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INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELL'EGIZIANO

2020, Salerno Editrice Roma

Presentation of the main typological structures of the languages of Pharaonic Egypt according to recent research (2nd Edition)

Alessandro Roccati INTRODUZIONE ALLO STUDIO DELL'EGIZIANO SALERNO EDITRICE ROMA INTRODUZIONE La lingua presentata in questo lavoro si identifica con quella che fu lungamente scritta mediante la grafia geroglifica. Tale scrittura ebbe origine in Egitto in funzione della registrazione – tanto visiva quanto uditiva – della lingua dominante, che è pertanto antonomasticamente definita “lingua egizia”. Tale parlata fu registrata con due sistemi grafici: uno “sacro” (i geroglifici, contraddistinti dalla loro natura figurata) ed uno “utilitario” (lo ieratico, che adotta forme non figurate per i segni e costituisce una demotivazione della scrittura geroglifica). Essa inoltre distinse tendenzialmente due fasi: quella che diede origine alla scrittura, all’inizio del III millennio a.C., ed una ulteriore che subentrò parzialmente verso la seconda metà del II millennio a.C. e perciò detta “neoegiziano”. Questa fase fu scritta principalmente in ieratico sui papiri, ma introdusse al livello scritto, accanto ad un livello formale di espressione, anche un registro informale (umile, colloquiale) e richiese conseguentemente un profondo rinnovamento della struttura interna della scrittura, che solo apparentemente assomiglia a quella usata per notare la lingua più antica. Del resto la lingua più antica si divide a sua volta in due tappe successive, definite soprattutto da caratteristiche della scrittura. La prima di esse (detta tradizionalmente ed ambiguamente “antico egiziano”) nasce con la scrittura, che è propriamente una “scrittura di parole” (logografia), quindi ampiamente fonetica e legata direttamente alla pronuncia. Al principio del II millennio a.C. il fenomeno della testualizzazione porta ad una normazione dell’ortografia e ad una grammaticalizzazione della scrittura in funzione dello sviluppo di un’ampia letteratura scritta e dell’uso librario. È questa la ragione che consiglia di scegliere particolarmente (anche se non esclusivamente) questa manifestazione linguistica, definita impropriamente classica, a scopo introduttivo (così come arbitrariamente si soglion trasporre i testi ieratici in geroglifici per comodità di studio). Tra le due fasi, egiziana e neoegizia(na), intercorre però una notevole diversità tipologica. Solo la seconda presenta spiccate affinità con altre lingue storiche del Mediterraneo orientale (tra cui il greco), mentre la fase più antica non ha ancora raggiunto una definizione concorde e soddisfacente tra gli studiosi e, riconosciuta la genericità delle connessioni con altre lingue prossime dell’Africa e dell’Asia, si comprende nella sua specificità più per contrasto che per analogia con altre situazioni linguistiche note. Ed è questo uno dei motivi principali di interesse del suo studio, quale testimonianza di un processo del pensiero umano. La lingua egizia, nella sua evoluzione culturale, fu usata con continuità fino a molto tempo dopo la sopravvenuta concorrenza dell’arabo ed era ancora viva al tempo delle Crociate. Tuttavia, essendo essa scritta non più con geroglifici, bensì con un sistema autonomo, anche se lontanamente derivato dai geroglifici (il demotico), e successivamente con un alfabeto derivato da quello greco (il copto), esula dai termini che questo lavoro si è posto. Nondimeno il copto, a causa della grafia più esplicitamente fonetica, nonostante le alterazioni sopraggiunte nel tempo, rimane un importante riferimento di verifica e confronto.