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Origine e funzione dell'aspetto religioso nelle campagne militari carolinge in Europa Centrale
2021
Un breve resoconto su quelle che sono state le guerre di Carlo Magno contro i sassoni. Quasi 30 anni di scontri contro un nemico praticamente sempre sconfitto sanguinosamente, ma mai domo.
La Rucola, 2018
/2018/09/27/santa-begga-la-trisnonna-di-carlo-magno-e-loreto/ Siamo alle solite: quante coincidenze, anche troppe e tutte nel nostro territorio Begga (615/698), badessa franca, figlia di Pipino di Landen e sorella di Santa Getrude, trisnonna di Carlo Magno, si considera originata da lei la casata dei carolingi. Spostando la geografia quante coincidenze… Nel testo "Vita S.Beggae ducissae Brabantiae" di Iosepho Geldolpho del 1631, e in "De S.Begga Vidua" del 1789, si racconta che Begga e suo marito Ansegiso possedevano una reggia fortificata a Capremontis (oggi Capriglia?-in foto sopra), da loro abbellita con palazzi, porte, feritoie e solenni decorazioni. Tra i lussi e i diletti praticati in questo luogo c'era la caccia, nella vicina foresta. Quando accidentalmente, durante una battuta, Ansegiso rimase ucciso, Begga se ne andò da questo luogo per non tornare più (si allontanò per motivi politici? Chissà). Scese dal ripido monte fino a un luogo dove scorreva un grande fiume, che i locali chiamavano Visera (nel territorio di La Serra-La Sara cioè Serrapetrona? Lì sotto scorreva un fiume, l'odierno lago non esisteva), per poi recarsi nel monastero fondato da sua madre Itta, dove c'era anche sua sorella Gertrude (ne abbiamo già scritto posizionandolo a Statte di Camerino).
Atti del Convegno nazionale "L’Italia, la Puglia e la Grande Guerra" CENTRO RICERCHE DI STORIA RELIGIOSA IN PUGLIA, MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO ISTITUTO PER LA STORIA DEL RISORGIMENTO ITALIANO COMITATO PROVINCIALE DI BARI UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO, Bari, 3-5 giugno 2015 a cura di Dora Donofrio Del Vecchio e Giuseppe Poli, Schena, Fasano 2016, pp. 263-273.
Tra le tipologie di statue più diffuse nell'antichità, la loricata era sicuramente una di esse. Distinguiamo due tipi di statua loricata: "ellenistica" e "romana". La prima era caratterizzata dalla presenza di un corsetto cilindrico dal quale pendevano due o più file sovrapposte di frange di forma rettangolare; il corsetto era stretto in vita da una cintura, simbolo di potere e di comando. Una fila di frange era posta anche a protezione delle spalle. La corazza era infine coperta da un mantello più o meno drappeggiato fermato su una spalla da una fibula. La corazza romana era invece anatomica, il corsetto terminava con un bordo inferiore semicircolare dal quale pendevano due o più file sovrapposte di frange che erano in realtà delle placchette metalliche. Entrambi i tipi di lorica potevano essere decorati, in tal caso la statua si trasformava in un vero e proprio programma figurativo. La tradizione figurativa greca lega l'introduzione della corazza ellenistica all'immagine di Alessandro Magno, che si fece rappresentare in scene di battaglia indossando una corazza a corsetto cilindrico. Le fonti letterarie, 1 in particolare Curzio Rufo, ricordano l'uso della corazza nell'assedio di Gaza, durante il quale il Macedone sarebbe stato ferito da un dardo che trapassò la sua lorica. Anche in Plutarco 2 abbiamo una descrizione particolareggiata della lorica di Alessandro indossata nella battaglia di Gaugamela: "egli indossava un elmo opera di Teofilo, una gorgiera di ferro e tempestata di gemme a protezione del collo, una tunica siceliota legata in vita, un doppio thorax di lino facente parte del bottino di Isso, un mantello, dono dei Rodiesi e la machaira, la sua arma preferita era nella mischia". Il thorax era forse una corazza leggera a corsetto cilindrico, costituita da due strati di lino in modo da aumentare la protezione del cavaliere senza appesantirlo. La più famosa testimonianza che attesta l'uso di una corazza ellenistica da parte di Alessandro è il mosaico pompeiano dalla Casa del Fauno di Pompei.
theorein.it, 2023
IL PAPATO AI TEMPI DI CARLO MAGNO Da Adriano I a San Leone III E' questa l'età di Carlo Magno (768-814), nella quale egli giganteggia a tal punto da oscurare qualsiasi altro contemporaneo, sia laico che ecclesiastico, e in cui imprime con tanta profondità le sue orme da far sì che esse siano ancora oggi visibili. Conquistatore e padre dell'Europa, fondatore di quel Sacro Romano Impero che, assieme al Potere Temporale dei Papi, è stato il basamento e l'inizio del Medioevo latino e la culla dell'Occidente, Carlo Magno è stato, come Costantino il Grande e come Giustiniano il Grande, l'interlocutore privilegiato del Papato della sua epoca e la vera guida della Chiesa coeva, anche se, nella fattispecie, era precisamente quella Latina, che però grazie a lui poté diventare la più grande tra quelle cristiane. Re, Patrizio, Imperatore, Carlo Magno si mosse lungo le coordinate intellettuali che gli erano state tramandate da Bisanzio e dal Papato. Il suo Impero continuò ad essere la Res Publica Fidelium di agostiniana memoria, una Città degli uomini, certamente, che però si era battezzata ed era entrata in quella di Dio, un rivestimento, un guscio, una protezione per la Chiesa, che in essa si poteva espandere e sviluppare pacificamente, facendo coincidere i propri confini con quelli dello Stato ed entrambi con quelli della civiltà. La sua teocrazia continuò a considerare l'Imperatore il centro del mondo e il suo vero reggitore. Ma l'Impero di Carlo non era il solo e insensibilmente l'idea universalistica dei Cesari, rinnovata dai Carolingi, sarebbe stata soppiantata da quella dei Papi, la sola ad avere il crisma autentico dell'unicità, un crisma che luccica nel chiaroscuro anche in questa epoca. Analogamente il dispotismo regio estese le sue propaggini solo nell'ambito della disciplina ecclesiastica, sopperendo ad ovvie carenze organizzative della Chiesa stessa, senza mai pretendere di tralignare nella dogmatica e quindi rompendo decisamente col cesaropapismo bizantino. Per questo motivo Carlo Magno è stato un modello ideale al quale hanno continuato a guardare nei secoli successivi sia i Papi che gli Imperatori, ha incarnato un equilibrio che mai più è stato raggiunto. Inoltre egli, padrone assoluto di uno Stato in espansione continua, allargando i suoi confini sempre e solo verso paesi pagani o almeno nemici della Chiesa di Roma (quando fece diversamente fu per mere ragioni tattiche), fece sì che la sua storia politica si intrecciasse inestricabilmente con quella religiosa. Costruttore instancabile di un edificio giuridico, fece progredire ad un tempo la legislazione profana e quella sacra. Correttore infaticabile dei costumi, disciplinò i laici tanto quanto gli ecclesiastici. Per questa ragione le pagine che seguono presentano gli atti dell'Imperatore tanto quanto quelli dei Papi, perché, laddove il primo ne prendeva di aventi una ricaduta religiosa, non poteva avvenire senza che i secondi lo sapessero, lo approvassero e ne accettassero le conseguenze. E anche quando le iniziative del grande Imperatore non avevano una immediata ricaduta sulla Chiesa, esse l'avrebbero condizionata indirettamente. Penso alla grande rinascita Italia, sia dal Moncenisio-verso cui marciava Desiderio-sia dal Gran San Bernardo, prendendo i Longobardi alle spalle. Essi allora, in preda al panico, si ritirarono e rinserrarono a Pavia. Nel settembre 773 Carlo intraprese un lungo assedio della capitale nemica, mirando alla sua completa capitolazione. Il Papa approvava e benediceva questa sua Crociata ante litteram. I figli e la vedova di Carlomanno erano ormai nelle mani del Re franco; i figli di Desiderio ripararono a Bisanzio. Le guarnigioni regie in Spoleto e Rieti si rifugiarono a Roma, magnanimamente accolte dal Papa nelle sue milizie. Il Ducato di Spoleto, accettando la designazione del duca Ildeprando (774-789), e quello di Benevento, nella persona di Arechi II (774-787), si sottomisero ad Adriano I. Questi acquistò senza colpo ferire la sovranità su Città di Castello, Fermo, Osimo e Ancona. Tutti costoro dovettero giurare fedeltà solo al Pontefice e non anche al Re franco, come invece aveva preteso a suo tempo Stefano II. Preoccupato del fatto che i Longobardi potessero salvarsi acquattandosi sotto le Sante Chiavi, Carlo decise di scendere a Roma alla fine del marzo 774, in pellegrinaggio. Adriano, sebbene sorpreso, lo accolse con onorificenze degne dell'Esarca-quale riconoscimento della dignità patriziale di Carlo e quindi garanzia della sua alta protezione dei territori longobardi incamerati dal Pontefice. Gli furono tributati anche altri onori militari dovuti alla sua dignità regia. Era il 2 aprile, Sabato Santo. Adriano accompagnò Carlo sulla tomba dell'Apostolo Pietro, dove un tempo l'imperatore Leone III avrebbe voluto giungere per distruggerne le icone. Il Re compì con zelo le sue devozioni. Franchi e Romani si giurarono fedeltà. Papa e Re andarono al Laterano, per la Messa pasquale. Carlo alloggiò in San Pietro, lontano dalla residenza dell'Esarca. Tutto ancora avveniva nella legalità imperiale, a dispetto tuttavia dell'Imperatore. Carlo partecipò ai pontificali di Pasqua e dei due giorni successivi, rispettivamente in Santa Maria Maggiore, San Pietro e San Paolo. In San Pietro, per l'occasione, furono intonate le laudes regiae, per onorare l'ospite, dietro ordine di Papa Adriano. Dopo le funzioni di Pasqua, il mercoledì successivo, iniziarono le trattative politiche, preparate evidentemente per tempo. Adriano ricevette Carlo in San Pietro con tutti i suoi dignitari ecclesiastici e laici e chiese che la Promissio Carisiaca fosse riletta e adempiuta; Carlo la approvò e ne fece redigere una identica; il dominio papale, denominato Nostra Res Publica Romanorum da Adriano, avrebbe avuto come confine settentrionale la linea Luni-Sorgnano-Passo della Cisa-Berceto-Parma-Reggio-Mantova-Monselice. Erano incluse anche Venezia, Istria e Corsica, nonché Spoleto e Benevento. La linea di confine, dedotta da un trattato del 600, era evidentemente la stessa della Promissio, che l'aveva fatta sua per prima. Tuttavia il confine occidentale dello Stato romano passava lungo gli Appennini, deviando verso sud est da Luni, o almeno così appare più probabile. La Toscana, ad eccezione della Lunigiana, rimaneva così fuori dal dominio pontificio. La Promissio fu redatta in tre copie, di cui due rimasero a Roma e una fu portata con sé da Carlo. Il 5 giugno 774 finalmente Pavia cadde e Desiderio si arrese, andando a finire in monastero. Carlo divenne Re dei Franchi e dei Longobardi, nonché Patrizio dei Romani. Tale titolo patriziale riposava ormai solo sul consenso del popolo romano, essendo alla rottura i rapporti con Bisanzio. Era la prima volta che esso compariva esplicitamente nella titolazione dei sovrani franchi: i territori passati al Papa erano dunque sotto il patronato di Carlo. Nel crepuscolo dell'Impero in Occidente la sovranità dei Quiriti riprendeva quell'importanza giuridica che quattro secoli di dominato teocratico avevano offuscato. Sotto l'egida del Pontificato Romano. Non si mette infatti mai in evidenza abbastanza che i Romani dell'VIII
La Rucola, 2020
Se l'ucronia è la fantastoria (narrazione coerente, ma ipotetica) del passato, una profezia cos'altro è se non una ucronia del futuro? Con questa premessa, in questo momento storico così complesso, andiamo a toccare un argomento che periodicamente ricorre: la fine del mondo. Lo faremo, coerenti, parlando di Carlo Magno. Sacro Romano Impero-Intorno al X secolo, sul fiorire del Sacro Romano Impero, fiorirono anche i poemi epici cavallereschi, e uno degli argomenti trattati, fu anche la fine del mondo. In quanto "Romano", si riprese l'uso antico di divinizzare l'imperatore (diventò consuetudine fare Santi gli imperatori e i loro parenti) e l'appellativo di "Sacro", era un rafforzativo per sostenere che il potere imperiale era voluto da Dio: quindi l'imperatore dominava e proteggeva sia il popolo che la chiesa. Karolus filius nomine Karoli-Uno dei poemi epici che ebbe particolare fortuna, espressione di leggende altomedievali trasmesse oralmente e di tradizioni più antiche (come gli oracoli sibillini e la revelatio Methodii), fu la epistola scritta dall'abate Adsone alla Regina Gerberga, ecco l'incipit del testo (più avanti la traduzione completa): "Karolus filius nomine Karoli, nacione illustrissima Lilii…" Secondo la tradizione dei cosiddetti Padri della Chiesa, la fine dei tempi sarà preannunciata da inondazioni, pestilenze, guerre, e infine, la persecuzione accanita del Cristo e dei suoi seguaci. L'Anticristo-Ecco in ultimo che arriverà la più paurosa figura escatologica: l'Anticristo. Questo personaggio sarà un ebreo, della tribù di Dan, che si spaccerà per il nuovo Messia e affabulerà molte genti con il suo eloquio e i prodigi, spingendosi perfino a
2010
La concezione della Terza Persona della Trinità nell'opera "De Spiritu Sancto" di Basilio di Cesarea. The definition of the Third Person of the Trinity in the work "De Spiritu Sancto" by Basil of Caesarea.
Cos'era la guerra nel Medioevo, come si combatteva, chi la combatteva, perchè si combatteva.
EDIZIONE CARTACEA DI 368 PAGINE. - https://www.amazon.it/dp/1549911309 Per vent’anni, dal 1282 al 1302, la Sicilia e tutto il Mezzogiorno d’Italia furono devastati da una sanguinosa guerra, combattuta tra gli eserciti dei dominatori Angioini e gli insorti Siciliani appoggiati dalle armi aragonesi. Dall’insurrezione palermitana della Pasqua dell’ 82, fino alla pace di Caltabellotta del 1302, il libro ricostruisce minuziosamente gli avvenimenti bellici di quella lunga guerra: dalle leggendarie gesta dell’ammiraglio Ruggero di Lauria, alle imprese dei feroci guerriglieri almugaveri, alle prodezze della superba cavalleria francese. A differenza delle precedenti pur notevoli sintesi storiografiche – incentrare soprattutto sugli aspetti diplomatici e istituzionali della guerra – per la prima volta, viene presentato uno studio incentrato prettamente sulla narrazione e l’analisi dei fatti bellici: armi, eserciti, battaglie, assedi. Su tale argomento, l’Autore già nel 2012 pubblicava un opuscolo dal titolo Storia militare della Guerra del Vespro (1282-1302). Si trattava di un breve testo che proponeva, in forma divulgativa, una ricostruzione degli avvenimenti bellici occorsi durante quella lunga guerra. Il presente lavoro è molto più di una semplice riedizione di quel libro, qui la ricostruzione degli avvenimenti occupa solo circa un terzo dell’intera opera, mentre gli altri due terzi sono dedicati a una minuziosa analisi degli aspetti organizzativi degli eserciti, agli armamenti da essi adottati, alle flotte, ai castelli ecc. Inoltre, altra differenza di non poco conto, è il suo carattere “accademico”, vale a dire che, mentre lì si adottava una forma prettamente narrativa, qui il testo è accompagnato e sorretto da un’imponente apparato critico costituito da note che rimandano alle numerose fonti consultate: fonti cronachistiche e soprattutto documentarie. Risultato finale è un testo di quasi 400 pagine, a fronte delle circa 100 del precedente lavoro. Ci si augura che tale opera possa incontrare il favore di quanti hanno già avuto occasione di leggere il precedente testo, avendo l’opportunità di apprezzare l’abbondante nuovo materiale proposto, ma possa anche offrire a un nuovo pubblico più esigente ed esperto una completa ricostruzione di tutti gli aspetti legati alla Guerra del Vespro e più in generale alla guerra nel secolo XIII. ENGLISH For twenty years, from 1282 to 1302, Sicily and the whole of Southern Italy were ravaged by a bloody war, fought between the Angevin armies and the insurgents Sicilian supported by Aragonese armies. From Palermo’s uprising of Easter '82 to the peace of Caltabellotta of 1302, the book meticulously reconstructs the events of that long war: the legendary exploits of Admiral Roger of Lauria, the guerrilla of fierce Almogavars, the feats of superb French cavalry. Unlike previous historiographical synthesis - focused primarily on diplomatic and institutional aspects of the war - for the first time, this study present a look strictly devoted to narrative and analysis of the facts of war: weapons, armies, battles, sieges.
The Phenomenology of Real and Virtual Places, 2018
Worcestershire Recorder, 2024
Samuel Fernández; Alfons Fürst (eds.), Clavis Origenis, Aschendorff Verlag, Münster, 2024
Печская патриархия || Православная энциклопедия. Т. 56
La estampa en la obra de Juan de Miranda, 2023
Journal of Couple & Relationship Therapy, 2011
Clinical Microbiology and Infection, 2011
Universidade Federal de Minas Gerais, 2010
EXCLI Journal, 2019
Journal of the Indonesian Tropical Animal Agriculture, 2010
Advances in Culture, Tourism and Hospitality Research, 2015
Natural Hazards, 2016
Journal of Medical Ethics, 2007
Journal of Polymer Science Part A, 1991