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Sottocapitolo del quinto capitolo dalla prima parte della Teologia del XII secolo di Marie Dominique Chenu, versione italiana di Paolo Vian. L'influenza del Timeo e del platonismo di Boezio nella Scuola di Chartres
2021
This article aims to scrutinize the hypothesis, proposed by some researchers, of Platonic or Platonizing influences in the Gospel of Thomas. The observations developed here are primarily stimulated by Ivan Miroshnikov’s recent volume, "The Gospel of Thomas and Plato. A Study of the Impact of Platonism on the 'Fifth Gospel'” (Leiden, Brill 2018). After summarizing Miroshnikov’s theses, this article presents a series of observations in dialogue with them and other studies. The issue of the extent and character of possible Platonic influences on the Fifth Gospel will be examined, as well as the diffusion and reception of philosophical doctrines in a given cultural context (from the viewpoint of historical-religious trajectories), in particular in early Syriac Christian contexts. N.B. The version of this article that appeared in the hard copy of ASE 37/2 (2020) 321-337 presented some typos and omissions, for reasons independent from the author and due to the editorial process. This is the correct version that appeared in ASE 38/1 (2021). La versione di questo articolo apparsa a stampa in ASE 37/2 (2020) 321-337 presentava alcuni refusi e omissioni, per ragioni indipendenti dall’autore e dovute al processo editoriale. Questo pdf riproduce la versione corretta, pubblicata in ASE 38/1 (2021).
Medioevo e filosofia. Per Alfonso Maierù, a cura di Massimiliano Lenzi, Cesare A. Musatti e Luisa Valente, 2013
La terminologia semantica nella teologia del XII secolo 1. Alano di Lilla, Liber in distinctionibus dictionum theologicarum, prol., PL 210, coll. 687-688; per un'analisi di questo passo, tutto intessuto di citazioni di filosofi antichi e di rimandi alle discipline profane, cfr. L. Valente, Logique et théologie. Les écoles parisiennes entre 1150 et 1220, Paris 2008, pp. 220-227. 2. M. Grabmann, Die Entwicklung der Mittelalterlichen Sprachlogik, in Id., Mittelalterliches Geistesleben I, München 1926, pp. 104-146: 144; cfr. N. M. Häring, Die theologische Sprachlogik der Schule von Chartres im zwölften Jahr hundert, in Sprache und Erkenntnis im Mittelalter. Akten des VI Internationalen Kongresses für mittelalterliche Philosophie der Société internationale pour l'étude de la philosophie médiévale, 29.
This essay focuses on the history of the theology of sacraments and especially its development between the 12th and the 15th centuries. The primary sources of the investigation include the conciliar deliberations on the sacraments of baptism and eucharist during these four centuries. It becomes clear in the analysis that social, anthropological and institutional elements are in play in the theological reflection, all interacting with the theological debate within the Church. Especially important for the understanding of the sacraments in the life of the Church is the idea of difference and otherness in the debates at the councils celebrated between the 12th and the 15th centuries.
11 Assente però anche nella Bibliografia senecana del XX secolo, a c. di Erm. Malaspina, Bologna 2005. 12 Da correggere: a p. 32 «rethorice» in «rhetorice»; a p. 62 «nulla ne quidem aura» in «n. ne minima quidem a.»; a p. 68 «Tacito […] nel racconto della morte di Socrate» in «morte di Seneca»; a p. 72 «fenesti» in «funesti»; a p. 75 «diffidare la morte» in «sfidare»; a p. 82 «coarcti» in «coacti»; a p. 83 «Mela 1,37» in «1,57»; a p. 93 «gli uomini hanno imparato a morire con onore piuttosto che a uccidere la morte con onore» togliere «la morte» (vd. la traduzione a p. 53). * A stampa ormai avanzata apprendo la morte del collega, e mi duole di non essere più in tempo a correggere, se non la sostanza, la forma del mio giudizio.
2021
L’articolo analizza la descrizione della natura delle piante e la tacita giustificazione del vegetarianismo fornite da Platone nel Timeo. Tale pratica alimentare sembra assumere un’utilità esclusivamente fisiologica: potrebbe darsi che Platone si fosse opposto a quanti professavano il vegetarianismo in qualità di mezzo necessario per purificare l’anima e per raggiungere la felicità, come gli orfici, i pitagorici, Empedocle ma anche il suo discepolo Senocrate. Attraverso il particolare valore attribuito a una dieta vegetariana, Platone priva di validità la pretesa degli altri filosofi: solo lo studio delle idee permette di ottenere la felicità. Abstract. The aim of this paper is to analyse Plato’s description of plants and his tacit justification of vegetarianism in the Timaeus. This practice seems to possess exclusively a physiological relevance: I argue that Plato is opposing the idea of vegetarianism as a superior way to purify one’s soul and achieve happiness, how it was being p...
2020
Il presente lavoro intende ricostruire, nelle sue tappe salienti, l'evolversi storico-concettuale di quella particolare modalità di “riflessione filosofica intorno al principio primo della realtà” nota come “teologia negativa”, enucleandone i risvolti tematici principali e mettendo in risalto alcuni tra gli autori che ne segnarono le sorti, ponendo a questo scopo particolare attenzione alla differenza, precipua del periodo in esame (tarda antichità-medioevo alto e centrale), di accesso alla cultura, di tendenze teoretiche e di contingenze storiche tra mondo bizantino e mondo latino. Scaturigine diretta della tradizione platonica, la teologia negativa e, più in generale, il metodo apofatico (da apophasis=negazione) si inquadrano all’interno dell’interpretazione dogmatica degli scritti di Platone. Dalla tendenziosa interpretazione metafisica del Parmenide, Plotino e i neoplatonici avrebbero ricavato la scansione di una gerarchia ontologica con al vertice un Principio primo absolutos, l’Uno – concetto di chiara matrice pitagorica –, di natura non-ontologica. Quest’ultimo aspetto, cioè la rivoluzione del concetto di trascendenza in chiave me-ontologica, oltre a segnare una profonda spaccatura con la tradizione di riferimento, rese necessario un nuovo dispositivo concettuale per approcciarsi alla Causa del tutto, non più comprensibile attraverso una dialettica discendente di segno positivo (tipica del platonismo) ma piuttosto, sull’esempio della celebre prima ipotesi del Parmenide, tramite un’analitica ascendente (dal principiato al Principio) che negasse sistematicamente la positività ontologica degli enti per giungere all’Uno, inteso come l’assolutamente altro rispetto alle cose. Ponendo infatti il Principio primo al di là dell’essere e del pensiero, avvertiva Plotino, non può in nessun caso dirsi ciò che il “principio è”, risultando questo ineffabile, ma solo ciò che non è; in questo senso, dell’Uno prima, del Dio cristiano poi, era possibile solo una tematizzazione negativa. Se in Occidente la speculazione neoplatonica dovette ridimensionarsi in chiave sostanzialistica, come esemplificato dal pensiero di Agostino, in Oriente invece attraverso la figura dello ps.-Dionigi la teologia negativa assunse pregnanza teoretica, poiché capace di indagare “correttamente” gli ineffabili misteri divini a differenza del metodo metaforico-catafatico che, a scopo di divulgazione religiosa, attribuiva le più degne espressioni dell’esperienza finita all’infinito sovrasostanziale, in maniera sì utile ma congenitamente impropria. Il merito di Dionigi, però, fu principalmente quello di rendersi conto della parzialità dell’apofasi stessa che, fedele al suo intento de-ontologizzante, doveva trascendersi nella propria negazione, sulla scia di quanto già capito da Proclo, e culminare nel silenzio mistico, nella dotta ignoranza di Dio. Ad accogliere e sviluppare questi risultati, nella Francia dei carolingi, sarà Giovanni Eriugena, pensatore unico nel suo tempo, capace di coniugare la razionalità del metodo ermeneutico della Scrittura, indagata attraverso gli strumenti delle arti liberali, con la necessaria istanza di sovra-razionalità che richiedeva un Dio concepito neoplatonicamente unitario ed assolutamente semplice. Attraverso una lucida concezione simbologica della Parola e del mondo sensibile, l’Irlandese ribadiva la preminenza dell’apofasi come “guida” alla comprensione del divino, nella sua apparenza teofanica sì indagabile con le categorie della logica tradizionale ma in ultima analisi totalmente ineffabile e “sovrabbondante non-essere”. In questo senso si comprendono la critica delle categorie aristoteliche, l’attenzione dedicata all’antifrasi e l’entimema e l’esasperazione della “simbologia del dissimile” dionisiana in chiave teratologica da parte del pensatore palatino, tematica, quest’ultima, intimamente legata agli sviluppi del metodo apofatico. Alla teratologia intesa alla luce della teologia negativa è infatti dedicato il Prologo del presente lavoro.
Prologo I. Natura ed ordinamento degli Dei Sub-lunari II. Angeli, Daimones ed Eroi III. Dottrina Orfica sugli Dei IV. Conclusione del Prologo e transizione 1. Genealogia degli Dei “Da Gaia ed Urano nacquero i figli Oceano e Teti” I. Corrispondenza fra il Cosmo complessivo e ciascun elemento II. Natura di Gaia e di Urano 1. Diverse opinioni 2. Opinione di Siriano e di Proclo III. Natura di Oceano e di Teti 1. Diverse opinioni 2. Opinione di Proclo IV. Dove Platone ha assegnato un'anima propria al Cielo? “e da questi Forci, Crono e Rhea e quanti nacquero insieme a loro” I. Spiegazione generale II. Perché questi Dei sono detti 'figli' di Oceano e di Teti? III. Natura specifica di Forci, Crono e Rhea “da Crono e Rhea, Zeus ed Hera e tutti quanti sappiamo che sono detti loro fratelli” I. Introduzione II. Natura di questi ultimi Dei 1. Opinioni di Giamblico e di Teodoro 2. Opinione di Proclo “ed ancora gli altri, figli di questi” I. Spiegazione del passo II. Conclusione generale sulle genealogie divine “Non appena tutti gli Dei nacquero, sia quelli che percorrono apertamente/visibilmente le loro orbite sia quelli che fanno la loro comparsa quando vogliono, colui che generò questo universo disse loro le parole che seguono” I. Spiegazione del passo II. Sulla natura degli Dei Sub-lunari III. Transizione al discorso del Demiurgo
2019
Sotto il nome di Novaziano sono stati trasmessi un piccolo numero di trattati di argomento etico, incluso un De spectaculis, un De Bono Pudicitiae e un De cibis judaicis – in cui sono citati altri due trattati collegati e ora perduti, uno scritto sullo Shabbat e uno sulla vera circoncisione – e ancora tre lettere contenute nell’epistolario di Cipriano di Cartagine, la numero 30, 31 e 36 in cui si discute il problema dei lapsi. La storia del suo capolavoro De Trinitate è più affascinante ma anche più tribolata. Scopo generale del trattato è descrivere le persone divine e l’articolazione della Trinità, l’οἰκονομία del mistero trinitario, descrivendo le caratteristiche fondamentali del Padre, del Figlio e dello Spirito con una decisa e forte enfasi sul legame binario tra Dio Padre e Cristo, cosa che ha fatto propendere alcuni studiosi per un’interpretazione binarista dell’opera. Il fine di Novaziano era anche e soprattutto quello di combattere la dottrina delle eresie più pericolose del suo tempo (ebionismo e adozionismo in particolare) e di offrire una prova tangibile di come la nuova teologia cristiana fosse in grado di armonizzare Antico e Nuovo Testamento. Il testo mostra infatti una conoscenza eccellente della Legge con un numero impressionante di passi veterotestamentari, in particolare dal libro della Genesi, dell’Esodo e dei Profeti. Nel complesso, le tensioni filosofiche che Novaziano evidenzia non hanno smesso, nemmeno dopo il Consilio di Nicea, di influenzare il dibattito teologico sulla Trinità. Questioni come il rapporto binario privilegiato tra il Padre e il Figlio, l’economia delle persone divine, lo statuto ontologico dello Spirito paragonato al Padre e al Figlio e soprattutto la posizione del Figlio in relazione a Dio Padre – un Figlio che è allo stesso tempo Dio, Λόγος divino e uomo – sono al contempo dogmi teologici, argomentazioni filosofiche e misteri di fede. L’opera del presbitero romano va letta e apprezzata con un nuovo approccio ermeneutico che tenga conto non solo dell’evoluzione della dottrina trinitaria nelle comunità cristiane in Occidente e in Oriente, ma anche dell’evoluzione delle scuole filosofiche pagane, nello specifico quelle platoniche. Novaziano eredita infatti parte del dibattito mediplatonico – pesantemente influenzato dallo stoicismo romano e imperiale – e anticipa certe riflessioni plotiniane sulla generazione dell’Intelletto dall’Uno.
La materia nei commenti al Timeo del secolo XII Due traduzioni latine parziali del Timeo di Platone sono disponibili nel Medioevo: quella effettuata da Cicerone (Tim. 27D-47B, con delle lacune) nel I secolo a.C. e quella di Calcidio (Tim. 17A-53C) da collocare tra il IV e il V secolo della nostra èra. Quest'ultimo scrisse anche un ricco e complesso Commentarius in Timaeum, di ispirazione medio-platonica, il cui piano dettagliato è presentato nel prologo. Ora tale Commentarius non ci è pervenuto integralmente, o meglio, non si sa se Calcidio abbia realmente eseguito l'ambizioso piano iniziale da lui annunciato nel prologo 1 oppure si sia limitato a esporre alcuni passi scelti del Timeo compresi tra 31C e 53C, cioè la porzione -e si tratta di una porzione voluminosa -del Commentarius conosciuta sin dal Medioevo, senza dimenticare che frammenti più o meno lunghi del Timeo sono pure citati, e dunque trasmessi in forma indiretta, da autori come Apuleio, Seneca, Macrobio, Agostino, Nemesio di Emesa e tanti altri 2 . Se la traduzione ciceroniana non sembra aver riscosso molto successo nel Medioevo, nonostante se ne conservino diversi manoscritti, la versione di Calcidio fu oggetto di diversi commenti, redatti tutti prevalentemente nel secolo XII.
Uno degli aspetti più interessanti della cultura storico-letteraria e filosofica del XII secolo è, per un verso, la grande attenzione dedicata all'interpretazione del significato 'attuale' dei testi e degli autori dell'antichità e il desiderio di 'collegarli' alla novità rappresentata dai Padri ed all'esegesi degli autori cristiani. Ma altrettanto può dirsi per la sensibilità, l'apertura e la curiosità verso le nuove traduzioni concernenti le opere scientifiche e filosofiche mediate dal filtro di culture diverse da quella latina. In questo contesto, opere come quelle dedicate all'esposizione allegorica dei miti antichi, al significato etimologico e nascosto dei nomi degli dei e degli eroi del passato conobbero un enorme e duraturo successo. Ne sono un esempio sia la grande diffusione di un'opera come i Mithologiarum libri tres di Fulgenzio Planciade, articolata su ben cinquanta capitoli, così come il suo commento all'Eneide (Expositio vergilianae continentiae) in cui non mancano addirittura allusioni alla vita ed alla morte di Cristo sia il De nuptiis Philologiae et Mercurii di Marziano Capella e il relativo commento di Remigio di Auxerre.
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2008
Jurnal Media Hukum, 2023
Revista Brasileira de Farmacognosia, 2010
JASA Express Letters, 2021
Inorganics, 2020
Klinik Psikofarmakoloji Bülteni-Bulletin of Clinical Psychopharmacology, 2010
Biochimica et Biophysica Acta (BBA) - Molecular Cell Research, 1986
2014 International Radar Conference, 2014