Appunti Di Museologia
Appunti Di Museologia
Appunti Di Museologia
Definizione di museo ==> nasce in epoca antica, termine utilizzato per la prima volta da Strabione nel
volume Geografia - definito come luogo delle muse
Racconta del museion annesso alla biblioteca alessandrina d’Egitto III secolo
[regno di Tolomeo I Sotere]
Spiega che è un insieme di ambienti che dialoga con la residenza regale, quindi
un luogo predisposto per l’attività intellettuale connessa alle 7 muse che
presiedono le attività culturali + un canale di sostentamento economico che
permette a quello spazio di continuare ad esistere.
Finalità e criteri del Museion:
• cura della documentazione scritta
• Biblioteca connessa all’esposizione degli oggetti (è una costante, c’è ancora oggi)
• Compilazione di cataloghi
-
1889: Museum Association (UK) si costruisce un’associazione che ha lo scopo di raccordare diversi musei per
provare a definire una linea comune intorno a problematiche differenti (occuparsi dei depositi, ragionare sugli apparati
didattici, ragionare sulle modalità di esposizione delle opere)
1946: a Parigi nasce l’ICOM - Internional Council of Museums - istituito durante la I conferenza dell’Unesco
qual è lo scopo? Assistere l’intera comunità museale nelle strategie di conservazione e preservazione del patrimonio,
ma anche di divulgazione e confronto
In tempi recenti si è approdati ad una separazione netta delle 3 parole: Museologia Museografia Museotecnica
1. scienza che si occupa di studiare il museo (storia del collezionismo, del patrimonio etc)
2. si occupa di ragionare intorno alla scrittura del museo (dal p.d.v delle strutture museali, delle installazioni; la
scelta di come attrezzare la parte ad esempio)
3. abbraccia tutto ciò che riguarda la tecnologia all’interno del museo (antifurto, insonorizzazione, climatizzazione)
Il museo secondo l’ICOM (1951, con rielaborazione Riconoscibile nello spazio materiale e che attraversa il
nella conferenza di Vienna 2007) : tempo, non deve avere come primo obiettivo il
«Il museo è un'istituzione permanente, senza scopo di guadagno, deve essere un istituto che si piega al
lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, beneficio della società e del suo sviluppo (quindi si
aperta al pubblico, che acquisisce, conserva, ricerca, prospetta nel futuro), non è solo il luogo
comunica ed espone il patrimonio materiale ed dell’esposizione ma in primis dell’acquisizione, della
immateriale dell'umanità e del suo ambiente, per fini conservazione e della ricerca.
di educazione, di studio e di diletto». Obiettivo triplice: educare, imparare e dilettare
Sulla base della definizione dell’ICOM, i singoli Stati europei si sono occupati di dare una propria concezione di
museo contestualizzandola, adattandola alla propria realtà.
GIOV 23/11
Differenti tipologie di museo:
1. Musei d’arte - rientrano i musei di scultura, gallerie, musei della fotografia, architettura e del cinema
2. Musei di storia e archeologia
3. Storia e scienze naturali botanica, ecologia. anton dor Napoli tra i più celebri
4. Musei della scienza e della tecnica
5. Musei di etnografia e antropologia documentano la vita di altri popoli, raccontano di beni immateriali
(credenze, canti, balli)
6. Musei specializzati come il museo della fondazione Stradivari (museo del liuto)
7. Musei territoriali -
8. Guardi i zoologici, orti botanici
9. Musei generali - raccolgono collezioni miste e non possono rientrare in un’unica categoria specifica
10. Altri musei - categoria aperta ai musei non inclusi nelle precedenti
= è una classificazione schematica, classificare i musei in base al contenuto è molto rischioso perché un oggetto
d’arte può essere espressione di diversi statuti.
ORHAN PAMUK intellettuale e scrittore turco. Nel 2010 ha proposto un decalogo sul ruolo che dovrebbe avere il
museo, quindi sul peso specifico che il museo dovrebbe avere nella società del nostro tempo.
• 1. i grandi musei delle città (Louvre, MOMA, Uffizi) hanno assunto la forma d’istituzioni turistiche, hanno
generalizzato eventi storici della nazione a scapito di storie dei singoli che sono altrettanto utili per descrivere più
in profondità la nostra umanità. Quando parla di Storia con la S maiuscola, intende la storia dei grandi uomini, dei
vincenti e dei condottieri; piena di retorica.
• 2. utilizza una similitudine per spiegare meglio il primo punto. Associa il palazzo all’epica letteraria [in cui si
celebrano le gesta] e il museo nazionale ai romanzi [il romanzo dell’800 quello che narra le storie del popolo, dei
contadini - es. i promessi sposi]
Perché lo fa? Per avere un approccio problematizzante verso il museo. Per farci sviluppare un approccio critico che
ci faccia rendere conto della diversità.
• 5. costruire una narrativa in grado di far emergere l’umanità dei singoli, dei valori etici morali estetici in grado di
smuovere l’animo dei fruitori
•7. Contesta il fatto che molti musei si soffermano in modo specifico su un evento glorioso di uno Stato senza
raccontare il mondo dei singoli esseri umani, gli stessi che hanno patito sotto tiranniche oppressioni per molti anni.
• 8. Spiega che le risorse economiche che vengono spese per i musei nazionali dovrebbero essere utilizzate anche
per i musei che raccontano le storie degli individui. L’esperienza museale non è tanto di formazione dei contenuti
ma di formazione della coscienza.
• 9. Spiega che i musei sono luoghi di uno sradicamento, gli oggetti che si trovano all’interno sono nati in un altro
luogo e che hanno svolto un ruolo diverso - - - vengono risemantizzati.
Un oggetto dve imparare a raccontarsi autonomamente, in un museo gli oggetti non possono parlare da soli perché
figli
Serve per ragionare sulla fluidità di concezione di museo, considerazioni che ci fanno comprendere come sia un
terreno di dibattito e come sia un’esperienza pregnante per la formazione della coscienza singola e collettiva
VEN 24/11
L’INVENTARIO ANTICO
Una fonte utile per chi studia storia dell’arte sono i materiali di archivio - tra questi gli inventari costituiscono una
risorsa fondamentale. *sono sempre espressione del gruppo di persone che li ha prodotti, quindi sono soggettive*
Cos’è l’inventario di una collezione? È un elenco di una serie di oggetti di varia natura. È uno strumento di
navigazione e controllo di un patrimonio. È un supporto di buona affidabilità.
Quale criterio uso per scriverlo? L’inventario segue quasi sempre la topografia, perché è garante di un riscontro.
Quando si fa un inventario? Serve per censire dal punto di vista amministrativo il bene. Quando il proprietario
percepisce che il proprio patrimonio è soggetto a una trasformazione. Poi ci sono anche casi specifici: per esigenze di
passaggi di proprietà (in epoca moderna soprattutto); trasferimenti di opere; per una esposizione etc
A chi bisogna fare affidamento per avere delle informazioni? Il primo interlocutore per l’estensione di un inventario è
il collezionista stesso perché riversa nell’inventario molte delle sue coscienze —> PROBLEMA: poco affidabile. Gli
inventari antichi hanno una percentuale molto bassa di affidabilità sia per una scarsa conoscenza artistica ma
soprattutto perché per dare maggiore valore alla propria collezione dicevano di avere un quadro di Caravaggio quando
invece si trattava della scuola di quel determinato artista.
+ per avere ulteriori informazioni venivano convocato gli artisti (non necessariamente l’artista stesso dell’opera)
Quali altri fonti possono essere utili per una ricostruzione dell’inventario?
• Testimonianze scritte (scritti degli artisti, diari di viaggiatori, interventi di
restauro documentati dai pagamenti) anche in questo caso sono informazioni da
maneggiare con cura perché sono la rappresentazione della realtà e non la realtà
stessa. Perchè il viaggiatore poteva dare una suo parere a proposito di una Sono i 3 canali per
determinata opera che era del tutto soggettivo. acquisire informazioni sulle
• Fonti figurative/descrittive [es. Cortile di Casa Sassi, Maarten van Heemskerck collezioni del passato.
1534] è sempre una trasfigurazione di una realtà, l’artista può operare seguendo *non sono neutrali*
un criterio selettivo che lo porta a trascurare e mettere in evidenza diverse
sezioni .
• I testi a stampa [Vasari, Raffaello Borgini] = una letteratura biografica che
fornisce indicazioni sulle raccolte/collezioni/esposizioni. Esiste anche la
letteratura decorica o periegesica = le guide, la letteratura di viaggio
Caspar Friedrich Neickel pubblica il volume Museographia 1727 "Guida per una giusta idea ed un utile
allestimento dei Musei” (corredato da una sola immagine). È il primo testo che parla esplicitamente di museografia,
costituisce una sorta di indagine sui musei presenti all’inizio del ‘700. Il testo propone una riflessione sulle diverse
tipologie museali: naturalia (oggetti naturali), artificialia (opere d’arte) e mirabilia (oggetti straordinari).
- Illustra il funzionamento pratico del museo e il problema dell’allestimento e le finalità delle raccolte museali di
oggetti d’arte.
- in tutta la sua biblioteca, “ben 128” libri.
– prova a tracciare delle regole pratiche per visitare il museo
- novità dell’ordinamento tassonomico ovvero ha un’idea di classificare - questo dovuto all’epoca dell’illuminismo
A chi è destinata questa descrizione dei musei? Immaginata per lettori profani e i viaggiatori, coloro che si muovono
nell’Europa settecentesca e devono usare una sorta di guida per capire come si fa una visita. Si era all'inizio dell'Età
dei Lumi, quando cominciava ad affermarsi l'idea che le grandi collezioni dovessero avere finalità di pubblica
educazione, ma ancora non si era compiuto il passo decisivo verso l'istituzione di musei accessibili a tutti.
MERC 29/11
Incisione ritratto di Ferrante Imperato, Napoli, palazzo Gravina, fine XVI secolo
È una cosiddetta “camera delle meraviglie” in cui sono raccolti
oggetti di varie tipologie prevalentemente di origine marina (fossili,
coccodrillo gigante proveniente dall’Egitto forse). È una stanza
ricavata all’interno di una residenza privata, la presenza dei due
cagnolini è per restituire l’idea di un ambiente domestico oltre a
creare un chiasmo tra gli animali imbalsamati esotici e quelli vivi.
La finalità è quella di stupire i visitatori.
• la sovrabbondanza non è casuale. Tutto è ben organizzato
• tipologia della visita: guidata, in modo da poter soddisfare i dubbi
dei visitatori
• cultura materiale (informazioni su come gli oggetti venivano
esposti): particolarità della scaffalatura di sx sembra essere intagliata
appositamente dagli ebanisti per poter esporre gli oggetti
Alessandra Mottola Molfino legge in chiave dialettica la differenza tra Museologia e museografia
* i gesti che compie il museologo non sono mai neutrali e replicabili costantemente come avviene in laboratorio
per la scienza. C’è sempre il fattore di cambiamento e variazione dovuto all’evoluzione della società
GIOV 30/11
Alle origini del collezionismo - breve escursione tra il mondo antico e l’epoca medievale
• Molte informazioni ricavate grazie alla testimonianza letteraria tramandata nei secoli.
Es. sappiamo che Cicerone si rivolgeva ad Attico affinché gli procurasse delle sculture per arricchire gli arredi della
sua residenza presso villa Tuscolana + richiesta di una coerenza ==>in particolare Cicerone lamenta che in
precedenza era stato inviato un gruppo di Baccanti (corteo di Bacco) che non si conciliava con il resto delle sculture
presenti nella biblioteca.
• Altra fonte che viene utilizzata per fornire informazioni riguardanti il collezionismo antico: Plinio il Giovane
Racconta di una stanza per la propria dimora all’interno della quale aveva raccolto alcune sculture e questo ambiente
era funzionale al raccoglimento intellettuale. Plinio si recava per pensare —> è un anticipazione dello studiolo
umanistico.
Epoca medievale:
A cavallo tra XI-XII —> protagonista abate Suger, ha contribuito a concepire l’edificio ecclesiastico gotico
Testimonianza da lui scritta: spiega un concetto centrale per la sua estetica. Parla di oggetti (pietre scolpite, legni
intagliati) lo illuminano perché riflettono la luce divina.
Perchè Suger colleziona questi oggetti?
Ritrova un’espressione della forza creatrice divina
La contemplazione di questi oggetti gli consente di staccarsi dalla
materialità delle cose terrene e ascendere nella sfera terrestre
In epoca medievale iniziano a crescere i cosiddetti “tesori” = delle raccolte di oggetti collegate a un luogo di culto.
Definite da Pomian “collezioni senza collezionisti” —> perché sono cresciute nel corso del tempo tramite donazioni,
quindi sono raccolte accumulate da dinastie o istituzioni e non da singoli individui.
Questa dinamica di accrescimento connota anche le stanze di San Benedetto da Montecassino.
Esempio tesoro medievale: Reliquiario dei Magi del Duomo di Colonia, Nicolas Verdun 1180-1220
Cosa si conservava all’interno di questi tesori? Oggetti liturgici di pregio (reliquiari, evangelari etc)
Qual è la categoria dei donatori? Sovrani, aristocratici, donatori religiosi e laici
Qual è lo scopo? La prima motivazione è la devozione, oltre alla valenza politica e sociale. Cercavano di acquisire un
riconoscimento per la loro generosità. Questa dinamica è frequente ancora oggi. Un esempio il tesoro di San Gennaro.
Perché donare alla chiesa? è il teatro della vita sociale della comunità, è lo spazio per eccellenza che mostra la
comunità nella sua forma eterogenea, che si scontra e si incontra.
Più è evidente la preziosità dell’oggetto donato, più la comunità tende a riconoscere la generosità del donatore.
• Una delle prime collezioni laiche più strutturate è quella di Oliviero Forzetta notaio di Treviso che nel 1335 una
piccola nota autobiografica esplicita la sua volontà nell’acquistare alcuni oggetti d’arte + grazie alla nota sappiamo
della circolazione a Venezia di opere antiche —> era il polo centrale dell’immissione nel mercato antiquario di oggetti
antichi
• Con l’umanesimo nasce lo studiolo ==> una nuova sensibilità per una nuova dimensione per lo studio intellettuale.
Il fine dello studio era il recupero dell’antico - - -> recupero dei valori antichi. La conoscenza non solo per
emancipare l’individuo ma per migliorare la società.
= Uno dei più noti pensatori dell’occidente nella riscoperta degli studi dell’antichità è Petrarca. Nel De Vita solitaria
(1346-56) esprime questa necessità.
Il modo migliore per conoscere l’antichità era collezionando oggetti, perché significava toccare con mano quel mondo.
Petrarca infatti allestì nella propria dimora un ambiente all’interno del quale erano raccolti alcuni oggetti antichi
insieme all’arte contemporanea. In particolare racconta di una tavola con Madonna con bambino + insieme alla tavola
conservava altri oggetti tra cui medaglie antiche.
+ a Firenze questo rapporto con la cultura classica era favorito anche dall’istituzione
del I insegnamento in greco tenuto da Emanuele Crisologa [tra il ‘300-‘400]
In quest’epoca ascendono alla signoria fiorentina i Medici - governeranno fino al 1736. Inizieranno a essere
possessori di grandi collezioni.
Es. collezione di Piero de Medici raccontata da Filarete nel Trattato di architettura 1464 —> libri, statue e ritratti di
imperatori e uomini illustri = un modello di ispirazione, sono esempi di virtù che elencava come punto di riferimento
per la propria esistenza.
Lorenzo de Medici grande collezionista di gemme, camei, pietre incise provenienti in gran parte della celebre
raccolta di papa Paolo II. Perchè sono cosi importanti? Sono traccia visibile e materiale dell’antichità; rispetto a una
scultura/busto potevano essere tenute in mano, erano meglio custodite e di più facile trasporto.
+ bisogna ricordare la commissione a Donatello del David e della Giuditta per il cortile di palazzo Medici.
La scultura antica come modello per la scultura contemporanea. Sono due eroi dell’antico testamento = i Medici
vogliono proporsi come i difensori della libertà.
+ commissione a Paolo Uccello del ciclo di battaglie
+ Antonio del Pollaiolo Fatiche d’Ercole
Nel palazzo è stato creato uno studietto—> decorato con il ciclo dei mesi realizzato da Luca della Rabbia. Percorso
di compenetrazione tra interno ed esterno, come se lo studiolo diventasse una porta per esplorare il proprio universo
ma all’interno di uno spazio concreto, tutto questo è scandito dalla sequenza temporale.
GLI STUDIOLI VEN 1/12
Nella palazzina di Belfiore fu ricavato uno studiolo il cui programma iconografico fu organizzato dall’umanista
Guarino da Verona, perché era colui che meglio conosceva le fonti antiche e moderne per poter decidere i soggetti
da collocare nello studiolo.
Ciclo delle Muse —> realizzato da Cosmè Tura, Michele Pannonio, Angelo Maccagnino da Siena.
Motivo: Le muse sono le patrone delle artes liberales = di quelle arti la cui coltivazione consente una crescita
intellettuale
• Sulla base di questo studiolo, il figlio Guidobaldo ne fece costruire uno più piccolo a Gubbio.
È progettato allo stesso modo con intarsi su legno ed effetti illusionistici.
GIOV 7/12
ISABELLA D’ESTE 1474-1539 nobile, mecenate e collezionista d’arte.
Figlia di Ercole I d’Este ed Eleonora d’Aragona. Figura di grande rilievo che ha destato profonda ammirazione nei
confronti dei suoi contemporanei per capacità intellettuale e di governo. L’allestimento del suo studiolo occupa un
capitolo centrale nella storia museale in epoca moderna.
Isabella cresce nella corte di Ferrara==> protagonista di una delle prime esperienze nella realizzazione dello studiolo
del ‘400. Isabella per questioni dinastiche partecipa a questa attiva vita intellettuale ma a un certo punto la deve
abbandonare - - -> 1490 va in sposa a Francesco II Gonzaga e quindi raggiunge un altro centro importante della
pianura padana: MANTOVA Castello di san Giorgio, una corte cmq di prestigio (camera degli sposi di Mantegna)
Il trasferimento lo vivrà come una forte Lo sappiamo grazie alla corrispondenza epistolare. Isabella
diminuzione, ha l’impressione di essere sentendosi in gabbia, riusciva a evadere immaginariamente
andata in un centro dagli orizzonti più attraverso le lettere. Aveva una gamma assortita di
ristretti - rispetto a Ferrara non c’era lo stesso interlocutori (artisti, letterati, uomini e donne della corte)
trasporto e frizzantezza culturale.
LA DINASTIA e i contatti: Guidobaldo da Montefeltro (marito di Elisabetta Gonzaga, la cognata dal 1488). Alla
morte non ci saranno eredi e la dinastia dei Montefeltro terminerà cedendo il passo a quella dei della Rovere con
l’ascesa di Francesco Maria della Rovere in sposo ad Eleonora Gonzaga, figlia di Isabella.
Studiolo articolato in diversi ambienti: studio vero e proprio; grotta posizionata al di sotto dello studiolo; il camerino
delle anticaglie ==> questa suddivisione è l’inizio più evidente di una trasformazione della concezione dello studiolo
Dalla sensazione di claustrum - - - l’ambiente si sviluppa con altri due spazi con i quali interagisce.
+ era connesso ad un giardino segreto concepito come locus amoenus - una citazione e omaggio alla cultura antica,
questa interazione tra lettura e cultura viene riportata in auge attraverso l’esperienza di Isabella.
Tarsie della Grotta di Isabella con strumenti musicali e
vedute architettoniche (in linea con lo studiolo dei
Montefeltro). Il termine grotta probabilmente deriva
dall’Orlando innamorato di Matteo Boiardo.
Per accedere allo studiolo c’era una porta decorata con dei
rilievi di Gian Cristoforo Romano - es: rappr di Minerva.
È un exempla virtutis, un esempio da prendere a modello.
Gian Cristoforo Romano è anche l’autore di questa Medaglia rappresentante Isabella d’Este
Margherita Cantelmo a Isabella, 1507: «ad me se leva il desiderio d’essere nella Sacra
Grocta, nel cospecto venerando de la diva immagine di quella, la qual in terra debitamente
adoro» —> fa capire quanti fossero interessati allo studiolo e al suo allestimento.
•All’interno del collezionismo di Isabella è dovere citare le opere commissionate a Jacopo Bonnaccolsi detto l’Antico -
noto per replicare alcune sculture antiche celeberrime (Ercole e Anteo, lo Spinario). Utilizzando una tecnica antica, la
fusione a cera persa, offriva a Isabella delle opere in piccolo formato del mondo antico.
•Lo studiolo è diventato famoso soprattutto per le pitture che ospitava, già nel 1497 approda nella sua raccolta un
celeberrimo dipinto di Andrea Mantegna, Minerva scaccia i Vizi dal giardino della Virtù Louvre.
Nel 1502 dalle sue lettere possiamo comprendere quale criterio ha scelto per la sua collezione «Desiderando noi havere
ne’camerino nostro picture ad istoria de li excellenti pictori che sono al presente in Italia» - voleva pitture con soggetto
storico. Il riferimento alla pittura di storia allude all’autore Leon Battista Alberti, nel 1435 scrive il De Pictura che
circolava nel contesto cortese mantovano, il pilastro della visione della pittura albertino era la pictura di historia perché
richiedeva all’artista diverse doti (non solo la conoscenza delle tecniche ma anche la conoscenza del greco e del latino,
quindi il pittore doveva essere colto).
+ voleva una selezione di quanto più raffinato offrisse il panorama artistico italiano
Isabella nella selezione di questi excelenti pittori tenne corrispondenze dirette con alcuni di loro: Giovanni Pellini,
attivo a Venezia. In una lettera lo invita a una collaborazione per il suo studiolo e gli suggerisce l’iconografia da
utilizzare —> Pellini rifiuta la commissione perché non si sentiva libero di esprimere la sua arte.
IL MUSEO GIOVIANO
Medaglia encomiastica/celebrativa di Paolo Giovio realizzato da Francesco da
Sangallo. Era un ecclesiastico. Motto gioviano 1534-44 “Spes mea in Farnesii gratia”
—> Il successo dell’uomo è dovuto agli ottimi rapporti con la corte Farnesiana
(inglobava artisti, letterari, uomini ecclesiastici) periodo di Papa Paolo III
Iscrizione: Paolo Giovio vescovo di Nocera inferiore anno domini 1552
• Protagonista di una interessante esperienza museale - decide di far costruire un
museo a Borgo Vico, sul lago di Como 1537-1543. La posizione è fortemente
connotata dal punto di vista della derivazione classica, una posizione di privilegio in
cui il paesaggio marino (lacustre) integra l’esperienza estetica.
Giovio lo costruisce come un templio della celebrazione della virtù umana - Templum
Virtutis - in contrapposizione alla voracità del tempo.
Cosa può sopravvivere alla voracità del tempo? La virtù, consente all’uomo di sopravvivere a se stesso.
Il luogo dove celebrare questa virtù è il museo = luogo in cui raduno gli exampla virtutes, avvicino le arti liberali
come modello per la mia crescita intellettuale.
Elogia veris clarorum virorum imaginibus una testimonianza fondamentale per comprendere la tipologia di
allestimento e la villa (fu trasformata nel ‘600). Gli elogia sono delle biografie con degli elogi collegati a uomini
illustri Spiega che il progetto prevedeva 4 sezioni: dedicate ai letterati defunti, viventi, artisti e re/pontefici/capitani di
eserciti. All’interno della villa Giovio raccolse dei ritratti di questi uomini illustri con al di sotto gli elogi, secondo un
criterio di dispositio che è possibile ricavare grazie ad altre esperienze del ‘500 ==> la cosiddetta serie gioviana de
ritratti, commissionata da Cosimo I a Cristoforo dell’Altissimo. (Uffizi).
• La particolarità era che ogni ritratto presentava un elogio al personaggio = un testo di commento in cui vengono
celebrate le imprese dei personaggi, utile per avere una panoramica generale.
• Nel proemio Giovio fa una breve descrizione del museo: villa articolata in diversi spazi che vanno dal pian terreno
fino al piano nobile; gli ambienti erano distribuiti volutamente secondo le domus romane.
I ritratti che Giovio colleziona sono concepiti come vere immagini, quindi non oggetti il cui valore primario sta nella
qualità artistica ma nella capacità di essere dei documenti fedeli dei personaggi in questione.
L’esperienza di Giovio acquisisce un’importanza ulteriore per ribadire l’interesse verso questa tipologia di oggetti
(medaglie e monete) che si continuano a mostrare come documenti affidabili e concreti del mondo antico.
MERC 13/12
Ruolo del Campidoglio nella storia del collezionismo (dal ‘400 in poi)
Dall’epoca classica in avanti il Campidoglio è espressione di una dimensione di esercizio del potere differente, è la
manifestazione del potere laico (in alternativa al potere papale).
• 1471 donazione di Papa Sisto IV (primo donazione carica di significati politici e ideologici, nasce
committente della cappella sistina) dona al come gesto di apparente generosità ma in realtà è il
popolo romano 4 famose sculture bronzee: Lupa tentativo di entrare in uno spazio che generalmente non
Capitolina, Spinario, Camillo, Colosso di era controllato dal vaticano.
Costantino
Con una targa celebrativa (ancora oggi visibile) spiega le ragioni della donazione —> restituisce
al popolo romano alcuni elementi del thesaurum romanitatis = Tesoro romano: eredità dei valori
e delle tradizioni dell’epoca classica romana ==> la propaganda si costruisce sempre attraverso
determinati meccanismi ==> Sisto IV sapeva che con la restituzione del tesoro della Roma antica
avrebbe risolto un problema pendente che esisteva da molto tempo e nessun suo predecessore
aveva risolto. Chi è il popolo romano, a chi si riferisce? Le famiglie nobili ed ecclesiastiche = i
funzionari della città di Roma. Coloro che condividevano le ideecon il papa.
Il vero motivo della donazione è per presentarsi come il continuatore della grande epoca imperiale,
farsi erede. Ma come fa ad autoleggitimarsi con l’impero romano che ha dentro di se elementi di
pericolo per la propaganda cristiana (i romani sono i primi ad avere contestato la religione
cristiana)? Tutta la genealogia degli imperatori romani è salvata da Costantino, che con l’Editto celebra la religione
cristiana come unica ammessa e quindi riscatta in un solo colpo tutto ciò che avevano fatto i suoi predecessori. Inoltre
Costantino è il fondatore di grandi basiliche nel territorio romano (san Giovanni in Laterano, san Pietro) + la chiesa
falsifica un documento costruendo il mito della sua donazione (nella quale conferisce il suo potere al papa)
Il Campidoglio era presidiato dalle cariche amministrative laiche di Roma, in particolare presso il Palazzo dei
Conservatori, che avevano il compito di curare acquedotti, edifici pubblici e le antichità che venivano scoperte.
• Sulla rampa capitolina si trovava l’obelisco di Ramesses II (donato poi al cardinale Ciriaco Mattei) ==> per dimostrare
che Sisto IV sarà l’iniziatore di questa grande tradizione che sarà rinvigorita dai successori
• Uno dei primi papi a proseguire con le donazioni fu Innocenzo VIII: es. 1486 fu trasferito il Colossum Commodi
• Papa Leone X nel 1515 dona tre rilievi aureliani estrapolati dalla chiesa di Santa Martina (Foro Romano).
• 1517 trasferite le statue fluviali del Tevere e Nilo, dal Quirinale al Palazzo Senatorio
Grazie alla testimonianza grafica di Martin Van Hemmeserck, Veduta della Piazza del Campidoglio 1535-37, riusciamo
a conoscere l’originaria posizione di queste statue == al centro della piazza, con l’intento di presidiare l’accesso.
• Martin van Heemskerk, Veduta del Laterano 1535-37: originaria collocazione della statua equestre di Marco Aurelio.
All’epoca c’era l’esigenza di reperire il bronzo da sculture antiche per crearne delle nuove MA la scultura si salvò dalla
fusione (fu scambiata per Costantino, la confusione fu dovuta anche sua collocazione - il complesso lateranense
rappresentava i possedimenti privati di Costantino + aveva fondato la cattedrale.
• 1539 viene spostato nella piazza del Campidoglio, al centro
• 1550 ca la piazza sarà progettata da Michelangelo con un disegno pavimentale geometrico a stella e un tentativo di
omogenizzare lo spazio tra gli edifici e le varie statue collocate originariamente in una maniera disorganica.
Uno dei primi restauri è dovuto a Sisto IV ==> fa ridorare la scultura e colare una lega metallica che faceva rinsaldare
la struttura bronzea + l’inquinamento e le piogge acide nel corso del ‘900, hanno velocizzato il suo processo di
deterioramento. Sin dal restauro si discuteva sulla collocazione finale della statua una volta restaurata —> inserita nel
museo con un progetto curato dall’arch. Aimonino.
= È una vicenda centrale nella storia della piazza del Campidoglio
L’interno del Palazzo dei Conservatori sarà realizzato da Giacomo della Porta (1569-72) in linea con
l’armonizzazione michelangiolesca e di focalizzare l’attenzione sul Marco Aurelio.
Nella Veduta del Laterano, si vedono ai piedi del Marco Aurelio i leoni di basalto - - -
oggi collocati all’inizio della rampa e a coronarla ci sono i Dioscuri Capitolini.
Le scelte espositive raccontano molto dei messaggi che il collezionista e il progettista
volevano dare all’allestimento ==> è una scelta iconografica molto antica: l’animale
feroce addomesticato a guardia di un ingresso. I Dioscuri (coloro che addomesticano i
cavalli) sono posti sempre a vigilanza dell’accesso, implenteano il valore sacrale
dell’ascesa al Campidoglio. C’è anche un criterio di dispositio simmetrica che vede al
centro il marco Aurelio e il traguardo del punto di fuga che sfocia con i due fiumi.
Affianco dei Dioscuri troviamo i Trofei di Mario —> prelevati dall’Esquilino e donati
da Papa Sisto V. Sono i trofei che Mario ottenne in seguito alla vittoria contro i Cimbri e
Teutoni, bloccando le aspirazioni espansionistiche di queste due popolazioni barbariche.
• Francesco I è protagonista di un’esperienza che si compie nell’allestimento di uno studiolo che ha dei connotati
diversi rispetto a quello quattrocentesco.
La storia di questa terna di esperti di cui si circonda il granduca, si ricompone grazie a diverse fonti tra cui la
corrispondenza privata tra Aldrovandi e Francesco I.
Es. Lettera di Aldrovandi a Francesco I: atteggiamento reverente e celebrativo nei confronti di Francesco I;
fornisce delle informazioni in termini cronologici sulla costruzione dello studiolo.
GIOV 14/12
==> La sua passione profonda per la scienza è la componente costitutiva per la costruzione dello studiolo.
Viene definito studiolo sia per le dimensioni ridotte; perché concepito come contenitore e soprattutto perché è
espressione di uno specifico interesse del proprietario.
• Vincenzo Borghini è l’ iconografo del progetto ==> progetta lo studiolo con 4 tematiche che richiamano le
meraviglie della natura attraverso la Creazione, Rapporto tra arte e natura
• Giorgio Vasari coordina un gruppo eterogeneo di maestranze (in tutto 31 artisti, ingaggiati nell’Accademia del
Disegno) ci sono anche artisti stranieri come Giovanni Stravano. La varietà degli artisti concorre alla costruzione di
una serie di messaggi complessi sotto la diretta sorveglianza di Vasari.
= L’obiettivo era governare il progetto finale secondo un criterio di omogeneità stilistica
Ogni lato della stanza era dedicato ad uno dei Quattro Elementi Naturali: Aria, Acqua, Terra
e Fuoco.
+ pannelli disposti sulle pareti seguendo il criterio della distributio dei 4 elementi (Giovan
Battista Naldini Raccolta dell’ Ambra)
+ dietro ai panelli c’erano degli armadietti contenenti oggetti che facevano riferimento alle
raffigurazioni dei pannelli (ipotesi che ci fossero oggetti in ambra)
Gli oggetti che gli armadi conservavano erano suddivisi in categorie a seconda della ritenuta
appartenenza ad uno di questi elementi: i cristalli all'Aria, i vetri e i metalli al Fuoco, le perle
all'Acqua, le ossa e le pietre alla Terra.
• 1570 scambio di lettere tra Vasari e Borghini. Lettera Borghini a Vasari: si evince che Vasari abbia raccontato al
Principe dell’inventione, ovvero del programma iconografico e che ne sarebbe rimasto soddisfatto. Inoltre Borghini
vuole conoscere il contenuto degli armadietti per realizzare un programma iconografico adatto = ci fa capire lo stretto
rapporto tra contenuto e contenitore. Non è una novità (lo abbiamo visto con lo studiolo di Nicola da Montefeltro)
Spiega qual è la logica che deve avere l’allestimento delle pitture ossia il progetto intero, quindi necessariamente deve
conoscere il contenuto degli armadietti.
Lettera dall’autobiografia dell’Aldrovandi, il viaggio a Firenze del 1577: fa riferimento all’entrata di un artista
Veronese all’interno della collezione medicea: Jacopo Ligozzi attivo a Firenze gia nel 1577 con una specifica
particolarità: ritrarre al vero elementi botanici e zoologici con una straordinaria capacità mimetica = sono delle
illustrazioni a carattere scientifico, nessuna volontà estetica.
Oltre ai dipinti erano collezionati anche alcuni bronzetti su una mensola. Molti realizzati da Gianbologna, originario
della Francia. Sia a tema profano che antico
+ a cavallo tra ‘500 e ‘600 Ferdinando I vara una legge che impedisce la rimozione dalle chiese fiorentine di opere
dei più grandi maestri del primo ‘500 e ne limita la rimozione dalla Tribuna. Un provvedimento che da il via al
processo della copia - - - > dal momento che le opere non si possono pu spostare
VEN 15/12
La galleria seicentesca e settecentesca
Documentabile per la prima volta in Francia nella prima metà del XVI secolo = la cosiddetta galerie che mutua la
tipologia dei vestiboli e delle logge delle ville romane. La galleria è quindi una citazione dell’antico, ha una sorta di
paragone intrinseco con l’antico.
Per avere un’idea concreta della definizione di galleria ci si può appoggiare a delle fonti contemporanee:
• definizione del vocabolario della Crusca (1691) = stanza da passeggiare dove si tengono pitture, statue e altre cose di
pregio. Importante l’idea del passeggio, attraverso una spazio percorribile a piedi quindi necessariamente deve
svilupparsi longitudinalmente.
*criterio per riordinare i quadri sulla parete*: in corrispondenza delle pareti centrali si trova l’opera più importante.
Il centro del corridoio è il perno del percorso, lo spazio di maggior pregio = le gallerie sono ambienti dove il passeggio
non è unilaterale ma biunivoco, spesso si ritorna indietro e si avanza. Non sempre è così, ci sono anche galleria dove il
cammino è monodirezionale + i pezzi non sono ordinati secondo un criterio cronologico ma in rapporto alle dimensioni.
Bisogna seguire anche delle regole ==> la simmetria, fare in modo di inserire la tela più grande al centro e disporre
attorno quelle più piccole per esempio. In questa logica la cornice diventa preziosissima, non solo per il materiale ma
perché diventa il perimetro della visione.
Scipione Borghese accanto alle vita politica coltiva la passione per le arti liberali ==> per coltivare il senso della
magnificentia investe per a costruzione di una collezione senza eguali.
• 1607: sequestro dei dipinti dello studio del Cavalier d’Arpino (Giuseppe Cesari), accusato dai fiscali di Paolo V di
possesso illegale di armi da fuoco. Per potersi riscattare, il pittore fu costretto a cedere alla Camera apostolica la propria
quadreria, donata poco dopo dal papa al nipote Scipione Borghese Entra in possesso di oltre 100 dipinti, tra cui alcune
opere di Caravaggio + acquisisce anche parte della collezione del patriarca di Aquileia
= fa un acquisizione sistematica del meglio delle collezioni che circolavano a Roma
La spregiudicatezza è una delle caratteristiche che meglio esprimo questo personaggio:
• 1605: acquisisce la Madonna dei Palafrenieri di Caravaggio rifiutata dalla Confraternita
• 1608: fa calare di notte dalle mura della città la Deposizione Baglioni di Raffaello e poi tramite Paolo V la fa
dichiarare ”cosa private del cardinale”
1682: i Borghese continuarono ad ampliare la collezione di Scipione. Un'aggiunta significativa si ebbe con l'eredità di
Olimpia Aldobrandini, moglie in prime nozze di Paolo Borghese (ritratto eseguito da Jacob Voet)
Vicende della collezione borghese:
All’interno della villa sul Pincio, che il cardinale realizza proprio per ospitare la straordinaria collezione che si
arricchisce sempre più, confluiscono anche opere commissionate ex novo a celeberrimi maestri contemporanei ==
Gian Lorenzo Bernini, il suo primo importante successo.
**Alla morte del cardinale tutti i beni mobili vengono vincolati da un dispositivo giudico, quello del fidecommesso
che consente di conservare l’integrità della raccolta (questo perché spesso alla morte del proprietario gli eredi
disperdevano il patrimonio). = risultato: alla fine del 1600 I Borghese avevano una raccolta di quasi 1000 dipinti
• 1902: sarà acquisito dallo Stato Italiano
Fonti antiche e studi moderni
1650: Giacomo Manilli compila una descrizione della villa fornendo testimonianze di rilievo sulla composizione
della raccolta. È la Prima testimonianza organica della collezione voluta da Scipione
1928: Roberto Longhi, Precisioni nelle Gallerie italiane = importante fonte di studio per gli studiosi dell’epoca
1959: Paolo della Pergola, Galleria Borghese = compie un catalogo
+ ci sono anche testimonianze grafiche e visive della villa
• Tra i pezzi arrivati con il sequestro del Cavalier d’arpinio: Giovane con la canestra di frutta e il Bacchino malato
di Caravaggio; La Cattura di Cristo e Il Ratto d’Europa.
• Camillo Borghese, uno degli eredi, vende alcuni pezzi a Napoleone per ragioni diplomatiche. La storia si interseca
con la nascita del Louvre = idea propagandistica di sottoporre l’eccellenza dell’arte alla tutela dell’impero francese.
In tutto arriveranno 160 sculture antiche - questo perché il fidecommesso valeva fino alle opere raccolte da Scipione.
• Oltre a venderle, Camillo Borghese acquista anche altri capolavori come la Danae di Correggio nel 1827.
Tutta la sezione dei grandi ferraresi del ‘500 arrivano attraverso Olimpia Aldobrandini.
Loggia di Giovanni Lanfranco - realizzata nel 1654 a decorare questo spazio, che potremmo anche definire una
galleria. Uno dei pittori più accreditati della roma dell’epoca. Lo spazio si arricchisce di grandi opere ma diventa anche
l’occasione per commissionare ex novo cicli decorativi di qualità.
Lanfranco nasce a Parma fine del ‘500 nella patria di Correggio. Lanfranco si istruisce tramite le opere di Correggio
—> idea di costruire degli scorci dinamici, luce molto morbida
Arriva a Roma e lavora nella cerchia farnesiana tramite Annibale Carracci. Quando si emancipa da Carracci, diventa il
grande protagonista del barocco romano = uno dei primi a trovare un nuovo modo nel decorare le volte.
Inizio anni 20 del 1600 realizza il Concilio degli dei presso la galleria borghese.
+ realizza la cupola barocca presso la chiesa di Sant’Andrea della Valle
• Galleria Spada
Dal dicembre 2014 è passata nella gestione del polo museale del Lazio e nella direzione dei musei statali di roma nel
2019. Ma l’appartenenza della galleria al patrimonio dello stato sta per celebrare il centenario —-> fondata del 1927.
Chiusa durante gli anni della seconda guerra mondiale e al momento della sua riapertura viene affidata al giovane
Federico Zeri —> comincia a cimentarsi con la filologia, studio delle fonti e con la connoissership.
• il primo passo che compie è andare a recupare i molti dipinti appartenenti alla collezione Spada e che circolavano
nei vari musei. Ancora oggi buona parte della collezione si trova disseminata all’interno degli ambienti del Consiglio
di Stato, uno dei massimi organi della repubblica italiana, confinante con la galleria spada.
1951: riapertura della Galleria. Zeri compila uno strepitoso catalogo (pubblicato nel 1954) che diventa pilastro della
letteratura novecentesca.
Obiettivo: ricomporre l’aspetto sei-settecentesco —> i dipinti si integrano sulle pareti con altre tipologie di oggetti
(consolle con busti, orologi, scrigni; vasi; sedie) con un’attenzione anche agli arredi in stoffa.
Molte di queste opere provengono dalla collezione di Bernardino Spada e Virgilio Spada.
Es. Sala III: registro basso mobilio di varia natura, dipinti senza soluzione di
continuità, fregio e volta decorata + al centro dei mappamondi antichi
Il palazzo entra in possesso della famiglia aristocratica romana. Costruito nel 1540
come residenza per il cardinale Girolamo Capodiferro. Corte di palazzo Spada -
decorazione cinquecentesca con fregio bellissimo [i contenitori museali, a Roma,
sono essi stessi degli strepitosi oggetti d’arte]. Stemma di papa Paolo III Farnese.
•Ritratto del cardinale Bernardino eseguito da Guido Reni - costituisce uno dei pezzi
più importanti della galleria.
• Attenzione nei confronti dell’astronomia, matematica, aritmetica.
= infatti la galleria realizzata da Borromini è sicuramente risultato della concezione rivoluzionaria dell’arte e
dell’architettura ma è anche frutto degli interessi coltivati dal cardinale. C’è un gioco illusionistico che rimanda intorno
a implicazioni simboliche [metafora di un mondo terreno fallace, fatto di valori che sono grandi in apparenza ma
piccoli su questa terra] ma c’è anche un’attenzione che si costruisce nei confronti della matematica e dello studio delle
scienze. La galleria doveva dare l’impressione di essere lunga 35m ma in realtà non
arriva neanche a 10m
==> Un esito concreto degli interessi verso l’astronomia e gli strumenti per
l’esplorazione (il cannocchiale) = è la commissione a Niccolò Tornioli del dipinto
Gli astronomi. La presenza del cannocchiale vuole rendere omaggio a Galileo
Galilei che ne scoprì l’uso e grazie al quale si poté dare impulso allo studio
dell’astronomia. Un membro della cura cardinalizia non solo acquisisce pezzi
antichi ma è anche committente di opere contemporanee in questa simbiosi tra
antico e moderno che va molto di moda oggi ma che gia esisteva all’epoca.
MERC 20 DIC
Punto di avvio è situato nel Museo Borromaico. Il regista di questa operazione è il cardinale Federico Borromeo,
appartenete a una famiglia di grande spicco dell’Italia cinquecentesca.
• 1595 nominato arcivescovo di Milano
IMPORTANTE: Non bisogna immaginare la chiesa post concilio di Trento com un’entità monolitica.
Tendenzialmente l’approccio è quello di pensare alla chiesa come organica e con tutti membri che hanno la stessa
linea di pensiero ==> non è cosi, ci sono conflitti molto aspri ed è popolata da persone diverse tra di loro.
Nel 1625 a Milano viene pubblicato il Musaeum Bibliotechae Ambrosiae = un testo che motiva le scelte
collezionistiche. Lo scopo è didattico, infatti l’obiettivo di molti cardinali era quello di fornire ai fedeli dei modelli
comportamentali attraverso le immagini. Il testo pero venne pubblicato in poche copie - - - ebbe un impatto limitato
nella storia del collezionismo seicentesco. La novità è che tutti i generi si equivalgono e tutti possono concorrere a
formare le coscienze della popolazione (diversamente da quanto detto da Leon Battista Alberti - pittura come apice).
Se l’obiettivo è pedagogico - - - passa in secondo piano il godimento estetico e soprattutto valevano anche le copie.
• nel volume il cardinale fa una piccola digressione per spiegare le circostanze per la quale ha deciso di scrivere il
testo.
Museo kircheriano prende il nome da Athanasius Kircher, membro di spicco dell’ordine gesuita. Viene fondata a
Roma su iniziativa di Ignazio di Loyala.
Il gesuita è il protagonista del museo perché prese in carico la raccolta.
1651: Alfonso Donnini, collezionista romano, dona ai gesuiti del Collegio romano il proprio gabinetto di cuirotà. Lo
scopo della donazione è pensata sia per mantenere integro il patrimonio ma anche per far in mood che i gesuiti
possano trarne beneficio.
A questo punto entra in scena Kircher che si deve occupare di gestire la raccolta ==> la sistema anche con l’aggiunta
di naturalia (oggetti naturali che arrivavano da tutto al mondo ai gesuiti) ==> realizza un museo di arte, scienza,
archeologia, tecnologia e antichità.
La testimonianza principale è il catalogo del 1678 ==> sono illustrati gli oggetti, le provenienze e lo scopo primario.
Inoltre si trovano delle tavole di grade interesse perché forniscono uno spaccato degli allestimenti.
1680: morte di K e fase di relativo abbandono
1709: nuovo catalogo, Boanni nuovo curatore rilancia all’attività del museo
1773: soppressione della compagnia di Gesù e il museo subisce l’onda della disgregazione della compagnia
1913: definitivamente disperso
LE STANZE DI SAN BENEDETTO
Ambienti sgomberati e ristemati altrove e poi nel 1944 l’abbazia di montecassino è stata rasata al suolo.
Storia della distruzione: 1943 da montecassino passa la “linea gotica” una linea di difesa tedesca. Perchè giocavano
sul ruolo simbolico che questo luogo ricopriva nella coscienza dell’occidente; nessuno avrebbe potuto attaccare
questo luogo. Quindi i tedeschi si sistemano prorpio alle pendii dell’abbazia. A ottobre l’abate dell’epoca riceve molte
pressioni dall’opinione pubblica internazionale che lo spingono a mettere a riparo tutto il patrimonio di montecassino.
(C’era anche il tesoro di san Gennaro, poiché Napoli non era sicura). Una serie di camionette vengono predisposte
attraverso l’aiuto di militari affinché il patrimonio potesse essere messo in salvo e portato a roma. Questa operazione
ha consentito una conservazione quasi integrale di tutta la collezione.
Dopo lo smantellamento 1877-78 gli arredi presenti nelle stanze vengono dispersi per l’abbazia seguendo tracciati che
nessun studioso è riuscito a capire. Nel 1929 vengono rialesstiti all’interno della “sala della mostra” = alcuni oggetti
vengono messi qui con l’intento di fare una mostra documentaria che vuole raccordare la preziosità della collezione.
Quindi non si conosceva nulla di questo oggetti e che fine avessero fatto.
3 testimonianze: Flavio della Marra ( descrizione storica del monastero di Monte Casino; descrizione storica del se
sacro real monastero di monte Casino) = elenco dettagliato di tutte le opere presenti nelle stanze
Andrea Caravita i codici e le arti a montecassino
Ma la fonte decisiva è l’inventario del 1691 compilato da due monaci Flavio ratti e Mauro Vives. Compilato secondo
un criterio topografico fornisce informazioni sul supporto, cornici, dimensioni e autore. Perché cosi preciso? Tutti i
monaci benedettini devono ruotare all’interno delle abbazie, rimangono per 7 anni. Quindi si creano sempre delle
vacationes e si può inserire un fenomeno di dispersione; inoltre per via dei furti che avvenivano durante le visite.
Linevtario contempla in tutto circa 220 opere e racconta anche di una cospicua raccolta di disegni, molti realizzati dal
Cavalier d’Arpino. A queste date era una delle collezioni grafiche più importante del regno di Napoli (montecassino era
provincia di Caserta).
Lettera spedita dall’abate Antonio Capace a papa Benedetto XIV Lambertini da montecassino a roma 1745: chiede di
l’autorizzazione di spostare le opere e introdurre delle nuove. Non bbiamo la lettera di risposta ma sappiamo che c’è
stat un’accettazione di richiesta. Quindi l’abate procede alla rimozione degli oggetti.
• I STANZA tra le opere presenti: Luca Giordano (s. Sebastiano, s. Benedetto nelle spine
• II STANZA c’era un altare e opere del cavalier d’arpino
Opera di Niccolò di Simone, Santissima concezione. La tela arriva a montecassino con una lettera di
raccomandazione
Attraverso la ricchezza della naturalità si celebrava dio per cui oltre alle opere nelle stanze cerano anche due
pietre di porfido.
CONFERENZA SULLE STANZE DI SAN BENEDETTO
Nel 1944 i tedeschi si stabiliscono a Montecassino convinti fosse un luogo sicuro, ma poco dopo l’Abbazia
viene bombardata dagli americani. Si pensava, studiando la collezione distrutta, che fosse tutto perduto salvo
pochi frammenti di epoca medievale, e che quel poco che era stato ricostruito nel 1947 fosse al limito della
falsificazione. Fortunatamente qualcosa della collezione dell’abbazia era stata messa in salvo a Roma per
tempo, nel 1943.
L’Abbazia era composta tra 3 stanze che tra l’inizio del 1600 e la seconda metà del 1800 accoglievano una
piccola collezione. Erano chiamate le Stanze di San Benedetto poiché si riteneva che il santo fosse stato ospite
qui e di conseguenza poi i frati avrebbero deciso di collocare le opere in queste stanze, per celebrare
l’ambiente. Conosciamo queste stanze grazie ad alcune testimonianze scritte : sappiamo che nascono intorno
al 1620, diventano ufficialmente collezione nel 1626 dopo che i frati hanno ottenuto un permesso legale e
giuridico per vincolare lo spazio (non si poteva toccare nulla ne tantomeno portarlo via, sennò si rischiava la
scomunica). L’allestimento delle stanze è descritto in maniera dettagliata in dei cataloghi del 1750 di Flavio
della Marra. Parla anche dei vari cambiamenti avvenuti nel corso del tempo e come si doveva procedere : per
inserire un’opera nella collezione la massima autorità dell’Ordine Benedettino doveva chiedere
l’autorizzazione al Papa, dal momento che il vincolo legale di un secolo prima era ancora in atto.
Il problema è che queste testimonianze non vengono prese in considerazione nel 1947 quando si procede alla
ricostruzione dell’Abbazia, e comunque era difficile ricostruirla anche solo a livello architettonico perché non
si sapeva xesempio né il numero né la disposizione delle finestre.
Il 1775 è l’anno della massima estensione della raccolta : 83 dipinti per lo più a tema sacro, molti dei quali
dell’artista Luca Giordano. Come ottenevano i frati queste opere? Con l’acquisto diretto oppure chiedendo
all’artista di donare la sua opera. Molti lo facevano per dimostrare la propria devozione o le proprie capacità
artistiche. La maggior parte di loro inoltre aveva lavorato a diversi cantieri dell’abbazia, xesempio Giordano
si era occupato di un ciclo di affreschi.
Alcune fonti parlano di 4 tabelle : una con su scritto il vincolo legale di Urbano VIII per ricordare la
conseguenza del furto dalle Stanze, su due erano scritti componimenti celebrativi di San Benedetto e
sull’ultima un componimento che parlava del legame tra bellezza divina e dell’arte.
Era presente anche un altarino con vari oggetti, una nicchia con la scultura del santo sulla porta, oggetti utili
alla celebrazione della messa e infine uno spazio tra la seconda e terza stanza : qui l’allestimento era molto
fitto, disposto sue 3 o 4 registri ma con dipinti anche collocati tra le gambe dei tavolini per quanti oggetti
c’erano. Qui c’era anche un inginocchiatoio con crocifisso e reliquiari. Dall’allestimento di questo spazio
emerge il rapporto molto stretto tra oggetti d’arte e di religione : le Stanze di San Benedetto erano luoghi sia
di culto (celebrazione di un santo) che di collezione artistica e contemplazione estetica.