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Introduzione, traduzione italiana con testo latino a fronte a cura di Manuela Bergamin. Cos’è che “di sopra è piano ma non piano in fondo” e che “la mano gira da una parte e dall’altra”? E cos’è che “non è insolente con la bocca né temeraria con la lingua… ma dà risposta a chi parla”? O, anche, cosa di “per sé non è pesante, ma il peso dell’acqua le sta dentro”? Ecco ora in ebook, curata da Manuela Bergamin, la raccolta dei 100 enigmi che fonda alle soglie del Medioevo il nuovo genere autonomo dell’indovinello, svincolato da quello più ampio del ‘convivio’ o ‘simposio’. Gli indovinelli proposti, alcuni di impianto più classico, altri di carattere più moderno per la molteplicità di senso, si possono leggere nella traduzione italiana con la soluzione nascosta, oppure nell’originale versione latina, e sono introdotti da una preziosa guida alla lettura che ne inquadra il contesto storico culturale e letterario. L’edizione critica, con un puntuale commento per ciascun indovinello, è stata pubblicata a stampa nel 2004 dalle stesse Edizioni del Galluzzo.
A cura di Giovanni Paolo Maggioni, Roberto Tinti e Paolo Taviani. “A tutti fa paura l’ignoto…” ma non al cavaliere Owein che, per espiare i suoi peccati, decide di intraprendere il viaggio nell’aldilà. Accedendo infatti a quella “fossa buia di forma circolare”, risalente già al tempo di san Patrizio in Irlanda, assiste e subisce egli stesso le più terribili pene, prima di giungere alla contemplazione della beatitudine paradisiaca e poi ritornare, con riluttanza, alla sua vita sulla terra. Il «Purgatorio di san Patrizio» del monaco di Saltrey, scritto tra il 1179 e il 1186, è il testo che maggiormente contribuì, rielaborando la tradizione classica e cristiana, non solo a diffondere una delle leggende più potenti dell’aldilà, quella del pozzo di San Patrizio, tradizionalmente collocato in un’isola del lago Derg, — oggetto di pellegrinaggio dal Medioevo fino ai nostri giorni —, ma anche alla codificazione letteraria del concetto del Purgatorio prima della «Commedia» di Dante.
LIMBA I LITERATURA REPERE IDENTITARE ÎN CONTEXT EUROPEAN, 2019
Irony, one of the most significant artistic tools, is used to highlight the controversial difference between reality, often cruel and absurd, and the desired world, which is an image of our expectations, cultural models and ideal relationships. In Nicolae Dabija's novel “Homework”, irony takes on different forms and meanings. It portrays a senseless and overwhelming conflictual drama between an individual and their story, between normality and total madness. This is found in the way the characters are developed, in the intonation patterns of the narrative voice, but also in the various structures of the poetic language. Irony is even insinuated through the fascinating and engaging dialogue between the text and the reader, helping the latter to overcome, in an almost purifying way, the deep pain caused by the fate of the characters. Furthermore, irony is compared to a golden thread that mixes the narration of the story with a deep poetic lyricism, creating a formula of unmistakable originality.
A cura di Francesco Santi. Presentazione di Agostino Paravicini Bagliani. In questa nuova raccolta di brevi letture di Claudio Leonardi, il Medioevo è posto al centro di una riflessione reale, in rapporto al presente e anche rendendo esplicite le motivazioni personali di una vita dedicata alla ricerca storica. A tratti in maniera provocatoria, ma sempre preciso nei dati storici e letterari discussi, Leonardi propone quasi ad ogni pagina categorie storiografiche che interpellano la comunità scientifica e offrono anche al lettore non specialista una guida autorevole per comprendere i paesaggi culturali del Medioevo, da Gregorio Magno fino a Domenica da Paradiso e a Martin Lutero. Ribaltando radicati luoghi comuni, se ne ricava infine la scoperta assoluta di un altro Medioevo che - con le sue luci e le sue ombre - risulta il tempo in cui si è potuta formare la coscienza della libertà, come possibilità della persona.
Introduzione, traduzione italiana con testo latino a fronte a cura di Paola Casali. La donna non è solo “tanto gentile e tanto onesta”. Anche il nostro medioevo, come ogni età e troppe culture, non è immune alla misoginia. La raccolta delle nove favole del maestro Adolfo di Vienna, tramandata con il titolo «Doligamus» (gli inganni delle donne), e pubblicata ora in ebook in traduzione italiana e in latino da Paola Casali, è un testo in versi che si inserisce nel pieno della tradizione misogina, da quella occidentale della commedia latina e degli «exempla» medievali a quella delle raccolte novellistiche orientali, come «Le mille e una notte», fino a giungere a Boccaccio e oltre. Con l’intento dichiarato di mettere in guardia contro la malizia e la scaltrezza femminile, tutte le storielle narrate dipingono la donna, moglie e madre (in particolare delle donne!) secondo il repertorio misogino più classico, indugiando sui particolari anche licenziosi della donna traditrice come Dalila, feroce come Medea, mutevole come Proteo, fonte di tutti i mali e di tutte le disgrazie dell’uomo. L’edizione critica, a cura di Paola Casali, con un puntuale commento e traduzione per ciascuna favola, è stata pubblicata a stampa nel 1997 dalle stesse Edizioni del Galluzzo.
Mistero buffo debutta a Sestri Levante il 1 ottobre 1969: comincia un'avventura di migliaia di repliche italiane e internazionali, che presto raggiungono milioni di spettatori, e che lo consacreranno come il prodotto-guida e il marchio distintivo dell'intera opera di Dario Fo. Quest'anno va in scena alla Comédie française, cioè in un vero e proprio tempio del teatro contemporaneo (quinto drammaturgo italiano a esservi accolto dopo Goldoni, D'Annunzio, Pirandello e Eduardo), mentre il suo autore è proposto agli aspiranti insegnanti francesi di lingua italiana nel consueto, impegnativo appuntamento annuale del Capes, di solito consacrato a classici più consolidati. Fo è oggi il più rappresentato al mondo fra gli autori viventi e un successo così cospicuo e così controverso merita qualche riflessione, anche perché, a distanza di quarant'anni, si rivela compiutosi per vie alquanto tortuose e paradossali. In Italia, di solito, i grandi numeri non riguardano il teatro, sempre elitario e un po' in sofferenza, ma Mistero buffo condivide con pochissimi altri spettacoli (forse soltanto il Il servitore di due padroni di Strehler e Napoli milionaria di Eduardo) il privilegio di essere diventato una tappa riconoscibile della nostra storia sociale e culturale, quasi un testo autenticamente popolare. Certamente è capostipite di una nuova visione del teatro, è stato fatto oggetto di un'esegesi diacronica largamente tendenziosa, e costituisce il punto di partenza di una bibliografia critica francamente ridondante. Del resto, insieme a Eduardo, Fo è stato il primo attore-drammaturgo a diventare da guitto a personaggio pubblico autorevole (anche se è probabile che non sarà mai nominato senatore); ma, invece di immettere il serio nel comico ha operato rovesciamenti partendo dal comico verso il tragico e la Storia. Ha reinventato il giullare-agit-prop come matrice totale del teatro, saldando la figura del Cristo, re dei poveri e degli sconfitti, con quella infame dell'istrione, e attirandosi con ciò critiche e anatemi da destra e da sinistra 1 . Nella storia dei due c'è un ideale, intenso passaggio di consegne, con l'orazione funebre pronunciata proprio da Dario Fo al funerale di Eduardo nel 1984 a Roma 2 . 1 Cfr. S. Soriani, Dario Fo. Dalla commedia al monologo (1959-1969), Corazzano, Titivillus, 2007 Molti aspetti di questo "gemellaggio" culturale sono messi ora in luce dal volume di A. Barsotti, Eduardo, Fo e l'attore-autore del Novecento, Roma, Bulzoni, 2007.
«L'Alighieri», 2016
L’articolo presenta una nuova tessera intertestuale a favore dell’interpretazione più antica del «cinquecento diece e cinque» (Purg. XXXIII , 43), ossia quella, abbracciata da tutti gli antichi commentatori, che propone di sciogliere l’«enigma forte»convertendo i numerali in cifre romane, a formare la parola DVX. Oltre al parallelo con il «numero della bestia »dell’Apocalisse, sostenuto dai commentatori degli ultimi secoli e certamente importante in questi ultimi canti del Purgatorio, ipotizzo che un precedente per questa modalità di enigmistica dantesca possa essere un indovinello piuttosto fortunato nel Medioevo, specialmente in ambito retorico: lo attestano una dozzina di manoscritti, ed è presente come esempio di«enigma» nell’ Ars poetica di Gervasio di Melkley, autore forse non ignoto a Dante. This paper offers a new intertextual reference in support of the earliest interpretation of the «cinquecento diece e cinque» (Purg. XXXIII, 43), the one unanimously endorsed by the ancient commentators: the «enigma forte» is solved by converting the three numbers intoRoman numerals, so as to form the word DVX. Besides the parallel with the Apocalyptic«number of the beast», affirmed by commentators in recent centuries and certainly pivotal for these last cantos of the Purgatorio, I suggest that a precedent for this kind of enigma may be a riddle that was fairly popular in the Middle Ages, especially in the field of rhetoric; testified in a dozen manuscripts, the riddle is employed to exemplify «enigma» in an Ars Poetica written by Gervasius of Melkley, an author who was perhaps not unknown to Dante.
In questo articolo esamino in modo innovativo l'uso delle fonti classiche, in particolare Lucano e Ovidio, in Inferno XXIV-XXV. Come risultato, sono riuscita a sciogliere una crux interpretativa riguardante il perché Dante nomini il personaggio di Aretusa.
Oggi si insiste tanto sul "mistero" etrusco, ma perché? Forse il mistero degli etruschi è la nostra incapacità di penetrare la loro intima realtà. Ecco perché è necessario Albero: l'albero è quasi sempre rappresentato come un arbusto. Pertanto i riti, le cerimonie o quanto altro, intervallati da arbusti, di alloro o di altra essenza, credo che debbano essere intese come svolte all'aperto, nella natura, nei boschi. Gli alberi (arbusti) nelle scene dipinte, servono anche per separare una scena da un'altra, oppure come una cortina di nascondimento, come nel caso della Tomba dei Tori. L'albero significò l'energia universale che si propaga nella manifestazione, come l'energia vitale si propaga dalle radici sotto terra attraverso il tronco nei rami, nelle foglie, nei frutti;
DIALOGOI • Rivista di studi comparatistici, 2020
Giuseppe Grilli, Personaggi di carta. Un racconto autobiografico per ritratti, Prefazione di Valentina Calcagni, Dialogoi-Testi, Aracne, Roma 2020, 14 Euro, 232 pp.
Deep learning algorithms applied to medicine research, 2018
Горизонтальні застібки-гачки в Східній Європі XVI—XVII ст. (частина I) // Стрій, 1, 2019, с. 19-42., 2019
Perspectivas iberoamericanas sobre la justicia, 2024
Dogo Rangsang Research Journal, 2021
patrimonio.pt, 2023
Nature and Science of Sleep, 2018
Marksist Araştırmalar (MAR), 2024
Journal of Educational and Social Research, 2024
Revista Eletrônica de Gestão e Tecnologias Ambientais, 2015
Journal of Research in Medical and Dental Science, 2018
Fertility and Sterility, 2010
Journal of Food Processing and Preservation, 2017
Russland-Analysen
British Journal of Dermatology
Hypertension, 2019
Dimensión Empresarial, 2017
Proceedings of the 39th Annual Hawaii International Conference on System Sciences (HICSS'06), 2006
Canadian Journal of Civil Engineering, 2005
Journal of Management Information Systems, 2006