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venerdì 10 ottobre 2014

Ho pensato a Gaber.





P.P.Pasolini (lettera a L.S. Caruso, febbr.'63):
(...) in parole molto semplici e povere: io non credo che Cristo sia figlio di Dio, perchè non sono credente - almeno nella coscienza.- Ma credo che Cristo sia divino; credo cioè che in Lui l'umanità sia così alta, rigorosa, ideale da andare al di là dei comuni termini dell'umanità. (...)


Penso, specialmente di notte che di giorno, ai piccoli infelici dell'Ucraina, della Siria, quelli che s'imbarcano con le loro madri con un sogno nel cuore: la pace. Glielo dice la loro mamma: "stai tranquillo, amore mio, dormi e vedrai che presto tutto sarà finito" e guardano il mare immenso come il cielo.

Le parole di una mamma sanno dare serenità in un mondo dove i pensieri dei bambini sono arruffati.

C'è una vecchia canzone di Giorgio Gaber, scritta e incisa, nel 1973, all'inizio degli "anni di piombo" Molti la conosceranno perchè è una delle più famose del cantante.
Anche lui vorrebbe spiegare come va il mondo, vorrebbe..., ma non può perchè - dice- deve parlare di "Maria" Chiedo scusa se parlo di Maria ( io ho già fatto un post tempo addietro) è il titolo della canzone.
Ma si rende conto che non può parlare di Maria, in un mondo dove,  si parlava di Vitnam, di Cambogia...

Se sapessi parlare di Maria
se sapessi davvero capire la Sua esistenza
avrei capito esattamente la realtà, 
la paura, la tensione, la violenza,
avrei capito il capitale la borghesia. 
Ma la mia rabbia è che non so parlare di....
Maria la libertà, Maria la rivoluzione, Maria il Vietnam,
la Cambogia,
Maria la realtà

Questa era la posizione dell'uomo, che Gaber descriveva, di fronte alla realtà del 1973. Oggi cosa scriverebbe?
Nel desiderio e nello sforzo di comprendere partendo dalla giustizia e dai problemi della politica mondiale, ci troviamo di fronte al fatto che la realtà odierna non si riduce ma eccede il nostro pensiero, di pace e di vita.

"Vietava il limpido cielo,
solo un sigillo"
Dice Montale in una sua bellissima poesia.
Come a dire: c'è qualcosa in mezzo, qualcosa di imprevedibile, sempre inimmaginabile (anche quando crediamo di averlo definito) che Gaber chiama "Maria" per dargli un nome poetico, e che noi - poveri come tutti - chiamiamo Mistero.
Ma questo Mistero non è una premesssa: sta sempre davanti. E' prima di tutto, ma non sta "dietro".
E non lo dico soltanto per dire, ma pensando a tante vicende che ci hanno toccato in questo periodo.

Ci sono anche i conflitti religiosi.

Questo è il principio della divisione del mondo: buoni e cattivi, bianchi e neri, quelli di un certo partito e quelli no, quelli che credono  nella Chiesa e quelli no, e così via...

Difficile non essere preoccupati.

 Buona notte piccoli figli di questo mondo. Che il sonno baci i vostri occhi. Appoggiate la testa su questa spalla e dormite sereni. Io pregherò per voi.

sabato 19 febbraio 2011

Serva di don Tonino Bello



Dove siete, veroniche? Dove state nascosti, cirenei? Chiedete a Maria che sciolga, che intenerisca il nostro cuore! Perchè non credo che il Signore farà la somma delle nostre giaculatorie, delle litanie di riparazione che dobbiamo pur dire, ma ci chiederà conto in questo modo:"Che cosa ha fatto di tuo fratello?".
La Madonna ci può dare una mano, perchè anche lei si è fatta serva.
Ricordate il secondo capitolo di Luca? Maria finisce appena di dire: "Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola", che già si mette in viaggio verso la montagna. In salita, perchè i viaggi di Maria sono tutti in salita, e va a trovare Elisabetta per farle da serva.
Ecco la serva del Signore che va a fare la serva degli uomini!



Allora Maria disse:"Ecco la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola". E l'angelo si allontanò da lei (Lc 1,38)

martedì 8 febbraio 2011

UNA VITA NASCOSTA di Bruno Ferrero



Figlio di una ragazza madre, era nato in un oscuro villaggio. Crebbe in un altro villaggio, dove lavorò come falegnane fino a trent'anni. Poi, per tre anni, girò la sua terra predicando.
Non scrisse mai un libro.
Non ottenne mai una carica pubblica.
Non ebbe mai nè una famiglia nè una casa.
Non frequentò l'università.
Non si allontanò più di trecento chilometri da dov'era nato.
Non fece nessuna di quelle cose che di solito si associano al successo.
Non aveva altre credenziali che se stesso.
Aveva solo trentatrè anni quando l'opinione pubblica gli si rivotò contro. I suoi amici fuggirono. Fu venduto ai suoi nemici e subì  un processo che era una farsa. Fu inchiodato ad una croce, in mezzo a due ladri.
Mente stava morendo, i suoi carnefici si giocavano a dadi le sue vesti, che erano l'unica proprietà che avesse in terra. Quando morì venne deposto in un sepolcro messo a disposizione da un amico mosso a pietà.
Due giorni dopo quel sepolcro era vuoto.
Sono trascorsi venti secoli e oggi Egli è la figura centrale della storia dell'umanità.
Neppure gli eserciti che hanno marciato, le flotte che sono salpate, i parlamenti che si sono riuniti, i re che hanno regnato, i pensatori e gli scienziati messi tutti assieme, hanno cambiato la vita dell'uomo sulla terra quanto quest'unica vita nascosta.