Papers by Luca Pietro Nicoletti
Editore e scrittore d\u2019arte, Gualtieri di San Lazzaro (Catania 1904- Parigi 1974) ha vissuto ... more Editore e scrittore d\u2019arte, Gualtieri di San Lazzaro (Catania 1904- Parigi 1974) ha vissuto da testimone diretto la stagione pi\uf9 vivace dell\u2019avanguardia artistica parigina, a cui ha dato, per un cinquantennio, il suo contributo attraverso l\u2019editoria d\u2019arte di pregio. Le edizioni \uabChroniques du Jour\ubb e la mitica rivista di lusso \uabXXe Si\ue8cle\ubb, da lui fondata nel 1938, ebbero un\u2019incidenza non trascurabile sulla diffusione dell\u2019arte francese e italiana, facendo del loro direttore una decisiva figura cerniera negli scambi fra i due versanti delle Alpi. Alle opere d\u2019arte, scrisse, prefer\uec collezionare l\u2019amicizia degli artisti, divenendo sodale, se non intimo, di Picasso, Matisse, Chagall, Fontana e Capogrossi. Tutto questo trovava nella letteratura uno sbocco naturale: scrittore fine e acuto osservatore dei costumi, la sua attivit\ue0 letteraria restituisce una vivace testimonianza di quando, come recita il suo libro pi\uf9 famoso, Parigi era viva. Questo libro traccia per la prima volta la biografia intellettuale di San Lazzaro, restituendo la sinopia della fitta rete di rapporti intessuta con le sue due patrie (di nascita e d\u2019adozione) che, disse, considerava due province della stessa nazione
Il libro ricostruisce la vicenda del pittore novarese Bruno Polver (Novara, 1932). Tipico esempio... more Il libro ricostruisce la vicenda del pittore novarese Bruno Polver (Novara, 1932). Tipico esempio di genius loci assurto nell\u2019Olimpo dei numi tutelari dell\u2019arte locale, la storia di Bruno Polver si svolge in larga parte nel Piemonte Orientale, con centro Novara, sua citt\ue0 natale nel 1932. Da qui partono brevi e remote esperienze in direzione di Torino e Milano, vere capitali d\u2019avanguardia fra anni Cinquanta e Sessanta. In una autentica dinamica di centro e periferia, Polver porta in provincia quanto \ue8 riuscito a cogliere in quei luoghi di sperimentazione: cos\uec l\u2019eco della Nuova Figurazione, come voce nel deserto, raggiunge le antiche strade novaresi, sebbene spoglia ormai di implicazioni esistenziali. Ben presto, non a caso, i motivi segnici e figurali di quella stagione migreranno nella decorazione musiva, prevalentemente di destinazione ecclesiastica. Il valore del segno, per\uf2, rimane una costante della sua ricerca, diventando ad un certo punto un m...
"Ricerche di storia dell'arte", 123, 2017, pp. 15-27
Mondadori, 2004 (da qui in avanti Catalogo generale 3).
Ricerche di S/Confine, 2015
Nel 1962 Enrico Crispolti inaugura, presso il Forte Cinquecentesco dell'Aquila, la prima ediz... more Nel 1962 Enrico Crispolti inaugura, presso il Forte Cinquecentesco dell'Aquila, la prima edizione della rassegna "Alternative Attuali", proponendo un nuovo modello di mostra collettiva: non una semplice rassegna di artisti diversi, ma la proposta di un dialogo fra diverse posizioni (le "alternative") volte al superamento dell'Informale. Con il modello della "mostra-saggio", arricchita da un dibattito in catalogo, veniva per la prima volta applicata una idea espositiva che mettesse in prospettiva critica (e in proiezione storica) la situazione presente.
L\u2019esperienza di Giulio Carlo Argan come consulente per la casa editrice di Giulio Einaudi ne... more L\u2019esperienza di Giulio Carlo Argan come consulente per la casa editrice di Giulio Einaudi negli anni Cinquanta costituisce un caso di studio esemplare. Argan, infatti, si ritagli\uf2 nell\u2019azienda quasi un ruolo di \u201cstorico dell\u2019arte-editore\u201d, riversando la sua attivit\ue0 di storico e intellettuale militante in un\u2019organica e lungimirante programmazione dei titoli da pubblicare o da far tradurre. Optando inoltre per la scissione, quanto meno in casa Einaudi, del collaudato binomio storiografia artistica/editoria d\u2019arte, contribu\uec a ricollocare definitivamente la propria disciplina nell\u2019ambito dell\u2019editoria di cultura, dando cos\uec vita a un\u2019operazione di svecchiamento che si rivel\uf2 decisiva per il panorama italiano. Il libro ricostruisce nel dettaglio tutta questa vicenda, chiamando in causa, come termini di confronto, le esperienze di studiosi del calibro di Carlo Ludovico Ragghianti, Bruno Zevi, Federico Zeri, Lamberto Vitali e Enrico Castelnuovo, che negli stessi anni gravitavano anch\u2019essi intorno alla redazione di via Biancamano. Analizzando gli autori pi\uf9 significativi (da Francastel a Worringer) per il percorso intellettuale di Argan, nonch\ue9 i suoi principali campi di interesse, fra cui spicca il ruolo riservato all\u2019architettura e all\u2019urbanistica, il testo ripercorre la carriera einaudiana del \u201cconsulente\u201d fino alla fine degli anni Cinquanta, chiudendosi su un progetto mancato, sebbene inseguito per un decennio: una grande \u201cStoria dell\u2019arte\u201d in pi\uf9 volumi
L'articolo propone una prima introduzione alla figura del pittore milanese Dimitri Plescan (1... more L'articolo propone una prima introduzione alla figura del pittore milanese Dimitri Plescan (1932-2010) e al suo rapporto con la pratica del disegno come momento di riflessione sui modi della rappresentazione visiva e di traduzione in immagine di un discorso iconologico
L'articolo ricostruisce le vicende e le polemiche che accompagnarono la premiazione di Jean F... more L'articolo ricostruisce le vicende e le polemiche che accompagnarono la premiazione di Jean Fautrier alla Biennale di Venezia del 1960.
Introduzione. «A Torino, come in quasi tutte le città, si trovano angoli che ricordano Parigi» 1 ... more Introduzione. «A Torino, come in quasi tutte le città, si trovano angoli che ricordano Parigi» 1 : esordisce così, nel 1952, un anonimo articolista annunciando un concorso dilettantistico di pittura en plein air che avrebbe avuto come sede espositiva il torinese cinema Metro Cristallo. Ai partecipanti si chiedeva di scovare nella città degli angoli che potessero ricordare la capitale francese, come se nella prospettiva di corso Vittorio Emanuele, o nei caseggiati che terminano con mansarde, si potesse trovare qualcosa dei boulevards, o dei tetti della Ville Lumière, e di raffigurare questi scorci in dipinti «accessibili alla comprensione di tutti». L'aneddoto, inconsapevolmente sintetizza due tratti caratterizzanti il clima in cui prendono forma le varie edizioni di "Pittori d'Oggi. Francia-Italia" (o "Peintres d'aujourd'hui. France-Italie"): da una parte c'è una indiretta polemica, un po' qualunquista, verso un'arte non comprensibile al grande pubblico; dall'altra si riconferma Torino come «la più francese delle città italiane» 2. È proprio questo vincolo culturale di lunga durata della città nei confronti della Francia a indurre un gruppo di benemerenti torinesi, su suggerimento del pittore Mario Becchis 3 , a costituire, nel 1951, un comitato "Francia-Italia" per promuovere una rassegna artistica con lo stesso nome, affidata a Vittorio Viale in qualità di direttore dei Musei Civici, al fine di dotare la città di una manifestazione di respiro internazionale con la chiara ambizione di mettersi in competizione con le grandi rassegne nazionali. In parte ci riuscirono, almeno nella percezione comune, se già nel 1953, nella stampa periodica, i detrattori desiderosi di «rendere meno arbitraria la presentazione dell'arte attuale al pubblico delle massime esposizioni» allineeranno la rassegna torinese alle ben più longeve Biennale di Venezia e Quadriennale di Roma 4. Diversamente da queste, però, la dichiarata connotazione geografica doveva chiarire l'intenzione di istituire un asse privilegiato, che poteva apparire come uno sbocco naturale: «Torino» commenterà Costantino Baroni a proposito dell'edizione del 1955, «dove la parlata francese ha corso popolare, sembrava predestinata a questa funzione di scambio culturale mentre le doti naturali di equilibrio, di misura e di distinzione che assicurano ad essa un primato in fatto di gusto costituivano garanzie più
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Papers by Luca Pietro Nicoletti
Quando arrivò ad Arese nel 1955, il piccolo gruppo di Salesiani, inviati dal cardinale arcivescovo Giovan Battista Montini, futuro papa Paolo VI, aveva trovato celle buie e umide, una gabbia in mezzo al cortile per l’ora d’aria dei ragazzi più indisciplinati. In alcune celle alcuni “barabitt”, i “piccoli Barabba” emarginati e dimenticati dalla società civile, avevano grato delle frasi di disperazione: «Senza una madre la vita non ha scopo». Un’altra di queste, che dà il titolo a questo libro, esclamava che «con la forza non vale». Sembra un monito e un viatico per il destino del Centro Salesiano San Domenico Savio, di cui in questo libro si racconta la storia nei suoi fatti salienti e nei suoi caratteri di novità, da casa di rieducazione (la prima affidata ai salesiani) a centro di formazione professionale. Questa impresa, temeraria e pionieristica alle sue origini, nasceva sullo sfondo delle più importanti avventure sociali con cui il mondo cattolico, dalle periferie di Milano, con inedito slancio diceva la sua in fatto di educazione dei giovani. Seguendo gli insegnamenti del metodo preventivo di don Bosco, basato su ragione, religione e morevolezza, conciliata con una grande creatività pedagogica e pastorale, avrebbe preso infatti vita un’importante opera per i ragazzi in difficoltà che aveva individuato nell’educazione al lavoro, e non solo, un
decisivo fattore di riscatto sociale, etico prima ancora che spirituale.
Using bibliographical and documentary sources, this volume is the first to draw up a profile of the art publisher, writer and dealer Gualtieri di San Lazzaro (1904-1974). With his multifaceted activity, San Lazzaro was a crucial figure in artistic relations between Italy and France in his day.
Shorty after moving to Paris in 1924, San Lazzaro started editing the art and literature journal Chroniques du jour in 1925, soon adding the art publishing business with the same title, with which he brought out quality monographs about Picasso, Matisse, Marino Marini and others. In 1938, he established a new publication entitled XXe Siècle, investing it with his reputation. This prestigious magazine was illustrated with original graphic works by such maestros as Arp, Laurens, Miró, Moore, Marini and Magnelli, although the first version of the magazine only lasted until 1939. When publication was revived after the war, in 1951, it maintained the character of a quality edition, but devoted each issue to a monographic topic of contemporary art, so that it ended up occupying a position midway between the distinct arrays of abstract art at work in France. As a result, the magazine became an invaluable vehicle for information, with a more accentuated international scope than other contemporary French publications. Without any clashing of cymbals or beating of drums, space was provided here both for Magnelli’s geometric abstraction and for Tapié’s art autre, but also for artists from outside France, such as Marino, Capogrossi and Moore. What San Lazzaro, who later liked to say that he had preferred to spend his life collecting his friendships with artists rather than their works, recognised in all these widely different forms of art was the common denominator of an unconditioned expressiveness of individual freedom, against all forms of totalitarianism. Yet at the same time he also defended the idea of producing a book that was in itself as beautiful to behold as a true work of art.
In parallel with this, San Lazzaro also pursued his own literary ambitions, combining his vocation for narrative with his personal experience of the characters that populated the Parisian art scene and the events taking place there. This time, the result was his autobiographical novel Parigi era viva (Paris was Alive, Garzanti 1948, Mondadori 1966), a blend of the reasons for the art taking place in the city and that city’s own urban life, replete with anecdotes and first-hand descriptions of the artists in their individual contexts (Kandinsky’s studio, the visits paid by the author to Picasso, his conversations with Matisse and Magnelli and his misunderstandings with de Chirico). Whoever they were, San Lazzaro found they all espoused “that determination to show that colours are born from the brush, just as the words of every true author fall from the pen”.
Viene qui riproposta l’edizione modificata e accresciuta dallo stesso autore nel 1966.
devono indurre a riavvicinare esperienze che in prima istanza di vorrebbe tenere separate. Nessun artista è un’isola che può essere vista a sé, chiusa nella sua poetica in-dividuale che non tenga conto di ciò che le accade attorno. Al contrario, una rete di rapporti, persino di amicizie talvolta, rende giustizia di una complessità di scambi, di un flusso di idee ed esperimenti che non può essere frazionata.
Scritti su Giancarlo Cazzaniga, Giancarlo Cerri, Sergio Dangelo, Enrico Della Torre, Renzo Ferrari, Franco Francese, Alberto Ghinzani, Elena Mezzadra, Carlo Nangeroni, Claudio Olivieri, Giancarlo Ossola, Raciti, Giancarlo Sangregorio, Ruggero Savinio, Valentino Vago, Walter Valentini, Grazia Varisco, Franco Zazzeri.
Mostra di opere grafiche e plastiche
Mostra a cura di
Vitaliano Altomari e Lorenzo Pietrogrande
Testi
Luca Pietro Nicoletti e Benedetto Pietrogrande
Salone incontri Oratorio San Francesco
Via Concordia 6 - Cesate
Dal 30 settembre al 7 ottobre 2017
a cura di Luca Pietro Nicoletti e Renato Galbusera
Milano, Spazio Eventi di Palazzo Pirelli
7 giugno-6 luglio 2017
Milano, Galleria Scoglio di Quarto, 16 maggio-3 giugno 2016
profilo di Enrico Crispolti (1933-2018) in occasione della dipartita.
http://milanoartexpo.com/2015/04/06/giancarlo-ossola-di-luca-pietro-nicoletti/
http://milanoartexpo.com/2015/04/06/alberto-ghinzani-di-luca-pietro-nicoletti/
25 gennaio 2017
corso di "Tecniche e tecnologie del disegno", prof. Valdi Spagnulo
CONFERENCE PROGRAMME
London 3rd-5th February 2016
Padova, Università degli studi, 7-8 febbraio 2019
Durante l’incontro saranno indagati alcuni casi di studio inerenti alla storia del mercato, delle mostre, delle pubblicazioni, delle ricerche artistiche e fotografiche che hanno presentato opere e manufatti extra-occidentali o ne hanno assorbito i caratteri, così introducendo in Italia nuovi paradigmi interpretativi e rappresentativi di queste arti “straniere” difformi dai canoni correnti della cultura nazionale.
La bibliografia critica disponibile sulla loro esposizione e ricezione durante la seconda metà del Novecento in Italia è piuttosto esigua e prevalentemente limitata al collezionismo privato; per ovviare a questo ritardo della storiografia, le giornate di studio avvieranno una prima riflessione, certamente non esaustiva ma auspicabilmente foriera di ulteriori approfondimenti sulla temperie creatasi intorno a queste culture nei decenni presi in esame.
A seguito anche di importanti mostre ospitate da istituzioni internazionali, fu anticipato il dibattito post-coloniale che avrebbe radicalmente mutato la geografia del sistema dell’arte allo scadere del millennio, aprendo scenari ancora oggi tutti da esplorare.