Educazione Civica

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Educazione Civica

I beni culturali sono tutti i beni designati da


ciascuno Stato come importanti per
I BENI CULTURALI l'archeologia, la letteratura, l'arte, la scienza, la
demologia, l'etnologia o l'antropologia. Si
contrappongono, per definizione, ai "beni
naturali" in quanto questi ultimi ci sono offerti
dalla natura, mentre i primi sono il prodotto della
cultura. beni culturali, per essere di interesse
collettivo, sono soggetti ad un particolare regime
vincolistico. Questo regime serve ad evitare che
i beni culturali vengano esportati all’estero o che
siano sottratti alla pubblica fruizione. Questi
vincoli servono anche a evitare danneggiamenti
o distruzioni dei beni culturali per uso improprio.
Conservare manufatti artistici è una pratica
assai antica, i lavori di manutenzione e di
adattamento delle opere d’arte erano già in uso
nell’antichità classica.

ARTE
In Grecia, dove l’arte era considerata imitazione della Natura e della sua perfezione,
qualsiasi manufatto dell’uomo che si presentava in condizioni degradate poneva
l’incombente necessità di ripristinarne l’unità. I primi lineamenti di un’ideologia di
restauro, come salvaguardia di un patrimonio del passato, si manifestarono nella seconda
metà del XV sec. Con la fine dell’Impero Romano, i cambiamenti politici e religiosi
determinarono nuovi atteggiamenti nei confronti dell’arte e del restauro che divenne
espressione esclusivamente religiosa. Ma non esisteva ancora il restauro come mestiere e
chi restaurava era innanzitutto artista/pittore che difficilmente si tratteneva da qualche
ridipintura.Il Vasari, nelle sue “Vite”, commentando “sarebbe meglio tenersi alcuna volta
le cose fatte da uomini eccellenti più tosto mezze guaste, che farle ritoccare da chi sa
meno. Anche la moda del collezionismo portò alla diffusione di pratiche di restauro dei
dipinti che venivano talvolta tagliati o ingranditi in relazione alle esigenze di allestimento.
Alla figura dell’artista che ritoccava, rinettavao invecchiava un dipinto si era affiancata
quella del restauratore. In Italia, per tutta la prima metà dell’Ottocento, erano poche se
non rare le figure professionali di restauratori con una formazione strettamente tecnica.
Sempre nell’Ottocento si fecero strada le teorie del restauro del francese Eugene
Viollet-le Duc (1814-1879) e dell’inglese John Ruskin (1819-1900). Viollet-le-Duc. Le
loro teorie, su posizioni fondamentalmente opposte, crearono due diverse correnti con
numerosi sostenitori. Il restauro moderno è ormai universalmente riconosciuto come
intervento conservativo sull’opera d’arte. Un buon intervento di restauro deve
necessariamente partire da una approfondita conoscenza dell’opera raccogliendo il
maggior numero di elementi conoscitivi, storici e scientifici. Possiamo riassumere e
condensare la Storia del Restauro in due grandi fasi: pre e post ‘700. Fino al XVIII
secolo, infatti, il restauro consisteva principalmente nel ricostruire o ristrutturare i
beni immobili e modificare o riportare all’antico splendore i beni mobili.[18:02,
26/5/2022] Dido: Dal ‘700, invece, si sono susseguite più esperienze che hanno
creato una disciplina diversa, che poneva l’attenzione più sull’aspetto conservativo
che ricostruttivo e che riportava al centro l’opera in quanto documento storico e non
più solo come oggetto artistico di cui godere.
È con la conferenza internazionale di architetti ad Atene che viene definita e scritta la prima
Carta del restauro, la Carta di Atene del 1931. Articolata in 10 punti indica alcune
raccomandazioni per i governi degli Stati. L'intento della carta fu quello di favorire la
conservazione dei beni culturali, fissando i principi generali su cui sia legittimo operare nel
campo del restauro. Questo documento fu redatto allo scopo di conservare e preservare la
grande quantità di opere d'arte architettoniche e non, presenti sul territorio nazionale.
Nonostante lo sforzo di Giovannoni il documento rimase allo stato di semplice circolare
amministrativa, incapace di agire sulle azioni dello stesso ministero con il potere/dovere sulla
tutela del patrimonio. Dopo le distruzioni inferte al patrimonio culturale (artistico,
architettonico, e storico) di molte nazioni d'Europa e del resto del mondo ed esauritasi la fase
immediata di ricostruzione post-bellica, gli interrogativi e le acquisizioni teoriche scaturite
erano state oggetto di un incontro di riflessione promosso nel 1964 a Venezia. Sulla base di
questa profonda riflessione teorica si arrivò alla realizzazione e divulgazione di un documento
comune, denominato in breve "Carta di Venezia. Il documento veneziano nasce dalla necessità
di rinnovare, approfondire e ampliare i contenuti della precedente Carta di Atene.
Successivamente altri convegni internazionali apportano integrazioni e nuove scritture: La
Carta di Amsterdam nel 1975, La Carta di Washington nel 1987 e La Carta di Cracovia nel
In apertura della voce dell'Encyclopédie dedicata al " Bello " , il
IL CONCETTO DI BELLEZZA filosofo e scrittore Denis Diderot, tra le figure più importanti
dell'Il luminismo francese, osserva che tra le cose di cui più si
parla più di tutte vi è la natura del bello. Tutti , spiega Diderot , «
parlano del bello : lo si ammira nelle opere di natura ; lo si esige
nelle produzioni dell’arte, si concede o nega questo attributo a
ogni momento ; Pubblicata nel 1752 , la voce di Diderot si
inserisce all'interno di un dibattito filosofico sul tema del " bello "
e delle " belle arti " che , di lì a poco , avrebbe portato
all'emergere della nozione moderna di bellezza . Fino a quel
momento , il concetto di bellezza era stato riferito a un insieme
di fenomeni molto ampio ed eterogeneo , e aveva trovato una
legittimazione teorica soprattutto in rapporto a concezioni di
carattere etico o metafisico. È a partire dal Settecento che il
concetto di bello acquista una sua autonomia e un senso più
preciso. È bene fare attenzione , tuttavia , perché " bello " è un
termine ambiguo , equivoco , che nel linguaggio comune viene
spesso utilizzato in un'accezione diversa rispetto a quella
propriamente estetica . Bisogna però chiarire la differenza tra
questi due modi di intendere il concetto di bello. L'accezione a
cui generalmente si riferisce l'uso corrente del termine è
un'accezione descrittiva di bellezza , come espressione di
Una seconda accezione , la sola ad avere legittimità estetica , è invece l'accezione valutativa
di bellezza , che riguarda la riuscita di un'esperienza estetica ad esempio di un'opera. Paolo
D'Angelo tra I piu noti studiosi di estetica in Italia, ha affrontato in modo approfondito il tema
della Bellezza in rapporto alla Riflessione estetica, fornendo Importanti suggerimenti in merito
alla distinzione tra il significato valutativo e il significato descrittivo del Termine "bello". Per
noi sarebbe sufficiente dire che quando uso ' bello ' in questo senso sto dicendo che ho
davanti un'opera d'arte.
L' opera d'arte è una nozione valutativa e
onorifica , ragione per cui non esistono
opere d'arte brutte , perché le opere d'arte
brutte semplicemente non sono opere
d'arte. Ma se dico che ho davanti un'opera
d'arte che non produce un'esperienza
estetica , questo è contraddittorio perché
non c'è nessun'altra caratteristica che può
accertarmi del fatto che si tratta di
un'opera d'arte . È altrettanto paradossale
affermare che ci sono opere d'arte che non
producono esperienze estetiche. Dunque ,
A nostro parere , quando diciamo ' bello ‘
vogliamo semplicemente dire che c'è qualcosa che produce un'esperienza
estetica. L'ambiguità del termine ' bello ' risiede nel fatto che esso , accanto a
questo significato puramente valutativo , ne possiede anche uno descrittivo .
Possiamo definire ' bella con un accezione descrittiva quando intendiamo non
soltanto lodare l'opera in questione , ma sottolineare che essa ha delle
caratteristiche di piacevolezza , amabilità , gradevolezza.
PATRIMONIO CULTURALE IMMATERIALE

Questo patrimonio culturale immateriale è fondamentale nel mantenimento della


diversità culturale di fronte alla globalizzazione e la sua comprensione aiuta il
dialogo interculturale e incoraggia il rispetto reciproco dei diversi modi di vivere.
La sua importanza non risiede nella manifestazione culturale in sé, bensì nella
ricchezza di conoscenza e competenze che vengono trasmesse da una
generazione all’altra. L‘UNESCO ha tra i suoi obiettivi prioritari l’attuazione di
misure atte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le
generazioni, per questo nel 2003 ha adottato la convenzione per la salvaguardia
del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007, nella quale è
prevista una serie di procedure per l’identificazione, la documentazione, la
preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale
immateriale. Per essere iscritto nella Lista Rappresentativa del Patrimonio
Culturale immateriale, un elemento deve rispondere a diversi requisiti e deve
rispondere a diversi requisiti per essere iscritto nella lista del patrimonio
immateriale e nel registro di buone pratiche. Gli elementi italiani iscritti nella
Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale sono 15. Le
candidature trasmesse alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’UNESCO
o direttamente ai Segretariati delle Convenzioni e dei Programmi UNESCO senza
l’osservanza della procedura sopraindicata sono da considerarsi nulle e, di
l complesso di Villa d’Este a Tivoli è
VILLA D’ESTE uno degli esempi più notevoli e
raffinati della cultura
rinascimentale. In virtù del suo
progetto innovativo e della
creatività delle componenti
architettoniche del parco (fontane,
bacini ornamentali, ecc.),
rappresenta un esempio unico di
giardino all’italiana del Cinquecento
.Villa d’Este, uno dei primi giardini
delle meraviglie, servì da modello
ed ebbe un’influenza decisiva nello
sviluppo dei giardini in Europa. Il
complesso, composto dal palazzo e
dal giardino, venne realizzata da
Pirro Logorio su incarico del
cardinale ferrarese Ippolito II
d’Este il quale, divenuto nel
1550 governatore della città laziale,
desiderava una residenza adeguata
al suo nuovo status. Il
La pianta della villa è irregolare poiché l’architetto fu costretto a
utilizzare alcune parti del preesistente edificio monastico. Il giardino di Villa d’Este si estende lungo
pendii scoscesi che
scendono dal palazzo fino a una terrazza pianeggiante alla maniera
di un anfiteatro. Ciascuno dei cinque principali assi trasversali del
giardino termina in una fontana. Questa sistemazione degli assi e
dei moduli fu adottata per nascondere la forma irregolare del
giardino, per modificare attraverso un illusione ottica la relazione tra
le dimensioni trasversale e longitudinale, e per dare al palazzo una
posizione centrale, sebbene esso sia fuori allineamento rispetto al
complesso architettonico. Il giardino di fontane costituisce un
capolavoro di ingegneria idraulica, sia per quanto riguarda la
concezione generale dell’impianto, che per la complessità del
sistema di distribuzione e per la realizzazione dei molteplici giochi
d'acqua, con l’introduzione dei primi automi idraulici in Italia.
RAI Cultura ha dedicato un bel video alle cosiddette “Ville dell’ozio” iscritte nella lista del Patrimonio
Mondiale: ville e residenze costruite fuori dai centri urbani e dedicate ai cosiddetti 'ozii', alle arti, alla
letteratura o al riposo lontano dai luoghi del potere. Questi edifici hanno spesso raggiunto forme
architettoniche e artistiche tra le più alte e innovative, diventando espressioni di un'epoca.
SPORT

Lo sport, il pugilato in particolare, è una di


quelle cose che mi ha cambiato come
persona, sia dal punto di vista estetico, ma
soprattutto dal punto di vista caratteriale.
Grazie allo sport penso di essere diventato
una persona molto più socievole e aperta
con gli altri, penso grazie alla sicurezza in
me stesso che è riuscito a conferirmi. Lo
sport, in generale, visto che ne ho praticati
molti, mi ha cresciuto e fatto crescere
conoscendo molte persone e facendomi
socializzare con altri ragazzi, cose che non
sarei riuscito a fare molto facilmente visto
che di mio sono una persona abbastanza
riservata. Penso quindi che lo sport mi
abbia cambiato molto e che continuerà a
farlo.

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