Stefano Vannozzi
Nomi e cognomi Le famiglie di Cercemaggiore nei secoli
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Stefano Vannozzi
Nomi e cognomi
Le famiglie di Cercemaggiore nei secoli
Editore
Associazione
- 3 - Millemetri onlus
Stefano Vannozzi
Nomi e cognomi
Le famiglie di Cercemaggiore nei secoli
Editore
Associazione Millemetri onlus
A Domenica Rainone, mia nonna,
che mi ha fatto conoscere l’amore per questa terra.
Maggio 2008
Associazione “Millemetri” onlus
Via Trieste, 22 - 86012 Cercemaggiore (CB)
Stampato presso Arti Graiche La Regione
Ripalimosani (CB)
Revisione, graica e impaginazione digitale di Valentina Marino
(gennaio 2016)
Copyright ©: tutti i diritti riservati all’autore
Il presente lavoro è scaturito - e potrebbe dirsi la sua normale evoluzione - dalla ricerca già intrapresa anni fa dallo scrivente sulla storia e l’evoluzione delle
vicende storiche e sociali della comunità cercese. Dalla grande massa di dati e
notizie emerse dalle nebbie del tempo, quasi piccoli frammenti di un mosaico
ben più grande la cui composizione completa non potrà mai giungere alla ine semmai, ottimisticamente, ad un buon livello di approssimazione -, si possono
individuare alcune delle cause socio-politiche che hanno portato alla situazione odierna. Del resto gli storici di ogni tempo, e non solo loro, ben ci hanno
insegnato che solo partendo dalla conoscenza del proprio passato si può essere
in grado si capire il presente ed intravedere una linea per il futuro.
In questo lavoro il lettore troverà certamente argomenti per capire la presenza
in loco, a volte anche da diversi secoli, della propria famiglia, ma non certo l’origine del proprio ceppo. Non si tratta, difatti né sono mai state queste le intenzioni, di raccogliere notizie per un libro a carattere araldico o ancor più di tipo
genealogico. Abbiamo cercato di fatti di convogliare in una sola pubblicazione,
una sorta di “dizionario delle famiglie cercesi”, tutte le notizie a noi note sulle
famiglie odierne e passate del paese, sulla loro origine ed etimologia, sottolineando quando possibile, per ogni voce, uno o più personaggi che si sono distinti
per una carica o un titolo o una professione. Altresì si noterà come molte famiglie si siano evolute nel tempo, altre siano scomparse lasciando spazio alle
nuove, altre ancora anonime ma giunte in tempi diversi, denotando quindi una
diversa origine fra loro. Ci rendiamo conto che tale lavoro non risulterà privo
di pecche, mancanze o sviste, per le quali ci scusiamo con i lettori, ma dopo
tanta fatica ci piace l’idea di aver dato voce per la prima volta a tante famiglie e
personaggi altrimenti dimenticati.
Questo lavoro non sarebbe stato possibile senza l’apporto ed il contributo di
notizie, documenti e testimonianze di molti cercesi e discendenti sparsi per la
penisola. Un ringraziamento particolare al Parroco P. Carducci d’Amico che ha
sempre incoraggiato in ogni modo tali studi, al Sindaco ed al personale tutto
dell’uicio anagrafe del Comune di Cercemaggiore, alle Famiglie De Capua Salerno, a Folco Salerno (S. Maria a Vico - CE), al P. Michele Miele O.P. (Napoli), ad Annamaria Testa (Firenze), a Maria Teresa (Roma), Francesco Testa
(Foiano della Chiana), Carla Salvatore (Roma), Angela Di Niro, Fabio Paolucci
(Colle Sannita), Mascia Giovanni (Toro) amico e studioso valentissimo, nonché all’insegnante Franco Petraroia a cui devo grande stima e come sempre ringraziamenti per le diverse ricerche, aiuti e suggerimenti apportati al presente
lavoro.
Inine un ringraziamento particolare a Michele Testa, Presidente dell’Associazione Millemetri, ed a tutta la redazione della rivista, che hanno accolto la proposta di pubblicare il presente lavoro.
Roma, maggio 2008
Stefano Vannozzi
Con vivo piacere mi trovo a scrivere la prima pagina del testo di Stefano
Vannozzi dedicato ai cognomi cercesi. Il piacere è ancora più sentito se
si considera che questa iniziativa cade in concomitanza con le manifestazioni che il Comune di Cercemaggiore ha voluto organizzare presso la più grande comunità cercese nel Connecticut. Un anno storico,
questo, per quanto riguarda i rapporti della comunità residente a Cercemaggiore con la grande comunità dei concittadini che dalla seconda
metà dell’Ottocento si sono sparsi per il mondo, perché ha voluto porre
le basi per riallacciare un legame che mai si è spezzato ma che ora si spera possa essere proiettato nel futuro con maggiore assiduità e costanza;
un legame che ci faccia conoscere meglio e meglio ci faccia dialogare.
Tale speranza sembra ben riposta se è vero che al programma elaborato
per tale occasione, in cui rientra appunto anche il presente lavoro, hanno partecipato associazioni e comitati, liberi cittadini ed istituzioni. Mi
preme, tra queste, rimarcare la vicinanza che ci hanno mostrato la Regione Molise, la Provincia di Campobasso e la Comunità Montana Matese, e sottolineare la partecipazione dell’esecutivo e del Consiglio da me
presieduti (il vice-sindaco Pietro Zurlo, Antonio testa, Antonio D’Aversa,; i consiglieri Domenico Di Stasi, Nicola Donato Zappone, Gianvincenzo Petraroia, Vincenzo Miele, Fausto Testa, Mario Giuseppe Testa,
Angelo Rafaele Testa, Biase D’Aversa, Alfonso Testa, Giovanni Cirelli).
In questo dialogo intrapreso con le comunità dei cercesi d’oltremare il libro di Vannozzi rappresenta un legame tangibile: il legame dell’identità.
È uno squarcio che si apre sulla storia dei cognomi della nostra comunità e sui loro spostamenti; seguendo le persone di cui fanno parte indissolubile, questi nomi e cognomi hanno fatto nel corso dei secoli il giro
del mondo, continuando la loro storia là dove si sono fermati, magari
tramutandosi ed adeguandosi graicamente alle parlate locali ma preservando dietro e dentro di sé ciò che sono stati, da dove sono nati,
soprattutto da dove sono venuti.
Scopriamo, nel libro, ciò che siamo stati e siamo diventati nell’articolarsi
dei decenni, ma troviamo anche, inevitabilmente, qualcosa che si è perso, i cognomi scomparsi che di sé hanno lasciato traccia magari solo in
un’epigrafe, in un documento. Quelli trascritti sui registri di bordo delle
svariate navi su cui i cercesi hanno messo piede per raggiungere altre
terre ci riassumono un po’ tutti e segnano la nostra storia meno lontana.
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Da questi ininiti elenchi si possono estrapolare anche le uniche tracce
rimaste di nomi e cognomi altrimenti scomparsi, preservati nei censimenti di città e nazioni d’oltremare, cognomi che hanno proseguito la
loro storia altrove e che nel paese di origine hanno creato un vuoto di
memoria.
Un vuoto che ora questo libro viene a colmare.
Il sindaco di Cercemaggiore
Gino Donnino Mascia
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Siamo felici che la prima pubblicazione che presentiamo come Associazione sia un testo elaborato dal nostro antico (e tra i primi) collaboratore della rivista Millemetri. Stefano Vannozzi, nel corso degli anni, ha
difatti assicurato una inestra sempre aperta sulla storia meno conosciuta di Cercemaggiore.
Ed ora, con questo libro, ci introduce in una storia ancora più recondita
e, forse, più sentita da ciascuno di noi. Che cosa c’è, difatti, di più individuale, di più “personale” del proprio nome e cognome? Ne siamo contrassegnati nel profondo, non solo nei registri anagraici e nel cumulo di
carte e certiicati che ci accompagnano per tutta la vita.
Dietro il nostro nome e il nostro cognome c’è, difatti, non solo la nostra
storia individuale, ma le vicende che ci hanno preceduto e che hanno
accompagnato la nostra famiglia e i nostri antenati all’interno della comunità di appartenenza. C’è una “origine” e c’è un dispiegarsi nel corso
dei decenni, talvolta dei secoli; ci sono spostamenti e assestamenti, movimenti e stasi; ci sono fatti mai raccontati e vicende sconosciute che
si nascondono dentro una semplice parolina di poche sillabe. Un solo
singolo cognome ha percorso la storia di intere generazioni, le ha unite
ed accompagnate nei loro spostamenti attraverso lo spazio e il tempo,
ne ha racchiuso come in un bozzolo minuscolo i tratti salienti, nascondendoli alla percezione immediata ma nello stesso tempo preservandoli
nella memoria.
Il cognome come scrigno ma anche come data base che, a sua volta, con
una serie di link, rimanda ad una serie ininita di altri dati collegati, che
vanno oltre. Oltre l’individuo, oltre la famiglia. Nel loro insieme nomi e
cognomi fanno la comunità, ne segnano lo spazio isico e temporale, si
incastrano e si fondono all’ininito, in un continuo separarsi e ritrovarsi.
Per questo, anche, questo libro ha subito catturato la nostra attenzione. Ne abbiamo percepito le potenzialità evidenti, l’importanza del suo
essere un tentativo non irrilevante di scrivere la storia della nostra comunità per “immagini” personali e nello stesso tempo collettive, come
una gigantesca fotograia in cui ognuno può vedersi e collegarsi a chi gli
è a ianco, senza perdersi di vista e senza ignorare i contorni delle altre
igure che si nascondono dietro quelle in primo piano.
Crediamo e speriamo, con questa iniziativa, di rendere un servizio alla
comunità cercese e di soddisfare più di una curiosità. Forse qualcosa
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sarà rimasto in sospeso, come lo stesso autore più volte ci ha ripetuto,
ma questo non è un problema: intanto si è posto un inizio, il seguito si
potrà sempre riprendere, anche con l’aiuto e i suggerimenti di voi lettori.
Associazione Millemetri onlus
I cognomi in Italia
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L’origine del cognome
Lo studio del signiicato e dell’origine dei cognomi ricade in una
branca onomastica, l’antroponimia (mentre altra branca è la toponomastica, ovvero lo studio del signiicato dei nomi di luoghi). L’onomastica
è una scienza fondamentalmente linguistica se pur con numerose inserzioni con altre scienze quali storia, sociologia, antropologia ecc.
Per cognome s’intende il nome proprio che appartiene ad una famiglia
e che si tramanda di padre in iglio. La parola deriva dal latino cum nomine nel senso che si accompagna al nome per meglio caratterizzarlo.
Fra i popoli antichi non esisteva il cognome, perlomeno non nel
senso in cui lo intendiamo oggi. Un uso più vicino a noi cominciarono a farlo i popoli italici e poi i Romani e solo per i cittadini liberi.
Generalizzando e sempliicando, possiamo dire che essi adottavano la
formula prenomen + nomen + cognomen + agnomen, dove il prenomen
era caratteristico della persona e paragonabile al nostro nome di battesimo; il nomen indicava la gens (come dire la tribù, a volte anche mitologica); il cognomen speciicava la linea genealogica della gens cui la
persona apparteneva (nome del padre ma anche dell’avo); l’agnòmen era
un nome aggiunto che indicava una qualche particolarità della persona,
una sorta di soprannome come appare ad esempio per Marcus Porcius
Cato Censorius e Marcus Porcius Cato Uticensis; il primo, detto appunto
“il Censore”, vissuto nel III sec. a.C. ed avo del secondo, morto ad Utica
in Africa (per questo detto l’Uticense).
Come detto, questo tipo di distinzione era a retaggio dei soli patrizi
in quanto i plebei non prendevano il nome del padre bensì del loro padrone mentre gli schiavi non avevano alcuna distinzione.
Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, cessò l’uso di prenomi, nomi e cognomi ed in epoca tardo antica e alto medievale, le famiglie non avevano nessun appellativo che le distinguesse.
Non si può parlare tout court di una ripresa di un sistema distintivo
delle persone. Sarebbe necessario, infatti, speciicare i seguenti parametri:
- luogo geograico;
- ceto sociale;
- connotazione esatta che si vuol dare alla parola “cognome”;
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- a quale frequenza e modalità d’uso del cognome si vuol fare riferimento;
Solo attraverso queste distinzioni si può spiegare la notevole diferenza con la quale gli studiosi indicano i periodi di rinascita del cognome.
Il Muratori indicava dal X al XIII secolo proponendone un uso raro e a
solo beneicio dei nobili per il primo secolo e, successivamente, un uso
modesto e poi un uso difuso fra i nobili nonché un principio d’uso da
parte della ricca “borghesia”.
Così anche il De Sariis opina per una prima origine ed uso dei
cognomi ristretta alla sola élite nobiliare e che solo successivamente si
estese al resto della popolazione e dei ceti più bassi. Scrive infatti che:
“Da cotesti Feudi e Contadi posseduti da varie famiglie, sursero i cognomi
per designarle, impercioché i Longobardi non avendo cognomi per denotare le particolari famiglie, dalle Città e Terre che possedevano, ed ove avean
stabilita la residenza, presero i cognomi; e così cominciossi in quelle parti
a restituire il costume degli antichi Romani, i quali conobbero Feudi, ma
trassero i cognomi altronde, come nella pastorizia, dall’agricoltura, dalla
natura, corporatura, da’ costumi, dalle conquiste, e simili. Succeduti Normanni, questi l’accrebbero in modo, che tutte le famiglie si distinsero, come
ora, da’ loro cognomi”.
Della stessa opinione è anche il Giannone che pochi anni dopo al
riguardo scrive:
“Trassero eziandio i cognomi origine dà magistrati ed uizi, così ecclesiastici come secolari, e per qualche mestiere da’ loro antenati esercitato.
La famiglia Mastrogiudice quindi, al dir di Freccia, ebbe origine siccome
quella de’ Doci, degli Alieri, de’ Conti, de’ Ferrari, Cavalcanti, Filastoppa, e tante altre. Da’ costumi ancora e dalla propria indole; da’ colori,
dagli abiti, dalle barbe, dal mento, dalle piante, iori, animali, e da tante
altre occasioni ed avvenimenti che sono ininiti. È da avvertire che questa
usanza di tramandar cognomi a’ posteri, perché meglio si distinguessero le
famiglie, cominciò sì bene appo noi nel ine di questo X secolo, ma molto
di rado; onde ne’ diplomi ed altre carte di questi tempi assai di rado si
leggono cognomi.
Si frequentarono un poco più nell’XI e XII secolo appo i Normanni; ma nel
XIII e XIV furono talmente disseminati e stabiliti, che comunemente tutte
le persone, ancorché di basso lignaggio, si videro avere proprii cognomi,
con tramandargli a’ loro posteri e discendenti”.
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Il Gaudenzi posticipa più o meno le stesse condizioni di almeno
tre secoli afermando che ancora nei secoli XIII e XIV la maggior parte
delle famiglie ne erano prive, nel XV si difuse nelle città mentre nel
contado ancora nel XVI molte famiglie non l’avevano. Grazie ad un recente ritrovamento di un documento noto solo parzialmente, abbiamo
pubblicato il testo integrale.
Mediando le varie opinioni, si può afermare che il periodo di massimo sviluppo per la formazione dei cognomi vada dal XIII al XV secolo
mentre prima e dopo lo sviluppo fu estremamente variabile. È inoltre
certo il fatto che i nobili di antica stirpe, generalmente feudale, ebbero
per primi il cognome seguiti dalla nuova nobiltà, poi da quei popolani
che emersero per potenza o ricchezze e solo molto più tardi se ne trasmise l’uso anche ai ceti meno abbienti.
Nel XVII-XVIII secolo, inoltre, non solo cessò la tendenza alla neo
formazione di altri cognomi ma anzi iniziò la tendenza contraria che
diverrà sempre più forte specie quando le leggi degli stati issarono in
modo pressoché immutabile il cognome delle persone segnandone così
l’estinzione per tutte le famiglie senza discendenza maschile.
Altro motivo di discordia tra gli studiosi del passato, furono le classiicazioni secondo cui ordinare l’origine dei cognomi. Sicuramente una
classiicazione fra le più moderne è quella proposta da Emidio De Felice, che riassume in sé quelle più classiche. Inoltre il De Felice dispone di
quei dati statistici dei quali il Gaudenzi (1898) sentiva dichiaratamente
la mancanza.
TIPO
1.
1.A
SOTTOTIPO
Nomi personali o individuali
Nomi di tradizione generica
o aspeciica
di fondo germanico
%
ESEMPI
37%
13% Arduino, Guido,
Rodolfo
10% Augusto, Alba, Mario, Silvio
1.B
1.C
di fondo latino diretto o indiretto tramite il greco e l’ebraico
di altre tradizioni (greco-bizantina, araba, ebraica, francese, spagnola, ecc.)
Nomi di tradizione religiosa
cristiana e, in minima parte,
ebraici
di fondo latino diretto o indiretto
3%
Ca.
0%
13%
10%
di fondo germanico
1%
di fondo israelitico
1%
Nomi di formazione medioe- 10%
vale in lingua volgare
augurali e/o gratulatori
9%
teoforici, apotropaici e di
trovatelli
1.D
1%
2.
2.A
Abbondio, Benedetto, Domenico,
Orsola ecc.
Alessandro, Filippo,
Giorgio (se greci),
Maria, Matteo, Pietro (se ebraici)
Anselmo, Alberto,
Bernardo
Abramo, Isacco,
Baruch
Arrivabene, Benvenuto, Bonaventura,
Ventura
Diolaiuti, Laudadio,
Omodeo, Sperindio,
Conforto, Rimedio,
Alitto, Esposito,
Ignoto, Innocente,
Proietto, Trovato
riferiti a caratteristiche
intellettuali, di carattere o di
comportamenti abituali
2.B
3.
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1%
Nomi di tradizione dotta
Letterari o storici riassunti nel
Basso Medioevo o nel Rinascimento da fonti per lo più scritte, specie classiche, francesi o
provenzali
Soprannomi
15%
A carattere continuativo
8%
In origine possono aver avuto
carattere distintivo, scherzoso,
polemico, ma anche ofensivo,
dispregiativo.
riferiti a caratteristiche isiche
(più numerosi)
Vari ed occasionali
Per la loro natura non danno, in genere, la possibilità di
capire il legame fra signiicato
lessicale e persona denominata.
Nomi aggiunti
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7%
48%
Baiardo, Lancillotto,
Tristano
Biondo, Rosso,
Nero, Grasso, Grosso, Magro, Piccolo,
Bello, Bellomo,
Brutto, Quattrocchi,
Zoppo, Sordo ecc.
Avveduto, Astuto,
Allegro, Ardito,
Brusco, Malinconico, Rustico, Taccabrighe, Bevilacqua,
Fumagalli, Tagliavini, Pittavini ecc.
Maccaferri, Magnavacca, Pappacoda,
Pittaluga, Rasulo,
Squarcialupi, Taglialatela ecc.
3.A
3. B
Etici e toponimi
Anche toponimi usati con
valore di etnici
Patronimici e matronimici
La bassa percentuale attribuita a questo gruppo si spiega
col fatto che molti di questi
cognomi si confondono col
gruppo dei nomi personali
espressi con preposizioni
37%
1%
D’Ambrosio, D’Alessandro, Di Giovanni, Del Santo,
D’Anna, De Luca,
De Maria ecc.
Lo Mauro, La
Franca
PierMaria, Massimo, Antonio
Fridolfo
Momich, Simonich,
Marussig
espressi con articolo determinativo
col semplice nome
3. C
con il preisso “i”
con le particelle della lingua
slava -ic
in italiano -ich, -ic, -ig
Nomi di mestiere
ma anche carica, uicio, dignità o grado (militare, civile,
ecclesiastico, famigliare), condizione sociale ecc.
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Greco, Tedesco,
Latino, Longobardo,
Siciliano ecc.
10%
Fabbro (o Ferraro),
Magnano (o Magnino), Fattore (o
Manente, Masiero,
Masoero, Massaro ecc.), Medico,
Speziale, Avogadro,
Almirante, Console,
Capitano, Cattano,
Abate, Cardinale,
Vescovo
Davanti all’esigenza di caratterizzare i nomi di battesimo delle persone, si ofrirono varie alternative che furono, in minore o maggiore
misura, tutte egualmente percorse ed i cui esiti si ritrovano oggi come
cognomi su qualunque elenco telefonico.
Bisogna inoltre tenere presente che nei documenti antichi si possono veriicare alcune modiicazioni dei cognomi di varia entità quali:
- uso alternante del singolare (Macchiavello, Orsino, Mazzolino) o del
plurale per ragioni di varia natura fra le quali l’uso del genitivo patronimico;
- caduta delle particelle prepositive di, de, dei (degli Uberti, degli Orsini);
- i cognomi delle donne venivano scritti spesso al femminile (Maria Orsina, Elena Colomba);
- alternanza dei cognomi (specie patronimici) con i soprannomi che,
magari, in altri documenti cedono nuovamente il posto al cognome di
partenza.
Altra considerazione di fondamentale importanza è che lo stesso
cognome è sorto in diverse zone d’Italia in maniera del tutto indipendente. Ciò a signiicare che l’omonimia non è condizione suiciente a
che esista una parentela.
Anche a Cerce difatti sono presenti cognomi omonimi di famiglie
giunte e stabilitesi in loco in modi e tempi diversi, spesso con luoghi
originari di partenza estranei fra loro.
A quanto sopra va aggiunto che la ricerca delle radici del cognome
della propria famiglia può spesso divenire estremamente complessa, a
meno che non esistano documenti antichi che spieghino, più o meno
esplicitamente, l’origine del cognome e la storia della famiglia.
Sulla sostituzione o cambiamento del cognome
Trattando di cognomi ci è sembrato utile inserire anche il testo di
Legge ancora vigente(1) (con opportune modiiche avvenute nel tempo(2)) riguardante le procedure per l’integrazione o il cambiamento del
cognome, specie nei casi in cui lo stesso risulti scurrile o poco consono per la persona che lo porta. È il caso di alcuni cognomi nati come
soprannomi (a volte per burla) e poi “issati” nel cognome, volente o
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nolente, dei discendenti come Sciaquetta, Godi, Ficalarga, Ficarotta, Finocchi/io, Chiavone, Ciula, Bocchino, Porco/u e così via.
R.D. 9 luglio 1939, n. 1238 Ordinamento dello stato civile
TITOLO VIII - Dei cambiamenti e delle aggiunte di nomi e cognomi
Capo I - Dei cambiamenti e delle aggiunte di cognome (artt. 153 - 154
- 155 - 156 - 157)
Capo II - Dei cambiamenti e delle aggiunte di nomi e dei cambiamenti
di cognomi in casi speciali (artt. 158 - 159 - 160 - 161 - 162)
Capo III - Disposizioni generali (artt. 163 - 164)
Capo I - Dei cambiamenti e delle aggiunte di cognome
153. Chiunque vuole cambiare il cognome od aggiungere al proprio
un altro cognome deve farne domanda al Re Imperatore per
mezzo del Ministro per la grazia e giustizia, esponendo le ragioni
della domanda ed unendo l’atto di nascita e gli altri documenti
che la giustiicano.
154. La domanda è presentata al procuratore generale presso la corte
di appello nella cui giurisdizione il richiedente ha la sua residenza. Il procuratore generale assume sollecitamente informazioni
sulla domanda e la spedisce al Ministro per la grazia e giustizia
con il suo parere e con tutti i documenti necessari.
155. Il Ministro, se crede che la domanda merita di essere presa in
considerazione, autorizza il richiedente: 1) ad inserire per sunto
la sua domanda nella Gazzetta Uiciale del Regno, con invito a
chiunque abbia interesse a presentare le sue opposizioni nel termine stabilito nell’articolo seguente; 2) a fare aiggere dal messo
comunale all’albo pretorio del comune di nascita e del comune
della residenza attuale del richiedente un avviso contente il sunto della domanda e l’invito a farvi opposizione entro il termine
suindicato. L’aissione deve avere durata di giorni sessanta consecutivi e deve risultare dalla relazione del messo fatta in calce
all’avviso. Il Ministro, con decreto che autorizza la pubblicazione,
può’ prescrivere che il richiedente notiichi a determinate persone il sunto della domanda e l’invito anzidetto, ed inoltre che
tanto il sunto quanto l’invito siano inseriti una o più volte in de-
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terminati giornali.
156. Chiunque crede di avervi interesse può fare opposizione alla domanda non oltre il termine di sessanta giorni dalla data dell’ultima aissione, inserzione o notiicazione. L’opposizione si fa con
atto notiicato al Ministro per la grazia e giustizia per mezzo di
uiciale giudiziario.
157. Trascorso il termine di sessanta giorni indicato nell’articolo che
precede, il richiedente, ainché possa essere promosso il Decreto Reale(3) di concessione, presenta al Ministro per la grazia e
giustizia: 1) un esemplare dell’avviso con la relazione del messo
comunale che attesta la eseguita aissione e la sua durata; 2) un
esemplare del numero dei giornali in cui furono fatte le inserzioni; 3) la prova delle eseguite notiicazioni quando queste sono
state prescritte. Se alla domanda è stata fatta opposizione, il Ministro per la grazia e giustizia deve sentire il parere del Consiglio
di Stato.
Capo II - Dei cambiamenti e delle aggiunte di nomi e dei cambiamenti di
cognomi in casi speciali
158. Salvo quanto è disposto nell’art. 166 per la rettiica degli atti di
nascita ivi indicati, chiunque vuole cambiare il nome od aggiungere al proprio un altro nome, ovvero vuole cambiare il cognome
perché ridicolo o vergognoso o perché rivela origine illegittima,
deve farne domanda al procuratore generale della corte di appello nella cui giurisdizione è situato l’uicio dello stato civile
dove trovasi l’atto di nascita, al quale la richiesta si riferisce. Nella
domanda che deve essere corredata dalla copia integrale dell’atto
di nascita dell’interessato, si deve indicare la modiicazione che
si vuole apportare al nome o cognome oppure il nuovo nome o
cognome che si intende assumere. In nessun caso possono essere
attribuiti, in via di cambiamento del precedente cognome, ai sensi del comma primo di questo articolo, cognomi di importanza
storica od appartenenti a famiglie illustri o comunque note sia
nel luogo in cui trovasi l’atto di nascita del richiedente, sia nel
luogo di sua residenza, né cognomi che sono denominazioni di
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località, né casati iscritti nell’elenco uiciale della nobiltà italiana,
predicati, appellativi o cognomi preceduti da particelle nobiliari.
159. Il procuratore generale, assunte informazioni sulla domanda, se
crede che essa merita di essere presa in considerazione, autorizza
con suo decreto il richiedente: 1) ad inserire per sunto la domanda nella Gazzetta Uiciale del Regno con invito a chiunque abbia
interesse a presentare le sue opposizioni entro il termine stabilito nell’articolo seguente; 2) a fare aiggere dal messo comunale
all’albo pretorio del comune di nascita e del comune della residenza attuale del richiedente un avviso contenente il sunto della
domanda e l’invito a farvi opposizione entro il termine suindicato. L’aissione deve avere la durata di giorni trenta consecutivi e
deve risultare dalla relazione del messo fatta in calce all’avviso.
160. Chiunque crede di avervi interesse può fare opposizione alla domanda entro il termine di trenta giorni dalla data dell’ultima afissione o della inserzione. L’opposizione si fa con atto notiicato
al procuratore generale per mezzo di uiciale giudiziario.
161. Trascorso il termine di trenta giorni indicato nell’articolo precedente, il richiedente presenta al procuratore generale un esemplare della Gazzetta Uiciale del Regno, in cui fu fatta la inserzione,
ed un esemplare dell’avviso con la relazione del messo comunale
attestante la eseguita aissione e la sua durata. Il procuratore generale, accertata la regolarità dell’inserzione e delle aissioni e
vagliate le eventuali opposizioni, provvede sulla domanda con
decreto. Il decreto, nei casi in cui vi è stata opposizione, deve
essere notiicato a cura del richiedente, per mezzo di uiciale
giudiziario, agli opponenti, i quali, nel termine di trenta giorni
dalla notiicazione, possono ricorrere al ministro della grazia e
giustizia, che decide sentito il parere del consiglio di Stato. Al
decreto si applicano le disposizioni dell’art. 8 della tabella A allegata al regio decreto 30 dicembre 1923, n.3279, sulle concessioni
governative e dell’art. 3, allegato F, del R. decreto 26 settembre
1935, n.1749(4).
162. In tutti i casi di cambiamenti di nomi e cognomi perché ridicoli
o vergognosi o perché rivelanti origine illegittima, le domande
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e i provvedimenti contemplati in questo capo, le copie relative,
gli scritti o i documenti eventualmente prodotti dall’interessato
sono esenti da ogni tassa, compresa quella di concessione governativa, se l’interessato si trova in disagiata condizione economica. L’interessato, che intende usufruire delle agevolazioni concesse dalla precedente disposizione, deve presentare un certiicato
del podestà(5) relativo alla sua condizione economica e un certiicato dell’uicio distrettuale delle imposte, dal quale risulti se egli
si trova iscritto nei ruoli delle imposte dirette, con la indicazione,
in caso afermativo, dell’ammontare delle imposte medesime. I
predetti certiicati devono essere rilasciati in carta non bollata
dal podestà e dall’uicio distrettuale delle imposte del comune
di origine e del comune dove l’interessato ha la sua residenza o
il domicilio. La dispensa dalle tasse è accordata con decreto del
procuratore generale, il quale dispone altresì la inserzione nella
Gazzetta Uiciale del Regno senza spese.
Capo III - Disposizioni generali
163. I decreti che autorizzano la modiicazione, il cambiamento o l’aggiunta del nome o cognome devono essere trascritti, a cura del
richiedente, nei registri in corso delle nascite del comune ove si
trova l’atto di nascita delle persone a cui si riferiscono e devono essere annotati in calce all’atto medesimo. La trascrizione e
l’annotazione dei decreti del procuratore generale possono aver
luogo soltanto quando non è stato presentato ricorso al Ministro
per la grazia e giustizia ovvero il ricorso sia stato respinto. Gli
efetti dei decreti rimangono sospesi ino all’adempimento delle
formalità indicate nel comma primo. Per i membri di una stessa
famiglia si può provvedere con un unico decreto.
164. Nulla è innovato alle disposizioni del R. decreto-legge 10 gennaio 1926, n. 17, convertito nella legge 24 maggio 1926, n. 898,
del R. decreto 7 aprile 1927, n. 494, e del R. decreto 31 maggio
1928, n. 1367, che regolano la restituzione in forma italiana dei
cognomi delle famiglie dei territori annessi, facendo altresì salve
le disposizioni sulla disciplina dei cognomi degli appartenenti
alla razza ebraica(6). Le disposizioni del R. decreto 22 dicembre
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1932, n. 1696, aggiunte all’articolo unico, dopo il comma secondo, del R. decreto 25 agosto 1932, numero 1101, continuano ad
applicarsi soltanto nei confronti delle persone nate negli anni dal
1915 al 1918(7).
I cognomi a Cercemaggiore
(1) Pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazzetta Uf. 1° Settembre 1939, n. 204 ed emanato
in virtù della delega conferita con la L. 30 dicembre 1923, n. 2814 e con l’art. 3, L.
24 dicembre 1924, n. 2260.
(2) Vedi Circ. 3 novembre 1997, n. 1/50-FG-11/87/1075, emanata da Ministero di Grazia e Giustizia.
(3) Ora decreto presidenziale.
(4) Il vigente testo unico delle disposizioni in materia di tasse sulle concessioni governative D.P.R. 1° marzo 1961, n. 121, riportato alla voce Concessioni Governative
(Tasse sulle), non prevede il pagamento di alcuna tassa per gli atti in questione.
(5) Ora sindaco.
(6) Il riferimento agli appartenenti alla razza ebraica deve ritenersi venuto meno per
efetto dell’abrogazione delle disposizioni di carattere razziale disposto con R.D.L.
20 gennaio 1944, n. 306. Vedi, al riguardo, la voce Perseguitati politici e razziali.
(7) Il R.D. 22 dicembre 1932, n. 1696, richiamato dal presente articolo, così dispone
al riguardo: «Nel caso di sostituzione di cognome a quello originario l’indicazione
della paternità sarà omessa in tutti gli atti di stato civile ed in qualsiasi altro atto
pubblico o da presentare a pubblica autorità. La disposizione di cui al comma precedente non si applica alla restituzione dei cognomi in forma italiana, disciplinata
dai Regi decreti 10 gennaio 1926, n. 17, e 7 aprile 1927, n. 494». Il R.D. 25 agosto
1932, n. 1101 deve, per il resto, ritenersi superato dagli artt. 184 e segg. Del presente
ordinamento.
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Origine e Provenienza
Lo studio dei cognomi cercesi appare in primo luogo complesso
se non si tengono presenti diversi fattori dovuti no solo agli intrecci parentali specie con centri vicini, ma anche all’incidenza delle mortalità
dovute alle guerre ed alle numerose epidemie con l’importante rilesso
sulla crescita della popolazione nel corso dei secoli; dell’apporto di nuove famiglie in diverse ondate migratorie (con l’evidente sostituzione dei
cognomi locali più antichi) ed i lussi migratori inversi di intere famiglie cercesi dapprima verso S. Croce di Morcone (oggi del Sannio) negli
anni fra il 1561 ed il 1595 ed a seguito della peste del 1656. È questo un
periodo iorente per la piccola comunità locale (ancora poco indagato)
provato dalla presenza di altri membri della più disparata provenienza
(generalmente dalla vicina Terra di Lavoro o Campania), attestati nel
paese con grosse risorse inanziarie e patrimoniali come nel caso del
contemporaneo medico isico, tal nunzio Fiorito di Torrecuso.
A questi fatti devono sommarsi poi, le famiglie locali più in vista
impegnati in vari rami del commercio della lana e delle attività giuridico
forensi o ecclesiali; fra cui, quelle ora scomparse degli Egizi (not. Cesare
Egizio), Capobianco, Mancini, Marcucci (un Giuseppe sarà arciprete e
protonotaro apostolico), leone , D’Avanza, Riglione, Ricciardi-Ricciardella, Giovannelli e quelle ancora presenti ma nel tempo decadute dei
Testa (not. Marchetto Testa) e Iuliano (not. Carlo De Iuliis poi De Iulianis).
È questo il periodo di un’accorta trama politica parentale che lascia
intendere il trapasso di beni patrimoniali già dalla seconda metà del
secolo, che non vanno comunque a disgregare l’asse di beni ereditati,
pur con l’estinzione per via femminile di vecchi casati e l’avvicendarsi di
altri nuovi emergenti. Si veda il caso dei Marcucci-Bruno e, nel nostro
caso, di un ramo dei Fasano conluito per via matrimoniale con un Tucci
e ulteriormente in vari rami fra le famiglie Zappone, Rocca, Fontana.
Per i periodi più recenti bisogna invece tenere presente la grande emigrazione avvenuta dopo il 1860 verso le Americhe ed in modo
minore verso il nord Europa e l’Australia, con una grande emorragia
e dispersione di diverse famiglie che sono state per sempre cancellate
dall’onomastica locale.
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È il caso di cognomi quali De Cecco, Massari, Chiafarelli, D’Ascenza, Rocca, Morrone, solo per citarne alcuni.
Questa ricerca ha permesso inoltre di localizzare sul territorio comunale già dalla ine del 1700 diversi clan o gruppi omogenei di famiglie strettamente imparentate fra loro (padri e igli, fratelli e cugini)
proprio lì, nelle stesse contrade ove li troviamo oggi in forma ormai
stanziale. Bisogna precisare che prima del 1860 sono infatti rari sia i casi
di colonia issa che di stanziamento vero e proprio con masserie fuori
del paese: la popolazione è pressoché residente nel solo abitato andando
a lavorare a giornata (quasi sempre in veste di aittuari) i terreni appartenenti alle diverse Confraternite locali attraverso l’uso ed assegnazione
di varie forme contrattuali (a terraggio, a censo, ecc.).
Tornando ai cognomi, possiamo dire che anche questi, pur nati in
modi e tempi diversi fra loro, rispecchiano lo stesso ciclo evolutivo che
avviene nel resto della penisola.
In alcuni casi il cognome suggerisce il luogo di provenienza della
famiglia come: Calabrese - D’Aversa - De Capua - Di Ponte - Lombardi
- Pietraroia - Salerno ecc.
Una gran quantità di cognomi derivò dal soprannome difusissimo
intorno all’anno Mille: Bruno - Niro - Maselli - Rainone - Ruggio - ecc.
Non meno difuso l’uso di cognome derivato a seguito di esercizio
di mestieri o professioni come: Mascia - Massaro - Massari - Zappone.
In alcuni casi quando venivano indicate delle donne il cognome veniva scritto nel genere femminile come Novella per Novello, Mazzea per
Mazzeo, Lattara per Lattaro ecc. Oppure i cognomi al plurale per indiare
famiglia: Silvestri per Silvestro, Maselli per Masella, Rocchi per Rocca,
Donati per Donato, ecc.
Molti cognomi sono derivati dal nome del padre o di un antenato
al quale erano dovute le fortune della famiglia: Di Donato - De Filippo
- De Andrea - De Martino - De Petro - Anzeolo - De Cristofari - De
Iuliano - Onofrio - Ruggiero - Di Benedetto - De Santis - De Bernardo Rainone - Roberto - Agostino - De Simone - De Marco - Di Nardo - De
Carolis - Di Stefano - Di Primio - D’Angiolo - De Alìa - De Paula - De
Giovanni - De Maria - De Gregorio.
Nei documenti antichi i cognomi venivano usati nella forma singolare come per esempio: Donato, Helia; oppure veniva posto dopo la
particella Di o De: Di Donato, D’Helia. Ma in molti casi, nel corso dei
secoli, cadde la particella indicativa.
È utile precisare che molti cognomi sorsero in maniera spontanea in
molte città e paesi, e quindi l’omonimia di cognome da sola non signiica
che tutti i possessori di quel cognome debbano per forza discendere
dalla medesima remota stirpe. Gli Zurlo, ad esempio, nobilissima stirpe
di signori conti, noti nel Regno di Napoli sin almeno dal XIII secolo,
si sono estinti a Cerce da tempo; qui un ramo si trapiantò alla ine del
XVIII secolo ove esistevano e proliicano ancora oggi diverse famiglie
omonime autoctone, che non hanno chiaramente nulla a che fare con
questa famiglia.
Inoltre leggendo sia documenti storici dell’archivio parrocchiale
che dell’Archivio di Stato di Benevento e Campobasso, si può scoprire che in una famiglia nel corso dei secoli sono avvenuti mutamenti di
cognome specie nell’epoca in cui essi non erano ancora del tutto afermati. Si possono trovare casi di persone denunciate negli atti di battesimo della parrocchia con al posto del cognome il soprannome con il
quale la famiglia era conosciuta nel paese. Oppure si può trovare, per
esempio, nello stesso atto il battezzato con il cognome Stabile mentre il
padre appare con quello di Di Stabile o viceversa; Rocca diviene Rocco,
Rampone diviene Zampone o Zappone, Massaro si tramuta in Massari,
l’originario Cristofano diventa Cristofaro e così via.
Vi sono poi i cognomi assegnati ai trovatelli dalla ruota locale attiva ino alla prima metà del XIX secolo. Chiaramente questi bambini
abbandonati non avevano un cognome e toccava all’arciprete o alla levatrice e solo successivamente all’uiciale d’anagrafe trovargliene uno,
inventandolo sul momento. In genere questi cognomi alludevano alle
caratteristiche isiche del trovatello, al posto dove era stato trovato, o
alla bizzarria di chi doveva mettergli il cognome, talvolta a cognomi esistenti, come ad esempio: Di Maria, Maria, Attavino, Battezzato, Bullato
o Bollato, Birone, Cinquegrana, De Renzis.
“Mater semper certa est, pater numquam” ovvero la madre è sempre certa, il padre (almeno un tempo) mai; così riporta un’antica locuzione latina. In tal caso al nascituro veniva dato il cognome della madre
e tranne che nei documenti più recenti, nel tempo se ne perdeva sia il
ricordo che il momentaneo scandalo suscitato presso i vicini. Diverse
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È questo forse il più antico documento noto per ragioni iscali che
riporti i primi cognomi in via di formazione relativi a Cercemaggiore,
di cui vale la pena di riportare il testo integrale e di cui ci occupammo
già in passato trattandosi di un importante tassello storico sulla vita di
Cercemaggiore in epoca medievale. Si tratta di alcune pagine contenute
in un codice detto impropriamente “Scadenziario Federiciano” che,
sfuggito dapprima alle ricerche del Pierro e poi ad altri studiosi, venne
per la prima volta riconosciuto e parzialmente dato alle stampe nel 1957
dal medico e storico locale di Jelsi, Vincenzo D’amico.
A tal proposito difatti, per quanto riguarda Cerce nel periodo svevo, il D’amico scrive che “… il Pierro ce lo inizia con Nebulone II e ce lo
chiude con Roberto De Busso, fra l’uno e l’altro buio pesto.
Eppure in tale intervallo di tempo tutta la vita economica di Cercemaggiore ci è nota nella sua compiutezza per un codice sfuggito a tutti i
ricercatori ino al 1904…” quando in occasione della visita dell’Imperatore Guglielmo II a Montecassino, ne vennero edite diverse copie a
stampa per opera del P. Ambrogio M. Amelli.
Il codice intitolato Quaternus de excadenciis in capitanatae et revocatis de mandato imperialis maiestatis Federici II (inv. N.763) si compone di 11 quinternioni ed è presente nell’abbazia di Montecassino sin
dagli anni 1776-1782, provenendo quasi sicuramente dall’Archivio della
regia Zecca di Napoli ove sfuggì alla sicura distruzione durante la rivolta
del 1701.
Sconosciuto anche ad Evelyn Jamison ed a Enrico Cuozzo che curarono rispettivamente la pubblicazione del coevo Catalogus Baronum
e del relativo commentario, nella prima metà del ‘900, il codice, come
riporta sempre il D’Amico, “contiene (un) elenco di 33 comuni reddenti
alla Camera Imperiale di Foggia; ed in essi, rimosso il feudatario, venne
costituita un’amministrazione civica poco diferente da quelle oggidì funzionanti. Ne stava a capo il Baiulo (ora Sindaco) con alcuni giurati (ora
assessori)”.
Compilato per conto della Curia o Corona Imperiale intorno al
1249 dal Giudice incaricato Roberto de Ariano e dal notaio Tommaso
de Avellino, raccoglie in sé tutti i beni excadentiis, ovvero provenienti
per sottrazione al legittimo proprietario per incapacità o indegnità giuridica di possedere, nonché quelli revocatis, termine con il quale s’intende invece la revoca e privazione di tutti i privilegi, concessioni e possessi
ai feudatari (revocares in demanis) rimessa all’autorità concedente.
Per capire come avvenne il passaggio di Cerce alla Corona e l’istituzione di una libera municipalità occorre però fare qualche passo
indietro sino all’avvento al trono di Federico II.
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nel tempo erano infatti le nascite che avvenivano fuori dal matrimonio
canonico e ino a poco tempo fa per indicare qualcuno nato in tale situazione si usava dire “quello la mamma l’ha fatto accusì”.
Quindi, i quattro iloni più importanti che abbiamo indicato (del
padre o della madre, soprannome, nomi di mestieri o del luogo di nascita o provenienza), danno dunque origine alla maggioranza dei cognomi, non sempre in modo riconoscibile, a motivo delle variazioni e
storpiature avvenute nel corso dei secoli.
Il medioevo ed alcuni cercesi recentemente rintracciati
Nella pur lodevole opera del Pierro, ampiamente documentata per
gli aspetti sulla vita pubblica ed economica del paese, si tace degli aspetti
più privati e delle singole famiglie. Anzi, prima del XVI secolo è assente
qualsiasi menzione o documento indicante un individuo propriamente
“cercese”.
Fortuna vuole che dalla nebbia dei tempi siamo riusciti a rintracciare qualcuno di questi di cui vogliamo fare per la prima volta menzione. Nel novembre del 1178 un tal Giovanni, Abate del monastero dei
SS. Lupo e Zosimo di Benevento, con il consenso dei monaci e chierici,
concede al sacerdote Pietro iglio di Deodato (…tibi Petro sacerdoti olim
i(lio) Deodati) di Cercemaggiore (..Pe(tri d)e Cerce sacerdotis) e ai suoi
igli per tutta la durata della loro vita, una casa e tre parti di vigna in
Bojano. Nel 1308 troviamo invece che fra i confratelli del S. Spirito di
Benevento è ricordata la scomparsa di un Bartholomeus de Cerza, mentre nel 1363 Obiit notarius Bartholomeus de Cerza maiore.
I primi “cognomi presenti nello Scadenziario Federiciano
Dopo la morte di Guglielmo detto “il barone”, avvenuta nel 1189 e
seguita da un periodo di anarchia e di indebolimento del potere sovrano a favore dei Baroni, il nuovo Imperatore inizia presto una politica di
restaurazione culminata a Capua nel dicembre 1220 con l’Editto delle
Sanzioni che impose il ristabilimento scrupoloso di tutte le leggi precedenti: abolì il “diritto del più forte” e decretò che nessuno osasse più fare
giustizia da sé per qualsiasi causa di giustizia che doveva passare tramite
i Giustizieri (alti Magistrati).
Lo stesso editto impose, inoltre, che il demanio ricostituisse ab integro tutti i beni ed i redditi come all’epoca di Re Guglielmo e che nessuno potesse più arrogarsi il diritto, titolo e possesso di Baronie Regie.
Le città dovevano altresì essere rette da Baiuoli nominati dai Camerati della Curia.
Cercemaggiore passò dalla vecchia Contea Normanna di Civitate alla nuova riorganizzazione territoriale del Justiziariatus Capitanate
(Giustizierato di Capitanata), a cui rimase unita sino all’avvento di Napoleone.
Ma a tale decisione di destabilizzazione dei poteri baronali seguì
presto una rivolta di Baroni capeggiati da Tommaso di Celano, della
Contea di Molise, che fra il 1221 ed il 1223 culminò nella cosiddetta
battaglia di Boiano.
Qui i rivoltosi riportarono un’eimera vittoria, cogliendo di sorpresa l’esercito imperiale e mettendo in fuga gli impauriti Baroni dell’Imperatore.
Fra questi, anche il Signore di Cerce che vide poi così revocato il
possesso dei suoi feudi in quanto ritenuto proditore verso l’Imperatore.
Il Pierro accenna infatti che “tali feudi vennero tolti a Ruggiero De Busso,
traditore nella battaglia di Boiano nel 1221” e mai più riacquisiti.
Per oltre cinquant’anni Cercemaggiore appartenne quindi alla Corona Sveva, per passare poi, solo con l’avvento degli Angioini, ad un
nuovo signore.
Nella storia di Cerce troviamo infatti che, con la nuova dinastia e la
morte di Re Manfredi, “Carlo I per fellonia di Ruggiero De Busso gli tolse
Cercemaggiore ed altre terre, e nel 1271 ne fece dono al suo diletto soldato
e familiare fedele Adamo Ferrerio”.
Il documento che proponiamo in integro è quindi un vero spaccato
della società cercese del tempo e rispecchia alcuni aspetti della vita della
vicina Santa Croce di Morcone (oggi del Sannio) e di Caselvatica, già
recentemente analizzati e studiati dal P. Enrico Narciso.
Ne diamo qui la traduzione italiana, dalla versione originale in latino “curiale”:
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SCADENZE IN CERCIA
I nomi dei giurati sono questi
Luciano Baiuolo
Roberto de Fiscella
Nicola de Giovanni Grimundo
Pietro de Arderario
Pietro de Alifeto
Bartolomeo di Giovanni de Nicola
Roberto de Gualterio
Roberto Papano
Ruggero de Gildone
Novellone de Vincenzo
I quali Giurati interrogati, dissero che la Curia Imperiale teneva in Cercia
i beni infrascritti, cioè:
La Baiulazione del Banco che dissero del valore annuo di dieci tarì d’oro.
La Platea con Dogana per dodici tarì all’anno.
Il diritto della Bucceria vale tarì due all’anno.
Il diritto di Cambio vale un tarì.
Il diritto del Fondaco e della Stadera un tarì.
Il diritto dell’Erbatico e del Glandatico dissero del valore annuo di quindici tarì d’oro.
Dissero che nella Terra medesima vi è una casa che fu del Dominus della
Terra stessa e nulla rende.
Una Starsia ai piedi del monte, presso la via pubblica e la terra di Nicola
de Giovanni de Nicola.
Un’altra Starsia in località Civita Vetula, presso la terra di Pietro de Arderario, ove, in prossimità della stessa Starsia sono le mura dirute della
medesima Civitas Vetula.
Una terra in località Pian di Maggio presso la terra di Gualterio de Ri-
bussa.
Una terra in località Cullitelli presso la terra di Simone Spoletino.
Una terra in località Puntimi presso la terra di Giovanni de Gualterio.
Una terra nel Colle di Silvestro presso la terra di Ruggiero de Gilodone;
quali tutte le predette terre, allorché vengono seminate, sono seminate
all’ottava parte in cereali.
Altra terra in Pian di Maggio presso la terra di Roberto Pipino è seminata
in cereali all’ottava parte.
Altra terra ai Mortinelli, presso la terra di Guglielmo Pipino è seminata in
cereali all’ottava parte.
Quali tenimenti o terre predette, quando sono seminate, rendono per terraggio l’ottava parte dei cereali o dei prodotti. Quali terraggi sono stimati
annualmente in tre Salme di frumento e di spelta due Salme, misurate alla
salma della Curia.
(I Giurati) dissero che la Curia Imperiale ha annualmente in questa terra
i redditi e le opere infrascritte: cioè, sul Mulino dei Corbini la Curia ha
un reddito annuale di sette grana d’oro, pari alla ventesima, poiché lavora
solo d’inverno.
(I Giurati) dissero che Paolo Montanaro dà annualmente alla Curia quindici grana d’oro.
Giovanni de Roberto de mauro, quindici grana d’oro.
Giacomo del maestro Nicola, deve annualmente dieci grana d’oro.
Roberto de Infante dodici denari. A Natale una spalla di maiale, un’opera
a braccia per mietere ed una con buoi per seminare.
Vitale deve alla Curia annualmente un solido imperiale e un’opera a braccia per mietere.
Randisio dodici denari, a Natale una spalla di maiale, una coppia di buccellati e un lavoro di mietitura.
(I Giurati) dissero che Novellone è tenuto a dare annualmente alla Curia
tre solidi e tre denari, una spalla di maiale e un lavoro nell’area, col giumento se posseduto, altrimenti con le braccia.
(I Giurati) dissero che Giovanni del dompnus Nicola è tenuto a dare annualmente alla Curia, per il feudo che tiene: due solidi imperiali; al tempo
della semina un’opera con buoi, quindi un’opera di mietitura con braccia,
ed a natale una spalla di maiale.
Pietro del giudice Guglielmo (deve) un solido di imperiali, un’opera per
mietere ed a Natale una spalla.
Nicola Donadeo (deve) tre solidi imperiali e nove denari, un’opera di semina con buoi, un’opera per mietere, e a Natale una spalla di maiale.
Bartolomeo de Venia (deve) un solido imperiale, un’opera con buoi per
seminare, un’opera a braccia per mietere ed a Natale una spalla di maiale.
Alberto (deve) quindici imperiali, un’opera con buoi per seminare, un lavoro di mietitura, due polli per la festa di Santa Maria ed a Natale una
spalla di maiale.
Tommaso di Oderisio (deve) diciotto imperiali, un lavoro di semina con
buoi, un altro lavoro per mietere, ed a Natale una spalla di maiale.
Margarita madre di Giovanni de Bartolomeo (deve) diciotto denari, un
lavoro di semina con buoi, un’opera di mietitura, per la festa di Santa Maria del mese di agosto, due polli e una spalla di maiale.
Pietro de Arderado (deve) diciotto denari, un’opera di semina con buoi,
un’opera di mietitura, due polli per la festa di Santa Maria e una spalla di
maiale.
Egidio (deve) ventuno denari, un lavoro di mietitura e una spalla di maiale.
Simeone Spoletino (deve) sei solidi imperiali e tre imperiali per la festa di
Santa Maria.
Vincenzo (deve) tre solidi e tre denari, due opere con buoi per estirpare e
per seminare, un’opera nell’aia e una spalla di maiale.
Roberto Zuribano (deve) tre solidi imperiali e nove denari, due tomoli di
frumento, due tomoli di spelta, un’opera di semina con buoi, un lavoro di
mietitura, due polli ed una spalla di maiale.
Berardo de Girardo (deve) quindici imperiali, un’opera di semina con
buoi, un lavoro di mietitura ed una spalla di maiale.
Ruggiero de Gildone (deve) un solido, un’opera di semina con buoi, un
lavoro di mietitura e a Natale una spalla di maiale.
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A Cerce, fra le diverse persone ricordate dallo Scadenziere vi è almeno un forestiero, tal Ruggiero da Gildone mentre non è presente ancora alcuno degli attuali cognomi, allora ancora in corso di formazione.
Fra questi, oltre al Baiulo Luciano compare un mastro o più probabilmente un mastro fabbricatore, il giudice Nicola ed il Dominus (signore) Giovanni iglio di Nicola che aveva in aitto il feudo revocato a
Ruggero de Busso.
Testimonianza interessante dell’esistenza di un mercato viene dal
pagamento della tassa per la Platea della Dogana e dalla resa di alcune
prestazioni, non solo attraverso lavori o prodotti derivati dalla lavorazione della terra, ma anche attraverso l’uso di denaro che come scrive
anche il Narciso per S. Croce denota una “manifestazione di una libertà
di movimento dei naturali che partecipano agli scambi dei mercati vicini,
alla transumanza, portandovi i loro prodotti agricoli o animali allevati”.
Non ultima per importanza, poi, la presenza della continuità di diversi toponimi legati ad alcune località dell’agro cercese tutt’ora presenti
e riconoscibili quali: i Mortinelli (Martinelli), Colle di Silvestro (Colle
Silvestri), Pian di Maggio (Prato Vecchio) e Cullitelli alias Coglie Gigli
- Colle Giglio.
Scoperta interessante è inine l’origine della peccellate cercese (puccellati); pani natalizi con farina di grano, latte ed uova a forma di grossa
ciambella, ancora in uso sulle tavole durante le feste, che Randisio doveva fornire a Natale per la Curia di Federico II.
Nello stesso codice sono riportati, poi, anche i primi abitanti noti
di Caselvatica (allora feudo indipendente da Cercemaggiore) che sono:
Benedetto di Lando, Pietro di Buonuomo, Ruggero iglio del maestro Giovanni, Giovanni di Pietro, Barano di Pietro, Bariano di Nicolao,
Filippo della Pizzuta, Pietro di Berardo, Rainaldo di don Pietro, Benedetto di don Ysacco, Didio De Gregorio, Benedetto di Baniamonte, Roberto di Lando, Giovanni di Benedetto e Giovanni di Pietro.
Alcuni di questi primi soprannomi evoluti in forma di cognome sono noti nei secoli seguenti. È il caso dei Di Pietro o De Petro (come nel documento originale) presenti a Cerce ancora nel
XVI secolo e poi estinti, di De Gregorio attualmente presente a S.
Croce del Sannio e scomparso a Cercemaggiore da diversi decenni, e De Benedicto trasformato in Vennitto e poi Venditto - Venditti.
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I cognomi correnti
Altieri
Dal nome proprio di persona formato in epoca medioevale di Altiero
ed Ottiero. Ha il signiicato di “abile” e “potente grazie alle armi” poiché
deriva dal germanico “alba” che indica per l’appunto “esperto, saggio” e
da “baria”: esercito. Difuso prevalentemente nel napoletano.
Un Michele Altieri compare fra i coninanti nel 1803 con la casa del
Mastro Francesco Petraroia nel luogo detto dietro S. Rocco.
Arcari
Soprannome da mestiere proprio e dal nome comune di oggetto “arca”
o “cassa di risonanza”. Dal greco árkein - árkos. Equivalente in latino di
arca o arcere “racchiudere” e quindi proteggere.
Panitaliano con prevalente difusione al Nord.
A Cerce è nota la presenza di alcuni membri di tale famiglia già dalla seconda metà del XVII secolo provenienti dalla vicina Sepino. A tal
riguardo, a solo titolo di curiosità, legata a quest’ultimo centro noto e
rinomato all’epoca per la produzione di tale suppellettile è la nota presente nell’esito (spese) di 2 carlini, fatte nel 1670 dalla Confraternita di
S. Maria del monte per l’acquisto di un’“arca sipinese per ponere l’argentaria”.
Attavino
Cognome da ascendenza non nota presente a Cercemaggiore dai primi decenni del XX secolo. Da Vittoria nata il 01.10.1893 deceduta il
18.06.1978 - 3 igli: Camillo, Antonio, Agnese.
Barilotti
Soprannome da mestiere proprio di fabbricante e commerciante di barili. Dal radicale greco barós: “peso” poi trasformato dal greco barellás
o barelás nel latino tardo in barilus e barillus: “barile” da cui deriva il
barilaio e barilaro. Difuso prevalentemente al Sud.
Basile
Dal nome proprio di persona e di santo, a sua volta derivato dal titolo
regale ed imperiale formato intorno al XII secolo. Dal greco basiléys:
“re” e basíleios: “regale” uniicati nella forma del nome proprio latino di
Basileus o Basilius: Basilio, col signiicato di “sovrano”, “imperatore”. Si
aferma anche con la difusione del culto di vari santi omonimi specie
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nella zona d’inluenza bizantina del Sud Italia e nella vicina Capitanata
(Puglia); il culto principale è da riconoscersi in quel S. Basilio detto il
Grande, sommo Dottore della Chiesa (+ 1 gennaio del 379) già dal IV
sec. d.C. Basile è difuso in tuta Italia, mentre una delle varianti, Basili, è
più speciico della fascia centrale che comprende le Marche, l’Umbria ed
il Lazio, ternano, viterbese e provincia romana in particolare. A Cercemaggiore questo cognome appare già ai primi del Cinquecento sebbene
la documentazione cartacea ne attesta la presenza solo dalla seconda
metà del secolo. È difatti dal 1576 la menzione di un Basile (iglio) di
Basile quale “… ven(era)b(i)le Dom(i)no Basile de basilis dicte T(er)re
rectore venerabilis Ecc.(les)ie Sancti Stefanj…”. A marzo dello stesso anno
questi compare fra i testimoni cercesi letterati (omnibus T(er)re Cerce
Mayoris literary) presenti all’acquisto da parte della moglie di Teseo Fasano di Solopaca di una casa posta alla Porta di mezzo. Fra i coninanti
sono anche i beni o meglio “… domus e villas (di) Petri Basilis…”. Lo
stesso personaggio noto come il “R(everen)do Domino Basile de Basile
Rectore Santi Leonardi”, è poi menzionato in un importante documento
concernente la veriica sui conini o termini con Cercepiccola.
Come abbiamo visto, alcuni membri ricoprivano cariche importanti
tanto che anche un Angelo Basile che aveva il titolo di Giudice Regio
compare con un consanguineo stretto, forse lo stesso padre, titolato
come il M(agnii)co U(triusque) I(uris) D(octor) Jo(ann)e Basile in una
testimonianza per la scarcerazione di alcuni eletti cercesi da parte del
Governatore locale. Dal 1640 al seguente, un Nardo Basile compare
quale amministratore (o economo) dei beni della chiesa di S. Maria a
monte; mentre nel 1647 un Sebastiano Basile già aittuario di alcune
terre della stessa chiesa, nonché coninante, stipula per mano del notaio
cercese Libero Rocca un prestito in danaro con la stessa confraternita
per un capitale di 7 ducati sopra una chiusa di sua proprietà.
Negli stessi anni è presente il giovane chierico Giovanni Leonardo che
dalla carica di economo della chiesa madre, nel 1657 assume la carica
di nuovo arciprete. Negli atti, Don Giovanni Leonardo Basile si irma
Basilis Arc(hi)p(resbyt)e(r) et Ration(al)e elett. (ovvero arciprete e razionale-economo eletto dalla Confraternita di S. Maria del monte). Risulta
vivente ino al settembre del 1659 quando verrà sostituito dal nuovo
parroco (non cercese) D. Pompeo Di Crescenzo. Del 1714 è la menzione
o meglio rivela dell’acquisto di un terreno a “San Basile, seu Pantano”
fatto circa ventiquattro anni prima (quindi nel 1690) da un Antonio Ba-
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sile a favore del iglio Giovanbattista.
Nei primi decenni dell’Ottocento un grosso nucleo familiare è presente
anche nella zona di “Catrocco (ora Catrocca) o Cianfreglini” dove un’ampia porzione di ben 45 tomoli di terreno appartenenti ad una Confraternita locale, sono dati a terraggio e divisi fra varie famiglie, fra cui
sono anche gli eredi di un Giuseppe Antonio Basile da Michele Basile
Pasciuscio e da Francesco e Michele Basile Campovascio.
*Figure da ricordare
- Giovan Battista, notaio, attivo nel XVII secolo ha rogato negli anni dal
1622 al 1625 anche a Cercepiccola dove prese dimora nel 1625.
Battezzato
Originato dai nomi propri di persona Battista e Battezzato, sostenuti da
tradizione agiologica sin dal Medioevo cristiano. Dal greco baptismós e
latino baptisma - baptism tis: immergere nell’acqua.
Cognome presente a Cercemaggiore dalla ine del XVIII secolo.
La prima notizia nota è relativa ad un Battezato Ettore nel 1831 risiedente a Selvafranca. Un iglio di questi, tal Domenico Battezzato fu Ettore
Gioacchino compare a metà Ottocento con un Giacomo Zeoli fu Giovanni, per il possesso di alcune terre (date a Censo) in località Verdicone.
Biello
Secondo il Paolucci è un cognome particolarmente difuso in Molise,
con picchi d’intensità massima nei comuni di Monteroduni, Casacalenda, Isernia e Cercemaggiore, deriva dalla dialettizzazione dell’aggettivo
“bello”, usato come soprannome e cognominizzato dai capostipiti.
Il ceppo presente a Cercemaggiore è originario di Morcone (BN) e in
origine era “Colabiello” (letteralmente Nicola bello). Nel primo decennio dell’Ottocento è attestata la presenza e proprietà di una casa in paese
pertinente agli “eredi di Giovanni Biello” sita nel luogo allora detto S.
Lonardo (San Leonardo) e coninante col vicino Spedale. Fra questi si
ricorda un Francesco nato il 07.06.1859 e deceduto il 03.01.1938.
Birone
Cognome da ascendenza non nota presente a Cercemaggiore dalla ine
del XIX secolo con Antonio nato il 14.04.1887 e deceduto il 18.12 1962.
Questo cognome è in via d’estinzione.
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Calabrese
D’origine etnico-geograico (da nome proprio di regione o coronimo).
Dalla parola Calabria che deriva da una voce indoeuropea che signiica:
“roccia”, “zona rocciosa”, “fortiicazione” e, per analogia, l’etnico uiciale
Calabrese denota “appartenenza a stirpe robusta e solida”.
Tale cognome presenta diverse varianti fra cui: Calabresi, Calabretta,
Calabretti ecc.
Panitaliano per efetto migratorio, si concentra soprattutto nel Sud. In
epoca bizantina erano chiamati “calabresi” anche coloro che provenivano dalla penisola salentina. Alcuni membri di tale famiglia sono già
noti a Cercemaggiore, dalla seconda metà del XVI secolo: del 1576 è
la presenza fra alcuni testi inliteratis T(er)re P(redi)tte Cerce M(aio)ris
di un Rocco e Libero Calabrese. Nell’ottobre di 3 anni dopo un Nicolao
Ant(oni)o Calabrese (Nicola Antonio Calabrese) igura addirittura fra
le note di un importante atto di veriica su un conine o termine della
predetta Terra, posto sulla strada di Sepino verso Cercepiccola nel luogo
ancora oggi appellato “U termene”. Un atto del 5 dicembre del 1713 a
irma del giudice Francesco Salvatore ed alla presenza dei testi Benedicto
Romano, Salvatore Calandrella e homa Cassetta stipula la convenzione
fra D. Domenico Doria marchio d(itte) Terre e D. Gaetano Calabrese il
quale prende in aitto ino all’ottobre del 1719, il molino del feudo rustico della Rocchetta insieme a 4 tomoli di terreno al molino, franco da
pagamenti per i primi 4 anni.
*Figure da ricordare
- Gaetano, Mastro fabbricatore, attivo a Cercemaggiore nel XVIII secolo, nell’agosto del 1716 fa una perizia per le riparazioni al Mulino di
Cacerno e scrive a tal proposito di essere periti nell’arte di fabbricare,
nuovi molini e reparare e fare ogn’altro bisognante nelli molini macinanti
ad acqua.
- Adornino Dalmazio, medico condotto e uiciale sanitario dal 1965.
Nato a Cercemaggiore il 04.12.1932 ed ivi deceduto il 02.03.1996.
traino, emigrando poi in Australia.
Capozzi
Origina da soprannome isico-anatomico, dal latino caput: “capo” o “testa” [dell’uomo o dell’animale].
Fra le varianti ed i derivati principale abbiamo: Capocci, Capozio, Capozzo ecc. Capo è poco frequente; la variante Caputo, invece, è panitaliana, ma più difusa al Sud, specialmente con le forme Capone e
Capobianco, Capoccia e Capozza speciiche anche della Campania e
prevalenti nel Napoletano. Cognome originario del vicino centro di S.
Croce del Sannio (BN) e presente a Cercemaggiore dai primi decenni
del XIX secolo a seguito della venuta di diverse famiglie di coloni.
In tale periodo è attestato l’accorpamento di un vero asse patrimoniale a
seguito del matrimonio fra D. Gaetano Capozzi di S. Croce di Morcone
(oggi del Sannio) ed Antonio Testa di diverse terre appartenenti a più
confraternite laicali locali. A nome dei Capozzi e della consorte troviamo infatti addebitati ben 13 tomoli ai “Pagliaricci o Cerrone” del Monte
di Pietà, così come sempre dello stesso 7 tomoli e mezzo indivisi con
Bartolomeo Giovannelli che “alla Fontana Maruccia porta alla cappella”,
11 tomoli alla “Fontana Cupone alla Cappella” della Confraternita della
SS. Annunziata ed un altro tomolo alla “Piana di Majo o Sporta d’incenzo” della Confraternita del SS. Sacramento.
Un Capozzi Francesco di Romualdo è invece presente fra i diversi coloni
(nella quasi totalità di cercesi) che pagano i censi eniteutici su alcune
terre a S. Nicola.
Capaldo
Cognome originario dal vicino centro di S. Croce del Sannio (BN).
Introdotto a Cercemaggiore nel 1888 da Michele, nato a S. Croce il
03.02.1865 e deceduto in Cerce il 09.01.1953. Questi aprì dapprima una
“carreria” o laboratorio-oicina per la riparazione di ruote e carri da
Cassetta
Una prima famiglia con tale cognome è attestata a Cerce, proveniente da
Gildone (CB) già sul inire del XVII secolo, mentre altre omonime più
numerose provenienti dall’area di S. Croce e Morcone (BN) sono attestate solo dai primi decenni del XIX secolo a seguito della quotizzazione
e vendita di molte terre comunali e demaniali. Difatti già dal maggio
del 1698 è la richiesta di un beneplacito fatta da “Matteo Cassetta di
Gildone abitante della Terra di Cercia Mag(gio)re” rivolta all’arciprete D.
Giovanni Testa per 40 ducati su un censo annuo aperto con il venerabile
Ospedale.
Nel 1713 un homa (Tommaso) Cassetta è fra i testimoni presenti alla
concessione di itto fatta ad alcuni privati cercesi dal Marchese D. Do-
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menico Doria sul Molino della Rocchetta di sua proprietà.
*Figure da ricordare
- Venturino alias Luigi, nato a S. Croce del Sannio (BN) il 21.07.1911
deceduto il 14.08.1997. Domenicano, Padre esorcista.
Catalano
Cognome originario di Capracotta (IS) presente a Cercemaggiore dalla
seconda metà del XX secolo con Gino.
su un terreno allora contestato di proprietà “della Cappella del SS.mo
Corpo di Cristo nel luogo delli Martinelli che si pretende D’Ant(oni)o Cepolla”. Nel 1761 risulta invece che un territorio “seminatorio ed erborato
posto a San Donato sopra li Fasani o Morge Muzzito” è dato a censo per 3
tomoli e mezzo e “si tiene da Saverio Cipolla per l’annuo canone di grana
quaranta lordi”.
Cipullo
Soprannome da itonimo e mestieri agricoli antichi e medievali collegati: coltura della cipolla. Anche attribuito per le caratteristiche isiche (si
pensi al “naso a cipolla” o ai pori sulla pelle…).
Dal latino cepa o cepe: cipolla e diminutivo cepul[l]a: cipollina.
Questo cognome è panitaliano assai difuso. Secondo il Paolucci è un
cognome presente in Molise solo a Campobasso, Cercemaggiore, Ferrazzano e Cercepiccola, deriva dalla cognominizzazione del soprannome “Cipolla”. Un caso veramente particolare a Cerce dove tale cognome, inversamente a tanti altri, ha subito una dialettizzazione dalla
forma antica ed italiana di Cipolla (probabile soprannome o nomignolo
originariamente attribuito ad un solo individuo) a quella dialettale di
Cipulla, poi Cipullo. Nel febbraio del 1698 è nota la stesura di una serie
di “capitoli, patti, e convenzioni” fra Carmine Stantiano (Stanziano, di
Cercemaggiore) padre di Anna Maria e il promesso sposo, tal “Nicolò
Cepullo di d(ett)a Terra” nel quale, come era consuetudine dell’epoca, almeno fra le famiglie cercesi più benestanti, si elencano una serie di beni
dotali stabili e non che accompagnano la sposa. DI alcuni decenni dopo,
esattamente dal 1713, è una “rivela” sottoscritta da Giacinto Panaggio
Cirelli
A Cercemaggiore compare fra le più antiche famiglie nella forma originaria di Cerciello dal luogo naturale di provenienza, Circello in provincia di Benevento. Nel 1576 un Iulj Circellj (Giulio Circello) compare
insieme ad altri cercesi e naturalizzati tali, per una causa aperta contro
il governatore della Terra che li aveva fatti carcerare per la costruzione
di un forno, realizzato senza l’assenso dell’autorità baronale locale. Nel
1611 è la menzione di un Mastro Giovanni Donato Cerciello, mentre
nel 1626 un Francesco Cercello presenzia con altri confratelli di S. Maria del monte per la nuova nomina annuale di 2 amministratori. Così
ancora troviamo la presenza nella stessa confraternita di più membri
della stessa famiglia a volte come semplici testimoni in altre con precise
cariche interne: nel 1662 troviamo un Lorito Cirella che irma con un
segno di croce. Lo stesso personaggio ricompare pochi anni dopo mentre è in carica tanto che è scritto “Hoggi di … Ottobre 1666 sta presentato
uno libro di carte ott. Scritte etro scritte da Dominaci Zappone et Lorito
Cirello per l’amministrazione da essi fatta …”. Nel 1691 troviamo invece
un Ioanne Cerellus (Giovanni Cerello) quale Procuratore della Venerabile Cappella di S. Maria del monte insieme a Paolo Mancino (et Pauli
Mancinus). Del 12 novembre del 1716 è invece un atto in cui un Carmine Spina vende a Giovanni Ceriello, una casa in paese nel quale “vi
sta fatto la prima in trovata de mura nuova, et alzandosi detto casaleno
viene di tre membri uno sopra l’altro situm in d(ett)a T(er)ra, et proprio
in loco ubi dic(t)e La Cerqua della Portella”. L’indomani il detto Ceriello
permuta con un Bartolomeo Perruccio, una casa di 2 membra, posto
sotto lo “Furno a basso” (oggi via XX Settembre) e coninante con le case
di Mastro Nicola De Amico, Isabella Pretaroia e dalla parte superiore ed
inferiore, con la via pubblica. Tale famiglia rivestì una certa agiatezza
nella scala sociale locale se anche un Philippi (Filippo) Ceriello è noto
nel 1718 fra gli Eletti dell’Università. Risulta sposato con una Caterina
Gesualdo la cui madre, tal Anna Cutrone, è conosciuta per una vendita
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Catullo
Cognome originario di Casteldisangro (AQ) presente a Cercemaggiore
con Nicola (Nicolino) funzionario doganale (“daziario”) giunto a Cerce
il 05.09.1962.
Centracchio
Non si hanno notizie particolari a meno che non vi si voglia riconoscere
l’origine in un Centritti Pasquale presente a Cercemaggiore nel 1826.
fatta nel 1730 della propria casa composta da 2 membri posta al “lo vicinato dell’Egittj”.
Cirelli
A Cercemaggiore è un’altra omonima famiglia, oggi indistinta dalla precedente, giunta a Cercemaggiore da Molise (IS) con un Giovanni Cirelli
di “professione salassatore”, nato da Clemente e Catarina Massaro. L’11
settembre del 1845 sposa Maria Rosa Chiafarelli (di Costantino e Anna
Maria Massari) e nel marzo del 1853 nasce il primo iglio Giuseppe.
Il ramo di questo gruppo familiare è ancora oggi contraddistinto dal
soprannome o contronome etnico di provenienza “ i Melesciane” (i molisani).
*Figure da ricordare
- Costantino, artigiano e fotografo. Nato a Cercemaggiore il 09.07.1889
ed ivi deceduto il 30.06.1920. Forse il più antico fotografo, o appassionato di tale arte, ricordato a Cercemaggiore. Nella nostra collezione è
presente una cartolina fotograica con costume femminile locale realizzata tra il 1915 ed il 1916 con la dicitura “Editore Tirelli Costantino
- Cercemaggiore” (Tirelli è un errore tipograico per Cirelli). In origine
calzolaio, era proprietario di una piccola bottega posta in via degli Egizi ove allestì anche un piccolo laboratorio fotograico. Successivamente
emigrato negli Stati Uniti, a Waterbury nel Connecticut, tornò presto a
Cerce dove la morte improvvisa (sembra per tubercolosi) lo colpì a soli
31 anni. Amante del ritratto, restano pochi lavori scampati alla distruzione del tempo.
- Rosina, ostetrica comunale, nata a Cercemaggiore il 01.02.1898 deceduta a Castelvetere Valfortore (FG) nel 2000 all’età di oltre 102 anni.
Vincitrice del concorso per Ostetrica comunale nel comune di Castelvetere, carica che ha tenuto per un quarantennio con grande professionalità, vi si sposa il 21 novembre 1921 con l’ebanista Angelo Civetta, da
cui ha avuto due igli.
ha in sé Cristo”. I ceppi e rami variegati dai Cristoforo con le varianti si
attestano e difondono dai secoli X-XI grazie al culto di numerosi San
Cristoforo martirizzati in varie epoche ino al XVI.
Cognome presente a Cercemaggiore con numerose varianti tutte derivate dall’originario Cristoforo. Da segnalare che anche il cognome Fanelli (difuso specie nella vicina Riccia) è un diminutivo originato di
Cristofano (Cristofanelli).
Damiano
Originato dal nome proprio di persona e di santo. Deriva dal gr. Damianós ovvero “domatore” ma anche “discendente di Damia” (divinità
greca identiicabile con Demetra o Cibele). Panitaliano, ha una prevalenza al Centro-Sud.
A Cercemaggiore compare nella primitiva forma di Damiani e Dammiano nella prima metà del XIX secolo, proveniente dalla vicina S. Croce del Sannio (BN). La prima menzione nota appare con un Domenicangelo Damiani fu Giovanni presente a Cerce nel 1871 fra i contadini
assegnatari delle terre quotizzate a Selvapiana.
Cristafano, Cristofano, Cristofaro e Cristoforo
Da nome proprio di persona (antroponimo) e santo (agionimo e teoforico), sostenuto, insieme con le sue numerose varianti, sin dal Medioevo
cristiano. Dal gr. Christopóhros e lat. Cristo: deverbale gr. di chrio: ungere quindi con il signiicato di “portatore [della croce] di Cristo” o “che
D’Amico
Dal latino: amicus: “amico”, “amante”, “caro”, “diletto”.
Amicus nell’antica Roma era un nome proprio tardo latino, attestato poi
come “Amico” sin dal VII secolo (come “Amigo” a Genova, forse sotto
l’inlusso arabo-spagnolo dal 1100 circa. D’Amico è praticamente panitaliano, ma particolarmente difuso nel Centro-Sud e presenta varianti
come D’Amici che oltre al nucleo laziale di Roma, Priverno (LT) e Poi
(FR), ha un ceppo a Brindisi, mentre D’Amicis ha un ceppo a Manduria
(TA) ed uno a Roma.
A Cerce compare in forma sporadica già dalla seconda metà del XVII
secolo, con arrivo di nuove famiglie specie nel secolo seguente dal vicino paese di Gildone.
Nel testamento di morte di Cristina Iuliano, redatto nel 1660, igura per
la prima volta fra i teste pur non menzionandosi la patria d’origine, un
tale Carolo Dom(eni)co De Amico.
In un documento del 1713 fanno la loro prima apparizione un Carolo
(Carlo) ed Aurelio De Amico che fanno sospettare una recente presenza
e naturalizzazione della famiglia nel paese. Nel novembre del 1716 troviamo un Mastri Nicolai De Amico (mastro Nicola D’Amico) fra i con-
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inanti di una casa in permuta posta “sotto lo Furno a basso, seu la contrada delli Sporti della Ferraria…”, nel luogo oggi ancora de “lo sporto”
lungo via XX Settembre. Un Mastro Giuseppe D’Amico (parente stretto
del precedente) emigrato da Cerce con tutta la sua famiglia a Monacilioni nella prima metà del XVIII secolo è noto per una “guarigione miracolosa” avvenuta allo stesso in Cerce (di cui già ampiamente scrivemmo) rimasta trascritta ai posteri per un “atto pubblico di molti cittadini
di Cersa Maggiore, della grazia ricevuta da Mastro Giuseppe D’Amico di
detta Terra da Santa Benedetta” steso il 26 maggio del 1752 per mano
del notaio Pompilio Palmera di Petrella Tifernina.
Nei primi decenni del XIX secolo a Santo Basile, al conine con la terra
di Gildone, risulta la presenza insieme a coloni cercesi di un “Francesco
Saverio Di Amico di Gildone, nonché Vincenzo Di Amico del suddetto comune”. Uno Stefano Di Amico di professione “molinaro” di anni 42 (era
quindi nato intorno al 1770) abita nel 1812 presso la Porta del Ponte.
stesso tiene in itto altri terreni a Santo Basile ai conini con Gildone
insieme ad altri D’Aversa.
*Figure da ricordare
- Romeo, fotografo, emigrato negli Stati Uniti.
- Michele, religioso Salesiano, n. a Cercemaggiore il 13.6.1915. Entra
nel seminario Salesiano di Gaeta nel settembre del 1931. Già chierico
parte come missionario nel 1935 per il Brasile. Ordinato sacerdote l’8
Dicembre 1945 dal Vescovo Armando Lombardi (di Cercepiccola) e nel
1953 Provinciale dei Salesiani. Ordinato Vescovo Titolare della Diocesi
di Macri il 21 Maggio 1962, partecipò in tale anno a Roma al Concilio
vaticano II. Rinunciando a tale carica nel Maggio 1978 venne nominato
Vescovo di Humaità (Brasile) in data 4 Dicembre 1979. Deceduto a Manicoré (Amazzonia) il 20.3.2004.
D’Aversa
Dal toponimo di Aversa, città del casertano fondata dai normanni intorno al 1001, dal lat. Adversa: “avversa”, “contraria”. Prevalentemente diffuso in Campania insieme all’originario Aversa e alle varianti Aversano,
Averzano. Per l’origine locale, si può validamente ipotizzare la presenza
di uno o più individui originari di Aversa presenti a Cercemaggiore fra il
XII e XIV secolo al servizio dei monaci dell’antico Convento benedettino di S. Maria a Casale dipendente proprio dal monastero di S. Lorenzo
in Aversa. Risulta fra i cognomi più antichi presenti a Cercemaggiore
almeno dai primi decenni del XVI secolo. Difatti la prima nota attualmente reperibile si trova in un atto riportato proprio dal Pierro nella
sua Storia di Cercemaggiore nella sezione riguardante i Capitoli stesi
fra il feudatario e l’Università nel 1525. In tale anno era Erario in carica un tale Giacomo D’Aversa trovandosi difatti scritto “… capitoli (che)
se permettono da Giacomo D’Aversa, Erario dell’Ill(ustrissi)mo S(ign)or
Duca d’Ariano in Cercemaggiore a li compraturi de le ghiande per questo
presente anno X ind(izione)… 1525”. Nel 1642 un Giovanni Battista D’Aversa in qualità di procuratore di S. Maria a monte, acquista per la confraternita un terreno “da Sancia Ricciardelli e Vincenzo Zappone matre
e ili… sito alla Fontana della Valla”. Ai primi del XIX secolo, un terreno
di 4 tomoli posto al “Piesco della Donna” della confraternita del SS.mo
Sacramento risulta che “si coltiva da Biase D’Aversa detto Merlone”. Lo
De Capua
Dall’antico toponimo Capua, città campana, dal latino Capua: “campo”,
ma anche “falco” dall’etrusco capys, soprannome dato al fondatore della
città. Presenta diverse varianti quali Capuano, De Capua (ant. De Capoa), Di Capua. Originariamente il cognome presente a Cercemaggiore
dalla seconda metà del XVIII secolo era nella forma Di Capua poi nobilitato con il De.
Un Saverio Di Capua appare con la carica di economo dell’Ospedale di
Cerce nell’anno 1975 ed emerge nei primi decenni del XIX secolo igurando fra i maggiori possidenti locali e Decurioni dell’Università. Un
Francesco (1787 - 1815) igura nel 1809 sia con la carica di Decurione
che di prosegretario. In un atto del 1812 risulta “proprietario” (ovvero
benestante) ed abitante alla Porta di mezzo; mentre nell’anno seguente
lo ritroviamo Sindaco della locale municipalità.
Altro De Capua Francesco (nato il 11.12.18158), iglio del predetto
Francesco Maior a cui successe anche nel nome, consolida i beni patrimoniali, ricoprendo il comando della milizia urbana o meglio Guardia Nazionale. All’indomani della caduta dei Borboni, anche questa famiglia dovette risentire dei fattori economici presenti nell’ex regno se
già un iglio di questi, Elvino (nato il 16.09.1848), risulta nella seconda
metà del XIX secolo con la professione di sartore (sarto). Per quanto è
dato sapere, ad Elvino successero dapprima un altro Francesco (nato il
31.01.1876 e deceduto il 22.01.1955) e da questi i tre igli, Elvino (rima-
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sto celibe), Angelo ed Antonio (emigrato a S. Giuliano del Sannio).
Da Angelo De Capua (1918 - 2002) un ramo della famiglia è continuato
ed è tuttora presente a Cerce con il Dott. Francesco De Capua.
D’Elia
D’Elia è speciico del Sud, dove è molto difuso. Delia, pur avendo un
ceppo nel varesotto e nel carrarese, sembrerebbe tipico anch’esso del
Sud, del barese, materano e tarentino e della Sicilia, messinese e palermitano soprattutto; l’origine più probabilmente di entrambi è dal nome
Elias con l’aggiunta della d’ patronimica. Fra le famiglie più antiche presenti a Cercemaggiore almeno dai primi decenni del XVI secolo. Risale infatti al 1504 la prima notizia riguardante una casa appartenente al
monte frumentario e data in aitto ad un Giovanni Battista D’Elia.
Nel 1658 troviamo nota di un’Angela D’Elia che risiede nei pressi del
“Lo Furno a monte in vicinato delli Donati” e coninante con la casa di
Filippo Donato e la casa di Giovanni Venditti ceduta in tale anno alla
chiesa arcipretale. Fra i presenti alla lunga transazione e stesura dei capitoli di paciicazione o “Concordamenti” stesi nel 1722 fra l’Università
ed il Marchese Doria a seguito dei tumulti popolari del 1719, troviamo
fra i Consoli (o eletti) anche un Giovanni Antonio D’Elia. Un Nicola Di
Elia di anni 42, in arte “fabbricatore” ed abitante nei pressi della “strada
Fornella”, compare in un documento del 1813.
È fra i cognomi più antichi presenti a Cercemaggiore almeno dai primi
decenni del XVI secolo; nella forma più antica tale cognome compare
come De Bona. Il primo documento noto risale al 1577 quando un
Albertio (Alberto) De Bona è ricordato nel testamento di Fabrizio
Piscina di Cerce con il quale aveva una lite in corso per un orto posto
“fuori la Porta ad alto” ed in debito con detto testatore di 4 ducati da
restituire ad alcuni eredi del Piscina. Nello stesso testamento, fra i teste
è anche un Io(hann)e De Bona (Giovanni De Bona). Un homa (Tommaso) De Bona è invece noto per aver fatto stilare nel 1582, il proprio
testamento. Nel 1622 abbiamo notizia di un tal Martino, mentre un altro
Giovanni De Bona risulta nel 1648 Procuratore dello Spedale o Confraternita del SS.mo Crociisso, eletto insieme a Giovanni Leonardo Massari. Un’iscrizione dipinta, recentemente riportata in luce nella cappella
della Confraternita presente nella chiesa madre recita: “Io. Giovanni. De
Bona e Giovanni Lonarde Massare. In T(e)r(ra) Procuratoru(m)”, ricordando ai posteri per l’appunto i lavori allora fatti eseguire sotto la loro
cura. Nello stesso anno lo stesso Giovanni esegue alcuni rifacimenti
nella vicina cappella dedicata a S. Maria del Riposo forse allora di pertinenza familiare. Dieci anni dopo nel 1658 lo ritroviamo nuovamente
come Procuratore della Cappella e Confraternita della SS. Annunziata
e S. Rocco.
Di Bona
Di Bona è del bellunese, Debona è praticamente unico ed è dovuto ad
errori di trascrizione del precedente. De Boni e la forma alterata Deboni
sono tipicamente veneti, De Bonis è molto difuso al Sud peninsulare,
soprattutto nel foggiano, nel potentino e nel cosentino con un ceppo
importante anche nelle province di Roma e Latina; Debonis, assolutamente rarissimo e della stessa zona, è sicuramente dovuto ad errori di
trascrizione del precedente; De Bono, molto raro, parrebbe romano;
Debono è dovuto ad errori di trascrizione. Derivano tutti dal nomen latino Bonus o dal suo derivato medioevale Bono, in alcuni casi può anche
derivare da soprannomi originati dal carattere del capostipite.
Di Carlo
De Carlo è tipico del Sud peninsulare, derivano dal nome Carlo derivato
dal nome franco Karl (una specie di funzionario della corte reale), il De
sta “per quelli di” riferendosi ai famigliari di un certo Carlo o dei igli di
un certo Carlo.
Cognome presente a Cercemaggiore dagli inizi del XVII secolo. In una
testimonianza resa nel gennaio del 1691 su alcuni orticelli contesi fuori
la Porta dei Rocchi è presente una Elisabetta De Carlo d’età d’anni settanta in c(irc)a (quindi nata intorno al 1620) e iglia di un Leonardo De
Carlo. Una nota personale Una nota presente nello stesso precisa che
tale Carlo è “padre de Lisabetta, et Cornelia Di Carlo”. Negli anni dal
1848 a tutto il 1859 troviamo un Domenico Di Carlo quale ultimo amministratore insieme a Vincenzo Nardoia dei beni della Confraternita di
S. Maria del Monte prima della sua soppressione e dell’incameramento
da parte del Comune. È interessante notare che con quest’ultima amministrazione, le note di registrazione delle entrate ed uscite sulle somme
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De Renzis
Cognome di ascendenza non nota presente a Cercemaggiore con Domenico, nato il 15.04.1880 e deceduto il 07.02.1958.
gestite e sui vari beni (case in paese, terreni), diventa di colpo molto
stringata, a diferenza di quanto era stato fatto sempre prima.
Di Florio
Originato da un soprannome itonimo, ma anche da nome proprio di
persona: Flous dell’epica cavalleresca.
Dal latino los: “iore. Dalle innumerevoli varianti appare anche Florio
poi De Florio, Di Florio.
Cognome presente a Cerce dai primi del XVI secolo nella forma più antica di De Florio. Nel 1577 è noto un Simeone De Florio presente quale
testimone nel testamento di un Fabrizio Piscina. Nel 1809 un “Giovanni
Antonio Florio” è fra i Decurioni o maggiori possidenti dell’Università.
*Figure da ricordare
- Michele (Cicchiglio), Sindaco di Cercemaggiore negli anni 1946 1950.
- Giovanni (Sarachiegle), Sindaco negli anni 1965 - 1970.
Di Iuorio
Tipico dell’area che comprende Abruzzo, Molise, foggiano e Campania,
signiica letteralmente “iglio di Iorio” e deriva dal nome medioevale
Iorius (Giorgio).
A Cercemaggiore compare nei primi decenni del XVII secolo nella dorma più antica di De Iuorio a meno che non si voglia ricollegare a questi
la presenza attestata nel 1576 di un Nicolao De Giorgio.
Nel testamento di Cristina De Iuliano redatto nel 1660, è presente fra gli
altri testimoni, un Horatio (Orazio) De Iuorio. Pochi anni dopo nel 1691
è la menzione di un contadino, tal “Vito D’Iuorio d’età d’anni sessantacinque in c(irc)a” presente quale teste in una lite per alcuni terreni occupati
abusivamente nel periodo della peste.
Un Domenico D’Iorio risulta amministratore dei beni della Confraternita dell’Annunziata e S. Rocco nel 1825 ed ancora, rieletto, nel 1829.
giore dalla ine del XVII secolo. La prima famiglia nota in Cerce sembra
essere quella attestata nel 1699 di un Giovanni Berardo De Maria della
Terra di S. Croce di Morcone (oggi S. Croce del Sannio) abitante con la
propria moglie (una Venere Di Florio) e igli nella casa posta “… in loco
ubi dicitur Sotto la Seggia…”; dallo stesso sappiamo che il padre,t al Bartolomeo De Maria, aveva sposato la cercese Cornelia Riglione.
Nei conti relativi alle spese fatte nel 1788 dalla Confraternita del SS.
Crociisso o Spedale troviamo “pag(at)o a Nicola Di Maria p(er) l’accomodo delle vitrate dell’altare dello spedale” presente nella chiesa madre.
Agli inizi del XIX secolo alcuni eredi di un Domenico Antonio Di Maria
(+ prima del 1807) pagavano un censo redimibile su alcune terre di proprietà della SS. Annunziata di Cerce e così ancora nel 1824 mantenendo
ancora come prassi comune, il nome del vecchio intestatario.
Nello stesso periodo è noto un Pietro Di Maria di professione “fabbricatore”, che abita alla “Strada S. Rocco” e vivente ancora nel 1814.
*Figure da ricordare
- Giovanni, Mastro fabbricatore attivo nel XVIII secolo di cui è nota
una iscrizione frammentaria posta originariamente sull’architrave di
una porta riportante la seguente iscrizione “A.D. 1730 / …ni De Maria
fecit”.
- Pietro, (1774 - ?), Mastro fabbricatore attivo a Cercemaggiore tra la
ine del XVIII e gli inizi del XIX secolo.
Di Maria
Maria viene dall’ebraico-aramaico Maryam (greco Mariam e latino Maria): “amara” [alitta: come Mara], ma anche “amata”.
Dall’originario *Marìa: De Marìa, Demarìa, Di Marìa, Dimarìa.
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN) presente a Cercemag-
Di Marzo
Ampiamente difuso nel Centro-Sud con una maggiore concentrazione
fra la Campania ed il Molise dove è presente anche la variante originaria
di De marzo presa dalla voce popolare “i Marze”, nato nel mese di marzo; oppure Di Marzio, più probabilmente “iglio di Marzio” dal latino
Martius - Marte.
Cognome originario di S. Anastasia (NA) presente a Cercemaggiore
dalla seconda metà del XIX secolo a seguito dell’arrivo dopo il 1872 del
giovane Luigi Di Marzo in servizio presso la locale stazione dei RR. Carabinieri. Promosso “maresciallo a cavallo”, come scrive ampiamente il
nipote Luigi, nel 1883 partecipa a Roma al primo carosello storico ed il
5 novembre del 1887 all’età di 34 anni (era nato nel 1853) sposa a Cerce
“col permesso del Ministero della Guerra precedente” la giovane Giuseppina (Lucia Giuseppa) Ranallo iglia del medico e noto patriota D.
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Pasquale Ranallo (nativo di Oratino).
Trasferito dalla ine del 1887 a Piperno (oggi Priverno, LT) ove nasce il
primo iglio, Nicola, in data 21 agosto 1889; torna nuovamente a Cercemaggiore con la famiglia nel 1892 stabilendovisi deinitivamente. Tesoriere comunale e revisore dei conti dal 1896, eletto membro amministratore della locale Congrega di Carità nel 1902, come scrive il nipote,
“morì misteriosamente insieme alla moglie Letizia. Lei il 6 febbraio 1903
a 45 anni e lui il 7 a 50 anni! Morti sospette… non certamente per avvelenamento stagionale di funghi!”.
*Figure da ricordare
- Luigi, scrittore. Nato a Cercemaggiore il 19.03.1926 iglio di Nicola e
Evangelina Domenica Izzi.
Dalla iglia Erminia traiamo qualche notizia: “Approdò nel panorama
letterario italiano all’indomani della guerra, dopo essersi cimentato con
composizioni metriche e pentagrammi per allietare ricorrenze festive con
giovanissimi amici che frequentavano l’Istituto di studi e di formazione religiosa. È di qui l’immutata concezione cristiana della vita e nella società.
Partì uicialmente nel 1950 con la pubblicazione di liriche sulle Riviste
Il Parallelo e La Zagara, raccolte poi con altre in Grida d’un esule, ed.
Cenacolo, Reggio Calabria 1952). Una volta oscurato perché controcorrente e scomodo, scrisse La tribù dei travestiti (rime a due bòtte) per i tipi
de l’Economica di Campobasso”. Autore di diversi saggi, poesie nonché
corrispondente locale per diverse testate regionalistiche, ha composto e
musicato l’Inno per il Partito Federalista Europeo presentato a Monaco
di Baviera nel 1980. È lo scopritore e divulgatore del cercese Michele
Testa nonché autore del gemellaggio poi realizzato fra Cercemaggiore
ed il quartiere di Tor Sapienza (Roma) il 16 ottobre del 1993. Ha recentemente pubblicato alcune memorie storiche e biograiche fra cui
ricordiamo: La Congiura di Bojara (2003), Bandiere federaliste, l’asta di
un terrone (2005), Cercemaggiore, visite culturali e supplementi storici
(2006) e Anche di un Papa, storie dai miei diari (2008).
- Nicola, imprenditore. Figlio di Luigi nato a Cercemaggiore nel 1949 ed
ivi precocemente deceduto il 01.05.2004. Amava ripetere di essersi fatto
da solo, partendo dall’ultimo gradino; difatti, assunto come giovane tecnico dell’Agip, impegnata nei primi anni Sessanta in sondaggi geologici
per la ricerca di idrocarburi, è divenuto negli anni un vero e proprio
imprenditore, aiancando all’impegno, la professionalità. Ha fondato la
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Geotec S.p.A., con sede in Campobasso, specializzata nell’acquisizione
dei dati sismici su terraferma per lo studio geoisico e le conoscenza
geologiche del sottosuolo a grande profondità, sia per le ricerche di
idrocarburi che per scopi scientiici. Leader nazionale nella esecuzione
dei rilievi geoisici con modalità sismica a rilessione, potendo conidare
sulle più moderne apparecchiature elettroniche e di un vastissimo parco
automezzi, oltre 230 unità, utilizzato da personale altamente qualiicato
e con esperienza pluriennale ed unica azienda del genere in Molise. La
morte precoce sopravvenuta a seguito di un malore mentre era impegnato in un suo ingresso nella politica ha destato sdegno e dispiacere
specie presso gli amici ed i collaboratori. Il settimanale 7 Giorni Molise
del 7 maggio 2004 dedicò la copertina aprendo con il titolo Nicola Di
Marzo, morte a Cercemaggiore. La società è oggi seguita dai igli Luigi e
Francesco che sono diventati sponsor di una squadra di basket, mentre
una gara automobilistica titolata Trofeo Nicola di Marzo è giunta ormai
alla III edizione.
Di Niro
Da soprannome isico - anatomico, ma anche da nome proprio di persona (antroponimo) e santo (agionimo). Origina infatti sia da Nero dal
latino niger: “di colore nero”, “scuro” che da Nero, dall’ipocaristico diminutivo per aferesi di Guarniero - Guarino e Ranieri.
Questo cognome compare a Cercemaggiore per il capostipite Giuseppe
Filippo (nato a Campobasso nel 1857 e deceduto a Cerce il 14.04.1891),
da cui anche il contronome “i Fulippi” ovvero i igli di Filippo giunto in
questo paese nella seconda metà del XIX secolo.
Sposò una d’Amico da cui ebbe almeno due igli, Domenico e Michele. Il primo compare nel 1897 quale erede di Nicola D’Amico per una
casa data a censo alla Porta del Ponte ed appartenente alle Opere Pie di
Cercemaggiore. Domenico morì in Argentina; dal iglio Nicola nasce il
geometra Antonio, ora operante a Cercemaggiore.
Per quanto attiene all’altro iglio, Michele, ci sovviene la stessa Angela Di
Niro che cortesemente ci ha scritto: “Per quanto riguarda mio nonno, era
nato nel 1885; quello che so è che da piccolo e da giovane fece il garzone al
mulino Maselli, dove imparò il mestiere di mugnaio. Poi partì per gli Stati
Uniti, nel 1906, per Greensburg ma tornò subito; difatti ripartì l’anno successivo a febbraio, sempre per Greensburg, dove lo raggiunsero a luglio la
moglie Angela Gritti (era stata allevata a Cerce da Giuseppe Testa, padre
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adottivo: era stata difatti presa alla Ruota) e la prima iglia Filomena, di
pochi mesi. La famiglia restò negli USA per pochi anni, poi, poco prima del
1910, tornarono deinitivamente in Italia; gli altri sette igli, a cominciare
dal 1910, nacquero tutti a Cerce. Con i soldi racimolati in America e con il
suo lavoro a Cerce nel 1922 comprò il “Mulino del Signore”, ex marchesale,
che comprendeva, oltre al mulino principale, di contrada Mulino del Signore, anche due altri mulini piccoli, che sfruttavano la stessa acqua: uno
immediatamente a valle del principale, e l’altro in località Rocca, nel bosco
di Pesco Sambuco. Da allora Michele fece il mugnaio per tutta la vita”.
Da Michele ed Angela Gritti sono nati, tra gli altri, Pasquale, Vincenzo,
Antonio, da cui si è poi ramiicata la discendenza attuale.
*Figure da ricordare
- Angela, archeologa ispettrice, nasce a Cercemaggiore nel 1950. Poco
dopo la laurea in lettere classiche ha iniziato la sua attività professionale
di Archeologa presso la Soprintendenza Archeologica di Campobasso
curando una serie ininterrotta di campagne di scavo, allestimenti di
mostre e divulgazioni scientiiche sull’antico Sannio. È stata assessore
per la cultura, in carica presso la Provincia di Campobasso. Attiva nel
paese sotto l’aspetto della sensibilizzazione culturale scrivendo già nel
periodico N copp Sant’ Rocc’ nel 1974, ha realizzato diverse opere per la
riscoperta delle antiche radici e tradizioni con mostre, eventi ed opuscoli storici. Grazie anche alla sua iniziativa dal dicembre 1999 è sorta
Millemetri la rivista di Cercemaggiore. Fra le prime opere della sua vasta
pubblicistica rammentiamo solo alcune:
- Il culto di Ercole tra i Sanniti Pentri e Frentani, 1977;
- Piccoli bronzi igurati nel museo di Campobasso, 1978;
- Samnium, archeologia del Molise (con Capini S.), 1991;
- Il Museo Sannitico di Campobasso, 2006.
Di Ponte
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN) ma con nuclei anche
a Morcone, presente a Cercemaggiore fra la ine del XVIII e gli inizi del
XIX secolo. Nei registri dei conti della Cappella della SS. Annunziata e
S. Rocco circa terre date in aitto vario e spese fatte per famiglie più indigenti troviamo diversi membri di tale famiglia. Un “Luigi Di Ponte fu
Domenicangelo” ed un “Angelo Di Ponte fu Giuseppe”, compaiono fra
i coloni presenti nel 1871 all’afrancamento dell’ex feudo di Caselvatica.
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Di Primio
Dal nome proprio di persona Primo e sue varianti sostenuti dal culto
cristiano di vari santi omonimi (Primiano e Primo, vissuti nei secoli IIIV). Dal latino primus: primo iglio nato o primo evento. A Cercemaggiore compare nel XVIII secolo nella forma originaria di Primio.
Un Berardino Primio è fra i Consoli in carica dell’Università cercese
presenti ai patti o concordamenti fatti nel 1722 fra questa ed il Marchese
Doria. Nei primi anni del XIX secolo troviamo un “Vincenzo Di Primio
fu Gennaro Coppo” coltivatore a censo insieme ad altri cercesi di alcune
terre della Confraternita del SS. Sacramento al “Piesco Magallo, Fontana
Antemuccio (?) o Fontana Cipullo”. A S. Chirico troviamo un Daniele
Di Primio che tiene indiviso con un Domenico e Michele Petraroia fu
Giovanni, Petronilla e Vincenzo Petraroia fu Felice, un fondo di oltre un
tomolo su cui grava un canone eniteutico.
Un altro Domenico Di Primio è fra i consiglieri presenti nella giunta
comunale per l’anno 1875.
*Figure da ricordare
- Giovanni, (zi Ciannètte) nato a Cercemaggiore il 28.02.1874 e deceduto il 28.08.1956.
Di Silvio (vedi Silvestro)
Cognome originario di Castelpagano (BN) presente a Cercemaggiore
dai primi decenni del XIX secolo con Liborio. Si conosce un Alessandro
fu Liborio nato nel 1822. Il iglio di questi, Liborio, nato il 19.10.1884 e
deceduto il 23.03.1947 ed i nipoti Alessandro nato il 06.11.1853 e deceduto il 12.03.1933 ed il fratello Fabrizio nato il 05.05.1920, scomparso
in data 27.11.2004.
*Figure da ricordare
- Nazareno, fu Alessandro, nato a Cercemaggiore il 28.12.1899 ed ivi
deceduto il 06.10.1982. Membro del primo direttorio fascista di Cercemaggiore, applicato di segreteria presso il comune ed appassionato di
fotograia. È nota una cartolina edita per la Tab. Di Silvio.
- Lucio (dirigente ASL Trentino Alto Adige) fu Fabrizio, nato a Cercemaggiore il 24.07.1951, residente a Belluno.
Distasi (vedi Di Stasi)
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Di Stasi
Stasi è tipico di Puglia, Campania, Basilicata e Calabria; Stasio, molto
più raro, è tipico del napoletano e del salernitano, con ceppi anche nel
Lazio. Appare nella forma originaria latina De Stasio, Staso e poi Stasi
ed inine come Di Stasi, ovvero “iglio di Stasio”, forma abbreviata di
Anastasio.
Tale cognome è presente a Cercemaggiore dai primi decenni del XVII
secolo. Poco prima del 1649 è ricordato un “G. M. Lorenzo Di Stasi” il
quale teneva in itto 9 tomoli di terreno nella località detta S. Giovanni. In un atto del gennaio del 1718 troviamo un “Dionisius De Stasio et
Franciscus De Gio(vanni)bat(tis)ta Testa in p(rese)nti anno Procuratores
Ven(erabilis) Ospidalis ius patronayus universitatjs”. Lo stesso “Dionisio
Di Stasi” risulta pochi anni dopo nel 1722, in qualità di Console (o eletto) della stessa Università.
Dal 1791 al 1793 il Pio Spedale è retto dall’economo Nicola di Stasi.
È noto un Lorenzo con i igli Giovannicola e Pasquale.
*Figure da ricordare
- Giovanni, mastro “fabbricatore”, attivo nella seconda metà del XVIII
secolo.
- Giovanni, nato a Cercemaggiore il 27.04.1950; a dieci anni si trasferisce con i genitori a Casacalenda (CB). Laureato in lingue e letterature
straniere; docente e poi preside del liceo scientiico di S. Croce di Magliano (CB). Iscritto al P.C.I., nel 1975 è inizialmente eletto in qualità
di consigliere municipale nella sua città di Casacalenda (in cui risiede
ancora oggi). Sposato dal 1977 con Carola Vincelli dal 1977 da cui ha
avuto due igli, Fernando e Dario; ha ricoperto la carica di sindaco per
dieci anni (1980 - 1990). È in questo periodo che fonde e dirige, nel Molise, la “Lega per le autonomie locali”. Dopo il mandato come sindaco di
Casacalenda, ricopre la carica di consigliere regionale dal 1990 al 1994.
La sua carriera conosce una svolta nazionale con la sua elezione, nel
1994, alla Camera dei deputati del Parlamento italiano, in cui rimane
ino al 2000, anno in cui viene eletto presidente della regione Molise. A
Bruxelles e, presso il Consiglio d’Europa, presiede inizialmente la Camera delle regioni dal 2001 al 2004 e in seguito il Congresso dei poteri
locali e regionali dal 2004 al 2006. Co-autore della pubblicazione del
Consiglio d’Europa intitolata Il futuro della democrazia in Europa, nel
2005 è il relatore dei lavori sul futuro della democrazia locale in Europa
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in occasione del terzo vertice dei capi di stato e di governo del Consiglio
dell’Europa a Varsavia. A partire dal 2007 dirige il Centro di expertise
per la riforma del governo locale (Consiglio d’Europa) che propone una
strategia europea sull’innovazione e la buona governance a livello locale.
In data 1 ottobre 2007 viene posto a capo della missione di osservazione
delle elezioni del Consiglio d’Europa in Kosovo.
Di Stefano
Patronimico (da nome proprio di persona: antroponimo, e di santo
agionimo).
Dal greco stèphanos: “corona”, “ghirlanda [del martirio]”.
Il nome si difonde sin dai primi secoli del cristianesimo grazie al culto
del protomartire Santo Stefano e il cognome che ne origina riceve un
forte impulso a partire dal pieno Medioevo cristiano, attestandosi sempre più frequentemente.
Cognome originario di Ferrazzano (CB) presente a Cercemaggiore
dalla ine del XIX secolo con l’arrivo di Antonio Di Stefano. Da questi
nacque Domenico ed il iglio di questi, Angelo e nell’arco del secolo si
è ramiicata attraverso gli attuali nipoti, fra cui ricordiamo Domenico
(residente a Cerce) e Nicola (collaboratore della rivista Millemetri), Maria e Gennaro attualmente residenti a Campobasso.
D’Onofrio
Cognome originario di Riccia (CB) presente a Cercemaggiore con
Achille giunto il 05.09.1964, nato il 01.06.1945 e deceduto a Cercemaggiore il 26.07.1979. Ha avuto cinque igli 3 maschi e 2 femmine, attraverso i quali la famiglia si è ulteriormente ramiicata.
D’Uva
Cognome presente a Cerce in forma sporadica dalla ine del XVI secolo
e più massiccia nei due secoli seguenti con l’apporto di più famiglie immigrate dalla vicina S. Croce del Sannio (BN).
Nel 1577 è documentata la presenza in Cerce di un “Guglielmo D’Uva
di Santacroce” presente quale testimone con altri cercesi al testamento
di Berardinella Massari vedova di Donato Giovannelli. Nel 1811 un tal
“Domenico Duva padre” di anni 28 (nato quindi intorno al 1783) di
professione “macellajo” igura abitare alla “Strada Portella”.
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*Figure da ricordare
- Giovanni, commerciante, Sindaco e Podestà. Figlio di Vincenzo, nato
a Cercemaggiore il 06.04.1884 e ivi deceduto l’11.06.1984. Assessore anziano facente funzione di Sindaco nel dicembre del 1921, Sindaco nel
1926 e vice Podestà dall’aprile del 1927 sotto la giunta del cav. Pasquale
Salerno. Podestà di Cercemaggiore negli anni 1936 – 1939 quando si
dimise sembra per motivi familiari, occupò la carica di conciliatore comunale negli anni 1941-42.
Emanuele
Cognome originario di Castelpagano (BN) presente a Cercemaggiore
intorno all’ultimo decennio del XVII secolo, spesso corrotto o trascritto
nelle forme di Manuele, Emmanuele. Nell’istrumento redatto nel giugno 1722 dal notaio Francesco Salvatore troviamo che alcune terre della
Confraternita della SS. Annunziata poste nella zona detta “Valli o Collacchione” erano allora tenute da un Vincenzo Petraroia Capodibona
e dai “coniugi Antonio Emanuele e Catarina Iuliano per l’annuo canone
lordo di grana sessantacinque”.
Gli stessi tenevano una proprietà a “Pesco Strascino o Croce Ferruccio” del Monte di Pietà con una parte censita di 2 tomoli e mezzo comprendente anche “una massaria diruta, situata a ianco della strada”. Un
Tomaso Emanuele in qualità di vaccaro risulta fra i laici a servizio del
monastero e presente nel Catasto onciario riportato in luce recentemente dal Miele. Dallo stesso, redatto negli anni 1741 - 1748, risulta che gli
Emanuele sono presenti in paese con due capifamiglia, e cioè il bracciale
Filippo e il sartore Tommaso.
*Figure da ricordare
- Angelo (Giarrasse) nato a Cercemaggiore il 22.03.1873 e deceduto il
05.12.1956. Guardia comunale e poi postino.
Fatica
Cognome originario di Oratino (CB) introdotto a Cercemaggiore nel
1984 da Felice.
Dal nome proprio di persona (antroponimo) e santo (agionimo): Felice,
augurale e gratulatorio, sostenuto sin dal Medioevo cristiano dal culto
di numerosi santi omonimi (Felice: oltre una cinquantina; Felicissimo,
Felicita… vissuti fra i secoli III - XIII).
Dal latino felix: felice, fortunato… (dal greco phýô: produco).
Nel 1718 troviamo fra gli eletti dell’Università, allora in carica, anche un
Joannis (Giovanni) Felice.
*Figure da ricordare
- Alfonso (ceppo Capoiaccio e Caselvatica) in strada S. Rocco 13.07.1844.
- Francesco in via Fontanella nato il 11.01.1875 e deceduto il 14.09.1934.
- Claudio (Fonz) direttore didattico a Salerno.
Giovanni (Sargent) nato a Cercemaggiore il 20.03.1866 e deceduto il
14.12.1947. Acquistò nel 1905 dagli eredi Vulcano, il castello o Palazzo
che gli eredi cedettero nel 1952 alla Mater Orphanorum; fra i numerosi
igli rammentiamo anche Ferruccio, avvocato e Procuratore, nato a Cercemaggiore il 16.01.1909 e deceduto a Como il 01.05.1980. Ha ricoperto
la carica di Podestà.
- Mario fu Tommaso nato a Cercemaggiore il 01.09.1941 (nipote di
Giovanni dal ramo materno), Geometra, è stato sindaco del comune
per 4 legislature.
Feriozzi
Cognome originario di Controguerra (TE) presente a Cercemaggiore
con Francesco, giuntovi in data 25.01.1930; nato il 21.11.1891 e deceduto a Cercemaggiore il 28.02.1966.
Ferro
Cognome originario di Motta Montecorvino (FG) presente a Cercemaggiore con Matteo giuntovi in data 27.03.1939; nato il 20.12.1904 e
deceduto a Cercemaggiore il 08.11.1971. Carabiniere, sposato con una
Zappone, emigrato in Libia dove nacque la prima iglia e rientrato a
Cerce nell’immediato dopoguerra.
Felice
Cognome proveniente da Toro (CB), compare a Cercemaggiore solo dagli inizi del XVIII secolo.
Fontana
Originato dal soprannome da nome comune ed etnico da toponimi generici propri. Dal lat. fons: “fonte” o “fontana” o “sorgente” ampiamente
difuso (panitaliano), ma con maggiore frequenza al Nord.
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È un cognome classico oronimico incrementato dal medioevo in poi
per il signiicato simbolico che ha assunto quale fonte o sorgente di
spiritualità (si pensi al fonte battesimale).
Cognome presente a Cercemaggiore almeno dal XVI secolo.
Il primo documento noto di questa famiglia cercese risale al 1501 quando il sacerdote D. Angelo Fontana è nominato arciprete della chiesa matrice di Baselice allora feudo della Casa Carafa. Di questo primo personaggio ancora secoli dopo ed esattamente nel 1781 è presente menzione
in una tabella generale degli oneri e messe perpetue oiciate dai padri
domenicani nel convento della Libera che a tale voce riporta “pro r(everen)d(o) no Angelo Fontana”, ben 7 messe piane da farsi sull’altare di S.
Biagio ed una singola, per la festa della B(eata) M(aria) V(ergine).
Del 1576 è un contratto di matrimonio fra una Sindona Fontana iglia di
un Vincenzo Fontana e un Nicolao De Ang(e)lo Ricciardo alias Cepollare,
T(er)re Gildonis. Di un decennio dopo è il ricordo in due documenti, fra cui un testamento del reverendo cercese D. Nicola De Petro, di
un “Giovanni Fontana di Cerce Mag(giore) Mag(niico) lit(tera)to”. Un
Libero Fontana che nel 1633 igura quale Procuratore della Confraternita di S. Maria a monte ricompare circa un trentennio dopo insieme al
iglio Tommasi (Tommaso) Fontana in veste di semplice confratello. È
interessante notare come il padre non sappia leggere e scrivere tanto da
irmare la sua presenza negli atti con un semplice segno di croce.
Le case dei Fontana, riunite come altre famiglie cercesi in un “vicinato”,
sono ben localizzate in un documento del 1652 nel luogo allora noto a
tutti come “sotto la Porta à bascio, detto la strada delli fontana”, agli inizi
dell’attuale Via dei re d’Italia (comprendente anche la casa odierna dei
Di Marzo). Nell’elenco o Catalogo universale delle messe aggiornato al
1702, ma con dati precedenti anche di un secolo, da oiciare nella chiesa
madre, è presente il ricordo “per tre messe piane (da tenersi) ogni anno
per Maddea (Medea) Fontana”.
Un Pietro Fontana è invece presente in diversi atti redatti fra il 1700
ed 1722 per la presa a censo di parte di una casa appartenente al locale
monte frumentario e posta vicino le sue proprietà al Forno di Sopra (od.
Fornella) “in loco ubi dicitur allo Furno di sopra, iuxta bona dicti Petri
Fontana, strada publica, alios ines…”. Un altro Giovanni nel 1718 ricopre, insieme a Giovanni Felice, Filippo Ceriello e Giuseppe Jzzo, l’importante carica di eletto dell’Università. Fra i consoli eletti del “concordamento capestro” fatto dall’Università di Cerce con il marchese Doria
nel 1722 è anche un Marco Fontana. Una Caterina Fontana è invece fra
i testimoni e irmatari dell’atto attestante la guarigione “miracolosa” del
Mastro D’Amico avvenuta a Cerce nel 1752. Nel XVIII secolo si ricorda
anche un D. Bonaventura Fontana che come scrive il Di Marzo “per tradizione orale, sarebbe stato cultore illustre di scienze mediche che pure
afascinarono il iglio Filippo ed il nipote Giuseppe”.
Don Bonaventura tiene diversi pagamenti di terre date a censo dall’Ospedale di Cercemaggiore negli anni 1786/1789 e dopo la sua scomparsa
presi dai igli e discendenti. Nel 1790 compare infatti un primo pagamento fatto dagli “er(edi) del G(randissi)mo D. Bonaventura Fontana
p(er) suo padre”. Da questi, sposato con Donna Peppa (Giuseppa) Finizia di Sepino, nacque il Dottor Giuseppe Fontana che come ricorderà il
nipote D. Beniamino Vitone fu un “attivo patriota e carbonaro durante
la Repubblica Partenopea”. Una iglia, la gentildonna Maria Florinda
Fontana, sposa Francesco Vitone.
Questo ramo di famiglia notabile si è estinto da tempo. Altro Fontana di
altra famiglia è un Giovanni che da Decurione nel luglio del 1850 irma
con un segno di croce.
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Galante
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN), presente a Cercemaggiore in forma sporadica dalla prima metà del XIX secolo. Un “Antonio
Galante fu Saverio” è presente nel giugno del 1871 fra gli assegnatari di
alcune terre afrancate nell’ex feudo di Caselvatica.
Gargiso
Cognome originario di Gildone (CB).
Garzia
Cognome presente a Cercemaggiore dalla seconda metà del XIX secolo con Crescenza proveniente da Fara S. Martino (CH) nei pressi della
Majella. Il iglio Andrea, di professione cardatore (“scardassatore”) sposa nel 1874 Maria Ciaccia (già vedova di Bonaventura Cerrone da cui
aveva avuto una iglia, Mariantonia Filomena) che nel 1876 gli dà un
erede a cui viene dato il nome di Crescenzo Nicola. Nello stesso anno
un fratello di questi, tal Giuseppe Garzia di Crescenzo, igura fra gli assegnatari dei terreni di Selvapiana.
Germano
Cognome originario di Gildone (CB) introdotto a Cercemaggiore nella
prima metà del XIX secolo con Giovanni Innocenzo (nato nel 1789)
presente già nel 1853.
Nel 1897 risulta fra gli aittuari di alcune terre a S. Vito appartenenti
alle Opere Pie del comune, anche un Agostino Germano fu Gaetano.
Giampetruzzi
Cognome presente a Cercemaggiore dal XVIII secolo. Un Romualdo ed
Andrea Giampetruzzi compaiono nel 1791 fra i coninanti della casa di
proprietà del magniico Francesco Chiafarelli posta alla Porta del ponte. Nel 1809 troviamo invece un “Nunzio Giampetruzzo Decurione” in
una petizione fatta dal Sindaco Masello (Maselli) all’Intendente di Molise per la riapertura al culto della chiesa del Convento della Libera. Una
Antonia Giampetruzzi risulta nel 1812, sposata con Michele Ruscitto di
anni 26, contadino ed abitante alla “Porta De Rocchi”.
Gioia
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN) presente a Cercemaggiore dagli inizi del XIX secolo. Nell’elenco dei pagamenti dei Censi
redimibili del 1805 e 1807 sulle terre della chiesa locale igura infatti
quello efettuato da un “Loreto Zurlo p(er) Ottaviano Gioia di S. Croce”.
Grande
Cognome originario di Gildone (CB) introdotto a Cercemaggiore il
31.12.1931 da Michele, nato il 08.07.1906 deceduto a Cercemaggiore il
09.04.1993; ha avuto 2 igli da cui la famiglia si è ramiicata ulteriormente.
Iuliano
Fra i cognomi più antichi presenti a Cercemaggiore almeno dai primi
decenni del XVI secolo; nella forma più antica e latinizzata compare
come De Iuliis, De Iulianis poi De Iuliano ed inine Iuliano. Col signiicato di iglio di un Giulio (in latino Iulio).
Proprio da un documento riportato dal Pierro nella sua storia di Cercemaggiore, troviamo un documento pubblico datato al 25 luglio del 1571
a irma di Vincenzo Carafa in cui compare e controirma, il “Magniico
Dominus Carolus De Julianis, pro segretario” ovvero il magniico signo-
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re e pro segretario Carlo de Iuliani.
È noto un Benedetto Giuliano economo nel XVII secolo insieme ad un
Antonino Marino, per la Cappella o Confraternita di S. Maria a monte.
Un Rocce (Rocco) De Iuliano risulta coninare con la propria casa posta
sotto la piazza della catena ed esattamente nella “contrata della porta di
mezo”.
Nel 1713 è noto un Ioannes (Giovanni) Iuliano il quale possiede una
vigna “vitibus satinis vitatem verum dominum… cum pauco territorio
intorno, sitam in pertinentijs d(ict)e T(er)re, et proprie in loco ubi dicitur
lo Colle delle vigne” coninante con i beni di S. Maria della Libera, il notaio Francesco Salvatore ed una via vicinale. Annualmente ne pagava un
censo di 25 grana alla Cappella del SS. Corpo di Cristo.
Ai primi del XIX secolo il Monte di Pietà di Cerce tiene un terreno di 6
tomoli dati a terraggio e che “si coltiva da Pasquale, e Giovanni Iuliano”.
Lo stesso ente ritiene altre terre date in aitto a vari, fra cui un Giovanni
Iuliano, nella località detta “Valli o Paduli Ferrucci”.
Qui una masseria, nel nucleo originario, porta ancora la data di fondazione risalente al 1860.
*Figure da ricordare
- Antonio, paracadutista, invalido della seconda guerra mondiale, nato
a Cercemaggiore il 24.04.1915, deceduto a Cercemaggiore il 25.12.1963.
- Mark, nato a Cosenza il 12.08.1973. Inizia la sua carriera professionistica nella squadra della Salernitana, dopo aver militato nelle giovanili
del Real Campagna, paese della provincia di Salerno dove è cresciuto,
pur essendo di origini calabresi.
La parte più importante della sua carriera di calciatore si svolge a Torino
nelle ile della Juventus. Con la nazionale maggiore conta 22 presenza
e 1 goal. Nella stagione 2005/2006 ha militato nella prima parte della
stagione del Maiorca e nella seconda parte nella Sampdoria. Il 31 agosto 2006 con il suo nuovo manager F. Viappiani viene ingaggiato dal
Messina. Nella sessione del mercato invernale 2008 viene ingaggiato dal
Ravenna in Serie B.
Izzi, Izzo
Tale cognome, originariamente nella sola forma posta al singolare, è
presente sin dalla prima metà del XVI secolo. Difatti un Pascale Izzo è
ricordato nel 1576 fra gli “omnibus dicte T(er)re Cercemay(o)ris inlite-
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raty” presenti all’acquisto di una casa nel centro storico da parte della
Magniica Virgilia moglie del Magniico Teseo Fasano di Solopaca. Nel
1582 è ricordato un tal Nicolao (Nicola) Izzo.
Nel 1710 risulta il rinnovo per una concessione di una casa della chiesa
matrice posseduta da Domenico Antonio Izzo nel luogo detto “sotto il
Battistero”, per la quale l’aittuario predetto pagava un itto novennale di
5 grana. Un Domenico Antonio Izzo appare fra i teste di un documento
steso nel luglio del 1713 fra D. Giuseppe Di Carlo e Giovanni e Francesco De Iuliano per la cessione di una casa paterna di questi ultimi che
minacciava rovina sui coninanti.
Un Giuseppe Izzo (Josephi Jzzo) è fra gli eletti dell’Università presenti
in documenti comunali datati fra il 1718 - 1720 e nel “concordamento” del 1722. Nel catasto Onciario relativo al Convento della Libera e
parzialmente pubblicato dal Miele igurano come laici ivi lavoranti, un
Biagio Izzo, di Cerce Maggiore (lavoratore) ed un Crescenzo sempre del
medesimo paese, ma vignaiolo in Mirabello ove i Domenicani avevano
diverse terre. Un Cosmo Izzo risulta fra gli eredi presenti al testamento
di un Salvatore Cristofano nel 1766.
Nel 1804 risultano alcuni pagamenti di censi redimibili efettuati su alcune terre della Confraternita della SS. Annunziata, fatti “da Michele, e
Dom(enic)o Izzo”.
È noto un Francesco nato il 18.09.1856 e deceduto il 13.01.1935
(residente, con la famiglia, in Piazza Garibaldi).
Laudo
Cognome originario di Campobasso presente a Cercemaggiore con Nicola, giuntovi in data 28.04.1907; nato il 10.02.1886 e deceduto a Cercemaggiore il 28.03.1936.
La Vigna
Cognome originario di Cercepiccola (CB), presente a Cercemaggiore
dal XVIII secolo.
In una perizia dell’agosto del 1716 stesa dal notaio cercese Salvatore Calandrella per l’acquisto di un casalino con orto presso S. Nicola o Porta
di mezzo, oggi zona fra Via Mazzini e Piazzetta Roma; compare fra i
testimoni che si irmano di proprio pugno un “Gaetano Della Vigna
Iorio Testimonio”.
La Porta
Soprannome da nome comune di luogo antico ma più propriamente
medievale: così incominciarono a denominarsi le persone residenti vicino alla “porta” di città e paesi sinti da mura.
Dal tardo - latino porta: porta, accesso, passaggio (portă, portæ). Dalla
radice greca por o per: passaggio; peráo, passo attraverso.
A Cercemaggiore compare dalla ine del XVIII secolo.
Lombardi
Di origine etnica da coronimo storico ma anche da soprannome.
Dall’antico detesco ripreso poi nel latino tardo di longobardi [da Longobardia già Langobardia] ovvero “uomini dalla lunga barba”.
Questo spiega il signiicato dell’origine etnica di Lombardo, “abitante del
Centro - Nord”.
Cognome presente a Cercemaggiore almeno dalla prima metà del XVI
secolo, ma con famiglie omonime aggiunte fra il XVII e XVIII secolo da
vari centro vicini, fra cui Morcone (BN).
Un “Magniico Ang(e)lo Dadamo Lombardo lit(tera)to” è presente al testamento funebre del reverendo D. Nicola De Petro di Cercemaggiore
del luglio del 1585, in cui il testatore lascia vari beni, fra case e terreni, ai
igli di Teseo Fasano di Solopaca (ma dimorante in Cerce) per “amorem
et dilettione” da essi prestata in vita al suddetto. Dal 1600 al 1604 un
Francesco Lombardi (iglio di Sansone) è documentato quale mastro
costruttore del nuovo campanile della chiesa madre. Dall’Onciario di
Cerce redatto negli anni 1741 - 1748 i Lombardi (come gentilmente ci
scrive il P. Miele) di Morcone sono presenti col notaio ventinovenne Innocenzo che è sposato in paese con Antonia Fontana che ha appena 16
anni (iglia di Caterina Tucci e sorella del diciannovenne Bonaventura
“incaminato alle lettere”).
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*Figure da ricordare
- Angelo, fotografo. Nato a Cercemaggiore l’11.01.1936. Iniziato alla fotograia nell’immediato dopoguerra, nei primi anni Cinquanta inizia i
suoi primi lavori dedicandosi specie ai servizi matrimoniali. Trasferitosi
a Milano nel 1959 apre una propria attività ancora oggi presente sul
territorio. Di questo periodo sono note alcune cartoline cercesi, si cui
è l’autore; stampate per la Tabaccheria di D’Elia Bonaventura, recano la
dicitura Izzi & Corsetti, Milano.
*Figure da ricordare
- Francesco, mastro fabricatore, iglio di Sansone, attivo fra il XVI e
XVII secolo. Sua è la costruzione del nuovo campanile della chiesa madre, di cui resta la parte inferiore. Un documento parrocchiale, riportato in varii registri e poi anche dal Pierro, cita: “Campanile huius terre
Cercemaioris ante fores maior ecclesie fuit ceptum in die 24 mensis iunii
1600 et fuit expletum in die nono mensis octobris 1604. At Franciscus
ilius Sansonis eiusdem terrae et fruit reductum ad perfectionem absque
alicuius ofesa, in fabbricando - Deo Gratis”.
- Innocenzo, notaio, “della Terra di Morcone e commorante in questa di
Cercemaggiore”, attivo nel XVIII secolo; suo è anche un importante atto
riportato dal Pierro datato 25 agosto del 1754.
- Vincenzo (Lombardo), notaio, attivo a Cercemaggiore nella seconda
metà del XVIII secolo.
dell’Università in carica nell’anno 1722.
Marra, Marro
Cognome presente a Cercemaggiore dalla ine del XIX secolo, con probabile origine da Riccia o Ielsi dove è maggiormente attestato. Si conoscono alcuni membri con attività di carbonai.
Marino
Dall’etrusco-latino Marinus: in esteso, “di ceppo virile” (come Mariani).
Per paraetimologia: “colui o colei che vive vicino al mare”.
Dagli originari *Mare - *Marino: De Marinis, Di Mare, De Mare, De
Marsis ecc.
Marinus era cognome romano (imparentato con Marius: Mariani),
passato poi a nome proprio e cognome specie dal Medioevo cristiano,
grazie ai vari santi omonimi vissuti tra i secoli II e IV-V, ma anche per
paretimologia con la sempre molto venerata Maria Vergine [ancora Mariani]. Cognome presente a Cercemaggiore dal XVI secolo. Un D(omi)
no Libero Marino compra fra i teste presenti alla vendita della casa di
Nicola di Giovanni Di Pietro fatta nel marzo del 1576.
Nel 1585 troviamo una H(onora)b(i)le Catarine Marino, vidua (di) Nicolaj Gesualdi T(er)re P(redi)tte.
Nel 1654 è la volta dell’arciprete D. Libero Marino che si irma “D. Liber
Ant(oni)o Marinis” il quale secondo il Pierro scompare a seguito della
peste che investì Cercemaggiore negli anni 1657 – 1658, anche se gli ultimi atti si fermano al 1656. Un Berardino Marino è invece fra i Consoli
Mascia
Secondo il Paolucci è un tipico cognome di Colle Sannita (BN), dove
si trova registrato già dalla ine del Cinquecento, periodo al quale risalgono le prime documentazioni parrocchiali. All’originario ceppo collese, si è poi aggiunto un altro nucleo familiare Mascia proveniente da
Campolattaro verso i primi decenni del XVIII sec., ma risulta difuso
anche nella vicina S. Croce del Sannio. Dal punto di vista etimologico, il
cognome in questione dovrebbe derivare dal termine “mastro”, usato al
femminile per indicare con un soprannome la moglie di un mastro, cioè
di un artigiano. I vari rami dei Mascia di Cercemaggiore secondo quanto ampiamente descrittoci dal caro amico Giovanni Mascia di Toro,
originario proprio da un ramo cercese, derivano tutti da un medesimo
tronco, ci scrive infatti: “Giuseppe Mascia di professione fabbro ferraro,
che a inizio Ottocento si trasferisce a Cerce da Santa Croce di Morcone,
l’odierna Santa Croce del Sannio. Giuseppe muore a Cercemaggiore, nella
casa di via Fontanelle, il 31 luglio 1866 a 80 anni (era nato quindi attorno
al 1786 dal ferraro Francesco e dalla ilatrice Domenica Angela Del Donno). Va sottolineata la professione di famiglia, quella di fabbro ferraro,
perché l’etimologia del cognome Mascia, che deriva dal pugliese e meridionale in genere “Mascio”, ossia “mastro”, è tanto più signiicativa in una
società paesana costituita quasi nella totalità da contadini e braccianti.
Il giovane Giuseppe Mascia da Santa Croce di Morcone, dunque, emigra
a Cercemaggiore a inizio Ottocento, si sposa con Angela Antonia Zeoli,
di Cosmo e Giovanni Di Ponte, e si stabilisce in “Strada Fontanelle”. Dal
matrimonio di Giuseppe Mascia e Angela Antonia Zeoli nascono tre igli
maschi (oltre ad alcuni bimbi morti in tenerissima età e a Maria Rosa,
3.10.1817 - 27.10.1887, maritata con Francesco Zeoli, e Angela Cristina,
11.4.1820 - 27.8.1854, maritata con Giovanni Zappone):
- Francesco (13.1.1815 - 16.08.1887) coniugato con Caterina Zeoli, abitante in via Sotto la Chiesa [detto tra parentesi Francesco è mio avo
diretto, ed è il nonno della medaglia d’argento omonima*];
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Maiorano
Cognome originario di Ielsi (CB) e presente a Cercemaggiore con Mario
giuntovi in data 29.10.1951; nato nel 1931 e deceduto a Cercemaggiore
il 21.12.1984.
Francesco Saverio, detto Saverio (3.12.1822 - 06.02.1909), coniugato
a Caterina Felice e in seconde nozze con Filomena De Capua;
- Baldassarre (3.9.1823 - 14.10.1917), coniugato con Concetta Zappone e in seconde nozze con Emerenziana Marino.
Tutti e tre i igli di Giuseppe svolgono il mestiere di fabbro ferraro come il
padre e come il nonno, però evidentemente non c’era spazio per i tanti ferraro a Cercemaggiore, cosicché col passare degli anni nei registri comunali
sono deiniti anche «contadini»”.
-
Isernia 2000;
la versione italiana dell’autobiograia di Michele Castelli, Cuentos
de mi vida, in corso di stampa.
Ha collaborato inoltre a: Michele Castelli, Il lessico santacrocese (dialetto
molisano), Once Editorial, Caracas 1996 (ristampa Edizioni Enne, Campobasso 1999).
-
Maselli
Maselli è difuso a macchia di leopardo, si individuano almeno tre ceppi,
in Puglia, nel Lazio ed in Emilia, ma è presente in tutt’Italia; Masselli
sembrerebbe avere un ceppo iorentino ed uno nel foggiano. Tutti questi
cognomi dovrebbero derivare dall’aferesi di varianti del nome Tommaso
quindi poi Tommasello, Masello, Maselli. Difuso attraverso il culto di
San Tommaso, dalla parola ebraico-aramaica tomà, che signiica gemello. Cognome originario di Napoli e presente a Cercemaggiore nella forma originaria di Masella dal XVIII secolo. Un momento fondamentale
per la storia del convento della Libera è segnato anche dalla petizione
inviata il 15 settembre del 1809 all’Intendente di Molise, il Cavaliere
Galdi da “Domenico Masello Sindaco e presidente” per favorire la riapertura al culto della chiesa del santuario. Nel 1814 troviamo un Gennaro
Masella (nato nel 1775) in arte molinaro ed abitante alla Portella.
*Figure da ricordare
- Francesco (muratore) 6.03.1888 - 20.02.1944, iglio di Angelo Maria e
Flavio Di Primio, marito di Annamaria Maselli di Giuseppe, decorato di
medaglia d’argento nella I Guerra Mondiale.
- Giovanni (Toro 1952), coltiva il saggio storico, antropologico, linguistico e letterario. Nel 1998 ha fondato e animato la rivista Sannitica, diretta da Michele Tuono.
Ha pubblicato, tra l’altro:
- la versione italiana del saggio di Evelyn Jamison, “L’amministrazione della contea del Molise nel XII e XIII secolo”, Samnium Gen.
- Dic. 1991, Benevento 1992;
- “A tavele de Ture (La tavola di Toro) - reperti dialettali di una comunità molisana”, Editrice Lampo, Campobasso 1994;
- La chiesa del Santissimo Salvatore di Toro, Editrice Lampo, Campobasso 1997;
- Le tenebre del Molise. Liturgia, lessico e folclore di un antico rituale
di Pasqua, Palladino Editore, Campobasso 2001;
- Afreschi per il Papa. Arte, fede e storia nel chiostro e nel convento
di Toro, Palladino Editore, Campobasso 2006;
- Toro. Note storiche, biograiche e di folclore, in corso di stampa.
Ha curato:
- l’edizione scolastica del romanzo di Nicola Iacobucci, Hàmichel,
Marinelli, Isernia 1995; tradotta in spagnolo e pubblicata in Venezuela a cura di Michele Castelli, Once Editorial, Caracas 2007;
- la ristampa del romanzo di Felice Del Vecchio, La chiesa di Canneto, Edizioni Enne, Campobasso 1997 (1ˆ edizione Einaudi
1957, Premio Viareggio Opera Prima);
- la versione italiana del romanzo di Michele Castelli, C’era una volta… Giuseppe, in AA.VV., In nome del padre, Iannone Editore,
Miele
Dal greco méli e latino mel: “miele” e per esteso: “sostanza dolce”; ma
anche “sostanza o resina molle”.
Dall’originario *Mèle: Camole, Cameli, Cammei ecc.
Attestatosi come soprannome - appellativo familiare “caro, morbido e
dolce come miele” ma anche riferito all’attività mercantile connessa (allevamento di api, produzione e commercio di miele, specie nel Medioevo, fra i secolo X e XIV) va progressivamente difondendosi, sostenuto
anche da vari omonimi toponimi e dall’incrocio etimologico ambiguo
tra “miele” e “melo” - “melone”, due piante da frutto: insomma, un percorso storico, ilologico, etimologico e semantico piuttosto intricato che
rende il cognome stesso variamente interpretabile.
Miele sembrerebbe tipico dell’area che comprende il Lazio, la Campania
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*Figure da ricordare
- Fortunato, Padre Passionista.
ed il foggiano, ma lo si trova anche nel iorentino, nel veneziano ed in
Lombardia, Miele sembra invece speciico di Roma e della sua provincia, soprattutto di Mentana; questi cognomi derivano dal nome medioevale Miele, attribuito al iglio così desiderato da poter considerare il suo
arrivo dolce come il miele; in alcuni casi si può anche trattare di forme
contratte del nome Michele.
Cognome presente a Cercemaggiore dal primo decennio del XIX secolo
originato da un unico ceppo proveniente da Baranello (CB); sebbene si
voglia, ma senza ulteriore documentazione, che un ramo venga dal paese di Mercogliano; da cui il soprannome di Murcoglione a una famiglia
con tale cognome.
metà del XVI secolo (Roma 1990), e I problemi delle corporazioni religiose
nella seconda metà dell’Ottocento. L’esempio dei domenicani del Mezzogiorno nel carteggio di Gaetano Capasso OP (1833-1907), in “Memorie
Domenicane” N.S., 27, 1996, pp. 5-210. In collaborazione con Gerardo Ciofari ha pubblicato Storia dei Domenicani nell’Italia Meridionale,
voll. 3, Napoli, Editrice Domenicana Italiana, 1993.
Mosè
Dal nome proprio di persona Mosè, di antica tradizione biblica e agiologica.
Dall’ebraico (o egizio) Mošeh, greco Moyses e latino Moises o Moses, in
esteso: “bambino salvato dalle acque (o allevato)”.
Cognome israelitico difuso al Nord (prevalentemente nelle Venezie
[nel Triestino]), ma talvolta utilizzato anche per i trovatelli.
Cognome originario di Sinagra (MS), giunto a Cercemaggiore nell’aprile 2002.
*Figure da ricordare
- Angelo Filomeno (don), arciprete, Cercemaggiore 1862-1919. Parroco dal 1899.
Figlio di Matteo Miele e Mariantonia Massari, muore dopo un’intensa
vita di battaglie legali a favore dei cittadini, all’età di soli 57 anni, alle ore
3 antimeridiane “nella sua abitazione di Via prato 29” (ora Via Roma
169-175). Della famiglia detta i “Muttigl” (lett. “imbuto”) proprietaria di
diverse case e terreni in Cerce era anche un fratello, D. Giuseppe Miele
(Don Peppe), che lasciò ai Domenicani un terreno presso la Contrada
Fonte Casale (ora Chalet dei Monaci) ed una casa alla perpetua Quirelli
Incoronata in via Re d’Italia (ex asilo suore domenicane).
- Michele, nato a Cercemaggiore il 05.02.1931. Domenicano, si è laureato in teologia a Friburgo (1960) e in ilosoia a Napoli (1968). Direttore della rivista dei Domenicani italiani, Sapienza, dal 1969, fa parte
del collegio redazionale di Campania Sacra ed è membro del consiglio
direttivo dell’Associazione dei professori di Storia della Chiesa in Italia.
Ha insegnato Storia della Chiesa e del Cristianesimo, inizialmente nello
Studio Generale dei Domenicani, poi nella Facoltà teologica dell’Italia
meridionale e nella facoltà di Lettere dell’Università di Napoli. Ha pubblicato ricerche storiche incentrate per lo più sulle riforme dei religiosi,
le soppressioni, i concili provinciali meridionali dell’età moderna. Da
menzionare, oltre alla sua tesi di laure sulla riforma domenicane della
Sanità (Roma 1963), Ricerche sulla soppressione dei religiosi nel Regno di
Napoli (1806-1815) in “Campania Sacra” (1973), Sisto IV e la riforma dei
monasteri femminili di Napoli, ivi (1990), Concili provinciali e rapporti
interdiocesani fra ‘400 e ‘500, in Vescovi diocesani in Italia dal XIV alla
Nardoia
Origina dal nome proprio di persona dal germanico: hard[hu]: “forza”,
“audacia”, “valore”; anche in senso igurato, morale e religioso.
Dall’originario *Nardo: Nardari, Nardella, Nardelli ecc.
Nardo si attesta come nome proprio di persona, aferesi di Bernardo e
Leonardo, e sin dal basso Medioevo [XII-XIII secolo] anche come forma cognominale autonoma.
Tale cognome compare a Cercemaggiore nel XVII secolo nella forma
più antica e corretta di Nardoja.
Un Marco Nardoia partecipa nella vendita ed acquisto con il consueto
sistema delle candele che la Confraternita di S. Maria a monte tenne a
marzo del 1649 per un “territorio paludato , chiusa et pagliaro di T(omoli) nove incirca sito a S. Gio(vanni) ch’era del G.m Lorenzo Di Stasi”. Il
mese seguente conferma l’acquisto e paga per l’eredità del Di Stasi, “per
mezzo di D(ucati) trentadue…”.
Qualche anno, dopo, per la sopravvenuta morte di questi e per poter far
fronte alle spese, i igli, ancora minori ed assistiti da un tutore (probabilmente un fratello dello stesso), rilasciando la proprietà alla Confraternita. Troviamo scritto in data 7 settembre 1655 che un “Berardino
Nardoia tutore di Giuseppe et Fran(cea)co Nardoia igli et eredi del q.m.
Marco Nardoia hà dato insoluto et pro soluto li d(ett)i territorij” agli eredi
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Giovanni e Pasquale Di Stasi. Fra gli eletti e consoli della Terra di Cerza
Maggiore riuniti il giorno 16 agosto 1658, festa di S. Maria Assunta, per
restituire un vecchio prestito di oltre “cento et doi” tomoli di grano presi
all’omonima cappella, vi è l’eletto Ant(onn)ino Nardoia. Nel 1668 Berardino il tutore dei due fratelli, è nominato amministratore di S. Maria a
monte, mentre fra le note di spese fatte nell’anno 1670 vi è quella fatta
per “rotola doi di sale per lo vino del beccamorto di Ant(on)ino Nardoia”.
Altro membro omonimo del primo è quel Marco Nardoia che igura nel
1698 fra gli eletti (odierni assessori)dell’Università (Comune) di Cercemaggiore e quindi in indice di una certa agiatezza. Nel 1844 troviamo
un terreno di 6 tomoli appartenente a S. Maria a monte che “si coltiva da
Nicola Nardoja” insieme ad un Nicola ed Antonio fu Biase Di Aversa e
posto in località Fontana dell’Acquara. La stessa confraternita tiene poi
un altro terreno di ben 23 tomoli posto al Vallone della Figlia che “si
coltiva dagli eredi di Nicola Di Aversa Ciuzzo, da Antonio, Domenico,
Giuseppe, e Marco Nardoja, e da Saverio Di Elia”. A ine Ottocento un
Michele Nardoia (+ 1907) risiede con la propria famiglia in Via Uomo
D’Armi.
traglione una intera massaria a fabbrica, con 10 misure di padulo e 3
misure di orto, con la rete di terreno comune di circa ¾ in contrada S. Vito,
col debito di D(ucat)j 39,00 a favore del L(uogo) P(io del S.) Nome di Dio.
Agli inizi del XIX secolo un membro di tale famiglia ricopre una carica
fra i pochi eletti delle Confraternite cercesi.
Difatti con lettera spedita da Civitacampomarano del 14 agosto 1802, il
Razionale Gianbattista Pepe ordina che al nuovo Economo Pietro Petraglione vengano resi carlini 39, grana 3 e 5 cavalli, dal predecessore, tal
Loreto Gaetano Zurlo.
Alla morte di questi troviamo un pagamento riportato fra i “Censi redimibili del SS.mo Nome di Dio”; vi è difatti la nota per “gli eredi di Pietro
Petraglione, cioè Michele, Pietro, e Domenico Petraglione, per Capitale
di docati trentacinque” fatto con “istromento de’ 31 novembre 1782 per
mano del Notar Giovanni Giovannelli”. Un Francesco è fra i confrati di S.
Maria del monte nel 1811.
Nel 1844 abbiamo riportata notizia di un terreno di 4 tomoli alla “Costarella” di proprietà di S. Maria a monte, dato a terraggio e che “si coltiva
da Michele Petraglione”.
Nardone
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN) introdotto nell’ultimo
secolo; ma è nota anche una famiglia già presente agli inizi del XIX secolo con un Angelo nato nel 1789 residente a Colle delle Lame nel 1845
nell’anno di nascita del iglio Gaetano.
Petraglione
Cognome presente a Cercemaggiore dalla metà del XVIII secolo.
Con istrumento del 31 dicembre del 1782 steso dal notar Giovanni Giovannelli, i fratelli, Bartolomeo e Domenico Silvestri cedono a Pietro Pe-
Petraroia, Pietraroia
Cognome originario dal paese di provenienza e eponimo di Petraroja
(BN), letteralmente “pietra rossa”, dalla colorazione della pietra locale.
Presente a Cercemaggiore almeno dalla seconda metà del XVII secolo.
Fra i teste di un atto steso dal notaio Marchetto Testa del settembre del
1626 compare anche un “Paolo Preta Roia”. Dell’agosto del 1716 è invece
una carta privata scritta da un Filippo Sabatino per conto di alcuni mastri che dovevano estimare un casalino posto in vendita fra cui è appunto un mastro Giovanni il quale, essendo illetterato, conferma l’atto che
“si fa piena et in dubitata fede noi qui sottoscritto Mastro Giovanni Pretaroia della T(er)ra di Cercia Magg(io)re e sotto segno di croce (per ndr)
non saper scrivere”. Il Catasto Onciario redatto negli anni 1741 - 1748
alla voce Petraroia riporta il nome di ben nove capifamiglia, indice che
tale gruppo si era molto esteso. Nella ine del XVIII secolo, un gruppo
familiare aveva diversi possedimenti propri e parte presi in aitto, nella
zona della Fonte Casale ai piedi del paese. In questi anni la Confraternita del SS.mo Sacramento possiede diverse terre poste a vigneto presso
la predetta fonte che sono state date a censo ad Epifanio Petraroja “per
l’anno canone lordo di grana dieci” secondo quanto riportato anche in un
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Padovano
Cognome originario di Mirabello Sannitico (CB) introdotto a Cercemaggiore nel 1975 da Giovanni, muratore, nato il 10.6.1953 e detto appunto Giuvanne Mirabbellese.
Pallotta
Cognome originario di Guardiaregia (CB) introdotto a Cercemaggiore
nel 1978 con Pietro, medico.
istrumento del locale notaio Paolo Calandrella in data 7 giugno 1760.
Il luogo è descritto “di misure sedeci, e passi nove; coninante da sopra
a levante colla strada pubblica alla Fontana Casale, a mezzogiorno coi
beni di Domenico fu Orazio Petraroja, a ponente coi beni della vidua Catarina fu Michele Petraroja”. Lo stesso Domenico, citato fra i coninanti
consanguinei, tiene nei pressi una “cortina seminatoria” appartenente
alla Confraternita di S. Maria a monte. In un altro atto del dicembre del
1803 scritto per mano del notaio Tommaso Calandrella troviamo altre
interessanti notizie su una casa in paese ed altri beni dati a censo (casa,
vigna, Padulo vecchio) al Mastro Francesco Petraroia fu Michele.
A questi è ascritta una Casa di membri 10 dietro S. Rocco, coninante con
Michele Altieri e beni dell’Università; una vigna di tre quarti alla contrada
Fontana Casale, censuaria di carlini 8 alla Confraternita di S. Maria del
Monte, coninante da sopra strada, da un lato beni del SS. Sacramento, da
sotto beni di Costanzo Petraroia, e dall’altro beni di Giovanni Testa, miscino. Da giugno a tutto il mese del dicembre del 1807 troviamo in carica
quale economo della Confraternita della SS. Annunziata o S. Rocco un
“Michele di Costanzo Petraroia”.
Pochi decenni dopo sempre nella stessa confraternita troviamo quale
nuovo amministratore un altro Domenico Petraroia fu Orazio” il quale
ricopre tale uicio dal 1833 al 1839. Da tale anno ino al 1846 lo ritroviamo in veste di cassiere insieme a Michele Felice. Un Nicodemo Petraroia
è Sindaco nell’anno 1847 mentre un Vincenzo risulta fra i Decurioni
locali sotto l’amministrazione Zappone nel 1850.
*Figure da ricordare
- Giovanni, mastro fabbricatore attivo a Cercemaggiore nei primi decenni del XVIII secolo.
- Michele, mastro fabbricatore nato a Cercemaggiore nel 1764 ed abitante nel 1812 alla Strada S. Rocco.
- Zaccaria, mastro fabbricatore nato a Cercemaggiore nel 1770 (fratello
di Michele) ed abitante nel 1813 alla Strada Cerro di Zola (od. Via G.
Mazzini).
- Nicodemo, Sindaco di Cercemaggiore negli anni 1846 - 1850.
- Felice, lattoniere, famoso per la sua voce da tenore, avendo studiato
canto in America e vice-presidente negli anni Venti del Circolo Giovanile di Cercemaggiore. Nato a Cercemaggiore il 31.10.1894, deceduto a
Cercemaggiore l’11.04.1979.
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- Matteo Giuseppe Vincenzo, medico, nato a Cercemaggiore il
09.02.1900. Trasferitosi a Pellezzano (SA) nel 1925 come medico condotto e uiciale sanitario. Sposato con Irma Giangregorio il 18.04.1927.
Deceduto a Pellezzano il 11.03.1984.
- Michele, nato a Campobasso il 24.12.1962 da padre cercese. Dopo una
lunga carriera sindacale che lo ha portato alla segreteria regionale della
CGIL, nel 2006 è stato eletto consigliere regionale.
- Pietro, manager pubblico, è nato a Roma nel 1953 da genitori di Cercemaggiore. Dopo una lunga carriera nel campo dei beni culturali è
attualmente Direttore generale dell’assessorato alle culture, identità e
autonomie della Regione Lombardia; membro della Giuria Internazionale del Premio Compasso d’Oro (ADI). Fra i suoi innumerevoli scritti,
conferenze e contributi ricordiamo:
- Ventura Lamberti, Istituto nazionale di Archeologia, Roma 1981;
- Città inquinata, I monumenti, (con Montanari A.), I.P.Z.S., Roma
1989;
- “Identikit del perfetto restauratore”, in Il giornale del Restauro, supplemento al Giornale dell’Arte n. 252, marzo 2006;
- “Modelli di governance per i beni culturali”, in Rivista Economia e
Cultura n. 1, edizioni del Mulino, marzo 2007.
- Stefano, Dottore. Nato a Cercemaggiore il 13.02.1976. Direttore della farmacia comunale di Vidiciatico, località del comune di Lizzano in
Belvedere (BO).
Petrillo
Un “Domenico Petrillo fu Michele” è presente nel 1871, fra gli assegnatari delle terre afrancate dell’ex feudo di Caselvatica.
Polzi
Cognome originario di Riccia (CB) introdotto a Cercemaggiore il
05.01.1939 da Luigi, stradino, nato il 31.01.1920.
Radassao
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN), già di Morcone; sebbene il Paolucci sia dell’opinione che è tipico di Cercemaggiore, sembrerebbe di origini slave: dovrebbe essere derivato da una italianizzazione
del nome slavo Radoslav. Certo è che in un documento cercese del 1576
è ricordato quale teste un tal Ferrante Radassao di S. Croce di Morcone.
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Rainone
Originato dalla cognominizzazione in senso patronimico del nome del
capostipite, appunto Rainone che ha alla base il termine longobardo ragan o ragin, col signiicato di consiglio, decisione ispirata dagli dei.
Una famiglia Rainone fu illustre a Sant’Agata dei Goti (BN) ma il ceppo
cercese è ben documentato come proveniente da Frasso Telesino (BN).
Alcuni membri da Cercemaggiore sono poi trasmigrati ai primi del XX
secolo anche a Ferrazzano e Mirabello Sannitico.
Nella seconda metà del XVIII secolo un Diodato Rainone insieme con
un Vincenzo Di Primio, Michele Testa e Michele Fontana condividono
un orto di “misure 7 e passi 23 e ½” dato a censo dalla Confraternita del
SS.mo Sacramento alla “Fontana della Valle”.
Nello stesso periodo uno Stefano Rainone fu Giovanni insieme ad altri
coltivano un terreno di 5 tomoli, appartenente al Monte di Pietà per
il quale “corrispondono il terraggio annuale di ogn’uno dieci netti di
quinto del genere che si semina”. Alla “Piana Altare o sia Santo Chirico”
sono invece presenti un Giovanni Rainone che insieme a tal Vincenzo
Di Primio lavorano un terreno di 2 tomoli e misure 3, appartenente alla
Confraternita della SS.ma Annunziata.
Rampone
Cognome originario di Castelpagano (BN) presente a Cercemaggiore in
forma sporadica dal XVIII secolo e spesso confuso o trascritto in Zampone o Zappone.
Renga
Di diicile interpretazione, potrebbe derivare dal personale Renda,
adattamento del nome neogreco Rhendes, ipocoristico aferetico di
Layrentios, da cui è derivato il latino Laurentius (Lorenzo), corrotto nella forma Renga.
Cognome originario di Maddaloni (CE) introdotto a Cercemaggiore nel
1907 da Aniello Renga.
07.10.1934. Tecnico e istruttore di atletica leggera, deceduto a Cercemaggiore il 06.02.2001.
Renza
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN) introdotto a Cercemaggiore da un Nicola nel XX secolo.
Riformato
Cognome di ascendenza non nota. Presente a Cerce con Franco (193739).
Rinaldi
Cognome originario di Mirabello Sannitico (CB) introdotto a Cercemaggiore il 19.08.1988 da Giuseppe.
Rocco
Cognome presente a Cercemaggiore dal XVI secolo, anticamente anche
nella forma singolare Rocca e plurale Rocchj (ovvero dei Rocca).
Troviamo un Camillo Rocco nel 1576, mentre un Jo(vann)e (Giovanni)
Rocco è presente in alcuni documenti notarili del 1577 quale testimone
nella divisione di una casa fra Antonio e Lorenzo Marino e Leonardo
Marcucci e posta nella “contrada della Porta a Balle” coninante fra gli
altri con un tal Bar(tolom)ej Rocchj (Bartolomeo Rocco). Nello stesso
anno troviamo un Camillo che è detto literato e partecipa alla vendita di
una casa di Giovanni Pietro Vicciuso.
*Figure da ricordare
- Aniello, carrettiere, da Maddaloni (CE) giunto a Cercemaggiore il
19.05.1907, nato a Maddaloni il 19.5.1878 e deceduto a Cercemaggiore
il 15.09.1964.
- Aniello, professore di educazione isica, nato a Cercemaggiore il
*Figure da ricordare
- Giovanni Antonio, sacerdote Salesiano e fondatore della Mater Orphanorum, nato a Cercemaggiore il 28.4.1913 da Carmela Cantarini e
Gianvincenzo Rocco. Deceduto a Cuggiono (MI) il 16.07.2003. Dimostra sin da piccolo un grande spirito e nell’ottobre del 1923 entra nel
Probandato dei religiosi Padri Somaschi a Velletri poi a Roma ed a Milano ove frequenta gli studi ginnasiali. Nel 1934 consegue la laure in
teologia a Como e poco dopo il 26 Luglio del 1936 viene consacrato
sacerdote dal Vescovo Mons. Alessandro Macchi. Nel Novembre del ’40
consegue la laurea in ilosoia alla Cattolica di Milano, che gli permette di dedicarsi all’insegnamento di giovani chierici dello studentato dei
Padri Somaschi. Con la ine della guerra, e il conseguente abbandono
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dell’infanzia, sente il bisogno di fondare una nuova Congregazione, la
Mater Orphanorum, con la sola approvazione del Padre Generale Giovanni Cerini e del Card. I. Schuster e l’aiuto di pochi volontari. Nel giro
di poco tempo apre una prima casa a Castelletto di Cuggiono (Nov. ’45)
seguita poi da Cuggiono nel 1949, Legnano 1950, Cercemaggiore 1952,
Comabbio nel 1953, Guatemala 1964, El Salvador 1965, Camerun 1968
e Columbia 1990. Proicuo scrittore marianologico, nonché grande ed
assiduo benefattore, ha ricevuto molti riconoscimenti nel corso degli
anni fra cui nel 1961 la “Medaglia d’Oro quale cittadino benemerito” dal
comune di Cercemaggiore.
Rosa
Originato dal nome proprio di persona e santa (antroponimo e agionimo) a loro volta dal nome comune di iore o colore (itonimo). Dal gr.
radon e lat. rosa: pianta e iore della rosa. Si difonde per il iore e l’omonimo colore che ispira, simbolicamente, il nome di donna, dalla Santa
Rosa vergine (1234 – 1259), patrona di Viterbo e poi, dal culto della
Madonna del Rosario. Cognome presente a Cercemaggiore dalla metà
del XVI secolo; la prima menzione nota di un membro di tale famiglia
sembra essere quella di un Andrea Rosa nel 1576 mentre un Libero Rosa
è vivente nel 1577.
Un Giovan Battista Rosa è economo nel 1661 e redige con Francesco
Vitone un dettagliato “inventario delle cose mobili della Cappella di S.
Maria del monte” al momento di riceverne la consegna dai precedenti
economi, “B(e)n(e)d(etto) Giuliano et Ant(on)ino Marino”. Nel 1807 risultano diversi pagamenti di censi su terre di cappelle laicali locali fra
cui quello di “Giovanni e Francesco di Carlo Rosa” alla Cappella di S.
Rocco o Annunziata e quelli di un “Giuseppe di Pietro Rosa” sempre per
la medesima. Un “Vincenzo Rosa Ciccosordo” tiene in itto della Confraternita del SS.ma Annunziata un terreno dell’estensione di 9 tomoli (che
coltiva) in località “Termine, o Casa Colamarino”.
Dal marzo 1925 dopo un pesante periodo di instabilità politica e le dimissioni del sindaco Salerno, l’assessore più anziano, Francesco Rosa,
assume la funzione provvisoria di Sindaco che manterrà ino alla nomina del Regio Commissario Prefettizio, Tozzi Giovanni; mentre Rosa
Camillo fu Francesco è in carica anch’egli quale assessore nell’agosto
dell’anno seguente.
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*Figure da ricordare
- Benito, insegnante elementare, nato a Cercemaggiore il 03.12.1923.
Fondatore del Circolo Saraceno nel 1949. Sindaco di Cercemaggiore negli anni 1960/65 e 1970/75.
Ruggi
Cognome presente a Cercemaggiore dal XVI secolo.
La prima menzione attestata sinora sembra essere quella di un Ruccio
De Ruccio (poi Ruggi) presente fra i teste illetterati al testamento steso
nel 1577 dall’hono(ra)bilis Fabrizio Piscina. Questa famiglia doveva avere una certa agiatezza se nel novembre del 1597 troviamo menzione di
un prestito fatto da un Paolo Ruggio insieme ad Orazio Fiorito addirittura all’Università di Cercepiccola. Nel Novembre del 1626 la detta Università si ricomprò i diritti acquistati da questa famiglia su alcuni terreni
dati in pegno e pagò a Isabella Ruggio la parte spettante di credito. Agli
inizi del ‘600 vengono rinnovate delle rivele sui beni dell’Ospedale fra
cui è un terreno dato ad un certo Vincenzo Ficarola, posto ai conini con
Cercepiccola, in luogo detto Lo Vallone dello contro e coninante Li beni
del Dottor Paolo Rugio, et la strada pub(bli)ca che va a Cerce P(icco)la.
Agli inizi del XIX secolo risultano aittati a S. Maria a monte e coltivati
“dagli eredi di Giovanni Antonio e Domenico Ruggi, e da Michele Ruggi” circa 10 tomoli posti presso il luogo allora detto “la Fontana Vellana
sotto li Fasani” ed in parte presi da un Giovanni Antonio Vitone che vi
ha piantato una vigna.
Sabatino
Sabadini sembrerebbe avere un nucleo nel ravennate ed uno nel comasco; Sabatini è speciico dell’Italia centrale; Sabatino è difuso in tutto il
Sud; Sabbadini dovrebbe avere un ceppo nell’udinese, ed uno nella fascia che dalla provincia di Milano, attraverso il bergamasco, il bresciano
ed il mantovano, arriva ino al modenese; Sabbatini è più speciicamente
marchigiano; Sabbatino, molto raro è del napoletano. Tutti questi nomi
derivano dall’ebraico Shabbath: (pronuncia sciabàt) sabato, il giorno
dedicato al riposo in conformità con i comandamenti enunciati nella
Torah da cui poi il nome medioevale Sabatus o Sabbatus e dal suo derivato Sabbatinus. Cognome presente a Cercemaggiore dalla ine del XVII
anche nella forma di Sabbatino.
Nel 1710 un Batholomeo Sabbatino (Bartolomeo Sabatino) è presente
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con la propria famiglia in una casa in itto posta “sotto lo Palazzo” per
la quale paga 5 grana alla chiesa madre; risulta nello steso anno un Filippo Sabatino che risiede anch’egli con famiglia sotto “lo Palazzo del
marchese” pagando però 2 carlini al Pio Spedale. Questi compare successivamente in veste di scrivano in una perizia o apprezzo di vendita di
un casalino, nell’agosto del 1716 che come lui stesso scrive “lo Filippo Sabatino hò scritto la presente a ordine de soprà d(etti) mastri fabbricatori e
sono testimonio, ut supr(a)”. Un Francesco Sabatino è presente nell’anno
1789 quale economo della Venerabile Cappella del Pio Spedale o Monte
di Pietà di Cercemaggiore. Nel 1790 lo stesso Francesco, nuovamente in
carica, compare per rendicontare e “fare bene introito onde calculu nei
suoi conti” intorno ad alcune discrepanze dovute alla spesa ed acquisto
di alcuni argenti per la chiesa madre, fatti sotto il precedente economato
da Antonio (di Michele) di Aversa.
Sabotino (vedi Sabatino)
avrebbe rivelato a questi i tesori nascosti e derivati dalle rapine dei briganti. Difatti questa era stata rapita anni prima nel giugno del 1863 in
Contrada Cappella, quando era a servizio del possidente D. Leopoldo
Chiafarelli. Secondo la tradizione, il Caruso alla vista della ragazza le
chiese: “… tu come ti chiami? (e lei) Io mi chiamo Luisa, bella di core e
bella di vis! A mena ingopp ù cavallo e se la portà. E quella poi arricchì
quissi Saliern, che i soldi lo sapevano dove a notte quegli gent jvi a mmetta”.
Il Padre Luigi Salerno da noi contattato al riguardo ha ben espresso
quanto la realtà dei fatti e la laboriosità del capostipite abbiano permesso dopo decenni alla famiglia di realizzare quella discreta posizione che
il racconto popolare ha invece travisato dando origine a false supposizioni.
Scrive infatti che: “… la “fortuna” dei Salerno, se di fortuna si può parlare, ha avuto la sua vera origine nell’intuito e nella laboriosità di mio
nonno Luigi Salerno, il quale ebbe l’idea di impiantare a Cerce una attività commerciale di vaste dimensioni: pensi che nel negozio aperto da
mio nonno alla Via Porta Bassa si vendeva quasi tutto, a cominciare dai
tessuti, per inire ai generi alimentari (pasta, zucchero…) ed addirittura
al petrolio…”. L’acquisto dei generi naturali dai contadini del luogo, poi
rivenduti nella zona di Napoli sobbarcandosi personalmente della fatica del trasporto, ofriva anche l’occasione di riacquistare altri generi di
merce per la piazza di Cerce e dei paesi vicini. Questa oculata economia
domestica, coadiuvata dapprima nella conduzione del negozio da parte
della moglie e successivamente dei propri familiari, gli permise di raggiungere dopo ben quarant’anni di lavoro l’occasione di acquistare la
metà del feudo della Rocca “… cosa che naturalmente suscitò in paese,
commenti ed artiiciose supposizioni, sia perché si trattava del cosiddetto
“feudo Rocca”, sia per l’estensione del terreno di 72 ettari circa”. Acquisto
che venne ratiicato il 5 aprile 1905 da Luigi Salerno fu Pasquale da Cercemaggiore con atto del notar D’Ambrosio di Caivano.
Questa famiglia cercese è ormai prossima all’estinzione.
Salerno
Dal greco saos e latino salum: “mare” e “alto mare” o “mare mosso” più
il suisso etrusco-campano -irno mutato per eufonia in -ern[o]; secondo altri invece dalla fondazione tra i due iumi Sale (l’attuale Canalone)
ed Erno (o Irno).
Dall’originario *Salerno: Salerni, Salernitano, Salierno; è assai frequente
al Sud (prevale in Campania).
Di antica tradizione storica, si attesta e difonde come cognome sin
dall’alto Medioevo.
Questo cognome compare a Cercemaggiore nella seconda metà del XIX
secolo con l’arrivo di Luigi Salerno, commerciante in granaglie e generi
vari, originario del paese di Caivano (NA).
Come ci scrive il P. Luigi Salerno da noi interpellato, resta come “punto
di riferimento sicuro la data del 1870 fatta scolpire da mio nonno, insieme
alle iniziali del suo nome (L.S.) sul portale in pietra dell’ingresso della casa
su Via Roma, mentre l’ingresso principale più antico era e rimane quello
sulla Via Dante Alighieri n. 21 (già Porta Bassa)”.
A questa famiglia è legata una leggenda popolare che vuole la veloce
ascesa sociale di questo commerciante e la relativa agiatezza che in poco
tempo assunse, per aver preso a servizio come domestica nella propria
casa nel 1888, una ex brigantessa, Maria Luisa Ruscitti (o Ruscitto), che
*Figure da ricordare
- Luigi (1846 - 1918), Sindaco di Cercemaggiore dal 1901 al 1903. Il DI
Marzo a proposito scrive “che si vuole sapesse appena apporre la sua irma, governò tre anni e nel 1905 inì di arricchire il suo patrimonio acquistando terreni dagli eredi del marchese Vulcano in località Prato vecchio”.
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- Pasquale, iglio di Luigi e Maria Rosa Germano, nato a Cercemaggiore il 23.12.1883 ed ivi deceduto l’11.05.1952. Sindaco di Cercemaggiore
negli anni 1907 - 1912 e dal 1915 al 1919; il Di Marzo scrive “peccato che
inirà suicida buttandosi dal balcone sulla via del corso Roma: era il 21
maggio 1952, aveva 69 anni”. Alla ine dello stesso anno muore il fratello
Vincenzo.
- Luigi, nato a Cercemaggiore il 26.09.1927; dopo gli studi liceali si
iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli e successivamente entra nell’Ordine Domenicano.
Dopo l’ordinazione sacerdotale consegue la licenza in teologia presso
l’Angelicum (Università S. Tommaso D’Aquino) di Roma e gli studi di
specializzazione. Insegnante di teologia dogmatica e poi di ilosoia teoretica nello “Studio Generale” domenicano della Provincia di Napoli,
collabora nel contempo a diverse riviste organizzando a Napoli cicli di
conferenze sull’insegnamento del Concilio Vaticano II, di cui cura la
pubblicazione.
Nel 1957 organizza una celebrazione-commemorazione per il cinquantenario della morte del P. Gaetano Maria Capasso nel convento di S.
Maria della Libera di Cercemaggiore.
Nominato membro della Commissione Internazionale per gli studi
dell’Ordine Domenicano nel 1966 ed eletto membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Teologica Italiana; dal 1995 è socio dell’Accademia
Pontiicia di S. Tommaso d’Aquino. Dal 1970 ino al 1997 ha insegnato
Filosoia teoretica ed in particolare Antropologia ilosoica nell’Istituto
Superiore di Scienze Religiose “Donnaregina” della Pontiicia Facoltà
Teologica dell’Italia Meridionale. Nominato Delegato Arcivescovile per
il Monastero domenicano di S. Maria delle Grazie in Sorrento nel 1987
vi ha promosso la pubblicazione di un volumetto illustrativo della chiesa
omonima.
Nel 1990, con l’approvazione dei Superiori e con la collaborazione di
diversi docenti di ilosoia, ha fondato a Napoli l’Istituto Filosoico “S.
Tommaso d’Aquino”, con lo scopo di promuovere lo studio del pensiero
di S. Tommaso, in dialogo con la cultura contemporanea. Dal 1969 al
1977 è Priore del Convento di S. Domenico Maggiore in Napoli e, successivamente, Priore Provinciale della Provincia religiosa domenicana
di Napoli, Reggente degli Studi della stessa Provincia, e poi nuovamente
– dal 1986 al 1993 – Priore del Convento di S. Domenico Maggiore per
il quale ha profuso il suo impegno, curando i restauri del complesso ed
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organizzando le solenni celebrazioni in Basilica durante il VII centenario tomistico nel 1974, a cui ha fatto seguito la pubblicazione di un
volume e di una breve guida storico-artistica della Basilicata. Nel 1997
ha pubblicato il volume Il Convento di S. Domenico Maggiore in Napoli.
Salerno
Cognome presente a Cercemaggiore, dalla prima metà del XIX secolo
con l’arrivo di Antonio Salerno da Crispano (NA). La sua presenza è
attestata sin dal 1848 quando igura nella lista della locale milizia urbana
allora trasformata in Guardia Nazionale. Nel 1861 igura già fra i Decurioni (e maggiori possidenti) del Comune e poi come Sindaco negli anni
1870-1871. Sulla chiave della porta d’ingresso di casa posta su via Porta
del Ponte o Dante Alighieri il iglio notaio Michele vi fece scolpire, come
ancora oggi visibile, le proprie iniziali M.S. entro un campo araldico,
ornato di elmo svolazzante come nelle famiglie di antica nobiltà. Questa
famiglia fu avversata in ogni modo dall’altra omonima.
A Cerce è tuttora presente la Signora Liliana (vedova De Capua), mentre
vari rami sono sparsi per la penisola.
*Figure da ricordare
- Michele, (fu Antonio), notaio ed avvocato, Sindaco di Cercemaggiore
dal 1888 al 1896.
Figura eclettica e “molto estroversa”, amante dell’arte e della cultura,
provvisto di una ricca biblioteca domestica a carattere notarile e giuridico-legislativa. Dopo il 1896 tenta nelle Americhe la strada dell’importazione di vini pregiati ma a seguito di un fallimento societario è costretto
a far ritorno in Italia. Sembra (a quanto riferito da discendenti) che la
madre fu costretta a vendere diverse proprietà per sovvenire ai bisogni
del iglio, il quale sperperò tutte le sostanze lungo la strada del ritorno
fra casinò e locali alla moda.
Muore, improvvisamente, per un ictus nel 1924.
- Antonio (Cav.), dottore e Sindaco, iglio di Michele e Iafanti Irene, nato
a Cercemaggiore il 03.01.1892 e deceduto a Cervino (CE) il 14.07.1960.
Laureato in Medicina e Chirurgia, partecipa alla campagna di Libia.
Sindaco di Cercemaggiore dal 1923 al 1925. Continuamente osteggiato
da diversi cercesi, specie dall’altra famiglia omonima con false ed apocrife accuse presso il Prefetto di Campobasso. Per la sua opera a favore
della riaggregazione del paese al Molise ha scritto Cercemaggiore ed il
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suo legittimo mandamento giudiziario, stab. Tipograico Angelo Iasiello
& C., Benevento 1925. Negli anni 1925 - 1926, ricopre la carica di Vice
Conciliarore comunale. Esercita l’attività di medico condotto sia in paese che nei vicini centri di Gildone, Cercepiccola, Sassinoro.
Dalla vita politica travagliata, sempre in difese dei soprusi attuati contro
i cittadini ed il bene comune, nel 1929 a seguito di un diverbio durante una parata fascista con un militare della M.V.S.N. (tal geometra De
Santis) viene ingiustamente radiato dai ruoli di uiciale in congedo. Si
trasferisce a Cervino ove vince un concorso di medico condotto prodigandosi verso gli altri e attirandosi, anche qui, le solite critiche ed accuse
di molti. Dopo l’8 settembre viene ingiustamente accusato di collaborazionismo con i tedeschi, ma presto assolto dal Tribunale costituito per
l’infondatezza delle accuse.
forse a Benevento, probabilmente aveva frequentato il Liceo. Si era unito in matrimonio, tra il 1877-78 con Testa Carlotta fu Dionisio, nata il
02.11.1856. Maria Carlotta Testa proveniva a sua volta da “Tiest ncopp
a gli Ulm”. Il padre Dionisio Testa era Esattore delle imposte dirette. (Mi
hanno raccontato che era un gigante buono: era l’uomo più alto e grosso
di Cerce. Nel 1829 (?) ci fu una grande carestia seduita da una rivoluzione
popolare, si racconta che in quell’occasione aprì i suoi granai e regalò tutto
ai poveri). Dionisio Testa aveva 3 fratelli: Angelo Testa, (il bisnonno di Annamaria Testa), Flaviano Testa e Matteo Testa. Aveva 3 iglie, avute dalla
prima moglie (forse parente dei signori Zurlo): Carlotta, che aveva sposato
Antonio Salvatore (i miei nonni), Donna Giacinta che aveva sposato il
cugino Francesco Testa (farmacista) e Giuseppina che aveva sposato un
signorotto di Riccia. Della seconda moglie si sa solo che veniva da Celenza
Valfortore.
Salvatore
Dal nome proprio di persona (antroponimo) e di santo (agionimo): Salvatore, sostenuto dalla tradizione sin dal Medioevo cristiano, in quanto
il “salvatore” per antonomasia è Gesù Cristo, il Messia, che è venuto sulla terra per rendere tutti salvi: perciò Salvatore - Salvi - Salvati formano
semanticamente una strettissima famiglia di cognomi “sacrali”.
Dal tardo greco soter e latino salvator: salvatore [a sua volta da salvare o
tardo salvere: star bene in salute con il deverbale salus: salute, benessere
isico, e spirituale; salvezza].
La prima notizia nota risale al febbraio del 1574 quando è ricordata la
presenza in un atto di un Ang(e)lo Salvatore”. Nel 1658 un Carlo De Salvatore cede quale procuratore per parte di Loreto Cirelli alla Cappella
della SS.ma Annunziata o S. Rocco, una casa di 6 membri posta in “loco
ubi dicitur lo Furno a ballo”. In un documento del gennaio del 1691 troviamo invece menzionato quale teste, un contadino, tal Pietro Salvatore
d’anni 75 circa. Diverse sono anche le famiglie di estrazione contadina
poi difuse nell’agro; dal Catasto Onciario redatto negli anni 1741 - 1748
igurano presenti cinque capifamiglia, dei quali due sono campieri, uno
è bracciale, uno è notaio e una è vedova.
Da una di queste famiglie discende anche la Sig.ra Carla Salvatore
(Roma) estroversa narratrice di ricordi cercesi da noi contattata, che ci
ha scritto: Salvatore Antonio nato il 27.03.1848 da Francesco. Proveniva
dalla famiglia dei “Murz” dalla contrada Fonte La Noce. Comunemente veniva chiamato Don Antonio Salvatore, aveva studiato in seminario,
*Figure da ricordare
- Antonio, Vice Pretore; (c’è un avviso pubblico, scritto di suo pugno,
datato Cercemaggiore 23 gennaio 1879, che riporta in calce il timbro
dell’Esattoria di Cercemaggiore e la sua irma con la qualiica di Collettore). Era amministratore dei beni dei marchesi Vulcano di Napoli
(i padroni del castello, oggi sede della Mather Orphanorum), scriveva
lettere per gli analfabeti, dava consigli quando gli venivano richiesti ed
inine faceva la misurazione dei terreni (una specie di geometra). Dal
suo matrimonio nacquero 8 igli:
1° - Giacomo Francesco Antonio, nato il 30.10.1879 (emigrato in
America), stilista
2° - Francesco, nato il 23.03.1882 (emigrato pure lui in America)
3° - Dionisio, nato il 28.03.1884 (emigrato in America)
4° - Maria Pasquale (chiamata Pasqualina), nato il 10.10.1887 (casalinga)
5° - Maria Rosa (chiamata Rosina), nata il 30.12.1889 (emigrata in
America e sposata con Romeo D’Aversa)
6° - Mario, nato il 06.09.1892 (sarto da uomo e donna Waterbury,
Conn.)
7° - Giuseppe, nato il 28.03.1895 (vissuto e sposato a Cercemaggiore).
Ha svolto molti lavori: impiegato sul catasto, Guardia di Finanza, e
capo cantoniere. Aveva partecipato alle campagne d’Africa nel periodo fascista.
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8° - Angelo, nato il 15.11.1898. Titolo di studio: terza elementare. Da
ragazzo si era trasferito a Napoli per imparare il mestiere di sarto
ed una volta tornato a Cerce aveva aperto una sartoria. Non ancora
diciottenne era stato chiamato alle armi durante la prima guerra
mondiale ove era stato fatto prigioniero dai tedeschi per ben due
anni. Ha partecipato anche alla seconda guerra mondiale. Verso la
ine degli anni Trenta entrò in municipio come impiegato ed inine
aprì l’Esattoria e Tesoreria Comunale insieme al suo socio Stabile Eugenio. Tenne l’incarico di Tesoriere svolgendo anche i servizi
bancari. Nel 1940 aveva sposato Maria Spensieri di Cercepiccola.
*Figure da ricordare (altre)
- Francesco, notaio, ha rogato negli anni 1699 - 1740.
- Pietro, notaio, iglio del precedente.
- Michele, in arte Michael Santhers, nato a Cercemaggiore il 28.10.1957,
risiede a Campomarino (CB). Peta e scrittore di una itta serie di titoli
che segnano le tappe di una poetica interessantissima. Vive a Campomarino; ha pubblicato fra gli altri: Piccoli rumori dell’anima, Vite contromano, Amori scaduti di un essere qualunque, Pensieri che non dormono
mai, Una Farfalla all’ombra della luna, Quando gli alberi si riiutano di
ospitare le foglie, Le rose piangono al tramonto, Normalità incondivisibili
tra maschere clonate, Un temporale acclamato con nuvole dirottate, Poesie cialtrone e parole fredde. Di lui è stato scritto: “Poeta proliico e virile,
uno dei più sinceri della «rete» Internet, che con altri tre della stessa forza
poetica, forma il «Poker d’Assi» della poesia in questo pianeta innovativo”.
(CB). Secondo alcuni deriva da piccolo santo, ma in realtà è la contrazione di Santo Paolo.
Sanzò (“Sansone”)
Cognome presente a Cercemaggiore dalla prima metà del XIX secolo,
proveniente da Sepino (CB).
La prima notizia nota è quella di un Antonio Sanzò, ferraio, presente a
Cercemaggiore nel 1847.
Si ricordano i fratelli Antonio, Angelo e Vincenzo, fabbri ferrari con
bottega all’attuale Via Trieste, autori della grande croce posta sulla cima
di monte Saraceno posto (sembra) nel 1903.
Un Vincenzo è presente nel consiglio di amministrazione della locale
Congrega di Carità nell’anno 1927.
Santopolo
Cognome originario di Riccia (CB) ma difuso anche a Pietracatella
Spina
Dal latino spina: spina o punta acuminata.
Dal radicale indoeuropeo spin-: pungente, onde il signiicato generale
estensivo di “sporgenza appuntita”.
Panitaliano, le varianti La Spina, Spina, Spinella e Spinosa è prevalentemente al Sud. Cognome presente a Cerce anche se in forma più sporadica, dai primi del XVII secolo a seguito di più ondate migratorie dalla
vicina S. Croce del Sannio (BN). Dal 15 di agosto del 1640 al 15 del 1641
è noto un “Horatio Spina” insieme a tal Nardo Basile nella carica di amministratori di S. Maria a monte. In un appunto dell’arciprete D. Luca
Massaro per l’anno 1642 è invece scritto che “si è dato in aitto a Mariano Spina due t(omol)i di territorio lavorativo nel loco detto San Giovanni,
ed S(ant)o Mariano e Giuseppe Spina suo f(rate)llo coninante… carlini
eius l’anno durante d(et)to aitto e Duc(at)i sei, q(a)le territorio del ora
q.m. Iacomo Spina”. Nel 1651 un Francesco Spina lascia per testamento
alla Confraternita del SS: Crociisso del Venerabile Monte di pietà fra
le altre, “2 misure grano e monete per grana 5”. Di pochi anni abbiamo
notizia dello stesso “Francesco et Gio(vanni) Vittorio olim Proc(urato)ri
nell’anno 1659 et 60”.
Nel testamento redatto nel marzo del 1714 per conto di un Nicola Antonio Spina di S. Croce (quindi trapiantato a Cerce da pochi anni) e
pisposato con la vedova Mastropietro (tal Catarina Venditto) scritto che
risiedeva “in domu hered. G(iovanni) Francisci Mastropieto sua abitazione”. Questi aveva già sposato in prime nozze una Catarina Silvestro
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Santone
Da nome proprio di persona (antroponimo= e agionimo per antonomasia.
Dal latino sanctus: “santo”, “sacro”, “venerabile”, “venerando”.
Participio passato del verbo latino sancire: “rendere sacro” o “consacrare”.
A Cercemaggiore compare nella prima metà del XX secolo con Francesco nato a Riccia (CB) l’08.06. 1906, giunto a Cercemaggiore il
05.12.1929 ed ivi deceduto l’11.04.1994.
da cui aveva avuto Agnese, Angela, Giovanna e poi Anna dal secondo
matrimonio. Un Marcus (marco) Spina è in carica quale Procuratore
della venerabile cappella del SS. Nome di Dio nel 1717; mentre nel 1722
un Libero compare fra i Consoli dell’università locale.
Da ricordare anche un Domenico, Sindaco di Cercemaggiore all’epoca
della rivolta popolare del dicembre del 1719 (che portò alla sua destituzione) insieme a Nicola Rocca ed al cancelliere Giovanni Lonardo Massari. Nel 1809 igura un Matteo fra i Decurioni dell’Università o della
comune. Ancora agli inizi del XIX secolo è ricordato un terreno dato
a “terraggio” del Monte di pietà a “Santo Mariano o Crocella” che “si
coltiva da Gaetano Spina” e gli “eredi di Antonio Spina fu Saverio” che
insieme ad altre 3 famiglie coltivano un terreno di 28 tomoli posto al
“Vallone della iglia” di pertinenza della SS.ma Annunziata.
cerdote D. Domenico Stabile, strada e da sotto le inforzera dell’Università.
Pochi decenni dopo nel 1844 troviamo un terreno di 5 tomoli a Santa
Maria del monte ed appartenente alla medesima confraternita che, dato
a terraggio, “si coltiva da Filippo Di Stabile e D. Pasquale Zappone”. Un
Eugenio, già segretario comunale, è delegato in via provvisoria (facente
funzioni) nel dicembre del 1934 alla veste di Podestà.
Tarzia
Cognome originario di Amaroni (CZ) introdotto a Cercemaggiore il
03.07.1981 da Lucio.
Testa
Soprannome isico - anatomico.
Dal latino testa: “guscio” o “conchiglia” e dopo “vaso di terracotta”.
Quindi, per estensione analogica (grazie anche a un radicale mutato dal
sans.): “capo” sia dell’animale che dell’uomo.
L’analogia risale forse all’uso barbarico di versare acqua, vino o sangue
da bere nel cranio, ma anche ai comici del basso Impero.
Dall’originario *Testa: Testai, Testana, Testani, Testi.
In analogia con Capo e Caputo, il cognome si attesta a partire dal Medioevo palesemente traendo linfa dal linguaggio colorito dei comici
nel tardo impero romano (ripreso poi dalle commedie dell’arte, le varie
maschere tipiche regionali ancor oggi insistono sulla caricatura che fa
dei personaggi rappresentati dei “tuttotesta”). Viene, infatti, determinato e attribuito per le caratteristiche isiche o igurate della testa: piccola
(Testina), grande (Testone, Testagrossa); capelli colorati (Testarossa).
Cognome fra i più antichi presente a Cercemaggiore almeno dal XVI
secolo ed anche uno fra i più comuni e difusi nel territorio.
Stabile
Dovrebbe avere più ceppi, nella Sicilia occidentale, in Campania, alla
Calabria e nel Salento; deriva dal nome tardo latino stabilis, con il signiicato di fermo nella propria fede. Riguardo a questo nome non è un
caso che nella seconda metà del XVIIII secolo il Vescovo di Venafro,
Francesco Saverio Stabile (Martina Franca 16 marzo 1706 - Venafro 1
dicembre 1788) adottasse nel proprio stemma una colonna (elemento di
fermezza) sormontata da una stella ed aiancata da due gigli.
Compare a Cerce proveniente da Gildone (CB) nella forma originaria di
Di Stabile, ma è noto anche un Francesco Stabile fu Vincenzo giunto da
Frasso Telesino (BN) nel 1877.
La prima notizia certa risale al 1691 con un Angelus De Stabile il quale
è della Terre Gildoni cond. in hac dicta Terra Cerce Maioris ab annis originata duo incirca (quindi a Cerce dal 1689).
Nel 1722 troviamo un “Giovanni Di Stabile” ormai integrato nella società locale tanto da igurare fra i Consoli o eletti della stessa Università.
Nel 1791 un D. Domenico Di Stabile compare in carica per l’anno corrente in qualità di Deputato Ecclesiastico fra i membri dirigenti del locale Pio Spedale o Monte di Pietà. Nipote di questi è un altro Domenico
che con istrumento del 19 dicembre 1799 contrae un debito di D. 9,75
con la Cappella del SS. Nome di Dio obbligandosi a pagare annualmente
48 grana e 9 cavalli d’interesse.
Fra le varie proprietà oferte in garanzia vi è una casa di due membri,
sottano e mezzano al luogo della Porta a Monte, coninante beni del sa-
*Figure da ricordare
- Marchetto, notaio, ha rogato a Cercemaggiore negli anni 1594 - 1621.
- Domenico, dipendente comunale, nato a Cercemaggiore il 15.10.1899.
Sottotenente dell’esercito nella guerra 1915/18, Maggiore nella guerra
1939/43 poi Uiciale in pensione, deceduto il 29.03.1985.
- Alberto, fotografo, nato a Cercemaggiore il 09.02.1903 ed ivi deceduto
il 25.01.1996. Il più noto fra i fotograi di Cercemaggiore. Come scrive
la Iuliano, “dapprima calzolaio, apprese tale arte presso il fotografo Nunziato di S. Croce del Sannio, il quale veniva spesso a Cerce durante le iere
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ad esercitare la sua professione”. Attivo per oltre un cinquantennio, si
può afermare che più di mezzo secolo del paese sia passato sotto il suo
obiettivo. La casa-studio attrezzata in via Carducci è tuttora gelosamente conservata dagli eredi.
- Michele, geometra ed antifascista, nato il 1 Aprile 1875, studia a Napoli ove consegue il diploma di Geometra. Perito Agrimensore ed entrato
in contatto coi i Circoli Socialisti. Tornato a Cerce entrò in politica scontrandosi con il sistema locale (controllato da pochi “eletti” cittadini) ed
i soprusi attuati a danno delle classi più povere portando dapprima allo
scioglimento del consiglio comunale e poi alla destituzione dello stesso
Regio Commissario.
Eletto Consigliere il 6 Novembre 1897 continuò per poco le sue battaglie
essendo ormai additato come “bollente, ricorrente, eversivo e ribelle”.
Agli inizi del Novecento entra come Capostazione nelle ferrovie e si trasferisce a Roma nel casello di Tor Cervara. Qui con un mutuo di 800
mila lire realizza le prime 25 case della “Cooperativa Tor Sapienza per
l’edilizia popolare rurale” che il 20 Maggio 1923 inaugura con la borgata
di Tor Sapienza. Coninato a Padula nel 1929 collabora a più riviste antifasciste. Proicuo scrittore di opere politico-sociali (in gran parte inedite) muore a Roma il 20 Settembre del 1944. “In questa casa visse dal 1923
al 1944 / Michele Testa / eminente igura di intellettuale antifascista / e
fondatore del nostro quartiere con la / realizzazione della cooperativa Tor
Sapienza / per l’edilizia popolare rurale / memori / nel 70° anniversario i
cittadini posero / 20-5-1923 - 20-5-1993”.
- Flaviano (Cercemaggiore, 12.10.1891, Campobasso 14.07.1976), insegnante, eclettico scrittore e politico, iglio di Alessandro e Maria Letizia
Zappone. Ha partecipato alla Grande Guerra come allievo uiciale. Nipote di Michele, il fondatore della borgata rurale di Tor Sapienza, con
il quale, pur avendo una opposta veduta politica, ha contribuito a far
riaggregare Cercemaggiore al Molise, comune nel quale è stato eletto
sindaco nel biennio 1920-192. È stato fra i fondatori della locale sezione
fascista e del Circolo Giovanile di Cercemaggiore, che ha dotato a sue
spese di una cospicua biblioteca. Ha dal “1925 al 1930 creata e condotta
un’Azienda Agricola di non trascurabile importanza e dal 1927 impiantato e diretto un Mulino Elettrico in Cercemaggiore; oltre ad esplicare la
sua attività in studi e ricerche storiche (vedi pubblicazioni del Popolo di
Roma del 3 gennaio, 10 gennaio, 11 febbrio, 29 giugno 1932; 29 agosto
1933, ecc…”. Coinvolto, suo malgrado, nelle beghe politiche locali di
fazioni avverse è stato più volte difamato, ma, dotato di un’ottima cultura e dialettica, è riuscito sempre a rialzarsi e a difendersi respingendo
e smontando volta per volta ogni accusa, in modo spesso magistrale
e befeggiando i medesimi avversari. Ha coltivato amicizie con grossi
esponenti del Regime e non, senatori, avvocati, da cui ha ricevuto reciproca stima. Sposato con Vittoria Rosa, nata nel Connecticut nel 1901,
di Francesco Rosa e Anna D’Uva, ha avuto 8 igli. Ha trascorso gli ultimi
decenni della sua esistenza a Boiano (CB), dove riposa.
- Rafaele, medico, iglio dell’insegnante Matteo e di D. Generosa Perna, nasce a Celenza Valfortore (FG) il 31.12.1862 e scompare a Cervino
(NA) il 18.03.1936. Laureato Dottore in medicina e chirurgia presso la
R. Università di Napoli il 14 dicembre del 1887 è stato libero docente di
Anatomia Patologica a Napoli e per un breve periodo tiene la condotta
medica anche a Cercemaggiore.
- Francesco Modestino, Farmacista e Sindaco, iglio di Angelo Maria
(possidente) e di Giovanna Iosa (possidente), nato a Cercemaggiore
l’11.04.1865 nella casa di via Olmo (attuale Piazzetta Roma) dove vive
ino alla morte prematura avvenuta, a soli 49 anni, il 31.05.1914. Avviato agli studi frequenta la Regia Università di Napoli dove consegue
in data 27.06.1882 il diploma di Farmacista. Esercitò la sua professione
nella farmacia situata al piano terreno della abitazione, dedicandosi, per
talento e necessità, anche alla realizzazione di oggetti d’argento tipici del
costume cercese (puntali, spilloni, anelli, orecchini ecc.). Il 13.06.1894
sposa Clotilde Chiafarelli da cui ebbe due igli, Angelo e Vittorino, più
due femmine, nate tra i maschi, non sopravvissute. Sindaco del paese
nel 1897, perde tre anni dopo a seguito di una lunga malattia la moglie
Clotilde all’età di soli 34 anni. In seguito, data la tenera età dei igli, sposa in seconde nozze la cugina Giacinta Testa che costituì un riferimento per Vittorino, rimasto in casa ino al 1917, anno della chiamata alle
armi, e un modo per tenere attiva la farmacia ino al 1925, anno della
sua chiusura.
- Angelo, iglio di Francesco, farmacista, e Clotilde Chiafarelli, casalinga, nasce a Cercemaggiore il 18.02.1895. Già orfano a 5 anni della
mamma, conclusa la scuola elementare, completa dapprima gli studi nel
collegio di Campobasso, Caserta e presso la R. Università di Napoli ove
segue i corsi di perfezionamento per l’insegnamento e per la funzione
didattica. Dall’ottobre del 1922 al 1926 svolge l’attività di insegnante ordinario ed al contempo di Direttore Didattico delle scuole del Molise.
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Vincitore del concorso per Direttori didattici, nel 1927 è a Terracina e
dal 1931 ino alla sua scomparsa, avvenuta nel 1957, a Velletri (RM).
Conseguita la Laurea di Dottore in Pedagogia presso l’Università degli
Studi di Roma, ottiene anche l’incarico di docente di Filosoia e Pedagogia nell’Istituto Magistrale di Velletri. Nel dopoguerra continua gli
impegni nella scuola, tenendo incontri, conferenze, tutte volte al miglioramento della stessa. Alla sua scomparsa, avvenuta nel 1957, il Comune
stesso di Velletri si fece carico delle esequie funebri e cedendo gratuitamente il loculo per la tumulazione. È ancora oggi ricordato da quanti
lo conobbero ed una scuola gli è stata recentemente intitolata. Sposato
con Maria Vittoria Fasolino di S. Giuliano del Sannio, ha avuto quattro
igli. Di questi, il terzogenito Vinicio, medico, ha continuato la tradizione familiare ed è stato punto di riferimento per molti cercesi e molisani
divenendo anche Primario del Centro Oncologico di Aviano (PN). Il secondogenito di Vinicio, Giuliano, anch’esso medico, è attualmente capo
della sezione trapianti dell’Università di Chicago (Illinois).
- Vittorino, iglio di Francesco, farmacista, e Clotilde Chiafarelli, casalinga, nasce a Cercemaggiore il 19 aprile 1898, dopo il fratello Angelo
del 1895, e deceduto a Napoli il 14 luglio 1953, a conclusione di una
vita segnata da varie vicende dolorose, ma vissuto con fede cristiana
nell’amore per gli altri. Con la madre gravemente malata e morta due
anni dopo la nascita, dovette essere mandato a balia (presso la famiglia
Spina di Petroccolo che rammentava sempre con afetto) dove rimase
ino all’età scolare. Rientrato in famiglia, mentre il padre aveva dovuto
risposarsi, non poté godere della compagnia del fratello, perché lontano
da casa per studiare. Vittorino, autodidatta e di grande manualità, rimase in famiglia collaborando con il padre che aveva intrapreso anche la
produzione degli oggetti d’argento che adornano il costume delle donne
cercesi. Tale scelta risultò opportuna, perché il padre morì prematuramente nel 1914, ma nel 1917 Vittorino fu arruolato col penultimo scaglione di leva della guerra 1915-1918. Da granatiere, inviato in prima
linea, fu sorpreso dall’allarme che precedeva il lancio della iprite, sfornito di maschera antigas. Si salvò da morte certa per la grande capacità
di improvvisare soluzioni. Inilata la testa in un buco preesistente in una
scarpata, adibito a forno, si era cementato il collo con del fango disponibile sul posto attenuando gli efetti dell’agente aggressivo. Cessato l’allarme, si era trovato con la divisa disfatta e la pelle piagata e colorata di
giallo, mentre si rendeva conto che qualcosa era accaduto anche a carico
del sistema respiratorio. I polmoni ne avevano infatti soferto; dovette
trascorrere 9 anni in casa di cura, libero di tornare a casa solo d’estate,
quando il clima anche a Cerce, diveniva sostenibile.
Guarì per la sua volontà e per il suo scrupolo, ma le conseguenze furono comunque gravi da venire riconosciuto grande invalido di guerra.
Dovette abbandonare Cerce per un clima mite. Nei rientri estivi aveva
conosciuto, tramite il fratello Angelo diplomatosi intanto insegnante,
Teresa Colett, anch’essa insegnante proveniente da Benevento e destinata per concorso a Cerce nel 1922. Quando si sposarono nel 1932 dopo
un lungo idanzamento segnato da tante memorie, avevano già issato di stabilirsi nel Comune di Sant’Agapito dove la idanzata lo aveva
preceduto di un apio di anni. Qui Vittorino potè trascorrere il periodo
migliore della sua esistenza, interrotto, anche questa volta dalla guerra,
il secondo conlitto mondiale. Incapace di rimanere inattivo, aveva ripreso il suo giovanile interesse per la radiofonia aggiungendovi quello
per la televisione ai primi passi, ottenendo il riconoscimento di Pioniere
dell’E.I.A.R. (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche).
Per lo spirito altruistico che lo caratterizzava, metteva a disposizione
di tutti la sua ampia versatilità e le sue molteplici esperienze. D’indole estremamente cordiale generava simpatia con facilità e nella piccola
comunità del paese non c’era persona che non lo conoscesse a fondo.
Giovava alla sua popolarità anche il ruolo professionale della consorte,
dominata dallo stesso amore per il prossimo. Certamente queste sue caratteristiche furono determinanti nella sua nomina a podestà nel 1937,
incarico rivestito ino alla liberazione.
Visse con profonda partecipazione e con grande senso di altruismo il
periodo successivo all’8 settembre, caratterizzato dal drammatico riversamento nei paesi limitroi dei cittadini di Isernia sfuggiti al primo
bombardamento, dalla oppressiva e predatoria occupazione tedesca,
dalla situazione da prima linea perdurante tra la fuga di questi ultimi e
lo sfondamento del fronte a Cassino.
Le tensioni e i tanti disagi, anche materiali, incisero sul suo precario stato di salute in maniera irreversibile. Ricomparvero i problemi respiratori, aggravati da una sopraggiunta consequenziale cardiopatia, che gli
segnarono i rimanenti anni di vita, anche perché costretto ad abbandonare il suo amato Sant’Agapito, per trasferirsi a Benevento, la sede meno
indicata per lui. A Sant’Agapito, tra il 1933 e il 1945, nacquero tutti i suoi
quattro igli. I primi tre viventi, pensano il loro luogo natale come un
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“paradiso perduto”, viviicato tuttora dall’accoglienza che continuano a
ricevervi in memoria di Don Vittorino.
- Francesco Maria, iglio di Vittorino nato a Sant’Agapito (IS) il
06.07.1933 risiede a Foiano della Chiana (AR). Appassionato cultore del
paesaggio, del bello e soprattutto dell’arte della fotograia, ha dedicato
gli ultimi anni alla ricerca fotograica che è esplosa nelle sue più recenti
personali. Ha scritto sul quotidiano Nuovo Molise per il recupero e contro la distruzione del centro storico di Cercemaggiore e su Millemetri
(Salviamo le nostre radici, aprile - maggio 2001) contro la dispersione e
la vendita degli archivi fotograici molisani. Fra le sue ultime mostre si
segnala Paesaggi dell’anima, tenuta presso il palazzo comunale nell’agosto 2001 e la recente Materia e Territori tenuta a Firenze nel settembre
2007.
- Nunzio n. 10.06.47 e Maria 24.07.52 fratello e sorella medici. Residenti a Cercemaggiore.
Trignani
Cognome originario di Castelli (TE) presente a Cercemaggiore con
Biagio, giuntovi in data 03.07.1976, nato l’11.03.1928 e residente in Via
Roma.
Valerio
Da nome proprio di persona augurale (antropònimo) e santo (agiònimo).
Dal latino valens: “colui o colei che vale”.
Participio presente del verbo valere: “essere sani, robusti, vigorosi”.
Fra i santi omonimi troviamo oltre dieci Valerio, tutti vissuti tra il II e
VII secolo.
A Cercemaggiore tale cognome compare alla ine del XVII secolo. Troviamo infatti un Agostinus Valerius attestato in atto del gennaio 1691.
Un “Francesco de Agostino Valerio” (quindi iglio del precedente) è
Procuratore in carica nel 1718 per la Venerabile chiesa di S. Maria “de
monte”. L’anno seguente troviamo la testimonianza di un Gennaro, che
insieme ad un Luigi Caruso, Domenico D’Andrea… Calandrella deiniti
tutti “bravi cittadini”, presentano un esposto a loro cautela ad un notaio
ferrazzanese intorno ai fatti dei moti popolari avvenuti recentemente
contro il Marchese Doria.
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*Figure da ricordare
- Vincenzo, nato a Cercemaggiore il 06.06.1839 deceduto il 17.05.1937.
- Luigi Amedeo, insegnante e scrittore - giornalista, nato a Cercemaggiore il 03.04.1917 e deceduto a Milano il 29.08.1989. Ha iniziato le prime corrispondenze giornalistiche nelle pagine regionali de Il Giorno,
Momento Sera ed il Tempo. È nota almeno un’opera a stampa dal titolo I
Disperati, Romanzo, edita dallo Studio di Propaganda Editoriale, Napoli
1940.
Venditti
Cognominizzazione del nome Venditto, forma popolare di Benedetto,
dal latino Benedictus ovvero “protetto, benedetto da Dio”. Questa famiglia compare a Cercemaggiore dalla prima metà del XVI secolo. Del
1576 è un atto in cui si cita un “Consalvo Vendicto e Sebastiani Vendicti”.
Nel 1649 un homase (Tommaso) Venditto è presente in qualità di Procuratore dei beni di S. Maria a monte, mentre un Giovanni Venditto testimonia per una vendita di un terreno della stessa Confraternita dell’estensione di 9 tomoli a favore di Marco Nardoia. Nove anni dopo, nel
1658, lo stesso Giovanni Venditti lascia e cede alla chiesa parrocchiale
diversi suoi beni, fra cui una casa “… sita intus T(er)ra p(redict)tam, in
loco ubi d(i)ci(tur) Lo Furno a monte in vicinato delli Donati…”.
Vignone
Come per il cognome Mignogna (difuso specie a Riccia), deriva dalle
voci arcaiche mignone e mignogna, aggettivi (rispettivamente alla forma maschile e femminile) che nell’italiano antico avevano signiicato di
grazioso/a, carino/a: l’origine di questi termini va ricercata negli aggettivi francesi mignon e mignonne poi italianizzati. Questa famiglia è presente a Cercemaggiore dalla metà del XX secolo con Giovanni giunto il
12.07.1934 da Sepino (CB) ivi nato il 27.11.1891 deceduto a Cercemaggiore il 13.04.1981. Ricordiamo poi Vincenzo, laureato in agraria, nato a
Cercemaggiore il 01.07.1973.
Vitone
La prima menzione nota è quella di un “Gaetano Vitone literato” risalente al 1577. Nel 1598 troviamo l’istrumento stipulato da Marchetto
Testa per un Ottavio Vitone per il diritto di patronato su una cappella
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posta all’interno di S. Maria della Libera.
Il Russo che ha recentemente scandagliato e pubblicato riguardo alla
Dogana delle Pecore di Puglia il fondo “processi criminali” per il ventennio che va dal 1771 al 1788, in relazione a tre tipologie di reati (l’omicidio, i danni alle colture, il pascolo abusivo) descrive un documento
particolarmente signiicativo dell’orgoglio di uomo libero del pastore
e della diligente cura con cui si occupa del gregge e cita il caso di un
Michele Vitone, molisano di Cercemaggiore, reo di omicidio, prima di
“andar fuggitivo” perché “mai s’avrebbe fatto carcerare”, che, nel cuore
della notte, va a bussare alla porta di un altro pastore per chiedergli di
prendersi cura delle pecore a lui aidate, perché “stavano sole”.
Nei primi decenni del XIX secolo sono note delle proprietà alla “Fontana Canale” tenute da Michele Vitone Ziccacchio ch’erano de’ Bruni e poste
esattamente nel luogo detto “Padulo delli Rocchi” appartenente alla SS.
Annunziata ed aittato a D. Alessandro Zurlo. Un Nicola Vitone compare più volte come segretario comunale. Una famiglia notabile, con tale
cognome, era presente a Cerce con propria casa all’inizio dell’attuale via
dei Re d’Italia (o Salita alla Chiesa). Fra i suoi membri ebbe un arciprete,
Nicola, ed un segretario comunale.
Il 18 agosto del 1850 “Don Nicola Vitone fu Gennaro, Cavaliere Arciprete” lascia con un legato perpetuo un capitale di 250 ducato (all’8% di
ritenuta netta) per 20 ducati annui, in modo che la somma accumulata
ogni 5-6 anni potesse servire a chiamare una compagnia apostolica per
una “missione completa o gli esercizi spirituali a questa popolazione onde
si promuova la gloria di Dio e il bene delle anime”, precisando che l’amministrazione del fondo perpetuo dovesse tenersi dall’arciprete o clero
partecipante “pro tempore… con conto separato dalle rendite della chiesa
medesima”.
Con successivo istrumento redatto dal notaio Francesco Chiafarelli in
data 29 dicembre 1851, l’arciprete Vitone, avendo ottenuto il beneplacito
sovrano, traduceva in atto il desiderio, onde “conservare salda la fede e il
puro costume, e divenire utili anche alla civile società, afezionando gli
uomini al vivere onesto, e rimuovendoli dal delitto” destinando quattro
diversi capitali per una rendita complessiva di 20 ducati.
tembre del 1829. Reazionario, mosse nel 1848 una proposta-petizione
all’arciprete di S. Croce di Morcone (oggi del Sannio) per chiedere con
altri religiosi l’abolizione della Costituzione. Morì compianto da tutti, il
24 Maggio 1862, di 83 anni; “riiutò la dignità vescovile” e come scrive
il Pierro, per i suoi meriti e virtù ebbe la carica di Cavaliere (Ordine di
S. Gennaro).
- Beniamino Alessandro, insegnante, medaglia d’oro della Pubblica
Istruzione, nato a Cercemaggiore il 22.09.1867 e deceduto a Sepino in
data 08.08.1976. Era conosciuto da molti sia a Cerce che a Sepino (ove
passò la maggior parte della sua esistenza) con il benevolo appellativo di
“Ze Don Beniamine” e “ru mastre Vitone”.
Ultimo di sei igli di una numerosa e benestante famiglia. Il padre Francesco, proprietario e già Sindaco nel 1860, apparteneva alla stessa casata
che diede i natali al dotto arciprete e poi Monsignore, D. Nicola Vitone;
la madre, la gentildonna Maria Florinda Fontana, era iglia della sepinese Donna Peppa Finizia e del dottore Giuseppe Fontana, attivo patriota
e carbonaro durante la Repubblica partenopea. Con una forte propensione agli studi raggiunge presto ottimi livelli scolastici fruendo di una
borsa di studio presso le scuole normali di S. Bartolomeo in Galdo.
A soli 19 anni consegue la patente di grado inferiore. Nel 1891 supera
brillantemente l’esame per la patente superiore. Nel 1894 arriva a Sepino
a seguito della nomina comunale di maestro elementare per il biennio
successivo. Nel 1896 “in vista del lodevole servizio prestato a scuola,
viene confermata la sua nomina” mentre nel 1901 ottiene “l’insegnamento a vita del consiglio scolastico provinciale per lodevole servizio”.
Nominato Direttore del circolo Didattico di Sepino nel 1923 (carica
che mantiene ino al 1929), ottiene poi la medaglia d’ora dal Ministero
dell’Educazione Nazionale e Cavaliere di Vittorio Veneto. Il “nonnetto d’Italia” o “il più longevo insegnante d’Italia” come più volte titolato
sulle teste giornalistiche nazionali, si spense nell’adottiva Sepino poco
prima di compiere 110 anni.
*Figure da ricordare
- Nicola, Monsignore ed ecclesiastico, nato a Cercemaggiore il 10 Settembre del 1779, divenne arciprete con Bolla del Papa Pio VII del 7 Set-
Zappone
Secondo il Paolucci è cognome tipico di Cercemaggiore, dove con ogni
probabilità si è formato nei secoli scorsi, sebbene in realtà sembra storicamente già difuso in più centri del basso Molise e del larinate. Deriva dalla cognominizzazione del vocabolo zappa, inteso come strumento agricolo, e quindi nato in riferimento all’attività di contadino del capostipite.
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Troviamo interessante collegare a questo cognome la notizia sulla morte
di un monaco originario di Caselvatico (oggi in agro di Cercemaggiore)
in cui intravedere la prima notizia certa di tale cognome: XV kalendas
[decembris] Obierunt… Dopnus Zapnus de Casa Albarica monachus et
sacerdos. Anno domini MCCCLXXXIV.
Nel gennaio del 1662 alla presenza di un consiglio fra i confrati di S.
Maria del monte compare un Cola Zappone, l’unico che si irma di propria mano “Io Nicola Zappone” se si escludono altri membri di famiglie
benestanti quali un Giovanni De Bona e Pietro Riglione.
Pochi anni dopo, nel 1666, troviamo quale amministratore della medesima confraternita un Domenico Zappone già presente nel citato documento del 1662. Abbiamo poi un interessante contratto matrimoniale
fra Dominicus de Salvatore Zappone d(itte) t(er)re Cercie Maioris e un
Nicolaus de Perrucio per parte della sorella Diamante Zappone steso il
6 settembre del 1698 alla presenza, come prassi, di diversi testimoni: vi
compaiono il Giudice Domenico De Matteo di Castropignano (CB), ed
i testi tutti cercesi Antonio D’Elia, Leonardo Massaro, Domenico Perrucio e Giovanni Bruni.
Un Biase divenne sindaco della controrivolta in sostituzione di Domenico Spina e fautore dei “concordamenti” con il Marchese Doria nel 1722.
Figura di rilievo locale da ricordare nell’amministrazione di diversi beni
della chiesa madre e della confraternite laiche cercesi agli inizi dell’Ottocento è il “Canonico D. Giovanni Zappone deputato della Curia Arcivescovile di Benevento” appartenente ad un ramo notabile locale che
si distinse dalle altre famiglie rurali ed a cui appartennero diversi personaggi fra cui Giovanvincenzo Zappone, proprietario, nato nel 1787 e
vivente nel 1812 in località Strada Pesco Juliano, Don Pasquale Zappone
sposato con una Teresa Maselli e conduttore fra sue proprietà e terre
date a censo o in varia forma, di diverse terre fra la Croce S. Lucia e la
Fonte Casale e, Francesco, Sindaco in carica nel 1850.
- Tommaso, detto “Tommaso Pittore” artista emigrato nelle Americhe,
sembra abbia eseguito qualche dipinto anche nella chiesa madre di S.
Croce del Sannio.
Zeoli
Cognome patronimico, ossia derivato dalla cognominizzazione del
nome personale del capostipite, nel caso citato, da Angelo (Anzeolo,
quindi Zeolo, Zeolla, Zeoli e Zeuli). Speciico delle province di Campobasso e Benevento, con epicentro S. Croce del Sannio (BN). Nel vicino
comune di Morcone (BN) troviamo il toponimo Zeoli derivato da un’omonima famiglia che vi ebbe proprietà.
Un Cesare Zeolo è presente per la prima volta a Cerce in qualità di teste
in un documento del 1698 ed ancora in un atto del settembre del 1699
insieme ad altri, tutti deiniti “omnes p(rede)tte t(er)re Cercie Maioris”.
Dal catasto Onciario redatto negli anni 1741-1749 si rileva la presenza
di due capifamiglia, uno campiero e l’altro bracciale, mentre il cognome
appare ancora come Zeolo.
Ma una seconda migrazione certa e più difusa avviene solo dopo la
prima metà del XVIII secolo con un Rocco e Nicola Zeoli di S. Croce di
Morcone (S. Croce del Sannio); il primo in veste di gualano ed il secondo di capraio, presenti nella lista dei laici a servizio del Convento di S.
Maria della Libera.
Zolla (vedi Zeoli)
*Figure da ricordare
- Gennaro (Don),farmacista, iglio di D. Domenico supplente di Polizia
Giudiziaria, nato a Cercemaggiore nel 1817 e deceduto nel dicembre del
1845 a seguito di contagio da tifo.
- Giovanvincenzo, proprietario, nato nel 1787, abitante alla Strada Pesco Juliano.
- Francesco, proprietario, Sindaco nel 1850.
Zurlo
Cognome attualmente difuso a macchia di leopardo in Italia, con picchi
d’intensità tra Campania, Puglia e Molise.
Di diicile interpretazione etimologica, dovrebbe derivare dal personale
Giulio, divenuto Zullo e Zurlo per corruzione.
Molte famiglie Zurlo in passato godettero di nobiltà e prestigio: si ricordi, solo a titolo di curiosità, l’ipotesi di derivazione del toponimo Zollino
(Le) da Zurlini, ossia “appartamenti alla famiglia Zurlo”. Un Petro Zurolo
(Pietro Zurlo) è fra i teste presenti nel dicembre del 1699 alla stesura del
testamento di Giovanni Bernardino de Maria, originario di S. Croce.
Dalla redazione del catasto onciario redatto fra il 1741-1748 risultano
presenti a Cercemaggiore quattro capifamiglia, e cioè un bracciale, una
vedova e due campieri.
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Cognomi estinti o scomparsi
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Barbato
Cognome presente a Cercemaggiore nel XV secolo ed originario di Colle Sannita (BN). Un Barbato Tommaso literato già attestato come cittadino della locale terra, compare in più documenti del 1576, anzi in uno è
deinito anche con l’appellativo di M(agniic)o Barbato homaso. L’anno
seguente ritroviamo lo stesso Tommaso con Stefanus Teseo Barbutus,
mentre nel 1586 è la menzione di un Barbato del Colle.
Barile
Carlo da Campodipietra (CB) medico condotto e uiciale sanitario.
Nato a Campodipietra il 3.3.1899, giunto a Cercemaggiore il 23.1.1939
ed ivi deceduto il 03.01.1958.
Bozza
Cognome originario di S. Arcangelo Trimonte (BN). Originato dall’arrivo a ine Ottocento del maestro Nicola sposato con Nicolina Filomena
Concetta Ranallo il 03.10.1888 (sposato in seconde nozze con Filomena
Rainone). Successivamente, come scrive il Di Marzo, “il genitore Nicola
Bozza tornò a vivere i suoi giorni da pensionato con i igli Brigida, Concettina ed Icaro, nel suo paese d’origine”. Gli altri igli rimasti a Cerce,
Erminia ed Aurelia, sposarono rispettivamente il brigadiere D. Russo ed
Enrico Petrone originario di Fragneto Monforte (BN).
*Figure da ricordare
- Giuseppe, iglio di Nicola, sottotenente del 156° Fanteria, Medaglia
d’Argento al V.M.
Bragonzi
Remo da Romanengo (CR) veterinario condotto, nato a Crema
03.01.1905. Deceduto a Grandate (CO), giunto a Cercemaggiore il
03.01.1933.
Bruno
Da nome proprio (antroponimo) e di santo (agionimo). Ambedue da
soprannome isico - anatomico.
Dall’antico germanico brun(n): “splendore scuro” e per estensione: “colui o colei che ha i capelli o la carnagione dal colore scuro e luccicante”.
Cognome presente a Cercemaggiore nella forma più antica e plurale, di
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Bruni, dai primi decenni del XVII secolo con probabile provenienza dal
napoletano. Il primo personaggio noto di tale famiglia a Cercemaggiore sembra essere un Joanne Bruni (Giovanni Bruno) presente nel 1698
quale teste alla stipula di un contratto matrimoniale.
Nel 1699 troviamo il Dottore isico D. Gaetano Bruni (o Bruno) iglio di
Vittoria Marcucci, ultima erede di questo casato cercese. Insieme all’eredità dei Marcucci (casa, terreni) i Bruno acquistano nel tempo anche
i crediti derivati da precedenti somme in più volte erogate dai Marcucci
all’Università locale.
Questa famiglia, forse la più ricca e la più detestata del paese nel XVIII
secolo, ebbe un’enorme importanza nella storia economica locale del
tempo, ancora oggi poco indagata.
Del 14 maggio del 1708 è una fede diretta a provare che D. Gaetano si
trova “nel paciico possesso tanto dei crediti paterni, quanto degli altri
della sua madre quondam Vittoria Marcucci”. Ancora vivente nel 1738,
l’Università di Cerce gli rilascia 25 carlini a conto di quello che gli deve
per il credito istrumentario stipulato oltre 70 anni prima dall’avo Bartolomeo Marcucci. Alla sua morte tali crediti passano agli eredi tanto che
nel 1743 l’Universitas Cercimajoris solvat annuos ducatos 45 pro dicto
capitale D. 900.00 in beneicium Mag(nii)ci U.I.D.D. Michaelis, D.F.D.
Nicolai et Mag(nii)ci D(omin)i Marci Antonii Bruno.
Al contempo però la stessa Università inizia a tralasciare i pagamenti
dovuti sugli interessi che crescono sempre più negli anni insieme alle
sempre più pressanti richieste di saldo da parte dei Bruno. Questa sarà a
nostro avviso la vera motivazione che porterà a bollare come giacobino
l’ultimo erede della famiglia ed ad allontanarlo dal paese.
Riportiamo integralmente la prima parte del catasto onciario del 1748
in cui la famiglia è presente in tutta la sua consistenza: “Io Michele Bruni
di questa Terra di Cerce Magg.re: Rivelo in esecuzione di Reali ordini,
essere D(ottor)e dell’una e l’altra legge, vivere nobilmente, ed incommune
con i miei fratelli D Marc’Antonio, e Nicola, che fa domicilio nella città di
Napoli, ed essere d’anni 49.
Anna de Tomasi della Terra di Pietrelcina mia moglie d’anni 40.
Pasquale mio iglio d’anni 09.
Catarina mia iglia d’anni 11. Vittoria mia iglia, che sta in Pietrelcina in
casa de suoi zij de Tomasi, Gamalla con Soprad(et)ta: Catarina d’anni 11.
Felice Domenica mia iglia d’anni 04.
Abito in casa propria palazziata, con Cappella attaccata, sotto il tit(ol)o
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di S. Maria dell’Assunta, oltre della Cappella di S. M(ari)a delle Gra(azi)
e, eretta nella Chiesa Madre.
Tenco di servigio le seguenti persone cioè: Antonio Parruccio per mulattiere, Dom(eni)co Zappone per servitore, Anna Parruccio per serva”.
Il Pierro cita, quale unico cercese fra i Rei di Stato del 1800 il giovane
ventiduenne Gaetano Bruno (nipote dell’omonimo dottore isico), ma
dietro la versione uiciale si ripete la solita storia di false calunnie che
nel tempo coinvolgeranno altre famiglie.
Un documento datato al 26 luglio del 1799 per mano del notaio Vincenzo Calandrella, da noi rinvenuto e parzialmente utilizzato dal Di Marzo,
attesta come il giovane “… Bruno ha mostrato un vero attaccamento al
presente felice Governo”; ma questo non gli valse contro l’infamia delle
false accuse, la conisca dei beni ed un certo periodo d’esilio lontano dal
paese natio. Tornato in forze, nel dicembre del 1838 il Bruno presenta
una nuova istanza presso il Tribunale Civile di Campobasso per ottenere i residui 1100 ducato (dei 2000 originari); domanda riconosciuta
ed accolta con sentenza dello stesso Tribunale nel 1855. Il Comune nel
frattempo si oppone in ogni modo appoggiandosi al legale D. Mercurio
Magno.
Alla scomparsa di questi, la iglia, Donna Rosa Bruno De Gregorio da
tempo residente a Napoli, continua la causa agitata contro il Comune di
Cercemaggiore sugli interessi ormai decorsi dal lontano 1741. Nel marzo del 1856 con Sovrano rescritto, il Re attraverso il Ministero dell’Interno comunica l’assenso favorevole alla causa dei Bruno.
*Figure da ricordare
- Giovanni Antonio (Bruni), arciprete di Cercemaggiore negli anni
1713 - 1717. Pensiamo che con questi la famiglia Bruni sia giunta in
paese.
- Marco Antonio, fratello di Michele, sacerdote partecipante della collegiata della chiesa matrice nel 1754.
- Michele, Dottore in legge (V.I.D.), nato nel 1699 (?).
- Gaetano (Don), iglio di Pasquale e Donna Rosa Marrucchelli, nato
a Cercemaggiore nel 1777 e deceduto (?) dopo il 1839. Accusato ingiustamente di idee politiche liberali, fra i beni sequestrati è degna di nota
segnalare la casa degli avi, già Marcucci, posta alla Via Salita alla chiesa
e sede dopo il 1860 della prima Caserma dei RR. Carabinieri.
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Cafardo
Cognome presente a Cercemaggiore dalla ine del XVI secolo nella forma originaria di Cafardo, poi successivamente trasposto in Galardo,
indi in Galardi, il cui toponimo di origine prediale sopravvive tuttora
presso l’omonima contrada.
Nei pagamenti dei censi appartenenti alle Opere Pie di Cercemaggiore
relativi all’anno 1897, troviamo alla voce Casa Galardo il pagamento fatto dagli Eredi di Giacomo Galardi cioè D. Francesco e Giovanni Gesualdo
fu Michele insieme a Mariacarmine, Celeste e Concetta D’Aversa fu Michele, Gialfai.
Calandrella
Calandrella ha un ceppo tra il Lazio e il territorio aquilano ed uno a
Morcone (BN) e a Santa Croce Di Magliano (CB), Calandrelli ha un
ceppo a Marta (VT). Sembra derivare dal termine calandra, che designa
un uccello simile all’allodola.
Questo cognome compare a Cercemaggiore non prima del XVIII secolo nella forma quasi sempre posta al singolare ed originato con un tal
Amodio Calandrella, probabilmente mastro fabbricatore, originario di
Morcone.
Nel catasto Onciario redatto fra il 1741 - 1748 secondo quanto indicato
dal P. Miele, igurano due capifamiglia, e cioè la vedova Maria ed il ferraro Salvatore.
Alla ine del secolo la famiglia si stabilizza socialmente ed economicamente stringendo parentele con la famiglia del notaio Giovanni Giovannelli mentre alcuni discendenti prenderanno con fortuna la via della
carriera ecclesiastica e forense.
Nel 1844 il notaio Don Paolo Calandrella igura tenere diverse terre, in
parte appartenenti a locali Confraternite laicali. Alla “Sterpari del piano
o Padulo della chiesa” ha insieme ad altri, un terreno parte seminatorio
e parte paduloso dell’estensione di 1 tomolo e dato a censo dal SS.mo Sacramento; così come a “San Giovanni o Piscina Sansone” ov’è un terreno
di ben 34 tomoli appartenente al Monte di Pietà e sempre dello stesso
ente, un altro “terreno seminatorio e franoso con massaria a fabbrica dato
a censo” di oltre 5 tomoli in località “Melangia”.
Di questa famiglia non si hanno più notizie dalla seconda metà del XIX
secolo.
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*Figure da ricordare
- Michelangelo, Agostiniano, nato a Cercemaggiore in Diocesi di Benevento, il 20 Febbraio del 1731; ascese al sacerdozio nel 1753. Consacrato
Vescovo di Acerno il 9 Aprile 1792 dal Cardinale De Zelada, vi tenne un
Sinodo nel 1793 apportando vari miglioramenti nella Diocesi.
Morì il 18 Agosto del 1797 in concetto di santità (come accenna il Pierro che riporta erroneamente la data 1804) e tumulato nella chiesa di S.
Pietro a Montecorvino Rovella (SA) .
- Paolo (Don), canonico e dottore in legge, notaio attivo a Cercemaggiore alla ine del XVIII secolo.
- Vincenzo Tommaso (Don), nato nel 1759 notaio “iglio nipote” di Paolo.
Capobianco
Nel 1576 abbiamo menzione di un Vincentio Capobianco. Un Angelo
Capobianco (che è detto illetterato) è presente in un atto del 1581 insieme ad altre personalità fra cui il Giudice Regio Antonio Basile, il rev.
Tiberio Ricciardella ed i fratelli Donato ed Antonio Mastropietro igli di
Giovanni. Gli eredi di un Giovanni Andrea sono ricordati nel 1586 fra i
coninanti di un terreno del Rev. Nicola di Giovanni Di Pietro posto alla
Selva di Donno Ianni. Nel 1623 trovo il testamento di Victoria Capoblanca iglia di Antonio e moglie di Giovanni Vincenzo Giovannelli con il
quale aveva una iglia detta Sabetta. Questa famiglia nel 1686 era ormai
estinta dal paese, mentre rimaneva il ricordo di una cappella eretta dalla
stessa nella chiesa madre sotto l’organo. Nel tempo si è invece perpetuato l’uso del cognome diventato anche un contronome.
Caruso
Dal dialetto siciliano carusu: “bambino”, “fanciullo”, “ragazzo”, ma anche
“garzone”.
Caruso è parallelo a Toso: un contraltare rilesso Sud-Nord.
Dall’originario *Caruso: Carosone, Caruselli, Carusi, Carusio ecc.
Panitaliano per immigrazione dal Sud, dove è concentrato e tipico, specie in Sicilia, Calabria e Campania.
Un Luigi Caruso di Gildone ma abitante a Cerce è presente nelle rivendicazioni fatte ad alcuni cercesi contro il Marchese Doria nel 1719.
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Cerrone
È noto nella prima metà del XIX secolo un tal Filippo, medico. In una
lettera del dicembre 1845 indirizzata all’Intendente di Molise, troviamo
un’ampia relazione sui casi di Tifo petecchiale avvenuti in quei giorni
nel paese e irmata da Professori sanitari Francesco Gesualdo e Filippo
Cerrone.
*Figure da ricordare
- Rafaele, Sindaco negli anni 1874 - 1876.
lo (1835), Leopoldo (1837) e Carlotta Maria Cristina (1839), il primo
notaio ed il secondo Procuratore Legale. Mentre gli altri Chiafarelli si
estinguono, da Leopoldo (Junior) iglio del predetto, morto nello stesso
anno della sua nascita, un ramo continua a Milano ove lo stesso si trasferisce agli inizi del XX secolo. Qui i Chiafarelli sono ormai presenti
da almeno tre generazioni. Degli altri rami della stessa famiglia abbiamo
un Federico Erminio Chiafarelli fu Costanzo che conosciamo per altre
vie come sarto e sposato con Carmela Di Stefano, appare nel 1876 fra gli
assegnatari di terre dell’ex bosco civico di Selvapiana. Successivamente
troviamo la iglia di questi, tal Chiafarelli Anna Maria Clorinda (nata
1848 deceduta nel 1932) vedova di Rosa Domenico abitante in corso
Garibaldi.
L’ultimo discendente Chiafarelli noto per vie femminili del ramo dei
sartori è Antonietta (coniugata Testa), nata il 13.04.1894 e deceduta il
19.05.1965. Tale cognome seppure ormai estinto nel paese, rimane nel
ricordo di un contronome ancora in uso.
Chiafarelli
Cognome originario di Sicignano degli Alburni (SA) presente a Cercemaggiore dal 1713. Difatti un importante documento da noi recentemente rinvenuto attesta l’arrivo a Cerce del capostipite di questa famiglia cercese, tale Domenico Chiafarella che nell’agosto dello stesso
anno, alla presenza della madre Gianna Barricella e dei futuri suoceri
Giuseppe Testa e Maddalena Leone, stipula un contratto di matrimonio
per la di loro iglia , Laura Testa. È scritto infatti Magdalena Leone, et
Joseph Testa D(ict)e T(er)re coniugs … et Dominicus Chiafarello, et Ianna Varicella mater, et ilius Terre Sicignani ad p(rese)n(t)j cun domu, et
famiglia in d(ett)a T(er)ra Cercie Maioris. Nei capitoli e convenzioni matrimoniali i genitori della sposa cedono alla coppia una casa posta alla
Porta a basso di membri cinque inferiori e superiori quella propria che fu
di Lorenzo Testa sita in d(ett)a Terra di Cerza Maggiore e proprie dove
si dice la Forgia, conf(inant)e Nicola D’Amico, Bartolomeo Di Gregorio,
strada pubblica, et altri ini.
Dall’Onciario redatto negli anni 1741 - 1748 a proposito dei Chiafarelli
(ancora scritto come Chiafarella) P. Miele ci informa che sono presenti
in paese con tre capifamiglia, e cioè il viaticale Giuseppe, il molinaro
Michele e il bracciale Nicola. Da questi le famiglie si ramiicano in almeno due gruppi: l’uno specializzato nell’arte sartoriale e l’altro nel campo
notarile e legale; anzi sembra che dal gruppo dei sarti si sia distaccato
un terzo ramo detto dei “musicanti” da è originato il noto musicista
Clodomiro Chiafarelli ed il di lui iglio Luigi, poi emigrato in Brasile.
Del ramo dei procuratori e legali ricordiamo l’origine da quel Michele molinaro sposato con Caterina Lombardi; dai quali nasce nel 1804
Francesco, futuro notaio a Colle Sannita e Castelpagano (morto nel
1869). Da questi nasceranno rispettivamente Michele Nicola Arcange-
*Figure da ricordare
- Leopoldo. Possidente, procuratore legale, nato a Cercemaggiore il
17.02.1837 e deceduto il 02.08.1869. Figlio del notaio Francesco e di
Donna Didonia Silvia De Paolo (o Di Paolo) della Riccia.
Sposa nel 1860 Maria Bellini iglia dell’architetto Antonio di Campobasso che gli dà cinque igli. La sua vita viene funestata dagli eventi politici
del tempo e dalle congiure locali, difatti fu accusato di essere un manutengolo dei briganti e per avere avuto a servizio la giovane Maria Luisa
Ruscitti e costretto ad un periodo di esilio a Cuneo ove nasce la iglia
Clotilde nel 1866; rientrato a Cerce passa gli ultimi tre anni funestati
da gravi eventi. Muore a soli 32 anni, nello stesso anno del padre ed un
mese prima di vedere l’unico iglio che continuerà la stirpe ed a cui viene dato il nome di Leopoldo Vincenzo Antonio.
- Michele, Sartore nato nel 1832 e Sindaco di Cercemaggiore nel 1873.
Accusato falsamente da avversari politici paesani come l’illustre parente
dell’altro ramo, aidò la sua difesa attraverso il testo a carattere giuridico
scritto dall’Avv. Enrico Isernia che qui ricordiamo, intitolato Per Michele
Chiafarelli sindaco di Cercemaggiore accusato di sottrazione della lista
elettorale amministrativa (S.I, s.n. ma del 1874).
- Eugenio Silvio Luigi, Professore, ilosofo e scrittore, iglio di Michele e
Filomena Chiafarelli (ricamatrice), nato a Cercemaggiore il 05.02.1871.
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Iscritto all’Università degli Studi di Bologna, presso la facoltà di Lettere,
si laurea una prima volta il 26.06.1897 con una tesi in ilosoia discutendo del metodo sperimentale.
Il 25.06.1899 ottiene la seconda laurea discutendo la tesi su I trattati
morali d’Albertano da Brescia. Fra le altre ha scritto lo Studio sui trattati
morali, parte I, edito dalla Tip. Dell’Omnibus Fratelli Arnone, Caltanissetta 1904 nonché La questione sociale e la Libertà morale nell’ordine
giuridico di P. Siciliano; Pro Philosophia ed un proilo su Giovanni Bovio.
È curioso come di questo personaggio sia calato in pochi decenni
l’oblio, tanto che nessuno, neanche fra i lontani parenti, ne conosceva
più l’esistenza.
Ciaccia
Dal latino blæsus e tardo blasius: “bleso”, “balbuziente”, “che parla male”.
O anche “colui che cammina male” (in greco blaisós).
Dall’originario *Biagio abbiamo tantissime varianti fra cui Ciccia e
Ciuccio.
Cognome già illustre in Roma si difonde per l’intero territorio, ma la ripresa medievale ne aumenta la frequenza, anche grazie al culto cristiano
del carismatico San Biagio martire (IV secolo).
Le poche notizie relative a questa famiglia originaria di Jelsi (CB) risalgono alla metà del XIX secolo quando troviamo nota di due stanze
di casa agli Egizi, data in itto dal SS. Sacramento e per interesse di D.
Giuseppe e D. Pasquale Zappone ad Adamo Ciaccia di Pasquale e Teresa
Salvatore, coniugi. Pasquale Ciccia iglio fu Adamo è presente nel 1876
fra gli assegnatari delle terre di Selvapiana.
Nel 1897 questa casa era tenuta in itto pagando la relativa scadenza alle
Opere Pie da un altro iglio di questi, Antonio, nato a Cercemaggiore il
25.04.1861 ed ivi deceduto il 18.12.1935. Un Adamo iglio di Antonio
igura fra i cercesi dispersi nella prima guerra mondiale.
Cianfogna
Nel marzo del 1576 un Donato Cianfogna partecipa quale teste e coninante, insieme ad altri omnibus dicte t(er)re Cercemay(o)ris inliteraty,
all’acquisto fatto di una casa da parte di Virgilia moglie di Teseo Fasano.
Tale famiglia trascritta a volte anche come Cansogna o Cianfogna è presente ancora nel XVIII secolo nell’omonimo toponimo prediale riguardante una località posta ai piedi del paese e detta anche Rua Cortiglione
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o Cammarone, appartenente al SS. Sacramento (fra Carpiteti e la Fonte
di S. Vito).
Coatto
La prima notizia nota è legata ad un Giuseppe Coatto, ferraio, presente a
Cercemaggiore nel 1847. Con questo cognome compaiono poi nel 1876
nella lista degli assegnatari nella divisione dell’ex bosco civico di Selvapiana, un Luigi Coatto di Giuseppe ed un Angelo Coatta fu Giuseppe,
probabilmente fratelli insieme ad un Giuseppe Coatta fu Giacomo.
Coletta
È forse il cognome locale più antico. Si conosce una sola notizia riportata
dal De Santis e datata al 28 agosto del 1468 riguardante un … Colecta
Antonii Andrete Certiæ Majoris, presente fra alcuni teste a favore della
Terra di Ferrazzano contro Mirabello per il tenimento detto Guarana o
Le Valli.
Cocchiarone
Abbiamo una notizia relativa ad un acquisto fatto nel 1670 in cui è la
spesa occorsa di grana 2 “al notaro et giudice per factura dell’istrum(en)
to del territorio comprato da Gerolamo Cocchiarone”. Nel 1714 troviamo
una memoria scritta che ricorda l’acquisto fatto 24 anni prima (quindi
nel 1690) da Antonio Basile per il iglio Giovanbattista di un terreno a
San Basile, seu Pantano dalla Magniica Emilia Cocchiarone.
D’Andrea
Un Domenico D’Andrea risulta vivente a Cerce nel 1719.
D’Arcangelo
Un Benedito de Arcang(e)li è noto fra i literatis Cerce M(ai)oris presenti
in una causa datata al 1584 fra un Vincenzo Zappone Economo della
cappella del SS.mo Corpo di Cristo ed un Giovanni Ciardella di Castel
di Sangro.
Dascenza
Cognome originario di S. Croce del Sannio (?) presente a Cercemaggiore dalla seconda metà del XIX secolo; alcuni membri emigrarono agli
inizi del Novecento nelle Americhe.
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Un Luigi D’ascenzo fu Francesco igura nel 1876 fra gli assegnatari di
terre a Selvapiana.
Davanzo
Dal nome proprio di persona augurale del basso Medioevo: Avanzo.
Dal tardo - latino e volgare abantiare: avanzare, oltrepassare, “sovrabbondare”; in esteso: “un iglio che viene è un guadagno, vantaggio”
(Avanzo). Avanzi è panitaliano, difuso prevalentemente al Nord. Davanzati in Toscana e D’Avanzo in Campania.
Questo cognome compare a Cercemaggiore nel XVI secolo, dapprima
nella forma De Amantuo, D’Avanzo, Davanzo e poi di Davanza.
Il capostipite può essere quel Giovanni De Amantia presente con altri
cercesi in un documento del febbraio 1574. Pochi anni dopo nel 1582
abbiamo nota di un Bartolomeo De Amantuo.
Nella campana grande della chiesa matrice fatta nel 1699 (già rifusa una
prima volta nel 1782) era riportato il nome del Sindaco Notar Domenico
D’Avanzo, un fratello di questi il Rev. D. Leonardo Antonio De Avanza è
anche economo nel 1700 della Venerabile Cappella del SS.mo Corpo di
Cristo. Nel 1713 troviamo citato il regio Giudice Pietro de Avanza mentre alla ine di un protocollo del notaio Carlo è una nota personale, che
trascriviamo, ritenendola interessante perché più d’ogni altro documento ci trasmette un frammento di vita privata, viva, con i suoi problemi
ed angustie; scrive infatti: A N(ostro) s(ignore) Deo et sue SS(antissim)
a Matri Virgine Marie / In questo Protocollo fatto per me Notar Carlo
D’Avanza della terra di Cercia Maggiore voglio descrivere, che in questo
anno 1716 ho faticato fuor del dovere si per fare il p(resen)nte protocollo,
e peraltri pensieri di mia casa, e per altri s(trapazzi) e liti da me esercitata
per le doti della G(randissi)m(a) Samnia Rocca mia amata, e doppo haver
arrivato quasi alla vittoria mi sono stati tagliati li rami da miei fratelli,
avendosi voluto servire da consutre (?) d’altri, e non di me di proprio loro
sangue, e si è cessata desta lite per causa de detti miei fratelli, però mi ho
riservato il processo esistente nelle mie scritture ad futura rei memoriae.
Ricordiamo come la famiglia dei notai originata da un Loreto sposato
con Antonia Rocca (iglia di Mamilio) si sposterà sempre più a Jelsi.
Già il iglio Carlo dal 1700 roga a Jelsi e talvolta a Riccia. Come notaio
di Jelsi appare infatti il nipote Domenicantonio D’Avanza attivo fra gli
anni 1724 - 1741. Dall’Onciario di Cerce redatto negli anni 1741 - 1748
i D’Avanza (come gentilmente ci scrive il P. Miele) sono presenti con
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sei capifamiglia, e cioè il bracciale Domenico, il campiero Gennaro, il
bracciale Giuseppe, la vedova Caterina, il campiero Giovanni Battista e
il campiero Lorenzo.
Di questa famiglia non si hanno più notizie dalla metà del XIX secolo.
*Figure da ricordare
- Domenico, notaio, attivo a Cerce fra il XVII e XVIII secolo, si conoscono gli atti per gli anni 1669 - 1713.
- Carlo, notaio, fratello di Domenico, attivo fra il 1698 e il 1718.
- Pietro, Giudice, fratello con Filippo, attivo a Cerce nel XVIII secolo.
De Giorgio
Cognome presente a Cercemaggiore dalla metà del XVI secolo. Nel
1576 troviamo la menzione di un Nicolao De Giorgio. Un discendente
di questi tal Domenico De Giorgio igura fra i testimoni cercesi in un
atto dell’8 luglio del 1713 fatto fra i fratelli Giovanni e Francesco Iuliano
e D. Giuseppe di Carlo.
Dopo la metà del XVIII secolo non abbiamo più notizie.
De Petro
Dal latino (per via greca e aramaica) petra: “pietra”, “roccia” e per analogia, in esteso “forte nella fede come una roccia”.
Petrus è “Pietro” e nel tardo latino Petro: Petrone che è una delle forme
alterate più frequesnti di Pietro e vale “gran Pietro” (accrescitivo dello spagnoleggiante Perro e a sua volta sincope dello spagnolo Pierro;
mentre Perez è patronimico mutuato dalla Spagna dov’è proprio: “iglio
di Pietro”). Dagli originari *Petra - *Petro - *Pietro - *Pierro, una miriade di altre forme: Depero, Di Pietro, Pedrazzi ecc. Matrice religiosa,
sostegno agiologico sin dal Medioevo cristiano (oltre centotrenta santi
di ogni epoca) grazie soprattutto al carisma di San Pietro apostolo protomartire (I secolo).
Cognome presente a Cercemaggiore in epoca molto antica già con un
Giovanni ed un Barano di Pietro presenti nel feudo di Caselvatica all’epoca della compilazione dello Scadenzario Federiciano (XIII sec.). In
un documento del marzo del 1575 troviamo presente un Nicola de Joe
De Petro forse lo stesso Donno Nicola de Jo(vann)e De Petro che l’anno
seguente è in procinto di vendere una propria casa alla contrata della
Porta di mezo.
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De Virgilio
Un Carolo de Virgilio igura fra i teste in un atto del 23 luglio del 1713.
Di Cecco
Il cognome è originario di Fara S. Martino (CH); Levino Di Cecco arriva a Cercemaggiore nella seconda metà dell’Ottocento grazie al suo
mestiere ambulante: fa difatti lo “scardassiere”, cioè il cardatore. Sposa
Mariantonia Giovanna Gatti, la coppia ha cinque igli. Si trasferiscono
negli Stati Uniti. Il quarto dei loro igli, Mario Guerino Domenico, in
America semplicemente Mario, è stato un famoso e acclamato musicista.
*Figure da ricordare
- Mario Guarino Domenico (Cercemaggiore, 23.11.1896 - Waterbury
(U.S.A.), 25.02.1970), violinista di successo con un’importante e longeva
carriera quale insegnante di musica e direttore; fondatore dell’orchestra
civica di Waterbury (05.05.1938), nota dal 1956 come Waterbury Simphony Orchestra.
Di Lorenzo
Cognome di origine campana presente a Cercemaggiore nella prima
metà del XIX secolo.
Di Gregorio
Degregori è molto raro e sembrerebbe trentino; De Gregori oltre al ceppo veneto tra veronese e novarese, uno nel genovese ed uno in provincia
di Roma; Degregoriis è unico e, come De Gregoris, estremamente raro,
è probabilmente dovuto ad errori di trascrizione di De Gregoriis, che
sembra essere tipicamente abruzzese del teramano di Nereto e di Teramo; Di Gregori, assolutamente rarissimo è laziale; Di Gregori, praticamente unico, è un errore di trascrizione del precedente; derivano dal
nome medioevale Gregorius, ricordiamo ad esempio il Papa Gregorius
Magnus nato nel 540, che resse il seggio di Pietro dal 509 al 604.
Cognome originario di S. Croce del Sannio (BN), ma presente sporadicamente a Cercemaggiore dal XVII secolo.
Un Bartolomeo Di Gregorio compare nel 1713 insieme a Giovanni Pretaroia nella riconsegna al Marchese Doria del molino della Rocca dato
loro in gestione. Nello stesso anno lo stesso Bartolomeo igura abitare
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alla Porta a Basso nei pressi della Forgia e coninante con D’Amico e
Domenico Chiafarello. Alcune famiglie emigrarono agi inizi del XX secolo. Per il Novecento ricordiamo un’Andreina Di Gregorio (coniugata
D’Orazio) residente a Chieti, iglia di Libera di Gregorio.
Donato
Da nome proprio di persona (antroponimo) e santo (agionimo).
Dal latino donatus: “dato” o “donato” [da Dio un iglio tanto atteso]. Un
“dono” divino, quindi. Donato (contratto in “dato”) è participio passato
del verbo donare (a sua volta contratto in “dato”) è participio passato del
verbo donare (a sua volta contratto in dare).
Dall’originario *Donato: De Donato, Di Donato, Dona, Donadei ecc.
Cognome presente a Cercemaggiore dal XVI secolo nella forma Donato
e Donati (o delli=. Un Giuseppe Nicola De Donato sposato con Isabella
Pretaroia appare nel testamento della moglie redatto in data 4 dicembre
del 1730.
Egizio
Cognome presente a Cercemaggiore almeno dal XVI secolo e noto nella toponomastica locale con la rua o via degli Egizi (fra le odierne Via
Belvedere e via Re d’Italia o Salita alla Chiesa) ad indicare il luogo o
vicinato ove abitavano diversi membri di questa famiglia. Di questi il
personaggio più noto è il notaio Don Cesare Egizio, di cui si conservano i protocolli notarili, purtroppo incompleti, cioè solo quelli relativi
agli anni 1569 - 1578, mentre doveva essere già attivo da alcuni anni
nello stilare atti pubblici, testamenti, denunce. Il Pierro ricorda infatti
il notaio Egizio quale estensore di un istrumento redatto nel 1567 (oggi
perduto) a favore dei monaci del Convento di S. Maria della Libera per
i feudi di S. Marco e Quartarella. In un documento del 1613 il notaio,
ormai scomparso, è ricordato in una deinizione dei conini al “loco detto lo Pesco Morello” per un terreno deinito degli “Heredi de nt.e Cesare
Egittio”. Pochi anni dopo un Carlo Egittio risulta aittuario di un terreno o peczo de territorio lavorativo in loco detto li Valli, di proprietà dello
Spedale o Monte di Pietà.
Di questa famiglia non si hanno più tracce dopo il XVII secolo.
*Figure da ricordare
- Cesare (Don), notaio, attivo a Cercemaggiore fra il XVI e XVII secolo.
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Fasano
Cognome presente a Cerce con l’arrivo di un Teseo Fasano di Solopaca (BN) ed oggi presente nella toponomastica prediale, con la contrada
detta Fasani (ovvero dei Fasano).
La prima data per ora nota della sua presenza a Cercemaggiore risale
ad un atto ove compare in veste di testimone datato al 10 febbraio del
1576; qui insieme all’élite dell’epoca igura, a irma, come M(agnii)co
U(triusque) I(uris) D(octor) Teseo Fasano, de Solopaca, Dottore dell’una
e dell’altra Legge (di Diritto Canonico e Civile).
Dobbiamo ad una fortuita coincidenza la scoperta del suo testamento,
redatto alla presenza del governatore della Terra di Cercemaggiore, tal
Nicola De Amato di Campagna (SA), il 20 luglio del 1586, che fa maggiore luce su questa famiglia.
Il M(agistr)i Tesey Fasani de Solopaca vi compare come possessore per
una serie di beni, fra paduli, vigne ed arborati per l’estensione complessiva di oltre 311 tomoli dell’epoca (attuali mq 2. 802,069), divisi fra le località di la Selva di Donno, Lo Peragno Grosso, Pesco Panno, Pesco Nolfo,
Selva di Donno Ianni, Le Brocche, Costa Caloscia, Li Pescarelli, Macchie
seu Palombara, La Piana de Mayo, Lacinolfo, Fontana Varrella, Padulo
Vecchio e nel vicino paese di Mirabello Sannitico.
Nel lascito sono anche menzionati i igli Rinaldo, Ercole, Ludovico, Muzio, Giovangirolamo e Giovanbattista ai quali vanno anche 11 buoi, 50
vacche nonché alcune case nel paese. La prima consistente in più membri (stanze) presso la Piazza della Catena, la seconda alla Porta di Mezzo
ed una terza provvista di orto posta alla via dell’Hortara fore le mura
di detta Terra. Inine, lo stesso Teseo lascia 100 Ducati a ciascuna delle
sorelle Palma, Giustiniana et Costanza.
Pochi decenni dopo, alcuni igli intentarono una causa contro il Clero
e l’arciprete locale, difatti troviamo l’esistenza di un processuolo (allora
conservato nell’Archivio della Curia di Benevento) Pro Rinaldo, et aliis
de Fasano contra Clerum, et Archipresbiterum, datato al 5 febbraio del
1609 e fatto dai igli legittimi del Dottore Teseo Fasano, Rinaldo, Ludovico, Girolamo e Giandomenico per la reintegra nel possesso di una
cappella nella chiesa arcipretale, demolita nel 1600 per far posto al nuovo campanile sotto la cura dell’arciprete Marcucci.
Riguardo alle attività della famiglia legate alla transumanza ed al commercio della lana risulta invece che nel 1610 Rinaldo Fasano teneva una
causa contro i probabili conduttori di greggi Giovanni Battista Perrella
di Bojano e Donato Palmiero di Frosolone per un omesso pagamento
della ida alla Regia Corte di Foggia. Negli stessi anni un Paolo Fasano
e fratelli ha invece diverse vacche date alla Socita (in contratto di allevamento o soccida - società) con il Pio Spedale di Cercemaggiore.
Alla metà del Seicento troviamo invece il testamento di Hortensias Fasano, moglie del succitato Rinaldo, la quale in data 24 settembre del 1651
alla presenza del notaio cercese Bernardino Rocca, lascia nella propria
casa in platea vulg(o) noncupata La Piazzetta di Marchetto Testa iusta
suis ines, le seguenti disposizioni: …comanda la d(ett)a Hortentia il suo
cadavero sia deppellito nella matrice chiesa di q(ue)sta terra, et proprio
nel pa(vimen)to, avanti la capp(el)a delli Fasani… disponendo inoltre
per le sue esequie un oicio di 3 notturni, messa cantata, nonché tre libbre di cera (candele) spettanti ai Reverendi sacerdoti ed altro da pagarsi
dai suoi eredi.
Al Venerabile Ospedale dona inoltre … certe sue robbe stabili (proprietà
rustiche-fondiarie) legandole per iscritto con altro documento scritto
presso Notar Cesare De Crescenzo di Gildone. L’anno seguente nel testamento di un Antonio Ricciardi è ricordata invece la vicina casa ivi
platea nuncupata La Piazza que Domy erat P. Dom(eni)ci Fasano. Di
Domenico Fasano è conservata la memoria per i pagamenti delle messe
e ricorrenze di morte della moglie Eufemia Panaggio al 17 febbraio di
ogni anno.
Risulta infatti che “Il M(a)g(niico) Dom(eni)co Fasano paga(va) annui
al d(ett)o Cap(it)tolo Car(li)ni dieci, per (l’)anniv(ersari) cò messa ca(n)
tata di reg. p(er) la M(a)g(niica)Eufemia Panaggio sua moglie, le robbe
del sud(detto) m(a)g(nifgico) Dom(eni)co sono state vendute dall’Ospedale, da chi si pretende la sodis(fazio)ne di d(etti) anniversari, e no(n) è stato
detto dall’anno 1657 in qua p(er) non esserci la mercede”. Si noti come
la peste degli anni 1656/57 colpì anche questa famiglia ed alcuni suoi
appartenenti, tanto che l’unica menzione (peraltro riportata dal Pierro)
per gli anni seguenti è quella tratta dall’elenco dei nobili viventi presenti
nei fuochi (famiglie) di Cercemaggiore ed esenti da tassazioni di sorta.
Lo studioso trascrive infatti dal folio 31 al n. 249 per l’anno 1658 un tal
Giovanni Fasano, di anni 47, (il quale) vive civilmente con star servendo
l’Ill.mo Signore in Napoli.
Segno della progressiva estinzione della famiglia già nella seconda metà
del XVII secolo è dato anche dall’altare dei Fasani medesimi, originariamente dedicato a Sant’Antonio Abate, S. Gennaro e S. Bernardino, il
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quale, ricostruito a poca distanza di quello primitivo voluto da Teseo,
venne in parte rifatto con la sostituzione della vecchia statua lignea indorata di S. Antonio con un nuovo paliotto dipinto per cura dell’arciprete Giovanni Testa nel 1686.
Il Pierro a riguardo scrive che era patronato della famiglia Fasano congiunta con Tucci, e passata coll’istesso dritto, posteriormente alle famiglie delle cinque sorelle Tucci. Nel 1703 risulta comunque ancora attivo
a seguito dei lasciti l’obbligo da parte del clero locale per le messe perpetue in altari ad libitum ed esattamente, undici piane ogni anno per Teseo
Fasano e una piana ogni anno per Ottavio Fasano. Pochi anni dopo nel
1707 l’altare nella chiesa matrice viene riconsacrato nella forma odierna
e intitolato alla Vergine SS. di Loreto, S. Antonio Abate e S. Domenico per interesse del notaio Francesco Biagio Tucci (di Mirabello?) che
come ricorderanno posteriormente gli eredi in una apposita iscrizione,
sposò in prime nozze una Virginia Fasano.
Il Catasto Onciario del 1742, una vera e propria “radiograia sistematica”
della consistenza delle famiglie cercesi, cassa deinitivamente l’esistenza
ed il ricordo dei Fasano; anzi vede addirittura emergere ai primi posti
fra i “bonatenenti” la nuova igura del Rev.do D. Paolo Tucci arciprete,
once 115 che per metà sono 57, 15, il nipote del notaio e di Virgilia,
l’ultima dei Fasano.
Franco
Un Ang(e)lo Franco è presente in un atto del 1577.
Gatti
Cognome originario di Bagnoli del Trigno (IS) e presente a Cercemaggiore con il negoziante Luigi Gatta (poi Gatti) nato nel 1808 e sposato
con Antonia Testa, di Vincenzo e Marianna Gesualdo il 21.02.1838. Il
30.06.1840 nasce il primo iglio Angelo Maria Vincenzo. Nel settembre
del 1842 la confraternita del SS.mo Corpo di Cristo vende a seguito di
approvazione sovrana una casa di tre membri (stanze) “sotto l’orologio”
a Vincenzo Testa “che ha ceduto lo acquisto alla sua iglia Antonia Testa
autorizzata dal marito Luigi Gatta”. L’acquisto dell’immobile oggi fatiscente viene ratiicato uicialmente nel 1846 con l’autorizzazione della
Reverenda Curia di Benevento e alla presenza dell’arciprete D. Nicola
Vitone.
Nel 1876 fra gli assegnatari delle terre a Selvapiana, troviamo una Rachele Gatti fu Luigi.
Ultimo discendente è Giulio, iglio di Francesco Giuseppe Teseo e di
Rosa Cirelli, insegnante, direttore didattico in pensione residente a Boiano (CB).
Fiorito
Cognome originario di Torrecuso (BN) estinto dalla ine del XVII secolo. Alla ine del XVI secolo troviamo un Giovanni Nunzio medico isico
sposato a Cerce con Diamante Marcucci. Un M(agnii)co Horatio Fiorito
de Torrecuso U.I.D., Dottore dell’una e dell’altra legge compare in molti
atti cercesi della ine del cinquecento.
*Figure da ricordare
- Angelo, segretario comunale e pubblicista, nato a Cercemaggiore il
09.04.1901, residente in via Salita alla Chiesa 26 (oggi via dei Re d’Italia), deceduto a Campobasso il 01.11.1995. Segretario amministrativo
della prima sezione fascista di Cercemaggiore nel 1919, poi uiciale della M.V.S.N. e successivamente presidente della O.N.B., fra i pochi epurati sotto l’amministrazione alleata è stato Segretario Comunale Capo
a Cercemaggiore dal 1952 al 1962, collaborando al contempo a diverse
testate regionali. Ha pubblicato diversi testi a carattere giuridico-amministrativo fra cui: I controlli dello stato sugli enti autarchici, Le attribuzioni ed il funzionamento degli organi istituzionali del comune, La giurisdizione amministrativa, Del rapporto di impiego pubblico, L’assistenza
sociale dello Stato, ecc. Fra gli scritti di narrativa in particolare è il testo
autobiograico Il diario-romanzo di un segretario comunale in ciclostilo
del 1965 ripubblicato a stampa per la Tipolito Matese di Bojano nei primi anni Novanta col titolo I miei ricordi.
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Filippo
Fra le più antiche famiglie cercesi presenti almeno dal XVI secolo. Un
Hettore Filippo testimonia insieme ad altri cercesi quali Angelo Salvatore, Domenico Marcuccio, Giovanni De Mantia nel febbraio del 1574. In
un documento del 1576 è presente un Roberto De Carlo sposato con una
Margarita De Filippo. L’anno seguente troviamo fra i teste di un altro
atto un Franco o Francesco Filippo. Questa famiglia scompare dopo la
ine del secolo.
Gesualdo
Originato dal luogo di provenienza a centro di Gesualdo (BN). Cognome
presente a Cercemaggiore dal XVI secolo ormai prossimo all’estinzione.
Di questa famiglia va distinto un ramo notabile che ebbe varie igure che
ricoprirono incarichi civili, legali e nel campo della didattica. Le prime
notizie risalgono al 1574 con un Iuliante Gesualdo e poi nel 1576 con un
Ang(e)lo Gesualdo e sempre nello stesso anno con un Jo(ann)e Dom(eni)
co Gesualdo. Pochi anni dopo nel 1585 troviamo notizia di una H(o)
n(ora)b(i)le Caterina Marino, vidua (di) Nicolaj Gesualdi.
Un Francesco Gesualdo è economo della Confraternita di S. Maria del
monte nel 1669. Un’Antonia Gesualdo uxoris Oratij Testa nel proprio testamento redatto il 20 aprile 1698 nella propria casa sita vicino la Porta
a bascio, ordina di voler essere seppellita nella chiesa madre e proprio
nella fossa delli Gesualdi.
Nel 1807 igura fra i decurioni un Francesco. Lo stesso è deinito nell’atto di nascita di una iglia nel 1819, Dottore in legge d’anni trentacinque,
ed abitante nella Strada Porta abbassa con la moglie Tommasina Rainone. Nello stesso anno compare anche il fratello più grande D. Giovanni
Gesualdo di professione gentil uomo, avvocato d’anni quaranta sposato
con una Giovanna Zurlo. La casa dei Gesualdo posta nel luogo detto lo
spuorto (italiano supportico) ricostruita nel Settecento su un impianto
precedente, dopo decenni di abbandono è stata recentemente parzialmente abbattuta.
*Figure da ricordare
- Luigi Francesco, insegnante, fu Giovanni e Testa Marianna. Nato a
Cercemaggiore il 17.10.1892, deceduto il 14.02.1956. Sposato con Maddalena De Vita di Pietracatella (CB) il 20 aprile del 1927, iscritto al P.N.F.
dal novembre 1923, riveste la carica di Podestà Delegato dal 20 luglio
1942 ino all’aprile del 1943.
Sulla tomba è scritto “Alla memoria di Luigi Gesualdo tenente combattente della 1 guerra mondiale insegnante pensionato…”.
Giannino
Troviamo questa famiglia menzionata a Cercemaggiore nel 1576 con un
Antonio Giannino deinito inliteratis. Un altro, tal Ang(e)lo Gioannino, è
presente in veste di teste nel Luglio del 1586.
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Giovannelli
Dal nome proprio Giovanni da cui Giovannello e poi Giovannelli.
Dall’ebraico Yohanan: “misericordia di Dio” e “dono di Dio” o anche
“grazia del Signore”.
In Yohanan: Yo abbreviato Yaho a sua volta abbreviato di Yahaweh reso
poi in greco Jôánnês e latino Johannes o Ioannes; e Giannino è diminutivo ulteriore di Giovannino che suona, sempre in latino cristiano,
Johannulus o Ioannulus.
Di medio alto rango (con le varianti), Giovanni - Giannini sono panitaliani. Ianni, con De Giovanni e Di Giovanni, prevale al Sud.
Sostenuto sin dal Medioevo cristiano dal culto di circa duecentocinquanta santi omonimi dal Martirologio romano ruotanti sul Battista e
sull’Evangelista.
Questa famiglia, fra le notabili del paese, era presente a Cercemaggiore
dai primi decenni del XV secolo. Nel 1577 fa la sua comparsa in un
atto un tal Ang(e)lo Ioannello mentre una Berardinelle Massarie compare
quale vidua di Donati Ioannelli. Un atto del giugno del 1713 ci informa sulle proprietà di una Giulia Testa moglie di Libero Giovanniello,
la quale asserisce di avere in proprietà con la sorella Caterina, una casa
di un membro nel luogo detto Lo Casale e diverse terre alla Canale e
S. Vito, alli Soglioni. Da un documento del gennaio del 1718 troviamo
notizia che lo stesso Libero è in carica quale Sindaco della locale Università, è scritto infatti Liberi Giovanniello Sindici, nec non Joannis Felice,
Joannis Fontana, Philippi Cervello, et Josephi Jzzo electorum Universitatis.
Lo stesso personaggio è poi in de Santis che ricorda fra i bonatenenti cittadini della Terra di Cerce Maggiore presenti in Ferrazzano nel 1740 anche un Libero di Giovanniello nello luogo appellato il Vallone Domenico…
(il quale) possiede una vigna di circa tentali otto, co’ massaria, canneto, e
porzione di territorio.
Questa famiglia ebbe diversi prelati nonché il notaio Giovanni Giovannelli. Ricordiamo inine qui non senza una nota di rammarico l’antica
casa palazziata (detta anche la casa dei previti) posta alla Porta di mezzo o dell’Orologio (sulla sommità dell’attuale Piazzetta Roma) una delle
più belle per gusto e sviluppo architettonico del vecchio centro storico,
provvista di cappella privata e fondata nel Cinquecento con successivi
ampliamenti su un tratto delle vecchie mura, abbattuta dopo anni di
abbandono nel 1996.
Di questa famiglia, le ultime discendenti femminili note con tale cogno-
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me, sono una Mariantonia, nata a Cercemaggiore il 13.06.1882 ed ivi
deceduta il 21.02.1967 e Caterina fu Rafaele a Fonte la Noce 56 nata il
17.01.1873 e deceduta il 10.04.1967.
*Figure da ricordare
- Giovanni, notaio attivo fra il XVIII e XIX secolo.
- Nicola, sacerdote partecipante, Cercemaggiore 1822 - 1872. Nella
chiesa madre sotto l’organo è la seguente iscrizione funebre: D.O.M. / le
mortali spoglie / qui riposano in pace / del sacerdote / Nicola Giovannelli
/ di Cercemaggiore / il quale / con la parola che è vita / e con l’esempio che
ediica / caldeggiò / teologo ed oratore / gli alti veri della cattolica chiesa /
nel 7 agosto 1872 / quando toccava appena / l’anno 50° / inopinatamente
da morte colpito / volò / al premio immortale in Cristo Dio / questo monumento / il germano Loreto ed il nipote Tobia / a ricordo di tanto parente
/ lacrimando posero. Una seconda lastra ricorda esumato addì 8 luglio
1885.
- Loreto, sacerdote partecipante, fratello di D. Nicola, deputato per le
opere pubbliche del Comune nel 1854 ed Economo Curato negli anni
1862 - 1868.
- Domenico, sacerdote partecipante, Economo Curato negli anni 1898
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Iadanza/Jadanza
Secondo il Paolucci, tale cognome difuso in Molise soprattutto a Termoli, deriva dall’area beneventana, principalmente dai comuni di Pietrelcina, Campoli del Monte Taburno, Montesarchio, Campolattaro e
Pesco Sannita. Di diicile interpretazione etimologica, dovrebbe derivare dalla fusione del raforzativo prostetico Ia- con il secondo termine
Danza, derivato con ogni probabilità dall’aferesi del personale femminile Abbondanza.
Iafanti/Jafanti
Secondo il Paolucci, questo cognome molisano, registrato attualmente a
Campobasso, Gildone e Campodipietra, presente anticamente anche nel
beneventano dove oggi risulta estinto, deriva dall’originario cognome
Frante/Fanti completato con il preisso tipicamente sannita e molisano
Ia-, divenuto Ja- verso la prima metà dell’Ottocento.
Fanti dovrebbe derivare dal nome medioevale Fante, a sua volta deri-
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vato dal termine latino infans, con il signiicato di ragazzo o dall’aferesi
di nomi come Bofante, mentre più ipotesi etimologiche possono essere
formulate circa il raforzativo prostetico -Ia.
Potrebbe infatti trattarsi, in prima analisi, dell’espressione di un patronimico, intendendo quindi il ceppo familiare come discendente dal capostipite “Ianni” (Giovanni), in forma abbreviata appunto Ia:; poiché
in passato per abbreviare si adoperava la doppia punteggiatura e non
un solo punto come si usa fare oggi: citando ad esempio, un tale “Pietro
di Ia: Fanti”, cioè iglio di Ianni Fanti, poteva essere poi trascritto nei
registri dello Stato delle Anime o nei Libri Baptizatorum come Pietro di
IaFanti o Pietro Iafanti. Una seconda ipotesi consisterebbe nell’identiicazione del raforzativo -Ia come semplice prostesi, intendendo con
questo termine lo sviluppo, all’inizio di un cognome, di un elemento
- per lo più vocalico - non etimologico; verrebbe però in tal caso da
interrogarsi sul perché dell’uso costante nei secoli scorsi, in un’area geograica così circoscritta fra Molise, Sannio e Capitanata, sempre dello stesso raforzativo prostetico Ia- e non di altri suissi vocalici (altri
esempi sono: Ia-Zeolla, Ia-Marino, Ia-Pozzuto, Ia-Pezzuto, Ia-Grosso,
Ia-Muccio, Ia-Palucci, Ia-Cocca, Ia-Pinto, Ia-Maso, Ia-Marco, Ia-Frate,
Ia-Danza ecc.). Da non scartare è anche l’interpretazione etimologica
che tende a considerare Ia- come il risultato di un antico termine dialettale ormai caduto in disuso, ma che in passato doveva probabilmente indicare l’appartenenza ad un gruppo familiare. A Cercemaggiore vi
compare una famiglia originaria di Gildone (CB). Donna Irene Jafanti
di Angelo e Carolina Franchi, sposata con D. Michele Salerno.
Lembo
Cognome originario di Torrecuso (BN) presente a Cercemaggiore dalla
metà del XVII secolo. Un Cesare Lembo, marito di Caterina Fasano, è
attestato più volte; prima in un atto del maggio 1574, poi nel marzo del
1576 fra gli uomini cercesi letterati (Cesare Lembo de Torrecuso literato) ed inine nel luglio del 1586.
Leone
Dal greco léon e latino leo: leone, per analogia, in tutt’esteso: “uomini o
stirpe dalle doti proprie del leone”.
Leone, dal radicale sans. lu-lau e ru-rau: gridare, ruggire; lavant: il ruggente e quindi lavan: leone. Poi passato nel germanico o antico alto te-
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desco lewo e tedesco moderno löwe.
Dall’originario *Leone: De Leo, Di Leo, Leo ecc.
Difuso sin dall’età romana anche come nome proprio (il leone era simbolo di San Marco evangelista), si espande sin dal Medioevo cristiano
anche grazie al culto di numerosi santi omonimi (vissuti fra i secolo IV
e XVIII) e fra tutti papa Leone I Magno (V secolo [+ 461]).
Loeb è cognome israelitico [Israèli] degli Ebrei profughi dell’Alsazia
(dove Löeb è il tedesco Löwe: Leone). A Cercemaggiore questa famiglia compare dal XVI secolo. La prima notizia nota è di un certo Nardo
(Bernardo) presente in un atto del 1576 insieme a quella di un Francesco Leone. Un Liberato Leone è presente agli inizi del Seicento nelle rivele di alcune terre che teneva per conto dell’Ospedale in località
detto li Valli. Il Pierro ricorda ai suoi tempi dell’esistenza all’interno di
S. Maria della Libera pressi l’allora cappella dell’Addolorata (l’ultima di
sinistra) della sepoltura con l’iscrizione Domenico Leone a.d. 1626. Da
un manoscritto del 1719 sappiamo che questa cappella appartenuta a
Donato Cirello, passò nel novembre del 1622 al detto Domenico il quale
vi fece eseguire nel 1623 un trittico; vi si leggeva: “Ad Honorem Dei, B.
V. M. Annunciatæ ac Beatorum Petri M. ac Vincentii Ferrerii Confessoris,
Domenicus Leone, Terrae Quercus Maioris hoc opus ieri fecit”. Nel 1713
troviamo una Maddalena sposata con Giuseppe Testa e suocera di Domenico Chiafarello.
Linfante
Cognome attestato a Cerce con l’arrivo nel 1890 di Alfonso, scalpellino
proveniente da S. Lupo (BN) impegnato nei lavori di costruzione del
nuovo cimitero comunale.
Lupo
Cognome originario di Castelpagano (BN). Un Donato Lupo è ricordato nel 1576. Nel giugno del 1577 troviamo un Marino Lupo, parente
stretto del precedente mentre una Roberta de Antino Lupo è presente
nel 1621. Altra famiglia sempre di Castelpagano si è trapiantata a Cercemaggiore nella prima metà del XX secolo con Alfredo. Presso la sua
abitazione in via Roma, la strada principale del paese efettua una netta
svolta che nella fonetica comune è detta “la curva del Lupo”.
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*Figure da ricordare
- Alfredo, tinaio ed artigiano, intagliatore del legno, da Castelpagano
(BN) il 05.08.1937, nato a Castelpagano il 02.06.1912.
Mancini
Cognome originario da San Giovanni in Galdo (CB). Dal latino mancus:
“debole”, “imperfetto” poi il signiicato si apre a “mano sinistra”; perciò,
in esteso, si dirà “colui che adopera di più e meglio della destra la mano
sinistra”. In traslato, verrà sia “abile” sia “difettoso” (Magagna).
Penitaliano, più o meno equamente distribuito per l’Italia; Mancini domina al Centro-Nord soprattutto in Toscana; Mancino-Mancina al Sud.
Si attesta e difonde come soprannome a partire dai secoli XI-XII.
A Cercemaggiore tale cognome appare già dal XVI secolo nella variante
originaria di Mancino.
Da una causa agitata presso la Regia Camera di Napoli conosciamo
che un Ottavio Mancini “nell’ultimo suo testamento de’7. di settembre
del 1620 fece un legato di suc. 100 alla Cappella del Carmine sita nella
Chiesa di S. Maria della Libera col peso di alcune annue Messe, ed Oizio
per sufragio di esso Ottavio”. La vedova di questi tal Cassandra Riglione in qualità di madre e tutrice di Giulia e Diana Mancini appare in
un successivo istrumento redatto dal notaio Marchetto Testa nel marzo
del 1623; con atto del 24 giugno 1713 un Sebastianus Mancino T(er)re
Sancti Joannis in Gallo, ad p(rese)n(ti)s in hac terra Cercie Majoris cum
omnibus de sua famiglia chiede di accedere per eniteusi ad un contratto
di 29 anni (censo eniteutico) per un casalino appartenente alla chiesa
madre, all’annuo canone di 15 grana.
Marcucci
Presente in molti paesi fra la Campania ed il Molise anche nella forma
singolare di Marcuccio deriva dal nome del santo omonimo, l’evangelista Marco. A Cercemaggiore la più antica notizia relativa a questa famiglia risale all’anno 1576 in quanto a irma di un importante documento
per il “transaggio (passaggio) dell’unità di Cercia Maggiore con Diomede
Carafa”, fra i vari personaggi compare un “Donizio Iosepho Marcuccio
Av. Chirographo Cercensi V. P.D.”.
Pochi anni dopo, nel 1586, è la volta di un Nardo Marcutio (Bernardo
Marcuccio) testimone in un atto notarile relativo alla consistenza dei
beni di un D. Nicola De Amato, governatore della Terra.
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Fra i personaggi di spicco della famiglia era Giuseppe, forse lo stesso del
documento prima citato, che rivestiva la carica di arciprete e quella non
meno importante di Protonotario Apostolico.
Sotto la sua cura, con i soldi dell’Università venne eretto nell’anno 1600
il campanile della chiesa parrocchiale come inciso nell’iscrizione alla
base dello stesso (nell’ingresso, in alto a sinistra) ove nella parte oggi
abrasa, si riportava che i lavori vennero eseguiti “… Sumptibus curante
Iosepho Marcutio v.i.d. protonotario apostolico et archipresbitero…”.
All’interno della chiesa ancora oggi presso il secondo altare di destra
originariamente dedicato a S. Maria delle Grazie, S. Michele e Gaetano,
è una lapide che ricorda l’originaria erezione sempre nell’anno 1600, sotto il patronato della famiglia Marcucci ad opera dell’arciprete Giuseppe
e del fratello Bartolomeo.
Quasi estinta la famiglia sul inire del secolo, il nuovo erede, il Dottore
isico Don Gaetano Bruno ne restaurò la cappella e vi appose la lapide
ove fra l’altro si legge, appunto, che tale “Sacellum (venne eretto) hoc sub
antiquissimo Marcutiorum familiae patronatu…”.
Degli stesso anni è la notizia della proprietà presso “Lo Vallone dello
contro” di alcuni “beni de Domenico Marcutij” mentre un discendente
di questi, molti anni dopo, nel 1670, un tal Marcantonio Marcucci aveva
una casa coninante con Francesco Ricciardella presso la Porta di Mezzo.
Ancora oggi ai piedi del vallone dei Mulini, sotto Piana Altare sono i
resti ormai ricoperti delle piante ed indicati dalle persone più in là con
gli anni come il Mulino o Fota dei Marcucci.
Un auspicabile esame e studio delle carte conservate nell’archivio storico
parrocchiale potrebbe in futuro, ampliare notevolmente la conoscenza
sui vari membri di questa famiglia e la loro parentela con altre famiglie fra cui quella estinta dei Bruno, che saranno i maggiori possidenti a
Cerce dopo la scomparsa dei Marcucci. Ne diamo a proposito un piccolo quadro economico:
Locatari di Cerce - Capi ovini
1610
Domenico Marcuccio
12.000
Diamante Marcuccio
3.590
Biase Testa
2.740
- 126 -
1620
Domenico Marcuccio
6.680
1627
Domenico Marcuccio
4.500
(eredi di)
Per ora comunque è possibile tracciare solo un primo quadro di alcuni
di questi personaggi, grazie soprattutto ai lasciti ed agli oneri per la messa perpetua legati al Convento dei Padri Domenicani di S. Maria della
Libera ove erano più altari e sepolture private dei medesimi.
Il più antico altare si deve a Francesco Marcucci il quale, per l’erezione
della prima cappella di sinistra nel 1611 commissionò l’anno successivo al pittore Sebastiano Pascale da Capua la pittura per la pala d’altare
raigurante se medesimo orante ai piedi della Madonna del Carmelo, S.
Francesco D’Assisi e S. Caterina da Siena. Alla sua morte sopraggiunta
nel 1629 lasciò 15 ducati per la spesa delle sepolture ed altrettanti per
le messe perpetue divise fra 120 piane e 20 cantate a cura dei padri Domenicani.
La lastra tombale ai piedi della prima cappella di sinistra, una delle poche superstiti ai vari restauri e rifacimenti della chiesa ino al dicembre
del 2007 (quando è stata distrutta insieme ad altre opere) presentava
ben leggibile la seguente iscrizione funebre: “Marmoreum / hoc Franciscus / Marcutius sibi / prop terea stru / xit monumentum”.
Nei primi anni Settanta durante il rifacimento del pavimento, secondo
quanto testimonia il Geom. Sig. Fiorentino Cirelli, la lastra venne momentaneamente rimossa e si appurò della presenza composta dei poveri
resti senza purtroppo documentare in alcun modo tale evento.
A tale periodo si deve il cambio e lo spostamento della pala d’altare dal
luogo originario, all’ultima cappella di sinistra ove è attualmente visibile.
Il ricordo nella tradizione popolare, dell’esistenza di questa famiglia
che aveva come stemma o emblema “parlante”, il leone di S. Marco (da
cui Marcucci) peraltro dipinto sulla parte sommitale della tela è ancora
oggi presente nel volgo che, nelle fattezze del devoto orante, vi riconosce
l’immagine di Santo Marcuccio (San Marco).
Alla stessa cappella era poi legato un testamento Pro Batholomeo Marcutio, ed uno era per “Diamante Marcuccio in alt(are) B(eata) V(ergine)
de Costantinop(oli)”.
Quest’ultima cappella, posta di fronte a quella di Francesco, venne fondata come scrive il Pierro “… dal Dottore Giovanni Nunzio Fiorito, per
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disposizione della sua consorte Diamante Marcucci. Per la compra del
suolo pagò 24 ducati…” ed abbellita da un dipinto della Madonna di
Costantinopoli, opera di Tommaso Guarino di Solofra nel 1691.
Anche i Fiorito rientrano in quel gruppo di famiglie di locati, seppure
minori rispetto ai Marcucci, come risulta anche da un atto del 1605.
Ne dà prova un processo avvenuto in quell’anno contro un “Giovanni
Battista Cusano di Cerce, pecoraio del Dott. Oratio Fiorito” accusato di
furto d’asino a danno del Compassatore Doganale Antonio D’Andria.
Dell’intensa attività mercantile di questa famiglia restano oggi alcuni
fascicoli conservati nell’Archivio di Stato di Foggia fra cui una voluminosa serie di atti per un processo nel 1617 fra una Maria de Rello di
S. Elia, contro le pretese di Domenico Marcucci di Cercemaggiore per
un preteso credito verso il primo marito. Agli inizi del 1700 i Marcucci
uscivano deinitivamente di scena anticipando di poco anche la secolare
transumanza che qui aveva almeno per alcuni portato un breve periodo
di ricchezza per poi scomparire a favore dei nuovi mercati inglesi e delle
lane del Sud America.
*Figure da ricordare
- Giuseppe Adonizio, arciprete e Protonotario Apostolico, restaurò la
chiesa madre, nel 1600 fece erigere l’attuale campanile e dotò la matrice
di un organo (sostituito poi nel 1735 dall’attuale). Difatti “detto organo fu ediicato verso il 1606 dalla Cap(pell)a del S(antissi)mo Corpo di
Cristo, e vi sta l’armi seu impresa di d(ett)a Cap(oell)a; con quella del fu
arciprete D. Giuseppe Marcucci”.
Massaro
Soprannome da nome comune polisenso e mestieri connessi (massa
con masseria) e nome proprio di luogo: Massa (base di toponimi sparsi
e frequenti per l’Italia).
Dal latino massa (greco máza o mágaja): impasto, masso, ammasso aromatico agricolo dell’alto Medioevo: tenuta di campagna, fondo, podere,
da cui: “masseria” e “masserizia”.
Massaro è panitaliano ad alta frequenza al Sud.
Una fra le più antiche famiglie presenti a Cercemaggiore dal XVI secolo
nella forma singolare do Massaro poi trasformato in Massari, derivato
dall’attività lavorativa del capostipite.
Diversi membri ricoprivano più ed importanti cariche civili ed eccle-
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siastiche. Nel 1577 troviamo una Berardinelle Massarie vidue… Donati
Ioannelli. Un Francesco Massare è fra i confrati presenti il 14 agosto del
1626 all’elezione dei nuovi amministratori di S. Maria a monte. Nel 1641
è vivente D. Luca Giuseppe Massaro il quale si irma “arcip(ret)e indegno
di Cerce Magg.(io)re e Rationale delli conti di S(an)ta Maria del monte”. Il
notaio Agostino Massaro compare invece nella stesa di molti documenti
pubblici e privati come quello del 1649, in cui testimonia alla vendita
con sistema della candela, di un terreno a Marco Nardoia.
Tale famiglia si è estinta a Cerce nella prima metà del Novecento con
l’emigrazione di più famiglie disperse fra le Americhe e l’Australia. L’ultimo membro di tale famiglia presente in paese poco prima del secondo
conlitto mondiale sembra essere un Savino Massari (n. il 28.04.1933)
emigrato a Termoli.
*Figure da ricordare
- Luca Giuseppe, (don) arciprete di Cercemaggiore mancante nella lista
del Pierro.
- Agostino, notaio, ha rogato a Cercemaggiore negli anni 1630 - 1653.
- Giovanni Leonardo, Sindaco negli anni1834 - 1841; 1852 - 1857; nel
1856 caldeggiò la riapertura del Convitto dei padri domenicani e nel
1867 ricostruì a proprie spese la IV cappella della chiesa di S. Maria
della Libera dedicata a S. Lucia, S. Agata e S. Apollonia. I Padri Domenicani dell’epoca ne vollero ricordare ai posteri il nome con un’apposita
iscrizione scampata alle recenti distruzioni.
- Vincenzo Maria, unico iglio di Giovanni Leonardo e D. Margherita
Pace, avviato agli studi umanistici e giuridici muore prematuramente
durante il contagio per il morbo asiatico il 4 settembre del 1837. Il padre
ne volle eternare il ricordo ed il dolore nella seguente iscrizione racchiusa co un altarino, frontoncino, colonnine ed angioletto nella quarta
cappella della chiesa della Libera: Hic / iacet / Vincentius Maria Massari
/ Joannis Leonardi tertiae praefecturae patris / oppidi Quercus Majoris /
et Margaritae Pace beneventanae / ilius unicus / humanioribus litteris /
jurisque naturae disciplina eruditus / puris imbutus moribus / christianis
virtutibus clarus / asiatico inesorabile morbo scerbiter raptus / IV kal. septembris / anno reparatae salutis / MDCCCXXXVII. Questo monumento
funebre è stato distrutto con altri, nel dicembre del 2007 e ne resta la
sola lapide, rimossa dal sito originario e rimurata vicino.
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Mastropietro
Mastropietri, assolutamente rarissimo, è laziale, Mastropietro, molto
difuso, è tipico della fascia centromeridionale, Lazio, Abruzzo, Molise,
Campania e Puglia; derivato dal nome Pietro starebbe ad indicare la famiglia di un artigiano di nome Pietro. Cognome presente a Cercemaggiore dal XVI secolo. Le prime notizie su questa famiglia cercese oggi
estinta risalgono al 1581, quando fra le irme latinizzate dei teste troviamo due membri fra gli omnibus T(er)re Cerce Mayoris ed esattamente
tal Donato del Jo Magistri Petrij. Lit(terato) e Antonio de Jo magisteri
Petrij. Inlit(terato). Si tratta evidentemente di due fratelli, igli di un tal
Giovanni Mastropietro. Di una proprietà e di certi “beni de Franc(esco)
M(astro) Pietri” è invece l’indiretta nota, fra i coninanti, di una casa
posta alla porta di mezzo posseduta nel 1670 dai germani Domenico e
Francesco Ricciardella.
Del 15 marzo del 1714 è il testamento di un Nicola Spina di S. Croce fatto in domu hered. G(randissi)m(o) Francisci Mastropietro sua abitazione
sitam in dicta t(er)ra, et loco ubi dic(itu)r sopra la casa dell’Huomo d’armi. Questi aveva sposato la vedova Mastropietro (d. Caterina Venditto)
la quale aveva già avuto Antonio e Berardino.
Una Diana Mastropietro moglie di Giuseppe Silvestro è ricordata per il
proprio testamento redatto nel 1716. Nel catasto conciario redatto fra
il 1741 - 1749 (grazie a quanto segnalato dal P. Michele Miele), risulta
un solo capofamiglia presente, il bracciale Berardino. Nel 1799 è nota la
nascita di una Libera “battezzata in casa di Francesca Rocco levatrice perché stava in pericolo di morte” e per scrupolo viene ribattezzata in chiesa
dall’arciprete il 17 ottobre dello stesso anno a pochi giorni dalla nascita.
Nel registro dei battesimi dell’anno 1800 in data 21 ottobre troviamo
la nascita di una Lucia iglia di Saverio Mastropietro e Liberantonia
Cristofano. Nel 1844 la nota per il pagamento di un terreno “chiusato,
paduloso ed alborato” di oltre 20 tomoli ai Martinelli appartenente alla
Confraternita della SS.ma Annunziata tenuto “dagli eredi di Maria Mastropietro fu p(ri)ma moglio di Saverio Testa inganna-mundo”. Dalla prima metà del XIX secolo non si hanno più notizie di tale famiglia mentre
un omonimo cognome è tuttora presente nella vicina Cercepiccola.
dell’Immacolata con il beato Giovanni Duns Scoto, datato 1519, che si
conservava nella chiesa del convento di Sepino. Attorno al 1725, insieme al nipote ex fratre e aiutante Felice Mastropietro, si trasferisce a Toro
per dipingere gli afreschi del chiostro del convento francescano. Bartolomeo e Felice issano la loro residenza stabile a Toro, dove sposano le
due sorelle Marcucci, Angelantonia e Ippolita, di molti anni più giovani
di loro, rispettivamente di quaranta anni, nel caso di Angelantonia, moglie di Bartolomeo, e di venti anni, nel caso di Ippolita, moglie di Felice.
Bartolomeo, che non lascia igli, muore il 1 settembre 1753 in casa propria ed è seppellito nella Chiesa Arcipretale del Santissimo Salvatore.
Aveva 79 anni: era nato dunque a Cercemaggiore attorno al 1674.
- Felice, di “Cerza Maggiore commorante in Toro”, “iglio delli quondam
Nicola e Laurantonia Iorio”, muore il 3 gennaio 1765 in casa propria ed
è seppellito anch’egli nella Chiesa Arcipretale del Santissimo Salvatore.
Aveva 68 anni: era nato a Cercemaggiore attorno al 1696. A Felice sopravvivono alcune iglie femmine, alla cui morte si estinguono i Mastropietro di Toro.
(*Bartolomeo, Per Gentile concessione dell’Autore. Notizie tratte da:
Giovanni Mascia, Afreschi per il Papa. Arte, fede e storia del chiostro e
nel convento di Toro, Palladino Editore, Campobasso 2008).
*Figure da ricordare
- Bartolomeo, pittore, iglio di Francesco e Lucia Cercelli della “terra
di Cerza”. Nel 1718, realizza una copia in acquarello del famoso dipinto
Morrone
Toponimi e varianti etniche relative, sparsi al Centro-Sud d’Italia (prevalentemente in Campania) che hanno in comune la radice pre-latina
morr o murr: il grugnito del maiale.
Dal latino murex o murix: sasso tagliente, roccia [Murgia]. Ma forse anche murrino antico vaso a forma di muso di porco, assimilato alle diverse asperità morfologiche che caratterizzano i vari toponimi.
Morrae, Morrone difusi ad alta frequenza al Sud [dove Morrione può
denotare, per analogia, persona aspra e poco socievole nei vari dialetti
meridionali, speciico il napoletano, il musone scontroso è detto murrione].
Di questa famiglia, presente a Cercemaggiore dai primi decenni del XIX
secolo, non è attualmente nota la provenienza.
Il primo membro noto è un Michele Antonio (nato nel 1821) forse proprio lo stesso appaltatore Morrone citato in una delibera del decurionato
del novembre del 1854, per aver fatto alcuni lavori sui tre mulini comunali al quale successe il iglio Carmine, nato l’11.05.1871 e deceduto il
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17.08.1954. Un Giuseppe è fra gli assegnatari nel 1876 delle terre derivate dalla quotizzazione del civico bosco di Selvapiana.
Questa famiglia si è estinta in paese negli ultimi anni con Michele Morrone, iglio di Carmine (già socio del Circolo Giovanile nella seconda
metà degli anni Venti), nato il 07.08.1908 e deceduto il 09.01.1998.
Panagio
Cognome originario di Castelpagano (BN) presente a Cercemaggiore
dalla ine del XVI secolo. Il R(everen)do Do(mi)no Cesare Panagio della terra di Castelpagano, ma abitante a Cerce fa la sua comparsa in un
documento cercese del 1578. Nell’agosto del 1716 troviamo un giacinto
Panagio erede e cessionario per conto dell’arciprete D. Giovanni Testa di
un casalino con orto posto sopra la fontanella ed acquistato dal fabbro,
mastro Salvatore Calandrella. Tale famiglia si estingue ai primi del XIX
secolo.
Paoluccio
Dal latino paulus, diminutivo di paucus: “più piccolo” o “più giovane” o
anche dall’avverbio latino paululo e paululum derivano la variante vezzeggiativa dialettale napoletana Paolillo e quella pugliese Paulillo.
Poli è il plurale o patronimico dell’antico *Polo e ambedue varianti diminutive ipocoristiche dell’originario *Paolo; De Paoli, De Polis, Paletti,
Paoletti, Paolucci ecc.
Si attesta sin dal Medioevo cristiano nella forma di Polo, diminutivo
contratto sincopato di Paolo: dalla devozione cristiana per San Paolo
apostolo e per la folta schiera di santi e beati martiri omonimi.
Questo cognome compare a Cercemaggiore nel XVII secolo.
Il 14 agosto del 1626 nella chiesa di S. Maria a Monte alla presenza dei
confrati convocati si eleggono due nuovi amministratori locali e fra
questi troviamo un Agostino Paoluccio et Gio(vanni) Dom(en)ico Sansone. Ma per la successiva morte del primo in luogo di detto Agostino
si è eletto P(resente) nostro Libero Paoluccio p(rede)tto, li detto Agostino.
vanni Ceriello, una casa di sua proprietà, composta da due membra posta proprio in loco ubi dic(itu)r Sotto lo Furno abbasso, se la contrada delli
sporti della ferraria. Un Carlo Perrucci o Perruggio è ancora vivente nel
1799.
Pinciaro
Cognome presente fra il XVI e XVII secolo.
Pincitore
Dal catasto onciario redatto fra il 1741 - 1748 risulta un unico capofamiglia, Rocco, proveniente da Napoli. Questa famiglia imparentata con
i Fontana si estingue alla ine dello stesso secolo tanto che in certi pagamenti di censi di terre troviamo eredi di Tomaso Fontana p.lo fu Rocco
Pincitore.
Piscina
Famiglia presente a Cercemaggiore nel XVI secolo ed estinta alla ine
dello stesso. Con testamento del 1 gennaio del 1577 l’Honorabilis Fabrity
Piscine non avendo discendenza diretta lascia i suoi beni da dividere fra
Giovan’angelo Testa suo nipote iglio de’ Carmosina Piscina sua sorella, et
alla Ciansogna sua cara moglie nonché a Fran(ces)co, et Libero de Bar(tolome)o di Iorio suoi f(rate)lli materni una pezzo di terra di T(omoli) otto
incirca lavorato sito dove se dice Lo Pagliario Piscina…
Perruccio
Un Domenico Perruccio è fra i teste presenti il 6 settembre del 1698 alla
stipula del contratto matrimoniale fra Domenico di Salvatore Zappone
per parte della sorella Diamante e Nicolaus De Perruccio.
Nel novembre del 1716 un Bartolomeo Parruggio permuta con un Gio-
Ricciardi / Ricciardella
Dal nome proprio di persona (antroponimo) e santo (agionimo) Riccardo di tradizione medievale, sostenuto da una ventina di santi omonimi
e una Santa Riccarda (vissuti nei secolo VIII-XVIII).
Dal germanico Rikhart o Rikhard (poi Rikhard da cui il gergale Ricciardo su calco francese e quindi il meridionale Rizzardi): “potente e ardito”
[anche nella fede].
I panitaliani Riccardi e Ricciardi sono più o meno equidistribuiti (più
frequenti in Campania dove prevale lo speciico napoletano Ciardiello).
Cognome presente a Cercemaggiore dalla seconda metà del XVI secolo,
si estingue nei primi anni del XIX secolo, originario di Campodipietra
(CB). Nel 1713 compare un Francisco Ricciardo e un Giovanni Domenico Ricciardo T(er)re Campi de Petra, nipote dell’arciprete cercese Don
Giovanni Testa.
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A proposito della famiglia Ricciardi il P. Miele ci informa che dal catasto
onciario redatto negli anni 1741 - 1748 si rileva la presenza di tre capifamiglia: il campiero Giosafatto (il cui cognome ha la forma Ricciardo e
risulta morto nel secondo rilevamento), la moglie Angelica Testa e cinque igli, tutti sposati; la vedova Dorotea, che vive con il iglio bracciale;
la vedova Isabella, che vive con i due igli. Un D. Cosmo Ricciardi con
suo testamento del 27 ottobre del 1795 istituì un Monte dei Maritaggi
detto di S. Giuseppe, per la fanciulle più povere, col solo onere di una
messa per la festa di S. Giuseppe. Della famiglia Ricciardelli resta invece
memoria fonetica nel toponimo rurale di Croce Ciardella.
Ricciardella
Francesco Ricciardella era l’originario patrono della seconda cappella di
sinistra (o altare dell’Immacolata) presente nella chiesa madre. Lo stesso
personaggio appare insieme al fratello Domenico nel giugno del 1670
per la divisione di una loro casa e per altre proprietà presenti all’interno
del paese.
È scritto che Dominicus, et Franciscus Ricciardella ditte terra frates… pro
comuni abere tenere et possedere infra t(err)a bona stabbilia una casa de
membri nove, sotto, et sopra il Fundico di Santa Maria del monte nonché
un pezzo di terreno alla Porta di mezzo, coninante con la strada pubblica di sopra, Giovanni di Bona e nella parte inferiore con Marcantonio
Marcucci ed i beni di Francesco Mastropietro.
Riglione
Cognome presente a Cercemaggiore dal XVI secolo. Nel 1576 troviamo
Decio che si irma come nobile Detio Riglione R(e)gio ad contracto iudice
T(er)re p(redi)tte. Nel 1586 abbiamo menzione di un Nobile Libero Riglione presente al testamento del Rev. D. Nicola di Giovanni Di Pietro.
Un G.(randissimo) Bartolomeo Riglio(ne) compare in atti precedenti la
sua scomparsa avvenuta nel 1626, fra i conini di S. Maria del monte,
mentre in un altro a irma del notaio Marchetto Testa è detto il “nob(ile)
Bartolomeus Riglione de dicta T(er)ra”.
Questa famiglia come altre notabili, aveva una propria cappella con
sepoltura privata nella chiesa madre oggi corrispondente alla prima
di destra partendo dall’entrata. In un inventario dei primi decenni del
Seicento troviamo scritto di una Cappella de Riglioni, o meglio “eretta
dalla famiglia de Riglioni intitolata a S(an)ta M(ari)a de Costantinopoli”.
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Qui si oiciava una messa per la memoria del “G. M. D(ottore) Fisico
Domenico Riglione” dal 2 maggio del 1629. Da un documento del 1699
ricaviamo la notizia indiretta di una Cornelia, sposata con un Bartolomeo De Maria di originario S. Croce, ma probabilmente già trapiantato
a Cerce.
Tale famiglia si è estinta dopo il XVIII secolo, ma ancora oggi una contrada ne ricorda il nome nell’onomastica prediale.
*Figure da ricordare
- Decio, giudice e regio notaio, vissuto nel XVI secolo.
- Domenico, dottore isico, vissuto fra il XVI e XVII secolo.
Rocca
Cognome presente a Cercemaggiore dalla prima metà del XVII secolo.
Deriva probabilmente dall’errata trascrizione fonetica del cognome locale Rocco con cui convisse per circa tre secoli. In un atto del 1670 è il
ricordo di un casaleno dell’Ill(lustrissimo) S(ignor) Gio(vanni) Berardino
Rocca posto nei pressi della Piazza di sopra.
Un Michele Rocca fu Domenico igura nel 1876 fra gli assegnatari delle terre dell’ex bosco civico di Selvapiana. Molto probabilmente questo
cognome è stato successivamente “corretto” ed adeguato a quello più
difuso di Rocco. L’ultima testimonianza tangibile è la presenza nel vecchio cimitero comunale della sepoltura di una Felicia Rocca (deceduta
il 06.12.1942).
*Figure da ricordare
- Giovan Berardino, notaio, attivo a Cerce nel XVII secolo, sono noti i
protocolli per gli anni 1651 / 1652 - 1658 - 1660.
- Vincenzo, nato in Cercemaggiore il 21 Gennaio 1765 venne ordinato sacerdote il 6 Giugno 1789, laureato in teologia il 21 Febbraio 1818
all’Università di Napoli.
Ricoprì l’Uicio di arciprete dal 1803 al Maggio 1829 quando venne assunto all’Episcopato di Larino. Consacrato a Roma dal Cardinale Pacca
il 27 Maggio 1829 morì nella città di Frentana il 17 marzo 1845 non senza avervi apportato miglioramenti con la costruzione di un seminario
estivo e della Chiesa della Visitazione.
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Romano
Un Benedicto Romano è attestato a Cercemaggiore nel 1713-14 e ancora
nel 1747, un “Francesco Romano, paga al monte Frumentario poliza di
un tomolo”.
Ruscitto
Cognome presente a Cercemaggiore dal XVIII secolo nella forma singolare di Ruscitto poi diventato Ruscitti. Diversi membri di questa famiglia
abitavano nella zona attuale di Porta dei Rocchi e via Porta del Ponte o
Dante Alighieri. Un Francisco Ruscitto appare quale testimone in un atto
del luglio del 1713. Nella stessa località troviamo dimorante nel 1812 un
tal Michele Ruscitto. Un membro ben noto per le sue imprese insieme
alla banda del Caruso è la “brigantessa” Maria Luisa Ruscitti. Tale cognome si è estinto anche a seguito di emigrazioni dai primi decenni del
Novecento, ma ne resta il ricordo in un contronome locale.
*Figure da ricordare
- Maria Luisa, “brigantessa”, nata a Cercemaggiore il 05.05.1844 ed ivi
deceduta il 04.11.1903.
Di Lei scrive il de Blasio che di “bellezza notevole e raccolta, costretta a
soggiacere a Caruso, era stata rapidamente istruita all’uso delle armi e
sotto la guida del Maestro, era diventata nei pochi mesi di permanenza
nella banda, un soldato esemplare”.
Fatta prigioniera a Troia (FG) il 18 agosto del 1863 dopo uno scontro a
fuoco con una colonna di bersaglieri e della Guardia Nazionale in cui
persero la vita 7 briganti, “venne condannata dalla Corte di assise di Trani a scontare una pena di 25 anni, per avere, durante uno scontro a fuoco,
ucciso un uiciale (e) sopportò per tutta la vita la sorveglianza speciale”.
Uscita dal carcere nel 1888, inì i suoi giorni andando a servizio nella
casa del Sig. Luigi Salerno. Si ebbe poi la leggenda alimentata dalla voce
popolare che questa avesse arricchito tale famiglia facendo recuperare
parte dei tesori derivati dai grassaggi e rapine nascosti dalla banda del
Caruso.
Sansone
Dal nome proprio di persona Sansone (antroponimo) di fonte biblica,
sostenuto sin dal Medioevo cristiano (l’eroe eponimo che difese Israele
contro i Filistei è simbolo di lotta e forza sovrumana).
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Dall’ebraico Šimšhon (greco Sam(p)son e latino Samson): “piccolo sole”
ma anche “il forte” [šhamon].
Panitaliani Sansone - Sanzone difusi prevalentemente al Sud.
Cognome presente a Cercemaggiore dalla ine del XVI secolo. In origine
il cognome era Sansone come appare anche nei documenti più antichi.
In un atto del 26 settembre del 1626 troviamo infatti di un “Domenico Sansone al presente Procuratore della Santiss(im)a Mad(onn)a del
monte” insieme ad un certo Pietro D’Arcangelo, il quale di proprio pugno si irma come “Domenico Sansone”. In un atto dell’ottobre del 1627
troviamo che il “mastro Domenico Sansone” risulta ormai decaduto
dalla carica. Lo stesso personaggio ritroviamo poi per un prestito nel
1657 annotato come “Dominico Sanzona” mentre l’ultima notizia nota
risale al 1698 quando un “Domenico Santone” appare per l’ultima volta
nella sua scalata sociale col titolo di sindaco. Di questa famiglia non si
ha più traccia dopo la ine del XVII secolo. Un’omonima famiglia proveniente da Riccia (CB) si insedia a Cerce nella prima metà del Novecento.
Sant’Angelo
Dal greco ággelos [ánghelos o ángelos] e latino angelus: “angelo”.
Da un radicale sans. che vale “andare”, quindi per esteso: “nunzio divino”, “messaggero inviato da Dio” ma anche “colui che fa da intermediario fra cielo e terra”.
Il cognome si attesta e cresce dal Medioevo cristiano in poi; possibile
incrocio con i vari toponimi omonimi sparsi in tutt’Italia.
Compare a Cercemaggiore nel XV secolo proveniente da Gambatesa
(CB). Nel 1576 troviamo la menzione in due diversi atti di un Donno
Geronimo Sant’Angelo e di un Libero Sant’Angelo, mentre nel 1577 è la
volta di un Ang(e)lo Sant’Ang(e)lo di Gam’atesa. Degli inizi del XVII secolo è la rivela su un terreno di Giovanne Sant’Angelo (il quale) rivela
tenere del Ven(era)b(i)le Hosp(eda)le Monte de Pietà di Cerce Magiore,
uno pezo di territ(ori)o lavorativo de T(omol)a sette con dui pedi de… et
dui pedi di cerqua scamollate seù maczuini al loco decto la fontana vallana co(n)ina ed il Doctore Oratio Fiorito, la ruga pub(bli)ca et lli beni del
Hosp(eda)le p(red)etto che teneno li haredi de Rocco Spinarev(e)la il solito
terraggio… et più tene una vigna.
Questa famiglia era imparentata con quella del notaio Iuliano.
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Sciarra
Cognome originario di Vitulano (BN). Presente a Cercemaggiore dal
XVII secolo ed estinto nella prima metà del XIX secolo. Un Elisa sposata
con Rocca Felice nel 1764 è la madre del futuro arciprete e poi Vescovo
di Larino, Vincenzo Rocca. Nel 1807 risulta vivente un tal “Gio(vanni)
Pa(o)lo Sciarra” pagando questi regolarmente alcuni censi redimibili su
alcune terre appartenenti alla Confraternita della SS: Annunziata o S.
Rocco.
Sepino
Nel 1576 un Nardo Sepino è fra gli inliteratis T(e)rre p(redi)tte Cerce
M(aio)ris. Nello stesso anno compare, il 4 di giugno riappare quale Procuratore della Confraternita di S. Maria a monte mentre è intento a stipulare un accordo con il pittore Ambrogio Scattone da Marcianise (CE)
per la realizzazione di due dipinti a olio su tela per la chiesa predetta; è
poi nuovamente presente in altro atto del 1578 come Leonardo Sepino.
Silvestro
Da nome proprio di persona e di santo (ma anche etnico da toponimi).
Dalla fonte primigenia latino Silvia: Silvia e il maschile Silvius: Silvio;
quindi gli altri derivati nomi propri, in auge nel Medioevo come in femminili Selva, Selvaggia, Selvatica; e i maschili Selvaggio, Selvatico e Silvestro ecc.
Di antica tradizione romana si attesta in pieno Medioevo grazie al culto
cristiano di vari Santi: Silvano, Silverio, tanti Silvestro, Silvia, Silvino,
Silvio… vissuti fra il IV e il XIV secolo ma su tutti eccelle San Silvestro I,
papa: convertì l’imperatore Costantino e indisse il Concilio di Nicea nel
325. Dal latino silvester: silvestre ed estensivamente: “persona che nasce
nella selva o proviene dalla selva”.
I fratelli Bartolomeo e Domenico Silvestri compaiono in un atto del 31
novembre del 1782 riguardante la cessione di una loro masseria alla Piana Froglioni, a favore di Pietro Petraglione con debito da pagarsi alla
Confraternita del SS. Nome di Dio, nonché di una Vigna posta a S. Vito
e coninante con Giovanni Silvestro, eredi del mag(nii)co Nicola Testa,
con Michele D’Avanza, eredi di Nicola Silvestro e via vicinale.
guente, appare anche nella forma Stantiano. Questa famiglia era imparentata con i Tucci.
In data 8 febbraio del 1698 vengono stesi i patti o condizioni matrimoniali fra Carmine Stantiano di questa terra di Cerza Maggiore per parte
della iglia Anna Maria e Nicolò Cepullo e alla presenza del G(randissi)
mo Caroli Zappone cive romano vivens.
Tucci
La prima notizia riguarda un Sabatino De Tuccio presente nel 1576 fra
gli uomini cercesi illetterati.
Un ramo notabile di tale famiglia estinto già alla ine del XVIII secolo ha
avuto origine con un Gianfrancesco senior sposato con Antonia d’Avanza e nipote di Virgilia Fasano. Questi ebbe tre igli, Domenico (sacerdote
morto nel 1710), Crescenza andata in sposa a Carmine Stanziano da
cui ebbe un iglio Pietro diventato sacerdote, e Francesco Biagio, notaio. Francesco a sua volta ebbe cinque iglie ed un solo erede, Paolo,
che si avviò presto alla carriera ecclesiastica divenendo poi arciprete
di Cercemaggiore. Le iglie andarono spose rispettivamente Crescenza
Junior con Giovanbattista Rocca (da questi nascerà anche Felice padre
del futuro vescovo di Larino), Vittoria con Biase Zappone, Virginia con
Luigi Fontana, Barbara con Gaetano Zappone e Caterina con D. Filippo
Fontana. L’ultima notizia nota sembra essere quella legata alla presenza
di un Angelo Tucci, contadino (nato nel 1790), vivente nel 1820.
Verrusio
Cognome di ascendenza non nota. Nel febbraio del 1932 nella lista delle
famiglie povere di Cercemaggiore è una Verrusio Angela.
Stanziano
Cognome presente a Cercemaggiore nel XVI secolo ed estinto nel se-
Vicciuso
Cognome originario di Castelpagano (BN) presente a Cercemaggiore
nella seconda metà del XVI secolo.
Nel settembre del 1566 il notaio Giovanni Carlo Iuliano redige il testamento di Donato Vicciuso, troviamo infatti che “ad requi(si)tione de
Donato Vicciuso d(e) Cerce Magior (i) semoandati in sua… io Gio: Carlo Giuliano indefetto di N(otaro) pub(bli)co et con molti alij… Il q(ua)le
Donato habbiamo retracciato in sua casa in letto taccate, sano di mente
et malato di corpo il q(ua)le ha voluto testarsi et farsi testare…”. Questa
famiglia era con le più importanti e notabili del paese, ritroviamo di
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fatti un altro membro vivente nel 1576 che si irma fra i letterati (ovvero
fra quei pochi che sapevano leggere e scrivere) quale Nobile Jo(vann)e
Dom(eni)co Vicciuso e compare nello stesso anno in un altro documento
relativo alla stipula fra Nardo Sepino, procuratore della Confraternita
di S. Maria a monte ed un pittore di Marcianise, per la realizzazione di
due tele.
Nel 1578 è la menizione di un Petro de Ang(e)lo Vicciuso T(er)re Castri
Pagani, mentre un altro Donato è vivente a Cerce nel 1584. Nel luglio
del 1713 un Bartolomeo Vicciuso è fra i teste per un lascito alla chiesa
fatto da un Anna Testa vedova di Vincenzo Zappone.
*Figure da ricordare
- Giovanni Domenico, Giudice Regio, attivo a Cercemaggiore nel XVI
secolo, si irma come Ho(nora)b(ile) Jo(ann)e Dom(eni)co Vicciuso reg(io) ad Iudice dic(te) T(er)re.
Turlino
Cognome di ascendenza non nota. Fra i dispersi della prima guerra
mondiale è presente un Turlino Vincenzo, del 215° Fanterua, morto a
Bosco Faiti.
Zola
Zoli ha un ceppo romagnolo, che si estende anche nel bolognese e nel
iorentino, particolarmente concentrato a Forlì, Ravenna e Faenza (RA),
ed un ceppo nel bresciano a Gardone Val Trompia, Zolo sembra speciico di Bolotana (NU); potrebbero derivare da toponimi come Zola
Predosa (BO) il ceppo emiliano, ma molto più probabilmente derivano
invece da una forma aferetica di una variante dialettale del nome Angelo
(Angiolo, Anzolo, Zolo). Famiglia presente a Cercemaggiore nel XVI
secolo e presto estinta. Nella toponomastica locale è ancora verbalmente
in uso il termine di luogo “Cerro di Zola” per indicare l’odierna zona di
Via Mazzini.
Zurlo
Questa famiglia notabile, compare a Cercemaggiore alla ine del XVIII
secolo e si estingue alla ine del XIX.
Il primo personaggio noto è D. Angelo Zurlo, appartenente ad una famiglia nobile del Regno attestata nei secoli attraverso le sue diverse ra-
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miicazioni sin dal XIII secolo, qui giunto in veste di amministratore dei
beni della locale corte marchesale. L’elevato rango di questa famiglia, che
non ha nulla a che vedere con cognomi omonimi autoctoni, resta ancora
oggi visibile nell’attuale casa comunale, ex casa Zurlo. All’ingresso sulla
chiave di porta vi è la seguente iscrizione in parte abrasa (per damnatio
memoriae); hiec domus / … Angeli / Zurlo / a.d. 1795. All’interno, perduto l’arredo originario, rimane parte della Cappellina originaria in stucco
(piano nobile) e lo stemma della famiglia con corona di conte dipinta
sulla volta della rampa di scale.
*Figure da ricordare
- Alessandro, Cavaliere e possidente, più volte cancelliere comunale e
presente come razionale in quasi tutte le Confraternite cercesi, resse la
carica di Sindaco negli anni 1828 - 1830 e 1843 - 1844.
- Leopoldo, Prefetto del Regno. Nato a Campobasso il 05.12.1875 e deceduto a Roma il 14.11.1959. Figlio di Angelo e Donna Chiara Cannavina, conosciuto a Cerce come “il signorino Zurlo”, è stato a capo della
Censura teatrale durante il Ventennio, ha lasciato scritto un libro sulla
sua lunga attività professionale dal titolo Memorie inutili.
De Iuliis
De Giuli presenta un forte ceppo nel Lazio, uno nel vento occidentale ed
uno nel novarese; De Giulio ha un ceppo barese ed uno nel napoletano
a Saviano e Palma Campania; De Iuli è quasi unico; De Iuliis e De Juliis
sono tipicamente abruzzesi, ma con ceppi signiicativi anche a Roma e
nel Lazio; De Iulio ha un ceppo a Roma ed uno nel napoletano a Castellammare di Stabia, Pompei e Napoli; De Iulis e de Julis sono tipicamente
laziali di Sant’Oreste (RM) e di Roma il primo, solo di Sant’Oreste il secondo; Di Giuli ha un ceppo tra Rimini e il vicino pesarese, uno a Terni
ed uno a Roma; Di Giulio è molto difuso in Abruzzo, Lazio, Campania
e Puglia; Di Iulio ha un ceppo romano, in Abruzzo a Chieti, Pescara, Vicoli (PE), Barrea (AQ) e Francavilla al Mare (CH), ed un ceppo a Maddaloni (CE). Dovrebbero derivare da un capostipite iglio di un Giulio
o Julius nomi derivati dal nomen latino Iulius. Probabilmente si tratta
della stessa famiglia De Iulianis oggi Iuliano.
Valpiano
Giuseppe di Valpiano Carmela nato a Cercemaggiore il 18.03.1916 e de-
- 141 -
ceduto in Russia il 31.04.1943.
Extravagantes
Riportiamo a titolo di curiosità una notizia circa due antichi cognomi
introdotti a Gambatesa (CB) dai Pruzzo nel 1688 e dai Del Buono nel
1789 che, come scrive Mons. Venditti in una sua pregevole monograia,
sarebbero giunti a Cercemaggiore, ma per quante ricerche fatte non abbiamo mai trovato alcuna notizia e di nessuna epoca riguardante questi
due casati a Cercemaggiore. Anzi, tali cognomi non appaiono neppure
nei paesi limitroi, ma sono invece presenti nell’attuale provincia di Isernia, il che fa pensare ad una svista involontaria dell’autore.
De Cercia, De Cerce
L’antico cognome De Cercia poi divenuto anche De Cerce o solo Cerce è
mediamente difuso in Molise specie nella vicina Ferrazzano (CB) e relativo a persone (o gruppi familiari) che immigrarono nei secoli passati
dalla terra natia di Cercemaggiore in altri paesi. Già in un inventario sui
beni burgensatici di Filippo Santangelo del castro di Ferrazzano risalente all’anno 1373 è la menzione in località Planello, dei beni di un Filippi
de Certia (Filippo di Cerce). Oggi tali cognomi sono difusi nel seguente
modo in alcuni comuni della provincia di Campobasso:
De Cerce: Campobasso, Ferrazzano;
Di Cerce: Campobasso, S. Stefano (Campobasso);
Cerce: S. Giuliano di Puglia, S. Croce di Magliano, Montorio nei Frentani, Bonefro.
- 142 -
Soprannomi o “contronomi”
Soprannomi di famiglia, soprannomi individuali
Un capitolo a parte deve poi considerare l’uso dei soprannomi localmente detti contronomi ancora oggi in voga vista l’alta densità di omonimi con tutte le problematiche ad essa legate per il perpetuarsi della
tradizione popolare di riportare ciclicamente il nome dei nonni e poi dei
padri rispettivamente ai nipoti e igli. Nel tempo quindi di sono creati,
al pari dei cognomi relativi ai vari clan familiari, i contronomi che contraddistinguono a loro volta un ramo di un casato dall’altro (pur se nati
dallo stesso ceppo familiare). Una sottoclasse generalmente con vita più
breve è invece costituita dai soprannomi individuali presenti a loro volta
all’interno di ogni famiglia e legati al singolo individuo; alcuni di questi
a loro volta hanno generato il contronome di nuove famiglie.
Purtroppo non è stato sempre possibile reperire tutti i contronomi presenti nel passato a cui spesso, come per i cognomi, si sono veriicati casi
di estinzione di quelli più antichi soppiantati da altri in origine individuali, di nuova creazione. Altresì vi sono casi ben documentati ove il
contronome familiare non sempre procede per via patriarcale ovvero
da padre in iglio, ma può essere stato sostituito col cognome del casato della madre (specie se proveniente da una famiglia più agiata) al
iglio, perpetuandone il ricordo anche quando ormai estinto. È il caso ad
esempio degli Zappone detti Ranallo avendo uno di questi a suo tempo
sposato una iglia del noto D. Pasquale Ranallo di Oratino, o dei Testa
Chiafarelli. Altri sono stati generati prendendo spunto dal luogo d’origine o di provenienza (Mirabellese per Mirabello, Riccelano per Riccia,
ecc.) o come per i Miele detti Murcuglione perché provenienti da Mercogliano vicino Napoli o da fatti o soprannomi legati all’avo per particolarità isiche o legate al mestiere.
A seguito riassumiamo alcuni di quelli di cui è stato possibile rintracciare nota nell’arco degli ultimi tre secoli e che in parte ancora sopravvivono fra di noi. Inine si noterà l’origine ed il perché del nome e toponomastica di tante località appartenute a cercesi e famiglie altrimenti
sconosciute.
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Alcuni Contronomi cercesi presenti nella prima metà del XVIII secolo
Francesco
Michele
Biase
Domenico
Francesco
Gennaro
Nicola
Biase
Biase
Biase
Biase
Domenico
Domenico
Filippo
Francesco
Gennaro
Giovanni
Giuseppe
Michele
Nicola
Pietro
Vincenzo
Giuseppe
Domenico
Giuseppe
Michele
Domenico
Tomaso
Gennaro
Giuseppe
D. Nicola
Saverio
Michele
Michele
Domenico
Domenico
Basile
Basile
Cristofano
Cristofano
Cristofano
Cristofano e.
Cristofano e.
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
Di Aversa
D’Elia e.
D’Elia e.
D’Elia e.
Di Florio
Di Iuorio
Di Iuorio
Di Iuorio
Di Iuorio
Di Iuorio
Di Primio
Felice
Felice*
Felice
Izzi
Marino
Petraroia
Petraroia
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PASCIUSCIO
CAMPOVASCIO
MUSTICHELLA
MOLLICHELLA
TESTASECCA
PAOLETTA
PARRUCCIO
CIUOPPO
PAPPAALLO
MERLONE
BASCETERRA
VATICARO
SETTEMESI
SCANNESA
FRANCESCONE
ZAMPITTOLA
VARILANO
CENEVENTE
CASCIERO
SCOTTILLO
CARDILLO
TASCIOLA
MONACO
CAPOBIANCO
CAPOBIANCO
CAPOBIANCO
CAPOBIANCO
OCCHIOBIANCO
CUOPPO
SCOSSITTO
NATILLI
GEMENTE
RICOTTIELLO
STROVIGLIO
COMPAROTTO
CAPODILANA
Michele
Angelo
Saverio
Giovanni
Vincenzo
Domenico
Antonio
Antonio
Antonio
Domenico
Domenico
Francesco
Francesco
Giacomo
Matteo
Michele
Michele
Michele
Michele
Vincenzo
Michele
Francesco
Michele
Domenico
Giuseppe
Matteo
Michele
Francesco
Francesco
Antonio
Petraroia
Rocco
Rocco
Rosa
Rosa e.
Salvatore
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa
Testa e.
Testa
Valerio
Valerio
Vitone
Zappone
Zappone
Zappone
Zappone
Zappone
Zappone
Zeoli
Nota: e = eredi di…
*da Gildone
JOCCA
CARRAFONE
CASCIANIELLO
BENEDETTO
CICCOSORDO
SQUALIO
MASTROJACINTO
CACATUOSTO
ROSCITTO
CELONE
INCANNAMUNDO
MUSCINO
STROLOGO
ZINCO
PELIGNO
SCORCILLO
FERRARIELLO
PINTO
MAMMUOCCIO
L’AVASTANO
FAVILLO
TIRITICCO
ZICCACCHIO
CARLITTO
POLITUOZZO
SUSELLA
BELILLO
CICCOTTA
CHIUVITTO
SCONFIDATO
Alcuni Contronomi cercesi presenti nella prima metà del XIX secolo
Francesco
Gennaro
Basile
Cristofano e.
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VECCOCIVENGA
PAOLETTA
Matteo
Michele
Costanzo
Domenico
Francesco
Nicola
Francesco
Francesco
Nicola
Vincenzo
Giuseppe
Michele
Michele
Tommaso
Francesco
Angelo
Domenico
Vincenzo
Vincenzo
Francesco
Michele
Saverio
Vincenzo
Vincenzo
Francesco
G.Antonio
Michele
Antonio
Antonio
Biase
Giuseppe
Vincenzo
Vincenzo
D’Amico e.
D’Amico
Di Aversa
Di Aversa e.
Di Aversa e.
Di Aversa e.
Di Elia
Di Elia
Di Elia
Di Elia
Di Bona
Di Bona
Di Iuorio e.
Di Iuorio e.
Maselli e.
Petraroia
Petraroia e.
Petraroia e.
Rosa e.
Spina e.
Testa
Testa
Testa
Testa
Valerio
Vitone
Vitone
Zappone e.
Zappone
Zappone
Zappone e.
Zappone e.
Zappone
Nota: e = eredi di (scomparso prima del 1844)
- 148 -
MAUMMO
TACCOZZO
CASCIERO
SETTEMESI
FRANCESCONE
CIUZZO
MINCONE
PETRONE
SCOTTILLO
TASCIOLA
COCUZZARO
CAPORALE
CAPOBIANCO
OCCHIOBIANCO
ZEZZA
CAPOLISCIO
CAPODILANA
CELESTINO
CICCOSORDO
CERVELLA
LEONE
PELIGNO
CAPONE
JAQUINTO
TIRITICCO
MONACO
ZICCACCHIO
LIBRACCHIO
PELLARO
CARLITTO
CARLITTO
CHITARRARO
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Archivio di Stato di Campobasso, fondo notai.
Archivio di Stato di Foggia.
Archivio di Stato di Napoli.
Archivio comunale di Cercemaggiore (CB), fondo antico e corrente.
Archivio storico della Parrocchia di S. Maria della Croce di Cercemaggiore.
Cimitero comunale di Cercemaggiore.
- 156 -
Indice dei cognomi correnti, estinti e scomparsi
di Cercemaggiore
Altieri p. 37
Arcari p. 37
Attavino p. 37
Barbato p. 103
Barile p. 103
Barilotti p. 37
Basile (*Giovan Battista) p. 37
Battezzato p. 39
Biello p. 39
Birone p. 39
Bozza (*Giuseppe) p. 103
Bragonzi p. 103
Bruno (*Giovanni Antonio, Marco
Antonio, Michele, Gaetano) p. 103
Cafardo p. 106
Calabrese (*Gaetano, Adornino
Dalmazio) p. 40
Calandrella (*Michelangelo, Paolo,
Vincenzo Tommaso) p. 106
Capaldo p. 40
Capobianco p. 107
Capozzi p. 41
Caruso p. 107
Cassetta (*Venturino) p. 41
Catalano p. 42
Catullo p. 42
Centracchio p. 42
Cerrone (*Rafaele) p. 108
Chiafarelli (*Leopoldo, Michele,
Eugenio Silvio Luigi) p. 108
Ciaccia p. 110
Cianfogna p. 110
Cipullo p. 42
Cirelli (*Costantino, Rosina) p. 44
Cirelli p. 43
Coatto p. 111
Cocchiarone p. 111
Coletta p. 111
Cristafano, Cristofano, Cristofaro, Cristoforo p. 44
D’Amico p. 45
D’Andrea p. 111
D’Arcangelo p. 111
D’Aversa (*Romeo, Michele) p. 46
D’Elia p. 48
D’Onofrio p. 57
D’Uva (*Giovanni) p. 57
Damiano p. 45
Dascenza p. 111
Davanzo (*Domenico, Carlo, Pietro)
p. 112
De Capua p. 47
De Cercia, De Cerce p. 142
De Giorgio p. 113
De Iuliis p. 141
De Petro p. 113
De Renzis p. 48
De Virgilio p. 114
Di Bona p. 48
Di Carlo p. 49
Di Cecco (*Mario) p. 114
Di Florio (*Michele, Giovanni) p.
50
Di Gregorio p. 114
Di Iuorio p. 50
Di Lorenzo p. 114
Di Maria (*Giovanni, Pietro) p. 50
Di Marzo (*Luigi, Nicola) p. 51
Di Niro (*Angela) p. 53
Di Ponte p. 54
Di Primio (*Giovanni) p. 55
Di Silvio (*Nazzareno) p. 55
- 159 -
Di Stasi, Distasi (*Giovanni, Giovanni) p. 56
Di Stefano p. 57
Donato p. 115
Egizio (*Cesare) p. 115
Emanuele (*Angelo) p. 58
Extravagantes p. 141
Fasano p. 116
Fatica p. 58
Felice (*Alfonso, Francesco, Claudio,
Mario) p. 58
Feriozzi p. 59
Ferro p. 59
Filippo p. 118
Fiorito p. 118
Fontana p. 59
Franco p. 119
Galante p. 61
Gargiso p. 61
Garzia p. 61
Gatti (*Angelo) p. 119
Germano p. 62
Gesualdo (*Luigi Francesco) p. 120
Giampetruzzi p. 62
Giannino p. 120
Gioia p. 62
Giovannelli (*Giovanni, Nicola, Loreto) p. 121
Grande p. 62
Iadanza/Jadanza p. 122
Iafanti/Jafanti p. 122
Iuliano (*Antonio, Mark) p. 62
Izzi, Izzo (*Angelo) p. 63
La Porta p. 64
La Vigna p. 65
Laudo p. 65
Lembo p. 123
Leone p. 123
Linfante p. 124
Lombardi (*Francesco, Innocenzo,
Vincenzo) p. 65
Lupo (*Alfredo) p. 124
Maiorano p. 66
Mancini p. 125
Marcucci (*Giuseppe Adonizio) p.
125
Marino p. 66
Marra, Marro p. 67
Mascia (*Francesco, Giovanni) p. 67
Maselli (*Fortunato) p. 69
Massaro (*Luca Giuseppe, Agostino,
Giovanni Leonardo, Vincenzo Maria)
p. 128
Mastropietro (*Bartolomeo, Felice)
p. 129
Miele (*Angelo Filomeno, Michele)
p. 69
Morrone p. 131
Mosè p. 71
Nardoia p. 71
Nardone p. 72
Padovano p. 72
Pallotta p. 72
Panagio p. 132
Paoluccio p. 132
Perruccio p. 132
Petraglione p. 72
Petraroia, Pietraroia (*Giovanni,
Michele, Zaccaria, Nicodemo, Felice,
Matteo Giuseppe Vincenzo, Michele,
Pietro, Stefano) p. 73
Petrillo p. 75
Pinciaro p. 133
- 160 -
Pincitore p. 133
Piscina p. 133
Polzi p. 75
Radassao p. 75
Rainone p. 76
Rampone p. 76
Renga (*Aniello, Aniello) p. 76
Renza p. 77
Ricciardella p. 134
Ricciardi / Ricciardella p. 133
Riformato p. 77
Riglione (*Decio, Domenico) p. 134
Rinaldi p. 77
Rocca (*Giovan Berardino, Vincenzo) p. 135
Rocco (*Giovanni Antonio) p. 77
Romano p. 136
Rosa (*Benito) p. 78
Ruggi p. 79
Ruscitto (*Maria Luisa) p. 136
Sabatino, Sabotino p. 79
Salerno (*Luigi, Pasquale, Luigi) p.
80
Salerno (*Michele, Antonio) p. 83
Salvatore (*Antonio e igli, Francesco, Pietro, Michele) p. 84
Sansone p. 136
Sant’Angelo p. 137
Santone p. 86
Santopolo p. 86
Sanzò (“Sansone”) p. 87
Sciarra p. 138
Sepino p. 138
Silvestro p. 138
Spina p. 87
Stabile p. 88
Stanziano p. 138
Tarzia p. 89
Testa (*Marchetto, Domenico, Alberto, Michele, Flaviano, Rafaele,
Francesco Modestino, Angelo, Vittorino, Francesco Maria, Nunzio e Maria) p. 89
Trignani p. 94
Tucci p. 139
Turlino p. 140
Valerio (*Vincenzo, Luigi Amedeo)
p. 94
Valpiano p. 141
Venditti p. 95
Verrusio p. 139
Vicciuso (*Giovanni Domenico) p.
139
Vignone p. 95
Vitone (*Nicola, Beniamino Alessandro) p. 95
Zappone (*Gennaro, Giovanvincenzo, Francesco, Tommaso) p. 97
Zeoli, Zolla p. 99
Zola p. 140
Zurlo (*Alessandro, Leopoldo) p.
140
Zurlo p. 99
- 161 -
Indice
- 162 -
Introduzione dell’autore
Pag. 4
Presentazione
“
5
Presentazione
“
7
I cognomi in Italia
“
9
L’origine del cognome
“
11
Sulla sostituzione o cambiamento del cognome
“
17
“
23
Origini e provenienze
“
25
Il medioevo ed alcuni cercesi recentemente rintracciati
“
28
I primi “cognomi presenti nello scadenziario federiciano
“
28
I cognomi correnti
“
35
Cognomi estinti o scomparsi
“
101
Soprannomi o “contronomi”
“
143
“
145
Biograia
“
149
Indice dei cognomi
“
157
I cognomi a Cercemaggiore
Soprannomi di famiglia, soprannomi individuali
Finito di stampare
nel mese di maggio2008
da Arti Graiche La Regione srl
Ripalimosani (CB)
Italy
Stefano Vannozzi
Nomi e cognomi Le famiglie di Cercemaggiore nei secoli
- 168 -
Stefano Vannozzi
Nomi e cognomi
Le famiglie di Cercemaggiore nei secoli
Editore
Associazione
onlus
- 169 Millemetri
-