Papers by Michele Zappalà
IL SILENZIO
IL SILENZIO-Capitolo Primo-Generalità Introduzione C'è un inizio in tutte le cose che segna un pu... more IL SILENZIO-Capitolo Primo-Generalità Introduzione C'è un inizio in tutte le cose che segna un punto ben preciso fra un prima ed un dopo. E' sempre difficile perché segna un distacco da ciò che si conosce e ciò che si vuol conoscere, una certezza contro una incognita. E' come imparare a nuotare: la paura iniziale di affogare rende difficili i movimenti, molto diversi da quelli usuali del muoversi sulla terraferma; l'articolazione scomposta degli arti annulla il naturale galleggiamento del tronco ed il corpo si appesantisce invece di alleggerirsi. Lentamente si avverte che si può stare a galla senza muoversi, ci si allena dove, in caso di necessità, si possono poggiare i piedi sul fondo, si alternano fasi di "galleggiamento" e di "piedi per terra" finché, improvvisamente, si avverte una sincronizzazione fra i movimenti e la posizione del corpo: si comincia a nuotare. Il resto è solo questione di allenamento. Quando si lascia il Mondo per andare nel Kosmos avviene più o meno la stessa cosa. Si comincia con la lettura e lentamente, molto lentamente, i centri neuronali del cervello si sganciano dai vecchi collegamenti per collegarsi secondo i nuovi apprendimenti. E' un processo molto lungo, mesi o anni, per ottenere un qualche risultato, durante il quale si oscilla fra il vecchio ed il nuovo, si galleggia (il nuovo) e si mettono i piedi per terra (il vecchio). Fra le due fasi si vivono momenti di grande incertezza, quasi di obnubilamento, difficilissimi da superare, che richiedono una certa dose di coraggio, ma anche una forte determinazione. Chi va avanti trova davanti a sé una nebbia che via via dirada, lasciando spazi mai visti prima, un incoraggiamento a proseguire; chi si ferma rimane in uno stato di estrema sofferenza, con possibili disturbi psicologici che rendono instabile la mente. Lettura, riflessione su quello che si legge, concentrazione sui nuovi concetti, sono esercizi che si possono fare senza alcun aiuto esterno. L'eventuale frequenza di persone preparate, capaci di dare consigli ben orientati può solo aiutare: lo sforzo principale è quello individuale. Ma non si può continuare all'infinito: se non si va avanti è meglio smettere. Questo vale anche dal punto di vista karmico: sforzi inutili servono solo a creare nuovo karma. Ovviamente, è necessario cambiare lo stile di vita: bisogna adottare una alimentazione adeguata per l'esercizio delle forze spirituali, impiegare il tempo libero in funzione del progresso che si vuole conseguire, non parlarne con nessuno, sacrificarsi in una dedizione assoluta al compito in cui si è impegnati. In termini esoterici, tutti questi aspetti esteriori si chiamano "ambiente" e sono essenziali per compiere il cammino. Il Mondo non dev'essere più lo scopo della vita, la meta da raggiungere è il Cosmo, la realtà spirituale, il luogo dove tutte le cose materiali sono il corpo fisico di un valore spirituale che le caratterizza. E' necessario "conoscere" con un senso diverso da quello materiale, un occhio particolare che sappia vedere al di là del velo di Maya, rivelando la vera essenza delle cose. Chi va avanti, senza alcuno sforzo troverà persone preparate che potranno aiutarlo a fare il percorso successivo, ad introdurlo in un ambiente idoneo, a prepararlo per salire a livelli superiori. La prudenza non è mai troppa e non è consigliabile affidarsi alle varie scuole commerciali o centri estetici, false scuole di yoga, Sette strane e pericolose. In assenza di un ambiente affidabile, è meglio proseguire da soli sul sentiero, con la certezza che i progressi giungeranno in proporzione agli sforzi. Ho usato il termine neutro nel rivolgermi alle persone perché in questo momento c'è una grande confusione nella società civile per quanto riguarda il sesso. In campo esoterico, spirituale, il sesso non esiste, poiché il corpo fisico è solo uno strumento: esso è la chitarra, il violino, il pianoforte, che la parte spirituale dell'essere umano suona per viaggiare su un piano di coscienza che non è più quello dei sensi inferiori. Quindi, da questo momento in poi, ogni riferimento all'essere umano si rivolge a chiunque, indipendentemente dal genere cui appartiene, con grande rispetto per la sua dignità.
Questo lavoro non ha "assolutamente nessun fine di lucro" , ma vuole solo offrire occasioni di st... more Questo lavoro non ha "assolutamente nessun fine di lucro" , ma vuole solo offrire occasioni di studio a chi è interessato. Parte del materiale presente in questo libro è copyright dei rispettivi autori ed è stato prelevato da Internet e ritenuto quindi di pubblico dominio. Nel caso in cui ne deteniate i diritti, segnalatelo nella sezione "Contatti"; saremo lieti di pubblicarne gli autori e la fonte da cui è stato tratto o, se richiesto, di cancellarne "immediatamente" il contenuto. This is absolutely a "non-profit-making website" , its aim is only to offer cues for studying to whoever may be interested. Part of the material in this book is copyrighted by its respective authors and has been taken from the web and is therefore considered public domain. If you hold the rights for any of the material, please notify us in the "Contacts" section, we will be happy to publish the authors and the sources or, if requested, we will "immediately" remove the content. 2 / 214 Kharigismo Kharigiti (letteralmente "coloro che si separarono") è un termine generale che abbraccia una varietà di sette musulmane che, mentre originariamente sosteneva il califfato di Ali, in seguito combatté contro di lui e alla fine fu l'artefice del suo martirio mentre pregava nella moschea di Kufa. Rimangono pochi gruppi Kharigiti, ma il termine è talvolta usato per indicare i musulmani che rifiutano di scendere a compromessi con coloro con cui non sono d'accordo. La principale sotto-setta Kharigita oggi è quella degli Ibaditi. La setta si sviluppò dalla setta islamica dei Kharigiti del VII secolo. I musulmani Ibaditi mantengono la maggior parte delle credenze dei kharigiti originali, e respingono i metodi più aggressivi. Un certo numero di gruppi Kharigiti si estinsero in passato: I Sufriti erano una setta dell'Islam nei secoli VII e VIII ed una parte dei Kharigiti. I loro rami più importanti erano: Qurrīyya Nukkari Gli Harūrī erano una prima setta musulmana del periodo dei quattro califfi guidati dalla destra (632-661), chiamati per il loro primo leader, Habīb ibn-Yazīd al-Harūrī. Azraqiti Najdat Adjarites Scuole di giurisprudenza Le scuole islamiche di giurisprudenza, conosciute come madhhab, differiscono dalle altre per la metodologia che usano per derivare le loro decisioni dal Corano e dagli hadith. 9 / 214 Sunniti In termini di giurisprudenza religiosa (fiqh), il sunnismo contiene diverse scuole di pensiero (madhhab) come: la scuola Hanafi, fondata da Abu Hanifa an-Nu'man, compresi sottogruppi come Barelvi e Deobandi. la scuola di Maliki, fondata da Malik ibn Anas. la scuola Shafi'i, fondata da Muhammad ibn Idris ash-Shafi'i. la scuola di Hanbali, fondata da Ahmad ibn Hanbal. La maggioranza del movimento salafita sostiene di seguire questa scuola. la scuola di Ẓāhirī, fondata da Dawud al-Zahiri. Sciiti La principale scuola sciita di giurisprudenza è la scuola Ja'fari o Imāmī. È ulteriormente divisa in due rami, la scuola Usuli, che favorisce l'esercizio dell'ijtihad, e la scuola Akhbari, che sostiene che le tradizioni (aḵbār) degli Imam siano la principale fonte di conoscenza religiosa. Le scuole minori includono la scuola Ismā'īlī (Musta'lī Fāṭimid Ismā'īlīyah) e la scuola Zaydī, che hanno una maggiore affinità con la giurisprudenza sunnita. Ibadi Il fiqh, o la giurisprudenza di Ibadi, è relativamente semplice. L'autorità assoluta è data dal Corano e dagli hadith; le nuove innovazioni accettate sulla base del qiyas, o ragionamento analogico, furono respinte come offerte dagli Ibadi. Ciò differisce dalla maggioranza dei sunniti, ma è d'accordo con la maggior parte degli sciiti e con le scuole Zahiri e Hanbali del sunnismo. Scuole di teologia islamica Aqidah è un termine islamico che significa "credo", dottrina o articolo di fede. Esistono molte scuole di teologia islamica, non tutte sopravvissute ai giorni nostri. I principali temi delle controversie teologiche nell'Islam hanno incluso predestinazione e libero arbitrio, la natura del Corano, la natura degli attributi divini, il significato apparente ed esoterico delle Scritture e il ruolo del ragionamento dialettico nella dottrina islamica. Kalām Kalām è la filosofia islamica di cercare principi teologici attraverso la dialettica. In arabo, la parola significa letteralmente "parole / parole". Uno studioso di kalām è chiamato mutakallim (teologo musulmano; mutakallimūn plurale). Ci sono molte scuole di Kalam, le principali sono le scuole Ash'ari e Maturidi nell'Islam sunnita. 10 / 214 Che cos'è la spiritualità? I Sufi, come abbiamo già detto, sono la parte spirituale dell'Islam. Sul tema "spiritualità", ognuno dice la sua, le definizioni sono molte e prevalentemente sono vaghe. Poiché dobbiamo affrontare il tema, è necessario mettersi prima d'accordo sul significato del termine "spirituale". L'enciclopedia Treccani ci dice che spirituale è il contrario di corporale, in un certo senso è ciò che attiene allo spirito, all'anima. Vediamo allora che cos'è lo spirito e l'anima. Sempre la Treccani ci dice che lo Spirito è l'anima dell'uomo, intesa soprattutto come complesso delle facoltà psichiche, intellettuali e affettive: agire, giudicare in tranquillità di spirito; disposizione mentale ed emotiva, stato d'animo, però, non sono nello spirito. L'anima è il principio immateriale della vita nell'uomo, contrapposta al corpo e tradizionalmente ritenuta immortale, o addirittura partecipe del divino, e sede dei sentimenti più intimi. Nell'accezione più generica, è il principio vitale dell'uomo, di cui costituisce la parte immateriale, origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della stessa coscienza morale. In generale, quindi, si può dire che l'anima rappresenta la dimensione immateriale e vitale dell'essere umano, mentre lo spirito rappresenta la dimensione immateriale e trascendente dell'essere umano, legata alla dimensione divina e alla conoscenza di Dio. Avete capito? Si: siete dei geni; No, siete persone ragionevoli. Purtroppo non possiamo arrenderci, dobbiamo tentare ancora. L'anima (dal latino anima, connesso col greco ànemos «soffio», «vento»), in molte religioni, tradizioni spirituali e filosofiche, è la parte vitale e spirituale di un essere vivente, comunemente ritenuta distinta dal corpo fisico. Tipicamente veniva assimilata al respiro (donde la sua etimologia). Originariamente espressione dell'essenza di una personalità, intesa come sinonimo di «spirito», o «Io», a partire dall'età moderna venne progressivamente identificata soltanto con la «mente», o la coscienza, di un essere umano.
Una fase intermedia che viene interrotta dall'opera do Emmanuel Swedenborg (1688-1772); d) Una se... more Una fase intermedia che viene interrotta dall'opera do Emmanuel Swedenborg (1688-1772); d) Una seconda "età dell'oro"(alla fine del XVIII secolo) contraddistinta dalle opere di Martinez de Pasqually 81727-17749, Friedrich Cristoph Oetinger (1702-1782), Louis Claude de Saint-Martin (1743-1803); e) Un periodo (XIX secolo) che va da Franz Von Baader (1765-1841) alla Naturphilosophie ((1815-1847); f) Si chiude il secolo XIX con la comparsa della Società Teosofica nel 1875 a New York.
Wassilief è della stessa opinione: "Sebbene-egli afferma-il Lalitavistara sia messo nel novero de... more Wassilief è della stessa opinione: "Sebbene-egli afferma-il Lalitavistara sia messo nel novero dei Sūtra del Mahāyāna, è evidente che la sua origine risale ai primi inizi delle leggende" (15). Consultiamo ora, in merito alla datazione del Lalitavistara, A. Weber, di cui nessuno può contestare l'autorità in materia. "Il punto principale è stabilire una cronologia relativa e un ordine di successione tra le diverse scritture buddhiste, compito che Eugène Burnouf, le cui ricerche costituiscono il nostro unico riferimento, ha portato a termine con grande intelligenza e con accettabili conclusioni. In primo luogo, parlando dei Sūtra, ovvero le parole del Buddha stesso, Burnouf li divide in Sūtra semplici e Sūtra chiamati Mahāvaipulya Sūtra o Sūtra Mahāyāna, affermando che questi ultimi sono i più moderni per la lingua, la forma e la dottrina. Per ciò che concerne quest'ultimo punto, ha senza dubbio ragione, perché in primo luogo nei Mahāvaipulya Sūtra il Buddha appare quasi esclusivamente circondato da dei e da Bodhisattva, personaggi specifici della mitologia buddhista, mentre invece nei Sūtra semplici sono gli esseri umani che compongono la maggior parte della sua cerchia, e gli dei si trovano soltanto accanto a loro. "In secondo luogo, i Sūtra semplici non recano tracce di quegli insegnamenti che non sono propri di tutti i Buddhisti, ma appartengono soltanto ai Buddhisti del Nord, come per esempio il culto di Amitābha, di Mañjuśrī, di Avalokiteśvara, dell'Ādibuddha [g] e dei Dhyāni Buddha (16), e inoltre non si trovano in essi incantesimi e formule magiche presenti in abbondanza soltanto nei Mahāvaipulya Sūtra. Ma che la circostanza per cui la lingua di questi lunghi brani in poesia, frequentemente inseriti nei Mahāvaipulya Sūtra in una forma molto alterata, una mescolanza di Sanscrito, Pāli e Prākṛita (ciò che non avviene per la parte in prosa (17)) sia presa come prova della posteriorità dei Sūtra Mahāyāna, questo, fino ad oggi, non pare affatto certo. I brani in versi si armonizzano veramente in maniera così completa, per forma e sostanza, con il testo in prosa da poter essere considerati come un semplice ampliamento o una correzione (18)? Oppure non si distinguono piuttosto proprio su questi punti, in modo tale da poterli vedere come dei frammenti di tradizioni più antiche, esattamente come gli analoghi brani così spesso presenti nei Brāhmaṇa [h]? In quest'ultimo caso, noi dovremmo piuttosto considerarli come una prova secondo cui le leggende buddhiste non erano in origine redatte in Sanscrito, ma nei dialetti popolari. "Secondo il racconto del viaggiatore cinese Faxian, che compì un pellegrinaggio dalla Cina all'India negli anni dal 399 al 414 d.C., sembra risultare che i Sūtra Mahāyāna in quel periodo fossero già diffusi, poiché Faxian menziona alcuni degli insegnamenti specifici di quei Sūtra in quanto estesamente studiati" (19). Da ciò che si è detto si può desumere per prima cosa che poiché i Sūtra Mahāyāna nei primi secoli della nostra era erano stati diffusi e ampiamente studiati, non dovevano più costituire una novità nell'India di quel periodo; inoltre, che siccome le parti in versi di quei testi erano redatte in un particolare dialetto simile al linguaggio comune dell'epoca, esse sono più antiche delle parti in prosa. È quindi possibile, senza il timore di commettere un grosso errore, far risalire la composizione dei Sūtra Mahāyāna ai secoli precedenti la nostra era, prima dell'epoca in cui fu redatta la versione definitiva del Mahābhārata. Ciò che conferisce a questa ipotesi una notevole verosimiglianza è il fatto che il nome di Kṛṣṇa come divinità non compare nei Sūtra Mahāyāna, mentre vi si trova il nome di Viṣṇu (e il suo sinonimo Nārāyaṇa) di cui Kṛṣṇa è l'incarnazione. Il Mahābhārata è la glorificazione di Kṛṣṇa. Nulla impedisce quindi di pensare che i Brahmani, i quali vedevano con inquietudine la crescente influenza del Buddhismo sulle genti e sui re, credettero di trovare un efficace mezzo per combattere tale influenza contrapponendole, per neutralizzarla, quella di un'altra religione. Il culto di Kṛṣṇa, nuovo per quell'epoca, sarebbe sembrato soddisfare quelle condizioni e per questo essi avrebbero raccolto nel Mahābhārata, il grande poema in onore di Kṛṣṇa, le vecchie leggende del Brahmanesimo, una parte delle quali era già stata adottata dai Buddhisti, modificandole in modo tale da armonizzarle con la dottrina che diffondevano (20). Ciò che va a sostegno della tesi secondo cui il Mahābhārata ha assunto la sua forma definitiva nel momento in cui il Buddhismo era più fiorente è il fatto che nella Bhagavadgītā, che all'interno del Mahābhārata espone la quintessenza della dottrina kṛṣṇaita, il Brahmanesimo presenti ai suoi fedeli la liberazione finale come molto più facile da raggiungere di quanto non lo sia per i Buddhisti. È in questo modo che esso, per bocca di Kṛṣṇa stesso, la promette a chiunque sia un fervente adoratore del dio: "O figlio di Pṛthā, coloro che prendono rifugio in Me, anche se sono di bassa nascita-donne, vaiśya o śūdrapossono raggiungere la destinazione suprema" (21) [i]. Questo śloka della Bhagavadgītā, già notevole dal punto di vista dei Vaiśya (agricoltori o commercianti) e degli Śūdra (domestici), lo è ancora di più per ciò che riguarda le donne, alle quali promette una liberazione finale immediata, mentre il Buddhismo la rimanda a quando avranno meritato di rinascere nello stato di essere umano di sesso maschile, dopo una lunga serie di esistenze ricche di opere buone. I Brahmani, predicando questa dottrina, nello stesso tempo in cui attiravano a sé le classi inferiori, sembrano aver contato anche sull'influenza delle donne per diffondere il culto di Kṛṣṇa, la cui sensualità doveva piacere alla fervida immaginazione degli Hindu. Note dell'Autore (1) La prima traduzione francese del Lalitavistara, con qualche taglio, è stata fatta da chi scrive queste righe sulla versione tibetana del testo che si trova nel Kanjur [a]. È stata pubblicata, con il testo tibetano, presso l'Imprimerie
BUDDHISMO
Tutti conoscono il buddismo come religione. In realtà, è qualcosa di più di una semplice religion... more Tutti conoscono il buddismo come religione. In realtà, è qualcosa di più di una semplice religione. Qual è l'origine e la storia di questa dottrina religiosa? Il Buddhismo è la Via dell'Illuminazione e Buddha è colui che consegue l'illuminazione in vita. Il Buddhismo esisteva già prima di Gautama Sakyamuni, nell'Antico Tibet, quello a Nord dell'Himalaya, verso il Circolo Polare Artico. Il Budda più noto, quello che operò nella valle del Gange, proveniva da una famiglia molto ricca e la sua vita, come vuole la tradizione buddista, sarebbe stata preceduta da innumerevoli rinascite. I buddisti, infatti, credono nella reincarnazione, anche se scandita dalla successione di vite legate tra di loro attraverso la trasmissione degli effetti del karma. A 35 anni, dopo ben sette settimane di raccoglimento profondo e mai interrotto, nel mese di maggio, sotto un albero di fico, mentre si trovava lì a gambe incrociate nella nota posizione del loto, arrivò l'illuminazione perfetta. Meditò una notte intera, fino a raggiungere il Nirvana che, per i buddisti, è il fine ultimo della vita. Si ottiene grazie alla liberazione dal dolore dovuto all'esistenza. Non è un qualcosa che viene definito in termini positivi, contrariamente a quello che si pensa, ma negativi.
ANATOMIA SPIRITUALE
Le parole "esoterico" ed "occulto" significano "ciò che è nascosto", indicano ciò che sta dietro ... more Le parole "esoterico" ed "occulto" significano "ciò che è nascosto", indicano ciò che sta dietro all'apparenza esteriore, e additano le cause che producono l'apparenza e gli effetti; si occupano del mondo sottile delle energie e delle forze nascoste e velate dalle forme. Trattano di tutto ciò che deve essere conosciuto prima che la coscienza possa svilupparsi Le scuole esoteriche sono quelle che impartiscono maggiore conoscenza, la quale viene teorizzata ed applicata; ma è un fatto che spesso la teoria precede la pratica. Le scuole esoteriche attuali mirano ad una superiore fusione, quella tra la personalità integrata e l'anima, rivelando che, dietro al dualismo mistico (stato necessario), vi è il fatto occulto della identificazione con il divino. L'insegnamento in queste scuole è più avanzato di quello che si impartiva nelle scuole precedenti; esso, infatti, si spinge fuori dalla sfera dei tre mondi della personalità per entrare in quella dell'anima. Vi si tratta del mondo dei valori occulti, in cui si dà massima importanza all'aspetto "conoscenza della divinità". Le scuole esoteriche attuali mirano ad una superiore fusione, quella tra la personalità integrata e l'anima, rivelando che, dietro al dualismo mistico (stato necessario), vi è il fatto occulto della identificazione con il divino. Lo scopo di una scuola esoterica è quello di portare alla coscienza o consapevolezza dell'anima, alla conoscenza spirituale, alla comprensione delle forze superiori, alla conoscenza diretta della Gerarchia Spirituale che governa la vita del nostro pianeta, allo sviluppo progressivo della comprensione della natura divina e del Piano, che, in obbedienza alla volontà di Dio, va sempre maggiormente determinando le cose del mondo. Le scuole esoteriche del passato sono le scuole che conosciamo meglio, quelle di molti gruppi teosofici, degli ordini rosacrociani e le innumerevoli organizzazioni mistiche e metafisiche. Esse sono prettamente exoteriche e servono a fare appello all'interesse del pubblico. Impartiscono molte cognizioni utili per ciò che riguarda i tre mondi della umana evoluzione-mondo fisico, mondo emotivo e mondo mentale. Sono perfettamente adatte per i neofiti sul Sentiero della Prova, occupandosi principalmente dell'avvicinamento a Dio, per mezzo del cuore, e del profondo impulso umano, che può aiutare a trovarlo. Le scuole esoteriche del presente si vanno ora formando e che pretendono di impartire maggiore conoscenza che, coordinata ed applicata, rimane in gran parte teorica; spiegano che sempre la teoria precede la pratica. L'insegnamento in queste scuole è più avanzato di quello che si impartiva nelle scuole precedenti; esso, infatti, si spinge fuori dalla sfera dei tre mondi della personalità per entrare in quella dell'anima. Si parla del mondo dei valori occulti, a livello principalmente mentale; si dà massima importanza all'aspetto "conoscenza della divinità", più che all'aspetto "sentimento di Dio". Nel migliore dei casi, le vecchie scuole hanno prodotto l'integrazione della personalità, e hanno reso l'essenziale dualità del mistico un fatto effettivo. Le nuove scuole mirano ad una superiore fusione, quella tra la personalità integrata e l'anima, rivelando che, dietro al dualismo mistico (stato che è indubbiamente necessario), vi è il fatto occulto della identificazione con il divino. Le scuole veramente esoteriche sorgeranno allorché l'umanità sarà pronta per esse. Con l'evocazione e lo sviluppo della coscienza superiore, sarà possibile insegnare a lavorare coscientemente su livelli spirituali e ad agire come anima nei tre mondi dell'evoluzione umana, per il tramite di una personalità altamente intelligente. I discepoli vi saranno preparati per l'iniziazione e gli iniziati per le iniziazioni maggiori. Verrà data la maggiore importanza al modo di trattare le energie e le forze, alla saggezza come risultato della conoscenza applicata, al lavoro e ai piani della Gerarchia. Una volta che l'intuizione sia sviluppata si giungerà ad una fusione superiore, a quella cioè dell'uomo spirituale con l'Uno universale. La Teosofia è la Scuola Esoterica del Passato, quella del Presente e quella dell'Avvenire. Ma non bisogna mai dimenticare che dietro al mondo delle religioni, delle filosofie e delle scienze, c'è una sorgente poco compresa ma potente della vita spirituale dell'umanità: la Scuola dei Misteri.
Simbolismo
La letteratura occidentale impiega pagine su pagine per accumulare senso, quella orientale tende ... more La letteratura occidentale impiega pagine su pagine per accumulare senso, quella orientale tende ad implodere il senso, a creare il vuoto, per generare nel lettore l'immaginario. Il testo perde la sua perentorietà e si fa pre-testo per una immagine creativa. Come l'onda sulla spiaggia, il simbolo torna e ritorna alla mente ed ogni volta il suo senso si rinnova e si arricchisce. Non siamo noi a interrogare il simbolo, ma è il simbolo ad eventuare in noi questa o quella cosa. Esso indica una via da seguire, ma non il luogo di arrivo: questo è un luogo personale, una conquista individuale. Se si misura ciò che si incontra con criteri stabiliti, non si troverà mai nulla di nuovo. Se si rinuncia a ciò e lo si vede solo come una via verso la scoperta, allora tutto si offre senza significato prestabilito. Il luogo non è più quello del rimosso, ma quello del ritorno. Le immagini del simbolo rivelano l'inconscio alla coscienza e ne permettono la lettura. Il linguaggio simbolico non espone all'apertura, ma apre l'apertura. I simboli non si interpretano perché non sono strumentali ma rivelativi. Per loro tramite l'anima visualizza la propria immagine e incontra la sua radice da cui non può separarsi: ogni volta che parla del mondo, ogni volta che lo interpreta, narra la propria storia. L'evocazione simbolica lega il conscio all'inconscio, l'esterno all'interno, l'essoterico all'esoterico. Il simbolo è mistero, i misteri non si interpretano; ad essi ci si accosta e alla loro vicinanza nascono altri pensieri, parole, fisionomie. Il simbolo rappresenta anche una via verso la verità, non quella intellettuale che, per conservare l'individuo, dispiega le sue forze principali nella finzione, ma quella vera che nasce dai livelli superiori del Manas, dal Sé superiore. Nietzsche nega la possibilità di accedere ad essa e considera quella umana un esercito di metafore, di metonimie, di antropomorfismi; una somma di relazioni umane che sono state potenziate poeticamente e retoricamente, trasferite e abbellite, cha dopo un lungo uso sembrano al popolo solide, canoniche e vincolanti. Queste verità sono illusorie. Per Gandhi la Verità è un albero con molte foglie: ciascuno vede una foglia ed in essa crede di individuare la verità. Lo specchio di Zeus, ridotto in frammenti, permette di vedere solo parti della verità. Il simbolo permette all'anima di concentrarsi su se stessa, di svolgersi come pura interiorità, di trascendere gli orizzonti del soggetto individuale. Jung ci dice che il simbolo è un termine, un nome, una rappresentazione che può essere familiare nella vita quotidiana ma che tuttavia possiede connotati specifici che vanno oltre al suo significato ovvio e convenzionale. Una parola, una immagine, è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato comune e immediato. L'uomo non percepisce e non comprende mai nulla in modo completo, anche perché ogni esperienza contiene un numero infinito di fattori sconosciuti. Non siamo in grado di conoscere la natura sostanziale della materia in sé, per cui, davanti a certi eventi, non troviamo nella nostra coscienza modelli di confronto. Siamo quasi sempre davanti a situazioni complesse, la cui analisi totale è praticamente impossibile, soprattutto se i tempi sono compressi. Ad esempio, le idee contenute nei sogni non possono essere spiegate solo in termini di memoria, ma esprimono pensieri nuovi che non hanno ancora raggiunto la soglia della coscienza. Perfino la parola non è univoca; spesso essa assume, da persona a persona, un significato leggermente diverso. Per non parlare degli archetipi, ovvero di quei "resti arcaici", forme mentali, la cui presenza non può essere spiegata da alcun elemento della vita individuale della persona e che si rivelano come dati primordiali, innati ed ereditati dalla mente umana. Questi sono in sé modelli statici, ma diventano dinamici quando si manifestano sotto forma di impulsi spontanei, quasi come quelli istintivi. Particolarmente importanti sono le immagini religiose quando si presentano alla coscienza come compensazione di complessi personali: basti pensare alla croce o alla resurrezione. L'uomo non vede la sua ombra, il lato oscuro della sua natura, motivo per cui non riesce ad immunizzarsi da infezioni e penetrazioni sia morali che mentali. A causa di ciò egli è lacerato da una serie di contrari (giorno e notte, vita e morte, felicità e sventura, bene e male, ecc.) che lo pongono disarmato in quel campo di battaglia che è la vita. Questa è ricca di emozioni e di idee
Conoscere se stessi è conoscere la propria relazione con il mondo. Ma non solo, è conoscere anche... more Conoscere se stessi è conoscere la propria relazione con il mondo. Ma non solo, è conoscere anche la relazione con la gente, con la Natura, con le cose che possediamo, Questa è la nostra vita; la relazione con il Tutto. La comprensione di questa relazione non richiede alcuna specializzazione, ma solo la consapevolezza necessaria per confrontarsi con la vita nel suo insieme, con la Totalità. Il problema è il modo in cui si può essere consapevoli. Cosa si deve fare per avere la necessaria attenzione? Anche in questo caso non serve una specializzazione, ma occorre conoscere il modo di approcciare le relazioni personali con gli altri esseri umani e con la Natura. Normalmente siamo collegati con le nostre idee, con le cose che si materializzano in illusioni, desideri, timori, ecc. Come possiamo essere coscienti di questo processo globale di relazioni? Tentare di comprendere queste relazioni non significa isolarsi, anzi richiede pieno riconoscimento degli altri, totale consapevolezza della realtà che ci circonda. In altre parole, come ci si mette in relazione con una persona, con un albero, con il cinguettio di un uccello? Come si fa ad essere consapevoli delle proprie reazioni mentre si legge un giornale? Siamo coscienti delle risposte superficiali della nostra mente e delle sue reazioni profonde? Come si diventa consapevoli di un qualcosa? Solitamente siamo consapevoli della reazione ad uno stimolo; vedo qualcosa di bello: la mia reazione è una sensazione che si identifica in un una sensazione di gioia. Possiamo verificare quello che accade in un determinato momento, senza dover studiare dei libri per farlo. Ci identifichiamo con l'accaduto e ne ricaviamo un senso di piacere o di dolore il che risponde alla nostra perenne preoccupazione di cercare il piacere ed evitare il dolore. Se si è interessati a qualcosa che dà piacere, attiviamo subito l'abilità di captarla; viceversa, se incontriamo qualcosa di doloroso, attiviamo l'altra capacità, quella di trovare il modo di evitarla. Anche quando tentiamo di comprendere noi stessi cerchiamo in noi una abilità, ma non la troviamo perché questo tipo di processo non è una facoltà in nostro possesso, né una tecnica che si possa affinare nel tempo con un costante addestramento. La coscienza di "guardare se stesso" nasce solo nel momento in cui avviene la relazione e si realizza nel modo in cui parliamo o ci comportiamo, Si tratta di guardarsi senza alcuna identificazione, senza fare confronti, senza giudicare: osservarsi, e basta. Questo atteggiamento blocca qualsiasi attività inconscia (ovvero la maggior parte delle nostra attività) e lascia emergere la consapevolezza della motivazione dell'azione, senza dover indagare o scavare nel profondo. Tale consapevolezza permette di vedere il processo globale sia del pensiero che della azione conseguente. La cosa importante perché ciò accada è quella di porsi davanti al fatto senza pregiudizi o condanne. Quando si condanna qualcosa non la si comprende: la condanna è un modo per evitare qualsiasi tipo di comprensione. Molti lo fanno di proposito: condannano immediatamente per dare l'impressione di aver capito tutto. Ben altro accade quando ci limitiamo ad osservare con cura, ponendo tutta la nostra attenzione; allora si diventa consapevoli del contenuto e del significato dell'azione. Ci si accorge subito di trovarsi su un piano di conoscenza diverso da quello che si ha quando si osserva con spirito critico. Osservare senza alcun tipo di giustificazione potrebbe apparire piuttosto negativo, ma non lo è, perché esso evidenzia la qualità della passività, azione diretta priva di qualsiasi inquinamento. Quando vogliamo comprendere qualcosa, dobbiamo assumere un atteggiamento passivo: non si può mantenere il pensiero fisso sui dettagli di un problema, analizzandone i particolari, perché si perde la visione del tutto. Per comprendere debbo comportarmi come una pellicola fotografica, cogliere la realtà così com'è, adottando una passività consapevole. Non si tratta di abilità o di specializzazione, ma di un modo per penetrare in noi stessi, comprendere noi stessi, cogliere non solo gli aspetti superficiali della consapevolezza, ma anche quelli più profondi, che sono molto più
Ferrante e una sorella, della quale però non si conosce il nome. Si sposa e ha una figlia chiamat... more Ferrante e una sorella, della quale però non si conosce il nome. Si sposa e ha una figlia chiamata Cinzia. I suoi primi maestri sono lo zio materno, il quale possiede un ricco museo e una grande biblioteca, e il fratello Giovan Vincenzo, studioso di filosofia naturale e di antichità. Fin da giovanissimo Della Porta si dedica all'indagine della natura. Eclettico, curioso, dedito tanto allo 'sperimentalismo', quanto allo studio delle res antiche, si circonda di dotti e artigiani, al fianco dei quali egli spesso opera. Promuove ed è membro di numerose Accademie. Nel 1558, a soli ventitre anni, pubblica la sua prima opera, Magiae Naturalis, sive de Miraculis rerum naturalium. Sempre in questi anni fonda la celeberrima Accademia dei segreti. Nel 1589 pubblica una versione ampliata della Magia naturalis, in venti libri. Grazie a quest'opera, la fama di Della Porta si espande in tutta Europa. Negli anni della maturità è tra i protagonisti più significativi sia dell'Accademia dei Lincei, sia dell'Accademia degli Oziosi. Inoltre, compie numerosi viaggi in Italia e in Europa, grazie ai quali entra in contatto coi maggiori esponenti della cultura del suo tempo. Muore il 14 febbraio del 1615 accudito dalla figlia Cinzia.
Esistono poi altri tipi di rune, come quelle vichinghe mistiche: Ed anche le rune della strega: D... more Esistono poi altri tipi di rune, come quelle vichinghe mistiche: Ed anche le rune della strega: Diamo uno sguardo alle 13 Rune delle Streghe, i loro significati e come divinarci. Ma prima di tutto bisogna fare dei chiarimenti per evitare eventuali confusioni tra le Rune delle Streghe e le Rune tradizionali (i Futhark), in quanto, nonostante il nome Rune, non hanno nulla a che vedere le une con e altre.
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