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Viterbo e la Tuscia, i nuclei insediativi dei Monti Cimini, le forre e gli orridi, le necropoli rupestri non si sottrassero alla fortuna incontrata dall'antico e dal paesaggio italiano presso gli artisti e gli intellettuali europei di età moderna e, per essere posti lungo le tradizionali reti viarie di collegamento da e per Roma, a sud delle colline toscane e a nord della campagna romana, e già lungo i convenzionali tracciati della cosiddetta Via Francigena, furono oggetto di un’assidua frequentazione e di un’altrettanto alacre attività grafico-pittorica, evocativa dell’antico, di illustrazione a corredo della letteratura periegetica, celebrativa dei fasti dell’aristocrazia, pittoresca indagatrice delle peculiarità orografiche e botaniche. Cospicuo fu il parterre di artisti europei che tra Settecento e Ottocento soggiornarono in Tuscia. Tra questi: Gaspar van Wittel, Claude Joseph Vernet, Hubert Robert, Franciszek Smugliewicz, William Turner, Jean Baptiste Camille Corot. In riferimento alla loro produzione è stato definito il presente contributo con l’intento precipuo comunque di segnalare intorno ad alcuni nuclei tematici, significativi episodi di pittura di paesaggio, urbano e di soggetto naturalistico.
e altre info Abstracts Relazioni Abstracts Comunicazioni ICONOLOGIE DEL TATUAGGIO SCRITTURE DEL CORPO E FLUTTUAZIONI IDENTITARIE secondo seminario internazionale di studi
A. Meriani - G. Zuchtriegel (a cura di), La Tomba del Tuffatore. Rito, arte e poesia a Paestum e nel Mediterraneo d'epoca tardo-arcaica, Pisa (ETS), pp. 49-55., 2020
Since the years immediately following its discovery, the Tomb of the Diver has been compared with Etruscan funerary paintings. In order to explore these relations, I will focus on the main topics of the scientific discussion. Archaeologists and art historians mostly have concentrated on stylistic relationships, iconographic programs and, more specifically, on who commissioned the tomb. This approach helps overcome the problem of the Etruscan origin and its owner, allowing us to focus on its social dimension. The buried person was part of an aristocratic elite, ethnically transversal, and exhibited his ideological distinction through a privileged relationship with Dionysus. The use of representing the symposium in relation to death was common to both Greek and Etruscan aristocracies, it constituted the adherence to a privileged cultural model, and codified an individual solution to the passage of death by distinguishing a small social group from the community.
Arte Veneta, 2018
In the second half of the 1740s, Almorò Barbaro commissioned for the palace at San Vidal in Venice at least three works from Giambattista Tiepolo and a large canvas from Giambattista Piazzetta. This article proposes to reconsider the iconography of these paintings based on the study of the public offices and family context of the Barbaro household. The subject of Tiepolo’s oval canvas now in the National Gallery of Washington has long remained unidentified. The author suggests that the painting illustrates the tragic story of the Greek heroine Electra, which was well known at the time in Venice, thanks to the increasing theatrical interest. By undertaking a detailed analysis of the documents relating to the offices held by Almorò Barbaro during his long political and administrative career, the author also reconsiders the iconography of the canvas now at the Metropolitan Museum in New York. Traditionally interpreted as an allusion to the virtues of the family, in this context it can be more specifically intended as a celebration of the political and military achievements of his patron, prior to his appointment as Procurator of San Marco in 1750. In the final part of this article, the author analyzes the large canvas by Giambattista Piazzetta for the camaron, depicting the story of Gaius Mucius Scaevola with unusual iconographical details, which can be interpreted as a commemoration of Almoro’s favorite son Alvise Giuseppe, who died at a young age in 1747.
Negli studi egittologici le stele regali sono sempre state studiate con grande attenzione, per il loro interesse storico e letterario. Questo studio ha cercato di mettere a confronto quelle che sono le due parti fondamentali di cui si compone una stele, la parte scenica e la parte testuale, e l'evoluzione del loro rapporto. La domanda principale, infatti, cui ho cercato di rispondere è quale sia il rapporto tra l'iconografia e il testo e soprattutto se vi sia un rapporto tra queste due parti o se piuttosto non seguano percorsi narrativo-comunicativi diversi.
Panorama Numismatico n.269, 2012
Ad oggi, l’unico vero studio approfondito riguardante la zecca di Viterbo nel XIII secolo rimane quello del Martinori (1910). L'argomento meriterebbe di essere studiato più a fondo, dato che diversi tasselli del mosaico sono ancora mancanti, come pure esistono problemi cronologici non ancora risolti. In attesa di un contributo scientifico innovativo, eventualmente associato a documenti inediti e ai risultati di nuovi scavi archeologici, che possa giungere alla risoluzione degli interrogativi che tuttora accompagnano la storia della zecca viterbese del XIII secolo, gli autori cercano in questo articolo di fornire il loro contributo alla questione tracciando un profilo storico e numismatico della zecca viterbese e della circolazione monetaria della Tuscia in un periodo particolarmente controverso e travagliato. Si soffermano poi sulla monetazione di Pietro III di Vico, esponente di rilievo della potente famiglia dei Prefetti dell'Urbe, e in particolare sull'emissione di un denaro con ritratto che costituisce un caso eccezionale nella numismatica medievale italiana. Di questa moneta della più grande rarità, finora conosciuta praticamente solo dall’esemplare apparso in disegno nello studio di Martinori, viene presentato, ampiamente documentato e discusso un nuovo esemplare proveniente da collezione privata, pubblicato anche nel catalogo online del forum Lamoneta.it, all’interno della sezione sulla zecca di Viterbo curata da uno degli autori. Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul numero 269 di gennaio 2012 della rivista Panorama Numismatico (http://www.panorama-numismatico.com/pietro-iii-di-vico-e-la-zecca-di-viterbo-nel-xiii-secolo/). Qui ne pubblichiamo una versione leggermente modificata e aggiornata.
Transmission: The Journal of the Awareness Field, 2024
Frontiers in Communication, 2023
Componente macroeconómico (C 1), 2023
Muscat, Oman: Health Education Department, Ministry of Health and UNICEF, 2011
An Unsung National Struggle, Tribal Cultural Research and Training Mission, Visakhapatnam, 2024
REVISTA PORTUGUESA DE Arqueologia, 2006
Journal of Advanced Nursing
Cadernos De Arquitetura E Urbanismo, 2010
Biofabrication, 2014
International Forestry Review, 2012
Clinical oncohematology, 2020
Türkiyat Mecmuası, 2021
Journal of the Chilean Chemical Society, 2012
Proceedings of the Bulgarian Academy of Sciences
arXiv (Cornell University), 2020