zone d'Europa, ci si poteva sottrarre anche col trasferimento in città, come avvenne in Italia con la formazione dei liberi comuni12. I servi della gleba attuali sono i cittadini. La cittadinanza degli Stati moderni è la forma evoluta della servitù, con la differenza che non consente alcuna fuga in nessuna città. Teoricamente, il cittadino può viaggiare e persino cambiare cittadinanza. In pratica ciò è reso arduo perchè il movimento ha un costo elevato e ferree restrizioni in tutti gli Stati. Chi vuole scappare dalla cittadinanza 12 voce “servitù della gleba” in www.wikipedia.org 59 natale ha solo la prospettiva di diventare un profugo di guerra. Lavoro servitù Il lavoro per secoli è stato considerato vicino alla schiavitù e disprezzato. Nel medioevo il lavoro era assimilato alla servitù e trattato come tale. Poi è arrivata l'era industriale, costretta a rendere il lavoro obbligatorio. Infine è arrivato il welfare state che ha reso il lavoro dignitoso, regolato e protetto. Nel XXI secolo è evidente il ritorno alla concezione medievale del lavoro. La precarietà, il lavoro nero senza tutele, il ricorso alla schiavitù degli immigrati, l'indebolimento delle professioni liberali, la svalutazione del lavoro sociale e intellettuale sono tutti segni del progressivo ritorno al medioevo. Il crimine, mendicità e vagabondaggio Il medioevo è stato fortemente caratterizzato dal crimine, il brigantaggio, l'insicurezza. Viaggiare e trasportare valori era pericoloso. Vivere isolati era pericoloso. Le città di notte erano dominate da ladri e tagliagole. Vagabondi e mendicanti erano una presenza abituale. La Chiesa e i monasteri erano il solo rimedio alla mancanza di casa e di cibo. Il mondo moderno occidentale è cresciuto sulla promessa di legalità e sicurezza. Forze dell'ordine e magistratura, insieme a una legislazione garantista, hanno mantenuto per qualche decennio la promessa. Il welfare state ha per mezzo secolo garantito il lavoro e la pensione, quindi la casa e l'alimentazione. Il XXI secolo offre un panorama di tipo medievale. 60 I vagabondi e i mendicanti si moltiplicano a vista d'occhio, fra cittadini che perdono lavoro e casa, e immigrati cui vengono offerte solo discariche. La Chiesa (Caritas e simili) torna ad essere l'unica opportunità di nutrimento. Le rapine violente nelle case proliferano. Le strade di notte sono tornate inagibili. Pellegrinaggi, reliquie e memorabilia Il medioevo è stata la stagione dei pellegrinaggi e delle reliquie. Andare verso luoghi considerati sacri era uno stile di vita. Migliaia di ossa, pezzi di stoffa, legno, ferro diventarono reliquie da visitare in pellegrinaggio e adorare. Statue e chiese richiamavano masse di fedeli. Le storie dei santi e i libri sacri, erano narrazioni che riempivano il quotidiano. La fede, e i luoghi e gli oggetti che la richiamavano, erano al centro della vita e la razionalità era ancora da scoprire. La modernità ha continuato la tradizione con il cammino di Santiago o con le folle oceaniche che assitono alla esibizioni papali. Ma con la rarefazione della religiosità, ha affiancato a questa lo star system. Cantanti, musicisti, attori stanno sostituendo gradualmente i santi. I concerti e i festival stanno prendendo il posto dei santuari. I pellegrinaggi per motivi religiosi lasciano il passo a quelli per motivi "mondani". La proliferazione delle "memorabilia" ha preso il posto delle reliquie. Per la chitarra di Jimi Hendrix, l'abito della Monroe, la copertina autografata di un disco dei Beatles si spendono cifre esorbitanti e poi ci si costruisce attorno un museosantuario, meta di nuovi pellegrinaggi. La casa di Michel Jackson o di Elvis, la Cave dei Beatles, i luoghi di Montalbano sono meta di pellegrinaggio. Le case che nel 61 medioevo (fino alla tarda modernità) erano piene di santini, statuette religiose, libri sacri sono oggi invase, con la stessa funzione, dai posters, i cd, e i vinili dei nuovi santi: gli eroi dello star system. Le medagliette dei santi che si appendevano al collo, oggi sono magliette con la faccia o le frasi dei nuovi santi. E' cambiato il modo, ma la razionalità è tornata nell'ombra. Decime e corvées La decima è il tributo di un "decimo" dei reddito, che è esistito fin dall'antichità. Nell'antica Roma, era la decima parte del reddito che l'agricoltore doveva all'erario come imposta. Spesso la decima andava pagata due volte: allo Stato e alla Chiesa. L'abolizione della decima è apparsa in Europa alla fine del XVIII secolo (v.nota). Poi è arrivata la rivoluzione americana contro la tassa inglese sul the; la rivoluzione francese contro la tassa sul pane; la rivoluzione indiana contro la tassa sul sale. Decine di lotte contro le tasse in decine di Paesi, hanno reso l'obolo verso la Chiesa volontario, e più razionale quello verso lo Stato. Oggi però la decima è moltiplicata per 6 e la farraginosità di tasse, accise, licenze, patenti, balzelli, tickets (e tasse occulte) è vistosamente simile a quella medievale. Corvée è un termine francese, utilizzato nelle società feudali per indicare un tipo di prestazione dovuta da parte del vassallo o schiavo al signore feudale tramite giornate di lavoro gratuito, solitamente destinato alla coltivazione delle terre padronali. La storia ha ufficialmente abolito questa barbarie, ma l'ha sostituita con la leva militare obbligatoria. Abolita anche questa, il 62 XXI secolo sta ripristinando le corvées, attraverso modalità subdole ma simili. La prima è il volontariato che, quando non è lavoro nero, serve a far risparmiare al "signore" (potere locale o nazionale) le spese di personale. La seconda è l'obbligo per il cittadino di richiedere al "signore" (comune, provincia, regione, stato) documenti già in possesso dello stesso, con le conseguenze di tempo e soldi buttati. La terza è l'invenzione della "raccolta differenziata" che costringe i cittadini a fare quello che il "signore" non sa o non vuole fare (diferenziare i rifiuti dopo la raccolta). NOTA Nel medioevo esistevano queste tasse, che non possono ricordare quelle odierne chiamate licenze, patenti, accise, permessi. abbeverata: per dissetare gli animali nei fontanili; in latino medioevale ius beverandi acquatico: per attingere acqua da fonti o sorgenti; in latino medioevale ius aquandi adiutorio: gabella una tantum in occasione di eventi straordinari decima: la grande decima era costituita dalla decima parte del grano prodotto, mentre la piccola decima si applicava sul vino, sulla canapa e su altri prodotti erbatico: per falciare l'erba in un prato; detto anche erbaggio ghiandatico: per raccogliere ghiande o condurre maiali nei querceti; anche escatico e glandatico legnatico: per tagliare e raccogliere legna di alto fusto; in latino medioevale ius lignandi; altro sinonimo boscatico livello (contratto): per l'utilizzo agricolo dei terreni macchiatico: per raccogliere legna di basso fusto, arbusti 63 pantanatico: per pescare anguille e rane negli stagni pascolatico: per condurre greggi al pascolo (ius pascendi); più diffuso il diritto di fida pedatico o jus passi: per attraversare o percorrere a piedi strade, sentieri o proprietà private; sulle vie, sui confini del feudo, nei passi montani, ai ponti, ai guadi anche pedaggio piscatico: per catturare pesci in acqua dolce o salata; anche pescatico plateatico: per occupare il suolo pubblico su cui esporre la merce nei mercati polveratico: tassa per il danno arrecato dalla polvere sollevata dal passaggio di carri e carrozze pontatico: per transitare sui ponti doganali o di proprietà privata portatico: dazio doganale o pedaggio riscosso alle porte della città in occasione dell'entrata di merci pro indumentis relevio: una sorta di imposta di successione pagata dal feudatario al re o dagli eredi del feudatario al Re per ottenere il possesso del feudo ripatico: per approdare o sostare su rive di acque interne scalatico: per caricare e scaricare merci nei porti siliquatico: per raccogliere carrube ed altri baccelli spicatico: per raccogliere spighe dopo la mietitura; in latino medioevale ius spicandi; inoltre spicilegio e spigaggio 64 La società stupefacente: perchè il circo Barnum è morto? Vanessa Gucci "Quante persone ci sono in questa strada, un centinaio? Quante sono le persone intelligenti, sette, otto? Bene, io lavoro per le altre novantadue.»13 Dopo 146 anni di successi ha chiuso quest'anno il circo Barnum. Nel 1835 presentò una donna afro-americana, come la ex nutrice del presidente George Washington, ancora in buona forma nonostante i suoi 161 anni dichiarati. Tra le altre sue attrazioni, si ricordano lo scheletro di Cristoforo Colombo, il Gigante di Cardiff e la sirena della isole Figi. A questi si aggiungevano una decina di freaks (fenomeni da baraccone) come la donna barbuta, l'uomo con tre gambe, l'uomo-scimmia. Barnum ha inventato e diffuso lo spettacolo del meraviglioso, dello straodinario, del mostruoso. Non solo con artisti abili ma replicabili, Barnum ha stupito l'America con soggetti unici al mondo, non visibili in nessun altro posto. L'evasione offerta da Barnum era a poco prezzo e senza pericoli. L'uomo medio, anonimo membro di una folla solitaria trovava nel circo (e più tardi nel cinema) lo stupore, il magico, l'eccezionale evadendo, sia pure per poco, dall'ordinario e dal quotidiano. "La società dello spettacolo", del filosofo francese Guy Debord (1967), ha segnalato per primo lo slittamento della società verso un mondo dominato dall'irruzione dello stupore nel quotidiano, in dosi sempre maggiori. 13 Barnum citato in Curzio Maltese, "Come ti sei ridotto", Feltrinelli, Milano 2006 65 Oggi, il circo Barnum non serve più perchè siamo immersi e sommersi dallo stupefacente che sbalordisce, eccita e stordisce, dall'eccezionale inimitabile, dall'esotico e vertiginoso. Molti giovani viaggiano in estremo oriente o in Australia, senza avere mai visto Firenze o Napoli. Si vestono con la divisa del capitalismo (jeans e t-shirt) ogni giorno, ma la sera si travestono per stupire e stupirsi nelle discoteche. Non mangiano più la zuppa di fagioli o la cotoletta, ma il sashimi o lo zighinì. Preferiscono chattare con un coetaneo californiano, che parlare con un compagno di classe. La ricerca dello straodinario e dello stupefacente è sempre più di massa. L'alcol, le droghe, il gioco d'azzardo, l'iperconsumo di farmaci sono mezzi diffusissimi quanto dannosi di eccitazione, stordimento, evasione, stupore. Malgrado la loro notoria pericolosità l'imperativo dello "stupefacente" impedisce a molti di rinunciarvi. La società stupefacente trova nella Rete un veicolo di facilissimo accesso. Sono migliaia i "nuovi circensi" che si esibiscono in azioni idiote, pericolose e dannose. Da quelli che si tatuano l'intero corpo e lo riempiono di piercing (nuovi freaks) a quelli che si fanno i selfie appesi a una gru a 100 mt. di altezza (nuovi acrobati). Da quelli che si gettano su un cactus spinoso a quelli che ingoiano etti di polvere di peperoncino (nuovi fachiri). Non contano i pericoli, i danni, la stupidità. La sola cosa che conta è eccitarsi ed eccitare, stupirsi e stupire. Gran parte della Rete è un nuovo circo Barnum, alla portata di chiunque. Infine, ci sono l'enorme diffusione di attività sportive pericolose, e la spasmodica ricerca del primato. 66 Fare qualcosa che fanno in pochi è il nuovo comandamento. Il calcetto, il bigliardino e la biciclettata sono attività ricreative troppo ordinarie. I veri membri della società stupefacente cercano le onde di 10 metri per fare surf; vanno in bike (non in bicicletta) sul ciglio dei burroni alpini; si lanciano dai dirupi col parapendìo; esplorano le grotte e gli abissi marini; fanno climbing (non arrampicate) sui costoni di montagna o sui palazzi; non corrono in monopattino, fanno evoluzioni acrobatiche con lo skate; le corsette nei giardinetti sono diventate maratone o corse da "runner" di almeno 25 chilometri; lo sci si pratica preferibilmente "fuori pista" e "sotto valanga". Non importa se si può morire in montagna, in fondo al mare o per aria, per mero divertimento. Quello che importa è eccitarsi con la vertigine e stupire chi guarda. Superare i propri limiti è il mantra degli eroi della società stupefacente. Il Guiness dei primati è alto come la vecchia guida telefonica. Attraversare il deserto di Gobi, l'oceano Atlantico, il Polo Nord in solitaria; scalare tutte le vette del Nepal, senza respiratore; mangiare 80 hamburger in 15 minuti; vivere nella jungla nudi per due settimane; farsi ricoprire il corpo da 3.000 api, senza protezione; partecipare alle gare di sleddog (slitte trainate da cani) in Alaska; buttarsi da 3.000 metri con solo un costume alare. L'ordinario sembra insopportabile, e lo stupore che si può provare nella normalità che ci circonda, si smarrisce. La vita non è se non è stupefacente. Il circo Barnum non poteva sopravvivere in una società stupefacente, dove il meraviglioso, il vertiginoso, lo straordinario, l'eccezionale, l'eccitante avvolgono il quotidiano, fino a prenderne gradualmente il posto. 67 Terapia e cura: la società malata Guido Contessa Il vizio è stato sostituito dalla malattia. Non esistono più soggetti che hanno il vizio del bere, solo malati di alcolismo. Non esistono più individui col vizio del gioco: solo ludopatici. Non esistono più persone col vizio di drogarsi, ma solo tossicodipendenti da curare. Non esistono più sessuomani e viziosi del sesso: solo malati da curare con un'adeguata sex-therapy. Bere giocare, drogarsi, fare sesso sfrenato non sono più scelte ma malattie del destino, come il cancro o le cardiopatie. Anche il piacere è diventato una malattia. Non è più normale, alimentarsi per il puro piacere di farlo. Oggi l'alimentazione è dominata dalla funzione curativa. Si mangia per dimagrire, per purificarsi, per digerire bene e per evacuare senza problemi. I massaggi fatti per puro piacere sono assmilati al sesso e quindi malvisti. I massaggi accettati sono quelli curativi, preventivi, riabilitativi, anti-obesità e antiinvecchiamento. Fumare marijuana è proibitissimo in quasi tutto il pianeta. Però sta diffondendosi la droga a scopo curativo. Dopo che si è scoperto il potere terapeutico del "fumo", ciò che è proibito come piacere diventa legale come cura. Cavalcare, danzare, dipingere, lavorare la creta e coltivare l'orto sono attività praticate per "piacere" da secoli. Ma oggi sono spesso viste come attività inutili, eccentriche, per benestanti o perdigiorno. A meno che, dopo il nome dell'attività venga aggiunto il termine -terapia. In questo modo l'ippo-terapia, la tangoterapia, l'arte-terapia e l'orto-terapia diventano pratiche 68 socialmente accettate, con ammirazione ed entusiasmo (e magari finanziamenti pubblici). Ogni attività viene applaudita se dopo il suo nome pospone quello di terapia. La sostituzione del vizio con la malattia è parte del processo più generale di deresponsabilizzazione degli individui. Nessuno è più responsabile di niente. Persino quelli pizzicati mentre prendono mazzette, si presentano come "vittime" di un sistema. Gli scippatori, i ladri e i rapinatori sono vittime della loro povertà. Le migliaia di immigrati irregolari sono vittime del loro sogno di integrazione nella società dei consumi. Anche i mariti e i padri violenti si nasconodno dietro le loro esperienze di violenza subita nell'infanzia. Le madri infanticide sono povere vittime della depressione. La sottrazione di responsabilità è collegata all'infantilizzazione: i bambini, oltre che i malati di mente, non sono responsabili delle loro scelte. Deresponsabilizazione e infantilizzazione sono l'esito della degenerazione di un Welfare State che prometteva di prendersi cura dei cittadini "dalla culla alla tomba". La società che si presentava come nutrice, è diventata un vampiro che ha la necessità di trasformare gli individui in bambini e malati, per autoalimentarsi. La sostituzione del vizio e del piacere con la malattia e la cura è anche parte del processo di sanitarizzazione globale, dove le professioni della cura, dell'aiuto e dell'assistenza hanno preso il sopravvento su tutte le altre. La terapia ha preso non solo il posto della prevenzione, della formazione e dell'educazione, ma anche della politica. Sono i sanitari a decidere se prendi l'ergastolo o dieci anni. Sono i servizi sociali a decidere 69 se sei un buon padre o una buona madre. Sono gli operatori dell'assistenza a decidere se il tuo percorso in una comunità terapeutica è finito o no. Lo Stato vive sulla deresponsabilizzazione, l'infantilizzazione e la sanitarizzazione perchè i cittadini considerati irresponsabili, infantili e malati possano accettare di essere sudditi impotenti. A nulla vale osservare che è lo Stato a produrre i sintomi che si offre di curare. 70 Ipse dixit Vanessa Gucci La locuzione Ipse dixit, tradotta letteralmente, significa "l'ha detto egli stesso". Di fatto viene per lo più intesa e usata nel senso che, avendolo detto egli stesso, vale a dire una persona famosa e autorevole, non si può più discutere. Il detto compare nel «De natura deorum» (I, 5, 10) di Marco Tullio Cicerone, il quale, parlando dei pitagorici, ricorda come fossero soliti citare la loro somma autorità, Pitagora, con la frase Ipse dixit, per poi criticare tale formula in quanto elimina la capacità di giudizio dello studente. Nel medioevo la somma autorità in questione non è più Pitagora, ma Aristotele: il detto, infatti, è attribuito ad Averroè, il più importante studioso arabo del filosofo. Secondo una sua interpretazione, Aristotele afferma in forma scientifica le stesse verità esposte nel Corano e, pertanto, il pensiero aristotelico non va interpretato ma accettato, perché Ipse dixit. (fonte14) La modalità Ipse dixit è il più evidente sintomo di una cultura autoritaria, oscurantista, repressiva. Serve a occultare l'eredità illuministica, cioè la ragione, il dubbio, il confronto; a promuovere l'adesione di massa al pensiero dominante; a manipolare la verità senza il rischio di confutazioni. Mass media E' famosa l'asserzione "L'ha detto la tv". Con peso minore si usa anche "come dice il giornale". 14 definizione tratta da www.wikipedia.org 71 Oggi qualche sprovveduto arriva a dire "lo dicono tutti in Rete". Questa frasi hanno lo scopo di azzerare il dibattito, annichilire le obiezioni, sottomettere all'autorità di una fonte. Se c'è una fonte screditata, ingannevole, manipolatrice è proprio quella dei mezzi di comunicazione di massa: tv, radio, giornali, rete. Salvo qualche rarissima eccezione, i mass media seguono sempre e solo l'interesse dei giornalisti, degli editori, delle inserzionisti di pubblicità, del regime dominante, delle potenze imperiali. Nessuno ci fa più caso, perchè tutto in tv diventa un ammasso di bufale e sghignazzi, ma una delle trasmissioni maggior successo si basa sulle "veline". Le quali non sono ragazze coi veli, ma fogli leggeri che il fascismo mandava ogni giorno ai giornali per indirizzarne gli articoli. Oggi le veline le mandano i vescovi, il governo, la CIA, l'UE. Ma spesso non servono perchè giornalisti, mezzibusti, dirigenti, editori sono selezionati fra quelli che sono "velinati" a priori. Il recente dibattito contro le "fake news" (notizie bufala) della Rete è paradossale e grottesco, perchè proviene da giornali e tv che vivono da sempre di sole notizie bufala. Quelli che ancora oggi dicono "lo dice la tv, il giornale, la Rete" sono pericolosi: o sono troppo ingenui o vogliono zittirci. Statistiche Più raffinato e più recente dell'autoritarismo mediatico, c'è quello statistico. Su ogni argomento è un pullulare di ricerche e statistiche che ambiscono ad avere la parola definitiva su ogni argomento. Tirare fuori una percentuale nel mezzo di un serio dibattito è una mossa che ha lo scopo di zittire tutti e chiudere il confronto. 72 I numeri sono una divinità che pochi si sentono di confutare. "I dati statistici dicono....." vorrebbe essere la frase sostitutiva dell'autorità di Aristotele. Nessuno si allarga a dire quale è la fonte dei dati statistici usati come "ipse dixit", come vengono raccolti e trattati i dati, quali sono le possibili letture alternative dei numeri elencati. Primo: perchè sarebbe troppo noioso. Secondo: perchè nemmeno chi si appella ai dati conosce queste informazioni. Terzo: perchè non serve (nessuno controlla se i dati sono veri o inventati). Basta la frase: "I dati statistici dicono.....", e non serve altro. L'affollamento dell'autoritarismo statistico assume aspetti tragicomici. Una buona parte delle statistiche è vistosamente inventato, allo scopo di dimostrare una tesi preconcetta. Per dimostrare che fa molto caldo salta fuori una "temperatura percepita" che nessuno sa spiegare come viene misurata: forse il parlante mette il dito fuori dalla finestra e butta su una cifra a caso. Un'altra buona parte è raccolta con artifici metodologici tali da far apparire come scolpito nella pietra un dato che è fragile come vetro. Per dimostrare che l'occupazione sale, basta fare i conti prima dell'estate e inserire fra gli occupati tutti i bagnini, le guide turistiche, i camerieri che lavorano 2 mesi l'anno. Il grottesco arriva quando un giorno il dato è positivo, mentre il giorno dopo è negativo. I fenomeni sociali trattati come quelli della Borsa. Infine c'è una parte di dati statistici che è vera ma ambigua nell'interpretazione (che può dare un senso o un altro). Dire che ha votato il 60% della popolazione, può essere vero ma sorvola sul dato che 4 elettori su dieci non hanno votato. 73 L'ipse dixit statistico è la versione evoluta del "lo dice la tv, il giornale, la Rete". Burocorporazioni I nuovi feudatari degli imperi planetari sono quelle organizzazioni che Ivan Dobre15 ("Detriti sul delta", Ed.Arcipelago) ha chiamato burocorporazioni. Questa definizione comprende organizzazioni pubbliche e private, dal potere autogenerato o incontrollato, spesso con nome incomprensibile, attive su scala nazionale o addirittura planetaria. Le burocorporazioni sono centrate sull'allargamento della loro influenza, aldilà dei compiti che dovrebbero espletare. A tale scopo emettono a getto continuo bollettini, statistiche, decaloghi, circolari e libri. ONU, WB, OMS, OCSE, FMI, UE, ITC, G4-7-8, WWF, UNESCO, FAO sono solo le sigle più famose delle burocorporazioni. A queste se ne aggiungono centinaia di competenza nazionale (Consob, Cipe, Acli, Anci, CGIL, CISL, UIL) e migliaia di meno famose ma non meno fameliche di soldi e potere. L'ipse dixit per gli amanti delle burocorporazioni diventa: "Come dice......" oppure ".....ha detto". E il popolo dovrebbe inginocchiarsi. Chi ha raccolto i dati, come li ha raccolti, chi li ha interpretati; chi ha scritto il documento; chi garantisce che non siano tutte bufale, non è dato sapere. Basta il nome della sigla per accreditare la verità del messaggio, del dato statistico o del decalogo. Scienza L'ultima nata degli ipse dixit è la scienza, che ha il 15 I.Dobre “Detriti sul delta” Ed.Arcipelago 74 vantaggio di richiamare l'illumismo, per una retorica che resta medievale. "Gli scienziati dicono....", "Tutta la scienza afferma...." possono diventare, per la proprietà transitiva, "L'Università di ...ha scoperto...". Università e scienza vengono spesso arbitrariamente collegate, fino a produrre effetti comici. L'università di Fluxmat in Groenlandia ha scoperto che quelli che si mettono le dita nel naso sono più aggressivi di quelli che si toccano continuamente le pudenda. L'affermazione non può che essere degna di fede visto che proviene da scienziati univeristari! La scienza e l'università vengono utilizzate come nuove fonti di verità indiscutibili, come ha dimostrato il recente dibattito sui vaccini. Si dimentica che la scienza, e ancor più l'università, sono fonti di errori, bufale, imbrogli come tutte le altre attività umane. Tralasciamo i 1600 anni nei quali la scienza giurava sul sole che si muoveva intorno alla terra. Più recentemente, omettiamo che furono gli scienziati prima statunitensi e poi tedeschi a sfornare le teorie razziali. Che solo una dozzina di docenti universitari hanno rifiutato di firmare i decreti anti-razziali del fascismo. Che gli psichiatri russi furono fra i più attivi fornitori del gulag. Che solo pochi anni fa c'erano scienziati che promettevano di estrarre energìa dall'acqua. Che fino a ieri la scienza metteva l'omosessualità fra i disturbi psichiatrici. Facciamo finta di non sapere tutto questo e prendiamo come oro colato tutto quello che affermano la scienza e l'università: ipse dixit! 75 Quantità è qualità: il numero è il Dio dell'impero Ektor Georgiakis Sette ragazze che muoiono insieme su un bus spagnolo, e subito si mobilita la nazione. Sono oltre 3.000 i morti individuali sulle strade italiane: e per ciascuno ci limitiamo ad un trafiletto sui giornali o 1 minuto di tv. L'artista ha venduto milioni di dischi, quindi è meritevole aldilà di ogni possibile critica. Il filmatino su YouTube ha ricevuto milioni di visualizzazioni, quindi non può essere insignificante o stupido. Cinquecento operai della stessa fabbrica perdono il lavoro. E allora via agli scioperi, i cortei, le lamentazioni televisive. Cinquecento pizzerie e ristoranti chiudono e lasciano per strada 2.000 dipendenti: silenzio generale. Lo show è stato visto da una grande platea di telespettatori (ottimo share!), quindi la critica tace e non importa se la metà degli spettatori è stata disgustata. Il premier riceve la fiducia del 30% degli intervistati, quindi va tutto meglio visto che ieri era solo al 28%. Nessuno segnala che questo dato indica che il 70% degli italiani non ha nessuna fiducia. Fai un filmetto porno casalingo? Vergogna!. Fai cento film porno? Sei una pornostar. La ricerca medica si occupa delle malattie più diffuse, per quelle rare c'è Telethon. Un paese che ha un PIL più alto è sicuramente meglio di quello che ha il PIL più basso: non importa analizzare su come viene impiegato o distribuito il surplus di ricchezza. La democrazia stabilisce che se una forza ha 1 solo voto 76 in più, ha il diritto di comandare, a prescindere da quasi tutto. L'impero, la mentalità dominante, ha fatto del numero la sua divinità. La quantità è ipso facto qualità. Con la divinità del numero la qualità e l'etica diventano superflue, come la ricerca, il dubbio, la critica. Se la quantità è una divinità non ha senso riflettere sul bene e il male, dubitare sui valori, criticare la maggioranza. Persino nel crimine, la quantità fa qualità. Se uccidi la moglie, sei un assassino; se uccidi 20 persone sei un serial killer o uno stragista; se ammazzi 1.000 cittadini con una bomba dall'alto sei un combattente per la democrazia, che fa il suo dovere. La divinità del numero elimina i valori etici ed estetici, inglobandoli. Etico diventa quello che il numero decreta. Estetico è quello che la maggioranza apprezza. I sondaggi, il processi mediatici, le statistiche diventano ancelle della quantità e portano dritti ad un sistema di democrazia plebiscitaria, e spesso truccata. I dibattiti e i Parlamenti servono sempre meno, di fronte alla dittatura del numero. Cosa è bene? Quello che fanno tutti. Democrazia e populismo diventano la stessa cosa. Le minoranze non sono solo perdenti, ma anche colpevoli. Dire no è considerato un peccato. L'opposizione è il nemico della prosperità. 77 Paradossi della diversità Guido Contessa La società è costituita da migliaia di gruppi, uno diverso dall'altro. L'identità di ciascuno è definita da un perimetro più o meno ampio. Se è più ampio, comprende e accetta molte diversità. Se è ristretto, le rifiuta quasi tutte. Nessun gruppo può accettare tutte le diversità, perchè ciò significherebbe la perdita dell'identità. Nessun gruppo può rifiutare tutte le diversità, pena la frantumazione fino alla singola unità. Gruppi che accolgono con empatìa la diversità dei malati e dei disabili, ma tendono a rifiutare la diversità dei migranti. Gruppi che adorano la diversità della cucina multietnica, ma mostrano una certa repulsione per i tossicodipendenti. Gruppi uniti nel sostenere il valore dello sport, che non accettano la diversità della tifoseria avversa. Gruppi che inneggiano alla diversità delle scelte politiche, ma sono ostili alla differenza delle scelte sessuali. In questo arcobaleno di gruppi aperti, semi-aperti o semi chiusi, spiccano i gruppi "estremi". Da una parte ci sono i gruppi che puntano all'apertura a tutte le differenze, e teorizzano una società totalmente aperta; dall'altra i gruppi che praticano la chiusura verso quasi tuttte le differenze, e auspicano una società fatta di gruppi omogenei al loro interno ma separati fra loro. Il paradosso che colpisce i gruppi che dichiarano di accettare ogni differenza come una ricchezza, è che rifiutano vistosamente la diversità degli oppositori. Costoro inneggiano a ogni differenza fuorchè a quella che respinge le differenze. I sostenitori di una società 78 aperta sono i primi irridere, osteggiare, criminalizzare la diversità dei sostenitori di una società chiusa. Il paradosso che colpisce i gruppi che considerano le differenze come indegne, pericolose o dannose per la società, è che sono essi stessi una minoranza. Coloro che rifiutano qualsiasi apertura alla diversità, negano di fatto ogni legittimità a sè stessi. Anche essi sono una minoranza che minaccia la società, almeno tanto quanto ogni altra minoranza "diversa". I gruppi "estremi" riescono a superare le proprie contraddizioni e ad assumere una pesante visibilità mediatica, mediante un profondo lavoro allucinatorio. Con un balzo psicologico che si situa fra il parnoico e il maniacale, questi gruppi si convincono di essere non solo uno dei tanti gruppi sociali, ma il gruppo di maggioranza che rappresenta l'intera società. Gli adoratori della società aperta a ogni differenza, non prendono nemmeno in considerazione la legittimità della esistenza dei gruppi che sostengono una società chiusa. I primi sono la società "buona e giusta", mentre i secondi sono i nemici "sporchi e cattivi". I sostenitori di una società compartimentata, chiusa, ostile verso ogni differenza, considerano i gruppi della società aperta dei meri "traditori" dei valori tradizionali, della storia, dell'intera società di cui solo essi rappresentano la continuità, purezza e la bontà. 79 Mercato e politica internazionale Adamus Viviamo in un mondo di capitalismo concorrenziale e globalizzato. Ogni azienda compete contro ogni altra e in ogni parte del pianeta. Il "mercato" è sovrano e lavoratori, salute, ambiente, sono fattori sacrificabili al profitto. Le guerre sono oggi, più che nei secoli precedenti, guerre commerciali e finanziarie dove i morti sono solo insignificanti "danni collaterali". La politica è a volte una pallida foglia di fico che serve a coprire l'oscenità del dio danaro, più spesso è il "comitato d'affari" dell'industria e della finanza. Governi, Presidenti e dittatori, nonchè terroristi, sono burattini e marionette animati dalle multinazionali e dalle burocorporazioni. Il tragico è che tutto ciò non è (come nel secolo scorso) una interpretazione costruita da gruppi eversivi o rivoluzionari. E' ciò che viene pubblicamente asserito ogni giorno dai mass media anche più asserviti e benpensanti. Il fatto curioso è che tutto ciò viene dimenticato, quando si parla di politica internazionale e rapporti fra gli Stati. Qui saltano fuori parole ireniche come alleanza, amicizia, solidarietà, cordialità. Gli shows televisivi che mostrano gli inutili e dispendiosi incontri internazionali fra gerarchi (come se nessuno di loro conoscesse le videoconferenze) si soffermano sulle strette di mano, i sorrisi, gli abbracci. Sembrano raduni di ex compagni di scuola. Come è possibile che in un pianeta tormentato da crudeli guerre commerciali e finanziarie, nonchè armate, i capi di Stato vengano mostrati come "amiconi" ? Evidentemente i media sono solo i gazzettieri del 80 consenso. Ci fanno credere che gli Usa siano interessati ad un'Europa forte e unita, quando è evidente che gli interessi economici di queste due entità sono in oggettivo conflitto. E' come dire che Apple desidera una Microsoft, forte e in salute. Se il pianeta è un solo mercato, le "bancarelle" degli Usa e dell'Europa vendono gli stessi prodotti e sono concorrenti sul piano globale. Lanciare una bella guerra armata in qualche parte del mondo è essenziale per il complesso industrial-militare americano, che così resta la prima stampella dell'economia Usa. Poco importa se gli Stati "amici (parola usata al posto di "servi") poi devono affrontare un terrorismo dilagante. Gheddafi aveva come primo partner commerciale l'Italia, il che spiega il gusto dei francesi nell'accopparlo. Fare un embargo per punire Putin è facile per gli Usa, visto che i peggiori danni li subirà l'economia europea. Ci fanno credere che la Germania vuole un 'Europa forte, mentre è evidente che i tedeschi vogliono un'Europa forte solo se sono loro a controllarla. E' essenziale per la Germania che la FIAT vada peggio della Wolkswagen. E' ovvio che la Germania faccia di tutto perchè l'Europa importi le arance dal Marocco (che ammazzano una parte dell'agroalimentare italiano), se il Marocco si impegna a comprare macchinari industriali tedeschi concorrenti di quelli francesi o italiani. Quando la Cina o gli arabi comprano pezzi del "made in Italy" tutti esultano come se ricevessino i regali di Natale. Nessuno segnala che in un mercato globale, comprare un'impresa comporta la libertà di spostarla in altre parti del mondo, fonderla con altre imprese, chiuderla. Molte aziende offrono gadgets col loro logo, a scopo 81 promozionale. Le impresefarmaceutiche regalano viaggi a Barbados ai medici compiacenti. Gli Stati usano le "missioni umanitarie" e gli "aiuti internazionali" per vendere i loro prodotti ai Paesi aiutati. La "solidarietà" verso l'immigrazione selvaggia, non è altro che un sistema di reclutamento di manodopera sfruttabile a prezzi più bassi e senza garanzie. Insomma, in un pianeta dominato da speculatori, borseggiatori e tagliagole, perchè i capi degli Stati vengono dipinti come boy-scout in cerca di affetto? O è una finzione o è pura stupidità. 82 Democrazia e poker Guy Fawkes Una delle regole auree del poker è quella di non giocare mai con persone che danno ai soldi un valore troppo diverso da quello che gli dai tu. Se giochi con un milionario e tu sei un semplice operaio, il peso dei suoi rilanci e dei suoi bluff è alla lunga insostenibile per te. La politica internazionale è una partita a poker obbligatoria fra diseguali. Facciamo un esempio simulato di ciò che avviene quando un Impero, l'equivalente del pokerista riccone, e uno staterello africano che chiameremo Miseria, l'equivalente del pokerista operaio, si siedono allo stesso tavolo di "negoziato". Questo cosiddetto negoziato può solo finire con l'Impero che guadagna tutta la posta del Miseria. Miseria è guidato da un regime dittatoriale, per cui la partita è semplice e breve. L'Impero ha risorse illimitate e lo staterello Miseria è un territorio di pecorai e tessitori semi-analfabeti suddivisi in tribù, ancora vicino al suo assetto medievale. Tutto inizia con una grande operazione di marketing imperiale: aiuti gratuiti con grandi somme di danaro, vendite a debito di lunga scadenza di materie prime e armamenti, fiumi di mazzette e privilegi a tutta l'oligarchia dominante. In cambio di tanta generosità l'Impero chiede "solo" l'insediamento di una o più basi militari, la totale libertà degli scambi commerciali, e infine i diritti "sine die" di estrazione di materiali preziosi (che Miseria non è in grado di estrarre). Dopo questo inizio folgorante, Miseria diventa a tutti gli 83 effetti, una colonia dell'Impero. La sua politica estera diventa un'appendice di quella imperiale, la sua politica interna viene diretta a tutela degli interessi dei colonizzatori e dei gerarchi locali. Intanto Miseria viene inondata di beni e servizi imperiali e il suo debito si impenna fino allo strangolamento. Il concetto di "libero scambio" si traduce come quello fra spagnoli e incas: vetri colorati in cambio di oro. Miseria vende all'Impero formaggiio di capra, e l'Impero vende a Miseria (con debiti a lunga durata) tutto quello che può, droga compresa. Per pagare questi debiti, Miseria è costretta ad un sempre maggiore assoggettamento politico, a ulteriori concessioni di diritti commerciali all'Impero, fino alla vendita di sempre più grandi porzioni di territorio, compresi i tradizionali residenti. Il cappio del debito e della corruzione è la forma moderna della schiavitù e della colonizzazione che per secoli ha seguito l'intervento bellico. A questo punto è possibile che qualche tribù locale si ribelli ed inizi una guerra civile. Niente paura. L'Impero si impegna a difendere lo satus quo con l'invio di "istruttori militari", la vendita a debito di sempre maggiori armamenti, e magari con l'intervento diretto di corpi speciali. In qualche caso, può essere il dittatorello a tentare qualche resistenza, con gesti di inaudita autonomia. La soluzione più semplice in questi casi è l'assassinio del "ribelle", oppure la sua sostituzione tramite un colpo di Stato con qualcuno di più malleabile. In qualche altro raro caso il dittatorello è appoggiato dall'esercito e dalla oligarchia locale. Qui entrano in campo prima una campagna di diffamazione orchestrata 84 tramite tutti i media internazionali controllati dall'Impero (la quasi totalità), poi una campagna per la "esportazione della democrazia" sostenuta da qualche attentato di matrice sospetta e dal sostegno ad un' opposizione interna foraggiata (e magari anche creata) dall'Impero. Segue guerra civile col sostegno all'opposizione da parte dell'Impero o addirittura col suo intervento militare diretto. L'Impero gioca "all-in" e Miseria registra un ricambio della classe dirigente, che ripristina i rapporti di subalternità precedenti. In qualche raro caso la guerra civile dura anni, ma gli affari continuano con la vendita di armamenti ad entrambe le fazioni in campo. Questa simulazione sembra fantascienza? Chiedetelo ai popoli del centro e sud-america. Chiedetelo ai popoli del medio ed estremo oriente. E chiedetelo anche agli europei che possono testimoniare sulla Storia dell'immediato secondo dopoguerra. 85 Proibizionismo idiota, criminale e perdente Al Capone, i cartelli della droga e i mercanti di schiave Ektor Georgiakis Il paradosso è che i proibizionisti di solito accusano gli anti-proibizionisti di ideologismo, utopìa e ingenuità. Mentre i proibizionisti hanno trascinato e tutt'oggi trascinano il pianeta in continue "guerre", tutte regolarmente perse: a dimostrazione che è il proibiziosmo ad essere ideologico, utopico e ingenuo. 1. Proibizionismo verso l'alcool: guerra persa Con il termine proibizionismo s'intende per antonomasia il periodo fra il 1919 e il 1933 in cui negli Stati Uniti, tramite il XVIII emendamento e il Volstead Act, venne sancito il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool. Il Proibizionismo e i "ruggenti anni venti" furono indissolubilmente collegati alla nascita del fenomeno noto come gangsterismo, periodo la cui figura di spicco fu Al Capone. La sua fortuna infatti, così come quella di molti altri criminali, fu raggiunta tramite i proventi del traffico di alcol, sfruttando la proibizione e la conseguente crescita esponenziale del prezzo. Oltre a ciò, essendo la sostanza in questione non controllata e illecita, era possibile utilizzare metodi estranei al comune mercato per imporre il proprio prodotto e/o ottenere condizioni più favorevoli in generale. 86 Inutile ricordare che saggiamente, dopo solo 15 anni, il proibizionismo verso l'alcol è cessato e oggi riguarda solo la cultura musulmana. La sanguinosa "guerra all'alcol", dopo aver causato centinaia di morti e aver sviluppato il crimine organizzato, è stata la prima guerra vistosamente persa dalla modernità contro i suoi problemi interni. 2. Proibizionismo verso la droga: guerra persa La messa al bando di ogni narcotico fu dovuta in gran parte a Harry Jacob Anslinger (1892 - 1975), funzionario governativo negli anni ’30, che riteneva l’uso della cannabis appannaggio di “negri, ispanici, filippini e artisti”, che generava musiche come il jazz e lo swing e che spingeva le donne a fare sesso con le suddette minoranze etniche. Richard Milhous Nixon (1913-1994) legò la droga a comunismo e omosessualità, nemici della forte società americana e quindi tesi alla sua distruzione. Ronald Wilson Reagan (1911-2004) si spinse oltre, ma solo perché nel frattempo comparve l’aids. Quindi se la droga portava all’omosessualità, questa di conseguenza causava il contagio dell’HIV. Oggi l'Onu ha stimato in 250 mila i morti annuali dovuti al consumo di droghe nel mondo. I decessi da abuso di stupefacenti in Italia nei solo tre lustri 19902006 è stimato in 16.173. Nel 2014 in Italia sono morte 313 persone a causa delle droghe assunte. Ma la droga dilaga nel Belpaese dagli anni sessanta e oggi comprare droga è più facile che comprare il pane: ci sono più punti di distribuzione. In queste stime non rientrano i morti nelle sparatorie per droga fra spacciatori, trafficanti, poliziotti e passanti innocenti. In Messico, la stima totale 87 è di citca 83.000 omicidi dal 2007 al 31 ottobre 2012: più di sedicimila decessi l'anno. Si stima in circa 24 miliardi di euro il fatturato del mercato della droga in Italia e di oltre 300 miliardi nel mondo. Con questi fatturati il traffico di droghe è la quinta impresa nazionale. E l'ottava impresa mondiale. Significa che i signori della droga sono proprietari di una buona fetta dell'economia italiana e planetaria. Negli ultimi 40 anni sono stati spesi oltre 1.000 miliardi di dollari (un trilione) solo nel Nord America per combattere la droga: il che forse spiega il pessimo stato dei servizi sociali in quel Paese. Una Relazione Annuale al Parlamento su droga e dipendenze evidenzia che, tra il 2008 e il 2013, sono stati spesi in media circa 180 milioni di euro l'anno in attività di contrasto legate alla droga: più di un miliardo in sei anni, di soldi sottatti al welfare. Nel 1973 vi erano 328.670 arresti registrati negli USA dall’FBI per violazioni delle leggi sulle droghe. Nel 2007 1.841.182 arresti, ovvero un incremento del 460,2% in 34 anni. Nel 2008 gli arresti sono stati 1.702.537, e di questi 847.863, ovvero il 49,8%, per reati collegati alla sola cannabis, di cui 754.224 per semplice possesso (traffico e vendita di cannabis 93.640 arresti). Gli Stati Uniti d'America hanno la più numerosa popolazione carceraria del mondo. Con meno del 5% della popolazione mondiale, gli USA hanno circa il 25% della popolazione carceraria mondiale. Secondo un rapporto del Dipartimento di Giustizia USA del 2006, oltre 7,2 milioni di persone erano in quel momento in prigione o sotto varie forme di custodia, ossia circa 1 americano su 32. In Italia, abbiamo 1 persona su 1000 88 nelle stesse condizioni. Secondo l'International Centre of Prison Studies presso il King's College London, di questi 7,2 milioni, 2,3 sono effettivamente in prigione. La "guerra alla droga" è una delle più clamorose e costose sconfitte delle società moderne. 3. Proibizionismo verso la prostituzione: guerra persa La New York Society for the Suppression of Vice, tramite il fondatore Anthony Comstock (1844 -1915) , dopo anni di pressioni al Congresso degli Stati Uniti riuscì a far promulgare una legge che proibiva la spedizione a mezzo posta di stampe erotiche di ogni tipo (libri, riviste, foto, giornali, perfino pubblicazioni riguardo al controllo delle nascite e testi di biologia che mostrassero rappresentazioni accurate del corpo umano) e addirittura di corrispondenza epistolare privata con accenni o riferimenti di natura sessuale; vi fu persino un tentativo di vietare nei musei le statue e i quadri di nudo. Oggi il mercato della prostituzione in Italia genera un giro d’affari stimato in 3,6 miliardi di euro annui (tutti esentasse), coinvolgendo in modo attivo circa 90.000 operatori del sesso per un numero di clienti che raggiunge i 3 milioni di cittadini. Il giro d'affari della prostituzione negli Usa è calcolato attorno ai 14 miliardi di dollari all'anno. Dai dati dell'Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime) e dell'Icmpd (International Centre for Migration Policy Development) emerge che la tratta di schiavi sessuali ha fatto in Europa 52.340 vittime in soli 5 anni (dal 2003 al 2007) e nel mondo, secondo la IOM l'Organizzazione Mondiale per le Migrazioni - dai 2 ai 4 milioni. Ma tutti gli osservatori concordano sulla 89 pesante sottostima di questi dati. La prostituzione in Italia non è illegale solo se selvaggia, mentre lo è se è organizzata. Il proibizionismo, cioè la mancata legalizzazione della prostituzione come una qualsiasi professione sanitaria o d'aiuto. favorisce i fatturati in nero dei trafficanti, l'evasione delle tasse, la riduzione in schiavitù di molti esseri umani, la diffusione di violenze e malattie. Malgrado ciò, la prostituzione è sempre più diffusa, anche come secondo lavoro di casalinghe e studentesse (o giovani disoccupati) La "guerra" alla prostituzione è la terza guerra, interna all'Occidente, vistosamente persa. 90 LA GUERRA IN ALCUNE SUE MANIFESTAZIONI 91 Terza guerra mondiale senza fine Mircea Meti "Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste". Discorso delle Beatitudini «Occhio per occhio e il mondo diventa cieco"» (Mahatma Gandhi) Watzlawick dice che ogni relazione è definita dalla punteggiatura. "La moglie beve, il marito la picchia". Qual è il comportamento causante? 92 La cavia da laboratorio dice: “Ho addestrato bene il mio sperimentatore. Ogni volta che io premo la leva lui mi dà da mangiare”; quest’ultima non accetta la punteggiatura che lo sperimentatore cerca di imporgli, secondo la quale è lo sperimentatore stesso che ha addestrato la cavia e non il contrario. Il figlio: “È inutile che parlo con la mamma perché tanto urla sempre e non mi lascia esprimere i miei pensieri e le mie motivazioni, quindi sto in silenzio, non faccio niente, non dico niente e ho risolto”. La mamma: “È così silenzioso e passivo che mi fa arrabbiare, non mi racconta mai nulla, non si sforza di avere idee sue e, spesso, devo gridare per fargli fare le cose!” Qual è la causante e il causato? La faide barbaricine hanno per secoli registrato assassinii fra famiglie, senza che gli attori sapessero come e perchè la tragedia era iniziata. Invece cosa fanno i folli leaders europei? Sfoggiano atteggiamenti di machismo texano, parlano di ritorsioni e bombardano a tappeto. Quante vittime civili fanno ogni giorno i droni e i bambardamenti dal cielo? Il papa ha giustamente mostrato la sua solidarietà e la sua riprovazione contro il terrorismo parigino, ma non l'abbiamo mai sentito sdegnarsi contro le stragi di civili provocate dalle azioni di guerra europee o americane. Il leader francese parla esplicitamente di guerra, senza rendersi conto che questa parola implica un riconoscimento di Stato all'ISIS e l'attivazione della Convenzione di Givevra, per cui i terroristi diventano soldati. Dalla psicologia sappiamo che il solo modo di uscire da questi circuiti suicidarii è quello di comunicare sulla 93 relazione. In politica, questo significa negoziare. Dopo una guerra mondiale che dura da 25 anni, e dopo centinaia di migliaia di morti, non sembra prematura una trattativa fra l'Occidente e l'estremismo islamico. Abbiano trattato con gli Asburgo, abbiamo trattato con i nazisti, hanno trattato gli americani e i vietnamiti, hanno trattato le due Coree. Ogni conflitto termina con una trattativa: il punto è solo se la trattativa viene fatta prima o dopo che si arrivi ai milioni di morti. 94 La beneficenza che uccide il welfare e foraggia il commercio delle armi Guido Contessa Non passa ora in tv senza che vengano chiesti soldi in beneficenza, per gli scopi più disparati. Un gran parte di questi ha il solo obiettivo di mantenere organizzazioni e operatori che lasciano le briciole agli utenti in stato di bisogno. Una parte di questi riguarda problemi di cui dovrebbe occuparsi lo Stato italiano, e cui la beneficenza consente di non impiegare fondi per il welfare dirottandoli sulle auto blu, i vitalizi, le forze navali, l'iscrizione ai club della Ue e della NATO. La maggioranza delle richieste riguardano invece Paesi stranieri, come se l'Italia non avesse abbastanza cittadini da "beneficiare". La sigla BRICS indica i paesi del mondo a maggiore sviluppo economico: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Quasi tutti questi Paesi sono più ricchi dell'Italia. Dare soldi per curare le malattie o gli orfani di questi Paesi significa incentivarli a non investire nel benessere dei loro popoli. Il caso più eclatante è quello della Romania che finanzia il welfare con le vendita dei suoi bambini. Ecco come funziona. Lo Stato rumeno non investe nulla per gli orfani, ma li fa gestire da organizzazioni private. Queste, tramite le adozioni internazionali, si fanno pagare (e molto) dalle famiglie adottanti, dopo aver accantonato un lauto profitto. La Romania ha un welfare a spese degli adottanti. 95 Un caso simile è quello dell'Ukraina. La quale non si preoccupa della salute dei suoi bambini dopo Chernobil. Preferisce che se ne occupino altri Paesi europei, in modo da poter avere i soldi per una bella guerra civile. Il caso più scandaloso riguarda gli Stati africani. La beneficenza si occupa dei loro problemi sociali, mentre i loro politici investono i fondi statali in armamenti. Il vecchio mantra del "dobbiamo aiutare l'Africa" ha per decenni dominato il vocabolario politico europeo ed ha creato le ONG, il cui solo scopo è quasi sempre di dare lavoro a giovani disoccupati europei. Ma questo è il frutto migliore. Il peggiore è che la maggior parte degli "aiuti" finisce in acquisti di armi europee e in tangenti ai politici locali. Col risultato che l'Africa è il continente col più alto tasso di corruzione, emigrazione e tragedie militari locali. 96 Domande sull' ISIS Dall'esportazione della democrazia all'importazione del terrorismo Guido Contessa Quando i falsi profeti osannavano l'attacco del mondo all'Iraq e all'Afghanistan, in parecchi misero in guardia dal rischio di importare il terrorismo. Quando l'Occidente osannava le "primavere arabe" non pochi espressero dubbi e ventilavano il rischio che diventassero "primavere terroristiche". Ma tant'è. Abbiamo con incoscienza fatto scoppiare il bubbone del mondo islamico ed ora siamo atterriti dal pus che cola su tutta la mezzaluna araba. Non vogliamo qui lanciarci in una requisitoria complottistica ed arrivare a dire, come fanno alcuni, che l'ISIS è stata ideata e finanziata dall'impero d'Occidente, per destabilizzare il Medio Oriente e mettere in difficoltà per decenni l'Europa. Tuttavia, ogni volta che vediamo l'ISIS marciare nel deserto o nelle città occupate, nelle minacciose divise nere tipo ss-ninjia, non possiamo non farci qualche domanda. La prima domanda è: chi paga? L' ISIS non sembra affatto un'accozzaglia di beduini, ma un vero esercito, addestrato, armato fino ai denti, dotato di luccicanti mezzi di trasporto, e tecnologie informatiche. Dove trovano le armi? Dove trovano i soldi per espandersi? Depredare i poverissimi villaggi occupati non sembra sufficiente per mantenere un esercito. 97 La seconda domanda è: come ha fatto l'ISIS a mettere in piedi una potenza militare senza che ce ne accorgessimo? Viviamo in mondo ipercontrollato dove l'impero registra ogni email e ogni telefonata, dove i satelliti ci spiano 24 ore su 24 e leggono fino alle targhe delle auto, dove i droni possono entrare persino nelle camere da letto, dove le spie di tutti i Paesi (chiamate benevolmente "intelligence") operano in ogni angolo del Medio ed Estremo Oriente. Qualcuno ha messo in piedi un esercito ed è arrivato a conquistare territori dall'Iraq alla Libia, senza che nessuno Stato nè occidentale nè arabo potesse intervenire tempestivamente. Come minimo, oggi dovremmo assistere alla cacciata di tutti i capi dello spionaggio di ogni Stato dell'impero, dagli Usa all'Arabia saudita, dall'Europa all'Italia. Invece no. Le stesse organizzazioni di "intelligence" che non ci hanno avvisato delle "primavere arabe", non ci hanno informato della nascente ISIS, sono ancora lì a spiegarci cosa fare ora per fronteggiare la minaccia nera. La terza domanda è: come mai quando ci sono i dittatori o i militari a governare i Paesi arabi, il terrorismo è controllato e limitato, mentre quando c'è la democrazia la guerra civile e il terrorismo dilagano? E' successo con Tito e la Jugoslavia; con Saddam e l'Iraq; con Gheddafi e la Libia. E' successo in Algeria e in Egitto. Forse è arrivato il momento di pensare che ogni popolo ha il regime che è adatto per sè e che è in grado di funzionare nella specifica situazione. Che la democrazia non è la "fine della storia", cui tutto il pianeta deve adeguarsi, ma uno dei possibili modelli di regime. Che la democrazia funziona in determinate 98 condizioni sociali ed economiche, e che ogni Paese ha tempi diversi per arrivarci. La quarta domanda è: l'ISIS è una minaccia più per l'Europa o più per i Paesi arabi? Dal momento che l'ISIS ha scelto di occupare territori, la prima minaccia è per i Paei arabi cui i territori vengono sottratti. Resta la minaccia di un terrorismo anti-occidentale, ma sembra più una guerra di conquista territoriale nei Paesi arabi, che si rivolge contro l'occidente nella misura in cui interferisce. Dimostrazione evidente che la questione non sia solo una spinta anti-occidentale e anti-cristiana, sono i recenti attentati in tre moschee dello Yemen. Se questa interpretazione è vera, l'Occidente deve solo controllare bene le minacce interne, ma non fare alcun intervento diretto nei Paesi arabi. Limitandosi ad aiutarli, senza coinvolgimenti armati, nella guerra con chi minaccia i loro confini. Saranno l'Egitto, l'Algeria, la Tunisia, la Siria, l'Iraq e gli altri Paesi arabi a combattere sul terreno gli attacchi dell'ISIS. 99 100 Guerre, migrazioni e sviluppo occidentale Guglielmo Colombi Dal '600 al '900 l'enorme sviluppo economico dell'Occidente è stato favorito dalle macchine, ma si è basato sulla violenza dello schiavismo e del colonialismo. Il furto di uomini (migrazioni coatte di circa 10 milioni di africani) e di interi territori in tutto il pianeta, è alla radice dell'industrializzazione e delle democrazie. Diminuite le possibilità di ridurre in schiavitù Paesi ed esseri umani, lo sviluppo ha trovato sostentamento in due altri tipi di crimine: le guerre e le migrazioni economiche (coatte senza forza, ma con la miseria). Secondo Gaston Bouthoul la guerra è un infanticidio differito, un sistema darwiniano di controllo della popolazione. Tutta la Storia è costellata da guerre ma è il Novecento che ha reso industriale il crimine di massa. Circa 80 milioni di morti in due guerre mondiali. Dalla fine della seconda guerra i massacri non sono cessati, ma sono stati decentrati. L'Occidente (barbari Usa esclusi) ha smesso di partecipare direttamente alle guerre, preferendo favorirle con "operazioni coperte" come gli omicidi politici o il commercio di armi. Le guerre consentono sempre un forte sviluppo del PIL ai Paesi che non vengono distrutti. Un altro forte sostegno allo sviluppo è derivato dalle migrazioni economiche, nel XX come nel XXI secolo. 101 Le migrazioni "moderne" non si basano più sui rapimenti e la violenza fisica, ma sulla forza della miseria. Affamare un popolo è il miglior mezzo per spingerlo a migrare. Nei secoli XIX e XX, quasi 30 milioni di italiani hanno lasciato l'Italia con destinazioni principali le Americhe, l'Australia e l'Europa occidentale. Nel 1946 fu firmato il Protocollo italo-belga che prevedeva l'invio di 50.000 lavoratori in cambio di carbone. Nel 1956 fra i 142.000 minatori impiegati, 63.000 erano stranieri e fra questi 44.000 erano italiani. A Marcinelle ne sono morti 262. Nel ventennio 1951-1971 oltre 10 milioni di italiani sono stati protagonisti di migrazioni interregionali. Il fenomeno migratorio caratterizza anche l'alba del XXI secolo. I primi schiavisti e colonizzatori giustificavano i loro crimini con la salvezza delle anime e la diffusione della civiltà. Quelli odierni giustificano gli stessi crimini con la salvezza dei corpi e la distribuzione del benessere. La sostanza però non è cambiata. Le migrazioni hanno lo scopo di sfruttare un "esercito industriale di riserva", che esonera gli Stati più ricchi dal remunerare adeguatamente la manodopera e dal riorganizzare il lavoro sulla base dei diritti. "Esercito industriale di riserva" è l'espressione con la quale Karl Marx indicava la massa dei disoccupati in un'economia capitalistica e la sua funzione. La presenza di un gran numero di disoccupati è funzionale all'esistenza stessa del sistema capitalistico, poiché, alimentando la concorrenza tra i lavoratori, garantisce un basso livello di salari. Le badanti straniere, i 500.000 102 immigrati che lavorano in nero nell'agricoltura, i lavoratori edili a giornata e gli addetti ai lavori più sporchi e sgradevoli (o criminali) svolgono tuttora la funzione di esercito di riserva. Non è un caso se il numero degli immigrati che lavorano corrisponde quasi esattamente al numero di cittadini senza lavoro. La seconda decade del XXI secolo ha visto riapparire un fenomeno migratorio che era quasi sparito: la nuova emigrazione di massa degli italiani. Migliaia di anziani emigrano per sopravvivere con pensioni da fame, che all'estero riescono invece ad offrire tre pasti al giorno. Migliaia di giovani emigrano in cerca di un'occupazione negata loro in Italia. Il paradosso evidente è che gli immigrati africani vengono in Italia in cerca di un benessere, che gli italiani vanno a cercare all'estero. Parafrasando il dimenticato K.Marx, il potere statale non è che un comitato di affari della "classe" al potere. Tutta la politica del XXI secolo è una conferma di questa tesi. La tutela dei banchieri e dei finanzieri; le guerre diffuse in tutto il pianeta; la politica del lavoro e quella delle migrazioni; lo smantellamento del welfare state; il controllo dei media; sono una prova lampante della perdurante verità dell'asserzione marxiana. 103 Breve compendio del terrorismo cristiano ed ebraico Guglielmo Colombi Il terrorismo è il più odioso dei crimini. Perchè colpisce soggetti inermi e incolpevoli, presi di sorpresa. Perchè ha come solo scopo il terrore. Perchè sparare su passanti e mettere una bomba sotto il banco della frutta al mercato, non richiede nè coraggio nè abilità. Inorridiamo quando il terrorismo colpisce, ma non possiamo non ricordare di avere il copyright su questa pratica barbarica, vile e crudele. Gli inventori del terrorismo siamo stati noi bianchi, cristiani o ebrei, e tutto il Novecento è stata una grande scuola per il terrorismo islamico. 1. Zeloti (I secolo d.c.) Gli Zeloti erano un gruppo politico-religioso giudaico apparso all'inizio del I secolo. Partigiani accaniti dell'indipendenza politica del regno ebraico, nonché difensori dell'ortodossia e dell'integralismo ebraici. Considerati dai Romani alla stregua di terroristi e criminali comuni, si ribellavano con le armi alla presenza dei romani in Palestina. Questi venivano considerati idolatri e quindi nemici dell'ebraismo. Gli zeloti venivano chiamati anche Sicarii, dal momento che andavano in giro con i pugnali (sicae) nascosti sotto la cappa e che venivano utilizzati per ferire o persino 104 uccidere chiunque fosse colto a compiere sacrilegi, atti offensivi o anche omissioni nei confronti della fede giudaica. Secondo alcune fonti Giuda Iscariota, Simone detto Pietro e Simone il Cananeo erano o erano stati zeloti. 2. Haganah, Irgun e banda Stern (1920-48) Haganah è il nome dato a un'organizzazione paramilitare ebraica in Palestina durante il Mandato britannico dal 1920 al 1948. Ne hanno fatto parte Yitzhak Rabin (Premio Nobel per la pace), Ariel Sharon e Moshe Dayan. Tra il 1944 e il 1947 furono oltre 20 gli attentati dinamitardi segretamente supportati dall'Haganah. L'Irgun, abbreviazione di Irgun Zvai Leumi, ebraico per "Organizzazione Militare Nazionale", è stato un gruppo paramilitare sionista formato da una costola dell'Haganah (giudicato terrorista dal Regno Unito) che operò nel corso del Mandato britannico sulla Palestina dal 1931 al 1948. Nel febbraio del 1944, sotto la nuova leadership di Menachem Begin (futuro primo ministro di Israele), l'organizzazione riprese le ostilità contro le autorità britanniche. Lo scopo dichiarato degli attacchi terroristici condotti era quello di accrescere il costo politico e umano del governo mandatario e influenzare la pubblica opinione, sì da incoraggiare lo sgombero britannico. Ciò incluse attacchi contro importanti simboli dell'amministrazione britannica, con attentati come quello (22 luglio 1946) perpetrato ai danni della direzione centrale militare, civile e delle forze di polizia 105 ospitati in un'ala del King David Hotel (91 morti, tra i quali 17 civili ebrei). Il 31 ottobre 1946, tre giovani terroristi dell'Irgun condussero uno spettacolare attentato contro l'ambasciata britannica a Roma, una villa appartenuta alla famiglia Torlonia sita presso Porta Pia. Due potenti ordigni esplosivi a tempo, occultati in altrettante valigie, furono lasciati presso l'ingresso della missione diplomatica. I terroristi si dileguarono e, alle 2:46, due violente esplosioni causarono la totale distruzione dello storico edificio, uccidendo due cittadini italiani che si trovavano a passare per caso nei pressi. La Banda Stern, un gruppo deviazionista dell'Irgun, colpì con determinazione ed audacia tanto alti ufficiali ed esponenti britannici e della comunità internazionale, quanto cittadini arabi ed ebrei giudicati "collaborazionisti", mentre prendeva attivamente contatti con i nazisti, considerati come un "persecutore preferibile" al nemico britannico, visto come ostacolo alla nascita dello stato ebraico. 3. Fascisti e Anti-fascisti (1928 - 1930) Furono parecchi gli attentati dinamitardi agli albori del fascismo. Come in tutta la storia d'Italia, non è mai stato chiarito se i responsabili fossero gli anti-fascisti o gli stessi fascisti. Resta il fatto che l’eccidio alla Fiera di Milano (12 aprile 1928), un attentato che doveva uccidere il re, ha ucciso all’istante quattordici persone (altre nei moriranno nei giorni successivi) e ferito decine di persone. 106 4. IRA e Provisionals (1919 - 2005) Tra la fine degli anni '60 e la fine degli anni '90 in Irlanda del Nord il terrorismo dei cattolici e dei protestanti ha fatto oltre 3000 morti. 5. Euskadi Ta Azkatasuna (1959 - 2011) Euskadi Ta Azkatasuna ("Paese basco e libertà"), anche nota con l'acronimo di ETA, è un'organizzazione armata terroristica basco-nazionalista separatista d'ispirazione marxista-leninista il cui scopo è l'indipendenza del popolo basco. L'ETA è stata responsabile dell'uccisione di oltre 800 persone, ed è considerata un'organizzazione terroristica da diversi Stati, tra cui la Spagna, la Francia e gli Stati Uniti d'America, oltre che dall'Unione europea. Creata nel 1959, dalla scissione degli Ekin dal Partito nazionalista basco, come associazione studentesca clandestina per sostenere l'indipendentismo basco, si accosterà alla lotta armata verso la metà degli anni sessanta per poi cessare la propria attività armata (ma non quella politica e di pacificazione del conflitto) il 20 ottobre 2011. 5. OAS (1961 - 1962) L'Organisation de l'armée secrète (OAS) era un'organizzazione clandestina francese, creata il 20 gennaio 1961 dopo un incontro a Madrid, al riparo del regime franchista, da Jean-Jacques Susini e Pierre Lagaillarde. La sigla OAS comparve sui muri di Algeri il 16 marzo 1961. Lo slogan era "L'Algérie française". All'indomani del putsch militare di Algeri (aprile 1961), 107 l'organizzazione fu presa in mano dal generale Raoul Salan, e perpetrò sia in Francia che in Algeria numerosissimi attentati ed assassinii: alla fine di settembre 1961 si contavano più di 1.000 attentati con 15 morti e 144 feriti firmati OAS. Le violenze si moltiplicarono nel febbraio del 1962 e poi al momento della firma degli accordi di Evian per il cessate il fuoco (18 marzo 1962): il 13 marzo l'OAS cercò di organizzare l'insurrezione dei coloni dal quartiere europeo di Bab El-Mandeb, e la repressione costò più di 20 morti. Altri morti vi furono il 26 marzo, in una manifestazione di sostegno alla protesta dei Piedsnoirs. Tra il maggio 1961 ed il settembre 1962, l’OAS aveva ucciso 2.700 persone, di cui 2.400 Algerini. 6. Sud-Tirolo (1956 - 1988) Il Befreiungsausschuss Südtirol (abbreviato BAS, letteralmente: Comitato per la liberazione del Sudtirolo) fu un'organizzazione terroristica fondata nel 1956 da Sepp Kerschbaumer. Scopo del movimento era l'autodeterminazione dell'Alto Adige, attraverso la secessione dall'Italia e l'annessione all'Austria al fine di ottenere, sotto la sovranità di quest'ultima, l'unificazione politica della regione storica del Tirolo. Dal 20 settembre 1956 al 30 ottobre 1988 ci sono stati 361 attentati con dinamite, mitra, mine antiuomo. 21 morti, tra cui 15 appartenenti alle forze dell'ordine, 2 privati cittadini e 4 terroristi, deceduti per lo scoppio prematuro delle cariche che stavano predisponendo. 57 feriti: 24 membri delle forze dell'ordine, 33 civili. 108 7. Italia: Terrorismo rosso, nero e di Stato (1969 - 84) Da piazza Fontana all'Italicus, da Ustica a Piazza della Loggia, alla stazione di Bologna ci sono almeno 378 morti in Italia che ancora aspettano di sapere se li ha uccisi il terrorismo rosso, quello nero o quello statale. 8. Corsica (1976 - 2001) Nel 1976 è creato l'FLNC (Fronte di liberazione nazionale corso). Movimento che si sciolse ufficialmente nel 1983, ma che ha continuato fino ad oggi l’esercizio delle sue attività anche illegali. Il partito rivendica un "nazionalismo corso" che ambisce all’ indipendenza della Corsica dalla Francia da perseguire con attacchi a prefetture, stazioni polizia ecc. Negli anni 1976-1989, infuria una guerra sporca tra i nazionalisti e degli elementi fautori dello Stato francese. A contrastare l’FLNC appare l’organizzazione FRANCIA, composta da membri dei servizi segreti desiderosi di "piegare" l’FLNC effettuando rapimenti di militanti nazionalisti. Da entrambe le parti si susseguono delitti sanguinari e efferati: l’assassinio del parrucchiere Schochn per non aver voluto pagare delle cosiddette tasse rivoluzionarie, la morte di Guy Orsoni nel 1982 e la morte dei suoi presunti assassini in carcere nel 1984 ad Ajaccio. Nel 1986 Charles Pasqua, allora ministro degli interni, promette di "terrorizzare i terroristi". Nel 1987 il FLNC uccide 2 tunisini presentati come spacciatori di droga, quando sono solo due lavoratori comuni. Nel 1988 vi fu l’omicidio di Paolo Prudente (ex FLNC ritiratosi nel 1984) a Calvi. Nel 1981 il parlamento francese approva il nuovo statuto dell'isola, redatto dal parlamentare 109 Gaston Defferre. Ma la soluzione non accontenta nessuno. Da allora, oltre 22 persone tra cui un prefetto in Corsica, Claude Erignac sono stati assassinati in connessione con i nazionalisti corsi. 9. McVeigh ed altri stragisti Usa (1990 - 2014) Timothy James McVeigh è stato un terrorista e militare statunitense, condannato per l'attentato di Oklahoma City del 19 aprile 1995. Tale gesto è stato eseguito, secondo quanto affermato dallo stesso Timothy, come ritorsione per i fatti di Waco (avvenuti esattamente due anni prima) e per fomentare una rivolta contro un governo federale da lui ritenuto tirannico. L'attentato uccise 168 persone, di cui 19 bambini. McVeigh fu condannato a morte e giustiziato l'11 giugno 2001 mediante iniezione letale. Dal 1990, sono state più di 250 le vittime di sparatorie nelle scuole americane. Quasi 180 dal 2000, una trentina dopo la strage di Newtown, il massacro nella Sandy Hook School. Questo è l'elenco dei più gravi massacri degli ultimi 24 anni nelle scuole americane: 1) Virginia Tech - 16 aprile 2007 - 33 morti - 25 feriti 2) Sandy Hook Elementary School - 14 dicembre 2012 28 morti - 2 feriti 3) Columbine High School - 20 aprile 1999 - 15 morti 21 feriti 4) Red Lake - 21 marzo 2005 - 10 morti - 7 feriti 5) Oikos University - Oakland - 7 aprile 2012 - 7 morti 3 feriti 110 6) Isla Vista - California - 23 maggio 2014 - 7 morti - 13 feriti 10. Norvegia (2011) Con la locuzione "attentati del 2011 in Norvegia" ci si riferisce a due attacchi terroristici coordinati, volti ad attaccare il governo della Norvegia, un seminario politico estivo e la popolazione civile avvenuti nella città di Oslo e sull'isola di Utaya il 22 luglio 2011, che causarono in totale 77 vittime. Il responsabile degli attentati, Anders Behring Breivik è un 32enne norvegese simpatizzante dell'estrema destra, bianco e cristiano. . 12. Cecenia: Beslan e teatro Dubrovka (1999 - oggi) Nell'agosto 1999, riprende la guerra russo-cecena. Shamil Basayev, indipendentista ceceno, è l'autore del sequestro del Teatro Dubrovka nel 2002 e della Strage di Beslan nel 2004. 111 Il regime senza memoria Mircea Meti Mass media, politici, opinionisti, conduttori di talk shows, di fronte ai fatti tragici della cronaca hanno l'atteggiamento stupefatto e indignato di chi sembra venire sorpreso. In genere, lo stupore e l'indignazione riguardano fatti causati dagli "altri", cioè dai nemici del momento. Tutti diventano psicologi, economisti, politologi ma dimenticano totalmente la storia. Tutti sembrano nati ieri. Sembra che non fossero vivi dieci, venti, trenta anni fa e che non abbiano mai letto un libro o visto un film. Sembra che siano del tutto all'oscuro di quello che noi (l'Occidente) abbiamo fatto nel corso della storia. Cercano di vendere al "popolo bue" una visione perbenista per la quale i nemici scandalizzano l'anima immacolata della nostra civiltà. Ecco allora qualche memorandum, che dovrebbe farci capire che l'orrore, i genocidi, gli stupri di massa, i crimini di guerra, i massacri di civili, le distruzioni di opere d'arte, non sono un'invenzione contemporanea e non sono (purtroppo) un'invenzione di criminali in abiti simil-ninja. 1. Combattenti stranieri: dov'è la novità? Si fa un gran parlare dei "combattenti stranieri" che militano nell'ISIS, combattono in Siria contro Assad o in Ucraina per l'una o l'altra parte. I media mostrano stupore e indignazione, come se il fenomeno fosse una novità. Nella sua storia, più di sessantamila italiani 112 hanno combattuto nella Legione straniera francese. E migliaia hanno combattuto nelle Brigate Internazionali durante la guerra civile spagnola. Migliaia sono anche i mercenari che, come lavoro, combattono per un Paese che non è il loro. Possiamo discutere sul fatto che alcune scelte siano accettabili ed altre molto meno. Che certi "foreign fighters" combattano per cause che condividiamo ed altri no. Naturalmente i primi li arrestiamo, gli altri no. Ma resta il fattore comune che lega tutti coloro che dedicato la vita alla guerra, per il proprio o per altri Paesi, senza essere obbligati da coscrizioni forzate. La povertà e la mancanza di prospettive di lavoro è stata per decenni la prima motivazione della scelta militare. Alcuni sceglievano la carriera ecclesiastica, altri quella del "guerriero". Accanto a questa motivazione c'era quella dell'avventura, del mito eroico, del machismo. Non a caso i bambini maschi hanno sempre giocato coi "soldatini" e non con le miniature di medici, filosofi o scienziati. D'altronde, la storia spacciata agli alunni fin dalle elementari, non è la storia della scienza, della tecnologia o del costume alimentare, ma la storia dei re, dei generali, delle battaglie. Fucili e pistole giocattolo sono regali di Natale molto più frequenti dei libri e del "piccolo chimico". La maggioranza dei video games alla moda propone scenari bellici cruenti: sviluppati dall'esercito americano come strumenti di addestramento. In ogni epoca non sono mai mancati giovani senza futuro, disadattati ed esaltati da qualche "eroe guerriero", o da qualche ideale romantico e ineluttabile. Oggi, queste 113 figure sono diffuse a dismisura a causa dell'evidente stato di liquefazione della società, della progressiva insignificanza degli individui, e della totale sottrazione del futuro. Come a dismisura è diffuso il senso di morte. E' ormai pratica abituale fra gli adolescenti e i giovani l' iperconsumo di alcool e droghe, la ricerca ossessiva di attività estreme e pericolose, il culto dilagante per le modificazioni corporee. E' in continuo aumento il tasso di adolescenti che si suicidano. Tutti sintomi di un disperato disprezzo per il corpo e per la vita. Come a dismisura è diffuso il senso di apocalisse planetaria, alimentato dai disastri ambientali, dalla proliferazioni di epidemie e malattie simili alla peste, dalla moltiplicazione di guerre e stragi ad ogni latitudine. Ci sono sempre stati e sempre ci saranno giovani che preferiscono la morte alla vita, il mito dell'eroe guerriero e l'ideologia del martirio. Giovani che scelgono l'avventura e il rischio, anche della vita, al posto di una conformistica e quieta esistenza che si consuma nel quotidiano. Per giovani menti confuse e incapaci di vivere speranze e progetti, diventa una soluzione combattere e fare un'esperienza bellica, non importa dove e per chi. Imparare a morire è più facile che imparare a vivere. Distruzione delle opere d'arte: dov'è la novità? L'ISIS è sicuramente composto da criminali sanguinari e ingnoranti, il cui giusto destino è quello della tomba o della galera. La distruzione che fanno di preziose 114 antichità di cruciale importanza storica è una specie di genocidio della bellezza e della cultura. Però non possiamo non ricordare che l'iconoclastìa è un'invenzione tutta occidentale. Non conosciamo il numero di templi pagani, abbattuti dai romani. Nè possiamo ricostruire il numero di templi romani azzerati per farli diventare chiese cristiane. Anche i musulmani hanno dato il loro contributo alla follìa, distruggendo le chiese per farle diventare moschee. I cristiani poi non hanno mancato di abbattere moschee per sostituirle con chiese. L'impero romano ha costruito molto, ma ha raso al suolo intere città insieme alle opera d'arte che contenevano. Il tempio di Salomone e la città di Alessandria, non sono spariti per eventi naturali. I tombaroli egiziani hanno sfregiato migliaia di sepolcri e templi. I tombaroli italiani hanno depredato e distrutto quasi tutta la storia etrusca. Da Wikipedia16: "Numerosi riformatori protestanti, fra i quali Huldrych Zwingli, Giovanni Calvino e Andrea Carlostadio, incoraggiarono la distruzione delle immagini religiose appellandosi alle proibizioni del Pentateuco e ai dieci comandamenti; la venerazione delle immagini era considerata alla stregua di un'eresia pagana, una superstizione. Oggetto di tale azione furono i dipinti e le statue ritraenti santi ma anche le reliquie, le pale o retabli e i simboli. ... Le prime distruzioni iconoclaste comparvero in Germania ed in Svizzera, soprattutto a Zurigo (1523), Copenaghen (1530), Münster (1534), Ginevra (1535), e Augusta (1537). Con la predicazione di riformatori 16 www.wikipedia.org 115 calvinisti quali John Knox l'iconoclasmo raggiunse anche l'intera Scozia nel 1559. La Francia non fu risparmiata. La grande crisi iconoclasta francese ebbe luogo durante le prime guerre di religione nel 1562. Nelle città conquistate dai protestanti, come Rouen (1560), Saintes e La Rochelle (1562), gli edifici religiosi furono sistematicamente saccheggiati e le decorazioni al loro interno distrutte. La violenza fu tale che intere chiese andarono distrutte. Monumenti prestigiosi come la basilica di San Martino a Tours o la cattedrale della Santa Croce di Orléans furono seriamente danneggiate e distrutte. L'abbazia di Jumièges, la cattedrale di San Pietro di Angoulême e la basilica di Santa Maddalena a Vézelay furono saccheggiate." In epoche più moderne, Napoleone ha derubato l'Europa e l'Egitto di tutto quello che poteva. Hitler ha fatto lo stesso, ma in più dava fuoco alle biblioteche ed a tutta l'arte "degenerata". Si potrebbe osservare che il furto non equivale alla distruzione, ma non sono poche le opere sparite a seguito dei furti delle "civili" nazioni di Francia e Germania. Sempre Hitler ha fatto di tutto (senza riuscirci, per fortuna) per bombardare la Cattedrale di Londra, e i "liberatori" americani non hanno esitato a radere al suolo l'Abbazia di Montecassino, fondata nel 525 da San Benedetto da Norcia. Donne rapite e violentate dai soldati: dov'è la novità? L'orrore delle bande criminali nigeriane che rapiscono e 116 stuprano donne per poi farle diventare musulmane è l'apice della disumanità. Ma non c'è niente di nuovo sotto il sole. Basta ricordare quello che gli italiani delle "colonie" facevano alle "faccette nere", o quello che gli americani hanno fatto ad Abu Graib. Ma il ricordo che dovremmo considerare incancellabile è quello delle truppe franco-marocchine, durante la "liberazione" dell'Italia dal nazi-fascismo. Il film "La ciociara" non è solo una fantasia artistica. Da Wikipedia17: "Il termine "marocchinate" viene usato per indicare lo stupro di massa attuato dai goumier francesi, inquadrati nel corpo di spedizione francese in Italia (CEF), ai danni di alcune centinaia di individui di ambo i sessi e di tutte le età durante la campagna d'Italia della seconda guerra mondiale, avvenute in particolare dopo la battaglia di Montecassino.......Le stime ammonterebbero a circa 3.100 casi, come riportato in una inchiesta italiana sottostimata per difetto fino ai dati probabilmente inverosimili delle 50.000 denunce presentate entro la fine del conflitto.....Nella seduta notturna della Camera del 7 aprile 1952 la deputata del PCI Maria Maddalena Rossi (presidente dell'UDI) denunciò che solo nella Provincia di Frosinone vi erano state 6.000 violenze da parte delle truppe "Magrebine" del generale Alphons Juin..... Lo scrittore Norman Lewis, all'epoca ufficiale britannico sul fronte di Montecassino, narrò gli eventi: « Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate... A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non ce n'erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi. 17 www,wikipedia.org 117 “I marocchini di solito aggrediscono le donne in due uno ha un rapporto normale, mentre l'altro la sodomizza.” (Norman Lewis "Napoli '44") Diverse città laziali furono investite dalla foga dei goumier (truppe marocchine): si segnalano nella Provincia di Frosinone le cittadine di Esperia, Castro dei Volsci, Vallemaio, Sant'Apollinare, Ausonia, Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, San Giorgio a Liri, Coreno Ausonio, Morolo e Sgurgola, mentre nella Provincia di Latina si segnalano le cittadine di Lenola, Campodimele, Sabaudia, Spigno Saturnia, Formia, Terracina, San Felice Circeo, Sabaudia, Roccagorga, Priverno, Maenza e Sezze, in cui numerose ragazze e bambine furono ripetutamente violentate, talvolta anche alla presenza dei genitori. Numerosi uomini che tentarono di difendere le proprie congiunte furono uccisi o violentati a propria volta. Su tutti, il caso del parroco di Esperia don Alberto Terrilli, il quale cercò invano di salvare tre donne dalle violenze dei soldati: fu legato e sodomizzato tutta la notte, morendo due giorni dopo per le sevizie riportate." Quanti magrebini e quanti francesi hanno pagato per questo? Uccisione di civili: dov'è la novità? Fanno giustamente scandalo le carneficine che i belligeranti di tutto il pianeta fanno dei civili. Nella mente dei cittadini, le guerre si dovrebbero combattere fra soldati. Nella realtà tutto il Novecento è stata una 118 macelleria indiscriminata di soldati, civili, e persino operatori sanitari. Durante l'occupazione di Nanchino (1937) l'esercito nipponico commise numerose atrocità, come stupri, saccheggi, incendi e l'uccisione di prigionieri di guerra e civili. Nonostante le uccisioni fossero iniziate con la giustificazione di eliminare soldati cinesi travestiti da civili, si ritiene che un gran numero di innocenti siano stati intenzionalmente identificati come combattenti nemici e giustiziati man mano che il massacro cominciava a prendere forma. Tra le 300.000 vittime accertate, decine di migliaia furono bambini innocenti, uccisi per divertimento, e gli stupri di donne e gli omicidi divennero in breve la norma. Il benpensantismo guerrafondaio ha inventato l' ipocrita locuzione di "danni collaterali" per indicare gli sgradevoli massacri dei non belligeranti. La seconda guerra mondiale ha fatto 48 milioni di vittime civili fra tutte le nazioni coinvolte, di cui 130.000 in Italia. Nessuno può dimenticare Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine; nè le foibe. E' stato solo l'odio verso il nazi-fascismo e la guerra che ha spinto gli italiani ad applaudire i "liberatori" che fino a qualche giorno prima radevano al suolo interi quartieri urbani, con scuole, ospedali, chiese e case d'abitazione. Secondo "Il libro nero dell’umanità" di Matthew White del quasi mezzo miliardo di esseri umani uccisi nei cento massacri più rilevanti, 315 milioni dipendono dalle guerre, che assommano 49 milioni di soldati uccisi contro i 266 milioni di civili. La media dei civili morti durante le guerre è dell’85 per cento. 119 Sono famosi i massacri di My Lai in Vietnam e di Sabra e Chatila, alla periferia di Beirut. Quelli in Cecenia e quelli in Afghanistan. La guerra in Bosnia-Erzegovina ha fatto vittime 31.270 soldati e 32.723 civili. Il massacro di Srebrenica è stato un atto di genocidio e crimine di guerra avvenuto durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina. Migliaia di musulmani bosniaci furono uccisi l'11 luglio 1995 da parte delle truppe serbobosniache, nella zona di Srebrenica che si trovava al momento sotto la tutela delle Nazioni Unite. I bombardamenti della Nato su Belgrado e tutta la Serbia (1999) durarono 11 settimane e uccisero 2.500 civili, con la incostituzionale partecipazione dell’aviazione italiana. Ma più recenti sono i massacri di civili in Ucraina e in Siria. Numerosi incidenti con massacri di civili, sono avvenuti in Afghanistan, Yemen, Iraq, Libia, Somalia, Pakistan e Gaza. In Pakistan il “rapportateur” delle Nazioni Unite si e’ sentito dire da fonti ufficiali che 330 attacchi di droni dal 2004 nelle aree tribali del nord ovest del paese hanno provocato 2.200 morti, di cui 400 civili. Secondo la New America Foundation di Washington, dal 2004 sono stati effettuati 350 raid, soprattutto sotto la presidenza Obama. Il bilancio delle vittime sarebbe compreso tra i 1.963 e i 3.293, di cui tra i 261 e i 305 civili. Un’altra organizzazione, la britannica Bureau of Investigative Journalism, fornisce un bilancio tra i 3.072 e i 4.756 morti, di cui tra 556 e 1.128 civili, in Pakistan, Yemen e Somalia. Mutilazioni genitale femminili: dov'è la novità ? La clitoridectomia era una pratica diffusa in Europa e 120 negli Stati Uniti, soprattutto durante la seconda metà dell'Ottocento. Il dottor Isaac Baker Brown, fra i più prestigiosi chirurghi-ginecologi d'Inghilterra, sembra averne introdotto l'uso in quel paese, principalmente per «curare» la masturbazione. Dopo aver scoperto l'infondatezza delle sue affermazioni, la maggior parte dei medici britannici abbandonarono l'operazione dopo il 1867. Ma i medici statunitensi continuarono a praticarla e vi acclusero l'ovarectomia (ablazione delle ovaie). E. Wallerstein scrive che migliaia di donne subirono questa operazione fino al anni 1870. I dottori affermavano che l'escissione curava le «deviazioni sessuali» quali la masturbazione e la «ninfomania» (era impensabile che una donna perbene potesse trovare piacere nei rapporti sessuali). Dichiaravano che «l'eccitazione sessuale suscitata dall'avviamento della macchina da cucire a pedale» poteva far ammalare le donne. (Trovavano probabilmente pericoloso anche il fatto che le donne montassero a cavallo a gambe larghe.) Dopo il 1880 l'ablazione chirurgica delle ovaie diminuì, ma la clitoridectomia veniva ancora largamente praticata, soprattutto per eliminare il lesbismo, sia che fosse reale, oppure sospettato come tendenza, o che si trattasse soltanto di un'avversione per gli uomini. Nel 1897, affermando che «la sessualità della giovane donna non risiede nei suoi organi sessuali», un chirurgo di Boston dichiarava che l'orgasmo femminile era una malattia e l'ablazione degli organi erettili quale la clitoride una necessità. Venne spesso eseguita negli ospedali psichiatrici fino al 1935. Ancora nel Novecento i medici 121 americani erano disposti a praticare persino l'infibulazione per impedire alle femmine di masturbarsi. Il libro di Holt, Diseases of Infancy and Childhood (Malattie della prima e della seconda infanzia, 1936) consigliava la cauterizzazione o l'ablazione della clitoride per curare la masturbazione nelle ragazze. Fran Hosken, che è stata la prima a rivelare le dimensioni del fenomeno della mutilazione genitale femminile, cita un numero del 1982 del «New National Black Monitor», un supplemento domenicale in cui l'editoriale proponeva di utilizzare la clitoridectomia e l'infibulazione per eliminare l'attività sessuale prematrimoniale delle adolescenti negli Stati Uniti. La studiosa Lilian Passmore Sanderson scrive che entrambe le operazione sono tutt'ora praticate negli Stati Uniti e in Europa.18 "In primo luogo, alcuni medici hanno eseguito la circoncisione femminile e/o la clitoridectomia ben al di là del 19°secolo, come trattamento per la masturbazione: a dimostrazione, l’ultimo rapporto clinico che ho trovato riguardante l’uso della clitoridectomia per il trattamento della masturbazione nelle ragazze viene pubblicato negli anni 1960." (Sarah Rodriguez19) Si cadrebbe in errore se si pensasse che la MGF non sia mai stata praticata nell’evoluto Occidente nell’era moderna. Infatti un primo caso riportato in Europa dalla letteratura medica risale al 1825, quando la prestigiosa rivista medica LANCET segnalò che nel 1822 il chirurgo tedesco Graefe aveva curato con la clitoridectomia un 18 19 www.kelebekler.com www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=17435 122 caso di eccessiva masturbazione e ninfomania. In pieno XIX secolo, dopo la segnalazione di questa episodio, si ebbe un’ondata di escissioni clitoridee in Germania, Francia, Inghilterra nella convinzione che alcune deviazioni sessuali come la ninfomania e l’eccessiva masturbazione con le conseguenti isteria, epilessia, catalessi, malinconia fino alla pazzia, potessero venire curate in quel modo. Armi chimiche: dov'è la novità ?20 "...gettare veleno in forma di polvere sulle galee. Gesso, solfuro d'arsenico triturato, e verderame in polvere si possono lanciare sulle navi nemiche per mezzo di piccoli mangani, e tutti coloro che respirando inaleranno la polvere nei polmoni saranno asfissiati."(Leonardo da Vinci) "....Si considera condotta di guerra legittima riempire proiettili con rottami di ferro che schizzano in tutte le direzioni e uccidono nelle maniere più spaventose. Perché un vapore velenoso che dovrebbe uccidere gli uomini senza sofferenze deve essere considerato invece illegittimo rimane incomprensibile. La guerra è distruzione, e quanto più distruttiva la si rende con le minori sofferenze, tanto prima terminerà quale barbaro metodo di proteggere gli interessi nazionali. Non c'è dubbio che col tempo la chimica verrà usata per alleviare le sofferenze dei combattenti, e anche dei criminali condannati a morte." (Lyon Playfair, 1854) 20 www.wikipedia.org 123 Un interesse generalizzato sull'uso dei gas velenosi si manifestò nel 1899 alla conferenza dell'Aia con la proposta di proibire i proiettili riempiti di gas asfissianti. La proposta fu approvata, nonostante il solo voto contrario degli Stati Uniti. Il rappresentante statunitense, il capitano di marina Alfred Thayer Mahan, giustificò il proprio voto col fatto che «L'inventiva degli americani non può essere limitata nello sviluppo di nuove armi». Il primo impiego su vasta scala avvenne nella Seconda battaglia di Ypres (22 aprile 1915), quando i tedeschi attaccarono le truppe francesi, canadesi e algerine con gas di cloro. I morti furono pochi, ma gli intossicati furono relativamente numerosi. Un totale di 50.965 tonnellate di agenti polmonari, lacrimogeni e vescicanti furono impiegati dalle due parti su questo fronte, tra cui cloro, fosgene e iprite. I rapporti ufficiali dichiararono circa 1.176.500 casi di intossicazione non letale, e 85.000 vittime direttamente causate da agenti chimici durante la guerra. Nel 1920 gli arabi e i curdi della Mesopotamia si ribellarono all'occupazione britannica; quando la resistenza guadagnò forza i britannici ricorsero a crescenti misure repressive, e lo stesso Winston Churchill, nella sua veste di Segretario per le Colonie, autorizzò l'uso di agenti chimici, specie iprite, sui ribelli. Consapevole dei costi finanziari di una repressione, Churchill confidava che le armi chimiche si potevano impiegare con poca spesa contro le tribù mesopotamiche, dicendo «Non capisco perché fare tanto gli schizzinosi riguardo l'uso del gas. Sono fortemente a favore dell’im- 124 piego di gas velenosi contro tribù non civilizzate. Nel 1925 sedici delle maggiori nazioni del mondo firmarono, nell'ambito della Terza Convenzione di Ginevra, un protocollo inteso a vietare l'utilizzo dei gas tossici; gli Stati Uniti lo ratificarono solo nel 1975. Durante la guerra del Rif, nel Marocco occupato dalla Spagna, fra il 1921 e il 1927 forze congiunte francospagnole lanciarono bombe all'iprite nel tentativo di sedare la ribellione berbera. Nel 1928 l'Italia fascista utilizzò gas asfissianti come il fosgene e bombe caricate ad iprite per reprimere i ribelli in Sirtica (Libia). Nel 1935 usò l'iprite ed altre armi chimiche durante l'invasione dell'Etiopia nella guerra d'Etiopia. Ignorando il Protocollo di Ginevra firmato il 17 giugno 1925 l'aviazione militare italiana, autorizzata da Mussolini, ha utilizzato ingenti quantità di l'iprite, fosgene, arsine. Anche l'Unione Sovietica impiegò gas velenosi nel periodo fra le due guerre: il comandante sovietico Mikhail Tukhachevsky ricorse alle armi chimiche nel 1921 per sopprimere una rivolta di braccianti vicino Tambov. Durante la Seconda guerra sino-giapponese e la seconda guerra mondiale, l'Impero giapponese utilizzò iprite e lewisite contro le truppe cinesi. Durante questi attacchi, i giapponesi utilizzarono anche armamenti batteriologici, diffondendo intenzionalmente colera, dissenteria, tifo, peste bubbonica ed antrace. Agli ordini del generale 125 Shiro Ishii, l'unità 731 fu incaricata di studiare e testare armi chimiche e biologiche, violando il protocollo di Ginevra che il Giappone aveva firmato nel 1925, nel quale tali armi vennero messe al bando. L'impiego dell'agente arancio contro il Vietnsm venne approvato durante l'amministrazione Kennedy, l'amministrazione Johnson e quella di Nixon. Un rapporto dell'aprile 2003, finanziato dalla National Academy of Sciences, giunse alla conclusione che, durante la guerra del Vietnam, 3181 villaggi erano stati direttamente irrorati con erbicidi. Il Vietnam fu bombardato con il napalm, sostanza incendiaria che si incolla alla pelle e la ustiona; con il fosforo bianco, che corrode i tessuti sino alle ossa; con bombe a frammentazione, le cui schegge esplodono in ogni direzione; e con 73 milioni di litri di agenti tossici, tra cui 43 milioni di litri del diserbante. L'Associazione Vietnamita delle Vittime dell'Agente Arancio e della Diossina (Vava) ha dichiarato che oltre 4,8 milioni di persone nel Paese sono state contaminate dall'erbicida e che, fra queste, tre milioni circa sono morte a causa degli effetti dell'Agente Arancio. 126 Stato e violenza Mircea Meti Quasi tutti gli stati nazionali sono nati con la violenza. I legami territoriali naturali sono sempre nati in territori di piccole o medie dimensioni. Nella maggioranza dei casi (Italia compresa) gli stati nazionali hanno visto l'aggregazione progressiva di territori limitrofi mediante guerre, violenze, espropri, o matrimoni gestiti da poteri forti guidati da condottieri, re, imperatori, papi. La violenza è la cifra decisiva del potere degli Stati. Non è un caso se ad accogliere i capi degli altri Stati, ci sono sempre i plotoni di militari armati fino ai denti, invece che gli artisti e gli artigiani. Non è un caso, se ogni occasione è buona per fare sfilare nelle città i reggimenti e i carri armati, invece che i medici, gli insegnanti e i pompieri. Non è un caso, se gli Stati che possiedono le armi atomiche se le tengono strette e fanno di tutto per impedire che altri Stati se ne dotino. Non è un caso, se le graduatorie degli Stati si basano sulla violenza del potere economico (il famigerato PIL) e non sulla decrescita dei crimini, l'aumento della scolarità, la riduzione delle malattie e la felicità dei cittadini. Pochi stati moderni sono nati da federazioni scelte liberamente; e nessuno Stato prevede procedure semplici per la rescissione del patto federativo. L'indipendenza di regioni interne ad uno Stato è universalmente considerata illegale. E lo è, dal momento che nessuno Stato dispone di leggi che consentano l'indipendenza. Gli Stati diventano cantori della legalità, quando la loro unità è messa in discussione. Malgrado il fatto che essi sono 127 sempre i primi trasgressori della legalità che impongono ai sudditi (con al violenza o con le omissioni). Nessun contratto è legale se non prevede una clausola rescissoria. Il matrimonio prevede il divorzio. Il sacerdozio può essere abbandonato. Non esiste associazione volontaria che non preveda una qualche modalità di dissociazione. Il solo patto che non è estinguibile legalmente è quello che lega i territori e i cittadini allo Stato. L'unità nazionale è la versione legale del colonialismo territoriale. La cittadinanza è la formula moderna della medievale servitù della gleba. La chiamano cittadinanza, ma è mera sudditanza. Per un cittadino è impossibile rinunciare ad una cittadinanza se non assumendone (con enormi difficoltà) un'altra. Nell'epoca moderna, possiamo abdicare da ogni ruolo, ma non a quello di suddito. Tutti gli Stati detengono il monopolio legale della violenza. La violenza dello Stato è a priori sempre legale, e deve esserne provato l'abuso; la violenza dei sudditi è sempre illegale, e deve esserne provato l'uso legittimo. La legalità è ciò che lo Stato impone ai cittadini con la violenza; lo Stato è al di sopra delle sue stesse leggi. In Europa, in Africa, in Asia e persino in America del Nord sono centinaia i territori che sognano l'indipendenza. In Medio-Oriente, la Palestina combatte da quasi un secolo. Il Tibet lotta da 90 anni. La Cecenia ha affrontato 20 anni di guerra, come Timor Est. Il popolo Tamil ha combattuto per 25 anni. Il sud-Tirolo, l'Irlanda del Nord, i Paesi Baschi non hanno esitato a 128 ricorrere al terrorismo per il loro progetto indipendentista. Il Sudan del sud c'è riuscito dopo una guerra civile micidiale. La Cecoslovacchia è l'unico Stato che si è diviso in due senza colpo refire. Questi movimenti sono la prova vivente del peccato originale degli Stati costruiti sulla violenza. E sono l'annuncio del tramonto prossimo venturo degli Stati nazionali. Come gli Stati sono nati da aggregazioni forzate con la violenza, il loro futuro sarà sottomesso alla violenza degli imperi o delle federazioni sovra-nazionali. Già se ne vedono i segnali nella giovane Unione Europea. 129 LE SCIENZE SOCIALI OGGI 130 La psicologia dei films, dei serial e dei reality shows Il grande influenzatore Guido Contessa I films, i serials e i reality shows sono finzioni. Non rispecchiano necessariamente la realtà, ma il modo di vedere il mondo del regista, dello sceneggiatore, degli attori. O meglio, il modo di vedere il mondo che il regista pensa appartenga allo spettatore. In ogni caso, la finzione rappresenta una parte del mondo e influenza indirettamente il modo di pensare e vivere dei fruitori. In questo senso, lo spettacolo è uno dei più potenti influenzatori della storia. Sottoposti a centinaia di ore di spettacolo in tv, sul computer, al cinema o a teatro, lo spettatore tende a riprodurre i comportamenti, i sentimenti, i caratteri che vede. Naturalmente l'offerta di spettacoli è talmente vasta che è impossibile considerarli a senso unico. Ci sono moltissime eccezioni, ma esiste anche una corrente maggioritaria che può essere considerata come l'influenzatore sociale dominante. Donne, uomini e adolescenti Le serie di CSI, Law and Order, e Criminal Minds sono da anni il paradigma del genere poliziesco. Godono di sceneggiature impeccabili e ottimi attori, ma da più di vent'anni fanno circolare una immagine di donna, uomo e adolescente molto discutibile. In centinaia di episodi è raro vedere qualcuno che ride, comunque mai nessuno dei personaggi principali. I personaggi femminili sono 131 sempre solo duri, violenti, depressi. I personaggi maschili tormentati e problematici. Quelli adolescenti solo bizzosi, ribelli, volgari. Nessuno può essere debole o superficiale o di buon umore. La presunzione di innocenza per i nostri eroi non esiste: maltrattano chiuque sia solo sospettato di qualcosa. Se il sospettato non commette reati, viene comunque disprezzato per i suoi gusti non convenzionali. I testimoni sono apprezzati solo se accettano di rischiare la vita. Essere una vittima invece, per gli investigatori, non è possibile. In ogni caso, quasi mai nessuno segue gli ordini o le regole: l'imperativo dell'obbedienza e della legalità vale solo per gli altri. Dopo cento puntate di questi serials tutti siamo pronti a fare i giustizialisti, gli individualisti, i moralisti. E ad essere perennemente "incazzati" o depressi. Relazioni interpersonali Quasi tutti i personaggi hanno pesanti problemi relazionali e affettivi. Di solito a causa di famiglie disastrate o odiatissime. Gli unici familiari per i quali l'eroe si sbatte davvero sono i famigliari morti prematuramente. Le relazioni abituali nei servizi di famiglie affidatarie sono basate sulla violenza, lo strupro e la pedofilia. Nelle carceri tutti violentano tutti, in barba alla legalità che viene sempre citata come una dea. Il dialogo fra i sessi è generalmente bandito. Un partner dice qualcosa di sgradevole, e l'altro non discute: se ne va. E' raro che un battibecco superi le 2/3 battute. Le relazioni devono puntare alla fedeltà o al matrimonio 132 fin dal primo bacio. In genere, se è lui che dopo un bacio cambia aria è perchè è un puttaniere; se è lei invece è perchè è fragile e "curiosa della vita". La gelosia è un sentimento sano e normale, che giustifica quasi ogni comportamento. Il sesso si pratica rigorosamente nella sola posizione del "missionario". Dopo gli anni novanta, i nudi sono spariti dallo spettacolo, se non in specifiche nicchie come i locali di lap dance. Quando la lap dance viene fatta per uomini, l'atmosfera è viscida e peccaminosa; quando viene fatta per donne è sempre una festa gioiosa. Il matrimonio non è quasi mai un asciutto gesto in Comune, ma uno tsunami di doveri e tradizioni. Gli unici matrimoni semplici sono quelli fra ubriachi a Las Vegas. Viste cento ore di questi tipi di relazioni amorose, ogni spettatore è pronto per una infelice vita relazionale. Dialoghi Di cosa si parla, nello spettacolo? I protagonisti parlano di sè, dell'uno dell'altro o del nulla. Quindici persone stanno su un'isola deserta per mesi e neppure per sbaglio capita che si mettano a discutere di politica, di arte, di musica, di sport o di attualità. I dialoghi raramente superano le 300 parole. Si possono fare films di 90 minuti, polizieschi di 100 puntate, mesi di reality shows con un vocabolario che sta tutto in 5 pagine. Nei reality shows la frase clou è sempre la stessa: "...vivo una grande emozione". Detta decine di volte a puntata e in decine di varianti. 133 Cento ore di queste "torture" spingono la platea ad una vita nell'analfabetismo. Divertimento Droghe, alcol e sghignazzi sono l'unica, vera forma di divertimento che viene rappresentata. Per i giovani studenti, ma anche per adulti. Quando appare la voce "divertiamoci" non ci si riferisce mai alla visita a un museo, o ad una partita di scopetta. C'è sempre di mezzo un'orgia (che però si intuisce solo), un tiro di coca o un fiume di birra: il tutto condito con battutacce da caserma. Negli spettacoli americani è difficile che un attore dica una battuta senza sorseggiare una birra o del whisky: però non può fumare perchè si sa, il fumo è dannoso. Negli spettacoli europei o italiani è invece normale il fumo collettivo di cannabis. Altri "divertimenti" frequenti? Quelli a rischio mortale o quelli dove qualcuno viene pestato o violentato. Il massimo per un matrimonio è la festa di addio al celibato o nubilato. Un rito idiota che, insieme ad Halloween, ha colonizzato il pianeta. Dopo 100 ore di questi divertimenti ogni persona sana inizia a desiderare la solitudine del deserto. 134 Le persone non interessano più Psicologia del lavoro nell'evo immateriale Guido Contessa Nell'Era dell'Occidente vittorioso e dello sviluppo dell'idea europea, dobbiamo constatare una tragica verità: le persone non interessano più. Anzi, sono un fastidioso ostacolo alla soluzione della crisi economica. I bambini vengono stritolati da città per loro invivibili. I giovani sono relegati nel limbo di Fonzie fino ai 35 anni. Gli anziani vengono rinchiusi nei lager. I malati cronici gravi e le loro famiglie sono lasciati al destino delle apparizioni televisive, di protesta o di raccolta fondi. Tutti gli utenti delle buro-corporazioni (grandi imprese ed enti pubblici) sono trattati come servi, vessati, ignorati, maltrattati, spennati. Naturalmente, se certe categorie di soggetti non interessano, poco interessano le organizzazioni e gli operatori che se ne occupano. I servizi educativi e gli spazi ludici per i i minori sono delegati alla Chiesa o ai simil-Gardaland. Le scuole e le università sono l'ultima preoccupazione della politica e dell'opinione pubblica, che si allarma solo quando cade un soffitto o due maestre d'asilo picchiano i bambini. Le cosiddette "case di riposo" o "comunità alloggio" subiscono molti meno controlli delle gelaterie e dei caldarrostai. Per i malati cronici e le loro famiglie lo Stato delega ai simil Telethon. Di conseguenza, coloro che lavorano nelle strutture, nei servizi, nelle organizzazioni per le persone sono un misto 135 di eroici martiri, pseudo-volontari sfruttati, nevrotici sfibrati dal burn-out e cinici speculatori. I professionisti ? Una minoranza, sottopagata, svalutata e maltrattata. Due esempi per tutti. 1. Qualcuno stima in circa 800.000 gli assistenti familiari o badanti (altri elevano il dato a 1.600.000). Si tratta di un lavoro perlopiù in nero e senza garanzie, affidato in maggioranza a operatori stranieri. Aggiungendo a questa cifra i collaboratori familiari (colf) e le baby sitters, gli operatori con qualche contratto e quelli in nero, arriviamo facilmente a 2.000.000 di persone che si occupano per lavoro di persone. Molte di queste sono brave donne dell'est europeo o del sudamerica, che magari sanno cucinare bene solo la zurek (minestra di farina di segale acida) o il ceviche (ricetta a base di pesce o/e frutti di mare crudi e marinati nel limone, con peperoncino e coriandolo), e conoscono tre parole d'italiano. Magari nel loro paese sono ingegneri nucleari o architetti, ma qui si curano di bambini ipercinetici o anziani con l'alzheimer. Molte baby sitters sono sedicenni brufolose, innamorate della rokstar di turno, e attaccate al telefonino. Altre sono studentesse di matematica, con la mente sul teorema di Fermat, e le prossime vacanze a Ibiza. Intanto si occupano di minori di ogni età. Per fortuna in Italia le persone non interessano più, quindi due milioni di lavoratori stranieri o precari possono aiutare le loro famiglie o pagarsi i vizietti. 2. Dalla Rete sappiamo che in Italia esistono 395 agenzie di animazione censite e si stima che ve ne siano un altro 136 centinaio ‘sommerse’. Ci sono anche le grandi catene turistiche e le compagnie navali, che raccolgono animatori direttamente. Poi ci sono quelli dei campeggi e centri estivi di enti locali, parrocchie e dopolavoro aziendali. Possiamo stimare che gli animatori in servizio stagionale siano intorno alle 50.000 unità, la maggior parte dei quali si occupa di relazioni interpersonali e di gruppo, e una discreta percentuale di bambini e adolescenti (perlopiù donne). Chi sono queste animatrici per minori? In parte le stesse persone che fuori stagione fanno le baby sitters, oppure aspiranti attrici, studentesse di educazione fisica o del liceo artistico, brave ragazze che si distribuiscono fra il recinto chiamato non a caso "baby parking" e le prove degli agghiaccianti spettacolini notturni -tipo rivista oratoriana-, cui sono obbligate per contratto. Cosa sanno fare ? Niente di particolare. Le più attente riescono ad evitare che qualche bambino si faccia male, le altre arrivano ad insegnare le canzoncine "da falò". Indirettamente e inconsapevolmente educano e si prendono cura di bambini a loro affidati, con obiettivi ignoti che nessuno saprà mai. I due casi non sono i soli. Qual è la qualità degli operatori nei centri per immigrati? E nelle comunità per tossicodipendenti ? Nelle case-famiglia dei minori in difficoltà? E nei centri per disabili? In Italia, se vuoi vendere coni gelato devi avere una licenza, fare un patentino, iscriverti alla Camera di commercio, subire i controlli dei NAS, osservare orari e norme igieniche incise sulla pietra. Se invece vuoi occuparti di bambini, a casa o in vacanza, malati cronici o anziani, basta che tu abbia buona volontà. 137 Nessun diploma obbligatorio, nessuna organizzazione garante, nessun controllo igienico, mentale o di qualità. Nessuna associazione professionale, nessun codice deontologico, nessuna formazione permanente o superivisione. Ovviamente, nessuna assicurazione se ti ammali, nessuna pensione, nessuna vacanza garantita. Ogni tanto, una badante deruba l'anziano affidatole. Una baby sitter o un'animatrice fa addormentare i bambini con una goccia di sonnifero. Una "volontaria" lega i degenti di una casa di riposo al letto e lo riempie di insulti. Una "maestra" d'asilo pesta il disabile. Un operatore insulta un disabile. Nessuno pensa al burn-out, recrimina sui sistemi di selezione, sul'assenza di controlli assidui, sull'inesistenza di organizzazioni professionali di garanzia per gli operatori e tutela per gli utenti. Ma tant'è. le persone non interessano più. 138 Gli psicologi della domenica Ektor Georgiakis Nessuno può uccidere nessuno. Mai. Nemmeno per legittima difesa. Il dibattito sulla difesa armata dei cittadini ha messo in luce una serie di argomenti che attengono alla psicologia dilettantistica, tipica dei mass media. Non parliamo qui della ragione o del torto. Parliamo piuttosto dei ragionamenti che sembrano buoni ma sono semplicemente infondati. Invece di discutere su cosa possiamo fare per azzerare gli attacchi a case e negozi e l'autodifesa armata, magari con nuove leggi su pene certe e veloci, più forze dell'ordine, più controllo del territorio, più benefici verso i sistemi anti-intrusione gli psicologi della domenica pontificano sulla irrazionalità delle percezioni, arrivando di fatto a colpevolizzare le vittime. Il primo argomento usato da quelli che deplorano la difesa armata è che essa deriva da una "percezione di insicurezza" che non trova fondamento nei dati statistici, i quali dimostrerebbero che le "rapine", i "furti" e gli "omicidi" sono diminuiti negli anni. La prima obiezione a questo ragionamento è che solo la riduzione vicina allo zero dei delitti potrebbe diminuire la "percezione", perchè è irrazionale dire a chi ha subito 28 rapine in pochi anni o a chi è morto ammazzato in casa che non deve allarmarsi perchè il fenomeno è in diminuzione. La seconda obiezione riguarda l'ambiguità dei dati statistici utilizzati. Quando le rapine avvenivano 139 nelle banche, contro i furgoni blindati, alle poste o nei villoni dei miliardari, impaurivano meno la popolazione perchè le considerava reati diretti ad aree circoscritte, quasi a soggetti "addetti ai lavori" che avevano i mezzi per difendersi. Sarebbe utile sapere se negli ultimi anni sono o no aumentate le rapine contro poveracci, nelle case di lavoratori, pensionati o della piccola borghesia. Questa categorie si allarmano, anche perchè non dispongono di mezzi come antifurti, telecamere, guardie armate e allarmi in collegamento diretto con le forze dell'ordine. Le statistiche relative alla diminuzione dei furti semplici o degli scippi sono fatte sulla base delle denunce? Forse sì, ma allora non tengono conto delle centinaia di furti, borseggi, scippi che non vengono più denunciati. Perchè le denunce, quando non sono obbligate dalla perdita di documenti, non portano ad altro che a una perdita di tempo: i colpevoli non vengono quasi mai arrestati, il bottino mai restituito. Ma, per amore di discussione, ammettiamo pure che si tratti "solo" di una questione di "percezione". Gli psicologi della domenica hanno perso il primo capitolo di ogni libro di psicologia, dove avrebbero imparato che tutto il comportamento umano deriva dalle "percezioni" e dalle "emozioni", non dall'analisi razionale. La retorica politica e dei mass media si fonda sulle percezioni: nessuno vota sulla base di argomenti razionali. Il tifo calcistico, la fede religiosa, gli affari della finanza si basano su percezioni ed emozioni. Come mai i dilettanti psicologi non definiscono "percezioni 140 irrazionali" il voto dato o negato ai partiti? Come mai non stigmatizzano le percezioni dei tifosi sportivi, dei fedeli del Papa, di quelli che comprano o vendono in Borsa? Evidentemente questi "esperti" non hanno mai sentito parlare nè dell'effetto placebo nè degli ipocondriaci in medicina: la prima "percezione" fa guarire anche da disturbi seri; la seconda porta alla malattìa. Basti per tutti un esempio eclatante. Ipotizzo che le statistiche, se ci fossero, dicano che le aggressioni e gli omicidi di politici, giudici e imprenditori sono molto diminuite dagli anni settanta ad oggi. E allora come mai tutti i membri dell'oligarchìa girano con frotte di guardie del corpo, spesso armate fino ai denti? Secondo gli psicologi dilettanti, anche loro sono eccitati da "percezioni irrazionali", ma non hanno il coraggio di dirglielo. 141 Psicosociologia del velo islamico Guido Contessa La questione del velo islamico è la più palese dimostrazione del razzismo, dell'intolleranza e dell'ipocrisia occidentale. Quando si discute della moda femminile islamica è tutto un lamento sulla "mancanza di libertà", sulla "mortificazione", sulla "umiliazione" delle donne. Quando si tratta di discutere della moda occidentale, l'opinione prevalente è che ogni donna ha diritto di vestirsi "come vuole" e di fronte a scelte piuttosto stravaganti le donne rivendicano la libertà di abbigliarsi in un certo modo perchè "è così che si piacciono". Le donne occidentali considerano se stesse "libere" di abbigliarsi a piacere, e non pensano di essere asservite alla "moda"; mentre considerano le donne islamiche "asservite" a regole religiose di abbigliamento, e non pensano che si vestono a modo loro per scelta. L'influenza del mercato e della moda è considerata libertà, mentre l'influenza religiosa e culturale è considerata schiavitù. Il prevalere della razionalità sul razzismo, l'intolleranza e l'ipocrisia si fonda sulla ricerca di argomenti storici e psicosociali, come i seguenti. 1. Le donne educano i figli In tutte le culture l'educazione della prole grava primariamente sulle donne. Le quali educano figli e figlie non solo con regole dirette di abbigliamento, ma 142 anche con giudizi sui modi di abbigliarsi e comportarsi visti in strada, su riviste e sui mass media. L'accusa alla cultura "maschile" che governerebbe la moda islamica, ignora il ruolo della donna nell'educazione delle femmine come dei maschi. Ma anche riconoscendo il ruolo maschile come limitatore della libertà della donna islamica, non possiamo negare che i modi abbigliarrsi, truccarsi e muoversi della donna occidentale siano molto influenzati dal mercato della moda, dai modelli mediatici, come dal desiderio maschile. 2. Il copricapo occidentale Molte donne occidentali ancora oggi indossano un velo quando entrano in una chiesa. E nessuno definisce questo atto una "umiliazione" della donna. La gran parte delle suore ha il capo coperto da un velo o una cuffietta e nessuno pensa a questa condizione come una "mortificazione" della femminilità. Le hostesses di volo, le operatrici della ristorazione, le addette alla sala operatoria, le donne soldato indossano foulards, cappelli, bustine ed altri copricapo senza che nessuno parli di "mancanza di libertà". Fino agli anni cinquanta, specie ma non solo in Meridione, era normale vedere donne con velo e vestito nero. Negli anni sessanta, la maggior parte delle donne non considerava la minigonna come un segno di liberazione, ma come un indizio di "prostituzione". 3. Libertà o influenza del contesto Il razzismo è evidente quando si assegna alle donne 143 occidentali una presunta "libertà", e alle donne arabe una presunta "soggezione" nello scegliere come abbigliarsi, truccarsi e comportarsi. Le donne occidentali sarebbero liberate, le donne musulmane sarebbero povere vittime asservite. Possiamo invece affermare che le donne, ad ovest come ad est, siano in parte libere di scegliere e in parte influenzate o sottomesse al contesto, macro e micro-sociale, in cui vivono? Il contesto macro-sociale in occidente è costituito dall'industria della moda, dai mass media e dallo star system; nel medio-oriente prevale invece il contesto tradizionale, culturale e religioso. Il contesto microsociale in occidente è dato dalla scuola, dal gruppo dei pari, dalla competizione; nel medio.oriente è dato piuttosto dalla famiglia e dal territorio. E' possibile che una donna islamica vestita all'occidentale in medio oriente venga mal giudicata, criticata, emarginata dalla famiglia o dai vicini di casa. Allo stesso modo in cui una ragazza del liceo vestita da educanda sarebbe mal giudicata, irrisa, emarginata dai compagni di classe e dagli amici di discoteca. 4. La bellezza e la comodità del mistero Le donne occidentali espongono vistosamente viso e corpo, e danno grande importanza al trucco, agli accessori, all'abbigliamento. Il prezzo di questa libertà è una gran quantità di nevrosi legate ai difetti fisici, al mostrarsi in disordine, al non possedere capi firmati, al peso e alle forme. Viso e corpo sono mostrati, e diventano un incubo quando non sono belli o addirittura perfetti. La proliferazione della chirurgìa estetica e del 144 fitness, e l'enormità dei fatturati dell'industria cosmetica e della moda, sono una prova evidente delle nevrosi dovute alla visibilitàdel viso e del corpo. Le donne musulmane preferiscono, in pubblico, coprire il corpo con tuniche informi, il capo con veli e in alcuni casi (minoritari) anche il viso o addirittura gli occhi. I vantaggi di questa "mortificazione" sono tanti. Nessuno sa se una donna ha brutti lineamenti, capelli non curati, cellulite, seni cadenti, peli o chili di troppo: quindi nessuna donna può sentirsi socialmente inadeguata. L'industria della moda è marginale e assume importanza solo per i ceti più abbienti ed emancipati. Nessuna donna musulmana si può sentire "fuori moda". Una donna "chiacchierata" non può essere segnata a vista quando fa la spesa, perchè nessuno la può vedere. Gli uomini vivono di immaginazione e tutte le donne possono essere abbellite nella fantasia. 145 146 Psicosociologia dell'immigrazione Adamus Il contesto influenza gli individui Nessuno si sogna di entrare in una chiesa in costume da bagno o in topless. Nessuno si permette di inziare un dibattito ad alta voce, durante un concerto di musica sinfonica. Nessuno si mette a leggere un testo religioso in discoteca. Nessuna coppia si bacia e si lancia in effusioni sessuali, all'interno di un supermercato. Nessun tifoso urla di entusiasmo quando la squadra, i cui sostenitori lo circondano, subisce un gol. Non è necessario che ci siano cartelli ammonitori. Lo sappiamo intuitivamente. Ce lo dice una voce dentro, e se non basta, ce lo dicono gli osservatori che esprimono svalutazione, biasimo e riprovazione, o arrivano ad azioni repressive. Il comportamento individuale è evidentemente influenzato dal contesto ambientale (l'ambiente fisico), culturale (le credenze e conoscenze dominanti), relazionale (la trama dei legami affettivi). Esenti da questa influenza del contesto sono solo i bambini molto piccoli e gli psicotici: coloro che si comportano totalmente "a prescindere". Gli individui normali adulti oscillano fra un atteggiamento alloplastico (cambiare il contesto secondo i propri bisogni) ed uno autoplastico (adattarsi alle richieste del contesto). 147 La socialità e le relazioni seguono la stessa ricerca di equilibrio fra adattare o adattarsi. Ci sono contesti più rigidi, meno mutevoli, più tradizionalisti, meno disposti a sopportare le eccezioni individuali, e contesti più aperti al nuovo ed al diverso, più elastici, più propensi ad accettare e stimolare la divergenza. Ci sono soggetti del tutto conformati al contesto (in genere, la maggioranza) e soggetti tendenzialmente refrattari, che appartengono a minoranze o restano isolati. La politica è in sostanza la lotta per il controllo del contesto: agire perchè vada dove spero, in modo da trovarmi al suo centro o meglio, al suo vertice. L'insieme è diverso dalla somma delle parti Proprio perchè il contesto influenza l'individuo, possiamo dire che l'insieme è diverso dalla somma delle parti. Se togliamo il soggetto dal suo contesto abituale, lo vediamo diverso. Se cambiamo il contesto in qualche componente (magari con una riforma o una rivoluzione) osserviamo gli individui cambiare. Tutti sanno che due amici/amiche smettono di esserlo quando nei loro contesti entra un o una partner. Ogni coppia cambia, quando nasce un erede. Molte famiglie si sfasciano, dopo la morte di uno dei membri. Legare una sostanza o un soggetto A con una sostanza o soggetto B, significa creare un miscuglio, un ibrido, un mix che mantiene qualche carattere di A e B, ma è nuovo 148 e diverso rispetto a entrambi. Un insieme è sempre un processo di cambiamento dei componenti. La bontà e la bellezza dell'insieme dipendono dal tipo di legame che si instaura fra i componenti. Creare un insieme fra soggetti equivale a trasformarli. Ogni insieme è simultaneamente una perdita e una nascita. L'insieme getta nel ricordo il passato di ogni componente e lo concentra sul futuro. Entrare in un insieme o uscirne; creare, scindere o distruggere un insieme: si tratta di eventi che influenzano il destino dei componenti e richiedono coscienza, conoscenza e sapienza. Se non si vogliono catastrofi e tragedie, devono essere eventi liberamente e consapevolmente scelti, gestiti con tutte le possibili conoscenze e con la massima saggezza. Un esempio semplice e noto a tutti è la gastronomia. Praticamente non c'è ricetta che non sia un insieme. Ogni ingrediante può essere in sè perfetto, ma la bontà dipende dal contesto in cui si inserisce: tipo di pentola, sistema e tempo di cottura, percentuali di ciascun componente, sapori aggiunti, presentazione. Realizzata la ricetta, gli ingredienti lasciano solo una traccia: l'insieme è diverso dalla somma delle parti. Può essere diverso e ottimo, ma può essere diverso e pessimo. Può essere sbagliato il contenitore di cottura oppure il modo di cottura (fuoco, vapore, crosta, forno elettrico) oppure il tempo (stracotto o semicrudo). Possono essere sbagliati la presentazione, le percentuali dei componenti: troppo o poco sale, troppo o poco olio, troppo panna o farina, poca carne e troppo pepe. pochi gamberi e troppa maionese. Un insieme trasforma i suoi componenti, ma richiede una grande 149 dose di coscienza, conoscenza e sapienza per diventare un successo. Soluzioni diverse al problema degli insiemi Nella storia, abbiamo inventato molti strumenti per gestire gli insiemi umani, con componenti molto differenti fra loro. Sia a livello di comunità e società, sia a livello di coppia. Il primo è l'ospitalità amicale o solidale (pellegrini). Il suo carattere è la breve durata e la massima attenzione fra ospite e ospitante. L'ospitante non fa dormire l'ospite per terra o all'addiaccio, gli offre il meglio da mangiare e da bere, lo tratta con rispetto. L'ospite non si comporta come a casa sua, non esige, non disturba e magari ricambia in qualche modo. Nei rapporti di coppia esiste qualcosa di simile, dove l'insieme temporaneo è centrato solo sulla massima soddisfazione reciproca. Il secondo strumento di gestione di un insieme fra diversi è il commercio/turismo. Il carattere principale è lo scambio economico: soldi contro merci o servizi. Il focus di questo insieme è la corrispondenza e l'equità dello scambio: ogni soggetto deve vedere soddisfatte le sue esigenze. Nei rapporti di coppia questo insieme corrisponde alla prostituzione esplicita (sesso contro soldi) o implicita (sesso contro trattamento generoso). Il terzo strumento è quello del ghetto o dell'apartheid. Questo insieme non miscela ma affianca. I componenti 150 stanno nello stesso territorio ma vivono separati. E' stato usato a Venezia, a Praga, negli Usa, in Russia, in Sudafrica: cioè dalla cultura occidentale. Poco sappiamo di ghetti a Bagdad, al Cairo, a Nuova Dehli o a Pechino. Negli insiemi di coppia questo strumento è usato negli ambienti separati come spiagge, moschee, scuole, bagni pubblici. Il quarto strumento, antichissimo, è la schiavitù. Tutte le civilizzazioni sono cresciute su insiemi schiavo-padrone. Lo schiavo è posseduto dal padrone che lo usa per lavori faticosi o sgradevoli, lo paga pochissimo o niente del tutto, lo tratta come un oggetto. In epoche precedenti la schiavitù nasceva da atti di forza, come guerre o rapimenti. In epoca moderna (cioè dal Novecento ad oggi) la schiavitù nasce da migrazioni volontarie. I migranti vengono attratti con promesse a volte vere (più spesso false) per alimentare un esercito di riserva del lavoro, che rimpiazzi i lavoratori autoctoni a costi minori e minori diritti; oppure per foraggiare l'impresa illegale in agricoltura, nel commercio e nei servizi; oppure ancora per sostenere le organizzazioni criminali (prostituzione, spaccio, furto). Negli insiemi di coppia la schiavitù assume l'aspetto della servitù, dove un componente, solitamente la donna, è trattata come come cameriera. Il quinto strumento è l'assimilazione, che consiste nell'obbligare alcune componenti dell'insieme a diventare come quelle che detengono il potere. L'idea è: stiamo insieme, ma tu devi diventare come me. L'assimilazione è il paradigma dell'impero attuale d'Occidente,che chiede 151 a tutti i Paesi di diventare uguali ad esso. E' lo stesso paradigma espresso a gran voce da molti italiani: gli stranieri che vengono da noi devono diventare come noi. Nelle coppie lo strumento è quello che spinge i membri a diventare uguali nell'abbigliamento, nella cura del corpo, nei gusti alimentari, nei passatempo, nelle fedi sportive e politiche. Il sesto strumento è il più difficile: l'integrazione. L'insieme si sforza di creare un propria nuova cultura, rispettando le diversità ma lasciando nel passato molte peculiarità. In questo insieme i componenti devono cambiare, accettando che il legame possa produrre molte novità. I gruppi che si integrano non perdono i loro caratteri ma accettano di farli evolvere insieme, per creare un nuovo insieme. A livello di coppia questo è quello che si chiama amore. Qui 1+1 non fa mai 2 ma 3. L'io e il tu restano, ma vengono assorbiti da un noi che espande entrambi. I DIVERSI MODI DI RELAZIONE OSPITALITA' - Vieni a casa nostra durante il weekend: sarai trattato come un re. TURISMO - Vieni questa estate nella nostra villa al mare: 50 euro a notte. APARTHEID - Possiamo affittare la stessa casa: basta che ciascuno usi solo i suoi spazi. SERVITU' - Ti ospito a casa mia: in cambio devi fare le pulizie, cucinare e rifare i letti. 152 ASSIMILAZIONE - Sei il benvenuto a casa: basta che voti per il mio partito e fai il tifo per la mia squadra. INTEGRAZIONE - Vieni a vivere da noi: troveremo insieme i modi per stare bene, anche cambiando le nostre abitudini. 153 L'autostima al grado zero Guido Contessa La società liquida degli uomini ad "una dimensione", controllata dall'impero turbo-capitalista, sopravvive anche grazie al fatto che mantiene gli individui in un perenne stato di autostima al grado zero. La maggioranza degli esseri umani non si stima, non ha una buona opinione di sè ed è alla spasmodica caccia di conferme da parte della società. Sono tanti gli indizi di questa condizione. L'esplosione della chirurgìa estetica è esplicitamente motivata come una soluzione ai problemi di persone che "non stanno bene con sè stesse". Corpi che non piacciono a chi li possiede e che vengono manipolati, tagliati, gonfiati, truccati nel tentativo illusorio di raggiungere una impossibile stima di sè. Simile causa ha la palestromania. Ore spese alla modellazione di corpi che, così come sono, non sono degni di stima sociale. A un livello più grave si collocano i disturbi alimentari, sintomo di una stima talmente bassa da portare i soggetti a pratiche degradanti, quando non al suicidio per fame o illimitato sovrappeso. Anche il fenomeno del femminicidio è un sintomo di un'autostima al grado zero, di uomini che di fronte a un no si vedono frantumati al punto da arrivare al crimine più odioso. Purtroppo, sono ancora molte le donne che non riescono a denunciare i molestatori, i picchiatori, i violentatori perchè pensano di "essere colpevoli", tanto è 154 bassa la loro autostima. E sono ancora molti i giovani vittime di bullismo che non si ribellano, perchè temono di perdere la stima del gruppo sociale dominante. L'autostima è talmente al grado zero che milioni di giovani pensano di non esistere se non sono visti in Rete. E producono filmati sempre più folli al solo scopo di farsi visualizzare (e stimare) dalla società planetaria. Perchè l'autostima generale è al grado zero? Possiamo fare diverse ipotesi ma quella più realistica è che l'impero funziona solo se gli individui non hanno stima di sè e accettano qualsiasi condizione di vita pensando di non meritare altro. La società imperiale comincia presto a picconare l'autostima degli individui. I bambini vengono a parole idolatrati mentre gli spazi per loro spariscono sotto coltri di cemento; le scuole dell'infanzia scarseggiano e spesso mancano di manutenzione o presentano maestre sadiche. Sempre più dilagante è l'uso di educare il bambino, non a sentirsi un valore in sè, ma a sentirsi degno di stima solo se possiede il telefonino più moderno, veste con capi firmati, e fa sport con divise d'autore. Molti adolescenti, per sostenere la propria autostima, si dedicano al bullismo, quando non alla violenza per le strade; vivono in mondi virtuali che confondono con quelli reali; si dedicano allo "sballo" nei campi di concentramento della trasgressione (le discoteche); deridono gli amici che si impegnano in qualcosa e si vantano della loro ignoranza e assenza di progetti. Tutto ciò è considerato talmente irrilevante da non meritare nè 155 punizioni nè prassi di rieducazione. I giovani che cercano lavoro si sentono dire che per loro non ce n'è, cioè che non hanno alcun valore per la società. Non importa se hanno studiato, la loro autostima è uccisa da offerte di lavoro nero, a paga risibile e di senso demenziale. Gli adulti vengono storditi dalla retorica della cittadinanza e della legalità, mentre da decenni slittano nel ruolo di sudditi sempre più vicini alla condizione di "servi della gleba", taglieggiati da una casta vampiresca. Se hanno un qualsiasi contatto con organi pubblici o con grandi corporazioni, ricevono continui messaggi di svalutazione, insignificanza, inutilità. Per i disabili è prevista l'elemosina del Telethon, ma il messaggio dello Stato è che il loro valore è marginale: ogni anno si tagliano i fondi per l'assistenza. E' difficile avere un'alta autostima quando lo Stato preferisce spendere i soldi per le navi da guerra invece che per i disabili; quando molti uffici pubblici e quasi tutti i mezzi di trasporto sono privi di sistemi di accesso facilitato. Coloro che sono espulsi dal lavoro nell'età matura, gli esodati, gli sfrattati, gli imprenditori falliti per crediti che lo Stato non onora non hanno motivo per sostenere la loro autostima. Lo Stato dice loro che sono dei "rifiuti", lasciandoli vivere in macchina con la famiglia, lasciandoli rovistare nella spazzatura per mangiare oppure lasciandoli suicidare in silenzio. Parecchi anziani vengono di preferenza reclusi in lager, ma anche i più 156 fortunati vengono relegati al ruolo di mummie polversose la cui vita passata non ha alcun valore, nemmeno come racconto. Non possiamo stupirci se l'autostima generale è sempre più vicina al grado zero. 157 Illusioni compensatorie Vanessa Gucci La voce del mondo ogni giorno ti urla: "non sei nessuno, non conti niente, non vali niente, non esisti". Droghe, farmaci, violenza, alcol, gioco d'azzardo, social networks sono modi illusori di compensare il perpetuo azzeramento dell'individuo. C'è chi si droga per dimenticare che non è nessuno. Chi si stordisce di farmaci, come una stampella chimica per superare il senso del nulla. Chi pesta -o peggio- qualcun altro, per sentirsi qualcosa di più della vittima. Chi si ubriaca per volare in un limbo in cui tutti sono "nessuno". Chi gioca d'azzardo per fingere di essere un nessuno che controlla il destino. Infine, chi si tuffa in un social network per vivere in un mondo finto che sembra assopire la straziante voce interiore che ripete: "non sei nessuno, non conti niente, non vali niente, non esisti". La cultura dominante dell'impero democratico si fonda sulla negazione della soggettività individuale. Solo chi ha un ego oceanico e un grande amore, può evitare le compensazioni illusorie e resta un autentico soggetto. La ballata del signor nessuno Tutto comincia alle elementari quando qualche amichetto o addirittura la maestra ti dicono di continuo, con le parole o con le mani, "tu non vali niente". L'amichetto che lo dice a te se lo è sentito dire per anni dalla famiglia. La maestra se lo sente dire ogni giorno 158 dal Ministero, dal direttore didattico, dai colleghi o dai genitori. "Tu non sei nessuno" è quello che ti dicono alle scuole superiori i compagni sbruffoni, che sanno da tempo di "non essere nessuno"; e i professori frustrati che se lo sentono dire ogni giorno dalle loro famiglie e da quelle degli allievi, dal preside e dal Ministero. Arrivato alla soglia del lavoro non importa quanto hai studiato e imparato: tutti ti dicono "non hai alcun valore", "non ci servi". A sua volta il selezionatore si sente dire quotidianamente che "non conta", perchè valgono solo le raccomandazioni. Poi arriva la famiglia. Se sei madre "non esisti" se non come cuoca, lavatrice, e donna delle pulizie. Se sei padre e marito "non servi", se non come bancomat. Se sei figlio "non conti niente" fino alla maggiore età, quando a dirti che non "sei nessuno" ci pensano l'università e il mondo del lavoro. Se sei un cittadino adulto a dirti che "non conti nulla" ci pensano le grandi corporazioni aziendali, gli uffici pubblici, gli ospedali, i prodotti che consumi. Mega strutture fatte da uomini che da sempre hanno sentito di " non essere nessuno" e "non contare nulla" da parte dei loro capi, della legislazione, delle loro famiglie. Se il messaggio non ti fosse chiaro, a ribadire che "non esisti" ci pensano i referendum e le elezioni, dove se voti o non voti non conti nulla. 159 Quando finalmente arrivi alla terza età, ci pensano i figli a dirti che sei inutile e pesante come un fardello di nessun valore. Nessuno ti parla. Puoi dire la tua, ma nessuno ti ascolta. Se alla fine della vita, ti ammali gravemente, sono i medici a dirti che "non conti nulla" e sono loro a decidere per te. 160 Aggressivi mascherati Quelli i cui messaggi sembrano innocui o neutri, ma riescono a farti sentire una merda Adamus "Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione di modo che il secondo classifica il primo ed è quindi metacomunicazione." P.Watzlawick, J. Helmick Beavin e D.D. Jackson "Pragmatics of Human Communication. A Study of Interactional Patterns, Pathologies, and Paradoxes" (1967) Siamo abituati a considerare aggressivi o offensivi i comportamenti minacciosi o violenti, gli epiteti osceni, gli insulti, le affermazioni denigratorie. Afferriamo immediatamente il messaggio ed i meta-messaggi che contengono: sei un verme, ti disapprovo, ti odio. Non si tratta di comunicazioni piacevoli, ma hanno un lato positivo. Ci consentono di reagire in modo appropriato. Con una replica o con una fuga. Possiamo difenderci da un'aggressione se è esplicita. Siamo meno abituati a riconoscere quelle comunicazioni (verbali o comportamentali) che nascondono la loro aggressività dietro un'apparenza innocua e neutrale. E siamo in grande difficoltà nel difenderci. Si tratta di comunicazioni non esplicitamente aggressive, ma contenenti una meta-comunicazione molto violenta. Può sembrare strano, ma questo tipo di aggressività implicita o mascherata è molto più diffusa di quella esplicita. La comunicazione aggressiva classifica chi la emette fra 161 gli ostili, gli avversari, i nemici: il che rende più semplice la difesa. Quando invece ad essere aggressiva è la metacomunicazione, chi la emette viene facilmente scambiato per innocuo, amichevole, addirittura intimo. E questo rende difficile difendersi. Le meta-comunicazioni aggressive appartengono a due categorie, spesso fra loro intrecciate: la svalutazione o disconferma, e il potere. Entrambe le categorie sono spesso aggravate da sfumature di colpevolezza. I metamessaggi sono decodificabili in sintesi come "tu non esisti", "non sei nessuno", "io sono importante, tu no", "io comando, tu ubbidisci", "in ogni caso, è colpa tua". Possiamo anche classificare le meta-comunicazioni aggressive per grado di gravità. Al livello più lieve possiamo inserire le "disconferme". Quelli che non ti salutano mai per primi; quelli che alle tue mail si guardano bene dal rispondere; quelli che ti fanno sempre aspettare; quelli che entrano nella stanza e ti chiedono "c'è nessuno?"; quelli che ti invitano a cena, poi non ti rivolgono la parola e anche dopo dieci anni non sanno niente di te; e quelli che ti dicono "Non puoi capire". Quelli che ti danno consigli non richiesti su tutto. A questi aggiungiamo quelli che parlano in dialetto, in burocratese, in tecni-inglese, in gergo: cioè quelli che non parlano per farsi capire (comunicare, mettere in comune) ma per farti sentire idiota e marcare le distanze. Apparentemente non fanno nulla di aggressivo contro di te, ma ti stanno mandando un messaggio implicito: non 162 sei importante, non esisti, non hai alcun valore o significato. E' un meta-messaggio cui non facciamo quasi più caso, talmente siamo abituati a riceverlo da uffici e servizi pubblici. E' il meta-messaggio corrente della casta ai sudditi. A livello medio di aggressività possiamo elencare le meta-comunicazioni di "potere e sottomissione". Si tratta di messaggi impliciti che tendono a sottomettere l'interlocutore, sottolineando che l'emittente vale di più. Quelli che "scusami, ma ho molto da fare", come se tu fossi un pensionato; quelli che ti telefonano a mezzanotte per qualcosa di molto importante per loro; quelli che ti seppelliscono coi loro problemi, ma non fanno mai lo sforzo di chiederti dei tuoi; quelli che ti vedono volentieri, ma solo se vai a casa loro; quelli che si dichiarano delusi, se non ti ricordi il loro compleanno, ma non sanno nemmeno quando è il tuo; quelli che ti chiedono di prestargli qualcosa ma non si sentono in dovere di venire a prendersela, devi portarglierla a casa; quelli che ti fanno continui regali, ma non ne accettano mai; quelli che ti invitano a cena da loro, ma hanno semrpe un impegno quando li inviti da te. Questi meta-messaggi aggressivi sono abbastanza difficili da recepire, e spesso sono talmente equivoci da spingerci alla gratitudine. Dall'essere grati all'essere servi è un passo, e ci caschiamo spesso. Al livello massimo di aggressività, inseriamo quelle meta-comunicazioni che contengono insieme disconfer- 163 me, dichiarazioni di potere e colpevolizzazione. Il metamessaggio occultato è del tipo "tu non esisti, se esisti è per servirmi, e comunque è colpa tua". I classici sono quelli che ti rimproverano "Non ti fai mai vivo", ma non ti chiamano mai. Poi ci sono quelli che ti giudicano accusandoti di essere "troppo giudicante"; quelli che che ti accusano perchè "non vuoi ascoltare", dove ascoltare significa fare quello che vogliono loro; quelli che "tu non mi capisci", ma si guardano bene dallo spiegarsi; quelli che "sei insensibile al mio problema", ma se ne sbattono del tuo. Queste meta-comunicazioni non solo disconfermano e sottomettono, ma tendono anche a farti sentire in colpa, il che le mette al massimo grado di aggressività mascherata. 164 Dono e potere Guido Contessa La "richiesta d'aiuto competente" è qualcosa di diverso dalla richiesta di soldi, o dalla richiesta d'aiuto generico per cambiare una ruota, apparecchiare la tavola, fare un trasloco. Questo secondo tipo non prevede necessariamente una relazione, si può rivolgere ad un ignoto passante, al portinaio o alla cugina di terzo grado. La "richiesta d'aiuto competente" è una richiesta che si rivolge a qualcuno di cui si riconosce una competenza, che si basa su una relazione o che vuole avviarne una. Questa richiesta ha l'apparenza della richiesta di un dono, ma è anche un dono a sua volta. Chi presta l'aiuto competente fa un dono, ma nello stesso momento ne riceve uno: il riconoscimento della sua competenza. Il dono, come ci ha segnalato M.Mauss per lo scambio dei beni, è alla base delle relazioni interpersonali e sociali. Chi dona esprime il suo potere, ma riconosce anche il potere del ricevente che merita il dono. A sua volta, il ricevente accetta il potere del donatore, ma si aspetta una imminente reciprocità. Quando la reciprocità non si verifica, il dono resta una espressione del potere del donatore. Il ricevente è nella condizione del beneficiario, se il dono non diventa scambio. Così si crea una relazione asimmetrica, non paritaria. Se la "richiesta d'aiuto competente" non diventa reciproca, il donatore resta in posizione di potere e il ricevente non trova riconosciute le sue competenze. 165 Resta da domandarsi perchè avviene l'asimmetria fra donatore e ricevente. I casi possono essere due. Il primo è legato al mero controllo. Il donatore, col dono, mantiene il potere, il controllo, la posizione dominante su chi ha fatto la "richiesta d'aiuto competente". E' per questo che l'aiuto psicosociale deve essere pagato: equilibrare il rapporto fra operatore e utente. Quando non lo è, raramente funziona, e l'utente entra in una spirale di dipendenza. Ed è anche per questo che molti si dedicano al volontariato sociale: per godere di relazioni asimmtriche e posizioni di potere. Il secondo caso è legato alla bassa autostima e all'invidia. Un soggetto con bassa autostima trova facilmente oggetti di invidia. Individui cui vorrebbe assomigliare perchè possiedono cose, caratteristiche, potenzialità che l'invidioso considera inarrivabili per se stesso. Il soggetto invidiato può diventare oggetto di culto (come capita alle stars), oppure odiato, se è vicino ma ugualmente inarrivabile. Un modo di esprimere l'odio per l'invidiato e creare con esso una relazione asimmetrica, è basato su potere del dono e sulla non reciprocità nella "richiesta d'aiuto competente". L'invidioso fa volentieri regali, e risponde con solerzia alle "richieste d'aiuto competente", solo che non accetta mai regali e non fa mai a sua volta "richieste d'aiuto competente" all'invidiato. Il modo dell'invidioso di esprimere ostilità per l'invidiato è rifiutare di riconoscerne l'esistenza, l'importanza e l'utilità. 166 Le scienze umane e sociali: c'erano una volta...... Eva Zenith Con l'inizio del XXI secolo e dell' Evo immateriale stiamo verificando un fenomeno curioso e triste. Le scienze umane e sociali, che hanno avuto tanto peso nel secolo scorso, stanno eclissandosi a favore della scienze della materia, della natura, dei numeri. I problemi degli essere umani e dei gruppi sociali, vengono studiati (molto poco) come problemi chimici, elettrici, statistici, economici. Le scienze umane lasciano il posto a quelle non-umane: economia, statistica, chimica, neurologia, fisica sostituiscono psicologia, sociologia, antropologia, pedagogia. Nella letteratura delle scienze umane e sociali sempre più raramente vengono citati Freud o Jung, Piaget o Lewin, Durkheim o Pareto, Adorno o Fromm. Un secolo di ricerche, teorie, esperienze, dibattiti è relegato nella polverosa soffitta dell'oblìo. L'epistemologia è quasi scomparsa, per cui cosa sia la scienza è diventato un interrogativo obsoleto. E' scienza quella che praticano quelli che si definiscono scienziati. La quasi scomparsa delle scienze umane e sociali va di pari passo con la quasi scomparsa delle professioni umane e sociali. I pedagogisti sembrano spariti, gli psicologi sono sostituiti dai neuropsichiatri, i sociologi lasciano il passo ai giornalisti o ai sondaggisti. L'educazione, la prevenzione e l'assistenza sono affidate 167 ai "volontari"; la formazione è gestita da addestratori, informatori o contabili; la psicoterapìa è sostituita dalla chimica; la psicoanalisi è quasi sparita. Possiamo fare almeno due ipotesi per spiegare questa decadenza. La prima ipotesi è di tipo psicologico. Il XX secolo è stato centrato sull'umano e sul sociale, grazie alle lotte civili e sindacali ed alla conquista del welfare state. E grazie anche ad un progressivo benessere diffuso, in Occidente, che ha reso possibile il "lusso" di mettere l'uomo e la società civile al centro. Il XXI secolo è caratterizzato da cambiamenti epocali (globalizzazione e smaterializzazione dell'economia) accompagnati da una impietosa crisi economica. Questa drammatica regressione ha prodotto un oscuramento dell'umano e del sociale, ed uno spostamento in periferia di valori prima centrali. La scala dei bisogni di A.Maslow nel secolo precedente era percorsa in salita (verso il bisogno di autorealizzazione), nel secolo attuale corre in discesa, alla sola ricerca della soddisfazione di bisogni primari e di sicurezza. Il trauma della crisi ha provocato la rimozione dell'umano e del sociale, con le conseguenti ineluttabili nevrosi. Le scienze considerate "dure" e la pratiche "magiche" offrono un' alienata sicurezza che le classiche scienze umane e sociali non offrono. La seconda ipotesi è di ordine politico. Il trionfo del capitalismo selvaggio ha prodotto l'indebolimento delle autorità politiche e la spinta ad una minore sensibilità per l'uomo e il sociale. Le esigenze ecomiche hanno prevalso su ogni altra. In questo cammino le scienze e le 168 professioni umane e sociali erano non solo un costo, ma anche un disturbo. I professionisti tradizionali sono meno malleabili dei "volontari", dei contabili, dei farmacisti e dei sondaggisti. Quindi si è reso necessario restringerli, coartarli, eliminarli. Prima si sono compresse e minimizzate le professioni: "volontari" preferiti a educatori e pedagogisti professionali; formatori sostituiti da contabili; farmacisti al posto di psicoterapeuti e psicoanalisti; sociologi messi da parte per funzionari e sondaggisti; antropologi azzerati dai giornalisti. Poi, di conseguenza, si sono messe in ombra le scienze corrispondenti. La pedagogia, le psicologie, la sociologia, l'antropologia che per oltre un secolo hanno studiato l'uomo e la società e le pratiche per il loro benessere, sono relegate nella cantina polverosa della storia. 169 Le pratiche sociali, oggi Guido Contessa In un'era di welfare gravemente compromesso, nella quale le scienze umane e sociali stanno scomparendo, non possiamo non chiederci se esista e quale sia il futuro delle pratiche sociali. Con questo termine indichiamo tutte le tecniche e le professioni dei settori culturale, educativo, assistenziale, ricreativo. Le pratiche sociali riguardano l'immateriale e le persone. Il lavoro sociale è quello del formatore, dell'educatore, dell'animatore, dell'operatore culturale. La tentazione di considerare chiuso il Novecento e moribonde tutte le sue scoperte nelle scienze e nelle professioni umane e sociali, è alta. Ma esiste anche l'ottimismo che segnala i bisogni delle persone come comprimibili, ma mai sopprimibili. Può morire il welfare, possono morire le scienze umane e sociali, ma non possono morire i bisogni che ogni essere umano continua ad avere, oltre le nefandezze della storia, consapevolmente o no. Disoccultare le contraddizioni. L'impero e il regime si fondano sull'omologazione. Tutti devono essere uguali, non equivalenti. La potenza del totalitarismo, supportata dalla forza e dai mass media non si limita ad imporsi, vuole convincere, appiattire, omogeneizzare. Le contraddizioni vengono occultate, sorvolate, represse. La "folla solitaria", non il cittadino soggetto e individuo, è il terreno ideale dell'impero d'Occidente. Così, ogni pratica sociale ha senso solo se si distingue, si distacca, si oppone non con strategie e 170 tattiche militanti, ma con la logica, la razionalità, la messa in luce delle contraddizioni. Smascherare ciò che viene presentato come ovvio e naturale, dare valore all'alterità, al potenziale e al divergente. Occuparsi di chi non c'è. Le pratiche sociali, nei casi migliori, si appiattiscono sull'utenza. Occuparsi di chi è presente, di chi si avvicina, di chi "fruisce" è solo una parte (e non la più importante) del lavoro sociale. Il compito primario delle pratiche sociali è quello di occuparsi di chi non c'è, di chi è assente e lontano, di chi non è nemmeno consapevole del bisogno di fruirne. La biblioteca deve preoccuparsi dei non lettori. La scuola deve concentrarsi su quelli che non la frequentano. La sanità deve dedicarsi ai non pazienti. Il centro culturale e sociale deve impegnarsi verso i soggetti solitari ed emarginati che non partecipano. Rievocare il dimenticato. La memoria è una delle difese dall'omologazione. Non quella selettiva offerta ogni giorno dai mezzi di comunicazione di massa, asserviti all'omologazione del regime. Non quella scritta dai vincitori, creatori dell'impero. La memoria che ci difende è quella delle storie individuali e quella di tutti gli eventi e i personaggi che sono stati sconfitti, dimenticati, sepolti. La memoria degli eventi scomodi, capaci di contraddire la "verità" quotidianamente inventata per asservire e manipolare. Ciò che è dimenticato e negletto, va rievocato e rivalutato. La storia in ombra è quella che deve ispirare 171 le pratiche sociali. Frequentare il senso del possibile. Musil diceva che se esiste il senso della realtà, deve esistere anche il senso della possibilità. Nel contesto storico attuale, che è il meno libero della Storia, individuare il possibile, oltre le costrizioni, le catene fisiche e cartacee, gli stereotipi e i luoghi comuni, è la missione di tutte le pratiche sociali. La domanda non può essere solo "perchè fare qualcosa", ma anche "perchè non farla". Vivere secondo il permesso e consentito, è un tipo di schiavitù. Sperimentare tutto il possibile che non è espressamente proibito, è libertà. Stimolare l'emersione del sommerso. Reale non è solo ciò che si vede e si tocca. E' reale tutto ciò che produce conseguenze. Il sommerso, l'invisibile, il non detto hanno la stessa dignità e importanza del loro contrario. L'esplicito, l'emerso, il tangibile è la strada maestra della makkina imperiale che lo decide, lo cristallizza e lo diffonde come sola realtà e verità. Fare emergere ciò che non si vede e non si tocca, è il compito principe delle pratiche sociali. Consegnare il silenzio alla parola. Chi non parla, non grida, non marcia, non appare, non è privo di valore. Ha perlomeno lo stesso valore di chi appare, parla, marcia e grida. Ma questi ultimi sono già attori della scena imperiale. I primi sono solo ombre, anonime comparse, figuranti in rappresentanza dei quali 172 il potere finge di decidere. Bastano 500 oligarchi o 500.000 mila urlatori in piazza per parlare "a nome di" chi non ha la parola. Invece 5 milioni di cittadini che non votano per esprimere il loro distacco, sono reclusi nel muro del silenzio inascoltato. Ascoltare i non detti e consegnare il silenzio alla parola è un altro compito delle pratiche sociali. Disarticolare pacificamente l'ordine. Non esiste l'ordine. Nella dialettica continua fra ordine e disordine, il primo è solo il punto di equilibrio stabilito da chi detiene il potere. L'ordine stabilito si regge sull'adesione passiva di chi non sa o non vuole contestarlo. Pacificamente (ogni violenza è reazionaria), l'ordine va disarticolato con azioni divergenti, con l'emersione delle contraddizioni, coi comportamenti eccentrici ma possibili, con la resistenza passiva e il rifiuto di ogni concessione e complicità. Ogni ricerca dell'ordine è una sottomissione all'esistente, e ogni pratica sociale che sia istituzionale e ordinata è destinata alla superfluità. Concentrarsi sulla critica e sul no. Dire no è l'ultimo spazio di libertà concesso dal potere. La testimonianza del dissenso è la più alta forma di educazione. La critica è la sola forma di individuazione e sovranità soggettiva, e, a pieno diritto, una nobile forma di partecipazione politica. Il sì e il consenso sono le armi dell'impero, il viatico dell'omologazione e della robotizzazione. Le pratiche sociali o sono critiche e stimolatrici della critica, o non sono che forme della subalternità. 173 Far prevalere il fare sul guardare. La società dello spettacolo ha messo il guardare prima del fare. Lo star e lo sport system mettono in scena le vite che altri vivono per noi. Invece di vivere l'uomo della "folla solitaria" guarda la vita che viene recitata sul palcoscenico dei mass media. Giustizia, sport, arte, sesso sono proprietà dello show business invece che attività da praticare. Ogni pratica sociale ha il compito di "far fare", non di "far guardare". Lavorare sempre sul noi, qui, ora. La cultura è il senso della vita in un certo luogo e in un certo momento, diceva Kant. Oggi, la cultura è ciò che facciamo noi, in questo posto e in questo momento: noi, qui, ora, non loro, là e allora. L'altrove e l'altro tempo, sono le dimensioni dell'estraneità che "loro" (il potere mercificante e cosifiante) vogliono imporci. Le pratiche sociale non hanno altro soggetto, altro tempo o altro luogo che "noi, qui, ora". 174 Cambiamento catastrofico o progressivo? Guido Contessa Sono molti gli irenici ottimisti che credono che il cambiamento sociale e politico avviene per gradi, a piccoli passi, attraverso pacifiche riforme. Molti storici, psicologi, fisici e matematici hanno da tempo dimostrato il contrario. Il cambiamento avviene per rotture conflittuali e dolorose. Lo sanno bene anche coloro che soffrono di dipendenze, che solo con sofferenza e rivoluzionando la loro vita possono sperare di liberarsi. Kurt Lewin Il modello di Lewin per la gestione del cambiamento è uno dei più semplici. Il modello comprende tre fasi, denominate "unfreeze, change, refreeze". Unfreeze: In questa fase è necessario ridurre le forze che si oppongono al cambiamento e vogliono mantenere lo status quo. Change: Questa è la fase in cui sono sviluppati i nuovi comportamenti e le nuove attitudini. E' anche la fase in cui i risultati di uno o più progetti sono adottati e i risultati finali raggiunti. Refreeze: I benefici possono essere realizzati nel lungo termine soltanto se i cambiamenti entrano a far parte dell’organizzazione e diventano il modo normale di operare. 175 Renèe Thom, Ilya Prigogine e Paul Watzlawick R.Thom ha suggerito che il cambiamento avviene per catastrofe, cioè all'improvviso e in modo inprevedibile. Esempi significativi di cambiamenti improvvisi causati da piccole alterazioni nei parametri del sistema sono le transizioni di fase, i movimenti tellurici, i cedimenti strutturali, i crolli dei mercati finanziari. Un sistema tende a rimanere in equilibrio se non c'è nessun agente disequilibrante, e nel caso ci sia, il sistema perturbato poi evolverà di nuovo spontaneamente verso lo stato di equilibrio. Mentre il sistema assume sempre di più uno stato caotico, arriva un momento in cui raggiunge quello che Prigogine denomina il “punto di biforcazione”. Come indica il nome, è un punto dove il sistema può evolvere verso una tra due possibilità: o ritorna allo stato di equilibrio originale, così come prevede la termodinamica classica, oppure abbandona il caos, incomincia ad auto-ordinarsi o auto-organizzarsi fino a costituire una nuova struttura, denominata struttura “dissipativa”, poiché consuma una quantità maggiore di energia rispetto allo stato di organizzazione anteriore che ha· sostituito. Si ha una biforcazione quando una piccola variazione dei valori dei parametri (i parametri di biforcazione) causa un cambiamento 'qualitativo' o topologico del sistema, ovvero un cambiamento del numero di punti di equilibrio o della loro natura. Tali cambia menti possono anche portare ad una catastrofe. I valori per cui si hanno modifiche qualitative al sistema sono detti ' valori critici '. P.Watzlawick scrive: “Una persona che ha un incubo può 176 fare molte cose neI suo sogno: correre, nascondersi, lottare, strillare, saltare da un dirupo, ecc., ma nessun cambiamento da uno qualunque di tali comportamenti a un altro porrebbe mai fine all’incubo....D'ora in poi ci riferiremo a questo tipo di cambiamento come al cambiamento1. L ’unico modo di uscir fuori da un sogno implica il cambiamento dal sognare all’esser desti. L’esser desti, evidentemente, non fa parte del sogno, ma é un cambiamento a uno stato completamente diverso. D’ora innanzi ci riferiremo a questo tipo di cambiamento come al cambiamento2”(Change,p.27). Il cambiamento è un salto, un passaggio di stato dal sonno alla veglia, da un equilibrio ad un altro. "Natura non facit saltus", societas facit La locuzione latina "natura non facit saltus", significa che la natura non fa salti. E' stata usata da Leibniz, che negava l'esistenza degli atomi, cioè di quantità discrete indivisibili. Anche se nemmeno oggi crediamo all'indivisibilità dell'atomo, possiano affermare che la natura "facit saltus" perchè nel microcosmo atomico esiste il vuoto. Ma a maggior ragione possiamo affermare che "societas facit saltus" da una confugurazione ad un'altra. Possono aiutarci alcuni esempi storici. La repubblica romana durava da secoli, e Cesare venne ammazzato perchè in odore di dittatura. Seguirono anni di sanguinose guerre civili, e il risultato fu l'impero. 177 L'impero dura 4 secoli, poi cominciano 10 secoli si invasioni, guerre, tragedie, e infine arriva il Rinascimento. La rivoluzione francese butta all'aria il vecchio regime, decapitando mezza nobiltà e il risultato è l'imperatore Napoleone. Costui provoca 4-5 milioni di morti, e il risultato è la restaurazione del vecchio regime. Ci vuole la "rivoluzione industriale" non la riforma industriale, per arrivare alla modernità. Le attuali democrazie sono figlie di due guerre mondiali, con decine di milioni di morti. Conclusione Il cambiamento vero è solo rivoluzionario, mai riformista. E' catastrofico, non graduale. Ed è solo ad alto costo, mai indolore. 178 Il gigante Kurt Lewin Guido Contessa “Non c'è niente di più concreto di una buona teoria” “E' reale ciò che produce conseguenze” Il 2017 segna il 70° anniversario della morte di Kurt Lewin. Il suo contributo alla storia della psicologia, alla formazione e all'intervento psicosociale è straordinario. Lewin appartiene alla famiglia della Gestalt Theory, ma applicata alla prassi invece che solo alla percezione (come i predecessori Kurt Koffka, Wolfgang Köhler e Max Wertheimer). Per la pratica psicosociale nessun autore è stato tanto generativo. Kurt Lewin ha lasciato un pensiero significativo a tre diversi livelli: teorico, metodologico e tecnico. Livello teorico - Teoria del campo ("L'insieme è diverso dalla somma delle parti") Lewin ha posto al centro del suo lavoro insiemi, totalità, comunità, rete, strutturalismo, olismo contro frantumazioni, arcipelaghi, parzialità e solitudini che costituiscono il nucleo delle nevrosi occidentali. Ha messo al centro le relazioni interdipendenti contro l'individuo e i moloch impersonali; la sovranità condivisa contro la gerarchìa. Per Lewin, la parte e il tutto sono diversi ma equivalenti (psico-sociologia). Non esiste l'individuo, non esiste l'insieme: l'individuo è l'insieme. Questa equivalenza consente una legittima escursione teorica dal micro al 179 macro, dall'intrapsichico al relazionale, dal gruppale all'organizzativo, dal comunitario al politico. Livello metodologico - Action-Research conoscere qualcosa, prova a cambiarla") ("Se vuoi L'osservatore modifica l'oggetto osservato. Questo concetto, basilare in psicologia, è stato sviluppato da Lewin come metodo per promuovere cambiamenti. La conoscenza di sè modifica il sè. Conoscere il mondo è il primo passo per cambiarlo. La ricerca-intervento è il metodo introdotto da Lewin per promuovere cambiamenti individuali, gruppali, organizzativi e comunitari. Nella ricerca-intervento soggetto e oggetto cambiano insieme. Gli individui partecipano allo studio del "campo di forze" in cui sono inseriti (gruppo, famiglia, lavoro, città), e facendolo, cambiano sè stessi e il campo. Livello tecnico - T-Group ("La più potente tecnica delle scienze sociali del XX secolo" -Carl Rogers) La regola base del T-Group è: noi, qui, ora. Tutto il resto è libero ed ignoto, purchè resti nella griglia dell'umano, del tempo e dello spazio presenti. Noi, significa io, tu, coppia o gruppo. La centralità è sulle sensazioni e i pensieri individuali emergenti "qui ed ora", i legami, l'appartenenza, la pluralità, l'insieme, la squadra, il team, l'équipe. Qui, significa spazio presente, confini, intimità/ estraneità, potere e sovranità, movimento o staticità, cooperazione e responsabilità. 180 Ora, significa tempo presente, non ricordi o speranze ma realismo; azione e reazione; immediatezza. Per approfondire leggi: AA.VV. a cura di G..Contessa “Attualità di Kurt Lewin” ed. Arcipelago 181 SULLA POLITICA E SULL' AMMINISTRAZIONE PUBBLICA 182 Come si valuta un politico o un governo? Mircea Meti I dibattiti televisivi pro o contro i governi sono beceri, isterici e irrazionali. Gli oppositori segnalano che il PIL aumenta solo dello 0,8% invece che dell'1%. I governativi si vantano di avere finanziato per x milioni di euro il tal comparto problematico. Il culmine dell'idiozia si registra quando una parte ricorda che quando governava l'altra le cose andavano peggio. Siccome negli ultimi 25 anni hanno governato tutti, si crea una ripetizione infinita su chi ha lasciato il Paese nelle peggiori condizioni. Il fatto è che nessuno fa uno sforzo per usare criteri ragionevoli di valutazione politica. Proviamo qui. Il primo criterio di valutazione è che le parole sono retorica, e sono i risultati concreti quelli che contano. Non importa quello che un politico dice, ma solo quanto riesce a incidere sulle condizioni di vita della maggioranza della popolazione. I "predicatori" non hanno titolo per stare in un governo democratico, ma solo in uno totalitario. Importa poco anche se i politici operano "onestamente". I cittadini di una democrazia accetterebbero volentieri un politico che ruba o favorisce figli e nipoti, ma riesce a migliorare concretamente le loro condizioni di vita. Importa ancora meno quello che un politico fa nel privato. Un politico avviato alla santità, ma che non migliora in niente la vita dei cittadini, è solo un prodotto della retorica. Un politico che dimezza la disoccupazione, raddoppia l'occupazione, favorisce 183 l'aumento sensibile del PIL, riduce vistosamente le diseguaglianze, fa funzionare la giustizia e garantisce la pace e la sicurezza, può anche essere puttaniere o ninfomane, gay, fedifrago o tossicodipendente, di qualsiasi religione o colore della pelle. Il secondo criterio di valutazione è la soluzione dei problemi. Un governo ha il solo compito di migliorare la vita del popolo negli aspetti che esso (popolo) considera negativi. Un governo deve dunque saper cambiare alcuni indicatori dal livello in cui li trova al suo insediamento, ad un livello giudicato soddisfacente dal popolo, dopo 5 anni. Se la legislatura è fissata in 5 anni significa che il governo deve offrire cambiamenti degli indicatori intorno al 20% ogni anno . Siccome in certi casi si può puntare ad un effetto "massa critica", le variazioni del primo e del secondo anno possono essere inferiori. Tuttavia i cambiamenti dello 0, o anche del 2-3% l'anno non si possono considerare tali. Un governo non deve dare segnali o fare piccoli passi, deve dare evidenze di una veloce (in 5 anni) soluzione dei problemi. Meno ancora vale l'affermazione per cui il governo "ha stanziato ben x milioni per un certo problema". Un governo non è un bancomat. Lo stanziamento di fondi è la premessa per la soluzione dei problemi, ma non vale nulla se non è accompagnato da una legislazione efficace, una riorganizzazione burocratica e azioni mirate. Il governo non deve dare prova di "buona volontà" (come un alunno delle elementari): deve fornire risultati. Il terzo criterio di valutazione è il consenso della 184 maggioranza. Dicendo popolo intendiamo la larga maggioranza della popolazione. Il fatto che oggi i governi si basano sul consenso del 20-30% (solo il 60% vota, e nessun partito prende più del 30% dei votanti) va bene per la democrazia formale, niente affatto per quella sostanziale. Un governo che non si basa sul consenso non solo formale ma sostanziale, di almeno il 60% della popolazione è un governo destinato a fallire. Se l'obiezione a questa affermazione è che nessuna democrazia oggi ha il consenso sostanziale di almeno il 60% della popolazione, allora significa che questa democrazia è diventata inutile e va cambiata radicalmente. Il quarto criterio è la considerazione della maggioranza. Un governo che promuove azioni positive verso esigue minoranze (segmenti di popolazione sotto l'1%) è sicuramente lodevole, ma non avrà mai la "promozione" della maggioranza. Un governo che considera "populista" ogni istanza della maggioranza, non è democratico ma oligarchico o peggio, totalitario. Un governo (o un politico) può anche condurre battaglie di principio care alle minoranze, ma deve anche convincere la maggioranza ottenendone il consenso attraverso un lavoro culturale. Il quinto criterio è il rispetto dell'opposizione. L'opposizione non può dirsi tale solo se critica il governo perchè qualche ministro ruba, o perchè qualche sottosegretario passa le serate coi trans. Per opposizione intendiamo una parte della popolazione che propone modi alternativi a quelli del governo, per migliorare 185 sensibilmente la vita della maggioranza. La democrazia è un sistema dialettico per il quale governo e opposizione hanno un ruolo ugualmente decisivo, nella ricerca dei risultati migliori, attraverso la critica, il controllo, il dialogo, il conflitto, la mediazione. L'opposizione non è solo un ostacolo al governo, ma un fattore indispensabile alla democrazia. Tutti i regimi che tendono a svalutare, comprimere, eliminare l'opposizione sono tendenzialmente totalitari. Come lo sono i regimi che richiamano all'unità, intendendo con questo termine il silenzio dell'opposizione. L'opposizione non è la minoranza, ma la possibile futura alternativa al governo. 186 Meccanismi di difesa in politica Mircea Meti In psicologia chiamiamo "di difesa" tutti i meccanismi psichici, consci e inconsci, messi in atto dall'individuo per proteggersi da situazioni ambientali, esistenziali e relazionali dolorose o potenzialmente pericolose. Uno dei meccanismi di difesa più usato in politica è lo "spostamento": investimento di sentimenti inaccettabili su un oggetto "sostitutivo". Questo interviene spesso nella genesi delle fobie, per cui si sposta il sentimento inaccettabile sull'oggetto detto "fobigeno" (creatore di paure).. Soldi Quando un politico viene investito di un problema che non può o non vuole risolvere, è immediata la risposta "non ci sono abbastanza soldi", "mancano i fondi", "la crisi non permette altre spese". Sia in buona o cattiva fede, sia conscia o inconscia, questa risposta nega il fatto che è la classe politica a decidere come spendere i fondi statali. La classe politica si comporta come quel padre di famiglia che dilapida soldi al gioco, si veste solo con abiti firmati, viaggia nei Paesi esotici, paga l'iscrizione al club del golf, poi dice alla famiglia che non ci sono soldi per mangiare tre pasti al giorno. I politici che usano questo meccanismo di difesa fingono di non essere loro i responsabili della spesa. Trovano sempre i soldi per comprare armamenti; iscriversi a costosissimi club come la UE, la Nato, l'ONU; viaggiare in lungo e in largo per il mondo invece che usare Skype; 187 strapagare politici e tirapiedi della tv, delle municipalizzate, delle imprese statali; finanziare giornali e banche, nonchè fondazioni di partito. Ma per i problemi dei cittadini "non ci sono abbastanza soldi". Europa Un altro evidente spostamento è l'Unione Europea, che "non permette...", "impone le regole....", "non dà la sua approvazione". Come se la UE fosse un organo estraneo, un impero di cui siamo solo sudditi impotenti. Prodi è stato Presidente della UE per 5 anni. L'attuale Presidente del Consiglio della UE è stato eletto nel 2014 da tutte le forze del centro-destra (anche italiane). Prodi, Dini, Agnelli nel 1996, Berlusconi e Frattini nel 2003, Renzi, Mogherini e Gentiloni nel 2014 sono stati Presidenti di turno o ministro degli esteri della UE. Il Presidente del Parlamento europeo oggi è Tajani. Il parlamento europeo ha 750 membri con una maggioranza di membri del centro-destra (216) e del centro-sinistra (189). Il PD ha 31 rappresentanti, il centro-destra ne ha 21; altri 21 sono di 5stelle e partiti minori. Gli italiani sono il 10% dell'UE ma fingono di non esistere. Quando viene detto che "l'Unione Europea proibisce...." si occulta il fatto che i politici italiani in Europa o sono corresponsabili e/o sono incapaci. Tutto ciò senza drammatizzare il dettaglio che l'adesione dell'Italia ai vari Trattati capestro della UE è sempre stata decisa da questa classe politica, senza la minima consultazione popolare. 188 Burocrazia Il più patetico meccanismo di difesa (spostamento) usato in politica, è quello della burocrazia. Questa è segnalata come colpevole di ogni ritardo, disservizio, crudeltà verso i cittadini. La burocrazia viene dipinta come un invasore straniero che si muove in base solo in base a incompetenze e interesse personale. Invece è la classe politica che regola, gestisce, controlla la burocrazia. I burocrati, specie al vertice, sono scelti dalla classe politica. Sono le leggi dei parlamenti e dei governi (di una classe politica che è la stessa da quasi 30 anni) che mantengono la burocrazia nello status quo. A parte i disonesti e i lazzaroni professionali, nessun burocrate farebbe o non farebbe qualcosa senza che una legge glielo imponga o consenta. Se una pratica richiede 30 passaggi non è la burocrazia a deciderlo, ma la legislazione (che esiste grazie ai politici o che non viene cambiata dalla politica). Il cattivo o il nemico esterno Una variante del semplice "spostamento" è l'identificazione di un "cattivo" interno o di un "nemico esterno", che diventa il caprio espiatorio di ogni crisi politica. Gli Usa sono maestri nell'identificazione del nemico esterno: mettono il pianeta in crisi perenne scegliendo a caso un qualche Stato "canaglia". Ma anche i politici italiani sono abili nel meccanismo di difesa del "cattivo". Il problema dell'immigrazione non è legato agli schiavisti che sfruttano una manodopera illegale per pagarla di meno; o ai governi colabrodo che fanno 189 passare i confini a chiunque, relegandolo poi nelle condizioni degli homeless. Non è nemmeno colpa di una classe politica che non sa attivare le ambasciate per la cessione dei visti; non vuole attivare traghetti di linea dai Paesi nord-africani; perde di vista migliaia di minori che spariscono dopo gli sbarchi. Il problema dell'immigrazione è a carico esclusivo degli scafisti. Il problema dei 500.000 immigrati che lavorano in nero nei campi italiani, non riguarda gli imprenditori agricoli che li sfruttano; non è attribuibile alle forze dell'ordine, sindacali e sanitarie che non controllano; non è colpa dei politici che non fanno leggi adeguate al caso. Il lavoro nero agricolo è solo colpa del caporalato. Il problema della droga è solo degli spacciatori. Non è nelle dissoluzione dei sistemi educativi (scuola e famiglia) prodotta da una classe politica disattenta; non è di una legislazione proibizionista che da decenni e in ogni Paese fallisce; non è dei consumatori che solitamente scelgono di comprare droghe; non è di medici o farmacisti che danno ricette e farmaci come caramelle; non è della pubblicità che proibisce un seno nudo, ma non le promozioni di droghe chimiche o alcol. I cattivi per la droga sono gli spacciatori. Razzismo Non solo i mestieranti della politica presentano vistosi meccanismi di difesa. Lo "spostamento" è anche una modalità usata dai semplici cittadini di fronte a fenomeni e problemi sociali sgradevoli. Questo "spostamento" piace molto alla classe politica che grazie ad esso esce dall'occhio della critica. Il più diffuso è il razzismo. 190 Il disordine nelle città è associato agli immigrati, dunque gli immigrati (specie quelli di colore scuro) sono il nemico. Non i politici che fingono accoglienza e fanno dormire i migranti nelle discariche; non i politici che dimenticano di attrezzare le forze dell'ordine per un serio controllo delle città; non i politici che difendono le organizzazioni che sfruttano gli immigrati. I nemici sono i neri, che diventano addirittura causa di una fobìa. Molti zingari rubano e borseggiano? Tutti i rom diventano il nemico. Colpevole non è una legislazione che favorisce l'immunità; non sono i servizi sociali che evadono i loro compiti di sorveglianza sui minori; non è la classe politica che produce questa legislazione e non potenzia i servizi sociali. I nemici sono tutti i rom, che diventano causa di una fobìa. 191 Perchè ci asteniamo Vanessa Gucci 1. Perchè non vogliamo essere complici, nella guerra per bande da saccheggio che è in corso da decenni. E quando fra trent'anni i nostri bisnipoti si chiederanno cosa abbiamo fatto, per salvare l'Italia dal degrado in cui sarà caduta, troveranno una sola risposta. Abbiamo accettato l'emarginazione, l'insignificanza e l'impotenza perchè contrari ad una guerra civile sanguinosa, e derubati di ogni speranza di cambiamento, ma siamo rimasti con le mani pulite. Questa è l'Italia che ha voluto il regime e dalla quale ci siamo dimessi anni fa. L'Italia non è più degli italiani, perchè il regime l'ha svenduta. Se la tengano. Noi cerchiamo solo vie di fuga, anche se torneremo sempre nel più bel paese del mondo, ma come turisti. 2. Perchè tutti i politici del regime sono uguali. Abbiamo avuto ogni tipo di amministrazione locale e ogni tipo di governo nazionale, ma gli unici che si sono accorti dei cambiamenti sono solo gli amici degli amici. Per noi gente comune è stata solo una lenta discesa all'inferno. Sempre meno soldi, sempre meno diritti, sempre meno libertà, sempre meno dignità: solo uno tsunami di retorica. 3. Perchè chi non è uguale è complice. I pochi politici e amministratori onesti che non rubano, non fanno voto di scambio, non speculano sui benefici della casta, hanno la responsabilità politica di essere vissuti fianco a fianco, magari per anni, con parlamentari venduti e amministra- 192 tori o sodali di partito disonesti, senza mai alzare la voce e delegando alla magistratura il compito di intervenire (ogni tanto). O è complice per malafede o è complice per stupidità. 4. Perchè chi non è complice (magari perchè eletto ieri) sarà eliminato per via giudiziaria o per via criminale. La legislazione nazionale è pensata affinchè tutti i cittadini siano in libertà vigilata e possano essere incercerati appena diventano scomodi. In Italia non esistono innocenti, ma solo colpevoli non ancora accusati. Se la legislazione non basta, c'è sempre la via criminale con le pistole e le bombe. 5. Perchè l'astensionismo non è letto come dissenso ma come pigrizia. I sindaci e il governo rappresentano il 20% della popolazione ma si comportano come fossero vincitori di un plebiscito. La farsa di questa democrazia "pseudo-rappresentativa" è tale che anche quando voteranno in tre, chi avrà due voti governerà fingendo di rappresentare tutti i cittadini. 6. Perchè un elettore di sinistra o centro-sinistra non può votare i "democratici" che, oltre ad avere un capo che fa il testimonial di Apple e della Coca-Cola, si comportano come un"comitato d'affari della borghesia" e si impegnano con tutte le forze per liquidare lo stato sociale. 7 Perchè un elettore di destra o centro-destra non può votare una improbabile coalizione invocata in ogni 193 comparsata televisiva, sapendo bene (da Fini a Verdini a Salvini) che metà degli alleati, il giorno dopo le elezioni, passeranno all'avversario. 8. Perchè un elettore simpatizzante di una qualunque forza non tradizionale (CinqueStelle, Arancioni vari, Liste autonome, ecc.) sa che se voterà per farla vincere, la condannerà a soccombere al carcere cartaceo con lo sputtanamento, la galera, o peggio (una bomba mafiosa o un crimine politico). 194 Globalizzazione vs. protezionismo Guglielmo Colombi Noi amiamo le alternative. Come nel caso dell'euro: a favore o contro. Non si sente mai nessuno elencare partitamente quali vantaggi e quali svantaggi avremmo uscendo dall'euro, e quali abbiamo restando. O cosa dobbiamo fare per restare o uscire dall'euro riducendo al minimo i danni: solo slogans e atti di fede. L'elezione di Trump sta portando in voga un dibattito simile e altrettanto inutile: globalizzazione o protezionismo. L'idea che la globalizzazione sia il nuovo idolo della post-modernità è idiota come quella che il protezionismo sia l'unica salvezza. Come idiota è l'idea che si debba scegliere fra le due opzioni. Non ci vuole un premio Nobel per capire che la globalizzazione, come tutti i fenomeni epocali, andava e andrebbe governata, e che un protezionismo mirato può essere una delle leve per attenuarne gli effetti negativi. Per esempio, anche i ciechi laudatori della globalizzazione converranno che proteggere il "made in Italy" è imperativo. In dodici anni il mondo ha iniziato a cambiare drasticamente, ma non ce ne siamo accorti. Ci sono alcune svolte storiche che la politica italiana ha osservato passivamente o ha affrontato scegliendo sempre la strada peggiore. Tanti punti di biforcazione nei quali i nostri soloni politici hanno preso sempre la direzione sbagliata. 1. Caduta del muro di Berlino (1989) La caduta del muro è stata la prima data cruciale, che ha 195 dato la stura al predominio del capitalismo sull'intero pianeta senza il contraltare del potere sovietico. Avremmo dovuto capire subito che il capitalismo sarebbe dilagato con le delocalizzazioni industriali e la finanziarizzazione dell'economia. Avremmo dovuto capire subito che tutto il manufatturiero di bassa qualità si sarebbe spostato nei Paesi del terzo mondo e che la finanza avrebbe eroso sensibilmente le sovranità nazionali. Cosa ha fatto la politica italiana? Per mettere sotto controllo la finanza: niente. Per compensare le delocalizzazioni: contrazione dei diritti e delle paghe dei lavoratori, e immissione selvaggia di un esercito di riserva composto da migranti disperati disposti a lavorare senza diritti e a bassissimo costo. Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Instaurare nuove norme per il controllo del capitalismo finanziario; fare un piano di riconversione industriale e della forza lavoro (dal materiale all'immateriale); aumentare diritti e paghe dei lavoratori più pregiati; aumentare il welfare per i lavoratori espulsi o meno pregiati. 2. Smaterializzazione (1990 e seguenti) Possiamo datare al 1990 la nascita della rete, anche se era in incubazione da oltre un decennio. Tim BernersLee sviluppa proprio nel '90 il primo browser per navigare in Rete. I beni immateriali hanno iniziato ad avere lo stesso o più valore di quelli materiali. Spazio e tempo hanno subìto una mutazione epocale. Informatica, telematica, robotica 196 era ovvio che avrebbero drasticamente espulso la forza lavoro di basso e medio livello. Era ovvio che avrebbero dato una accelerazione agli scambi finanziari. Era ovvio che avrebbero richiesto una seria trasformazione delle competenze sociali e professionali. Cosa ha fatto la politica italiana? Una struttura digitale da terzo mondo, nessun progetto di acculturazione informatica di massa, le istituzioni scolastiche e formative abbandonate al progressivo degrado. Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Attivare una seria informatizzazione del Paese; privilegiare gli investimenti nei settori di produzione immateriale, materiale avanzata, e non facilmente delocalizzabile; mettere in campo un grande piano di istruzione e formazione, teso a convertire le competenze della forza lavoro. 3. Torri gemelle (2001) L'attacco alle Torri gemelle di New York è il punto di svolta della terza guerra mondiale, iniziata con la complicità italiana e sulla base di bugìe della CIA. Fino ad allora il mondo islamico aveva perlopiù subìto restando in difesa, e le sue minoranze terroristiche avevano un spazio contenuto. Le Torri hanno sofferto una sorta di contrattacco. Da allora, il terrorismo islamico ha dilagato ed oggi la vita di tutto l'Occidente è cambiata in peggio. Era ovvio che un terrorismo all'attacco non sarebbe mai stato fermato da forze che stavano in altri continenti, anche se soverchianti. Era ovvio che il terrorismo sarebbe potuto essere controllato solo da regimi islamici forti e sostenuti dall'Occidente. 197 Cosa ha fatto la politica italiana? Ha seguito servilmente l'imperatore americano nei suoi deliri di onnipotenza, e ha contribuito ad abbattere gli unici potenziali regimi baluardo del terrorismo: prima in Iraq, poi in Tunisia, poi in Libia, poi in Egitto e infine in Siria e Yemen. Dietro lo slogan delle "primavere arabe" il Medio Oriente e il Nord Africa, con la collaborazione attiva o l'acquiescenza dell'Italia, sono diventati il terreno di coltura del terrorismo che guarda all'Europa come meta. Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Sganciarsi dai deliri di ogni imperatore vecchio e nuovo; riprendere la sovranità in politica estera; negoziare e commerciare con tutti i regimi stabili del Medio Oriente e del Nord Africa; favorire le delocalizzazione industriali in quei Paesi in cambio di un controllo del terrorimo e dell'emigrazione selvaggia. 4. Sciagura euro (2002) L'euro al posto della lira è stata la più grossa calamità dell'Italia nel nuovo secolo. Ha raddoppiato i costi della vita mentre i salari restavano inalterati. Ha quasi azzerato il ruolo della Banca d'Italia. Ma soprattutto ha regalato la sovranità del Paese. E non solo la sovranità economica, ma anche quella giuridica, legislativa e commerciale. Gli stesso ciechi laudatori dell'euro ammettono che non si doveva creare una moneta senza uno Stato; che non si dovevano far aumentare i prezzi senza aumentare dello stesso tasso i salari; che non si doveva fare una Unione fra Stati dal peso specifico enormemente diverso; che non si doveva unificare una moneta senza unificare le 198 regole salariali. Cosa ha fatto la politica italiana? Carte false per farsi accettare nel club; nessun contrappeso all'aumento del costo della vita; nessuno spazio di manovra a difesa della sovranità nazionale; pochissimo protezionismo al "made in Italy". Cosa avrebbe dovuto fare e ancora aspettiamo che faccia, la politica? Uscire dall'euro e magari anche dall'UE è forse chiedere troppo, ma non lo è la richiesta di rinegoziare tutti i patti firmati che si sono mostrati solo una trappola per l'Italia; nè l'impegno a portare avanti una politica estera autonoma; nè la scelta di proteggere seriamente tutti i camparti del "made in Italy". In conclusione, la globalizzazione è ormai inarrestabile ma può essere governata da un Paese che si riprende la sua sovranità, protegge la sua autonomia e le sue peculiarità produttive, adeguando alla sfida dell'immaterialesimo le proprie leggi finanziarie, le condizioni di vita e lavoro dei Cittadini, la politica estera, la cultura. 199 Timbratori e picchiatori degli uffici e servizi pubblici Quando inizieremo a punire i quadri intermedi, i dirigenti e i managers ? Adamus Si fa sempre un gran parlare di assenteisti, timbratori seriali e sadici picchiatori nei servizi pubblici. Il tema viene affrontato con moralismo e giustizialismo normativo. I "cattivi" vengono messi alla gogna e tutti invocano drastiche misure punitive. Poco si dice dei primi gestori dei servizi pubblici (Parlamento e Governo) e dei secondi: i manager, i dirigenti e i quadri intermedi. I primi gestori delle organizzazioni pubbliche di lavoro sono il Parlamento che legifera e il Governo che amministra. Sono questi due enti che hanno la responsabilità di creare regole e prassi che servono a motivare, valorizzare, supportare, controllare ed eventualmente (in casi estremi) punire i lavoratori. Tutte le organizzazioni sono costituite da una catena di comando che rappresenta il secondo gestore. Questa, parte dai top manager o amministratori, poi scende ai dirigenti generali e di settore, e si chiude coi quadri intermedi (capi ufficio o reparto). In genere, questa catena di comando gode di privilegi perchè ha la maggiore responsabilità: quella di gestire quotidianamente l'organizzazione, nel quadro delle regole previste, e di realizzarne gli obiettivi. La catena di comando non può avere come prima 200 funzione quella del controllo e della punizione, bensì quella della motivazione, della valorizzazione, e del supporto. Una organizzazione sana non è quella che scopre e denunzia le irregolarità o le truffe, ma quella che le rende rarissime. In una organizzazione seria, quando le irregolarità e le truffe si allargano, viene per prima punita la catena di comando non tanto perchè non ha saputo fare da gendarme, ma perchè ha consentito che la falla si creasse e si estendesse. Timbratori seriali e picchiatori sadici sono solo i casi eclatanti di una malattia organizzativa, di cui la catena di comando è responsabile. Ci sono migliaia di lavoratori puntualissimi che spendono 2 ore al giorno nella lettura dei quotidiani. Altre migliaia passano la giornata lavorativa giocando ai solitari sul pc, o navigando nei siti di appuntamento o porno. Ci sono migliaia di lavoratori dei servizi socio-sanitari che non picchiano o insultano gli utenti, ma li trattano ugualmente malissimo. Questa malattia si traduce inevitabilmente in servizi e prodotti scadenti, obiettivi mai raggiunti, spazi per relazioni simil-mafiose. E' possibile arrivare a 13 morti sospette in un reparto ospedaliero, è normale registrare come assenti la metà degli operatori, e che ci si rivolga alla magistratura, senza che la catena di comando intervenga prima ? La funzione di controllo, denuncia e punizione è la più banale fra quelle affidate alla catena di comando, tanto da poter essere svolta anche da macchine. Siamo controllati dappertutto da telecamere, e la legge non permette di mettere telecamere nelle macchinette timbracartellino o alla porta di uscita dell'ufficio pubblico? La 201 legge non permette di mettere spie audio-video nelle classi o nelle camere dei disabili? Cambiate la legge. Il motivo per cui paghiamo (e non poco) le catene di comando sono altri. Anzitutto i risultati, seriamente tradotti in obiettivi, posti e controllati da enti esterni e superiori. Poi la motivazione e la valorizzazione, che si raggiunge con incentivi anche non monetari, riunioni di gruppo, variazioni mansionarie. Poi il supporto, che si basa sull'affiancamento, il colloquio, il rafforzamento formativo. Da oltre vent'anni21 sappiamo che gli addetti alla persona (insegnanti, operatori sociosanitari, guardie carcerarie, ecc.) sono soggetti al "cortocircuito", in inglese burnout, che può portare alla disaffezione al lavoro, alla depressione o al sadismo. Da vent'anni sappiamo come diagnosticare prontamente questo fenomeno, e conosciamo gli strumenti per combatterlo: primo fra tutti la supervisione. La catena di comando che non sa gestire queste pratiche preventive, va sostituita o trasferita o punita con la sospensione degli incentivi, l'arresto della carriera, il biasimo pubblico. 21 vedi AA.VV. “L’operatore cortocircuitato” ed. Arcipelago 202 Quando qualcuno comincerà a pagare? Mircea Meti In Italia nessuno paga mai, politicamente, per i suoi errori. Qualche volta interviene la magistratura, ma solo quando si tratta di veri e gravi reati. La memoria degli italiani dura lo spazio di un telegiornale, e ciò facilita da sempre il camuffamento, il trasformismo, il riciclo della casta. Non si tratta di chiedere la galera per tutti quelli che sbagliano, ma il buon gusto di togliersi dalla scena dopo gli errori più marchiani. Abbiamo cominciato con la mancata "epurazione" del dopoguerra. Il famigerato Graziani venne inserito dall'ONU nella lista dei criminali di guerra (per l'uso di gas tossici e i bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa) su richiesta dell'Etiopia, ma non venne mai processato. Fu invece processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo, ma, scontati quattro mesi, fu scarcerato. Il giuramento di fedeltà al fascismo - imposto ai professori universitari nel 1931- ha visto solo 12 oppositori su oltre 1200 accademici. Nessuno nel dopoguerra è stato retrocesso. Sono ben 10 gli "scienziati" italiani firmatari del manifesto della razza: nessuno ha perso il posto nel dopoguerra, anzi, qualcuno ha fatto carriera. Quasi tutti i "quadri" dirigenti, gli alti burocrati, i vertici delle forze dell'Ordine e dell'esercito, i membri della casta fascista sono rimasti dove erano trasformandosi in democristiani, 203 missini o comunisti. Insomma, quasi 30 milioni di fascisti si sono riciclati come antifascisti, restando al loro posto. Poi è arrivato l'intervento "di pace", cioè la guerra, in Iraq. A quel tempo ci fu una minoranza che profetizzava che l'"esportazione della democrazia" avrebbe solo prodotto l'esportazione del terrorismo. Profezia avverata, ma nessuno dei sostenitori di quella follìa ha perso il posto. Anzi ancora oggi vengono a spiegarci come si combatte il terrorismo. Poi è sono arrivati la UE e il famigerato euro. Tutti quelli che l'hanno promosso, sono gli stessi che ci dicono ogni sera dai penosi talk shows politici, che la Ue e l'euro così come sono non funzionano e vanno cambiati. Come se non fossero loro che hanno creato e gestito la UE e l'euro in tutti questi anni. Poi è arrivata l'immigrazione selvaggia, osteggiata dagli xenofobi e favorita dagli schiavisti. Anche qui, coloro che invitavano alla riflessione e alla prudenza furono inascoltati ma i favorevoli alla "tratta degli schiavi" sono quelli che oggi ci allarmano sulla possibità che sui "barconi" passino i criminali dell'ISIS. Infine è arrivata la "primavera araba" che alcuni vedevano con diffidenza, mentre i più osannavano come se si trattasse di una nuova rivoluzione francese o russa. L'Egitto è finito con un'elezione vinta dai Fratelli Musulmani e un seguente colpo di stato. La Libia è passata dall'essere il Paese africano con il PIL più alto al massacro di tutti contro tutti e l'ISIS che passeggia sul 204 Mediterraneo. Ci sarebbe da pensare che i guerrafondai che osannavano i bombardamenti dei francesi su Tripoli e le armi italiane date ai ribelli (ora in mano dei massacratori), si sarebbero cosparso il capo di cenere e andassero a coltivare agrumi. Invece. Sono tutti qui, al loro posto, a spiegarci che la situazione è grave e siami vicini all'"ora suprema" di un bell'intervento bellico. Alla faccia dell'art.11 della Costituzione. 205 La responsabilità penale è individuale La responsabilità morale è collettiva Adamus Di fronte alle decine di catastrofi che ogni anno si abbattono sull'Italia, si verifica uno sdegno generale unito alla voglia di trovare il o i colpevoli. Contemporaneamente, si lanciano penose campagne retoriche tendenti a difendere i territori come mere vittime. Non c'è dubbio che sia giusto cercare e punire i colpevoli diretti, dal momento che la responsabilità penale è individuale. Non viene però mai fatto cenno alle responsabilità morali che sono collettive e che riguardano le stesse vittime. Bastino tre esempi per tutti. L'Ilva di Taranto, la Terra dei Fuochi e il recente caso di Viggiano. I cittadini soffrono, piangono e si lamentano per il lavoro e la salute perduti. Chiedono a gran voce che sia fatta giustizia da parte della Magistratura. E hanno ragione, sul piano giuridico. Ma sul piano morale? Decenni di inquinamento a Taranto erano sotto gli occhi di tutti. Autorità comunali, provinciali, regionali; forze dell'Ordine; vigili urbani; tecnici sanitari e ambientali; operai e sindacati dell'Ilva: tutti in quasi silenzio e per decenni. Nella terra dei Fuochi hanno per anni visto centinaia di camion passare davanti ai loro occhi i cittadini, i proprietari dei campi, i vigili urbani, i tecnici sanitari e ambientali, i politici comunali....e tutti hanno guardato dall'altra parte. Se è vero che a Viggiano le 206 scorie venivano sversate nelle falde acquifere, dovevano saperlo gli operai, gli impiegati, i sindacati, i dirigenti, oltre che le autorità locali, sanitarie e ambientali e le autorità regionali. Cosa hanno fatto le collettività locali in tutti questi anni? Unanime è lo sdegno e il lamento per una classe politica irresponsabile, corrotta e avida. E' aperta la caccia al politico della mazzetta, dei parenti, e delle mafie. Sdegnati sono gli intellettuali delle università, che omettono di condannare i meccanismi dei sistemi baronali. Sdegnati sono i magistrati, che tralasciano di spiegarci i sistemi (segreti) dei loro concorsi, delle loro assegnazioni, e delle loro promozioni. Sdegnati sono i pennivendoli dei mass media, che passano sopra ai loro percorsi di carriera. Soprattutto sdegnati sono i semplici cittadini che fanno finta di non sapere che i politici ladri e corrotti li hanno votati loro. 207 Il welfare è stato ucciso dai contabili Ektor Georgiakis Prima del disastro di fine secolo e prima della catastrofe dei Trattati UE, c'era qualcosa che le nuove generazioni non conoscono: il welfare state. Inteso non solo come pensioni, ma come intervento pubblico finalizzato al benessere dei cittadini "dalla culla alla tomba". Il welfare state interpretava il benessere dei cittadini non come un fatto individuale, nè come un favore clientelare nè come un'elemosina, ma come un diritto sociale per tutti e come il principale obiettivo di ogni Stato democratico moderno. Il welfare state è stato un'invenzione del socialismo nord-europeo, che l'Italia ha adottato (con molte storture) dopo sanguinose lotte politiche, sindacali, extraparlamentari durate trent'anni (dal 1960 al 1990 circa). Lo Stato italiano, ispirato al welfare, (direttamente o attraverso gli enti locali - Comuni, Province, Regioni)  ha lanciato la Scuola dell'Obbligo e le 150 ore  ha allargato gli accessi all'università  ha creato gli asili nido e le scuole materne pubbliche  ha chiuso gli ospedali psichiatrici  ha approvato il divorzio e l'aborto 208  ha lanciato i Centri di Aggregazione, gli Informagiovani e i progetti di prevenzione primaria  ha sperimentato il tempo pieno scolastico  ha moltiplicato le biblioteche di quartiere  ha organizzato la sanità pubblica locale con servizi sociosanitari per le donne, i tossicodipendenti,i pazienti psichiatrici  ha dato una forte spinta alla formazione degli insegnanti, dei presidi, degli operatori sociosanitari, degli educatori  ha creato case di riposo, centri per anziani, centri socio-assistenziali per disabili Per realizzare tutto ciò, lo Stato e gli enti locali, seriamente impegnati a perseguire l'obiettivo del benessere universale, hanno dovuto formare e poi utilizzare nuovi professionisti, quasi assenti fino al secondo dopoguerra. Questi professionisti discendevano dalle scienze umane e sociali che per tutto il XX secolo hanno occupato lo scenario culturale, accademico e scientifico. La pedagogia, la sociologia, l'antropologia, le psicologie hanno dato vita a nuove figure professionali formate attraverso università o centri studi para e postuniversitari, organizzate in associazioni e Ordini. Lo scopo di questo percorso era il tentativo di fare del welfare un fenomeno di qualità, produttore di risultati e dalla moralità controllata. Sono così stati impegnati nel 209 welfare laureati in pedagogia e diplomati in educazione; laureati in psicologia e specializzati in psicoterapia, in psicoanalisi, o in altre delle tante branche della disciplina; laureati in sociologia e statistica; laureati in antropologia; diplomati in animazione socio-culturale o in biblioteconomia; formatori specializzati, per masters o corsi post-diploma o post-laurea. Quello che lo Stato cercava e questi professionisti offrivano erano qualità, soddisfazione, etica, partecipazione e risultati. In primis veniva il benessere dei cittadini, poi venivano i controlli e i rendiconti. Intorno agli anni Novanta è iniziato il declino del welfare. Con la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, il turbocapitalisto ha iniziato a mettere il danaro prima delle persone. La battuta d'arresto decisiva è venuta col trasferimento all'Europa dei fondi e del potere relativi al welfare e la rinuncia della sovranità italiana sulle politiche sociali. Il famigerato Fondo Sociale Europeo (FSE) ha distribuito tutti i soldi che gli Stati hanno sottratto al welfare nazionale, ma è diventato il monopolista di controllo di tutte le attività sociosanitarie, educative, culturali e socio-assistenziali italiane. Questo monopolio non solo ha sostituito l'impianto culturale di "qualità, soddisfazione, etica, partecipazione e risultati" con l'impostazione culturale "progettazione, programmazione, controllo, rendiconto". Le esigenze di metodo, le regole e l'etica professionali, le scelte su base qualitativa sono state azzerate, a favore delle esigenze contabili. I professionisti del sociale, ispirati alle scienze umane e 210 sociali, sono stati sostituiti da contabili e burocrati, che hanno preso la prima e l'ultima parola su ogni progetto di welfare; da volontari fuori controllo; da faccendieri abili solo nell' ottenere e gestire i fondi europei. La sepoltura del welfare è poi avvenuta con la riduzione del FSE e il suo ri-orientamento verso il lavoro invece che sul benessere, e col "Patto di stabilità" che ha privato tutti gli enti locali di disponibilità per il benessere dei cittadini. Oggi, l'elenco di voci che costituivano il welfare è dimezzato. Molti servizi sono morti, quelli che restano boccheggiano e sopravvivono grazie al lavoro nero e al "volontario". I professionisti aspettano la pensione, le loro associazioni di categoria, gli Ordini, le riviste di settore sono già morti o in coma. 211 Dal Welfare al Selfare Ovvero dallo Stato che si occupa del cittadino dalla culla alla tomba, allo Stato "paga e arrangiati, schiavo!" Vanessa Gucci Fino al Novecento lo Stato chiedeva sottomissione e una modesta tassazione (prima la decima poi il focatico), in cambio di solo due servizi essenziali: la sicurezza e la giustizia. Col Novecento, anche per tamponare le tensioni rivoluzionarie di ispirazione comunista, si è imposto lo Stato socialdemocratico del "benessere": il Welfare State. L'idea di questa forma statale è che la sottomissione è accompagnata da una tassazione dal 30% al 50%, giustificata dall'impegno dello Stato a fornire servizi tendenti al benessere "dalla culla alla tomba": trasporti, sanità, assistenza, istruzione, pensioni, casa e lavoro. L'interpretazione italiana del Welfare è stata inizialmente quello dello "Stato assistenziale": non più benessere generalizzato, ma elemosine ai meno abbienti. La tassazione è arrivata gradualmente intorno al 60%, ma con la giustificazione dell'impegno pervasivo dello Stato verso i bisogni dei cittadini più deboli. A cavallo fra il XX e il XXI secolo lo Stato assistenziale ha subito una graduale mutazione. La tassazione è in continuo aumento (ìn certi casi arriva al 70% del reddito, fra balzelli diretti, indiretti e occulti), mentre i servizi dello Stato verso i cittadini in generale e verso i meno abbienti in particolare scemano di anno in anno. "Paga e arrangiati, 212 schiavo!" è il messaggio dello Stato post-moderno ai suoi cittadini. I servizi essenziali come la sicurezza e la giustizia sono forniti saltuariamente. Furti e violenze sono impuniti al punto che vengono denunciati solo i più gravi. Per la sicurezza i cittadini devono pagarsi antifurti, guardie notturne, telecamere, assicurazioni, armi. La giustizia civile ha milioni di cause arretrate, che portano i processi a tempi biblici; e costa ai ricorrenti quasi sempre più di quanto ottengono se vincono. La giustizia penale è concentrata solo sugli omicidi e i grandi scandali: per tutti gli altri reati il crimine paga, eccome. La salute è un diritto, ma devi comunque pagare i tickets. Se hai un malanno che richiede soluzioni veloci, ti conviene pagare perchè il mitico "servizio pubblico" ha liste di attesa di sei mesi per quasi ogni malattia. Se sei disabile, devi affidarti alla carità pubblica. Se hai una malattia strana devi morire, oppure affidarti a Telethon. L'istruzione è un valore portante dello Stato. Ma lo Stato "Paga e arrangiati, schiavo!" lascia alle famiglie l'onere di dotare le scuole di carta igienica. Lo Stato si guarda bene di fare una legge che imponga il rinnovo dei testi solo per "fondati motivi": preferisce lasciare alle famiglie il costo di dotare i pargoli ogni anno di libri "nuovi", il cui costo è pari allo stipendio di un mese. Lo Stato non crea collegi o ostelli per giovani universitari fuori sede: quelli che hanno questo problema devono arrangiarsi presso locali privati, costosi e totalmente "in nero". Sei un terremotato o un inondato e hai perso la casa? 213 Con molta fortuna, ti aspettano 5-10 anni di container. Sei stato sfrattato ? O occupi un appartamento abusivamente (magari già occupato), oppure ti accomodi in qualche macchina abbandonata, sotto i portici o in tenda. Naturalmente le tasse devi continuare a pagarle, direttamente oppure indirettamente: ogni pezzo di pane che compri tu è tassato come quello che compra un banchiere. In Italia non ci sono strade su cui si può viaggiare oltre i 130 km. orari. Lo Stato, invece di vietare la messa in circolazione di auto che arrivano a 200-300 all'ora, si apposta per pizzicare quelli che superano il limite di velocità e multarli. E' noto a tutti che le auto a benzina inquinano moltissimo e contribuiscono al riscaldamento del pianeta, ma lo Stato, invece di mettere al bando la benzina, si inventa sistemi (peraltro truccati dalle case produttrici) che dovrebbero attenuare il problema, naturalmente a spese dei cittadini consumatori. In Italia non è possibile fare alcunchè senza un qualche documento o certificato dell'amministrazione pubblica, locale o nazionale. Ti chiedono di fare un certificato, per ottenere il quale devi recuperare almeno 5 altri documenti, ognuno dei quali può essere ottenuto con altri documenti. Tutti i certificati sono in possesso dell'amministrazione pubblica, ma non saremmo degli schiavi se non fossimo costretti a recuperali personalmente in dieci uffci pubblici dislocati in dieci aree diverse della città. Lo slogan della "e-governance" è urlato dall'oligarchia, ma non prevede che gli uffici pubblici si parlino. Uno Stato del Benessere non dovrebbe mai chiedere al cittadino certificati o 214 documenti in possesso delle sue amministrazioni: ma l'Italia ormai è uno Stato "paga e arrangiati, schiavo!". Lo smaltimento dei rifiuti è un vero problema, ma lo Stato si guarda bene dal trovare soluzioni tecnologiche pulite. Preferisce imporre il giogo della "raccolta differenziata" che ruba ad ogni cittadino 1 ora al giorno, oltre a impegnarlo nello studio dei materiali. Naturalmente, non è previsto nessuno sgravio fiscale per il cittadino impegnato come "operatore ecologico": al contrario, i costi per la raccolta e lo smaltimento aumentano ogni anno, per i cittadini. I siciliani sono perfetti sudditi dello Stato "paga e arrangiati, schiavo!". Smotta una strada che collega due capoluoghi: i bravi siciliani si fanno una strada campestre a loro spese. Messina resta senz'acqua per un mese? I catanesi non assaltano il Municipio, ma si dotano di botti e fiaschi e vanno a prendersi l'acqua alle fonti di montagna. I più benestanti inziano a farsi il bagno con la minerale. Fare acquisti alimentari e cucinare non è più per casalinghe, protette da uno Stato attento controllore dell'industria dell'alimentazione. Occorrono chimici e fisici del cibo, disposti a spendere ore per leggere etichette scritte in corpo 8, e valutare caso per caso cosa acquistare. Lo Stato "paga e arrangiati, schiavo!" non garantisce che gli alimenti importati dai Paesi poveri siano prodotti in modo salutare: siamo noi che dobbiamo leggere bene, ponderare e poi scegliere carne di bue italiano, alimentato con mangime italiano, prodotto con materie prime italiane. E sperando che non sia ingrassato 215 con ormoni italiani. Oggi lo Stato, atrraverso i Tg, ci dice che un olio serio deve costare almeno sei euro. E non si vergogna. Gli americani hanno fatto una rivoluzione contro l'Inghilterra per l'aumento del costo del te. I francesi hanno decapitato una classe intera di nobili partendo dall'ira causata dall'aumento del costo del pane. Gandhi ha dato il via all'emancipazione indiana contestando l'aumento del costo del sale. Noi italiani non battiamo ciglio di fronte al fatto che lo Stato non si interessa al rincaro di un bene di prima necessità come l'olio. I telegiornali ci hanno ormai troppo assuefatti allo Stato "paga e arrangiati, schiavo!". 216 Welfare, beneficienza e volontariato Adamus "Welfare state (ingl. «Stato del benessere» Espressione entrata nell’uso in Gran Bretagna negli anni della Seconda guerra mondiale, indica il complesso (detto anche Stato sociale) di politiche pubbliche messe in atto da uno Stato che interviene, in un’economia di mercato, per garantire assistenza e benessere ai cittadini, modificando e regolamentando la distribuzione dei redditi generata dalle forze del mercato. Fino alla Rivoluzione industriale gli interventi di protezione sociale si manifestarono come assistenza alla povertà, mentre nel corso del 19° sec., a seguito del processo di industrializzazione e del sorgere della «questione sociale», si definì un sistema di assicurazioni sociali per fronteggiare le situazioni di disagio dei lavoratori e costruire il consenso sociale. Fino alla metà del 20° sec. gli interventi vennero indirizzati a determinate categorie sociali. I primi provvedimenti a carattere universale (anticipati negli anni Trenta dal New deal negli USA e dai governi socialdemocratici in Svezia) furono attuati in Gran Bretagna con il piano Beveridge (1942), che estendeva la protezione a tutti i cittadini indipendentemente dai contributi versati, e con l’introduzione (1946-48) del sistema della sicurezza sociale, affermatosi negli anni Sessanta e Settanta anche negli altri Paesi industriali. Dagli anni Ottanta del 20° sec. il w.s. si è ridimensionato, poiché la sua universalizzazione e l’allungamento della vita media hanno provocato un’eccessiva espansione della spesa 217 pubblica. Gli obiettivi del w.s. sono: assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini, dare sicurezza a individui e famiglie in presenza di congiunture sfavorevoli, garantire a tutti i cittadini l’accesso ai servizi fondamentali, come per es. istruzione e sanità. I suoi strumenti sono corresponsioni in denaro, in particolare nelle fasi non occupazionali del ciclo vitale (vecchiaia, maternità ecc.) e nei casi di incapacità lavorativa (malattia, invalidità, disoccupazione ecc.); erogazione di servizi in natura (per es., istruzione, sanità, abitazione ecc.); concessione di benefici fiscali (per carichi familiari, acquisto di un’abitazione ecc.); regolamentazione di certi aspetti dell’attività economica (per es., locazione di abitazioni a famiglie a basso reddito, assunzione di invalidi ecc.). Da un punto di vista teorico-speculativo, si distinguono due possibili modelli di protezione sociale: il modello «bismarckiano», che prende il nome dal cancelliere tedesco O. von Bismarck, il quale introdusse (1883-89) la prima forma di assicurazione sociale per i lavoratori dell’industria, e quello «beveridgiano», dal nome di W.H. Beveridge, l’economista inglese che, come si è detto, teorizzò un sistema di sicurezza sociale esteso a tutti i cittadini dello Stato. Nel primo modello è centrale il principio per cui le prestazioni previdenziali sono finanziate esclusivamente mediante la contribuzione versata dai lavoratori (che ne saranno poi i destinatari) e sono proporzionate ai livelli di reddito raggiunti; invece il secondo modello prende a riferimento come soggetto protetto non il lavoratore ma il cittadino, attraverso la predisposizione di un sistema di tutela universalistico finanziato mediante la fiscalità generale. Nella realtà politica degli Stati europei si 218 riscontrano, piuttosto, modelli."(fonte22) differenti ibridi di tali Il welfare può essere considerato la maggiore conquista delle moderne democrazie occidentali avanzate. Il fatto che lo Stato si impegni a fornire a tutti i cittadini che non possono farlo da soli, i servizi necessari ad un livello minimo di esistenza è il più alto livello di civiltà raggiunto dalla società umana in tutta la storia. Prima del welfare, per secoli, tutti i cittadini dovevano cavarsela da soli e semmai sperare nella "carità". Il welfare è stato per la seconda metà del XX secolo, il fattore distintivo dei regimi civili e di quelli barbarici. Usa, Urss e Cina (per citare i casi più vistosi) possono essere considerati regimi semi-barbarici non solo per scarsa attenzione ai diritti civili o la bellicosità, ma anche per la esigua presenza di un welfare nella sanità e nell'assistenza. L'Europa del secondo dopoguerra è stata l'alfiere planetario del Welfare, diventando per questo un faro di civiltà per tutti i popoli. Siamo con fatica usciti dall'elemosina offerta dalle Confraternite, dalle Dame della Carità di San Vincenzo de' Paoli, dall'Esercito della Salvezza perchè avevamo capito che pensioni, casa, sanità, assistenza e istruzione non erano elargizioni dello Stato e dei ceti benestanti, ma diritti dei cittadini. . Con la caduta del muro di Berlino, il capitalismo finanziario è straripato. Approfittando della globalizzazione e della smaterializzazione della produzione della ricchezza, nonchè delle mire imperiali americane, ed ha assunto il governo del pianeta. Dagli Anni Novanta è 22 www.treccani.it/enciclopedia/welfare-state_(Dizionario-di-Storia)/ 219 iniziato il declino del Welfare, ed ora siamo nelle mani della carità (Caritas, Telethon e volontariato). In un quarto di secolo abbiamo perso quello che avevamo ottenuto nel quarto di secolo precedente. Oggi, i malati hanno sempre meno il diritto di essere curati: devono confidare nelle raccolte di fondi promosse dalla tv. I disabili hanno sempre meno il diritto all'assistenza, ma devono contare sulla dedizione di parenti e volontari. I senzatetto non hanno più diritto alla casa, ma devono trovarsi giacigli caldi sulle grate delle strade, e mense della carità. Il diritto allo studio è minacciato dai riscaldamenti spenti, i crolli dei tetti, il balletto di docenti e supplenti precari. Catastrofi come alluvioni, terremoti, frane e slavine sono sempre meno un "affare" dello Stato, ma sempre di più un problema affidato al "buon cuore" delle collette televisive e dei volontari. Il soccorso non è più un diritto delle vittime ma un affare di "carità", per cui le vittime devono ringraziare. Il volontariato è nato come benefica forza di affiancamento ai professionisti, per situazioni o servizi eccezionali. Oggi è diventato un sostituto delle risorse professionali. Il volontariato non è più "a fianco" ma "al posto". Lo Stato non sente più il dovere di assumere pompieri, portantini o soccorritori: conta sui volontari. Non sente più il bisogno di stanziare fondi adeguati per la prevenzione delle catastrofi, preferisce spenderli nell'acquisto di navi e aerei da guerra, per difenderci dalla insidiose minacce di Cipro e Malta. Quando arriva la catastrofe, ci devono pensare la beneficienza e il volontariato. Negli ospedali e nei lager per anziani non 220 servono operatori socio-assistenziali: bastano i parenti e i volontari. Per il tempo libero dei bambini non si impiegano più educatori, animatori, assistenti all'infanzia. Quelli che possono permetterselo vadano nelle sale gioco, a Disneyland, o ai corsi privati di danza, musica, karatè. Gli altri possono stare in strada, nelle mani dei "volontari" della camorra. Persino la sicurezza urbana è sempre meno una preoccupazione dello Stato: devono pensarci le ronde dei volontari. L'accoglienza dei profughi e dei migranti non è affidata a professionisti, ma a cooperative di rapinatori o volontari. Presto avremo anche collette per rifare le strade, che lo Stato non ha più soldi per riparare, e volontari al posto dei giudici e dei chirurghi, che costano troppo. 221 INFINE, PARLIAMO DI SESSO 222 La prostituzione è una professione Guglielmo Colombi Se vuoi fare il caldarrostaio devi avere un certificato di sanità, una licenza, un permesso di sosta. Devi essere iscritto alla Camera di Commercio e/o ad una associazione di ambulanti. Devi pagare l'iva e le tasse. Se fai il caldarrostaio senza una di queste condizioni, arrivano i vigili che ti multano, ti sospendono l'attività o ti sequestrano il carrettino. Se poi si scopre che qualcuno ti tiene legato al carrettino con una catena, questo qualcuno viene arrestato e carcerato. Se vuoi fare l'infermiere devi avere un diploma e un cerificato di sanità. Puoi fare l'infermiere in un ospedale o come libero professionista o in cooperativa. Se lavori in una struttura, pubblica o privata, questa deve essere in regola con le norme sanitarie e di sicurezza. Devi essere iscritto a qualche Albo o Elenco comunale. Devi pagare l'Iva e le tasse. Se fai l'infermiere senza una di queste condizioni ti multano, ti radiano o ti denunciano per esercizio abusivo della professione. Se la Guardia di Finanza scopre che l'organizzazione cui appartieni ti paga in nero, o ti obbliga a fare operazioni illegali, la struttura viene chiusa e i responsabili sono arrestati. Se vuoi fare il taxista devi avere una patente speciale e una licenza, devi sottostare alle tariffe e agli orari imposti dal Comune, puoi parcheggiare solo in appositi spazi assegnati. Puoi fare il taxista solitario o far parte di una cooperativa o di un'impresa. Devi pagare l'Iva e le tasse. Se fai il taxista senza una di queste condizioni 223 prendi una multa, ti viene sospesa la licenza o la patente, e magari vieni anche denunciato. Se si scopre che lavori per un'organizzazione che opera illegalmente, c'è anche il rischio di una denuncia di associazione per delinquere, per te e per i tuoi capi. Non esiste mestiere, professione, lavoro che per essere praticato non richieda obbligatoriamente una patente, una licenza, un diploma, un certificato. Tutti i lavori che mettono a contatto con alimenti o con persone, esigono certificati medici periodici. Già previsto per autisti di mezzi pubblici e piloti di aereo, il test antidroga sarà presto esteso anche a medici, infermieri e ostetriche. Tutti gli sportivi sono sottoposti a controlli periodici contro le sostanze dopanti. Anche la localizzazione di un'attività è sottoposta ad autorizzazioni: gli ambulanti dei mercati devono operare in posti assegnati, i macelli e i laboratori di fuochi d'artificio devono stare lontani dai centri abitati. Tutti gli operatori che non seguono queste regole vengono puniti con multe, la sospensione o anche la chiusura e il sequestro dell'attività. Nei casi più gravi arriva la galera. Se queste infrazioni sono commesse da immigrati, si procede all'espulsione. La prostituzione in Italia è legale ma non è regolamentata come tutte le altre professioni simili, e come in quasi tutti i Paesi europei. Il dibattito periodicamente si infiamma con le proposte più fantasiose: dalle multe ai clienti ai "quartieri del sesso", dalle campagne di redenzione alla riapertura della 224 "case chiuse". Tutto per evitare la regolamentazione professionale cui si oppongono da sempre i benpensanti. Come ogni altra professione legale, chiunque decida di prostituirsi, potrebbe avere un patentino, essere inserito in un registro, sottoporsi a periodici controlli sanitari, operare in aree o zone assegnate dal Municipio, segnalare in quale abitazione o albergo i servizi vengono forniti, rilasciare scontrino/ricevuta e pagare le tasse. Tutto ciò avviene già per decine di mestieri e non si capisce perchè l'applicazione di queste regole alla prostituzione sarebbe disdicevole. La professione dovrebbe poter essere esercitata individualmente, o in organizzazioni cooperative o imprese legalmente condotte come avviene per ogni altra attività. Questo farebbe sparire i reati di favoreggiamento o sfruttamento e i conseguenti fenomeni di anonimato e clandestinità. Chi opera per favorire o organizzare la prostituzione verrebbe sottoposto alle stesse regole imposte a chi opera per favorire o organizzare il commercio ambulante, le mense o i centri estetici. Certamente, questa regolamentazione richiede uno Stato organizzato e non un teatrino di burattini. In Italia, le regole del commercio ambulante sono ignorate da migliaia di immigrati e migliaia di italiani abili falsificatori di marche famose. In Italia, le regole contro lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù sono ignorate in centinaia di tenute agricole e di fabbriche di abbigliamento. In Italia, pullulano i medici abusivi, i falsi invalidi, gli sportivi dopati e gli evasori fiscali: cioè coloro che "truccano" le carte. Sarà anche per tutto 225 questo che i benpensanti sono contro la regolamentazione della prostituzione: sanno che lo Stato non saprebbe farla rispettare. 226 La sessuofobia di puritani, vetero-cattolici e neo-vittoriani Vanessa Gucci Il puritanesimo è un movimento sorto nell'ambito del protestantesimo calvinista inglese durante il XVI secolo. La spiritualità dei puritani era basata sulla valorizzazione dell'interiorità e della morale; essi si opponevano alle feste e alle rappresentazioni teatrali che avevano caratterizzato l'epoca elisabettiana (sotto il protettorato di Oliver Cromwell in Inghilterra vennero chiusi tutti i teatri e i luoghi di divertimento). Il vetero-cattolicesimo è quello uscito dal Concilio di Trento (1545-1563) e durato fino agli anni Sessanta. L'era vittoriana coincide col regno della regina Vittoria: dal 1837 al 1901. Ciò che accomuna queste tre grandi correnti religiose e di pensiero è la sessuofobia, cioè la paura e il disgusto pubblici (nel privato le cose erano diverse) per ogni aspetto sessuale. Mostrare i piedi, i polpacci, il collo era una provocazione. Imbarazzanti le cosce di pollo nel piatto, uno scandalo se la tovaglia non copriva le gambe del tavolo. Nell'epoca vittoriana era considerato peccaminoso persino provare piacere durante l'atto sessuale. Risultato? La prostituzione era diffusissima. Durante l'epoca vittoriana le ragazze avevano atteggiamenti di modestia esasperati: ballare quattro volte con un giovanotto dava 227 adito a chiacchiere, rimanere sola con lui in una stanza era uno scandalo. L'unica deroga era quando il gentiluomo doveva chiederla in sposa, ma anche questo spesso era fatto di fronte a un pubblico che doveva attestare che non le fosse saltato addosso durante la dichiarazione. Se una poveretta veniva violentata era costretta a sposarsi su due piedi, perchè ormai compromessa. Quando andava bene le appioppavano un partito mediocre disposto a passare oltreil "peccatuccio" per soldi, quando andava male le toccava sposare l'uomo che l'aveva stuprata. Nel caso il futuro sposo avesse avuto dubbi circa la castità della sposa, poteva richiedere un "esame dell'imene". La ragazza era visitata da alcuni medici che ne controllavano l'integrità. Sottoporsi a questo esame era estremamente umiliante perchè si presumeva colpevolezza e in ogni caso, la donna era tacciata di comportamenti lascivi solo per il fatto che altri uomini, oltre al futuro marito, ne avessero esaminato o visto i genitali. Risale a quel periodo la dicitura ancora oggi invoga di carne bianca, per indicare la carne proveniente da pollame e pesce. In origine questa descrizione era però riservata solo al lascivo petto di pollo, per sostituire la parola "petto" che era troppo osè per i canoni del tempo. La gamba di un tavolo scoperta era un sacrilegio. Coprire, coprire tutto: zampe di leone dei mobili, i pomoli e gli appoggi di poltrone, tavolini, supporti e angoliere tutto camuffato affinchè le menti degli ospiti 228 non indugiassero in pensieri sconci. - Ma erano tempo di grandi cambiamenti sociali. Le donne inneggiavano all'uguaglianza dei sessi, spuntarono le suffragette e si parlò per la prima volta di femminismo.Non solo: i moti per le costituzioni in tutta l'Europa, l'abolizione della schiavitù, il diritto di voto, sono solo alcune delle battaglie che si combatterono in quel secolo, affinchè i diritti non rimanessero solo sulla carta. Anche l'allargamento degli orizzonti (la stampa, il telefono, la radio) sono una conquista di quei tempi, così come quella del cielo e del mare. Un orizzonte così vasto può essere una mèta ambita ma può anche far paura. I vittoriani, messi di fronte a simili cambiamenti si trovarono spiazzati, spaventati, tentarono di rimanere aggrappati a valori e comportamenti obsoleti per quei tempi. Si opposero perchè spaventati a morte specialmente i più conservatori (e all'epoca essere progressisti non era di moda). Per questo motivo molti comportamenti vennero estremizzati nella speranza che, codificando gli aspetti dell'esistenza, questa rimanesse immutata. Quanti di questi comportamenti sono ancora in voga oggi, nell'Occidente post-moderno ossessionato dal "politicamete corretto"? 229 Personalizzazione vs. competenza Sessuofobia puritana, vetero-cattolica e neovittoriana Eva Zenith La tempesta che si abbattuta su Trump, Weinstein, Spacey, Tornatore e Brizzi (ma che tempo fa ha colpito anche alcuni calciatori) assume sempre più toni grotteschi. Chi ha commesso reati sessuali va giudicato e carcerato, ma con lo stesso livello di garanzie che si danno agli assassini. Se dici a qualcuno in pubblico che è un ladro o un killer, vieni condannato per diffamazione, anche se l'accusa è vera. Se invece accusi un uomo (mai una donna) di usare il suo potere per fare sesso, di sedurti in modo volgare, di allungare le mani....allora l'accusa è sempre vera e ci mette un attimo a passare da molestia, ad aggressione e a violenza carnale. Dire a una donna (o a un uomo) che ha un "bel lato B" è commettere uno stupro. Alla faccia delle vittime stuprate davvero con ricatti, minacce fisiche e armi. I talebani neo-vittoriani targati Usa, arrivano a dichiarare molestia, penalmente perseguibile, tutto ciò che le donne "percepiscono" soggettivamente come tale. L'uomo che appende sopra la scrivania una foto di nudo femminile è condannabile per molestie. Il prossimo passo sarà quello di arrestare le donne in minigonna, perchè considerate moleste dai bacchettoni. Anche il ricatto viene equivocato. Dire a un dipendente che se non fa sesso, non sarà pagato o sarà licenziato; dire a una paziente che non sarà curata se non fa sesso 230 col medico; dire a una allieva che sarà bocciata se non fa sesso col professore: queste sono minacce criminali da punire severamente. Ma è molto diverso dire a qualcuno che se non fa sesso, non avrà la Ferrari in regalo; non si godrà una vacanza ai Caraibi a spese tue; non otterrà il ruolo di protagonista in un film. Come è diverso da quando un'allieva promette sesso in cambio di una promozione immeritata; una dipendente promette sesso al capo in cambio di una promozione non dovuta; una paziente offre sesso al medico in cambio di una mastoplastica additiva. Si può dare un giudizio morale o estetico su questi comportamenti, affermando che esprimono volgarità, cinismo, arroganza, superficialità, maleducazione, ineleganza , ma non ha senso tirare invocare l'ostracismo sociale, la gogna mediatica o il tribunale. La teoria che qualcuno (in genere l'uomo) usando ricchezza, potere e status come seduzione faccia violenza, è ridicola. Ridicola, come la teoria che considerasse violenza finalizzata alla seduzione l'uso che qualcuno (in genere la donna) fa della bellezza, della sensualità, del trucco e dell'abbigliamento. Da migliaia di anni uomini e donne si seducono a vicenda usando le armi non violente che hanno. La storia 1. Per secoli la pederastia greca ha svolto un ruolo sociale accettato tra le classi dei cittadini agiati dell'antica Grecia; questa prescriveva che un erastes (un maschio di età compresa tra i 20 e i 40 anni) intrattenesse una relazione sentimentale (di amoroso accudimento) 231 con un eromenos (un maschio di età compresa tra i 12 e i 18 anni), assumendo un ruolo fondamentale ed attivo nella sua educazione e istruzione. Tale istituzionalizzazione sociale della pederastia non era estranea anche alla cultura romana (la bisessualità era di fatto la norma nelle alte sfere sociali durante i primi secoli dell'Impero). Nessuno si è però mai sognato di sminuire il valore delle civiltà greca e romana per questi "vizietti". 2. Giulio Cesare, “marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti". Quando questa battuta prese a circolare per Roma, lanciata da Curione e ripetuta da Cicerone con il cruccio di non esserne l’autore, il primo a riderne fu proprio lui, Caio Giulio Cesare (100-44 a. C.), né, pare, l’impressionarono le malignità di Dolabella, secondo il quale era stato “rivale della moglie di re Nicomede e sponda interiore della lettiga del re”, e di Bibulo, che lo definì “rivale della regina di Bitinia”. Le voci avevano un fondamento: all’età di sedici anni Cesare, mandato in missione militare in Bitinia, secondo lo storico Svetonio sarebbe diventato l’amante del re Nicomede. Le maldicenze venivano però bilanciate dai quattro matrimoni e dal numero di amanti che Cesare ebbe, fra le quali troviamo Postumia, Lollia, Tertulla, Muzia, Eunoe regina di Mauritania, Cleopatra regina d’Egitto, oltre che l’amatissima Servilia, madre di Bruto, alla quale succederà nei suoi favori la figlia Terzia, di Bruto sorella, tanto che, durante i trionfi, i legionari cantavano: “E’ tornato il pelato sporcaccione, romani rinchiudete le mogliere”. Malgrado tutto ciò, Giulio Cesare è esaltato come un grande da secoli, e viene proposto 232 come modello ai nostri bambini fin dalle elementari. 3. L'imperatore Adriano ebbe una famosa relazione omosessuale con Antinoo, conosciuto a 12 anni. Ciononostante, Adriano viene considerato ancora oggi il più saggio e nobile fra gli imperatori romani. 4. L'unico documento storico sulla vita sessuale del giovane Leonardo è un'accusa di sodomia attiva intentatagli nel 1476, quando aveva cioè 24 anni ed era ancora lavorante presso la bottega di Andrea del Verrocchio. Il 9 di aprile viene sporta una denuncia anonima, che accusa un orafo adolescente (17 anni) e dedito alla prostituzione maschile, un tal Jacopo Saltarelli (a volte indicato anche come modello di artisti) di essere "parte di cose assai miserabili compiute per compiacere le persone che ne fanno richiesta". Si faceva quindi il nome di quattro persone che avrebbero commesso atti di sesso anale col ragazzo: un sarto di nome Baccino, un certo Bartolomeo di Pasquino, tale Leonardo Tornabuoni ed il precoce artista di talento Leonardo da Vinci. Non è però mai apparso nessun matto che chiedesse la messa in cantina delle opere del Maestro. 5. Caravaggio non solo ha fatto delle sue conoscenze postribolari, modelle per capolavori. Si è anche macchiato di omicidio. Eppure nessuno si sogna di togliere dai musei le sue opere. 6. Lolita è un romanzo di Vladimir Vladimirovic Nabokov pubblicato a Parigi nel 1955. Il romanzo 233 suscitò scandalo per i contenuti scabrosi che vertevano su un rapporto pedofilo e incestuoso. Infatti esso parla di un professore di letteratura di trentasette anni che rimane letteralmente ossessionato da una dodicenne, con la quale viene coinvolto sessualmente dopo essere diventato il suo patrigno. Il lavoro di Nabokov però non ha mai smesso di essere incensato, e riprodotto sullo schermo. 7. "La morte a Venezia" è un racconto lungo dello scrittore tedesco Thomas Mann pubblicato nel 1912. Considerata come una delle opere più significative di Mann, è certamente una delle più note al grande pubblico anche grazie all'omonimo film del 1971 per la regia di Luchino Visconti e al melodramma Morte a Venezia (1973) del compositore Benjamin Britten. È opinione diffusa che il personaggio di von Aschenbach si ispiri in parte al compositore Gustav Mahler. La storia narra di tale Gustav von Aschenbach, famoso autore cinquantenne, che si innamora e diventa stalker del 13/14enne Tadzio, vestito alla marinara. Thomas Mann, Luchino Visconti, Benjamin Britten e Gustav Mahler, oggi sarebbero messi all'indice e vedrebbero le loro opere sui falò. 8. La passione di Charlie Chaplin per le adolescenti (oltre che per le aspiranti attrici e le donne già sposate) gli ha rovesciato addosso molte aspre critiche dell'america puritana, che l'hanno spinto in esilio per anni. Tuttavia prima della sua morte gli Usa si scusarono tributandogli onori, e nessuno mai ha pensato di togliere dalla circolazione i films del 234 maggiore genio comico della storia. . 9. John Fitzgerald Kennedy è famoso per essere stato un puttaniere impenitente, col tacito consenso della moglie. Non si perdeva una stagista, maggiorenne o no, saltava su ogni segretaria, ed è finito nel letto della Monroe. Eppure a più di 50 anni dalla morte, il suo mito non è minimamente incrinato. 10. La osannatissima Lady Diana, si è fatta una folla di amanti che non si vergognava di descrivere in pubblico. E' lecito dubitare che il suo appeal fosse più dovuto alla intelligenza che al potere e allo status di "quasi" regina. Ma i bastonatori del produttore porcino hollywoodiano, sono vicini a chiedere a gran voce lady D "santa subito". 11. Pier Paolo Pasolini è addirittura morto per la sua passione verso i markettari minorenni. Fortunatamente nessun solone sessuofobico ha messo in discussione il ruolo di Pasolini, come uno dei pochi intellettuali e artisti veri d'Italia. Conclusioni Il problema più grave della dilagante sessuofobia veterocattolica e neo-vittoriana è la confusione fra personalizzazione e competenze. Le persone non vengono giudicate per la qualità delle loro prestazioni, ma per il perbenismo e conformismo sessuale che mostrano. Non si guarda se uno sia o no un bravo calciatore, ma se cambia troppo spesso partner sessuale.. 235 Non conta se uno è bravo come attore, ma se fa proposte sessuali a chi capita a tiro, indipendentemente dal sesso o dall'età. Non si valuta se un regista o un produttore faccia o no buoni films: si valuta la sua pudicizia verbale o corporea. La tragedia è che questo modo di ragionare finisce per valere anche al contrario. Non importa se un chirurgo sia bravo o meno: basta che sia onesto. Non conta se un politico è inetto o guerrafondaio: è sufficiente che non dica o faccia cosa che hanno a che fare col sesso. Nessuno considera la bravura o meno di un insegnante: puchè sia una "brava persona". Non importa se uno canta bene o ha fatto un film da schifo: basta che faccia beneficienza e sia fedele alla fidanzata. Eppure, se mi devo operare ai polmoni, voglio che il chirurgo sia bravo: non mi importa che rubi alla Sanità. Per i miei figli voglio in cattedra insegnanti professionali: la sera possono andare a trans o prostitute, e fumare crack. Se vado al cinema o a treatro, voglio vedere un bello spettacolo: non mi interessa se la star si ubriaca, e gira fra i camerini completamente senza vestiti. E infine, conosco un sacco di uomini e donne disposti farsi palpare il lato B da un politico che garantisse un lavoro vero, una giustizia equa e una sanità efficiente. 236 Dal primo bacio all'amore eterno Sessuofobia puritana, vetero-cattolica e neovittoriana Eva Zenith Dalla makkina dei mass media (tv, cinema, pubblicità e stampa) emerge una concezione dei rapporti fra i sessi che esprime chiaramente una sessuofobia puritana, vetero-cattolica e neo-vittoriana. Ogni giorno e ogni minuto del giorno i mass media predicano ricette per l'infelicità relazionale, sotto forma di moralismo benpensante. Il primo contatto deve finire nel matrimonio Due persone si incontrano, si interessano a vicenda, escono per una cena e conversano tranquillamente. Si scambiano i numeri tefonici. Magari ci scappa anche un bacio. Se il giorno dopo lui non telefona, è un puttaniere che gioca coi sentimenti delle donne. Se è lei che non telefona, è una poco di buono, superficiale e malfidata. Nessuno dei due è sfiorato dall'idea di non essere piaciuto, per qualche motivo. Se poi uno dei due vede l'altro, dopo una settimana, baciare una terza persona....apriti cielo ! E' un tradimento che merita immediate ritorsioni. Un bacio fra i puritani, i veterocattolici e i neo-vittoriani deve portare al matrimonio, altrimenti vuol dire che l'altro/a non è una persona seria. Uno dei due telefona, e la coppia si accorda per un secondo/terzo incontro. Altra cena, cinema, conversazione. Magari ci scappa del petting o un accoppiameno in macchina. Da qui in poi, almeno uno 237 dei due pensa di essere legato indissolubilmente. Nessuno prende in considerazione che l'approccio corporeo possa non avere incontrato i gusti dell'altro/a. Nessuno dei due considera che, in assenza di un legame formale, è normale che gli esseri umani esplorino relazioni diverse alla ricerca della persona giusta. L'aspetto corporeo e sessuale è centrale nella conoscenza di un potenziale partner. Non è possibile un legame duraturo fra persone che non si "conoscono" mentalmente, caratterialmente e sessualmente. Tuttavia, dopo un primo scambio sessuale il pensiero puritano, vetero-cattolico e neo-vittoriano conclude che il futuro sia deciso: fidanzamento, convivenza e matrimonio. Se la donna sparisce dopo il primo scambio sessuale, lui si sente autorizzato a pensare che sia una quasi-prostituta. Se è l'uomo che sparisce, lei ha la licenza di urlare ai quattro venti che è un verme, un traditore, uno sfruttatore, un violentatore. A nessuno dei due viene in mente che la prima esperienza sessuale sia stata deludente. I due pensano di possedersi, e una relazione con un terzo soggetto viene già definito "tradimento", passibile delle peggiori punizioni. La questione diventa anche più tragica nei casi di fidanzamento o convivenza. Dopo che fra i due è avviata una routine di incontri e scambi, verbali e sessuali, la possibilità di un mutamento di idee di lui o di lei è considerata una catastrofe. Nessuno dei due pensa che c'è una bella differenza fra l'incontro a una cena, qualche sporadico scambio sessuale e la routine del quotidiano. Una persona può apprezzare la compagnia di 238 un'altra a frequenza saltuaria, ma considerare insopportabile una relazione abituale e routinaria. Eppure il pensiero puritano, vetero-cattolico e neovittoriano identifica tout court il fidanzamento e la convivenza con il matrimonio o l'unione civile. I due sono certi di possedersi, e una relazione con un terzo soggetto viene definito "tradimento". Pedinamenti, controlli telefonici, scenate, ricatti, ritorsioni, maldicenze sono l'aspetto "leggero" di questa situazione, che purtroppo a volte arriva anche allo stalking e alla violenza. Non bastano queste concezioni catastrofiche del pensiero unico post-moderno, instillato giorno dopo giorno dai mass media, a rendere la vita relazionale-sessuale un carcere pericoloso. Ci sono i tabù e le proibizioni. Tabù e proibizioni Il pensiero puritano, vetero-cattolico e i neo-vittoriani arriva a intrappolare gli esseri umnai in una rete di tabù e proibizioni che rendono la infelicità ineluttabile e la libertà impossibile. Queste regole naturalmente si applicano ai cittadini comuni. I membri dello star system ne sono esenti. Niente relazioni con soggetti accoppiati, fidanzati, conviventi o sposati Non solo è considerata infame una relazione con un partner sposato (il che avrebbe una qualche giustificazione), ma anche con una persona solo convivente, 239 fidanzata e addirittura solo accoppiata. Il grottesco è che spesso non è la persona sposata, convivente, fidanzata o accoppiata ad essere più stigmatizzata. E' chi "si mette con" a rischiare maggiormente il linciaggio. Se è una donna diventa una puttana, una sciacquetta, una rovinafamiglie. Se è un uomo, viene definito vizioso, libertino, profittatore. Non potendo ricorrere ai metodi del Califfato, è esclusa la lapidazione, ma i "traditi" ricorrono a tutti i mezzi di ritorsione legali o illegali d'uso occidentale (fino al femminicidio o al "delitto d'onore"). Niente relazioni con parenti (fino al terzo grado) o amici del partner, anche dopo la separazione Quando due si lasciano, dovrebbero disinteressarsi delle vicende sentimental-sessuali dell'altro. Invece no. Il pensiero puritano, vetero-cattolico e neo-vittoriano si nutre di proibizioni barbariche. Chi si mette con l'ex non può essere un amico o un parente (fino al terzo grado e oltre), come se la rottura creasse un cerchio invalicabile per l'intera tribù. In questi casi solitamente non si arriva a vendette sanguinose, ma si ricorre all'ostracismo e alla rottura dei rapporti fra i due clan, accompagnati dalla riprovazione dell'intera comunità. Niente relazioni con partners che hanno 5 anni in più o in meno Cinque anni di differenza fra i partners è il limite massimo dell'accettazione sociale. Se lui è più vecchio di 5 anni (per esempio, lei 18 e lui 28), richia l'accusa di pedofilo e violentatore. Se lei è più vecchia di 5 anni (per 240 esempio, lui 21 e lei 31), passa subito come vampiro, plagiatrice, e cacciatrice di dote. Niente relazioni con sottoposti, allievi, pazienti, personale di servizio, candidati a un lavoro (anche se maggiorenni) Le relazioni con sottoposti, allievi, pazienti, personale di servizio, candidati a un lavoro (anche se maggiorenni) sono considerate malissimo e rasentano sempre l'accusa di molestie e violenza. L'idea è che non sia permessa una relazione fra due persone che hanno diversi livelli di potere. Il potere non può essere fonte di desiderio, per chi non ne ha. Stranamente, il potere della ricchezza non viene cosiderato elemento di tabù, e nemmeno il potere della bellezza. Se un soggetto ricco (lui o lei) ne sposa uno povero, si tratta di una "bellissima favola" (al massimo, lui vivrà col sospetto di arrivista). Se un soggetto bellissimo ne sposa uno brutto, "i gusti sono gusti" (al massimo lei -se è bella- vivrà col sospetto di essere stata comprata). Invece il potere "psicologico" è sempre un tabù. L'amore è sempre escluso a priori. La segretaria col capo: lei è un'arrivista, lui un maiale. Il professore con l'allieva maggiorenne: lui è un pedofilo, lei una plagiata. Medico/terapeuta e paziente non possono che esere legati da una forma di plagio e sfruttamento di incapace. Cameriere o cameriera e datori di lavoro: i sottoposti sono vittime o arrivisti, i "padroni" sempre sadici profittatori (unica eccezione: i badanti sempre vampiri e i 241 badati sempre vittime). Chi cerca lavoro (da maggiorenne) e chi lo offre, non possono avere una relazione: è a priori considerato ricatto. Non viene nemmeno presa in considerazione l'ipotesi che sia chi cerca lavoro ad offrire una prestazione sessuale in cambio del lavoro: anche in questo caso si tratta di ricatto del datore di lavoro. Niente relazioni con "stranieri" In Italia sono stranieri tutti quelli che abitano nel paese, nella provincia, nella regione limitrofa. Nordisti e sudisti sono stranieri. Poi ci sono quelli più stranieri di tutti: che hanno pelle di colore diverso dal bianco, lingua diversa dall'italiano, religione diversa da quella cattolica. Infine ci sono gli "stranierissimi": che hanno un sesso diverso da quello abitualmente accettato (omosessuali e transgenders).Qui avviene uno strano capovolgimento. La makkina dei mass media (tv, cinema, pubblicità e stampa) descrive queste relazioni con stranieri come cosa bella e buona, mentre la cultura popolare, ormai impregnata dalla sessuofobìa puritana, vetero-cattolica e neo-vittoriana, considera queste relazioni in modi che vanno dal sospetto, alla riprovazione, al disgusto (non di rado arrivando all'ostracismo o alla violenza). Tutto questo, come nelle buone tradizioni della sessuofobìa puritana, vetero-cattolica e neo-vittoriana, è accompagnato da una realtà nella quale la prostituzione maschile e femminile è dilagante; la pornografia è una delle industrie più ricche del pianeta; la pedofilìa e la violenza carnale sono reati più frequenti dei furti e delle rapine. 242 La domanda crea l'offerta o viceversa? La debolezza logica e la sessuofobia del benpensantismo Ektor Georgiakis La debolezza logica e la sessuofobia del benpensantismo risultano evidenti nel trattamento del problema del disagio, del vizio e del male. Per la prostituzione lo schema è semplice: è la domanda che crea l'offerta. Sono i clienti viziosi e cattivi che spingono donne e uomini a prostituirsi. Al punto che se punissimo tutti quelli che vanno con prostitute/i, il fenomeno sparirebbe. Ancora più cattivi sono i papponi, i mezzani e i gestori di postriboli, che lucrano sulle povere vittime. E non parliamo solo di quelli che rapiscono e obbligano con violenza ad affittare il corpo. Di questi criminali non è il caso di discutere. Vanno messi in carcere per un periodo appena inferiore a quello degli assassini. Per i benpensanti sono cattivi anche quelli che accompagnano le vittime al lavoro e che guadagnano organizzando la prostituzione. Il fatto che migliaia di persone guadagnino sulla morte coi funerali, sui malati negli ospedali e sui tossici nelle comunità, è ritenuto normale e meritorio. Al contrario, è criminale il guadagno sulla prostituzione. Un caso simile è quello della pornografia. Anche qui vale il principio che è la domanda a creare l'offerta. I veri viziosi da disprezzare e stigmatizzare sono i consumatori di pornografia. Gli attori di pornografia 243 sono vittime ma in qualche caso anche star, come Cicciolina, Eva Henger, Moana Pozzi, Rocco Siffredi. Diversamente che nel caso della prostituzione, chi guadagna sulla pornografia è considerato un operatore dello star system, apprezzato dai media (come Riccardo Schicchi) e premiato con statuette simili agli Oscar. Ora usciamo dalla zona sesso, per esaminare altre situazioni di disagio o vizio. Nel caso della droga il principio di colpa è ribaltato. Qui non è più la domanda a creare l'offerta, ma il contrario. I consumatori di droghe sono povere vittime non viziose, mentre i venditori, i commercianti e i produttori sono il male. Chi guadagna con la droga è un criminale, chi la consuma è una vittima. Con qualche eccezione. Sono vittime anche i poveri contadini andini, afghani, birmani e colombiani che producono droga per sfamarsi. Gli spacciatori di strada che vendono droga per sfamarsi o per drogarsi, sono invece solo criminali da incarcerare. Anche nel caso dell'immigrazione, non è la domanda a creare l'offerta di gommoni. I clienti sono vittime delle guerre, delle economie arretrate, del sogno di riscatto e i veri demòni sono gli scafisti e i loro organizzatori. Non importa se gli scafisti sono lavoratori morti di fame, come criminali vanno incarcerati. Il paradosso di questa concezione è che i benpensanti non solo tollerano, ma incoraggiano, il consumo (cioè la domanda di passaggi clandestini). Tuttavia si guardano bene dal soddisfare la domanda, che considerano legittima, con un'offerta legalizzata di voli, traghetti, treni sicuri e a basso costo. 244 Preferiscono i "salvataggi" in mare, non importa se al costo di 30-40mila vittime. I casi del gioco d'azzardo e dell'alcolismo sono trattati in modo simile a quello della droga, ma più benevolo. I consumatori sono povere vittime da aiutare, ma non ci sono viziosi. La domanda e l'offerta sono legittime e (non si capisce perchè) i consumatori non sono affatto viziosi, ma vittime. I costruttori e distributori di giochi d'azzardo, gli spacciatori e produttori di alcolici sono onesti imprenditori promossi dai media, tassati con favore, e invidiati per i loro fatturati. Col plauso entusiasta dello Statao che incassa miliardi. Infine c'è il caso dei bracconieri (specie in Africa) e dei cacciatori di balene. Qui è sicuramente la domanda che crea l'offerta, ma sia i venditori che i compratori sono criminalizzati. Non importa se i bracconieri africani e i balenieri fanno quello che fanno per fame (come i coltivatori di coca), sono cattivi e colpevoli come e più dei compratori di pezzi di animali per finti scopi terapeutici o per cene raffinate. Infatti i compratori vengono multati, i bracconiari arrestati. P.S: Al di fuori del disagio, del vizio e del male c'è il caso della pubblicità. Dove il principio è ufficialmente ribaltato: qui l'offerta è legittimata a creare la domanda. Attori, registi, imprenditori, e mass media "spacciano" messaggi che spingono ai consumi, e da questo guadagnano, facendo carriere e profitti. Per i benpensanti, qui non c'è nessun cattivo/vizioso e nessuna vittima. 245 ......E DI EDUCAZIONE 246 Quanti anni aveva Edipo quando ha ucciso Laio? Eva Zenith23 I recenti crimini di minori contro i familiari fanno giustamente scalpore. Tuttavia le riflessioni circolanti sembrano più esorcismi che analisi. Si accusa la generale caduta dei valori, l'assenza della famiglia e della scuola, il deserto culturale della comunità, il materialismo dilagante, l'influenza dei media vecchi e nuovi. Riflessioni che non spiegano come mai, malgrado tutti questi fattori (che pure esistono), non registriamo massacri quotidiani di padri e madri. Tutti trascurano la spiegazione più ovvia, cioè che esiste il male e che i criminali sono fra noi come lo sono i benefattori. Il bene non ha un perchè e nemmeno il male ne ha. La negazione del male si accompagna spesso ad una sottile forma di giustificazionismo, che sembra essere riconosciuto sia alle madri che ai figli. I padri che uccidono i figli sono sempre animali. Le madri che uccidono i figli (casi recentissimi) sono sventurate. I figli che uccidono la madre, il padre, i due genitori o l'intera famiglia sono giovani disadattati, per i quali progettare un veloce recupero. Nel caso oggi in cronaca abbiamo un figlio che vuole 23 In margine al fatto di cronaca avvenuto il giorno 11-1-2017, quando sono stati uccisi Salvatore Vincelli, 59 anni, e sua moglie Nunzia Di Gianni, 45, ristoratori, ad opera del figlio sedicenne, aiutato da un complice diciassettenne» 247 morti i genitori perchè non lo valorizzano abbastanza. Il che lo rende un criminale pericoloso, che poteva fare strage di insegnanti, colleghi di lavoro, o fidanzata (altri soggetti potenzialmente svalutanti). Ma abbiamo anche un "amico" (di cui tutti i compagni di scuola parlano benissimo) che ammazza a colpi d'ascia i genitori altrui, forse per soldi forse per amicizia. Se è per soldi, significa che è pronto per una carriera di killer a pagamento. Se è per l'amicizia invece è pronto a diventare il membro di un "gruppo di fuoco" della mafia o dell'ISIS: gruppi nei quali i legami amicali hanno grande peso. La storia e la mitologia sono piene di omicidi e stragi familiari, da Caino a Edipo, da Medea a Nerone, al grande Costantino che uccise figlio, moglie e nipote. Perchè il male, il crimine sanguinoso, la strage famigliare sono intrinseci alla storia umana come il bene, la carità e l'amore. La banalità del male è come la banalità del bene. Ci accompagnano entrambi quotidianamente e sono sempre il frutto di una scelta, grazie alla libertà che Dio ci ha dato. Il giustificazionismo serve a negare la "naturalità" del male, che fatichiamo a sopportare e che ci spaventa. Se il male è così onnipresente può essere accanto a noi, o anche dentro di noi. Così, la negazione del male si esprime nel giustificazionismo delle figure più idealizzate dalla nostra società: le donne, i minori, le famiglie. La presunta santità e debolezza delle donne ci porta a 248 stupirci quando una donna dirige una banda mafiosa, a compatire una madre che uccide i figli, a sorvolare sulle donne terroriste. I minori, specie gli adolescenti e i giovani, sono una "invenzione sociale" del XX secolo. Prima di allora i bambini erano adulti incompleti, che diventavano presto maturi, senza passaggi intermedi. L'invenzione di queste nuove categorie sociali è stata accompagnata da una specie di santificazione che vede nei minori solo purezza, ingenuità e innocenza. Questa idealizzazione non è scalfita dalle frequesti crudeltà degli adolescenti e dei giovani verso i coetanei, o verso gli animali o verso la famiglia; dai minori che delinquono, rubando, scippando o sparando. E quando uccidono ci deve essere una causa esterna perchè non possono essere cattivi. I minori sono santi per definizione, e contro ogni prova contraria. La illusione della sacralità della famiglia ci fa sorvolare che molto spesso è nella famiglia che tutti uccidono tutti: padri che uccidono le madri, genitori che uccidono i figli, figli che uccidono i fratelli e i genitori....da secoli. E ci stupiamo sempre, quando accade. 249 Educare alla diversità Vanessa Gucci L'arma più efficace della società industriale è l'omologazione. Il sistema ha bisogno di consumatori tutti uguali, per fare prodotti tutti uguali, in confezioni tutte uguali. Il consumo è solo la parte finale e visibile del processo di omologazione, ma perchè si sviluppi, il sistema richiede che anche i bisogni, i pensieri, le aspirazioni, i valori siano omologati. La condizione per comportamenti uguali è che esistano anime uguali. Il sistema punta a omologare le anime. I mass media e le legislazioni lavorano in sintonia per omologare, equalizzare, smussare, levigare i corpi, i comportamenti e le anime. Il primo passo che ci ha portato al mondo che viviamo è stato il depotenziamento della famiglia e la prevalenza della scuola pubblica. In nome del "benessere" dei figli e delle donne, lo Stato ha reso la famiglia una mera entità di mantenimento, sottraendole la funzione di trasmissione culturale che ha avuto per secoli. In nome della "diffusione" dell'istruzione, lo Stato ha sottratto alla famiglia il primato dell'educazione. Il secondo passo è stato l'azzeramento delle comunità e delle entità intermedie. Il sistema ha spianato le differenze locali, i dialetti, le tradizioni culinarie; ma ha anche portato vicino all'estinzione le appartenenze a entità intermedie come i partiti, le associazioni culturali, le attività ricreative non organizzate. In nome della unità e della coesione nazionale. Non ci sono più cittadini e 250 comunità, ma solo sudditi, consumatori omologati e Stato. Le differenze vengono tollerate solo se si presentano come "normali", solo se hanno un legame col consumo e solo se non rimandano a valori "alternativi". L'omologazione inizia presto. Ai bambini delle elementari compriamo il cellulare per "sicurezza" e perchè "ce l'hanno tutti". Se i pargoli fanno una qualche attività sportiva non bastano un calzoncino e una canottiera: ci vuole una divisa completa, possibilmente firmata, come quella che hanno tutti. D'altronde anche i vestitini di ogni giorno devono essere di qualità, altrimenti i piccoli si sentono emarginati dalla classe e dagli amici. Un tempo l'omologazione era a basso costo: un grembiulino e un fiocco. Oggi l'uniformità deve essere "alla moda". Tutti vestiti uguali con jeans, t-shirt, sneakers e piumino ma "di marca". Si continua con le costosissime "gite scolastiche" che tutti sanno essere inutili (a volte dannose), ma cui non si può mancare "per non sentirsi diversi". Intanto la qualità e il prezzo del cellulare aumentano con l'età, perchè nessun adolescente può avere un telefono che sia solo un telefono. Allo stesso modo, con l'età aumenta il costo del conformismo vestiario: tutti in jeans, t-shirt, sneakers e piumino, ma di grandi firme. L'omologazione arriva al punto di trasformare minori e adolescenti in promotori delle grandi aziende, ma a spese dei genitori. Naturalmente, dalla nascita alla maturità (che arriva per 251 tutti a 36 anni) l'integrazione sociale richiede almeno 4 ore al giorno di tv demenziale, almeno 4 ore al giorno di Internet (dai social networks ai porno) e almeno un pasto di cibo-spazzatura, con almeno tre bevande-schifezza. Ogni adolescente che passa i pomeriggi in biblioteca, mangia vegetariano e beve solo acqua, viene considerato un ebete o un pericoloso cripto-terrorista. I genitori che educano i figli ad evitare tv, discoteca e alimenti "schifosi" vengono additati come autoritari, schiavisti e creatori di disadattati, perchè cercano di impedire loro "di vivere un'infazia e un'adolescenza come gli altri". L'imperativo è "ascoltare" le inclinazioni e i desideri dei figli, il che significa ascoltare le inclinazioni e desideri che i mass media impongono loro. Quando poi i figli chiedono a gran voce di fumare marjuana, ubriacarsi, fare sesso libero e smettere di studiare, i genitori devono saper imporre la loro autorevolezza e guidarli (coi successi che tutti possiamo osservare). Anche le feste sono un'occasione ghiotta per il processo di omologazione. "Tutti" i bambini devono festeggiare Halloween, perchè col solo Natale i negozi non sopravvivono. "Tutti" i bambini devono festeggiare il Carnevale ma con un abito super-confezionato: basta col cappello del nonno, i baffi dipinti col carbocino e la vecchia gonna rosa della mamma da lei trasformata in mantello. Le corporazioni commerciali hanno inventato le "feste" della mamma e del papà, che devono pagare per ricevere il canonico regalo "come fanno tutti". Poi la festa di San Valentino, per sostenere i produttori di cioccolatini e di bigiotteria. Ed anche la festa della donna, che stimola l'impresa vivaistica, quella degli 252 spogliarellisti maschili e quella degli alcolici. Dall'adolescenza alla maturità è un obbligo divertirsi nei campi di concentramento della trasgressione, chiamati discoteche. Usare la vecchia cantina di casa per le festine studentesche è gravemente illegale. Nessuno parla dell'ipotesi di educare i figli al fatto di essere originali, diversi, unici. Nessuno sottilinea che perchè una cosa la "fanno tutti" non necessariamente è intelligente. Nessuno ricorda che la Scuola Media dell'Obbligo deve per legge favorire lo "spirito critico". Nessuno avvisa i giovani che nazismo, fascismo e stalinismo sono attecchiti proprio grazie al conformismo. Nessuno segnala che anche la guerra, è un crimine che compiono "tutti". Poi arriva il matrimonio, e ormai il lavorìo del sistema per omologare è completo. La durata brevissima dei matrimoni corrisponde allo sfarzo dei consumi correlati. Ci sono interi canali televisivi dedicati alla scelta dell'abito bianco per il "giorno più importante della vita". Il virginale abito bianco è d'obbligo anche per le donne che fanno il terzo matrimonio ed hanno già due figli (immancabilmente travestiti da "paggetti"). Come fanno tutti, il matrimonio deve essere preceduto dalla richiesta formale (meglio con l'uomo inginocchiato), l'anello di fidanzamento e l'obbrobrio della serata di addio al celibato/nubilato. Nel corso della vita vediamo centinia di films, il cui succo è "diventare come tutti gli altri". Dalla modella superpagata che vuole vivere "normalmente", alla regina 253 che lotta per "essere come tutti", fino al supereroe che si definisce "uguale a tutti". Ogni giorno la tv spaccia campioni miliardari, potenti gerarchi politici, e imprenditori d'assalto come "persone comuni", e le presenta nel loro "lato umano". Gli omosessuali, invece di far valere la loro diversità come un diritto e una ricchezza, si affannano a definirsi "come tutti gli altri", e a convivere e sposarsi "come fanno tutti". L'industria della moda rende "comune" qualunque spazzatura, e, come fanno tutti, la maggioranza si adegua. Accettiamo come normali le labbra a canotto, i jeans strappati, le scarpe da clown, gli ombelichi al vento e i capelli verdi, ma inorridiamo per la diversità di un velo monacale sulle testa delle donne musulmane. Giriamo il mondo, ma scegliamo villaggi uguali ai nostri giardinetti, cibi uguali a quelli della mamma, e guide/animatori che parlano la nostra lingua. Soprrattutto, evitiamo ogni comunicazione con gli aborigeni. Quando qualcuno parla di educazione alla diversità intende un'educazione che accetti il diverso, non un'educazione per essere diversi. Il sistema dell'omologazione rende tutti intercambiabili e tutti sostituibili (specie dalle macchine). "Nessuno è indispensabile" è una dichiarazione umiliante di insignificanza individuale, e un inno all'omologazione. Invece tutti abbiamo il diritto di "fare la differenza", irrompere nel mondo cambiandolo e andarcene da esso, dopo averlo cambiato. Perchè ognuno di noi è unico, originale, diverso e dovrebbe esserne orgoglioso. 254 Show business e star system: i nuovi educatori Questo programma può nuocere ai minori e a gli adolescenti Guglielmo Colombi I sistemi educativi tradizionali (famiglia, scuola, parrocchia, associazionismo, lavoro) sono da tempo in crisi e sono stati gradualmente sostituiti dal sistema dei media e dallo star system. Gli esempi di vita dei minori e dei giovani non sono più i genitori o il maestro, ma il calciatore, la cantante, la stellina o i patetici partecipanti agli shows televisivi. I comportamenti quotidiani non si ispirano più ai modelli reali e vicini, come i familiari, gli educatori, i sacerdoti, gli anziani ma ai modelli forniti dalla televisione, dal cinema, dalla musica. Anche i libri, che nel secolo scorso fornivano ispirazione e modelli, hanno perso il loro ruolo per la maggioranza dei minori e dei giovani, sempre meno dediti alla lettura. I veri educatori oggi sono gli sceneggiatori e i registi cinematografici, i curatori delle pubbliche relazioni degli sportivi e dei "vips" in genere, i conduttori di trasmissioni televisive, i giornalisti di pettegolezzi sulla carta stampata. Tutti costoro mettono in scena e valorizzano comportamenti che diventano i soli modelli per bambini, giovani e adulti mentalmente deboli. Se si chiede a un bambino o una bambina cosa vuole fare da grande non è raro sentire rispondere "il calciatore o l'attrice". Le giovani si vestono e si truccano come la cantante del momento. I giovani si atteggiano come il 255 divo del cinema più in voga o peggio, come l'ultimo personaggio sfornato dal reality show del momento. Le coppie si uniscono e si separano prendendo a modello i comportamenti dei divi del cinema o delle variopinte stelline che imperversano sulla stampa. La chirurgia plastica si è diffusa sul modello in uso nello star system. I valori più diffusi e condivisi sono quelli appresi dai film o dai programmi tv. In sostanza, l'attuale macchina dello show business e dello star system ha preso il posto per secoli occupato dalla chiesa, dalla filosofia, dall'arte, dalla letteratura. Questa macchina è la più potente forza di controllo delle menti della storia, perchè è la più pervasiva: irrompe ogni minuto, in ogni persona, su ogni tema, in ogni parte del pianeta con gli stessi messaggi mascherati da bonario, asettico e innocuo spettacolo. Influenza, manipola, annebbia e asservisce, ma senza dichiararlo esplicitamente. La Chiesa ha dato per secoli insegnamenti esplicitamente vincolanti. La filosofia, l'arte, la letteratura hanno fornito modelli dichiarati. Questa chiarezza ha consentito di dissentire. L'odierna macchina dell'influenzamento invece fa di tutto per negare la sua funzione: i films sono solo films, gli spettacoli tv sono solo divertimento, i giornali di pettegolezzi sono solo evasione e relax, le star sono solo esseri umani. Persino i politici nascondono il loro potere dietro una maschera di umanità. Di fronte a questa finzione, come arrivare ad un pensiero critico o antagonista o semplicemente autonomo? Le famiglie si illudono di poter ancora educare ed orientare i 256 figli: in realtà è il sistema dei media e dello star system ad educarli. D'altro canto i giovani si illudono di avere progetti personali e atteggiamenti autonomi: è il sistema a costruirli in loro, giorno dopo giorno. 257 Bambini educati con la storia del crimine Mircea Meti I primi insegnamenti con cui abbiamo educato i bambini delle elementari sono la storia del fratricidio di Romolo e Remo e il ratto delle Sabine. Poi è seguita la mitizzazione di massacratori, serial killers e ladri. Alessandro detto Magno, forse per la moltitudine di uomini massacrati dalla Grecia all'India, compresi i suoi macedoni, che ha trascinato in oltre un decennio di guerre di conquista. Poco dopo, il grande Giulio Cesare, che ha sterminato un paio di popoli. Di seguito il cristianissimo e venerato Costantino, che ha accoppato metà della sua famiglia. Poi un salto fino a Carlo, anche lui Magno, che ha unificato una specie di protoeuropa, dopo aver accoppato a migliaia i Longobardi, i Sassoni, i Bavaresi e gli Avari. Da lì siamo passati all'epopea di Colombo e dei conquistadores, responsabili del genocidio di intere etnie e della rapine di tutto l'oro e l'argento del sudamerica. Infine siamo arrivati all'imperatore Napoleone, responsabile di oltre un milione di morti, oltre che del furto della metà delle opere d'arte italiane ed egiziane. Tutti questi miti hanno indottrinato i bambini verso "eroi" presentati nelle loro grandi imprese, senza il minimo accenno alla loro discutibile vocazione etica. Le stragi, i massacri, i genocidi e le razzìe venivano presentati come tappe decisive verso la luminosa modernità dell'Occidente. Che l'impero romano fosse fondato sulla schiavitù è detto, ma solo di passaggio. Che 258 l'industrializzazione e il capitalismo poggiassero sulla razzìa di tutte le materie prime del pianeta, la schiavitù degli africani e la colonizzazione viene accennato, ma come dettaglio. Niente doveva turbare l'apprendimento del concetto di una storia ocidentale, progressiva e radiosa. Solo occidentale, appunto. C'è un solo cattivo, nella storia prima di Hitler: Attila, che non era occidentale. Nessuno parlava del Medio Oriente, dell'impero Ottomano, della Cina o del Giappone: per essere certi che i pargoli crescessero nel brodo dell'europocentrismo. Lo spazio dedicato ai massacratori, i serial killers e i ladri, di cui si dovevano imparare le importanti date di nascita e morte, è stato talmente ampio che non restava tempo per insegnare l'altra storia, quella della vita vera. Sappiamo tutto sulle battaglie, le guerre, i condottieri e i re, ma non abbiamo la più pallida idea su cosa mangiavamo, come si vestivamo, come lavoravamo nel passato. Impariamo a memoria i dettagli dell'omicidio di Giulio Cesare, ma non sappiamo nulla dell'organizzazione sociale di Atene, di Roma o della Francia napoleonica. Come si educavano e giocavano i bambini? Come si curavano i malati? La storia delle invenzioni, dell'arte, della musica, dello sport e dell'architettura veniva vagamente raccontata nelle scuole superiori, ma la scuola dell'Obbligo preferiva tenerne i bambini all'oscuro. Per loro solo guerre e rapine, e solo Occidente: forse perchè così si preparavano alla post-modernità. Non possiamo stupirci che molti giovani siano violenti, e che molti anziani siano impauriti e xenofobi: l'hanno imparato a scuola. 259 260