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Cromatismi nella lirica trobadorica [Articolo]

2014, Cromatismi nella lirica trobadorica

E' davvero sorprendente notare come tenebre e oscurità, bianco e nero, siano le principali antinomie su cui si basa la lirica dei trovatori. E' altrettanto sorprendente notare come la menzione ai colori caldi e ai colori freddi determinino l'asprezza o la levità del canto. In prossimità della chiarezza, il canto dei trovatori diventa 'lieve' (trobar leu) mentre in prossimità dell'oscurità, il loro canto diventa 'chiuso' (trobar clus). Bisogna, inoltre, riconoscere che la lirica dei trovatori è basata su termini ricorrenti, che quasi disegnano un'algebra fatta di simboli e suoni in perfetta contraddizione e in perfetta sintesi.

MARCO DI CAPRIO CROMATISMI NELLA LIRICA TROBADORICA A Francesco Antonio (1946-2011), «[...] il padre mio e de li altri miei miglior che mai rime d amor usar dolci e leggiadre» (Purg., canto XXVI, vv.97-99) « "O frate", disse, "questi ch io ti cerno col dito", e additò un spirto innanzi, "fu miglior fabbro del parlar materno" ». (Purg. Canto XXVI vv. 115-117) INTRODUZIONE ) colori nella poesia dei trovatori possono essere ricondotti all idea oraziana di colores rethorici , espressione impiegata dal poeta latino per indicare le figure retoriche1. In una delle sue più celebri liriche Guglielmo IX scrive: «Ben vuelh que sapchon li pluzor | D'un vers, si.s de bona color | Qu'ieu ai trag de mon obrador»2. )l poeta vuole adornare il proprio canto con bei colori , cioè con figure retoriche preziose. )n Er vei vermeills, vertz, blaus, blancs, gruocs Arnaut Daniel impiega lo stesso stilema: «er vei […] i.l votz dels auzels son e tint | ab doutz acort matin e tart: | so.m met en cor qu ieu colore mon chan»3. Il poeta latino nella sua Ars poetica esprime un concetto simile: «Discriptas servare vices operumque colores |cur ego, si nequeo ignoroque, poeta salutor?»4. Il poeta-amante deve colorare mediante figure retoriche il proprio canto poetico : i trovatori, in quanto letterati, erano formati sugli autori classici come dimostra Curtius nel suo Regesto5. )mpiegano immagini di derivazione classica: la foglia, il fiore, gli alberi, il giardino, l incontro con la dama nel vergier sono tutte immagini topiche in un percorso di imitatio classicamente inteso.6 I Cfr. C. BOLOGNA, Orazio e l'ars poetica dei primi trovatori, in «Critica del testo», X / 3, 2007, p.75; Cfr. E. R. C URTIUS, Letteratura europea e medioevo latino, cap II, § 5, Autori letti nelle scuole, pp. 58-64. 2 Cfr. Guglielmo IX, Ben vuelh que sapchon li pluzor, ed. Pasero 1973. 3 ARNAUT DANIEL, Er vei vermeills, vertz, blaus, blancs, groucs, ed. Eusebi . D ora in poi citerò in questo modo le numerose edizioni critiche dei trovatori che ho impiegato. Riporto l intera prima cobla della lirica in questione: «Er vei vermeills, vertz, blaus, blancs, gruocs | vergiers, plais, plans, tertres e vaus; | e.il votz dels auzels son e tint | ab doutz acort maitin e tart: | so.m met en cor qu ieu colore mon chan | d un aital flor don lo fruitz si.amors | e jois lo grans e l olors d enuo gandres». 4 ORAZIO, Ars poetica, vv.86-92 in Epistole e Ars Poetica, a cura di U. Dotti, Milano, 2008: «Discriptas servare vices operumque colores |cur ego, si nequeo ignoroque, poeta salutor? |Cur nescire pudens prave quam discere malo? |Versibus exponi tragicis res comica non vult; |indignatur item privatis ac prope socco |dignis carminibus narrari cena Thyestae. |Singula quaeque locum teneant sortita decentem.»; Cfr. C. BOLOGNA, ibid. 5 Cfr. C. BOLOGNA, ibid.; Cfr. E. R. CURTIUS, Letteratura europea e medioevo latino, cap II, § 5, Autori letti nelle scuole, pp. 58-64. 6 Cfr. O. SCARPATI, Retorica del trobar, Roma, 2008,p.37. La Scarpati analizza la struttura delle comparazioni trobadoriche in cui ritrova la riprosizione di strutture mutuate dalla retorica greca e latina. 1 1 trovatori potrebbero aver ripreso gli stilemi di Orazio, che rinnova il rapporto tra lingua e idee, riuscendo a coniare nuove parole facendo ricorso a metafore ingegnose (callidae iuncturae)7. Il tema del colore è connesso inscindibilmente con quello della retorica: così come la pietra preziosa la si affina affinché emani luce, così il poeta affinerà la sua lirica per renderla lucente e dai bei colori. )l colore della poesia, cioè il lavoro retorico effettuato sulla poesia, da scuro diventa chiaro; anche l animo dell amante, da scuro diventerà chiaro, dopo che egli sarà riuscito a cogliere la beatitudine della fin Amors.8 )l lavoro retorico potrebbe essere paragonato all affinamento di una pietra preziosa, che ulteriormente lavorata mediante il processo di esmerar dà origine a una bellezza raffinata, proprio come quella della donna amata. Scrive infatti Guglielmo in Mout jauzens me prenc en amar: «Mas si anc nuill jois poc florir, |Aquest deu sobretotz granar | E part los autres esmerar, | Si com sol brus jorns esclarzir»9. Il joy d'Amor per la poesia la rende, da grezza e oscura a lucente, così come il giorno prende il posto della notte. Il binomio chiarezza e oscurità caratterizza il processo di affinamento della poesia, che ispirata dal paesaggio esteriore è assimilata nell interiorità del poeta, il quale può mediante il labor limae10su di essa compiere un labor limae su se stesso, cioè affinare il proprio animo. Il poeta-amante osserva e interiorizza il paesaggio naturale che è simulacro dei suoi stati d animo in un processo che presenta analogie con la teoria aristotelica del fantasma mutuata dai vittorini: l oggetto interiore nasce dal connubio tra immagine visiva sensibile e immagine mentale.11 )l processo dell innamoramento dei trovatori è affine a quello dei mistici: l'immagine della donna e quella del divino passano attraverso gli occhi sotto forma di spirito fino al cuore, dove ha sede l immaginazione che rende astratta l'immagine visiva.12 Le espressioni impiegate dalla lirica cortese per descrivere midons sono spesso mutuate dal linguaggio della mistica cristiana.13 Il lavoro retorico non è solamente il mezzo di cui si serve il poeta per migliorare il suo componimento, ma diviene argomento della lirica mediante un flusso di immagini rielaborate Cfr. C. BOLOGNA, ibid., p.178. Cfr. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, Padova, , p. . L amore per Giraut de Bornelh, grande teorico della fin Amors di stampo marcabruniano, è un esperienza interiore: basta un-amore venerazione nei confronti della propria donna per ottenere tutte le virtù. La soddisfazione immediata di desideri troppo arditi porta solo una brutale sensualità fine a se stessa. 9 Cfr.GUGLIELMO IX, Mout jauzens me prenc en amar, ed. Pasero 1973 : «Mout jauzens me prenc en amar | un joy don lus mi vuelh aizir; | e pus en joy wuelh revertir | ben dey, si puesc, al mielhs anar, | quar mielhs onra.m estiers cujar | qu om puesca vezer ni auzir». 7 8 Cfr. C. BOLOGNA, Orazio e l'ars poetica dei primi trovatori, in «Critica del testo», X/3, 2007, p.175. ID., ibid. ; G. AGAMBEN, ibid. ; C. LUCKEN, L imagination de la dame.Fantasmes amoureux et poésie courtoise, in «Micrologus» VI/2, 1998, pp. 201-223 ; R. KLEIN, ibid., p.30-34. 12 Cfr. C. BOLOGNA, Anima mea liquefacta est: sulla presenza dell allegorismo vittorino nei trovatori, in Percepta rendere dona: studi di filologia per Anna Maria Luiselli Fadda, Firenze, 2010, pp. 32-52. 13 C. BOLOGNA, ibid. ; A. PULEGA, Amore cortese e modelli teologici : Guglielmo IX, Chrétien de Troyes, Dante, Milano, 1995; J. LECLERCQ, L amour des lettres et le désir de Dieu. Initiation aux auteurs monastiques du Moyen Âge, Roma, 1957. (trad. It. Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medioevo, Firenze, 1965); Cfr. P. DRONKE, ibid., pp.76-80; R. KLEIN, La forme et l intellegible: écrits sur la Renaissance et l art moderne, Paris, 1958. La forma e l intellegibile. Scritti sul Rinascimento e l arte moderna, trad. it. a cura di R. Federici, Torino, 1970; A. PULEGA, ibid.; p.46: "Non possiamo inoltre non riconoscere nel discorso teologico medievale la presenza di due caratteristiche fondamentali della fin'Amor: lo schema trinitario tra amante, midons e maritz o gelos, e il paradigma dell'amor de lonh." ID. 1995, p.49: "Guglielmo di San Thierry, nel De natura et dignitate amoris, fa dell'amore una scienza ricorrendo alla dottrina agostiniana della memoria" 10 11 2 dall'immaginazione poetica. Arnaut Daniel scrive: «Doutz braitz e critz | lais e cantars e voutas | aug dels auzels qu en lur latin fant precs | qecs ab sa par, atressi cum no fam | a las amigas en cui entendem» 14. Gli uccelli cantano e fanno precs nella loro lingua: la parola latin indica la lingua per eccellenza, la lingua raffinata e pura, degna della preghiera. I volatili emettono tanti tipi di cinguettii (braitz, critz, lais, cantars, voutas) così come i poeti compongono tanti generi diversi (canso, tenso, retroencha, estampida, etc.). Gli auzels, a loro volta, con la propria compagna sono da identificare con i trovatori che sono in compagnia della propria dama. Se i volatili cantano in compagnia, anche i poeti lo fanno in compagnia, e se i primi cantano d Amore, anche i secondi cantano d Amore. 1.Per comprendere il ruolo dei colori nella poesia occitanica appare opportuno analizzare il ruolo della luminosità, condizione sufficiente e necessaria per la manifestazione dei colori. Il tema della lucentezza del paesaggio naturale è presente in una lirica di Jaufre Rudel, Quan lo rius de la fontana. Se il sole rischiara la fontana, appare anche il fiore cristallino, che è immagine dell amore per midons («Quan lo rius de la fontana |s esclarzis, si cum far sol, |e par la flors aiglentina»). Accanto al fiore appare l usignolo, che è immagine del poeta, che fa volf e refranh, cioè intona un canto che deve essere aplanat e afinat («e·l rossinholetz el ram | volf e refranh ez aplana | son dous chantar et afina, | dreitz es qu ieu lo mieu refranha»)15. Scrive Chiarini in merito: «La stagione è definita con le parole di Guglielmo IX (rius e fontanas esclarzir, da Pos Vezem per poi istituire un parallelismo con il canto dell usignolo, voce e melodia della primavera, e il canto umano, voce e melodia dell amore.»16 Il lucente paesaggio naturale descritto dal poeta si configura come simulacro del suo lavoro retorico e del suo affinamento compiuto sulla poesia lirica. Ne A la fontana del vergier il poeta-amante spiega che nel giardino dove l erba è vertz ha trovato una ragazza sola, non accompagnata, sdraiata sotto ad un albero, tra fiori bianchi. La giovane si lamenta perché il suo amante è in Terrasanta, nella schiera dei crociati al servizio del re Luigi di Francia. Per la lontananza di lui, il dolore le si è radicato nell animo.17 La donna, se rimarrà nella sua aria cupa e triste, vedrà i propri colori sfiorirsi «Quant ieu l'auzi desconortar, | Ves lieys vengui josta.l riu clar: | Belha, fi.m ieu, per trop plorar | Afolha cara e colors!»)18.All oscurità del pianto il corteggiatore, che non può possedere questa donna e non può ravvivarne i colori, il trovatore contrappone la gioia che avrà da donare alla donna. Se provo a sovrapporre i colori del viso di midons ai colori della poesia lirica, la donna descritta da Marcabru diventa personificazione del canto poetico.19 La poesia lirica hai bei colori , cioè begli artifici retorici, solo se il trovatore può accostarsi a essa con la dottrina della fin Amor. Per Marcabru la poesia deve essere Cfr. ARNAUT DANIEL, Doutz braitz e critz, ed. Eusebi 1995. JAUFRE RUDEL, Quan lo rius de la fontana, ed. Chiarini 1985. 16 ID., ibid. 17 ID., ibid., vv.22-28, ed. cit: «Ab vos s'en vai lo meus amicx, | Lo belhs e.l gens e.l pros e.l ricx! | Sai m'en reman lo grans destricx, | Lo deziriers soven e.l plors. | Ay mala fos reys Lozoicx | Que fay los mans e los prezicx | Per que.l dols m'es en cor intratz.» 18 ID., ibid., vv. 29-32, ed. cit. Marcabru continua poi: «E no vos cal dezesperar, | Que selh qui fai lo bosc fulhar, | Vos pot donar de joy assatz». 19 MARCABRU, ibid., vv. 36-42, ed. cit: «Senher, dis elha, ben o crey | Que Deus aya de mi mercey | En l'autre segle per jassey, | Quon assatz d'autres peccadors! | Mas say mi tolh aquelha rey | Don joys mi crec! mas pauc mi tey | Que trop s'es de mi alonhatz.» 14 15 3 pulita dalla fals amistat20 e deve racchiudere in sé la chiarezza interiore del perfetto amante in contrapposizione all oscurità degli ipocriti immorali e degli adulterini, che fingono di essere seguaci della dottrina della fin amor21. In Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers Peire d Alvernhe, molto sensibile alla tematica religiosa, contrappone in maniera netta la sfera della lucentezza con quella dell'oscurità. Il poeta-amante afferma che, quando il giorno diventa breve e le sere si allungano e quando si offusca l aria, egli vuole che ramifichi e germogli il suo sabers di una nuova gioia: « Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers, | Qan la blanc'aura brunezis, | Vuoill que branc e bruoill mos sabers | D'un nou ioi qe-m fruich'e-m floris! »22. Il sabers diviene 'gioioso' poiché il poeta vede schiarirsi le querce dalle dolci foglie («Car del doutz fuoill vei clarzir los garrics, | Per qe-retrai entre-ls enois e-ls freis | Lo rossignols e-l tortz e-l gais e-l pics »).23 La metafora naturalistica del sapere che ramifica e germoglia ha funzione di conferire vitalità a un paesaggio scarno: il mondo interiore della conoscenza è superiore al mondo esteriore della materialità e della corruttibilità.24 Il poeta-amante contrappone il suo bos sabers, la sua arte', germogliata grazie alla dottrina della fin'Amors a un paesaggio pallido e oscuro. L espressione blanc aura si oppone al termine brunezis e brunezis si oppone poi al sostantivo clarzir in un gioco di contrasti cromatici. L'antinomia tra chiarezza e oscurità fa parte di quelle opposizioni che intrecciano il discorso della fin'Amors, come cortes/vilan, sens/folatge o faux/fin.25 In Si co-l soleilhs per sa nobla clardat Rigaut de Berbezilh scrive che il sole con la sua luminosità quanto più è in alto tanto più dà calore. Con il suo ardore tormenta i luoghi più bassi che non quelli alti, che sono per il vento più temperati («Si co-l soleilhs per sa nobla clardat | Hon plus aut es mais dona de calor | E-ls plus bas luocz destreinh mais per s'ardor | Que-ls autz, car son pe-ls vens plus atemprat»). Allo stesso modo la donna amata dal poeta, casta, pura, alta di pregio, tanto più lo tormenta, perché lo trova umile e non del tutto adatto al servitium amoris26 («Tot atressi ma donna, casta, pura, | Auta de pres, destreinh me plus formen, | Que-m trobas bas et a tot son talen»)27. Se al sole sovrappongo la luce della poesia, essa può dare nobile candore e purezza ai poeti che sono in alto, cioè che hanno bos sabers e artifici retorici tali da rinnovare il dettato poetico, mentre stringe e cuoce gli altri poeti che non sono temprati dalla vera dottrina poetica. Molto forte la contrapposizone tra la lucentezza della donna («Auta de pres» e l oscurità del trovatore («Que-m trobas bas»), che può solo mirare alla fin'Amor per potersi elevare da un punto di vista spirituale. Un altro esempio di contrapposizione tra la sfera della chiarezza e quella dell'oscurità ci è fornita da Raimbaut d Aurenga, che intesse rare, oscure e segrete parole: («Cars, bruns e tenhz motz entrebesc! | El son esviat chantaire, vv.1-6, ed. cit. : «El son d esviat chantaire, | veirai si pusc un vers faire | de fals amistat menuda, | c aissi leu pren e refuda, | puois sai ven e lai mercada, | e morrai si no·m n esclaire». 21Cfr. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, Padova, 1976. 22 Cfr. PEIRED'ALVERNHE, Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers, ed. Fratta 1996 23 ID., ibid., ed. Fratta 1996. 24 Cfr. note alla lirica della precedente ed. DEL MONTE 1956, p.74 di Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers. 25 Cfr. P.ZUMTHOR, Essai de poétique médiévale, Paris, 1972 (trad. it. a cura di M. Liborio, Semiologia e poetica medievale, Milano, 1973), p.211. 26 P. CHERCHI, Andrea Cappellano, i trovatori e altri temi romanzi, Roma, 1979: Cherchi spiega in che cosa consiste il servitium amoris. 27RIGAUT DE BERBEZILH, Si co-l soleilhs per sa nobla clardat, ed. Varvaro 1960. 20ID., 4 Pensius-pensanz enquier e serc | Com si liman pogues roire | L'estraing röill ni·l fer tiure, | Don mon escur cor esclaire»).28 Il termine brun in occitano non rimanda propriamente all oscurità, ma all idea di opacità. Cars potrebbe indicare l idea di 'dolci' parole, mentre entrebescatz indica con valenza negativa artificiosità. Cars, bruns e tenhz sono tre termini riferiti alla parola poetica e indicano un opposizione semantica tra di loro in una moderata gamma di chiaroscuri. Meditando in maniera assorta, il poeta prova a eliminare dal suo animo il mot de röill29, che indica il pechat criminaus che seguono i seguaci della fals Amor. Nell'impiego del mot de röill di stampo marcabruniano Raimbaut fa velatamente riaffiorare nella sua lirica la tematica religiosa. Se il trovatore tesse parole preziose, opache e segrete, egli redige termini di natura diversa così come sono di natura diversa i suoi sentimenti e le sue emozioni («Cars, bruns e tenhz motz entrebesc | […] | Per qu'ira e jois entrebesca»). Il lavoro per sublimare questi sentimenti contrastanti è il labor limae della poesia («Pensius-pensanz enquier e serc | […] | L'estraing röill ni·l fer tiure» .30 Un ramo della tradizione trasmette la lezione clars per car: da un punto di vista contenutistico, la variante clars completerebbe, nel verso, un articolata suggestione luministica, insieme a «brus» e «teinhz»: i motz Raimbaut «ricoprirebbero l intera gamma delle possibilità cromatiche delle figure retoriche durante il processo di labor limae sul testo poetico» (Milone) 31. In Car vei qe clars, Raimbaut spiega che alla donna amata non è mai chiara , cioè non si rivela mai, e fa il poeta piangere, o meglio provoca in lui lez sospirs, felici lamenti («Ges no m'es clars | Ni m'esquiva | Est jois, don faz lez sospirs, | Ni sai s'anc mi valc mos dirs | Ni mi noc e tem qe·m viva | Enaisi trop lonjamens | L'amors qe·il tenc meja gaia. || Mos cors es clars |E s'esmaia! |Aici vauc mestz grams-iauzens, | Plens e voigz de bel comens; | Qe l'una meitatz es gaia |E l'autra m'adorm cossirs |Ab voluntat mort'e viva»)32. Il contrasto tra lemmi connessi al campo semantico della gioia (jauzirs, gaugz; gaia) e a quello della tristezza (faillirs; temers; espaventz) è materia linguistica, ambigua e di difficile comprensione, che può essere illuminata da un processo di rischiaramento interiore tramite il dialogo con Dio.33 Non è escluso che da questa dicotomia tra linguaggio oscuro e linguaggio illuminato da Dio nasca la poesia ossimorica di Raimbaut. «La paraul escura (il mot brun, secondo la sottile riformulazione di Raimbaut d'Aurenga) e il trobar clus possono diventare, senza contraddizione, dei veicoli di illuminazione interiore, e contemporaneamente prendere origine in un cuore che si è rischiarato » M. Mocan . 34 AURENGA, Cars, douz e fenhz del bederesc, vv.1- ; ed. Pattison . La cobla così continua: Tot can jois genseis esclaira |Malvestaz röill'e tiura |E enclau Joven e serga |Per qu'ira e jois entrebesca. 29 A proposito del mot de röill si vedano i testi di Marcabru commentati da A. Roncaglia in rivista (si possono consultare l'elenco bibliografico e i testi nel sito www.rialto.unina.it). 30Per una discussione testuale della lezione cars e della variante clars in questo verso rambaldiano cfr. M. P ERUGI, Linguistica e trobar clus, in «Studi medievali», 3° serie, XXXVIII 1997, pp. 341-375. 31Cfr. L. MILONE, El "trobar envers" de Raimbaut d'Aurenga, Barcelona, 1998. 32CFR. RAIMBAUT D'AURENGA, Car vei qe clars, ed. Pattison 1952, vv. 15-28. 33Cfr. M.MOCAN, Un cuore così illuminato. Etica e armonia del canto nella poesia dei trovatori(Bernart de Ventadorn, Marcabru, Raimbaut d Aurenga), in Miscellanea Antonelli, in corso di stampa. 34Cfr. ID., ibid. 28RAIMBAUTD 5 Bernart de Ventadorn, in Ara no vei luzir solelh, 35 finalmente vede i raggi del sole tornare a irradiarsi nel suo animo, poiché essi si erano oscurati nel mondo esteriore. La luce che risplende nell animo del poeta-amante è quella dell esperienza poetica («Ara no vei luzir solelh, |Tan me son escurzit li rai! |E ges per aisso no.m esmai, |C'una clardatz me solelha |D'Amor, qu'ins el cor me raya! |E, can autra gens s'esmaya, |Eu melhur enans que sordei, |Per que mos chans no sordeya»).36Molti trovatori non riescono più a rinnovare il canto cristallizzato da una morte interiore , che è riproposizione dei topoi della tradizione con un linguaggio povero da un punto di vista retorico. Quando invece gli altri si sgomentano, l io lirico è gioioso perché può cogliere un novel chant, una poesia rinnovata nello stile e nella forma. Nonostante si sia offuscata la luce del sole che illumina la terra, la chiarezza d Amore rischiara il suo animo37 (D'Amor qu'ins el cor me raya). Bernart gioca su un opposizione tra luminosità e contrasto, dalla luce all ombra, dall ombra alla luce38. Laddove molti si sgomentano – per non riuscire a conquistare il proprio oggetto d amore – l io lirico non si fa vile, e così non si svilisce il suo canto. Il poeta che segue la dottrina della fin'Amor e la morale marcabruniana trae la propria gioia esclusivamente dalla produzione e dalla fruizione del suo canto. Lo stesso Bernart in Amors, enquera.us preyar, afferma che la sua donna è tanto fresca, bella e chiara che la sua bellezza rende piacevole il giorno e rischiara la notte oscura39 (« Tant es fresch' e bel' e clara,| Qu'amors n'es vas me doptoza, | Car sa beutatz alugora | Bel jorn esclarzis noih negra!»). Se alla bellezza della donna sovrappongo quella della parola poetica, essa, se affinata retoricamente, può portare luce, cioè purezza, in un mondo poetico dove il linguaggio è manipolato dai fautori della fals Amor e dove l arte retorica è spenta, ripiegata su vecchi stilemi cristallizzati nel vuoto della loro vanità. Afferma il poetaamante di comporre solamente perché Amore, e cioè la poesia lirica stessa, gli fornisce l ispirazione: nel momento in cui il poeta-amante dice di non voler più parlare, egli nega il silenzio e porta un canto nuovo con una poesia retoricamente variata rispetto ai temi tradizionali. La poesia di Bernart, come quella di Raimbaut, si afferma attorno all antinomia tra parola e silenzio, tra gioia e tristezza, sentimento amoroso e intorpidimento interiore, luci e ombre, colori vivaci e colori spenti. Bernart non fa poesia se non riesce a rinnovarla per non eseguire il pechat criminaus di cui parla Raimbaut d Aurenga, quello del troppo parlare.40 La parola impiegata pechat ha anche una valenza di natura religiosa: la fin'Amor di stampo marcabruniano ha una valenza fortemente morale e si esprime in un linguaggio fortemente influenzato dalle Sacre Scritture41. Bernart de Ventadorn è un poeta che esalta la 35Cfr. Introduzione, in Canzoni di Bernart de Ventadorn, Roma, 2003, a cura di M. Mancini. Per le canzoni di Bernart de Ventadorn ho consultato l edizione pi‘ antica e completa, Appel , e la recente edizione Mancini 2003, che è incompleta di alcune liriche. D ora in poi farò riferimento all edizione pi‘ recente, quando in essa sono presenti le liriche che intendo citare. 36ID., Ara no vei luzir solelh, ed. cit., vv. 1-8. 37M.MOCAN, Un cuore così illuminato. Etica e armonia del canto nella poesia dei trovatori (Bernart de Ventadorn, Marcabru, Raimbaut d Aurenga), in «Miscellanea Antonelli», in corso di stampa. 38ID., ibid. 39ID., Amors, enquera.us preyara, ed. Appel 1915; vv.34-37. La cobla così continua: « Tuit sei fait on mielz cove, | Son fin e de beutaz ple! | No.n dic laus, mas mortzmi venha | S'eu no l'am de tot mo sen ! | Mas, domn', Amors m'enliama, | Que.m fai dir soven e gen | De vos manh vers avinen. » 40Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, Cars, douz e fehnz del bederesc, ed. Pattison 1952. 41 Cfr. G. ERRANTE, Marcabru e le fonti sacre della lirica romanza, op. cit. 6 spiritualità e il lato interiore del sentimento d Amore42: se la bianchezza del corpo di midons, che supera il biancore della neve, è immagine di un amore spirituale piuttosto che carnale43, la neve, cioè il mondo materiale, è scura rispetto alla donna amata44. Il mondo esteriore è inferiore, o meglio, da subordinare al mondo interiore e all esperienza spirituale. L amore, che è una cosa buona voluta da Dio, giustifica l uomo non solo ad amare il mistero trinitario ma anche midons, purché questo amore implichi un rapporto di lontananza con l oggetto amato45. Nella tradizione classica le distinzioni chiaro e scuro o bianco-nero avevano la funzione di indicare la disparità di condizione dei due amanti, una distanza che è insormontabile46. L oggetto amato deve essere lontano in maniera tale che gli animi degli amanti non siano sconvolti dalla passione e siano temperati dalla mezura47, dal modus di oraziana memoria48. L amore verso la donna può essere rapportato con l amore del fedele verso Dio: questi due tipi di rapporto implicano una disparità e una lontananza che è causa di sofferenza da parte di chi ama, il poeta-amante e il fedele. 2. Nella poesia dei maggiori trovatori i riferimenti alla chiarezza appaiono quasi sempre in connessione con quelli all oscurità. Una fonte indispensabile per comprendere la natura di questo contrasto cromatico è rappresentata dalle Scritture. Il contrasto tra luce e tenebre è presente in diversi loci biblici. «E la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l hanno compresa». E ancora nel Vangelo di Giovanni si legge che Dio «venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui; egli non era la luce, ma fu mandato per rendere testimonianza della luce. Egli [la Parola] era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene nel mondo».49Nel Vangelo di Giovanni si legge, all inizio del ))) capitolo: «in principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio» 50. La parola e le lettere sono fonte di salvezza. Le espressioni impiegate dalla lirica cortese per descrivere le bellezze dell amata e gli stati d animo che accompagnano l esperienza d amore lasciano spesso percepire echi del linguaggio religioso della contemplazione e della conoscenza divina. Questo linguaggio di natura mistica è una fonte per il lessico della lirica d amore volgare: molti poeti hanno ben presente l interpretazione allegorica del Cantico dei Cantici in cui l amore tra l uomo e la donna è allegoria dell amore tra Cristo e la Chiesa51. 42 Cfr. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit., in merito alla connessione tra il lessico religioso marcabruniano e il lessico di Bernart ; C. Bologna, Anima mea liquefacta est, cit., in merito alle analogie tra l allodoletta di Bernart e l anima contemplativa del mistico. 43 BERNART DE VENTADORN, A! Tantas bonas chansos, ed. Appel 1915. 44 Id., ibidem, vv. 36- 39: «que sos cors es bels e bos | e blancs sotz la vestidura | - eu non o dic mas per cuda – que la neus, can ilh es nuda, | per vas lei brun et escura»; Cfr. E. Kohler, Sociologia della fin Amors, Padova, 1976: il filologo spiega come i trovatori del periodo classico celebrino la fin Amors come esperienza interiore piuttosto che esteriore. 45Cfr. A. PULEGA, Amore cortese e modelli teologici : Guglielmo IX, Chrétien de Troyes, Dante, Milano, 1995, p.35 46Cfr. P. RADICI COLACE, L amore lontano in Teocrito e Virgilio, in Orpheus , , pp. -415; cfr. Id., ibid. 47Cfr. A. Pulega, ibid. 48Cfr. id., ibid., p.42 Malgrado il concetto di mezura e quello di modus siano diversi, si può parlare di continuità tra questi due concetti nel mondo cristiano e in quello classico. 49GIOVANNI III, 7-9 inLa Bibbia di Giovanni Diodati, 3 voll., Milano, 1998 50ID., 3-4, ed. cit. 51C. BOLOGNA, Anima mea, cit.; A. PULEGA, ibid.; J. LECLERCQ, L amour des lettres et le désir de Dieu. Initiation aux auteurs monastiques du Moyen Âge, Roma, 1957. (trad. It. Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medioevo, Firenze, 1965); Cfr. P. DRONKE, ibid., pp.76-80; R. KLEIN, La forme et l intellegible: écrits sur la 7 )l primo poeta che mette in evidenza il tema dell oscuro è Marcabru, da cui ha origine il dibattito tra trobar clus e trobar leu.52 Marcabru scrive in Per savi teing ses doptanza: Per savi teing ses doptanza celui qu e mon chan devina cho que chascus moz declina, si com la razos despleia, qu eu meteis sui en erranza d esclarzir paraula escura.53 L io lirico ritiene saggio senza dubbio colui che del suo canto indovina ciò che ciascuna parola significa, nel momento stesso in cui l argomento si dispiega.54 La paraula escura è quella dei trovatori rivali, quei «trobador a sen d enfanza» che vengono menzionati all inizio della seconda cobla e che sono accusati di scrivere parole intrecciate con fratture (entrebescaz de fraitura).55 I poeti rivali scrivono motz serratz e romputz solamente mostrando un procedimento fine a se stesso: Marcabru, al contrario, intende mediante la complessità esprimere verità di natura morale.56 Il luogo a cui Marcabru si riferisce è il primo capitolo dei Proverbi, vv. 5-6: «Audiens sapiens, sapientior erit; |et intelligens gubernacula possidebit.|Animadvertet parabolam et interpretationem, | verba sapientium et aenigmata eorum».57 Per Agostino le Scritture, con la loro verità nascosta, migliorano l animo dell uomo di lettere, il quale deve sforzare il proprio intelletto per poterle comprendere.58 Agostino spiega che le allegorie e le similitudini rendono la dottrina un piacere, nel mentre fanno esercitare l intelligenza del fedele, così come nelle poesie degli autori latini le figure retoriche Renaissance et l art moderne, Paris, 1958. La forma e l intellegibile. Scritti sul Rinascimento e l arte moderna, trad. it. a cura di R. Federici, Torino, 1970. 52A. RONCAGLIA, Trobar clus: discussione aperta, in «Cultura neolatina» XXIX 1969, pp. 5-55. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, introduzione e traduzione a cura di M. Mancini, Padova, 1976. 53 Cfr. MARCABRU, Per savi tenc ses doptanza, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 54 A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro. Atti del 28° Convegno universitario (Bressanone, 12-15 luglio 2001), Trento, 2004, pp. 92-93. 55ID., ibid. 56Il passo di Marcabru è controverso: per una storia delle intepretazioni cfr. ID., ibid.; cfr. U. MÖLK, Trobar clus, trobar leu; Studien zur Dichtungstherie der Trobadors, Munchen, 1968,p.71; cfr. L. MILONE, Retorica del potere e poetica dell oscuro da Guglielmo IX a Raimbaut d Aurenga, in AA.VV., Retorica e poetica, Quaderni del circolo filologico linguistico padovano, 10 Liviana, Padova 1979, pp.164-65, e C. DI GIROLAMO, I trovatori, cit.,pp. 105-107. S. GAUNT, R. HARVEY e L. PATERSON, Marcabru. A critical editon, Brewer, Cambridge , p. ; E ben noto come il canzoniere di Marcabru sia intessuto di citazioni e di allusioni bibliche. D. SCHELUDKO, Beiträge zur Entstehungsgeschichte der altprovenzalischen Lyrik, Archivium Romanicum, 15 (1931), pp.137-206; G. ERRANTE, Marcabruno e le fonti sacre dell antica lirica romanza, Firenze 1948, pp.172-269; A. RONCAGLIA, Riflessi di posizioni cistercensi nella poesia del XII secolo, in AA.VV., I cistercensi e il Lazio, Roma 1978 pp.11-22; Ef 4,17-19: «Hoc igitur dico, et testificor in Domino, ut iam non ambuletis, sicut et gentes ambulant in vanitate sensus sui, tenebris obscurantum habentes intellectum, alienati a vita Dei per ignorantiam, quae est in illis, propter caecitatem cordis ipsorum, qui disperantes, semetipsos tradiderunt impudicitiae, in operationem immunditiae omnis in avaritiam». 57 Cfr. R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro, cit., p. 95. 58ID., ibid. ; AGOSTINO, De doctrina Christiana, II,6, trad. it. V. Tarulli, Roma, 1993; Cfr. R. A NTONELLI, Oscurità e piacere, in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro, cit.; Cfr. AGOSTINO, ibid., cit: «Quod totum provisum esse divinitus non dubito ad edomandam labore superbiam et intellectum a fastidio renovandum, cui facile investigata plerumque vilescunt. […]Num aliud homo discit quam cum illud planissimis verbis sine similitudinis huius adminiculo audiret? […] Sed similitudo promeretur, cum res eadem sit eademque cognitio, difficile est dicere et alia quaestio est». 8 erano un ottimo veicolo di piacere nella diffusione della dottrina59. Marcabru inasprisce il proprio dettato per mettere alla prova l acume dei propri lettori così come l acume dei fedeli è messo alla prova dalle Scritture.60 Ma il messaggio che le figure retoriche dei poeti veicolano deve essere di natura morale. Così come il perfetto religioso può capire e indovinare tutto in merito alle Scritture, così il perfetto amante può capire e comprendere a fondo il senso della poesia cortese. Peire d Alvernhe rende esplicito il valore di natura religiosa del contrasto tra chiarezza e oscurità. In Gent es, mentr'om n'a lezer il poeta-amante si meraviglia che gli uomini non baderanno alla Parola di Dio finché il giorno non si sarà oscurato ai loro occhi. Solo in prossimità della morte i peccatori giungeranno alla verità, e, poiché non sono riusciti a redimersi precedentemente, non si schiariranno , cioè non coglieranno la beatitudine. Il poeta-amante contrappone implicitamente la raffinatezza di coloro che, mediante la fruizione delle belle lettere della poesia lirica e delle Scritture, migliorano il proprio animo in contrapposizione a coloro che non raffinano il proprio animo, poiché non fruiscono della parola di Dio. Il processo di raffinamento del poeta-amante tramite la lettura delle Sacre Scritture gli permette di poter comporre una poesia lirica che porti un messaggio morale e in cui la forma preziosa non sia veicolo fine a se stesso, ma strumento per condurre i lettori a un processo di raffinamento interiore. Per Agostino, infatti, l oscurità della parola acuisce l amore della verità e scaccia il torpore che deriva dalla comprensione della semplicità.61 Al piacere della parola vuota , dell eloquium inflatum si sostituisce qui il piacere della sententia, del concetto, che proprio il mistero, l enigma, consente di provare. 62 Peire d Alvernhe scrive in De Dieu non puesc pauc ben parlar 63 che sulla terra è oscuro ciò che sarà chiaro nell aldilà, dove non ci saranno beni materiali da accaparrarsi, quando nel giorno del giudizio Dio dividerà i buoni dai cattivi. Nell aldilà Dio punirà, relegando nelle tenebre, coloro che non hanno fruito della sua parola e che sono rimasti nell oscurità del peccato64, in contrapposizione a coloro che hanno fruito della parola delle Scritture e, spinti dall intellectus amoris, hanno ben scoperto il velame che ricopre il Verbo. Per Peire il poeta-amante deve rivolgersi al Cristo ringraziandolo per aver ricevuto da lui obr e bon talan, dottrina poetica e desiderio retto verso il bene («E sai obr' e bon talan | Mi detz e far entretan»)65. Peire spera che Dio non sarà esquius, chiuso verso di lui, affinché egli possa raggiungere il clars reis regum pius 59Cfr. R. ANTONELLI, ibid., in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro, cit. ID., ibid.; AGOSTINO, De cathecatizandis rudibus IX, 13, ed. cit.: « maxime autem isti docendi sunt Scripturas audire divinas, ne sordeat eis solidum eloquium, quia non est inflatum; neque arbitrentur carnalibus integumentis involuta atque operta dicta vel facta hominum, quae in illis libris leguntur, non evolvenda atque aperienda ut intelligantur, sed sic accipienda ut litterae sonant; deque ipsa utilitate secreti, unde etiam mysteria vocantur, quid valeant aenigmatum latebrae ad amorem veritatis acuendum, discutiendumque fastidii torporem, ipsa experientia probandum est talibus, cum aliquid eis quod in promptu positum non ita movebat, enodatione allegoriae alicuius eruitur. His enim maxime utile est nosse, ita esse praeponendas verbis sententias, ut praeponitur animus corpori. » 61R. ANTONELLI, ibid., p.51; AGOSTINO, De cat. Rud.III, 6-IV, 7. 62ID., ibid. 63PEIRE D ALVERNHE, De Dieu non puesc pauc ben parlar, ed. cit. : « Per qu'er escur so qu'ar es clar | Lay on Dieus mostrara-l martir | Qu'elh sostenc per nos a guarir! | On nos sera totz a tremblar | Lo iorn del iutjamen maior, | On non aura ren d'ufanier! | Qu'ab gran ioi et ab non pauc plor | Eissens desebran duy semdier. » 64 Cfr. R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro. Atti del 28° Convegno universitario (Bressanone, 12-15 luglio 2001), Trento, 2004 in merito alla parola delle Scritture come strumento di illuminazione interiore. 65ID., Dieus, vera vida, verais, ed. cit. 60Cfr. 9 («Que, qan venretz en las nius | Iutgar lo segl' el iorn gran, | Doutz Dieus, no-m siatz esquius| E q'ieu, clars reis regum pius, | M'en an ab los gausitz gauzens»)66: il lessico della chiarezza è in contrapposizione con quello della chiusura. Il trobar clus è opposto al trobar clau, che indica lucentezza e speranza. Per l io lirico possedere la parola del Signore significa carpire il senso autentico, cioè la luce, che essa racchiude. Altro poeta che impiega la parola escur in senso morale è Giraut de Bornelh, in Ans que venha.l nous fruchs tendres. Il trovatore dice di voler essere avvicinato da midons in maniera tale da poter notare se ella è infastidita dal suo greu parlar («Per trussar ni per divendres | No.m destric que non engraisse, | Si.l seus cors delgatz e gras | M'es de pres, c'aissi revenh, | Si be.m n'ave greus parlars!»)67. Il poeta-amante tenta di cogliere la dottrina della fin Amors in una forte tensione verso l assoluto: 68 il suo amor de lonh è per l assoluto che racchiude la parola poetica, che è chiusa e irraggiungibile. Per Giraut 69 le sue composizioni sono scure «c aissi l escur come ebenh: | mo trobar ab saber prenh» , poiché la sua arte è ispirata dai passi di difficile comprensione dell Antico Testamento70. Raimbaut d Aurenga fa riferimento alla parola escur in Ar vei bru, escur, trebol cel: il poeta-amante vede un cielo nuvoloso, oscuro e tempestoso, nota venti, burrasche e pioggia, neve, ghiaccio e brina: « Mas aura ni plueja ni gel | No·m tengran plus que·l gen temps nou | S'auzes desplejar mos libres | De fag d'amor ab digz escurs»71. )l paesaggio interiore dell io lirico è in preda alla tempesta, scisso tra la speranza di cogliere l assoluto della dottrina e la disperazione per la sua perdita: quella nella parola è una speranza disperata. La tempesta, la pioggia e il freddo non potranno allontanarsi dall interiorità del poeta, poiché egli ha osato vergare i suoi libri di detti oscuri. )l parlar coperto d amore, se non ha un saldo valore morale, racchiude in sé la roïll, la fallibilità, il pechat criminaus e l errore di cui è testimone la natura umana72. L amore equivale alla poesia in volgare, come affermerà esplicitamente Dante nella Vita Nova, alla poesia stessa e alla scrittura73. Ma Agostino specifica che: A questi colti infatti è utilissimo imparare a capire che bisogna anteporre i concetti alle parole, così come si antepone l anima al corpo74. Se il poeta non espungerà la roïll dal proprio animo e non carpirà la dottrina non potrà ben parlar. Solamente la fin Amor può illuminare il poeta e indicargli la retta via. 66ID., ibid., ed. cit. G. DE BORNELH, Ans que venha.l nous fruchs tendres, ed. Sharman 1989. 68Giraut si rifà a Marcabru, il cui canzoniere è sintessuto di citazioni e di allusioni bibliche. G. E RRANTE, Marcabruno e le fonti sacre dell antica lirica romanza, Firenze 1948, pp.172-269; A. RONCAGLIA, Riflessi di posizioni cistercensi nella poesia del XII secolo, in AA.VV., I cistercensi e il Lazio, Roma 1978, pp.11-22. 69GIRAUT DE BORNELH, Ans que venha.l nous fruchs tendres, ed. Sharman 1989 : « E cui parra greus l'aprendres | De mo chantar, no s'en laisse, | Si no.l sui del dir eschas, | C'ab fi coratge l'ensenh, | Si tot Mo-Senhor no m'ars, | Si cuda que fass'ab onh! | C'aissi l'escur com ebenh: | Mo trobar ab saber prenh » 70Cfr. R. ANTONELLI, Oscurità e piacere, cit., in AA.VV., Obscuritas, cit. 71RAIMBAUTD AURENGA, Ar vei bru, escur, trebol cel, ed. Pattison 1952. La cobla così continua: « So don plus Temers m'es jaca | Qu'Ira·m fes dir midons e clams; | Que mais d'amor don m'estaca | No chantari'ab nulhs agurs | Tro plais vengues entre nos ams. » 72Cfr. AGOSTINO, De cat. Rud., cit.; Cfr. i testi di Marcabru commentati da A. RONCAGLIA in rivista a proposito del mot de roïll . 73 Cfr. R. ANTONELLI, ibid., p.50. 74AGOSTINO, De cat. Rud., cit. 67 10 2.1 Non solo il termine escur funge da contrasto nei confronti della luce: i colori scuri come il nero e il brun e il bai sono impiegati per la loro capacità di contrasto con la luce. Il primo vero riferimeno al brun è nella lirica di Marcabru L iverns e.l temps s aizina75: il poeta-amante afferma che una donna lo ha messo in stato confusionale e lo ha fatto tentennare nelle proprie decisioni; ha reso il suo desiderio variopinto, cioè bianco, marrone e baio, gli fa dire lo farò, non lo farò «entrebescat hoc ab no. | Ai! | Mueu talan blanc, bru e bai; | ab si farai! Non farai!» . )l colore scuro brun, che è identificabile con il marrone, è accompagnato da altre sfumature cromatiche: blanc e bai in questo contesto sono referenti dell oscurità e indicano la corruttibilità dell amore, che è variopinto, non di un solo colore. )l poeta contrappone alla purezza della fin Amors, e quindi della vera dottrina, l oscurità del variopinto. Marcabru biasima il fatto che il fine amore, il quale era rapporto esclusivo di un poeta-amante verso una sola donna, ora sia diventato un pretesto per l adulterio76: bisogna opporsi ai trovatori bugiardi e a coloro che si occupano del falsar piuttosto che dell esmerar. Il desiderio non deve essere bianco, marrone e baio, cioè di tanti colori e quindi variabile, ma deve essere clar, cioè puro. Raimbaut d Aurenga è l unico poeta in cui appare l espressione semblant nier. In Long temps ai stat cubertz77 il poeta-amante annuncia ai maritz che li vuole liberare da ogni angoscia che rendono il suo sembiante nero («mas per so sui tant espertz | de dir aisso que er plais: |quar voill leu gitar ses poigna | totz los maritz de paintas | e d ira e de cossirier, | don mout me fan semblant nier»): se l amore di cui il poeta parla è da identificare con l arte retorica78 Raimbaut canta l affezione disinteressata alla fin Amors e alla parola poetica a prescindere dai risultati materiali che riuscirà a ottenere. Il poeta evirato si è ritirato nella propria interiorità e, non potendo più ottemperare le proprie pulsioni sensuali, trae beneficio dalla sola contemplazione della dottrina. 3. I riferimenti ai colori nelle poesie dei trovatori sono impiegati per la loro funzione di contrasto e per la loro capacità di riflettere più o meno luce. Nel Medioevo il colore era ritenuto un fenomeno di natura materiale ed era considerato frazione di luce.79 La parola color ha tanti significati e accezioni: può indicare sia una tinta chiara come il bianco, ma anche il vaire, colore indefinito e variopinto. Marcabru, in D aisso lau Dieu, rivolge la lode a Dio e sant Andrea, che sono la sua luce, e si rivolge ai suoi ascoltatori dicendo loro che se non seguiranno il Verbo non potranno a la lutz issir.80 Il poeta-amante ha paura di non riuscire a piurificarsi e di mangiare lo pan del fol, cioè di peccare, («De gignos sens | Sui si manens | Que mout sui greus ad escarnir, | Lo pan del fol | Caudet e mol | Manduc e lais lo mieu frezir») ed è disorientato da cento colori, cioè dibattuto nell amore di tante donne. («De pluzors sens | Sui ples e prens | De cent colors per L iverns e.l temps s aizina, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000: « So cembel mou cor traina | De son agag lo brico, | c ab sospirar l en raina, | entrebescat hoc ab no. | Ai! | Mueu talan blanc, bru e bai; | ab si farai! Non farai! | (oc, | fai al fol magrig l eschina». 76E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, Padova, 1976. 77 RAIMBAUT D AURENGA, Long temps ai estat cubertz, ed. Pattison 1952. 78cfr. R. ANTONELLI, p.50. 79 M. PASTOUREAU, Le couleurs, images, symboles, Paris, 1989. 80 MARCABRU, D aisso laus Dieu, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 75MARCABRU, 11 mieills chauzir!»).81I colori indicano il variopinto mondo materiale e hanno una connotazione negativa, perché indicano corruttibilità: l amante deve seguire la dottrina della fin Amors che potrà affinare il suo animo. Peire d Alvernhe, in Cantarai d aquest trobadors scrive di trovatori che abbelliscono le loro poesie con tanti colores rethorici82, e il peggiore sa molto gentilmente vantarsi a tal punto che è convinto di essere il migliore:83 gli artifici degli altri poeti sono fini a se stessi e sono come il mondo esteriore variopinto, cioè corruttibile, perché esso non porta una verità morale, ma solo il piacere sensoriale. Per Peire le metafore dovrebbero essere funzionali a veicolare un messaggio e non devono essere fini a se stesse84. Giraut de Bornelh dà due accezioni diverse al riferimento cromatico: in A bels digz menutz frays l amante non ha bisogno di reglas de color, cioè regole inneganevoli, per amare con cor ferm e clar, e la parola color è sinonimo di oscurità ed è in netta contrapposizione con clar.85. In Iois e chanz i colori sono belli e lucenti perché riferiti alla sua donna, simulacro della fin Amors «Que cilh senhorei | Cui re no grei, | S'i es secs coma lenha, | E cals que.s lanh, | Ilh jass'e.s banh | E gense sas colors | E lui crescha dolors | Qu'es en latz et espres | Ges amors mais no.lh pes!»)86. Ma la sua donna fa accrescere il suo dolore, poiché il poeta comprende la sua finitudine in rapporto all immensità dell oggetto amato87: lo scrittore non può mai raggiungere la perfezione che le belle lettere racchiudono. Raimbaut d Aurenga fa accenno alla parola colors in Assatz sai d amor ben parlar: il poeta-amante afferma che può parlare davvero bene di Amore per gli altri amanti, ma non per se stesso. Nessuna buona parola scritta da lui può aiutare e confortare l amante. Ma egli, nonostante tutto, dichiara tutta la sua fedeltà ad amore. Potrà insegnare agli altri uomini ad amare come fa lui, e sarà soddisfatto solamente dalla loro riuscita nel corteggiamento. Il poeta-amante si vestirà di altri colori, cioè quelli puri della fin Amors, poiché Cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori in «Medioevo Romanzo» XIX, 2005, pp.173-199. Cfr. C. BOLOGNA, Orazio e i trovatori, cit. in merito all equivalenza tra color in occitanico e colores rethorici dell Ars poetica. 83 PEIRED ALVERNHE, Cantarai d aquestz trobadors, ed. cit. :« Cantarai d'aqestz trobadors | Que canton de maintas colors | E-l pieier cuida dir mout gen! | Mas a cantar lor er aillors | Q'entrametre-n vei cen pastors | C'us non sap qe-s mont'o-s dissen».; ORAZIO, Ars poetica, vv. 86-92, ed. cit.: «Discriptas servare vices operumque colores | cur ego, si nequeo ignoroque, poeta salutor? | Cur nescire pudens prave quam discere malo? | Versibus exponi tragicis res comica non vult; | indignatur item priuatis ac prope socco | dignis carminibus narrari cena Thyestae. | Singula quaeque locum teneant sortita decentem.» 84 Cfr. R. ANTONELLI, Retorica dell oscurità, cit.; AGOSTINO, De cat. Rud., cit. 85 GIRAUT DE BORNELH, A bels digz menutz frays, ed. cit.:« No.m fauc de mans lor ays | A be-mas taynar, | Quan ieu vuelh sermonar. | C'auia, quar sermonans | Mi bat, selh non-fezans: | Qu'ieu no vuelh refeitors | Ni reglas de colors; | Quar ja per sopleyar, | S'ab fin cor ferm e clar, | Ni per trop capairos | No sera.l frair entiers | Nj verais ni certas, | Si.l dreit no siec e no.l guida la mas. »; Cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit. 86Si noti anche l impiego della parola color in ID., Iois e chanz, ed. cit. : « Et es grans | Frevoltatz | C'om ben am dezamatz, | Ses jauzimen, | Per tal conven | Que cilh senhorei | Cui re no grei, | S'i es secs coma lenha, | E cals que.s lanh, | Ilh jass'e.s banh | E gense sas colors | E lui crescha dolors | Qu'es en latz et espres | Ges amors mais no.lh pes! | No m'es vis ben egalh | C'om dezir e badalh | E viva consiros | E qu'ela chan | D'altrui dolsas chansos. » 87 Cfr. E. DI MARTINO, Il mondo magico, Torino 1948 ; nell ed. p. op. sul bisogno di risarcire la crisi dell essere, l apocalisse individuale e culturale di «una presenza che abdica senza compenso». C. BOLOGNA, Anima mea liquefacta est, cit. in merito al paragone tra l allodoletta di Bernart e l anima contemplativa del mistico. S. WEIL, En quoi consiste l inspiration occitanienne, in «Le génie d Oc et l homme méditerranéen», numero speciale dei «Cahiers du Sud», (rist. anast. Marseille, 1981), pp. 150-158 (ricorda il brano M. MANCINI nell annotazione alla lirica in Bernart de Ventadorn, Canzoni cit., p. 158; Mancini stesso tradusse una parte del saggio della Weil nel volume, da lui curato, Il punto sui trovatori, Roma-Bari, 1991, pp. 209-217. 81 82 12 il vero amore è de lonh, non è desiderio di possesso ma esperienza che migliora il proprio animo88 («Ab aisso n'auretz pro, so·m par. | Mas ieu·m tenrai d'autras colors| Per so quar no·m agrad'amar; | Que ja mais no·m vuelh castiar, | Que s'eron totas mas serors! »). Per Cercamon la donna non è vernisada, cioè colorata, non truccata, non multiforme o mutevole: il trovatore ci dà una testimonianza ulteriore della valenza negativa attribuita ai colori, che nella loro veste materiale indicano corruttibilità («es plus bella q ieu no sai dir, | fresc a color e bel esgar, | et es blancha ses brunezir; | oc, e non es vernisada, |ni om de lei non pot mal dir | tant es fina, esmerada»)89. La parola vaire, che indica i colori ha valore negativo: se all immagine della donna sovrappongo quella della poesia, i colori della donna sono i colores rethorici della lirica.90. La poesia deve essere naturale91, non vernisada, poiché mira a un esperienza amorosa autentica e spirituale. 3.1 Il colore verde presenta nella cultura medievale una forte ambiguità: è il colore della natura, della vitalità, della rigenerazione, di purezza, ma indica anche la mutabilità della natura, la deformazione, la cristallizzazione che dà idea di morte.92 Il verde appare soprattutto in sede esordiale ed è impiegato per descrivere foglie, rami e prati che rinascono nella stagione primaverile93. Impiegano la parola vert già i primi trovatori, Guglielmo IX e Jaufre Rudel. Scrive Guglielmo in Ab la dolchor del temps novel: « La nostr'amor va enaissi | Com la brancha de l'albespi | Qu'estai sobre l'arbre creman, | La noig, ab la ploi' e al gel, | Tro l'endeman, qe-l sols s'espan | Per la fueilla vert el ramel. » 94. La fin Amors è così fragile che deve resistere in un mondo ostile, ma, dopo l attesa di una notte oscura, il giorno porta luce e lo fa risplendere. Se la fin Amors è, oltre che amore per la donna, è sentimento amoroso per la poesia lirica95, il poeta-amante, mediante un processo di raffinamento con i suoi strumenti retorici, dovrà affinare il suo canto in maniera tale che resista nell oscurità di molti altri poeti che compongono in maniera turpe e senza veicolare un messaggio di natura morale. Marcabru è il poeta in cui appaiono più occorrenze della parola vert. Nella canzone Pois l inverns d ogan, il verde ha due diverse accezioni.96 I prati sono verdi e i giardini folti, che hanno reso gioia al poeta e Cfr. RAIMBAUTD AURENGA, Assatz sai d amor ben parlar, ed. Pattison 1952: «Ab aisso n'auretz pro, so·m par. | Mas ieu·m tenrai d'autras colors | Per so quar no·m agrad'amar; | Que ja mais no·m vuelh castiar, | Que s'eron totas mas serors! | Per so lor serai fis e cars, | Humils e simples e leyaus, | Dous, amoros, fis e coraus.». )n merito all amor de lonh L. Spitzer, L amour lointain de Jaufre Rudel et le sens de la poésie des troubadours (1944), in «Romanische Literaturstudien193656», Tübingen 1959, pp. 363-417. 89CERCAMON, Ab lo temps qe fai renfreschar, ed. Tortoreto 1981; cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit. 90 Cfr. C. Bologna, Orazio e i trovatori, cit.; cfr. ORAZIO, Ars poetica, vv.86-87, ed. cit. 91 Cfr. A. Roncaglia, Trobar clus : dicussione aperta, in «Cultura neolatina», fasc. 1-2, XXIX, 1969 in merito al trobar naturau di stampo marcabruniano. 92 Cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit; H. PLEIJ, Colors Demonic and Divine : Shades of Meaning in the Middle Ages and After, New York, 2002. 93P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit., pp. 321-401. 94GUGLIELMO IX, Ab la dolchor del temps novel, ed. Pasero 1973. 95R. Antonelli, Il piacere dell oscurito, cit., p. : Nella cultura romanza l amore per la donna è amore per la scrittura e la poesia. 96 MARCABRU, Pois l'inverns d'ogan es anatz, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000 : « Pois l'inverns d'ogan es anatz | E.l douz temps floritz es vengutz, | De moutas guisas pels plaissatz | Aug lo refrim d'auzels menutz! | Li prat vert e.il vergier espes | M'ant si fait ab joi esbaudir, | Per qu'ie.m sui de chant entremes. || Totz lo segles es encombratz | Per un albre 88 13 hanno fatto muovere il suo canto. Se i poeti verdeggiano di gioia97 il riferimento al colore indica l animo del poeta illumminato dalla dottrina della fin Amors98. Marcabru mette in contrasto la luminosità dell esordio con l oscurità del mondo terreno, in cui un albero dal fusto verde ha le sue radici nella malvestatz99. L albero tiene legati tutti i nobili avari che non vogliono concedere nulla agli intellettuali. Se nella prima cobla il giardino è emblema della felicità e spazio mentale della gioia100, nella seconda cobla il giardino sfiorisce e diventa emblema del male per la mancanza di gioia, di Amore e della dottrina. La malvagità, secondo Marcabru, si è diffusa in tutte le direzioni nel territorio cristiano e lo dice secondo il suo albir, cioè la sua luce , poiché il verde , cioè il marcio e il peccato si sono stabiliti in Occitania «E dic ver, segon mon albir, | Qu'en tenra sa verdor jasses»): albir è in netta contrapposizione con il vert, che in questo caso indica oscurità. Il discorso di natura religiosa è esplicito: il male, che è radicato tra i non credenti, ha raggiunto anche i credenti, che, mossi dai beni materiali, sono stati inclini a peccare e si sono dimenticati del Verbo, cioè della parola divina e delle letras101. La verdor (v.21), nella terza cobla, indica il colore del marcio in contrapposizione ai prat vert (v.5) della prima cobla. Il verde non è connotato, ma deduciamo dalla poesia che quello dei prati in fiore sia un verde chiaro, poiché illuminato dal joy d Amor e dalla luce, mentre il verde del male è quello opaco, scuro, che si forma in ambienti oscuri, e indica il marcio, il rame su cui si deposita la roïll 102, cioè la ruggine di cui parla Marcabru per indicare il peccato. In Era, can vei reverdezitz Giraut de Bornelh scrive che dopo che sono rinverditi i prati l animo dell amante è più disposto al piacere. Il canto degli uccelli lo porta a nuova gioia e lo invita a cantare, ma egli è intristito da colei che non le concede il suo amore («Era, can vei reverdezitz | Los vergers e cobra l'estatz, | Me tira.l cor plus vas solatz! | Que, can se dezaguiza l'ans | E.l jois e.l chans | Dels auzels e.l deportz e.l critz, | Es m'us envitz | De chantar, per qu'eu m'esbaudei) 103. Il joy d Amor, cioè la gioia per la contemplazione delle letras e della dottrina104, spinge il poeta a vedere un paesaggio illuminato. L ambiente luminoso è rotto dalla presenza dei saraceni che continuano a tenere in mano il Santo Sepolcro («Pero si vei | Mantas res de que sui iratz | E plus, car a paias malvatz, | Enics e fenhs, fals e felos | Es lo sanhs sepulcres restatz, | Que no.ls que.i es nascutz, | Autz e grans, brancutz e foillatz, | Et a meravilla cregutz, | Et a si tot lo mon perpres | Que vas neguna part no.m vir, | No.n veia dels rams dos o tres. » ; cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, op. cit. 97 Cfr. JAUFRE RUDEL, Lanqan lo temps renovelha, ed. Chiarini , in merito all espressione reverdejar de joy : 98 Cfr. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit. 99MARCABRU, Pois l'inverns d'ogan es anatz, vv.8-14 , ed. cit. : « Totz lo segles es enconbratz | per un arbre que.i es nascutz, | aus e grans, brancutz e foillatz, | et a meravilla cregutz, | et a si tot lo mon perpres | que vas neguna part no.m vir, | no.n vega dels rams dos o tres. »; cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, op. cit. 100 Cfr. C. LUCKEN, L imagination de la dame. Fantasmes amoureux et poésie courtoise, in «Micrologus» VI/2, 1998, pp. 201-223 in merito all'interiorizzazione dell'oggetto del desiderio del poeta-amante. 101In merito alle influenze delle Sacre Scritture nella poesia trobadorica cfr. R. Antonelli, Il piacere dell oscuro, cit.; G. VALENTI, Liturgia della fin Amor. Assimilazione e riuso di elementi del culto cristiano nelle canzoni occitane. Tesi di dottorato in Filologia e linguistica romanza, Ciclo XXIV (A. A. 2008, Università La Sapienza , Roma; D. ZORZI, Valori religiosi nella letteratura provenzale: la spiritualità trinitaria, Milano, 1954. 102 MARCABRU, Lo vers comens quan vei del fau, ed. cit, vv.49-54: «Marcabrus ditz que no·ill en cau | qui quer ben lo vers al foïll, | que no·i pot hom trobar a frau | mot de roïll, | intrar pot hom de lonc jornau | en breu doïll». Ho tratto questo testo da: Aurelio Roncaglia, Marcabruno: Lo vers comens quan vei del fau, in «Cultura neolatina», XI 1951, pp. 25-48, alle pp. 29-32. – Rialto 23.iv.2005. 103 GIRAUTDE BORNELH, Era, can vei reverdezitz, ed. Sharman 1989, vv.1-8. 104 R. Antonelli, Il piacere dell oscuro, cit., p.50: Amore è da identificare con la poesia e la scrittura. 14 ensec clams ni tensos» 105). Il verde indica luminosità ed è in netto contrasto con le parole iratz e malvatz che hanno connotazione disforica. Alla gioia della poesia lirica il poeta sovrappone la tristezza per il male e il peccato che caratterizzano il mondo. Raimbaut d Aurenga impiega il lemma vert in En aital rimeta prima, in cui delinea la sua difficile inclinazione a essere gioioso guardando le immagini della natura106: il poeta-amante afferma che quando vede frutti metà verdi e metà maturi allineati sulle cime e quando gli uccelli muovono il loro canto verso amore con felicità e con lamenti, egli si volge verso la gioia d amore, ma non può trattenersi dal pianto. Se Raimbaut impiega la parola verde per indicare un frutto quasi del tutto acerbo, non ancora da cogliere, il poeta-amante si rende conto che non è possibile estirpare la roill dall animo107, cioè non è possibile estirpare dall animo l ombra del peccato. )l dissidio interiore di un animo rivolto verso la spiritualità e allo stesso tempo verso la materialità ben si connette con l immagine dei frutti metà verdi e metà maturi. 3.2 Nella poesia trobadorica il rosso viene lessicalizzato con almeno due termini, probabilmente afferenti a diverse sfumature dello stesso colore: ci imbattiamo in numerose occorrenze di vermelh, poi con minore frequenza di ros108. Il ros indica un colore più scuro tendente al marrone109, mentre il vermelh è più chiaro. La sua variante più scura era impiegata dagli antichi Romani per i drappi imperiali e indicava il colore dei ricchi e dei nobili. Questa connotazione positiva della tonalità porpora rimane anche nel Medioevo: i drappi signorili e le tende degli accampamenti militari sono spesso descritti di questo colore da storici e antropologi.110 Il ros è impiegato da Guglielmo IX nella famosa Farai un vers pos mi sonelh:111 il gatto è dello stesso colore delle fiamme e ha i connotati di una creatura infernale112. Un altro poeta tra i primi trovatori che utilizza la parola ros è Peire d Alvernhe: in Lo fuelhs e-l flors e-l frugz madursi rami sono rossi per la luce del sole che li colpisce al momento del tramonto. In questa lirica non è tanto importante il riferimento al colore quanto quello alla luce solare, come bene esemplifica l accostamento tra il termine ros e il termine relutz («E-l ros qu'el ram relutz, | Qu'entendemens | Mi ven e voluntatz | D'esser sabens | De mais en mielhs assatz»). 113La visione della luce dà lo spunto al poeta per il canto: l illuminazione GIRAUTDE BORNELH, Era, can vei reverdezitz, ed. Sharman 1989, vv.9-14. D AURENGA, En aital rimeta prima, ed. cit. : « Qan vei rengat en la cima | Man vert-madur frug pel cim, | E qecs auzelletz relinha | Vas Amor, don chant'e qila, | Per cui ieu vas Joi relinh, | Don m'esforz e chant e qil; | E·l rosinhols s'estendilha | Qe'm nafra d'amor tendilh.» 107 ID., Cars, dounz e fenhz del bederesc, ed. Pattison a proposito dell impego del mot de roill nella poetica rambaldiana. Cfr. M. Mocan, Un cuore così illuminato, cit. in merito agli echi di natura religiosa nella poetica di Raimbaut d Aurenga e di Bernart de Ventadorn. 108 P. DI LUCA, I trovatori e i colori cit. 109 H. PLEIJ, Colors Demonic and Divine: Shades of Meaning in the Middle Ages and After, New York, 2002. 110 M. PASTOUREAU, Couleurs, images, symboles, Paris, 1989. 111 Cfr. GUGLIELMO IX, Farai un vers pos mi sonelh, ed. Pasero 1973. « Sor, si aquest hom es ginhos | Ni laicha a parlar per nos, | Nos aportem nostre gat ros | De mantement, | Qe-l fara parlar az estros, si de re-nz ment. » 112 Per un interessante lettura dell opera di Guglielmo cfr. M. Mancini, Lo spirito della Provenza: da Guglielmo IX a Pound, Roma, 2004. 113PEIRED ALVERNHE, Lo fuelhs e-l flors e-l frugz madurs, ed. Fratta 1996. 105 106RAIMBAUT 15 interiore dovuta alla fruizione della poesia lirica e delle Scritture114 spinge il poeta a essere sapiente e a occuparsi della dottrina della fin Amors. Il vermelh appare in combinazione sempre con un altro colore, formando così il vaire. Il primo trovatore in cui è attestato questo lemma è Marcabru in A l alena del vent doussa: («A l'alena del vent doussa |Que Dieus nos tramet, no sai d'on,| Ai lo cor de joy sazion| Contra la doussor del frescum| Quant li prat son vermelh e groc»).115Il principio primo che anima la natura, cioè Dio, trasmette vento dolce e freschezza durante la nuova stagione, quando i prati sono rossi e gialli per la luminosità del sole. Marcabru fa in modo che sia la nuova stagione ad arrecare gioia all amante, indipendentemente dalla risposta che gli darà la propria donna. Il poeta potrà appagare il proprio desiderio solo se Dio gli concederà mercé. Se la dolcezza del vento e il joy d Amor sono portati da Dio, la poesia e le Scritture, cioè la parola scritta, sono espressioni del divino. 3.3 Il bianco è un colore ad alta luminosità ma senza tinta. Contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico ed è pertanto colore acromatico. L utilizzo del bianco, piuttosto che conferire realismo descrittivo alle liriche, ha il valore simbolico di purezza ed è il perfetto sinonimo del termine clar.116 Il primo dei trovatori ad utilizzare questo lemma è Guglielmo IX in Farai chansoneta nueva. Scrive Guglielmo che mai potesse nascere una donna così bella dalla stirpe di Adamo «Que plus es blanca qu'evori, | Per qu'ieu autra non azori»).117 Lei è pi‘ bianca dell avorio e per questo il poeta non può amarne un altra. Se lei non lo riamerà, l amante morirà, a meno che lei non lo bacerà in camera sua o sotto un albero. La donna di cui parla il poeta è pi‘ bianca dall avorio118, cioè è chiara e pura, senza macchia e senza peccato. Se all immagine di midons sostituisco quella della poesia lirica, l arte poetica dovrà illuminare il trovatore in maniera tale che egli possa raggiungere la beatitudine. La cambra in cui il poeta-amante vuole essere baciato dalla sua donna può essere emblema della struttura metrica della poesia lirica. Il riferimento a san Gregorio, letterato ed esegeta biblico, ben si sposa con l intenzione dell io lirico di elogiare la sua donna in quanto simulacro delle bellezza delle letras. Peire d Alvernhe, in Abans que.il blanc puoi sion vert 119, spiega che quando la bianca cima diventa verde e vediamo fiori su di essa, gli uccelli sono pronti a cantare; proprio ora che si è diradato il freddo, l io lirico vuole recitare una poesia che la intendano i migliori. La bianchezza della neve indica la purezza della stagione invernale che sta per risplendere alla luce dell incipiente primavera: il candore della neve può indicare il parlar coperto della parola poetica e della dottrina della fin Amor120. La donna, se è immagine Cfr. R. Antonelli, Il piacere dell'oscuro, cit. in A.A.V.V., Obscuritas, cit. in merito alla parola oscuro come veicolo di illuminazione interiore; Cfr. M. Mocan, Un cuore così illuminato, cit. in merito al valore di natura religiosa nel contrasto tra parola chiara e parola oscura. 115MARCABRU, A l alena del vent doussa, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 116 Cfr. P. ZUMTHOR, Essai de poétique médiévale, Paris, 1972 (trad. it. a cura di M. Liborio, Semiologia e poetica medievale, Milano, 1973). 117GUGLIELMO IX, Farai chansoneta nueva, ed. Pasero 1973. 118B. BRUNO, Marbodo di Rennes, I lapidari. cit.; O. Scarpati, Retorica del trobar, cit. 119 PEIRED ALVERNHE, Abans que.il blanc puoi sion vert, ed. Fratta 1996. « Abans que.il blanc puoi sion vert | Ni veiam flors en la cima, | qan l auzeil son de chantar nec, | q us contra.l freig no s esperta, | adoncs vuoill novels motz lassar | d un vers qu entendant li meillor, | qe.l bes entrels bos creis e par. » 120 R. Antonelli, Il piacere dell oscuro, cit. in merito alla connessione tra oscurità nelle Scritture e trobar clus . 114 16 della poesia e delle Sacre Scritture, è velata nel suo parlar coperto, ma il poeta-amante, spinto dal desiderio verso di lei, può giungere a scoprire e rivelare la natura delle parole. Bernart de Ventadorn in Pois preyatz me senhor121 spiega che il corpo della donna non è definito solo dal colore bianco, ma anche da altri aggettivi che possono essere riferiti al canto poetico («Qu'eu la manei e bai | Et estrenha vas me | So cors blanc, gras e le»). La poesia diventa liscia, delicata e gentile come la pelle di midons. Pur qualificando il corpo per la sua perfezione esteriore, il riferimento al colore bianco può indicare la perfezione interiore della donna e del canto poetico122. Il poeta-amante soffre poiché si rende conto che la sua donna non si mostra benigna nei suoi confronti: nel processo di limatura poetica, egli si rende conto che non potrà rendere mai il suo componimento perfetto. In Entre gel vent e fanc scrive Raimbaut d Aurenga che i suoi occhi ritornano bianchi quando rivolgono l attenzione alla gioia d Amore, ma il suo animo è pieno di terrore cosicché la gente si rende conto di ciò che lo tormenta. («Que sempre·m tornon l'oil blanc, | E·l cors, qu'est esglai mi presta, | Fail tro c'om la cara·m venta | Can mi soven, dompna genta, | Com era nostre jois verais |Tro lauzengiers crois e savais | Nos loigneron ab lor fals brais»). 123 Egli pensa ancora alla sua grande gioia prima che i malvagi lauzengiers sparlarono di lui e portarono il loro rapporto a spezzarsi: il poeta-amante, immerso nella contemplazione delle belle lettere, sembra cogliere l ombra della propria condizione imperfetta rispetto alla dottrina. 3.4 Il colore blu è quello meno impiegato dai trovatori. La parola deriva dal latino flavus e dall antico tedesco blao, che stavano ad indicare il giallo, colore della luce solare. Il blu era tra i Greci il cyanos, che è il colore della sofferenza. Neanche per i Romani aveva connotazione positiva ed era considerata la tinta dei barbari. Non era neanche considerato un colore a sé, ma era variazione su bianco, verde o nero.124 )l blu nell antico occitano era diventato ambivalente: rimaneva l antica connotazione melanconica, che era già associata al greco cyanos, ma non aveva connotazione negativa così forte come nell antica Roma. Il blu nella cultura germanica era diventato anche colore della purezza. Se flavus nell antica Roma indicava il giallo ed era accostato da un punto di vista semantico alla luminosità, il blau, che ricalca quella parola latina, indica anch esso una tonalità pi‘ luminosa rispetto a quella percepita dai Romani come colore dei barbari. Per la sua maggiore luminosità rispetto al passato classico, i popoli germanici accostano il blu alla Vergine. 125 Peire d Alvernhe è il primo trovatore in cui è attestata la parola blau. In Belh m es qu ieu faiss hueymais un vers126 il poeta-amante si scaglia contro i lauzengiers e dice che sono falsi, screanzati e 121BERNART DE VENTADORN, Pois preyatz me senhor, ed. Appel 1915. Cfr. C. Bologna, Orazio e i trovatori, cit. in merito alle analogie tra l'ars poetica oraziana e la retorica dei primi trovatori. 123RAIMBAUTD AURENGA, Entre gel vent e fanc, ed. Pattison 1952. 124 M. PASTOUREAU, op.cit. 125ID., ibid. 126 PEIRED ALVERNHE, Belh m es qu ieu faiss hueymais un vers, ed. Fratta 1996: « Aquist engres, envers, estrait | Fals e flac filh d'avols paires, | Felo, embronc, sebenc, mal fait, | Sers ressis, nat d'avols maires, | Malastros paubr' escudelha, | Volpillos, blau d'enveja, sec, | Fan que quascus aprent un quec, | Don nays e bruelha-l pustelha. » 122 17 bastardi, nati sotto una cattiva stella (malastros):127 coloro che sparlano dell amore della donna con il poeta sono come gli illitterati che non comprendono la bellezza della poesia lirica. Il poeta-amante chiama i lauzengiers volpi blu d invidia: il colore ha una connotazione psicologica molto forte 128 e sembra indicare la roïll, il peccato e la malvestatz d animo. Il blu può essere rappresentato anche dalla parola azur: questo termine occitano è calco del nome arabo – diffusosi nel XII secolo al di là dell area iberica – di una pietra preziosa, al-lazward, oggi conosciuta con il nome di origine mediolatina lapislazzuli. La parola azur fu coniata in Occitania e in Francia per descrivere una tonalità di blu presente negli stemmi araldici di alcune casate nobiliari129. Il termine è presente in sole due poesie: la prima di Giraut de Bornelh è Nulla res. Il poeta-amante afferma in questa lirica che a nulla serve il canto se esso non ha razon e lezer e loc e sazo de qe chan; quanto più il canto porta verità e virtù, tanto più creis ma benanansa: la poesia affinata da un punto di vista retorico e morale raffina anche l animo dell amante. Il poeta mostra il proprio bos sabers per lamentarsi, ma si rifugia nella buona speranza, finché può sopravvivere. In Nulla res la contrapposizione tra clar e scur130, euforia e disforia131, colori luminosi e opachi appare analogo a quella tra levità e chiusura, leu e clus, il primo con valenza euforica e il secondo con valenza disforica «Que r ai be razon e lezer» v.3 | «Clau ab bon esperansa», v. . )l poeta-amante Giraut sente di essere stato meno vile di molti altri amanti, poiché, nonostante la tristezza, è rimasto in bon azur, in uno stato d animo malinconico, ma sopportabile, che gli ha permesso di rimanere in vita («Qu'estanhs folhatz | Es mes soven sotz bon azur | Per que melhs tenh'e que mais dur»)132. L azur indica un tipo di tristezza ammissibile che ha permesso il poeta-amante di servire la propria donna, nonostante egli fosse vicino alla morte. L azur ben si connette all ambivalenza dei sentimenti del poeta-amante: esso è un colore né troppo chiaro né troppo scuro che ben si associa ad una malinconia che è dibattuta tra un senso di serenità e un senso di inquietudine. 3.5 Il termine vaire è strettamente connesso al lemma color, poiché indica più sfumature cromatiche. L accostamento tra pi‘ colori nella cultura classica aveva un accezione negativa e indicava corruzione e grossolanità: l architettura greco-romana degli edifici più importanti era infatti solitamente monocroma133. Nella cultura germanica l accostamento tra colori di natura diversa può avere connotazione positiva, se esso è associato alla luminosità del sole. La cultura occitanica associa al termine vaire connotazione positiva o negativa a seconda che esso indichi maggiore o minore lucentezza. La parola è innanzitutto attestata in Marcabru, nella canzone Al son desviat chantaire: il poeta si lamenta di come nel secolo in cui vive non ci sia amore puro e vero, per cui la fin Amors è diventata una pratica sociale in base alla quale è giustificato l adulterio e non un rapporto esclusivo tra una nobildonna e un cavaliere 127 Cfr. W. Pattison M. PASTOUREAU, op.cit. 129 C.N. ELVIN, A Dictonary of Heraldry, Richmond, 1889. 130 A. RONCAGLIA, Trobar clus: discussione ancora aperta, cit. 131 Cfr. P. ZUMTHOR 1973, p.211 in merito al valore delle antinomie nella lirica trobadorica. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit. analizza il valore euforico e disforico delle antinomie presenti in Ar no vei luzir solelh di Bernart de Ventadorn e di Can ve qe clars di Raimbaut d Aurenga. 132 GIRAUT DE BORNELH, Nulla res, ed. Sharman 1989. 133 M. PASTOUREAU, Couleurs, Images, Symboles, Paris, 1989. 128 18 innamorato di lei134(«Qui a drut reconogut d'una color | Blanc lo teigna, puois lo deigna ses brunor! | C'amors vair' al mieu veiair' a l'usatge trahidor»).135 Marcabru insiste sul fatto che i fini amanti devono servire solamente una donna e devono essere di una color : la donna deve avere un amante blanc ses brunor, cioè bianco, candido e puro senza macchia. Amors vaire, cioè l amore variopinto , è tipico dei trahidor e delle persone disoneste: le donne già sposate non devono tradire i loro mariti con più amanti e i fini amanti non devono assumere come pretesto il codice cortese per avere più donne136. Una color indica la purezza dell amore vero, che ben esplica quella che il poeta-amante ha nei confronti della dottrina poetica vera137 e della parola . Se l amore non è rivolto verso un solo amante, nascono alle coppie figli multicolore, cioè bastardi («Eras naisson dui poilli | Beill, burden, ab saura cri | Que.is van volven de blanc vaire | E fan semblan aseni! | Jois e Jovens n'es trichaire | E malvestatz eis d'aqui»).138 Marcabru deride i mariti stupidi («Moillerat, ab sen cabri»), i quali pensano che le mogli siano state al sicuro nei propri letti («Don lo cons esdeven laire!») e gioiscono che i nuovi nati gli sorridano, ignari di non esserne padri. («Que tals ditz : mos fills me ri | Que anc ren no.i ac a faire: | Gardatz sen ben bedoi»). Il poeta-amante sovrappone all idea dell amore adulterino l idea di una poesia corrotta, poiché non portatrice di verità morali, ma solamente composta per piacere all orecchio dell ascoltatori139. Purtroppo molti poeti scrivono poesie immorali parlando in maniera turpe, così come i lauzengiers coltivano l uso della parola per scopi deplorevoli, per il mal retraire del poeta e del suo rapporto esemplare con la sua donna, che può essere simbolo della poesia raffinata. Un altro dei primi trovatori in cui è presente la parola vert è Peire d Alvernhe. Ne L airs clars e.l chans dels auzelhs il poeta-amante non deve essere geloso dell immensità della sua donna ma deve solamente contemplarla da lontano140; si deve donare alla dottrina con tutto se stesso e senza invidia, definita vaire, cioè variopinta e corruttibile («Que-l sieus ioys gensetz esiau | Selhuy qui-l s'autreya |Senes fenh'e semblant brau | E ses vair'enveya | qu ades a quasqus iornau | sai viu e verdeya | sa valors ab ver lonc lau, | cui totz pretz sopleya»)141;. La gioia derivata dall esperienza mentale rallegra colui che le si abbandona senza finzione e duro sembiante «senes fenh e semblant brau» e senza inconstante desiderio «vair enveja»). )l valore della donna vive e verdeggia : Verdeja è in rima con enveja, due termini in forte contrasto semantico, il primo di natura euforica e il secondo di natura disforica 142 . In Cantarai d aquest trobadors Peire d Alvernhe dà un accezione fortemente negativa ai vestirs vertz ni vars che donano i nobili E. KÖHLER, Sociologia della fin Amor, op. cit. MARCABRU, En abriu, s'esclairo.il riu contra.l Pascor, ed. cit. 136 Cfr. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, introduzione e traduzione a cura di M. Mancini, Padova, 1976; cfr. C. D I GIROLAMO, I trovatori, Torino, 1989. 137 Cfr. R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, cit., p.50 in merito alla sovrapposizione tra Amore per la donna e parola poetica. 138 MARCABRU, Dirai vos en mon lati, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 139 Cfr. G. ERRANTE, op. cit. in merito alle influenze religiose sulla poesia di Marcabru; E. KÖHLER, Sociologia della fin Amor, op.cit. in merito al valore morale della poesia marcabruniana. 140 Cfr. L. Spiterz in merito all amor de lonh rudelliano e alla sua influenza sui trovatori successivi. 141 Cfr. P. D ALVERNHE, L airs clars e.l chans dels auzelhs, ed. Fratta 1996, vv. 49-56. 142 Cfr. P. ZUMTHOR 1973, p.211 in merito al valore delle antinomie nella lirica trobadorica. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit. analizza il valore euforico e disforico delle antinomie presenti in Ar no vei luzir solelh di Bernart de Ventadorn e di Can ve qe clars di Raimbaut d Aurenga. 134 135 19 avari ai trovatori. Il sesto trovatore criticato da Peire nella lirica è un certo Grimoartz143, che è cavaliere ma fa il giullare; Dio perda chi glielo permette e chi gli dona vestiti verdi, variopinti e sciatti, perché ora sarà talmente ornato che tutti diventeranno giullari. I vestiti multicolore dei giullari sono villani in confronto alla cortesia di midons, simulacro della poesia fine, la quale in Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers è vestita nel suo animo di verde come il prato e bianco come la neve. )l dompneis d'amor nei confronti di midons in lei espande e cresce come crescono le foglie di una pianta sottostante («Dompneis d'amor, q'en lieis s'espan e creis, | Plens de dousor, vertz e blancs, cum es nics! »)144; il verde e il bianco hanno una connotazione positiva perché indicano la luce solare primaverile che, sciogliendo la neve, fa spazio alla natura in fiore. Il dompneis è paragonato alla natura che d inverno è ricoperta da una coltre di neve ed è velato, come sono velate , di non facile comprensione, la risposta della donna e la dottrina della fin Amors nei confronti del trovatore145. Solo il poeta-amante che ha valori morali può cogliere la beatitudine che rivela la natura della poesia, cioè il verde che c è sotto la coltre di neve. Al poeta-amante basta vedere la sua donna per arricchirsi: il tema evangelico della povertà, vera ricchezza dell uomo, si intreccia con il tema d amor cortese146. La donna cantata da Peire è essenza della parola poetica in quanto messaggio divino di salvezza che si cela dietro le lettere, lo stesso che si coglie leggendo le Scritture. In Ar m'er tal un vers a faire Raimbaut d Aurenga spiega che la donna ha cor vaire, poiché è mal disposta nei confronti del poeta, nonostante egli sia amante solamente della sua figura («Per vos am, dompn'ab cor vaire | Las autras tant co·l mons dura, | Car son en vostra figura; | Que per als no·n sui amaire!») 147. La donna, a cui si può sovrapporre la dottrina poetica148, nonostante sia oscura, spinge il poeta a uscire dalla sua clausura e a modificare la struttura del suo canto: le («Que, per l'arma de mon paire, | Si·l vostre durs cors s'atura, | No·m tenra murs ni clausura | Q'ieu non iesca de mon aire | Mantenen | Ves tal sen | Don fort len | Me veiran mais miei paren») 149: le parole parole escur e clus sono in rapporto di perfetto parallelismo. Il poeta-amante deluso invoca Dio che lo liberi dalla sua sofferenza poiché egli è afflitto nella tristezza e nell angoscia, che è derivato dalla sua assenza di mezura, che può essere identificato con il modus di oraziana memoria («Seigner Dieus! Cum aus retraire | Tan gran ma desaventura? | Mos dols non ac anc mesura») 150. Se la donna oscura è dottrina poetica, Raimbaut cerca di plasmarla nella maniera più adeguata e senza eccessi. L'opacità di midons può rappresentare anche la dottrina di difficile comprensione delle Sacre Scritture: ciò è provato dal richiamo a Marcabru («Ar m'er tal un vers a faire | PEIRE D ALVERNHE, Cantarai d'aqestz trobadors, ed. Fratta 1996: «E-l seises, Grimoartz Gausmars, | Q'es cavalliers e fai ioglars! | E perda Dieu qui-l o cossen | Ni-l dona vestirs vertzni vars, | Que tals er adobatz semprars | Q'enioglarit se'n seran cen. » 144ID., Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers, ed. cit. : So es gaugz e iois e plazers | Que a moutas gens abellis | E sos pretz mont'a grans poders | E sos iois sobreseignoris, | Q'enseignamens e beutatz l'es abrics » 145 R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, cit., in merito al velame che ricopre la poesia marcabruniana e le Sacre Scritture. 146 In merito alle influenze del linguaggio religioso nella lirica trobadorica: C. B OLOGNA, Anima mea liquefacta est, cit.; S. GUIDA, Religione e letterature romanze, cit.; G. VALENTI, Liturgia della fin Amor, cit.; D. ZORZI, Valori religiosi nella letteratura provenzale: la spiritualità trinitaria, Milano, 1954. 147 Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, Ar m'er tal un vers a faire, ed. Pattison 1952, vv. 64-67. 148 Cfr. ID., ibid., p.50 in merito all'equivalenza tra amore per la donna e amore per la poesia lirica e per la parola. 149 Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 46-54. 150 Cfr. ID., ibid., ed. Pattison 1952, vv. 10-12. 143 20 Que ja no·m feira fraitura; | Qu'ar es enves mi escura | Cil qe·m fai mal per ben traire») 151, il quale attacca i poeti amanti con l espressione motz entrebescatz en fraitura 152. L angoscia del poeta-amante è folle, poiché il trovatore non ha avuto nulla dalla sua donna: la contemplazione della bellezza non ha finalità di natura materiale bensì spirituale: l amante vuole solamente che midons sia clemente e che si illumini per lui che è penitente a causa sua, cioè che gli dia sapienza e conoscenza. («Dolsa dompna de bon aire | No·m gitetz tant a non-cura! | Ve·us que tolt avetz dreitura | S'ab merce·l cors no·us esclaire. | Qu'ieu n'aten | Chausimen | Si·us es gen, | Si non faitz me peneden | Issir fors de mon repaire») 153. Raimbaut accosta la figura del poeta- amante a quella del penitente, facendo toccare la sfera dell amore sacro con quella dell amore profano. Il poeta-amante afferma che Dio ha perdonato anche chi è ingannatore e malvagio, per cui anche lui si aspetta di ricevere mercé da midons («Dompna, cel qui es jutgaire | Perdonet gran forfaitura| A cel – so ditz l'escriptura – | Qe era traicher e laire!») 154. Se la donna amata è immagine speculare della parola delle liriche e delle Scritture, il poeta è conscio che la sua anima di peccatore, che è rinchiusa in un corpo mortale, non potrà mai giungere a cogliere la vera beatitudine 155. 4. CONCLUSIONI. Il corpus lirico trobadorico analizzati è un elogio alle belle lettere, la cui fruizione rende migliore l animo del poeta-amante. Il trovatore rende argomento del suo poetare il proprio labor limae mediante diverse immagini: i paesaggi con erba, alberi, rivi, uccelli sono simulacri del suo lavoro di affinamento retorico e allo stesso tempo di affinamento interiore. I colori sono le figure retoriche, che rappresentano l affinarsi del canto poetico che tende all amor de lonh nei confronti di una purezza che è tensione verso l assoluto. ) colori sono simboli di assenza o presenza di luce, e rimandano sempre a questa idea di vicinanza o lontananza del poeta dall arte e dalla dottrina. La poesia deve essere espressione della dottrina della fin Amors, alla quale è possibile sovrapporre, oltre che l amore per la poesia lirica, quello per le Scritture. Le Bibbia e l arte poetica classica sono le fonti principali del canto che deve avere contenuto morale da veicolare. ) moti d animo del poeta sono manifestati da paesaggi in fiore nel momento della gioia e da paesaggi oscurati nel momento della tristezza soprattutto nelle poetiche di Raimbaut d Aurenga e Bernart de Ventadorn: entrambi si fanno testimoni di una poesia del dolore e della rinuncia, inasprita nei momenti lirici in cui la donna, e quindi l arte poetica stessa, non può essere colta appieno dall io lirico. )n un momento storico in cui è superato il dibattito tra i poeti appartenenti al trobar leu e al trobar clus , le parole leu e clus convivono in una stessa poesia, come in quella di Giraut de Bornelh, in Nuilla Res: nella strofe in cui prevale l euforia, e quindi la luce, il poeta manifesta la sua levità nel comporre, mentre nella Cfr. ID, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 1-3. Cfr. MARCABRU, Per savi teing ses doptanza, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000 ; R. ANTONELLI, ibid. 153 Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 37-45. 154 Cfr. ID, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 55-58. 155 Cfr. E. DE MARTINO, Il mondo magico, Torino, ; nell ed. , cfr. p. sul bisogno di risarcire la crisi della finitudine dell essere. 151 152 21 strofe in cui prevale il dispiacere il poeta afferma di essere clus, chiuso in se stesso, ma con buona speranza. L opposizione tra i termini clus e leu è un esempio di altre antinomie presenti nelle liriche dei trovatori: l accostamento tra parole chiave come bas/aut; joy/paor, rivela un opposizione semantica tra due termini, di cui uno euforico e l altro disforico. Tutto ciò avviene in un cromatismo di contrasti che riconduce la natura della lirica trobadorica a un antinomia tra luce e oscurità, volta alla manifestazione di molteplici colori nelle armoniche sfumature di tonalità differenti. 4. BIBLIOGRAFIA. FONTI ARNAUT DANIEL: ARNAUT DANIEL, L aur amara, a cura di M. Eusebi, Parma, 1995. BERNART MARTI : F. 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MARCO DI CAPRIO CROMATISMI NELLA LIRICA TROBADORICA A Francesco Antonio (1946-2011), «[...] il padre mio e de li altri miei miglior che mai rime d amor usar dolci e leggiadre» (Purg., canto XXVI, vv.97-99) « "O frate", disse, "questi ch io ti cerno col dito", e additò un spirto innanzi, "fu miglior fabbro del parlar materno" ». (Purg. Canto XXVI vv. 115-117) INTRODUZIONE ) colori nella poesia dei trovatori possono essere ricondotti all idea oraziana di colores rethorici , espressione impiegata dal poeta latino per indicare le figure retoriche1. In una delle sue più celebri liriche Guglielmo IX scrive: «Ben vuelh que sapchon li pluzor | D'un vers, si.s de bona color | Qu'ieu ai trag de mon obrador»2. )l poeta vuole adornare il proprio canto con bei colori , cioè con figure retoriche preziose. )n Er vei vermeills, vertz, blaus, blancs, gruocs Arnaut Daniel impiega lo stesso stilema: «er vei […] i.l votz dels auzels son e tint | ab doutz acort matin e tart: | so.m met en cor qu ieu colore mon chan»3. Il poeta latino nella sua Ars poetica esprime un concetto simile: «Discriptas servare vices operumque colores |cur ego, si nequeo ignoroque, poeta salutor?»4. Il poeta-amante deve colorare mediante figure retoriche il proprio canto poetico : i trovatori, in quanto letterati, erano formati sugli autori classici come dimostra Curtius nel suo Regesto5. )mpiegano immagini di derivazione classica: la foglia, il fiore, gli alberi, il giardino, l incontro con la dama nel vergier sono tutte immagini topiche in un percorso di imitatio classicamente inteso.6 I Cfr. C. BOLOGNA, Orazio e l'ars poetica dei primi trovatori, in «Critica del testo», X / 3, 2007, p.75; Cfr. E. R. C URTIUS, Letteratura europea e medioevo latino, cap II, § 5, Autori letti nelle scuole, pp. 58-64. 2 Cfr. Guglielmo IX, Ben vuelh que sapchon li pluzor, ed. Pasero 1973. 3 ARNAUT DANIEL, Er vei vermeills, vertz, blaus, blancs, groucs, ed. Eusebi . D ora in poi citerò in questo modo le numerose edizioni critiche dei trovatori che ho impiegato. Riporto l intera prima cobla della lirica in questione: «Er vei vermeills, vertz, blaus, blancs, gruocs | vergiers, plais, plans, tertres e vaus; | e.il votz dels auzels son e tint | ab doutz acort maitin e tart: | so.m met en cor qu ieu colore mon chan | d un aital flor don lo fruitz si.amors | e jois lo grans e l olors d enuo gandres». 4 ORAZIO, Ars poetica, vv.86-92 in Epistole e Ars Poetica, a cura di U. Dotti, Milano, 2008: «Discriptas servare vices operumque colores |cur ego, si nequeo ignoroque, poeta salutor? |Cur nescire pudens prave quam discere malo? |Versibus exponi tragicis res comica non vult; |indignatur item privatis ac prope socco |dignis carminibus narrari cena Thyestae. |Singula quaeque locum teneant sortita decentem.»; Cfr. C. BOLOGNA, ibid. 5 Cfr. C. BOLOGNA, ibid.; Cfr. E. R. CURTIUS, Letteratura europea e medioevo latino, cap II, § 5, Autori letti nelle scuole, pp. 58-64. 6 Cfr. O. SCARPATI, Retorica del trobar, Roma, 2008,p.37. La Scarpati analizza la struttura delle comparazioni trobadoriche in cui ritrova la riprosizione di strutture mutuate dalla retorica greca e latina. 1 1 trovatori potrebbero aver ripreso gli stilemi di Orazio, che rinnova il rapporto tra lingua e idee, riuscendo a coniare nuove parole facendo ricorso a metafore ingegnose (callidae iuncturae)7. Il tema del colore è connesso inscindibilmente con quello della retorica: così come la pietra preziosa la si affina affinché emani luce, così il poeta affinerà la sua lirica per renderla lucente e dai bei colori. )l colore della poesia, cioè il lavoro retorico effettuato sulla poesia, da scuro diventa chiaro; anche l animo dell amante, da scuro diventerà chiaro, dopo che egli sarà riuscito a cogliere la beatitudine della fin Amors.8 )l lavoro retorico potrebbe essere paragonato all affinamento di una pietra preziosa, che ulteriormente lavorata mediante il processo di esmerar dà origine a una bellezza raffinata, proprio come quella della donna amata. Scrive infatti Guglielmo in Mout jauzens me prenc en amar: «Mas si anc nuill jois poc florir, |Aquest deu sobretotz granar | E part los autres esmerar, | Si com sol brus jorns esclarzir»9. Il joy d'Amor per la poesia la rende, da grezza e oscura a lucente, così come il giorno prende il posto della notte. Il binomio chiarezza e oscurità caratterizza il processo di affinamento della poesia, che ispirata dal paesaggio esteriore è assimilata nell interiorità del poeta, il quale può mediante il labor limae10su di essa compiere un labor limae su se stesso, cioè affinare il proprio animo. Il poeta-amante osserva e interiorizza il paesaggio naturale che è simulacro dei suoi stati d animo in un processo che presenta analogie con la teoria aristotelica del fantasma mutuata dai vittorini: l oggetto interiore nasce dal connubio tra immagine visiva sensibile e immagine mentale.11 )l processo dell innamoramento dei trovatori è affine a quello dei mistici: l'immagine della donna e quella del divino passano attraverso gli occhi sotto forma di spirito fino al cuore, dove ha sede l immaginazione che rende astratta l'immagine visiva.12 Le espressioni impiegate dalla lirica cortese per descrivere midons sono spesso mutuate dal linguaggio della mistica cristiana.13 Il lavoro retorico non è solamente il mezzo di cui si serve il poeta per migliorare il suo componimento, ma diviene argomento della lirica mediante un flusso di immagini rielaborate Cfr. C. BOLOGNA, ibid., p.178. Cfr. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, Padova, , p. . L amore per Giraut de Bornelh, grande teorico della fin Amors di stampo marcabruniano, è un esperienza interiore: basta un-amore venerazione nei confronti della propria donna per ottenere tutte le virtù. La soddisfazione immediata di desideri troppo arditi porta solo una brutale sensualità fine a se stessa. 9 Cfr.GUGLIELMO IX, Mout jauzens me prenc en amar, ed. Pasero 1973 : «Mout jauzens me prenc en amar | un joy don lus mi vuelh aizir; | e pus en joy wuelh revertir | ben dey, si puesc, al mielhs anar, | quar mielhs onra.m estiers cujar | qu om puesca vezer ni auzir». 7 8 Cfr. C. BOLOGNA, Orazio e l'ars poetica dei primi trovatori, in «Critica del testo», X/3, 2007, p.175. ID., ibid. ; G. AGAMBEN, ibid. ; C. LUCKEN, L imagination de la dame.Fantasmes amoureux et poésie courtoise, in «Micrologus» VI/2, 1998, pp. 201-223 ; R. KLEIN, ibid., p.30-34. 12 Cfr. C. BOLOGNA, Anima mea liquefacta est: sulla presenza dell allegorismo vittorino nei trovatori, in Percepta rendere dona: studi di filologia per Anna Maria Luiselli Fadda, Firenze, 2010, pp. 32-52. 13 C. BOLOGNA, ibid. ; A. PULEGA, Amore cortese e modelli teologici : Guglielmo IX, Chrétien de Troyes, Dante, Milano, 1995; J. LECLERCQ, L amour des lettres et le désir de Dieu. Initiation aux auteurs monastiques du Moyen Âge, Roma, 1957. (trad. It. Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medioevo, Firenze, 1965); Cfr. P. DRONKE, ibid., pp.76-80; R. KLEIN, La forme et l intellegible: écrits sur la Renaissance et l art moderne, Paris, 1958. La forma e l intellegibile. Scritti sul Rinascimento e l arte moderna, trad. it. a cura di R. Federici, Torino, 1970; A. PULEGA, ibid.; p.46: "Non possiamo inoltre non riconoscere nel discorso teologico medievale la presenza di due caratteristiche fondamentali della fin'Amor: lo schema trinitario tra amante, midons e maritz o gelos, e il paradigma dell'amor de lonh." ID. 1995, p.49: "Guglielmo di San Thierry, nel De natura et dignitate amoris, fa dell'amore una scienza ricorrendo alla dottrina agostiniana della memoria" 10 11 2 dall'immaginazione poetica. Arnaut Daniel scrive: «Doutz braitz e critz | lais e cantars e voutas | aug dels auzels qu en lur latin fant precs | qecs ab sa par, atressi cum no fam | a las amigas en cui entendem» 14. Gli uccelli cantano e fanno precs nella loro lingua: la parola latin indica la lingua per eccellenza, la lingua raffinata e pura, degna della preghiera. I volatili emettono tanti tipi di cinguettii (braitz, critz, lais, cantars, voutas) così come i poeti compongono tanti generi diversi (canso, tenso, retroencha, estampida, etc.). Gli auzels, a loro volta, con la propria compagna sono da identificare con i trovatori che sono in compagnia della propria dama. Se i volatili cantano in compagnia, anche i poeti lo fanno in compagnia, e se i primi cantano d Amore, anche i secondi cantano d Amore. 1.Per comprendere il ruolo dei colori nella poesia occitanica appare opportuno analizzare il ruolo della luminosità, condizione sufficiente e necessaria per la manifestazione dei colori. Il tema della lucentezza del paesaggio naturale è presente in una lirica di Jaufre Rudel, Quan lo rius de la fontana. Se il sole rischiara la fontana, appare anche il fiore cristallino, che è immagine dell amore per midons («Quan lo rius de la fontana |s esclarzis, si cum far sol, |e par la flors aiglentina»). Accanto al fiore appare l usignolo, che è immagine del poeta, che fa volf e refranh, cioè intona un canto che deve essere aplanat e afinat («e·l rossinholetz el ram | volf e refranh ez aplana | son dous chantar et afina, | dreitz es qu ieu lo mieu refranha»)15. Scrive Chiarini in merito: «La stagione è definita con le parole di Guglielmo IX (rius e fontanas esclarzir, da Pos Vezem per poi istituire un parallelismo con il canto dell usignolo, voce e melodia della primavera, e il canto umano, voce e melodia dell amore.»16 Il lucente paesaggio naturale descritto dal poeta si configura come simulacro del suo lavoro retorico e del suo affinamento compiuto sulla poesia lirica. Ne A la fontana del vergier il poeta-amante spiega che nel giardino dove l erba è vertz ha trovato una ragazza sola, non accompagnata, sdraiata sotto ad un albero, tra fiori bianchi. La giovane si lamenta perché il suo amante è in Terrasanta, nella schiera dei crociati al servizio del re Luigi di Francia. Per la lontananza di lui, il dolore le si è radicato nell animo.17 La donna, se rimarrà nella sua aria cupa e triste, vedrà i propri colori sfiorirsi «Quant ieu l'auzi desconortar, | Ves lieys vengui josta.l riu clar: | Belha, fi.m ieu, per trop plorar | Afolha cara e colors!»)18.All oscurità del pianto il corteggiatore, che non può possedere questa donna e non può ravvivarne i colori, il trovatore contrappone la gioia che avrà da donare alla donna. Se provo a sovrapporre i colori del viso di midons ai colori della poesia lirica, la donna descritta da Marcabru diventa personificazione del canto poetico.19 La poesia lirica hai bei colori , cioè begli artifici retorici, solo se il trovatore può accostarsi a essa con la dottrina della fin Amor. Per Marcabru la poesia deve essere Cfr. ARNAUT DANIEL, Doutz braitz e critz, ed. Eusebi 1995. JAUFRE RUDEL, Quan lo rius de la fontana, ed. Chiarini 1985. 16 ID., ibid. 17 ID., ibid., vv.22-28, ed. cit: «Ab vos s'en vai lo meus amicx, | Lo belhs e.l gens e.l pros e.l ricx! | Sai m'en reman lo grans destricx, | Lo deziriers soven e.l plors. | Ay mala fos reys Lozoicx | Que fay los mans e los prezicx | Per que.l dols m'es en cor intratz.» 18 ID., ibid., vv. 29-32, ed. cit. Marcabru continua poi: «E no vos cal dezesperar, | Que selh qui fai lo bosc fulhar, | Vos pot donar de joy assatz». 19 MARCABRU, ibid., vv. 36-42, ed. cit: «Senher, dis elha, ben o crey | Que Deus aya de mi mercey | En l'autre segle per jassey, | Quon assatz d'autres peccadors! | Mas say mi tolh aquelha rey | Don joys mi crec! mas pauc mi tey | Que trop s'es de mi alonhatz.» 14 15 3 pulita dalla fals amistat20 e deve racchiudere in sé la chiarezza interiore del perfetto amante in contrapposizione all oscurità degli ipocriti immorali e degli adulterini, che fingono di essere seguaci della dottrina della fin amor21. In Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers Peire d Alvernhe, molto sensibile alla tematica religiosa, contrappone in maniera netta la sfera della lucentezza con quella dell'oscurità. Il poeta-amante afferma che, quando il giorno diventa breve e le sere si allungano e quando si offusca l aria, egli vuole che ramifichi e germogli il suo sabers di una nuova gioia: « Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers, | Qan la blanc'aura brunezis, | Vuoill que branc e bruoill mos sabers | D'un nou ioi qe-m fruich'e-m floris! »22. Il sabers diviene 'gioioso' poiché il poeta vede schiarirsi le querce dalle dolci foglie («Car del doutz fuoill vei clarzir los garrics, | Per qe-retrai entre-ls enois e-ls freis | Lo rossignols e-l tortz e-l gais e-l pics »).23 La metafora naturalistica del sapere che ramifica e germoglia ha funzione di conferire vitalità a un paesaggio scarno: il mondo interiore della conoscenza è superiore al mondo esteriore della materialità e della corruttibilità.24 Il poeta-amante contrappone il suo bos sabers, la sua arte', germogliata grazie alla dottrina della fin'Amors a un paesaggio pallido e oscuro. L espressione blanc aura si oppone al termine brunezis e brunezis si oppone poi al sostantivo clarzir in un gioco di contrasti cromatici. L'antinomia tra chiarezza e oscurità fa parte di quelle opposizioni che intrecciano il discorso della fin'Amors, come cortes/vilan, sens/folatge o faux/fin.25 In Si co-l soleilhs per sa nobla clardat Rigaut de Berbezilh scrive che il sole con la sua luminosità quanto più è in alto tanto più dà calore. Con il suo ardore tormenta i luoghi più bassi che non quelli alti, che sono per il vento più temperati («Si co-l soleilhs per sa nobla clardat | Hon plus aut es mais dona de calor | E-ls plus bas luocz destreinh mais per s'ardor | Que-ls autz, car son pe-ls vens plus atemprat»). Allo stesso modo la donna amata dal poeta, casta, pura, alta di pregio, tanto più lo tormenta, perché lo trova umile e non del tutto adatto al servitium amoris26 («Tot atressi ma donna, casta, pura, | Auta de pres, destreinh me plus formen, | Que-m trobas bas et a tot son talen»)27. Se al sole sovrappongo la luce della poesia, essa può dare nobile candore e purezza ai poeti che sono in alto, cioè che hanno bos sabers e artifici retorici tali da rinnovare il dettato poetico, mentre stringe e cuoce gli altri poeti che non sono temprati dalla vera dottrina poetica. Molto forte la contrapposizone tra la lucentezza della donna («Auta de pres» e l oscurità del trovatore («Que-m trobas bas»), che può solo mirare alla fin'Amor per potersi elevare da un punto di vista spirituale. Un altro esempio di contrapposizione tra la sfera della chiarezza e quella dell'oscurità ci è fornita da Raimbaut d Aurenga, che intesse rare, oscure e segrete parole: («Cars, bruns e tenhz motz entrebesc! | El son esviat chantaire, vv.1-6, ed. cit. : «El son d esviat chantaire, | veirai si pusc un vers faire | de fals amistat menuda, | c aissi leu pren e refuda, | puois sai ven e lai mercada, | e morrai si no·m n esclaire». 21Cfr. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, Padova, 1976. 22 Cfr. PEIRED'ALVERNHE, Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers, ed. Fratta 1996 23 ID., ibid., ed. Fratta 1996. 24 Cfr. note alla lirica della precedente ed. DEL MONTE 1956, p.74 di Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers. 25 Cfr. P.ZUMTHOR, Essai de poétique médiévale, Paris, 1972 (trad. it. a cura di M. Liborio, Semiologia e poetica medievale, Milano, 1973), p.211. 26 P. CHERCHI, Andrea Cappellano, i trovatori e altri temi romanzi, Roma, 1979: Cherchi spiega in che cosa consiste il servitium amoris. 27RIGAUT DE BERBEZILH, Si co-l soleilhs per sa nobla clardat, ed. Varvaro 1960. 20ID., 4 Pensius-pensanz enquier e serc | Com si liman pogues roire | L'estraing röill ni·l fer tiure, | Don mon escur cor esclaire»).28 Il termine brun in occitano non rimanda propriamente all oscurità, ma all idea di opacità. Cars potrebbe indicare l idea di 'dolci' parole, mentre entrebescatz indica con valenza negativa artificiosità. Cars, bruns e tenhz sono tre termini riferiti alla parola poetica e indicano un opposizione semantica tra di loro in una moderata gamma di chiaroscuri. Meditando in maniera assorta, il poeta prova a eliminare dal suo animo il mot de röill29, che indica il pechat criminaus che seguono i seguaci della fals Amor. Nell'impiego del mot de röill di stampo marcabruniano Raimbaut fa velatamente riaffiorare nella sua lirica la tematica religiosa. Se il trovatore tesse parole preziose, opache e segrete, egli redige termini di natura diversa così come sono di natura diversa i suoi sentimenti e le sue emozioni («Cars, bruns e tenhz motz entrebesc | […] | Per qu'ira e jois entrebesca»). Il lavoro per sublimare questi sentimenti contrastanti è il labor limae della poesia («Pensius-pensanz enquier e serc | […] | L'estraing röill ni·l fer tiure» .30 Un ramo della tradizione trasmette la lezione clars per car: da un punto di vista contenutistico, la variante clars completerebbe, nel verso, un articolata suggestione luministica, insieme a «brus» e «teinhz»: i motz Raimbaut «ricoprirebbero l intera gamma delle possibilità cromatiche delle figure retoriche durante il processo di labor limae sul testo poetico» (Milone) 31. In Car vei qe clars, Raimbaut spiega che alla donna amata non è mai chiara , cioè non si rivela mai, e fa il poeta piangere, o meglio provoca in lui lez sospirs, felici lamenti («Ges no m'es clars | Ni m'esquiva | Est jois, don faz lez sospirs, | Ni sai s'anc mi valc mos dirs | Ni mi noc e tem qe·m viva | Enaisi trop lonjamens | L'amors qe·il tenc meja gaia. || Mos cors es clars |E s'esmaia! |Aici vauc mestz grams-iauzens, | Plens e voigz de bel comens; | Qe l'una meitatz es gaia |E l'autra m'adorm cossirs |Ab voluntat mort'e viva»)32. Il contrasto tra lemmi connessi al campo semantico della gioia (jauzirs, gaugz; gaia) e a quello della tristezza (faillirs; temers; espaventz) è materia linguistica, ambigua e di difficile comprensione, che può essere illuminata da un processo di rischiaramento interiore tramite il dialogo con Dio.33 Non è escluso che da questa dicotomia tra linguaggio oscuro e linguaggio illuminato da Dio nasca la poesia ossimorica di Raimbaut. «La paraul escura (il mot brun, secondo la sottile riformulazione di Raimbaut d'Aurenga) e il trobar clus possono diventare, senza contraddizione, dei veicoli di illuminazione interiore, e contemporaneamente prendere origine in un cuore che si è rischiarato » M. Mocan . 34 AURENGA, Cars, douz e fenhz del bederesc, vv.1- ; ed. Pattison . La cobla così continua: Tot can jois genseis esclaira |Malvestaz röill'e tiura |E enclau Joven e serga |Per qu'ira e jois entrebesca. 29 A proposito del mot de röill si vedano i testi di Marcabru commentati da A. Roncaglia in rivista (si possono consultare l'elenco bibliografico e i testi nel sito www.rialto.unina.it). 30Per una discussione testuale della lezione cars e della variante clars in questo verso rambaldiano cfr. M. P ERUGI, Linguistica e trobar clus, in «Studi medievali», 3° serie, XXXVIII 1997, pp. 341-375. 31Cfr. L. MILONE, El "trobar envers" de Raimbaut d'Aurenga, Barcelona, 1998. 32CFR. RAIMBAUT D'AURENGA, Car vei qe clars, ed. Pattison 1952, vv. 15-28. 33Cfr. M.MOCAN, Un cuore così illuminato. Etica e armonia del canto nella poesia dei trovatori(Bernart de Ventadorn, Marcabru, Raimbaut d Aurenga), in Miscellanea Antonelli, in corso di stampa. 34Cfr. ID., ibid. 28RAIMBAUTD 5 Bernart de Ventadorn, in Ara no vei luzir solelh, 35 finalmente vede i raggi del sole tornare a irradiarsi nel suo animo, poiché essi si erano oscurati nel mondo esteriore. La luce che risplende nell animo del poeta-amante è quella dell esperienza poetica («Ara no vei luzir solelh, |Tan me son escurzit li rai! |E ges per aisso no.m esmai, |C'una clardatz me solelha |D'Amor, qu'ins el cor me raya! |E, can autra gens s'esmaya, |Eu melhur enans que sordei, |Per que mos chans no sordeya»).36Molti trovatori non riescono più a rinnovare il canto cristallizzato da una morte interiore , che è riproposizione dei topoi della tradizione con un linguaggio povero da un punto di vista retorico. Quando invece gli altri si sgomentano, l io lirico è gioioso perché può cogliere un novel chant, una poesia rinnovata nello stile e nella forma. Nonostante si sia offuscata la luce del sole che illumina la terra, la chiarezza d Amore rischiara il suo animo37 (D'Amor qu'ins el cor me raya). Bernart gioca su un opposizione tra luminosità e contrasto, dalla luce all ombra, dall ombra alla luce38. Laddove molti si sgomentano – per non riuscire a conquistare il proprio oggetto d amore – l io lirico non si fa vile, e così non si svilisce il suo canto. Il poeta che segue la dottrina della fin'Amor e la morale marcabruniana trae la propria gioia esclusivamente dalla produzione e dalla fruizione del suo canto. Lo stesso Bernart in Amors, enquera.us preyar, afferma che la sua donna è tanto fresca, bella e chiara che la sua bellezza rende piacevole il giorno e rischiara la notte oscura39 (« Tant es fresch' e bel' e clara,| Qu'amors n'es vas me doptoza, | Car sa beutatz alugora | Bel jorn esclarzis noih negra!»). Se alla bellezza della donna sovrappongo quella della parola poetica, essa, se affinata retoricamente, può portare luce, cioè purezza, in un mondo poetico dove il linguaggio è manipolato dai fautori della fals Amor e dove l arte retorica è spenta, ripiegata su vecchi stilemi cristallizzati nel vuoto della loro vanità. Afferma il poetaamante di comporre solamente perché Amore, e cioè la poesia lirica stessa, gli fornisce l ispirazione: nel momento in cui il poeta-amante dice di non voler più parlare, egli nega il silenzio e porta un canto nuovo con una poesia retoricamente variata rispetto ai temi tradizionali. La poesia di Bernart, come quella di Raimbaut, si afferma attorno all antinomia tra parola e silenzio, tra gioia e tristezza, sentimento amoroso e intorpidimento interiore, luci e ombre, colori vivaci e colori spenti. Bernart non fa poesia se non riesce a rinnovarla per non eseguire il pechat criminaus di cui parla Raimbaut d Aurenga, quello del troppo parlare.40 La parola impiegata pechat ha anche una valenza di natura religiosa: la fin'Amor di stampo marcabruniano ha una valenza fortemente morale e si esprime in un linguaggio fortemente influenzato dalle Sacre Scritture41. Bernart de Ventadorn è un poeta che esalta la 35Cfr. Introduzione, in Canzoni di Bernart de Ventadorn, Roma, 2003, a cura di M. Mancini. Per le canzoni di Bernart de Ventadorn ho consultato l edizione pi‘ antica e completa, Appel , e la recente edizione Mancini 2003, che è incompleta di alcune liriche. D ora in poi farò riferimento all edizione pi‘ recente, quando in essa sono presenti le liriche che intendo citare. 36ID., Ara no vei luzir solelh, ed. cit., vv. 1-8. 37M.MOCAN, Un cuore così illuminato. Etica e armonia del canto nella poesia dei trovatori (Bernart de Ventadorn, Marcabru, Raimbaut d Aurenga), in «Miscellanea Antonelli», in corso di stampa. 38ID., ibid. 39ID., Amors, enquera.us preyara, ed. Appel 1915; vv.34-37. La cobla così continua: « Tuit sei fait on mielz cove, | Son fin e de beutaz ple! | No.n dic laus, mas mortzmi venha | S'eu no l'am de tot mo sen ! | Mas, domn', Amors m'enliama, | Que.m fai dir soven e gen | De vos manh vers avinen. » 40Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, Cars, douz e fehnz del bederesc, ed. Pattison 1952. 41 Cfr. G. ERRANTE, Marcabru e le fonti sacre della lirica romanza, op. cit. 6 spiritualità e il lato interiore del sentimento d Amore42: se la bianchezza del corpo di midons, che supera il biancore della neve, è immagine di un amore spirituale piuttosto che carnale43, la neve, cioè il mondo materiale, è scura rispetto alla donna amata44. Il mondo esteriore è inferiore, o meglio, da subordinare al mondo interiore e all esperienza spirituale. L amore, che è una cosa buona voluta da Dio, giustifica l uomo non solo ad amare il mistero trinitario ma anche midons, purché questo amore implichi un rapporto di lontananza con l oggetto amato45. Nella tradizione classica le distinzioni chiaro e scuro o bianco-nero avevano la funzione di indicare la disparità di condizione dei due amanti, una distanza che è insormontabile46. L oggetto amato deve essere lontano in maniera tale che gli animi degli amanti non siano sconvolti dalla passione e siano temperati dalla mezura47, dal modus di oraziana memoria48. L amore verso la donna può essere rapportato con l amore del fedele verso Dio: questi due tipi di rapporto implicano una disparità e una lontananza che è causa di sofferenza da parte di chi ama, il poeta-amante e il fedele. 2. Nella poesia dei maggiori trovatori i riferimenti alla chiarezza appaiono quasi sempre in connessione con quelli all oscurità. Una fonte indispensabile per comprendere la natura di questo contrasto cromatico è rappresentata dalle Scritture. Il contrasto tra luce e tenebre è presente in diversi loci biblici. «E la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l hanno compresa». E ancora nel Vangelo di Giovanni si legge che Dio «venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo di lui; egli non era la luce, ma fu mandato per rendere testimonianza della luce. Egli [la Parola] era la luce vera, che illumina ogni uomo che viene nel mondo».49Nel Vangelo di Giovanni si legge, all inizio del ))) capitolo: «in principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio» 50. La parola e le lettere sono fonte di salvezza. Le espressioni impiegate dalla lirica cortese per descrivere le bellezze dell amata e gli stati d animo che accompagnano l esperienza d amore lasciano spesso percepire echi del linguaggio religioso della contemplazione e della conoscenza divina. Questo linguaggio di natura mistica è una fonte per il lessico della lirica d amore volgare: molti poeti hanno ben presente l interpretazione allegorica del Cantico dei Cantici in cui l amore tra l uomo e la donna è allegoria dell amore tra Cristo e la Chiesa51. 42 Cfr. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit., in merito alla connessione tra il lessico religioso marcabruniano e il lessico di Bernart ; C. Bologna, Anima mea liquefacta est, cit., in merito alle analogie tra l allodoletta di Bernart e l anima contemplativa del mistico. 43 BERNART DE VENTADORN, A! Tantas bonas chansos, ed. Appel 1915. 44 Id., ibidem, vv. 36- 39: «que sos cors es bels e bos | e blancs sotz la vestidura | - eu non o dic mas per cuda – que la neus, can ilh es nuda, | per vas lei brun et escura»; Cfr. E. Kohler, Sociologia della fin Amors, Padova, 1976: il filologo spiega come i trovatori del periodo classico celebrino la fin Amors come esperienza interiore piuttosto che esteriore. 45Cfr. A. PULEGA, Amore cortese e modelli teologici : Guglielmo IX, Chrétien de Troyes, Dante, Milano, 1995, p.35 46Cfr. P. RADICI COLACE, L amore lontano in Teocrito e Virgilio, in Orpheus , , pp. -415; cfr. Id., ibid. 47Cfr. A. Pulega, ibid. 48Cfr. id., ibid., p.42 Malgrado il concetto di mezura e quello di modus siano diversi, si può parlare di continuità tra questi due concetti nel mondo cristiano e in quello classico. 49GIOVANNI III, 7-9 inLa Bibbia di Giovanni Diodati, 3 voll., Milano, 1998 50ID., 3-4, ed. cit. 51C. BOLOGNA, Anima mea, cit.; A. PULEGA, ibid.; J. LECLERCQ, L amour des lettres et le désir de Dieu. Initiation aux auteurs monastiques du Moyen Âge, Roma, 1957. (trad. It. Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medioevo, Firenze, 1965); Cfr. P. DRONKE, ibid., pp.76-80; R. KLEIN, La forme et l intellegible: écrits sur la 7 )l primo poeta che mette in evidenza il tema dell oscuro è Marcabru, da cui ha origine il dibattito tra trobar clus e trobar leu.52 Marcabru scrive in Per savi teing ses doptanza: Per savi teing ses doptanza celui qu e mon chan devina cho que chascus moz declina, si com la razos despleia, qu eu meteis sui en erranza d esclarzir paraula escura.53 L io lirico ritiene saggio senza dubbio colui che del suo canto indovina ciò che ciascuna parola significa, nel momento stesso in cui l argomento si dispiega.54 La paraula escura è quella dei trovatori rivali, quei «trobador a sen d enfanza» che vengono menzionati all inizio della seconda cobla e che sono accusati di scrivere parole intrecciate con fratture (entrebescaz de fraitura).55 I poeti rivali scrivono motz serratz e romputz solamente mostrando un procedimento fine a se stesso: Marcabru, al contrario, intende mediante la complessità esprimere verità di natura morale.56 Il luogo a cui Marcabru si riferisce è il primo capitolo dei Proverbi, vv. 5-6: «Audiens sapiens, sapientior erit; |et intelligens gubernacula possidebit.|Animadvertet parabolam et interpretationem, | verba sapientium et aenigmata eorum».57 Per Agostino le Scritture, con la loro verità nascosta, migliorano l animo dell uomo di lettere, il quale deve sforzare il proprio intelletto per poterle comprendere.58 Agostino spiega che le allegorie e le similitudini rendono la dottrina un piacere, nel mentre fanno esercitare l intelligenza del fedele, così come nelle poesie degli autori latini le figure retoriche Renaissance et l art moderne, Paris, 1958. La forma e l intellegibile. Scritti sul Rinascimento e l arte moderna, trad. it. a cura di R. Federici, Torino, 1970. 52A. RONCAGLIA, Trobar clus: discussione aperta, in «Cultura neolatina» XXIX 1969, pp. 5-55. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, introduzione e traduzione a cura di M. Mancini, Padova, 1976. 53 Cfr. MARCABRU, Per savi tenc ses doptanza, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 54 A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro. Atti del 28° Convegno universitario (Bressanone, 12-15 luglio 2001), Trento, 2004, pp. 92-93. 55ID., ibid. 56Il passo di Marcabru è controverso: per una storia delle intepretazioni cfr. ID., ibid.; cfr. U. MÖLK, Trobar clus, trobar leu; Studien zur Dichtungstherie der Trobadors, Munchen, 1968,p.71; cfr. L. MILONE, Retorica del potere e poetica dell oscuro da Guglielmo IX a Raimbaut d Aurenga, in AA.VV., Retorica e poetica, Quaderni del circolo filologico linguistico padovano, 10 Liviana, Padova 1979, pp.164-65, e C. DI GIROLAMO, I trovatori, cit.,pp. 105-107. S. GAUNT, R. HARVEY e L. PATERSON, Marcabru. A critical editon, Brewer, Cambridge , p. ; E ben noto come il canzoniere di Marcabru sia intessuto di citazioni e di allusioni bibliche. D. SCHELUDKO, Beiträge zur Entstehungsgeschichte der altprovenzalischen Lyrik, Archivium Romanicum, 15 (1931), pp.137-206; G. ERRANTE, Marcabruno e le fonti sacre dell antica lirica romanza, Firenze 1948, pp.172-269; A. RONCAGLIA, Riflessi di posizioni cistercensi nella poesia del XII secolo, in AA.VV., I cistercensi e il Lazio, Roma 1978 pp.11-22; Ef 4,17-19: «Hoc igitur dico, et testificor in Domino, ut iam non ambuletis, sicut et gentes ambulant in vanitate sensus sui, tenebris obscurantum habentes intellectum, alienati a vita Dei per ignorantiam, quae est in illis, propter caecitatem cordis ipsorum, qui disperantes, semetipsos tradiderunt impudicitiae, in operationem immunditiae omnis in avaritiam». 57 Cfr. R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro, cit., p. 95. 58ID., ibid. ; AGOSTINO, De doctrina Christiana, II,6, trad. it. V. Tarulli, Roma, 1993; Cfr. R. A NTONELLI, Oscurità e piacere, in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro, cit.; Cfr. AGOSTINO, ibid., cit: «Quod totum provisum esse divinitus non dubito ad edomandam labore superbiam et intellectum a fastidio renovandum, cui facile investigata plerumque vilescunt. […]Num aliud homo discit quam cum illud planissimis verbis sine similitudinis huius adminiculo audiret? […] Sed similitudo promeretur, cum res eadem sit eademque cognitio, difficile est dicere et alia quaestio est». 8 erano un ottimo veicolo di piacere nella diffusione della dottrina59. Marcabru inasprisce il proprio dettato per mettere alla prova l acume dei propri lettori così come l acume dei fedeli è messo alla prova dalle Scritture.60 Ma il messaggio che le figure retoriche dei poeti veicolano deve essere di natura morale. Così come il perfetto religioso può capire e indovinare tutto in merito alle Scritture, così il perfetto amante può capire e comprendere a fondo il senso della poesia cortese. Peire d Alvernhe rende esplicito il valore di natura religiosa del contrasto tra chiarezza e oscurità. In Gent es, mentr'om n'a lezer il poeta-amante si meraviglia che gli uomini non baderanno alla Parola di Dio finché il giorno non si sarà oscurato ai loro occhi. Solo in prossimità della morte i peccatori giungeranno alla verità, e, poiché non sono riusciti a redimersi precedentemente, non si schiariranno , cioè non coglieranno la beatitudine. Il poeta-amante contrappone implicitamente la raffinatezza di coloro che, mediante la fruizione delle belle lettere della poesia lirica e delle Scritture, migliorano il proprio animo in contrapposizione a coloro che non raffinano il proprio animo, poiché non fruiscono della parola di Dio. Il processo di raffinamento del poeta-amante tramite la lettura delle Sacre Scritture gli permette di poter comporre una poesia lirica che porti un messaggio morale e in cui la forma preziosa non sia veicolo fine a se stesso, ma strumento per condurre i lettori a un processo di raffinamento interiore. Per Agostino, infatti, l oscurità della parola acuisce l amore della verità e scaccia il torpore che deriva dalla comprensione della semplicità.61 Al piacere della parola vuota , dell eloquium inflatum si sostituisce qui il piacere della sententia, del concetto, che proprio il mistero, l enigma, consente di provare. 62 Peire d Alvernhe scrive in De Dieu non puesc pauc ben parlar 63 che sulla terra è oscuro ciò che sarà chiaro nell aldilà, dove non ci saranno beni materiali da accaparrarsi, quando nel giorno del giudizio Dio dividerà i buoni dai cattivi. Nell aldilà Dio punirà, relegando nelle tenebre, coloro che non hanno fruito della sua parola e che sono rimasti nell oscurità del peccato64, in contrapposizione a coloro che hanno fruito della parola delle Scritture e, spinti dall intellectus amoris, hanno ben scoperto il velame che ricopre il Verbo. Per Peire il poeta-amante deve rivolgersi al Cristo ringraziandolo per aver ricevuto da lui obr e bon talan, dottrina poetica e desiderio retto verso il bene («E sai obr' e bon talan | Mi detz e far entretan»)65. Peire spera che Dio non sarà esquius, chiuso verso di lui, affinché egli possa raggiungere il clars reis regum pius 59Cfr. R. ANTONELLI, ibid., in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro, cit. ID., ibid.; AGOSTINO, De cathecatizandis rudibus IX, 13, ed. cit.: « maxime autem isti docendi sunt Scripturas audire divinas, ne sordeat eis solidum eloquium, quia non est inflatum; neque arbitrentur carnalibus integumentis involuta atque operta dicta vel facta hominum, quae in illis libris leguntur, non evolvenda atque aperienda ut intelligantur, sed sic accipienda ut litterae sonant; deque ipsa utilitate secreti, unde etiam mysteria vocantur, quid valeant aenigmatum latebrae ad amorem veritatis acuendum, discutiendumque fastidii torporem, ipsa experientia probandum est talibus, cum aliquid eis quod in promptu positum non ita movebat, enodatione allegoriae alicuius eruitur. His enim maxime utile est nosse, ita esse praeponendas verbis sententias, ut praeponitur animus corpori. » 61R. ANTONELLI, ibid., p.51; AGOSTINO, De cat. Rud.III, 6-IV, 7. 62ID., ibid. 63PEIRE D ALVERNHE, De Dieu non puesc pauc ben parlar, ed. cit. : « Per qu'er escur so qu'ar es clar | Lay on Dieus mostrara-l martir | Qu'elh sostenc per nos a guarir! | On nos sera totz a tremblar | Lo iorn del iutjamen maior, | On non aura ren d'ufanier! | Qu'ab gran ioi et ab non pauc plor | Eissens desebran duy semdier. » 64 Cfr. R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, in A.A.V.V., Obscuritas. Retorica e poetica dell'oscuro. Atti del 28° Convegno universitario (Bressanone, 12-15 luglio 2001), Trento, 2004 in merito alla parola delle Scritture come strumento di illuminazione interiore. 65ID., Dieus, vera vida, verais, ed. cit. 60Cfr. 9 («Que, qan venretz en las nius | Iutgar lo segl' el iorn gran, | Doutz Dieus, no-m siatz esquius| E q'ieu, clars reis regum pius, | M'en an ab los gausitz gauzens»)66: il lessico della chiarezza è in contrapposizione con quello della chiusura. Il trobar clus è opposto al trobar clau, che indica lucentezza e speranza. Per l io lirico possedere la parola del Signore significa carpire il senso autentico, cioè la luce, che essa racchiude. Altro poeta che impiega la parola escur in senso morale è Giraut de Bornelh, in Ans que venha.l nous fruchs tendres. Il trovatore dice di voler essere avvicinato da midons in maniera tale da poter notare se ella è infastidita dal suo greu parlar («Per trussar ni per divendres | No.m destric que non engraisse, | Si.l seus cors delgatz e gras | M'es de pres, c'aissi revenh, | Si be.m n'ave greus parlars!»)67. Il poeta-amante tenta di cogliere la dottrina della fin Amors in una forte tensione verso l assoluto: 68 il suo amor de lonh è per l assoluto che racchiude la parola poetica, che è chiusa e irraggiungibile. Per Giraut 69 le sue composizioni sono scure «c aissi l escur come ebenh: | mo trobar ab saber prenh» , poiché la sua arte è ispirata dai passi di difficile comprensione dell Antico Testamento70. Raimbaut d Aurenga fa riferimento alla parola escur in Ar vei bru, escur, trebol cel: il poeta-amante vede un cielo nuvoloso, oscuro e tempestoso, nota venti, burrasche e pioggia, neve, ghiaccio e brina: « Mas aura ni plueja ni gel | No·m tengran plus que·l gen temps nou | S'auzes desplejar mos libres | De fag d'amor ab digz escurs»71. )l paesaggio interiore dell io lirico è in preda alla tempesta, scisso tra la speranza di cogliere l assoluto della dottrina e la disperazione per la sua perdita: quella nella parola è una speranza disperata. La tempesta, la pioggia e il freddo non potranno allontanarsi dall interiorità del poeta, poiché egli ha osato vergare i suoi libri di detti oscuri. )l parlar coperto d amore, se non ha un saldo valore morale, racchiude in sé la roïll, la fallibilità, il pechat criminaus e l errore di cui è testimone la natura umana72. L amore equivale alla poesia in volgare, come affermerà esplicitamente Dante nella Vita Nova, alla poesia stessa e alla scrittura73. Ma Agostino specifica che: A questi colti infatti è utilissimo imparare a capire che bisogna anteporre i concetti alle parole, così come si antepone l anima al corpo74. Se il poeta non espungerà la roïll dal proprio animo e non carpirà la dottrina non potrà ben parlar. Solamente la fin Amor può illuminare il poeta e indicargli la retta via. 66ID., ibid., ed. cit. G. DE BORNELH, Ans que venha.l nous fruchs tendres, ed. Sharman 1989. 68Giraut si rifà a Marcabru, il cui canzoniere è sintessuto di citazioni e di allusioni bibliche. G. E RRANTE, Marcabruno e le fonti sacre dell antica lirica romanza, Firenze 1948, pp.172-269; A. RONCAGLIA, Riflessi di posizioni cistercensi nella poesia del XII secolo, in AA.VV., I cistercensi e il Lazio, Roma 1978, pp.11-22. 69GIRAUT DE BORNELH, Ans que venha.l nous fruchs tendres, ed. Sharman 1989 : « E cui parra greus l'aprendres | De mo chantar, no s'en laisse, | Si no.l sui del dir eschas, | C'ab fi coratge l'ensenh, | Si tot Mo-Senhor no m'ars, | Si cuda que fass'ab onh! | C'aissi l'escur com ebenh: | Mo trobar ab saber prenh » 70Cfr. R. ANTONELLI, Oscurità e piacere, cit., in AA.VV., Obscuritas, cit. 71RAIMBAUTD AURENGA, Ar vei bru, escur, trebol cel, ed. Pattison 1952. La cobla così continua: « So don plus Temers m'es jaca | Qu'Ira·m fes dir midons e clams; | Que mais d'amor don m'estaca | No chantari'ab nulhs agurs | Tro plais vengues entre nos ams. » 72Cfr. AGOSTINO, De cat. Rud., cit.; Cfr. i testi di Marcabru commentati da A. RONCAGLIA in rivista a proposito del mot de roïll . 73 Cfr. R. ANTONELLI, ibid., p.50. 74AGOSTINO, De cat. Rud., cit. 67 10 2.1 Non solo il termine escur funge da contrasto nei confronti della luce: i colori scuri come il nero e il brun e il bai sono impiegati per la loro capacità di contrasto con la luce. Il primo vero riferimeno al brun è nella lirica di Marcabru L iverns e.l temps s aizina75: il poeta-amante afferma che una donna lo ha messo in stato confusionale e lo ha fatto tentennare nelle proprie decisioni; ha reso il suo desiderio variopinto, cioè bianco, marrone e baio, gli fa dire lo farò, non lo farò «entrebescat hoc ab no. | Ai! | Mueu talan blanc, bru e bai; | ab si farai! Non farai!» . )l colore scuro brun, che è identificabile con il marrone, è accompagnato da altre sfumature cromatiche: blanc e bai in questo contesto sono referenti dell oscurità e indicano la corruttibilità dell amore, che è variopinto, non di un solo colore. )l poeta contrappone alla purezza della fin Amors, e quindi della vera dottrina, l oscurità del variopinto. Marcabru biasima il fatto che il fine amore, il quale era rapporto esclusivo di un poeta-amante verso una sola donna, ora sia diventato un pretesto per l adulterio76: bisogna opporsi ai trovatori bugiardi e a coloro che si occupano del falsar piuttosto che dell esmerar. Il desiderio non deve essere bianco, marrone e baio, cioè di tanti colori e quindi variabile, ma deve essere clar, cioè puro. Raimbaut d Aurenga è l unico poeta in cui appare l espressione semblant nier. In Long temps ai stat cubertz77 il poeta-amante annuncia ai maritz che li vuole liberare da ogni angoscia che rendono il suo sembiante nero («mas per so sui tant espertz | de dir aisso que er plais: |quar voill leu gitar ses poigna | totz los maritz de paintas | e d ira e de cossirier, | don mout me fan semblant nier»): se l amore di cui il poeta parla è da identificare con l arte retorica78 Raimbaut canta l affezione disinteressata alla fin Amors e alla parola poetica a prescindere dai risultati materiali che riuscirà a ottenere. Il poeta evirato si è ritirato nella propria interiorità e, non potendo più ottemperare le proprie pulsioni sensuali, trae beneficio dalla sola contemplazione della dottrina. 3. I riferimenti ai colori nelle poesie dei trovatori sono impiegati per la loro funzione di contrasto e per la loro capacità di riflettere più o meno luce. Nel Medioevo il colore era ritenuto un fenomeno di natura materiale ed era considerato frazione di luce.79 La parola color ha tanti significati e accezioni: può indicare sia una tinta chiara come il bianco, ma anche il vaire, colore indefinito e variopinto. Marcabru, in D aisso lau Dieu, rivolge la lode a Dio e sant Andrea, che sono la sua luce, e si rivolge ai suoi ascoltatori dicendo loro che se non seguiranno il Verbo non potranno a la lutz issir.80 Il poeta-amante ha paura di non riuscire a piurificarsi e di mangiare lo pan del fol, cioè di peccare, («De gignos sens | Sui si manens | Que mout sui greus ad escarnir, | Lo pan del fol | Caudet e mol | Manduc e lais lo mieu frezir») ed è disorientato da cento colori, cioè dibattuto nell amore di tante donne. («De pluzors sens | Sui ples e prens | De cent colors per L iverns e.l temps s aizina, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000: « So cembel mou cor traina | De son agag lo brico, | c ab sospirar l en raina, | entrebescat hoc ab no. | Ai! | Mueu talan blanc, bru e bai; | ab si farai! Non farai! | (oc, | fai al fol magrig l eschina». 76E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, Padova, 1976. 77 RAIMBAUT D AURENGA, Long temps ai estat cubertz, ed. Pattison 1952. 78cfr. R. ANTONELLI, p.50. 79 M. PASTOUREAU, Le couleurs, images, symboles, Paris, 1989. 80 MARCABRU, D aisso laus Dieu, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 75MARCABRU, 11 mieills chauzir!»).81I colori indicano il variopinto mondo materiale e hanno una connotazione negativa, perché indicano corruttibilità: l amante deve seguire la dottrina della fin Amors che potrà affinare il suo animo. Peire d Alvernhe, in Cantarai d aquest trobadors scrive di trovatori che abbelliscono le loro poesie con tanti colores rethorici82, e il peggiore sa molto gentilmente vantarsi a tal punto che è convinto di essere il migliore:83 gli artifici degli altri poeti sono fini a se stessi e sono come il mondo esteriore variopinto, cioè corruttibile, perché esso non porta una verità morale, ma solo il piacere sensoriale. Per Peire le metafore dovrebbero essere funzionali a veicolare un messaggio e non devono essere fini a se stesse84. Giraut de Bornelh dà due accezioni diverse al riferimento cromatico: in A bels digz menutz frays l amante non ha bisogno di reglas de color, cioè regole inneganevoli, per amare con cor ferm e clar, e la parola color è sinonimo di oscurità ed è in netta contrapposizione con clar.85. In Iois e chanz i colori sono belli e lucenti perché riferiti alla sua donna, simulacro della fin Amors «Que cilh senhorei | Cui re no grei, | S'i es secs coma lenha, | E cals que.s lanh, | Ilh jass'e.s banh | E gense sas colors | E lui crescha dolors | Qu'es en latz et espres | Ges amors mais no.lh pes!»)86. Ma la sua donna fa accrescere il suo dolore, poiché il poeta comprende la sua finitudine in rapporto all immensità dell oggetto amato87: lo scrittore non può mai raggiungere la perfezione che le belle lettere racchiudono. Raimbaut d Aurenga fa accenno alla parola colors in Assatz sai d amor ben parlar: il poeta-amante afferma che può parlare davvero bene di Amore per gli altri amanti, ma non per se stesso. Nessuna buona parola scritta da lui può aiutare e confortare l amante. Ma egli, nonostante tutto, dichiara tutta la sua fedeltà ad amore. Potrà insegnare agli altri uomini ad amare come fa lui, e sarà soddisfatto solamente dalla loro riuscita nel corteggiamento. Il poeta-amante si vestirà di altri colori, cioè quelli puri della fin Amors, poiché Cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori in «Medioevo Romanzo» XIX, 2005, pp.173-199. Cfr. C. BOLOGNA, Orazio e i trovatori, cit. in merito all equivalenza tra color in occitanico e colores rethorici dell Ars poetica. 83 PEIRED ALVERNHE, Cantarai d aquestz trobadors, ed. cit. :« Cantarai d'aqestz trobadors | Que canton de maintas colors | E-l pieier cuida dir mout gen! | Mas a cantar lor er aillors | Q'entrametre-n vei cen pastors | C'us non sap qe-s mont'o-s dissen».; ORAZIO, Ars poetica, vv. 86-92, ed. cit.: «Discriptas servare vices operumque colores | cur ego, si nequeo ignoroque, poeta salutor? | Cur nescire pudens prave quam discere malo? | Versibus exponi tragicis res comica non vult; | indignatur item priuatis ac prope socco | dignis carminibus narrari cena Thyestae. | Singula quaeque locum teneant sortita decentem.» 84 Cfr. R. ANTONELLI, Retorica dell oscurità, cit.; AGOSTINO, De cat. Rud., cit. 85 GIRAUT DE BORNELH, A bels digz menutz frays, ed. cit.:« No.m fauc de mans lor ays | A be-mas taynar, | Quan ieu vuelh sermonar. | C'auia, quar sermonans | Mi bat, selh non-fezans: | Qu'ieu no vuelh refeitors | Ni reglas de colors; | Quar ja per sopleyar, | S'ab fin cor ferm e clar, | Ni per trop capairos | No sera.l frair entiers | Nj verais ni certas, | Si.l dreit no siec e no.l guida la mas. »; Cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit. 86Si noti anche l impiego della parola color in ID., Iois e chanz, ed. cit. : « Et es grans | Frevoltatz | C'om ben am dezamatz, | Ses jauzimen, | Per tal conven | Que cilh senhorei | Cui re no grei, | S'i es secs coma lenha, | E cals que.s lanh, | Ilh jass'e.s banh | E gense sas colors | E lui crescha dolors | Qu'es en latz et espres | Ges amors mais no.lh pes! | No m'es vis ben egalh | C'om dezir e badalh | E viva consiros | E qu'ela chan | D'altrui dolsas chansos. » 87 Cfr. E. DI MARTINO, Il mondo magico, Torino 1948 ; nell ed. p. op. sul bisogno di risarcire la crisi dell essere, l apocalisse individuale e culturale di «una presenza che abdica senza compenso». C. BOLOGNA, Anima mea liquefacta est, cit. in merito al paragone tra l allodoletta di Bernart e l anima contemplativa del mistico. S. WEIL, En quoi consiste l inspiration occitanienne, in «Le génie d Oc et l homme méditerranéen», numero speciale dei «Cahiers du Sud», (rist. anast. Marseille, 1981), pp. 150-158 (ricorda il brano M. MANCINI nell annotazione alla lirica in Bernart de Ventadorn, Canzoni cit., p. 158; Mancini stesso tradusse una parte del saggio della Weil nel volume, da lui curato, Il punto sui trovatori, Roma-Bari, 1991, pp. 209-217. 81 82 12 il vero amore è de lonh, non è desiderio di possesso ma esperienza che migliora il proprio animo88 («Ab aisso n'auretz pro, so·m par. | Mas ieu·m tenrai d'autras colors| Per so quar no·m agrad'amar; | Que ja mais no·m vuelh castiar, | Que s'eron totas mas serors! »). Per Cercamon la donna non è vernisada, cioè colorata, non truccata, non multiforme o mutevole: il trovatore ci dà una testimonianza ulteriore della valenza negativa attribuita ai colori, che nella loro veste materiale indicano corruttibilità («es plus bella q ieu no sai dir, | fresc a color e bel esgar, | et es blancha ses brunezir; | oc, e non es vernisada, |ni om de lei non pot mal dir | tant es fina, esmerada»)89. La parola vaire, che indica i colori ha valore negativo: se all immagine della donna sovrappongo quella della poesia, i colori della donna sono i colores rethorici della lirica.90. La poesia deve essere naturale91, non vernisada, poiché mira a un esperienza amorosa autentica e spirituale. 3.1 Il colore verde presenta nella cultura medievale una forte ambiguità: è il colore della natura, della vitalità, della rigenerazione, di purezza, ma indica anche la mutabilità della natura, la deformazione, la cristallizzazione che dà idea di morte.92 Il verde appare soprattutto in sede esordiale ed è impiegato per descrivere foglie, rami e prati che rinascono nella stagione primaverile93. Impiegano la parola vert già i primi trovatori, Guglielmo IX e Jaufre Rudel. Scrive Guglielmo in Ab la dolchor del temps novel: « La nostr'amor va enaissi | Com la brancha de l'albespi | Qu'estai sobre l'arbre creman, | La noig, ab la ploi' e al gel, | Tro l'endeman, qe-l sols s'espan | Per la fueilla vert el ramel. » 94. La fin Amors è così fragile che deve resistere in un mondo ostile, ma, dopo l attesa di una notte oscura, il giorno porta luce e lo fa risplendere. Se la fin Amors è, oltre che amore per la donna, è sentimento amoroso per la poesia lirica95, il poeta-amante, mediante un processo di raffinamento con i suoi strumenti retorici, dovrà affinare il suo canto in maniera tale che resista nell oscurità di molti altri poeti che compongono in maniera turpe e senza veicolare un messaggio di natura morale. Marcabru è il poeta in cui appaiono più occorrenze della parola vert. Nella canzone Pois l inverns d ogan, il verde ha due diverse accezioni.96 I prati sono verdi e i giardini folti, che hanno reso gioia al poeta e Cfr. RAIMBAUTD AURENGA, Assatz sai d amor ben parlar, ed. Pattison 1952: «Ab aisso n'auretz pro, so·m par. | Mas ieu·m tenrai d'autras colors | Per so quar no·m agrad'amar; | Que ja mais no·m vuelh castiar, | Que s'eron totas mas serors! | Per so lor serai fis e cars, | Humils e simples e leyaus, | Dous, amoros, fis e coraus.». )n merito all amor de lonh L. Spitzer, L amour lointain de Jaufre Rudel et le sens de la poésie des troubadours (1944), in «Romanische Literaturstudien193656», Tübingen 1959, pp. 363-417. 89CERCAMON, Ab lo temps qe fai renfreschar, ed. Tortoreto 1981; cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit. 90 Cfr. C. Bologna, Orazio e i trovatori, cit.; cfr. ORAZIO, Ars poetica, vv.86-87, ed. cit. 91 Cfr. A. Roncaglia, Trobar clus : dicussione aperta, in «Cultura neolatina», fasc. 1-2, XXIX, 1969 in merito al trobar naturau di stampo marcabruniano. 92 Cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit; H. PLEIJ, Colors Demonic and Divine : Shades of Meaning in the Middle Ages and After, New York, 2002. 93P. DI LUCA, I trovatori e i colori, cit., pp. 321-401. 94GUGLIELMO IX, Ab la dolchor del temps novel, ed. Pasero 1973. 95R. Antonelli, Il piacere dell oscurito, cit., p. : Nella cultura romanza l amore per la donna è amore per la scrittura e la poesia. 96 MARCABRU, Pois l'inverns d'ogan es anatz, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000 : « Pois l'inverns d'ogan es anatz | E.l douz temps floritz es vengutz, | De moutas guisas pels plaissatz | Aug lo refrim d'auzels menutz! | Li prat vert e.il vergier espes | M'ant si fait ab joi esbaudir, | Per qu'ie.m sui de chant entremes. || Totz lo segles es encombratz | Per un albre 88 13 hanno fatto muovere il suo canto. Se i poeti verdeggiano di gioia97 il riferimento al colore indica l animo del poeta illumminato dalla dottrina della fin Amors98. Marcabru mette in contrasto la luminosità dell esordio con l oscurità del mondo terreno, in cui un albero dal fusto verde ha le sue radici nella malvestatz99. L albero tiene legati tutti i nobili avari che non vogliono concedere nulla agli intellettuali. Se nella prima cobla il giardino è emblema della felicità e spazio mentale della gioia100, nella seconda cobla il giardino sfiorisce e diventa emblema del male per la mancanza di gioia, di Amore e della dottrina. La malvagità, secondo Marcabru, si è diffusa in tutte le direzioni nel territorio cristiano e lo dice secondo il suo albir, cioè la sua luce , poiché il verde , cioè il marcio e il peccato si sono stabiliti in Occitania «E dic ver, segon mon albir, | Qu'en tenra sa verdor jasses»): albir è in netta contrapposizione con il vert, che in questo caso indica oscurità. Il discorso di natura religiosa è esplicito: il male, che è radicato tra i non credenti, ha raggiunto anche i credenti, che, mossi dai beni materiali, sono stati inclini a peccare e si sono dimenticati del Verbo, cioè della parola divina e delle letras101. La verdor (v.21), nella terza cobla, indica il colore del marcio in contrapposizione ai prat vert (v.5) della prima cobla. Il verde non è connotato, ma deduciamo dalla poesia che quello dei prati in fiore sia un verde chiaro, poiché illuminato dal joy d Amor e dalla luce, mentre il verde del male è quello opaco, scuro, che si forma in ambienti oscuri, e indica il marcio, il rame su cui si deposita la roïll 102, cioè la ruggine di cui parla Marcabru per indicare il peccato. In Era, can vei reverdezitz Giraut de Bornelh scrive che dopo che sono rinverditi i prati l animo dell amante è più disposto al piacere. Il canto degli uccelli lo porta a nuova gioia e lo invita a cantare, ma egli è intristito da colei che non le concede il suo amore («Era, can vei reverdezitz | Los vergers e cobra l'estatz, | Me tira.l cor plus vas solatz! | Que, can se dezaguiza l'ans | E.l jois e.l chans | Dels auzels e.l deportz e.l critz, | Es m'us envitz | De chantar, per qu'eu m'esbaudei) 103. Il joy d Amor, cioè la gioia per la contemplazione delle letras e della dottrina104, spinge il poeta a vedere un paesaggio illuminato. L ambiente luminoso è rotto dalla presenza dei saraceni che continuano a tenere in mano il Santo Sepolcro («Pero si vei | Mantas res de que sui iratz | E plus, car a paias malvatz, | Enics e fenhs, fals e felos | Es lo sanhs sepulcres restatz, | Que no.ls que.i es nascutz, | Autz e grans, brancutz e foillatz, | Et a meravilla cregutz, | Et a si tot lo mon perpres | Que vas neguna part no.m vir, | No.n veia dels rams dos o tres. » ; cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, op. cit. 97 Cfr. JAUFRE RUDEL, Lanqan lo temps renovelha, ed. Chiarini , in merito all espressione reverdejar de joy : 98 Cfr. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit. 99MARCABRU, Pois l'inverns d'ogan es anatz, vv.8-14 , ed. cit. : « Totz lo segles es enconbratz | per un arbre que.i es nascutz, | aus e grans, brancutz e foillatz, | et a meravilla cregutz, | et a si tot lo mon perpres | que vas neguna part no.m vir, | no.n vega dels rams dos o tres. »; cfr. P. DI LUCA, I trovatori e i colori, op. cit. 100 Cfr. C. LUCKEN, L imagination de la dame. Fantasmes amoureux et poésie courtoise, in «Micrologus» VI/2, 1998, pp. 201-223 in merito all'interiorizzazione dell'oggetto del desiderio del poeta-amante. 101In merito alle influenze delle Sacre Scritture nella poesia trobadorica cfr. R. Antonelli, Il piacere dell oscuro, cit.; G. VALENTI, Liturgia della fin Amor. Assimilazione e riuso di elementi del culto cristiano nelle canzoni occitane. Tesi di dottorato in Filologia e linguistica romanza, Ciclo XXIV (A. A. 2008, Università La Sapienza , Roma; D. ZORZI, Valori religiosi nella letteratura provenzale: la spiritualità trinitaria, Milano, 1954. 102 MARCABRU, Lo vers comens quan vei del fau, ed. cit, vv.49-54: «Marcabrus ditz que no·ill en cau | qui quer ben lo vers al foïll, | que no·i pot hom trobar a frau | mot de roïll, | intrar pot hom de lonc jornau | en breu doïll». Ho tratto questo testo da: Aurelio Roncaglia, Marcabruno: Lo vers comens quan vei del fau, in «Cultura neolatina», XI 1951, pp. 25-48, alle pp. 29-32. – Rialto 23.iv.2005. 103 GIRAUTDE BORNELH, Era, can vei reverdezitz, ed. Sharman 1989, vv.1-8. 104 R. Antonelli, Il piacere dell oscuro, cit., p.50: Amore è da identificare con la poesia e la scrittura. 14 ensec clams ni tensos» 105). Il verde indica luminosità ed è in netto contrasto con le parole iratz e malvatz che hanno connotazione disforica. Alla gioia della poesia lirica il poeta sovrappone la tristezza per il male e il peccato che caratterizzano il mondo. Raimbaut d Aurenga impiega il lemma vert in En aital rimeta prima, in cui delinea la sua difficile inclinazione a essere gioioso guardando le immagini della natura106: il poeta-amante afferma che quando vede frutti metà verdi e metà maturi allineati sulle cime e quando gli uccelli muovono il loro canto verso amore con felicità e con lamenti, egli si volge verso la gioia d amore, ma non può trattenersi dal pianto. Se Raimbaut impiega la parola verde per indicare un frutto quasi del tutto acerbo, non ancora da cogliere, il poeta-amante si rende conto che non è possibile estirpare la roill dall animo107, cioè non è possibile estirpare dall animo l ombra del peccato. )l dissidio interiore di un animo rivolto verso la spiritualità e allo stesso tempo verso la materialità ben si connette con l immagine dei frutti metà verdi e metà maturi. 3.2 Nella poesia trobadorica il rosso viene lessicalizzato con almeno due termini, probabilmente afferenti a diverse sfumature dello stesso colore: ci imbattiamo in numerose occorrenze di vermelh, poi con minore frequenza di ros108. Il ros indica un colore più scuro tendente al marrone109, mentre il vermelh è più chiaro. La sua variante più scura era impiegata dagli antichi Romani per i drappi imperiali e indicava il colore dei ricchi e dei nobili. Questa connotazione positiva della tonalità porpora rimane anche nel Medioevo: i drappi signorili e le tende degli accampamenti militari sono spesso descritti di questo colore da storici e antropologi.110 Il ros è impiegato da Guglielmo IX nella famosa Farai un vers pos mi sonelh:111 il gatto è dello stesso colore delle fiamme e ha i connotati di una creatura infernale112. Un altro poeta tra i primi trovatori che utilizza la parola ros è Peire d Alvernhe: in Lo fuelhs e-l flors e-l frugz madursi rami sono rossi per la luce del sole che li colpisce al momento del tramonto. In questa lirica non è tanto importante il riferimento al colore quanto quello alla luce solare, come bene esemplifica l accostamento tra il termine ros e il termine relutz («E-l ros qu'el ram relutz, | Qu'entendemens | Mi ven e voluntatz | D'esser sabens | De mais en mielhs assatz»). 113La visione della luce dà lo spunto al poeta per il canto: l illuminazione GIRAUTDE BORNELH, Era, can vei reverdezitz, ed. Sharman 1989, vv.9-14. D AURENGA, En aital rimeta prima, ed. cit. : « Qan vei rengat en la cima | Man vert-madur frug pel cim, | E qecs auzelletz relinha | Vas Amor, don chant'e qila, | Per cui ieu vas Joi relinh, | Don m'esforz e chant e qil; | E·l rosinhols s'estendilha | Qe'm nafra d'amor tendilh.» 107 ID., Cars, dounz e fenhz del bederesc, ed. Pattison a proposito dell impego del mot de roill nella poetica rambaldiana. Cfr. M. Mocan, Un cuore così illuminato, cit. in merito agli echi di natura religiosa nella poetica di Raimbaut d Aurenga e di Bernart de Ventadorn. 108 P. DI LUCA, I trovatori e i colori cit. 109 H. PLEIJ, Colors Demonic and Divine: Shades of Meaning in the Middle Ages and After, New York, 2002. 110 M. PASTOUREAU, Couleurs, images, symboles, Paris, 1989. 111 Cfr. GUGLIELMO IX, Farai un vers pos mi sonelh, ed. Pasero 1973. « Sor, si aquest hom es ginhos | Ni laicha a parlar per nos, | Nos aportem nostre gat ros | De mantement, | Qe-l fara parlar az estros, si de re-nz ment. » 112 Per un interessante lettura dell opera di Guglielmo cfr. M. Mancini, Lo spirito della Provenza: da Guglielmo IX a Pound, Roma, 2004. 113PEIRED ALVERNHE, Lo fuelhs e-l flors e-l frugz madurs, ed. Fratta 1996. 105 106RAIMBAUT 15 interiore dovuta alla fruizione della poesia lirica e delle Scritture114 spinge il poeta a essere sapiente e a occuparsi della dottrina della fin Amors. Il vermelh appare in combinazione sempre con un altro colore, formando così il vaire. Il primo trovatore in cui è attestato questo lemma è Marcabru in A l alena del vent doussa: («A l'alena del vent doussa |Que Dieus nos tramet, no sai d'on,| Ai lo cor de joy sazion| Contra la doussor del frescum| Quant li prat son vermelh e groc»).115Il principio primo che anima la natura, cioè Dio, trasmette vento dolce e freschezza durante la nuova stagione, quando i prati sono rossi e gialli per la luminosità del sole. Marcabru fa in modo che sia la nuova stagione ad arrecare gioia all amante, indipendentemente dalla risposta che gli darà la propria donna. Il poeta potrà appagare il proprio desiderio solo se Dio gli concederà mercé. Se la dolcezza del vento e il joy d Amor sono portati da Dio, la poesia e le Scritture, cioè la parola scritta, sono espressioni del divino. 3.3 Il bianco è un colore ad alta luminosità ma senza tinta. Contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico ed è pertanto colore acromatico. L utilizzo del bianco, piuttosto che conferire realismo descrittivo alle liriche, ha il valore simbolico di purezza ed è il perfetto sinonimo del termine clar.116 Il primo dei trovatori ad utilizzare questo lemma è Guglielmo IX in Farai chansoneta nueva. Scrive Guglielmo che mai potesse nascere una donna così bella dalla stirpe di Adamo «Que plus es blanca qu'evori, | Per qu'ieu autra non azori»).117 Lei è pi‘ bianca dell avorio e per questo il poeta non può amarne un altra. Se lei non lo riamerà, l amante morirà, a meno che lei non lo bacerà in camera sua o sotto un albero. La donna di cui parla il poeta è pi‘ bianca dall avorio118, cioè è chiara e pura, senza macchia e senza peccato. Se all immagine di midons sostituisco quella della poesia lirica, l arte poetica dovrà illuminare il trovatore in maniera tale che egli possa raggiungere la beatitudine. La cambra in cui il poeta-amante vuole essere baciato dalla sua donna può essere emblema della struttura metrica della poesia lirica. Il riferimento a san Gregorio, letterato ed esegeta biblico, ben si sposa con l intenzione dell io lirico di elogiare la sua donna in quanto simulacro delle bellezza delle letras. Peire d Alvernhe, in Abans que.il blanc puoi sion vert 119, spiega che quando la bianca cima diventa verde e vediamo fiori su di essa, gli uccelli sono pronti a cantare; proprio ora che si è diradato il freddo, l io lirico vuole recitare una poesia che la intendano i migliori. La bianchezza della neve indica la purezza della stagione invernale che sta per risplendere alla luce dell incipiente primavera: il candore della neve può indicare il parlar coperto della parola poetica e della dottrina della fin Amor120. La donna, se è immagine Cfr. R. Antonelli, Il piacere dell'oscuro, cit. in A.A.V.V., Obscuritas, cit. in merito alla parola oscuro come veicolo di illuminazione interiore; Cfr. M. Mocan, Un cuore così illuminato, cit. in merito al valore di natura religiosa nel contrasto tra parola chiara e parola oscura. 115MARCABRU, A l alena del vent doussa, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 116 Cfr. P. ZUMTHOR, Essai de poétique médiévale, Paris, 1972 (trad. it. a cura di M. Liborio, Semiologia e poetica medievale, Milano, 1973). 117GUGLIELMO IX, Farai chansoneta nueva, ed. Pasero 1973. 118B. BRUNO, Marbodo di Rennes, I lapidari. cit.; O. Scarpati, Retorica del trobar, cit. 119 PEIRED ALVERNHE, Abans que.il blanc puoi sion vert, ed. Fratta 1996. « Abans que.il blanc puoi sion vert | Ni veiam flors en la cima, | qan l auzeil son de chantar nec, | q us contra.l freig no s esperta, | adoncs vuoill novels motz lassar | d un vers qu entendant li meillor, | qe.l bes entrels bos creis e par. » 120 R. Antonelli, Il piacere dell oscuro, cit. in merito alla connessione tra oscurità nelle Scritture e trobar clus . 114 16 della poesia e delle Sacre Scritture, è velata nel suo parlar coperto, ma il poeta-amante, spinto dal desiderio verso di lei, può giungere a scoprire e rivelare la natura delle parole. Bernart de Ventadorn in Pois preyatz me senhor121 spiega che il corpo della donna non è definito solo dal colore bianco, ma anche da altri aggettivi che possono essere riferiti al canto poetico («Qu'eu la manei e bai | Et estrenha vas me | So cors blanc, gras e le»). La poesia diventa liscia, delicata e gentile come la pelle di midons. Pur qualificando il corpo per la sua perfezione esteriore, il riferimento al colore bianco può indicare la perfezione interiore della donna e del canto poetico122. Il poeta-amante soffre poiché si rende conto che la sua donna non si mostra benigna nei suoi confronti: nel processo di limatura poetica, egli si rende conto che non potrà rendere mai il suo componimento perfetto. In Entre gel vent e fanc scrive Raimbaut d Aurenga che i suoi occhi ritornano bianchi quando rivolgono l attenzione alla gioia d Amore, ma il suo animo è pieno di terrore cosicché la gente si rende conto di ciò che lo tormenta. («Que sempre·m tornon l'oil blanc, | E·l cors, qu'est esglai mi presta, | Fail tro c'om la cara·m venta | Can mi soven, dompna genta, | Com era nostre jois verais |Tro lauzengiers crois e savais | Nos loigneron ab lor fals brais»). 123 Egli pensa ancora alla sua grande gioia prima che i malvagi lauzengiers sparlarono di lui e portarono il loro rapporto a spezzarsi: il poeta-amante, immerso nella contemplazione delle belle lettere, sembra cogliere l ombra della propria condizione imperfetta rispetto alla dottrina. 3.4 Il colore blu è quello meno impiegato dai trovatori. La parola deriva dal latino flavus e dall antico tedesco blao, che stavano ad indicare il giallo, colore della luce solare. Il blu era tra i Greci il cyanos, che è il colore della sofferenza. Neanche per i Romani aveva connotazione positiva ed era considerata la tinta dei barbari. Non era neanche considerato un colore a sé, ma era variazione su bianco, verde o nero.124 )l blu nell antico occitano era diventato ambivalente: rimaneva l antica connotazione melanconica, che era già associata al greco cyanos, ma non aveva connotazione negativa così forte come nell antica Roma. Il blu nella cultura germanica era diventato anche colore della purezza. Se flavus nell antica Roma indicava il giallo ed era accostato da un punto di vista semantico alla luminosità, il blau, che ricalca quella parola latina, indica anch esso una tonalità pi‘ luminosa rispetto a quella percepita dai Romani come colore dei barbari. Per la sua maggiore luminosità rispetto al passato classico, i popoli germanici accostano il blu alla Vergine. 125 Peire d Alvernhe è il primo trovatore in cui è attestata la parola blau. In Belh m es qu ieu faiss hueymais un vers126 il poeta-amante si scaglia contro i lauzengiers e dice che sono falsi, screanzati e 121BERNART DE VENTADORN, Pois preyatz me senhor, ed. Appel 1915. Cfr. C. Bologna, Orazio e i trovatori, cit. in merito alle analogie tra l'ars poetica oraziana e la retorica dei primi trovatori. 123RAIMBAUTD AURENGA, Entre gel vent e fanc, ed. Pattison 1952. 124 M. PASTOUREAU, op.cit. 125ID., ibid. 126 PEIRED ALVERNHE, Belh m es qu ieu faiss hueymais un vers, ed. Fratta 1996: « Aquist engres, envers, estrait | Fals e flac filh d'avols paires, | Felo, embronc, sebenc, mal fait, | Sers ressis, nat d'avols maires, | Malastros paubr' escudelha, | Volpillos, blau d'enveja, sec, | Fan que quascus aprent un quec, | Don nays e bruelha-l pustelha. » 122 17 bastardi, nati sotto una cattiva stella (malastros):127 coloro che sparlano dell amore della donna con il poeta sono come gli illitterati che non comprendono la bellezza della poesia lirica. Il poeta-amante chiama i lauzengiers volpi blu d invidia: il colore ha una connotazione psicologica molto forte 128 e sembra indicare la roïll, il peccato e la malvestatz d animo. Il blu può essere rappresentato anche dalla parola azur: questo termine occitano è calco del nome arabo – diffusosi nel XII secolo al di là dell area iberica – di una pietra preziosa, al-lazward, oggi conosciuta con il nome di origine mediolatina lapislazzuli. La parola azur fu coniata in Occitania e in Francia per descrivere una tonalità di blu presente negli stemmi araldici di alcune casate nobiliari129. Il termine è presente in sole due poesie: la prima di Giraut de Bornelh è Nulla res. Il poeta-amante afferma in questa lirica che a nulla serve il canto se esso non ha razon e lezer e loc e sazo de qe chan; quanto più il canto porta verità e virtù, tanto più creis ma benanansa: la poesia affinata da un punto di vista retorico e morale raffina anche l animo dell amante. Il poeta mostra il proprio bos sabers per lamentarsi, ma si rifugia nella buona speranza, finché può sopravvivere. In Nulla res la contrapposizione tra clar e scur130, euforia e disforia131, colori luminosi e opachi appare analogo a quella tra levità e chiusura, leu e clus, il primo con valenza euforica e il secondo con valenza disforica «Que r ai be razon e lezer» v.3 | «Clau ab bon esperansa», v. . )l poeta-amante Giraut sente di essere stato meno vile di molti altri amanti, poiché, nonostante la tristezza, è rimasto in bon azur, in uno stato d animo malinconico, ma sopportabile, che gli ha permesso di rimanere in vita («Qu'estanhs folhatz | Es mes soven sotz bon azur | Per que melhs tenh'e que mais dur»)132. L azur indica un tipo di tristezza ammissibile che ha permesso il poeta-amante di servire la propria donna, nonostante egli fosse vicino alla morte. L azur ben si connette all ambivalenza dei sentimenti del poeta-amante: esso è un colore né troppo chiaro né troppo scuro che ben si associa ad una malinconia che è dibattuta tra un senso di serenità e un senso di inquietudine. 3.5 Il termine vaire è strettamente connesso al lemma color, poiché indica più sfumature cromatiche. L accostamento tra pi‘ colori nella cultura classica aveva un accezione negativa e indicava corruzione e grossolanità: l architettura greco-romana degli edifici più importanti era infatti solitamente monocroma133. Nella cultura germanica l accostamento tra colori di natura diversa può avere connotazione positiva, se esso è associato alla luminosità del sole. La cultura occitanica associa al termine vaire connotazione positiva o negativa a seconda che esso indichi maggiore o minore lucentezza. La parola è innanzitutto attestata in Marcabru, nella canzone Al son desviat chantaire: il poeta si lamenta di come nel secolo in cui vive non ci sia amore puro e vero, per cui la fin Amors è diventata una pratica sociale in base alla quale è giustificato l adulterio e non un rapporto esclusivo tra una nobildonna e un cavaliere 127 Cfr. W. Pattison M. PASTOUREAU, op.cit. 129 C.N. ELVIN, A Dictonary of Heraldry, Richmond, 1889. 130 A. RONCAGLIA, Trobar clus: discussione ancora aperta, cit. 131 Cfr. P. ZUMTHOR 1973, p.211 in merito al valore delle antinomie nella lirica trobadorica. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit. analizza il valore euforico e disforico delle antinomie presenti in Ar no vei luzir solelh di Bernart de Ventadorn e di Can ve qe clars di Raimbaut d Aurenga. 132 GIRAUT DE BORNELH, Nulla res, ed. Sharman 1989. 133 M. PASTOUREAU, Couleurs, Images, Symboles, Paris, 1989. 128 18 innamorato di lei134(«Qui a drut reconogut d'una color | Blanc lo teigna, puois lo deigna ses brunor! | C'amors vair' al mieu veiair' a l'usatge trahidor»).135 Marcabru insiste sul fatto che i fini amanti devono servire solamente una donna e devono essere di una color : la donna deve avere un amante blanc ses brunor, cioè bianco, candido e puro senza macchia. Amors vaire, cioè l amore variopinto , è tipico dei trahidor e delle persone disoneste: le donne già sposate non devono tradire i loro mariti con più amanti e i fini amanti non devono assumere come pretesto il codice cortese per avere più donne136. Una color indica la purezza dell amore vero, che ben esplica quella che il poeta-amante ha nei confronti della dottrina poetica vera137 e della parola . Se l amore non è rivolto verso un solo amante, nascono alle coppie figli multicolore, cioè bastardi («Eras naisson dui poilli | Beill, burden, ab saura cri | Que.is van volven de blanc vaire | E fan semblan aseni! | Jois e Jovens n'es trichaire | E malvestatz eis d'aqui»).138 Marcabru deride i mariti stupidi («Moillerat, ab sen cabri»), i quali pensano che le mogli siano state al sicuro nei propri letti («Don lo cons esdeven laire!») e gioiscono che i nuovi nati gli sorridano, ignari di non esserne padri. («Que tals ditz : mos fills me ri | Que anc ren no.i ac a faire: | Gardatz sen ben bedoi»). Il poeta-amante sovrappone all idea dell amore adulterino l idea di una poesia corrotta, poiché non portatrice di verità morali, ma solamente composta per piacere all orecchio dell ascoltatori139. Purtroppo molti poeti scrivono poesie immorali parlando in maniera turpe, così come i lauzengiers coltivano l uso della parola per scopi deplorevoli, per il mal retraire del poeta e del suo rapporto esemplare con la sua donna, che può essere simbolo della poesia raffinata. Un altro dei primi trovatori in cui è presente la parola vert è Peire d Alvernhe. Ne L airs clars e.l chans dels auzelhs il poeta-amante non deve essere geloso dell immensità della sua donna ma deve solamente contemplarla da lontano140; si deve donare alla dottrina con tutto se stesso e senza invidia, definita vaire, cioè variopinta e corruttibile («Que-l sieus ioys gensetz esiau | Selhuy qui-l s'autreya |Senes fenh'e semblant brau | E ses vair'enveya | qu ades a quasqus iornau | sai viu e verdeya | sa valors ab ver lonc lau, | cui totz pretz sopleya»)141;. La gioia derivata dall esperienza mentale rallegra colui che le si abbandona senza finzione e duro sembiante «senes fenh e semblant brau» e senza inconstante desiderio «vair enveja»). )l valore della donna vive e verdeggia : Verdeja è in rima con enveja, due termini in forte contrasto semantico, il primo di natura euforica e il secondo di natura disforica 142 . In Cantarai d aquest trobadors Peire d Alvernhe dà un accezione fortemente negativa ai vestirs vertz ni vars che donano i nobili E. KÖHLER, Sociologia della fin Amor, op. cit. MARCABRU, En abriu, s'esclairo.il riu contra.l Pascor, ed. cit. 136 Cfr. E. KÖHLER, Sociologia della fin Amors, introduzione e traduzione a cura di M. Mancini, Padova, 1976; cfr. C. D I GIROLAMO, I trovatori, Torino, 1989. 137 Cfr. R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, cit., p.50 in merito alla sovrapposizione tra Amore per la donna e parola poetica. 138 MARCABRU, Dirai vos en mon lati, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000. 139 Cfr. G. ERRANTE, op. cit. in merito alle influenze religiose sulla poesia di Marcabru; E. KÖHLER, Sociologia della fin Amor, op.cit. in merito al valore morale della poesia marcabruniana. 140 Cfr. L. Spiterz in merito all amor de lonh rudelliano e alla sua influenza sui trovatori successivi. 141 Cfr. P. D ALVERNHE, L airs clars e.l chans dels auzelhs, ed. Fratta 1996, vv. 49-56. 142 Cfr. P. ZUMTHOR 1973, p.211 in merito al valore delle antinomie nella lirica trobadorica. M. MOCAN, Un cuore così illuminato, cit. analizza il valore euforico e disforico delle antinomie presenti in Ar no vei luzir solelh di Bernart de Ventadorn e di Can ve qe clars di Raimbaut d Aurenga. 134 135 19 avari ai trovatori. Il sesto trovatore criticato da Peire nella lirica è un certo Grimoartz143, che è cavaliere ma fa il giullare; Dio perda chi glielo permette e chi gli dona vestiti verdi, variopinti e sciatti, perché ora sarà talmente ornato che tutti diventeranno giullari. I vestiti multicolore dei giullari sono villani in confronto alla cortesia di midons, simulacro della poesia fine, la quale in Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers è vestita nel suo animo di verde come il prato e bianco come la neve. )l dompneis d'amor nei confronti di midons in lei espande e cresce come crescono le foglie di una pianta sottostante («Dompneis d'amor, q'en lieis s'espan e creis, | Plens de dousor, vertz e blancs, cum es nics! »)144; il verde e il bianco hanno una connotazione positiva perché indicano la luce solare primaverile che, sciogliendo la neve, fa spazio alla natura in fiore. Il dompneis è paragonato alla natura che d inverno è ricoperta da una coltre di neve ed è velato, come sono velate , di non facile comprensione, la risposta della donna e la dottrina della fin Amors nei confronti del trovatore145. Solo il poeta-amante che ha valori morali può cogliere la beatitudine che rivela la natura della poesia, cioè il verde che c è sotto la coltre di neve. Al poeta-amante basta vedere la sua donna per arricchirsi: il tema evangelico della povertà, vera ricchezza dell uomo, si intreccia con il tema d amor cortese146. La donna cantata da Peire è essenza della parola poetica in quanto messaggio divino di salvezza che si cela dietro le lettere, lo stesso che si coglie leggendo le Scritture. In Ar m'er tal un vers a faire Raimbaut d Aurenga spiega che la donna ha cor vaire, poiché è mal disposta nei confronti del poeta, nonostante egli sia amante solamente della sua figura («Per vos am, dompn'ab cor vaire | Las autras tant co·l mons dura, | Car son en vostra figura; | Que per als no·n sui amaire!») 147. La donna, a cui si può sovrapporre la dottrina poetica148, nonostante sia oscura, spinge il poeta a uscire dalla sua clausura e a modificare la struttura del suo canto: le («Que, per l'arma de mon paire, | Si·l vostre durs cors s'atura, | No·m tenra murs ni clausura | Q'ieu non iesca de mon aire | Mantenen | Ves tal sen | Don fort len | Me veiran mais miei paren») 149: le parole parole escur e clus sono in rapporto di perfetto parallelismo. Il poeta-amante deluso invoca Dio che lo liberi dalla sua sofferenza poiché egli è afflitto nella tristezza e nell angoscia, che è derivato dalla sua assenza di mezura, che può essere identificato con il modus di oraziana memoria («Seigner Dieus! Cum aus retraire | Tan gran ma desaventura? | Mos dols non ac anc mesura») 150. Se la donna oscura è dottrina poetica, Raimbaut cerca di plasmarla nella maniera più adeguata e senza eccessi. L'opacità di midons può rappresentare anche la dottrina di difficile comprensione delle Sacre Scritture: ciò è provato dal richiamo a Marcabru («Ar m'er tal un vers a faire | PEIRE D ALVERNHE, Cantarai d'aqestz trobadors, ed. Fratta 1996: «E-l seises, Grimoartz Gausmars, | Q'es cavalliers e fai ioglars! | E perda Dieu qui-l o cossen | Ni-l dona vestirs vertzni vars, | Que tals er adobatz semprars | Q'enioglarit se'n seran cen. » 144ID., Deiosta-ls breus iorns e-ls loncs sers, ed. cit. : So es gaugz e iois e plazers | Que a moutas gens abellis | E sos pretz mont'a grans poders | E sos iois sobreseignoris, | Q'enseignamens e beutatz l'es abrics » 145 R. ANTONELLI, Il piacere dell oscuro, cit., in merito al velame che ricopre la poesia marcabruniana e le Sacre Scritture. 146 In merito alle influenze del linguaggio religioso nella lirica trobadorica: C. B OLOGNA, Anima mea liquefacta est, cit.; S. GUIDA, Religione e letterature romanze, cit.; G. VALENTI, Liturgia della fin Amor, cit.; D. ZORZI, Valori religiosi nella letteratura provenzale: la spiritualità trinitaria, Milano, 1954. 147 Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, Ar m'er tal un vers a faire, ed. Pattison 1952, vv. 64-67. 148 Cfr. ID., ibid., p.50 in merito all'equivalenza tra amore per la donna e amore per la poesia lirica e per la parola. 149 Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 46-54. 150 Cfr. ID., ibid., ed. Pattison 1952, vv. 10-12. 143 20 Que ja no·m feira fraitura; | Qu'ar es enves mi escura | Cil qe·m fai mal per ben traire») 151, il quale attacca i poeti amanti con l espressione motz entrebescatz en fraitura 152. L angoscia del poeta-amante è folle, poiché il trovatore non ha avuto nulla dalla sua donna: la contemplazione della bellezza non ha finalità di natura materiale bensì spirituale: l amante vuole solamente che midons sia clemente e che si illumini per lui che è penitente a causa sua, cioè che gli dia sapienza e conoscenza. («Dolsa dompna de bon aire | No·m gitetz tant a non-cura! | Ve·us que tolt avetz dreitura | S'ab merce·l cors no·us esclaire. | Qu'ieu n'aten | Chausimen | Si·us es gen, | Si non faitz me peneden | Issir fors de mon repaire») 153. Raimbaut accosta la figura del poeta- amante a quella del penitente, facendo toccare la sfera dell amore sacro con quella dell amore profano. Il poeta-amante afferma che Dio ha perdonato anche chi è ingannatore e malvagio, per cui anche lui si aspetta di ricevere mercé da midons («Dompna, cel qui es jutgaire | Perdonet gran forfaitura| A cel – so ditz l'escriptura – | Qe era traicher e laire!») 154. Se la donna amata è immagine speculare della parola delle liriche e delle Scritture, il poeta è conscio che la sua anima di peccatore, che è rinchiusa in un corpo mortale, non potrà mai giungere a cogliere la vera beatitudine 155. 4. CONCLUSIONI. Il corpus lirico trobadorico analizzati è un elogio alle belle lettere, la cui fruizione rende migliore l animo del poeta-amante. Il trovatore rende argomento del suo poetare il proprio labor limae mediante diverse immagini: i paesaggi con erba, alberi, rivi, uccelli sono simulacri del suo lavoro di affinamento retorico e allo stesso tempo di affinamento interiore. I colori sono le figure retoriche, che rappresentano l affinarsi del canto poetico che tende all amor de lonh nei confronti di una purezza che è tensione verso l assoluto. ) colori sono simboli di assenza o presenza di luce, e rimandano sempre a questa idea di vicinanza o lontananza del poeta dall arte e dalla dottrina. La poesia deve essere espressione della dottrina della fin Amors, alla quale è possibile sovrapporre, oltre che l amore per la poesia lirica, quello per le Scritture. Le Bibbia e l arte poetica classica sono le fonti principali del canto che deve avere contenuto morale da veicolare. ) moti d animo del poeta sono manifestati da paesaggi in fiore nel momento della gioia e da paesaggi oscurati nel momento della tristezza soprattutto nelle poetiche di Raimbaut d Aurenga e Bernart de Ventadorn: entrambi si fanno testimoni di una poesia del dolore e della rinuncia, inasprita nei momenti lirici in cui la donna, e quindi l arte poetica stessa, non può essere colta appieno dall io lirico. )n un momento storico in cui è superato il dibattito tra i poeti appartenenti al trobar leu e al trobar clus , le parole leu e clus convivono in una stessa poesia, come in quella di Giraut de Bornelh, in Nuilla Res: nella strofe in cui prevale l euforia, e quindi la luce, il poeta manifesta la sua levità nel comporre, mentre nella Cfr. ID, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 1-3. Cfr. MARCABRU, Per savi teing ses doptanza, ed. Gaunt-Harvey-Paterson 2000 ; R. ANTONELLI, ibid. 153 Cfr. RAIMBAUT D'AURENGA, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 37-45. 154 Cfr. ID, ibid., ed. Pattison 1952, vv. 55-58. 155 Cfr. E. DE MARTINO, Il mondo magico, Torino, ; nell ed. , cfr. p. sul bisogno di risarcire la crisi della finitudine dell essere. 151 152 21 strofe in cui prevale il dispiacere il poeta afferma di essere clus, chiuso in se stesso, ma con buona speranza. L opposizione tra i termini clus e leu è un esempio di altre antinomie presenti nelle liriche dei trovatori: l accostamento tra parole chiave come bas/aut; joy/paor, rivela un opposizione semantica tra due termini, di cui uno euforico e l altro disforico. Tutto ciò avviene in un cromatismo di contrasti che riconduce la natura della lirica trobadorica a un antinomia tra luce e oscurità, volta alla manifestazione di molteplici colori nelle armoniche sfumature di tonalità differenti. 4. BIBLIOGRAFIA. FONTI ARNAUT DANIEL: ARNAUT DANIEL, L aur amara, a cura di M. Eusebi, Parma, 1995. BERNART MARTI : F. 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