Renzo Ildebrando Bocchi Il Pane Del Perdono

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Renzo Ildebrando Bocchi

Il pane del perdono

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TITOLO: Il pane del perdono


AUTORE: Bocchi, Renzo Ildebrando
TRADUTTORE:
CURATORE:
NOTE:

CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D’AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza


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TRATTO DA: Il pane del perdono / Renzo Ildebrando


Bocchi. - Milano : Le muse, 1940. - 117 p. ; 22 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 25 giugno 2015

INDICE DI AFFIDABILITA’: 1
0: affidabilità bassa
1: affidabilità media
2: affidabilità buona

2
3: affidabilità ottima

DIGITALIZZAZIONE:
Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:
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IMPAGINAZIONE:
Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:
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3
Indice generale

IL PANE DEL PERDONO...........................................12


RITORNO................................................................13
LUCI E OMBRE..........................................................14
BUIO........................................................................15
L'OSPITE.................................................................16
ULTIMO RISTORO.................................................17
COME UNA FOGLIA..............................................19
STIMMATE..............................................................20
FOCOLARE SPENTO.............................................21
PIOGGIA..................................................................22
PRIMO AMORE......................................................23
MUSE.......................................................................24
CARITÀ...................................................................25
I FIGLI......................................................................26
INVOCAZIONE.......................................................27
MALEDIZIONE.......................................................28
ARIDITÀ..................................................................29
IMMOBILITÀ..........................................................30
GENUFLESSIONE..................................................31
IPOCRITA................................................................32
L'ALTRA GUANCIA...............................................33
MIA TERRA.............................................................34
SFIDA.......................................................................36
RIMEMBRANZE.....................................................37
PECCATORE...........................................................39

4
FIAMME E FAVILLE..................................................40
TREGUE..................................................................41
DANNAZIONE........................................................43
TU SEI CAMBIATO................................................45
ULTIMO SORRISO.................................................47
FUGGITIVA.............................................................48
LA VIA.....................................................................50
OMEGA....................................................................51
FIORE.......................................................................52
FIACCOLA..............................................................53
CREPUSCOLO........................................................54
AGAVE.....................................................................55
A MARIA.................................................................56
SILENZI...................................................................57
AD UNA IGNOTA...................................................58
LA LETTERA..........................................................59
SETTE QUADRI D'AMORE.......................................61
L'ADDIO..................................................................62
PASSATO.................................................................63
D'AMORE SI MUORE............................................64
ALBA.......................................................................65
TRAMONTO............................................................66
SERA D'OTTOBRE.................................................67
ODIO........................................................................68
ATTIMI.........................................................................69
TARDA ESPERIENZA............................................70
FELICITÀ................................................................71
APRILE....................................................................72
STELLE CADENTI.................................................73
5
DEDICA...................................................................74
TARDI......................................................................75
PRECOCE................................................................76
ASPETTARE............................................................77
DOMANI..................................................................78
VITA.........................................................................79
SUONATORI AMBULANTI...................................80
SOLE D'INVERNO..................................................81
RINASCERE............................................................82
EPIFANIA................................................................83
SERA........................................................................85
LUCE SPENTA........................................................87
PASQUA D'OLTREMARE......................................89
IL SEGNO................................................................91
DUE NOVEMBRE...................................................92
MISCREDENTE......................................................93
COROLLE................................................................94
NIDI..........................................................................95
ANGELUS................................................................96
TRAGEDIA..............................................................97
VERTICE..................................................................98
I MONELLI..............................................................99
COSMICA..................................................................100
LA TERRA.............................................................101
COMMIATO...............................................................103
LUCE......................................................................104
...ET ULTRA..........................................................106
INDICE.......................................................................107

6
RENZO ILDEBRANDO BOCCHI

IL PANE DEL PERDONO

7
Ai poeti della mia dolce terra
che ho viventi nel cuore.

8
Molte sono le vie che conducono l'uomo alla fonte
delle verità eterne, ma quella che è più segnata d'orme
è la via del dolore.
È infatti vero che gli altari hanno più tributo di
lacrime che di risa.
Ed è questa del dolore la via percorsa da Renzo
Ildebrando Bocchi nel "PANE DEL PERDONO" dove
rinnova la esperienza di un tormento comune a tutti gli
uomini e la rivive, verso per verso, in un canto di
liberazione che se per lui è un dolce tormento per te
sarà invece un libro di infinito riposo, poichè il poeta,
che sente l'impetuosa necessità di cantare, sa distribuire
con prudente economia i fantasmi della sua poesia, in
modo che prende dolcemente lo spirito ed in un ben
misurato succedersi di luci e d'ombre, d'ansie e di gioie
riporta ai più impensati momenti della tua giornata e ne
fa scoprire le insospettate vibrazioni poetiche.
Ma ovunque, in ogni pagina ed in ogni verso,
predomina sempre la nota della tristezza che discende

9
dal pauroso nulla dell'uomo di fronte all'infinito
cosmico
Immoto sono ed inutile
come acqua verdastra
di putrefatto stagno.
Procede di passo in passo; cade, e nel rialzarzi
s'inginocchia e guarda al Signore e invoca, in una
trepidazione dubbiosa, piena di sconforti e
d'implorazioni talvolta amare e disperate; vede la
giovinezza che gli sfugge di attimo in attimo, che
l'abbandona nel fatale succedersi delle stagioni e dal
suo cuore esce una sconsolata elegia
Son tornati i vesperi sanguigni
ma tu sola mai più farai ritorno.
Continua l'ascesa. Non quella allucinante del
mistico, non quella fredda e implacabile del filosofo. È
il dolente cuore che s'abbandona al suo bisogno di
conforto, in un turbamento che quando sta per
diventare smarrimento, si salva nel dubbio quindi sfocia
in un'estasi piena di confidenza perchè
Tu, Signore, della mia anima,
che era a te protesa,
ne hai fatta una lampada accesa.
Così, in questo libro che è più fatto di poesia che di
poesie, ritroverai te stesso, nella personalità più
impensata e più nascosta, con quella dolce venatura di

10
nostalgie che affascina, con l'anima immersa in un
desioso sospiro crepuscolare.

E se qualcuno volesse per questo accusarti di


superate reminiscenze passatiste potrai sempre
difenderti con la gagliardia impetuosa dell'ultimo
Carducci per il quale poesia e malinconia fanno
tutt'uno.
MARIO MILLI

11
IL PANE DEL PERDONO

12
RITORNO

Tutto m'aspettava nella mia casa,


dopo la fuga di quella notte tempestosa,
senza nemmeno serrare la porta.
Tutto m'aspettava
il letto ancor disfatto
e la lucerna mezza di petrolio;
il ceppo nel camino,
le scranne ed i vecchi ritratti
severi dei miei parenti
appesi alle pareti.
Persino m'aspettava,
un pane nero muffito nella madia.
Povero pane non consumato
come l'amore nel mio cuore!
Sul tavolino un sorcio
aveva rosicchiato un libro aperto;
s'era fermato alla parola perdono.
Anch'io ho fermato l'anima mia
sopra quella parola,
per questo oggi son ritornato,
per cominciare ad amare
ed esser perdonato.

13
LUCI E OMBRE

14
BUIO

S'io avessi delle speranze


che ardesser come fiamma
eterna nel mio cuore
vorrei dirti:
«Vieni, viviamo insieme».
Ma così non voglio chiamarti.
Tu che sei tutta luce fuggimi;
lascia che io adagio cerchi di venire a te
nascostamente come alla notte
s'avvicina il mattino.

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L'OSPITE

Quando la fame venne alla mia porta


e chiese d'entrare,
le spalancai le braccia
come ad una buona sorella.
«Vieni – l'invitai – amica d'ogni poeta,
sarai regina nella mia casa,
m'insegnerai a soffrire in silenzio,
a vestire di pietà le mie parole,
a sanare le piaghe dei fratelli,
ad addormentarli al suono
della mia voce,
a sdegnare la gloria, ad amare la morte.»

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ULTIMO RISTORO

Al Poeta Lanfranco Fava

S'io avessi, Signore, in questo cuore


ch'è stato focolare di sacre passioni,
una scintilla ancora,
vivere e soffrire
sarebbe tuttavia privilegio.
Invece se sopra di esso
pongo una mano per udire se palpita
sento soltanto freddo.
Se cerco di sognare
sono invaso da incubi,
se penso ai giorni futuri,
ho il caos nella mente.
Ma se nel cuore una scintilla avessi ancora
anche sapessi di dovermi trascinare
sulle ginocchia,
d'aggrapparmi coll'unghie
alle sporgenze dei dirupi,
di strapparmi la carne a brani
e perdere tutto il sangue,
pur d'incontrare un giorno,
chi mi fasciasse e mi curasse le ferite,

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che allo spirito desse ardire
e della mia scintilla
facesse un'ultima fiammata.
Ti direi:
«Sono pronto al martirio, Signore».
Ma così senza nessuna fede,
senza il ristoro d'una speranza,
con la sfiducia al posto dell'amore,
lasciami Signore,
morire sul ciglio di questo ruscello
cogli occhi fissi sull'acqua limpida
murmurante;
ultimo ristoro di semplice gagliarda vita.

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COME UNA FOGLIA

Quanti inverni grami son passati


che su di me come bufere
si sono abbattuti.
Le primavere sono state soltanto
un'intermezzo di sole
per ritemprare e preparare lo spirito
a nuovo freddo dolore.
Meglio sarebbe ne l'ottobre fosco,
che prelude il gelo con raffiche di vento,
rinsecchire e cadere come una foglia.
Cadere in un rivo che vien da l'alpe
e dondolando su l'onda viva,
sfociare nel gran mare.

19
STIMMATE

Tutte le bestemmie che ho accoppiate


in connubio sacrilego
al tuo nome, Signore,
tramutale in fiore
e deforma la bocca che le disse.
Marchiami sulla fronte
che possa così far vedere a tutti
la vergogna d'averti negato.

20
FOCOLARE SPENTO

La miseria ha soffiato
nel mio camino antico
ed ha vuotata la dispensa;
non m'è rimasta neppur la fragranza
d'un pane donato.
Sono povero, povero,
più di coloro che sanno domandare
sulle soglie dei templi.
Ma ho nel cuore una ricchezza tutta mia;
so ricamare come i bimbi sanno
creare castelli di carta,
tenui incanti di parole
lievi come volo di falena
ma che lo scherno non avvilisce
che la miseria illumina e ingemma.

21
PIOGGIA

Piove lentamente sul mare;


lacrime di nubi nel tisico autunno,
nel cuore delle conchiglie,
si cangeranno in perle
dai bagliori d'acciaio fuso.
Piove, ma a l'orizzonte, nel tramonto
la spada del vento,
ha dilaniato la nuvolaglia nera
e appare il cielo dipinto d'un rosso
che si fonde con l'onde,
in questo crepuscolo la mia barca
va alla deriva
e gocciolano i remi orrido sangue.
Chi oserà dunque stasera
una mano tuffare in questo mare?
Io no che vidi la guerra
sbranare e dissetarsi in fiumi scarlatti;
io no che ebbi morente fra le braccia
un'amata fanciulla.

22
PRIMO AMORE

Mill'anni da quel dì sembran trascorsi


che mi fiorì nel sangue il primo amore,
Allora attorno tutto inverdì,
era d'inverno,
ma d'un tratto fu primavera.
Oggi invece il cielo è un drappo nero,
l'amor s'è confuso nel tradimento,
tutto è arso alla fiamma falsa,
era rimasto cenere soltanto.
Poi anche quella il vento la disperse.

23
MUSE

Hanno i poeti le loro muse


su fra le stelle, d'aurora vestite
che tessono incanti e piangon rugiada,
oppur ninfe che nei boschi d'Arcadia,
sciolgon le bionde trecce
e protendon cantando
le braccia ai naviganti.
Io ho invece per musa
una povera bimba che ogni mattina
stende le mani violette pel freddo,
sulla soglia del tempio di Gesù.
Una povera e consunta creatura
fatta di sangue, di piaghe, di male
che non invita, che non canta
ma che domanda pane
e la carità d'un soldo di rame.

24
CARITÀ

Questo pane, questo vino


ch'io mi guadagno giorno per giorno
servendo gli uomini con le spalle curve
e il cuore sanguinante di vergogna;
oggi te l'ho donato, povero storpio
che mendicavi all'angol della strada.
Mentre mangiavi ad occhi bassi,
come un misero cane,
sentivo d'avere lo spirito
lieve come nuvola,
forse felice.
Anch'io una volta
potevo dare e non chiedere,
umilmente aiutare senza umiliare.

25
I FIGLI

Fate fratelli che i vostri figli


mai non abbiano fra l'inesperte mani,
un volume di versi;
ignorino finchè saranno uomini
in grado di difendersi
che altri uomini vi sono
che vivono col cuore nelle stelle.
Preservateli dal desiderio
di diventar poeti.

26
INVOCAZIONE

A S. E. Giuseppe Micheli

Mentre uno zampognaro


abbandona pei sentieri dei monti
le note tristi d'un alpestre motivo
e il vento fischia fra le rupi
il gambo ritorcendo alle ginestre,
io, levata la testa
e al cielo le braccia
o gran Dio t'imploro
perchè vento benigno
nel mio spirito porti
fecondo seme di carità e di fede.

27
MALEDIZIONE

Perchè sono poeta


m'hai maledetto padre,
perchè mi par talvolta
che l'aria sia incensata
o sappia di cose buone;
perchè pel mio sentire
gli uccelli hanno un linguaggio
e mi cadon nel cuore
le lacrime dei bimbi
come gocce di sangue in fiamma,
tu mi disprezzi.
Ma non ho colpa, padre
se natura mi volle poeta.

28
ARIDITÀ

Vorrei poter avere come tutti


qualcuno, qualche cosa da piangere,
un'amore deluso o sognato,
una speranza perduta,
qualche ricordo buono od un morto.
Non ho nulla invece,
nessuno.
Arido è il cuore, vuota la mente,
è ghiaccio nelle vene.
Tutte le umiliazioni furono piante,
finchè tutto ho dimenticato,
anche l'angoscia dell'incerto domani.

29
IMMOBILITÀ

Sono l'opposto dei pazzi


che perdon l'intelletto
pel troppo divagare.
Immoto sono ed inutile
come l'acqua verdastra
di putrefatto stagno.

30
GENUFLESSIONE

Io non so pregare,
non conosco le parole
che al Signore s'usano dire.
Eppure se m'inginocchio nel solco
che sa di terra fresca
sento che il cuore
mi si dissolve come neve
e che l'anima t'esprime Signore,
anche tacendo, un mistico poema
di fede e sacrificio.

31
IPOCRITA

Voi che sapete tante cose


e mi chiamate fratello,
insegnatemi come siete giunti
a far tacere il vostro cuore,
a ridere di tutti,
della pietà dei bimbi dell'amore;
che possa anch'io così, vivere ipocrita
tranquillo con me stesso,
che pure possa dire:
vattene in pace fratello,
Iddio t'aiuterà.

32
L'ALTRA GUANCIA

Non so, uomini, maledirvi


per tutto il male che m'avete procurato.
V'ho messo il mio cuore sulla mano aperta
e v'ho chiamato fratelli,
ma voi le spalle m'avete voltato
di me ridendo colle vostre femmine.
Son sempre stato solo d'allora,
pure di notte,
ed anche quando venne la morte
a vuotar le sedie attorno al mio desco.
Appresi a soffrire pregando e tacendo.
Non ebbi mai la gioia d'una lacrima
perchè nessuno me l'avrebbe tersa.
Finii col benedire ogni cosa, ogni male
il serpe, il loglio, l'odio, la vendetta
e tutte le volte che mi son genuflesso
ho pur voi benedetto, fratelli.

33
MIA TERRA

Oh, mia terra,


sempre verde d'erbe e bionda di grano,
generosa come la vite
ch'è salda nel tuo seno;
io ti amo!
Conosco l'albe tue rosa e lattee,
come gote di bimbi
so i tuoi meriggi
adagiati sui colli silvestri
mentre stride la cicala
non lontano dal fiume
che si snoda lucente verso la marina.
Conosco il canto dei tuoi grilli
che invitano le stelle
luminose ad ascoltare
nelle sere tranquille.
Amo le tue donne dai seni sodi,
acerbi come il vino vecchio d'un anno
ma caldi come il latte munto.
Vorrei così baciando le tue zolle
accasciarmi un giorno

34
e dormire per sempre
fra le radici d'un olmo antico.

35
SFIDA

Brilla l'ulivo benedetto,


toccato dal sole quì nella stanza.
Io invece dalla sorte son maledetto
e sto cheto e muto in un angolo buio.
Potessi scuotermi dalle spalle curve
questa croce dannata
rialzerei alfin la testa per sfidare l'universo.

36
RIMEMBRANZE

A mia madre

Mamma ricordi,
(più di cinque lustri da quel tempo
son trascorsi)
quando mi cullavi
fra le braccia venate d'azzurro
ed io colle protese manine
scompigliavo attorcigliandomi fra le dita
i tuoi capelli neri
e tu ridevi ridevi
suggendomi coi labbri di porpora viva
la bocca attaccaticcia
che sapeva di miele?
Io ero un fiore e tu l'ape regina!
Forse per me ogni dì tessevi
una trama nuovi di sogni.
Una volta mi vedevi possente e forte,
altra volta buono come un santo,
e un altro giorno sentivi che poeta
sarei diventato.
Ora mamma tu sei bianca
come cima nevosa;

37
io più non gioco coi tuoi capelli
come tu non baci la mia bocca
che sa di donne e di tabacco;
mi guardi e piangi senza lacrimare,
non ho saputo dar vita ai tuoi sogni;
non forte e possente,
non santo; non poeta sono
uomo un pover'uomo soltanto.

38
PECCATORE

Tutti errarano una volta nella vita,


io più di tutti
offesi gli uomini con le promesse vane
e con le menzogne,
con l'odio simulato dietro un sorriso.
Ma per questo Signore non maledirmi,
ora sono un altro,
quello che fui l'uccisi.
Credimi mentre a te davanti,
che fosti crocifisso,
domando perdono.

39
FIAMME E FAVILLE

40
TREGUE

A Nerina

Quando mi parli con un gesto


e con gli occhi sorridenti
mi circondi e m'accarezzi
sembra che attorno a me
debban spuntare fiori,
sembra che le cose
riscosse da magico fluire
vivano, palpitando
come l'onda del mare
e il volo degli uccelli.
L'infinito e il suo mistero,
sono scomparsi,
tu di tutto sei il limite,
dell'universo e della vita;
oltre te non v'è nulla
solo il vuoto dell'inesistente
dove nulla nacque e la luce si spense.
Se poi doni ai tuoi gesti,
la musica solenne della voce,
son le armonie del creato e del cielo

41
che si ridestano
e tutti t'ascoltano,
l'esser mio e l'insetto che vola.
Sei magnifica grazia
nel tuo manifestarti creatura viva
fatta d'amore e di sangue
e io prego che queste mie pupille
possan così, sempre vederti
possente umana e pietosa.

42
DANNAZIONE

A l'improvviso, rovesciando il capo,


mi dicesti ier sera con gli occhi socchiusi:
«Baciami sulla bocca».
«Darti un bacio non posso, risposi,
(e tu piangesti allora)
ho l'animo avvelenato
e il cuore dall'odio è guastato
che v'è stillato goccia su goccia.
«Se t'avessi donato l'ebbrezza d'un amplesso
il demonio che guata entro me stesso,
nel mio cervello,
t'avrebbe presa e invasa di atroce tormento
«Del mio identico male or saresti malata
avresti spettri di paura
che il sangue nei vasi t'agghiaccerebbero
il respiro mozzandoti.
«La morte sarebbe annidata
nel fondo delle tue pupille
e come me non sapresti di che soffri
per chi disperi.
Un dolore sconosciuto
t'assalirebbe vilmente alle spalle.

43
«Fuggi non chiedermi più di baciarti,
estranea rimani al mio dolore
tu sei donna e come le farfalle
devi vivere nel sole baciando un fiore.»

44
TU SEI CAMBIATO

Tu sei cambiato,
non sei più quello d'un tempo,
ripetendomi vai
col pianto che t'affiora alle pupille.
Più non conosci quegli attimi frementi
che il labbro, nel parlarmi,
ti facevan tremare.
Spesso mi fissi senza dir nulla,
estraneo inesplicabile.
Il tuo sorriso che era vitale,
come l'onda marina,
è divenuto ironico schernitore.
Così mi sembra, in distanza sentire,
l'uragano sconvolgente il mio giovane cuore.
Tu non mi ami, non m'ami più.
Ma sempre io sono te stessa,
pronta a morire lieta d'esserti stata cara,
oppure a vivere
adorando il tuo dire e i tuoi gesti.
Così mi parli ormai ogni giorno
ed io non so cosa risponderti.
Dirti vorrei che son cambiato

45
perchè, odio me stesso,
che troppo t'amo.
Avrei voluto soggiogare il mondo
e deporlo ai tuoi piedi,
rubare le stelle per donarti un diadema
invece nulla ho saputo darti.

46
ULTIMO SORRISO

Bere vorrei dove tu bevi,


nel tuo piatto cibarmi dopo di te;
respirare l'alito tuo,
i tuoi sogni sognare,
ciò che tu ami adorare.
E vorrei benedire quello che tu maledici
perchè Iddio mai dovesse
chiederti ragione d'una bestemmia.
Così d'amarti io chiedo
un'istante soltanto
eppoi morire dal tuo labbro cogliendo
un ultimo sorriso.

47
FUGGITIVA

Mi avevi detto che saresti tornata,


ed io t'ho attesa,
ma i miei occhi di carne
mai più t'hanno rivista;
è rimasto soltanto il tuo volto
impresso nel mio cuore
come un'impronta incancellabile di dolore.
Invece son tornate quelle stesse rondini
che tu chiamavi sorelline
e t'han cercata spingendo fin qui,
nella mia stanza, i loro voli,
poi via son rivolate
come per chiamarti o per gridarti addio.
Anche i lillà son tornati a rifiorire,
però mi snerva il loro profumo,
non più m'inebria come quando tu vicina,
mi sospiravi d'amore sotto la pergola
ridente al sole.
Pure son tornati i vesperi sanguigni,
sono come quelli che spesso ci sorpresero
a fissarci negli occhi.
Altre cose, molte ancora, torneranno.

48
Tu sola mai più farai ritorno
che se cessato hai di pensarmi
or che festosa è primavera
come potrai nell'inverno che langue
le mie carezze di nuovo ricordare?

49
LA VIA

Per la perduta fede negli umani


ed in te stessa,
ti vidi piangere, colla testa reclina,
sopra un libro d'umili preghiere.
Ti sentivi abbandonata
come rondine senza nido,
come pellegrino
che solo ha percorse tutte le strade.
Non disperare, nulla hai perduto,
dei sofferenti il nido, è fra le stelle,
percorri dunque una via qualunque,
tutte le strade del mondo sono uguali
al cospetto di Dio guidano tutte.

50
OMEGA

Come in limpido stagno


nelle pupille lascia ch'io ti guardi
quando son triste e troppo solo.
Così potrà cogliermi
una sera la morte
se sarò tanto stanco
da non poter più camminare.

51
FIORE

Ieri sera ti vidi un fiore gettare


che sacrificandoti la sua freschezza
nell'irrorarti di rugiada
e nel darti il suo tenue profumo
t'era morto sul petto.
Ho tristemente pensato allora
alla dolente mia passione.
Quando t'avrò tutto donato
ed il mio cuore cadrà negli abissi
dell'Insondato,
come quell'inutile fiore sarò gettato.

52
FIACCOLA

Hanno della pineta il sapor, le tue labbra


che odora a primavera di muschio novello,
hanno tratto tratto, gli occhi tuoi diamantini
il mobil scintillare dell'acqua che trabocca
di sasso in sasso dal rio montano.
Non son reali le tue movenze,
sembrano il fluente volteggiare
d'una foglia staccata dal ramo
che sulla terra s'adagia
fra le braccia dell'aria.
Eppure tu sei materia palpitante
che sussultando freme.
Sai dare l'estasi di un attimo che eterna dura,
viva sei, vibrante;
viva per me soltanto
come fiaccola incendiata di delirio e desiderio.

53
CREPUSCOLO

Quando sarò stanco di pensare


e mi vorrò riposare
con te seduta sulle ginocchia,
sarò vecchio ormai
e tu stessa come i pettirossi
il capino avrai bianco
e rideran le rughe sul volto tuo.
Dei lieti tempi andati parleremo
sorridendo ai giorni belli
e chissà che i dolori passati
non ci spremano una lacrima ancora.
I nostri figli ci saranno tutti lontani,
ma non ci sentiremo per questo, nella nostra casa
soli accanto al foco.
Ci parrà invece d'esserci rinnovati
per cominciare più calmi,
a vivere un'altra vita.

54
AGAVE

Come l'agave che fiorisce e muore


tu sei vissuta.
Avevi vent'anni
e appena eri sbocciata al mio vergine amore.
Ma un giorno,
ch'era nel cielo basso e grigio
un motivo di triste attesa,
d'esser stanca dicesti e sul mio petto
come un passero dall'ali ferite
il capino piegando
ti sei per sempre addormentata.

55
A MARIA

Maria, biondi capelli,


fili d'oro di luce
tessuti nella notte al chiarore di luna.
Due laghi son gli occhi
dai riflessi cupi e strani;
sanno esprimere del cuore
dolcemente il linguaggio
e dicon tutto ciò che dir non vuol la bocca.
Son le tue labbra un poema
d'ineffabile amore:
sanno tacere
e sanno baciare.

56
SILENZI

Entrano le stelle
dalla finestra aperta nella notte alta,
sono accompagnate dalla musica del silenzio,
dalla fragranza
d'umida terra, d'erbe e di fiori vivi;
da bisbigli e fruscii
fatti di nulla e d'alitar d'insetti.
Potessi entrare tu stessa Bianca Maria,
come una stella nuova,
in questa nottata fremente!
Ma non t'attendo so che sei fuggita
nei silenzi infiniti dell'estasi mortale
di te lasciando l'immagine vivente
sepolta nella mente.

57
AD UNA IGNOTA

Tutte le mattine c'incontriamo


sulla stessa strada,
tu cammini sorridente verso il sole
e porti sempre un fiore,
io vado cupo
dalla parte del tramonto
accompagnato da foschi pensieri.
Tu passi così ogni mattina,
ma di me non t'avvedi
ed io aspetto
che tu mi dica di seguirti.
Invano, già troppo indugi;
il cuore ogni giorno
cede d'un palpito.

58
LA LETTERA

per A. D.

Mi hai scritto,
con la mano che forse ti tremava,
di cessare d' amarti,
di scordare la febbre dei tuoi baci;
gioie d'un attimo,
labili come sogni.
Ma vorrei che tu avessi amato
non col tuo, ma col mio cuore,
allora non parleresti così.
Tu non sai che i tuoi baci
mi hanno bruciato come tizzi vivi,
che la mia passione,
s'è distillata in veleno.
«Cessa d'amarmi» hai detto
così inconsciamente,
come se si potesse comandare
al fulmine
di non schiantare l'albero indifeso,
alla valanga di non travolgere
il viandante e il bucaneve.
Solo mi hai lasciato

59
sul limite orrido
della mia catastrofe
e guai se non ci fosse Iddio
che ascolta e raccoglie
le mie preghiere
e il mio martirio.

60
SETTE QUADRI D'AMORE

61
L'ADDIO

Addio debbo dirti,


mia diafana fanciulla
cinguettante come rosignolo.
Non più gli occhi tuoi rivedrò
che hanno rubato luce alle stelle.
Tanto profondi occhi castani
che sembrano un mare
dove sperdermi ho anelato
naufrago amoroso.
Non più le tue labbra di fanciulla rivedrò,
ironiche talvolta,
ornamento d'uno scrigno d'avorio
ricco d'ingenue soavi parole.
Addio, forse mai più c'incontreremo
oppure tu sarai sposa e madre
e arrossirai vedendomi e pensando:
«L'amai in lontano tempo»
ed il mio cuore intanto
sussulterà nel dire
che t'adorò tacendo.

62
PASSATO

In un giorno tutta una vita ho vissuta,


t'ho conosciuta amata e perduta.
Ringraziando il Signore
potrei dunque morire,
nulla ormai devo aspettare,
ma come i vecchi invece
vivo del passato dimentico del presente.

63
D'AMORE SI MUORE

Ch'io ti possa rivedere Giulietta,


solo una volta senza parlarti.
Ch'io possa così dare al mio sangue
il calore per vivere ancora un poco,
perchè d'amore si muore.

64
ALBA

Stamani mentre l'alba


indorava le vette più alte del mondo,
t'ho veduta venire da lontano
sull'ombrato sentiero fra la siepe di gaggia.
Giulietta sei venuta per me,
per darmi un bacio, per dirmi t'amo,
te l'ho letto in fronte.
Non dirmi che sei venuta di passaggio,
non dirmi che stasera per sempre te n'andrai;
lasciati in silenzio amare
fra i papaveri ed il trifoglio
che già l'addio fu amaro un altra volta.

65
TRAMONTO

Alto sui pioppi occhieggia e ride il sole


Giulietta.
Di questo giorno il tramonto
non è lontano
e l'alba di domani ci scoprirà nell'anima
il rimpianto dell'oggi.
Rimpianto di cose perdute,
d'amore sconfinato deluso.
Tu parti
con me stesso mi lasci.
O mio sofferente,
mio sofferente spirito!

66
SERA D'OTTOBRE

Per riveder sorridere il tuo volto,


ho in auto fatta tanta strada,
son corso fin quì
in questa sera di pioggia fitta
e tu con la noia sulla bocca
m'hai freddamente accolto:
«Perchè sei venuto?
non t'aspettavo».
Giulietta quanto male m'hai cagionato
dicendomi questo,
quale spina m'hai fitta nel cuore
certo non sai,
come non sai che pur di rivederti
son scappato di casa
dove mia madre sola ho lasciata piangente
perchè nel giorno della sua festa
sono fuggito.

67
ODIO

Con l'anima accesa dal tuo sguardo


e le vene da la febbre invase delle tue carezze,
t'ho sognata ed amata
fino ad averne il cuore malato.
Ma ora ti odio
e talvolta nel carezzarti
le mie mani s'indugerebbero
sul bianco tuo collo per strozzarti.
Strozzarti perchè t'odio.
Tu m'hai ingannato collo spirito e coi sensi
possa per questo morir dannata,
maledetta dall'amore e dagli uomini
Giulietta!

68
ATTIMI

69
TARDA ESPERIENZA

Quante volte da bambini


davanti a tutti abbiamo pianto
perchè ci venne negato o tolto qualche cosa.
Invidiavamo i grandi perchè a loro credevamo
nulla dovesse essere negato.
Quando poi consistenza
diede il tempo alla nostra carne
facendo noi stessi uomini saldi
molto spesso appartati a piangere ci siamo
sulle speranze che ci furon tolte.
Tutto negato ci fu.
Nulla abbiamo da dare,
neppure un sorriso di conforto
a chi da noi l'attende.
Troppo tardi ci accorgiamo
di aver versato inutili lacrime
nel tempo in cui basta un nostro sorriso
per far più luminose tutte le cose
e quasi a dare più calore al sole.

70
FELICITÀ

Una capanna diffusa di luce,


un pane nero su candido lino,
di vagiti una culla tutta piena
ed un sorriso di donna che t'ama.

71
APRILE

Quando d'aprile
nel cielo pennellato di nubi bianche
cantano volando su la terra fiorita
le rondini migranti;
anche per quelli che non sanno l'amore
trionfa primavera.
Ma per coloro che albergano nel seno
il serpe del dolore,
è dovunque gelida devastazione,
è la terra un cimitero;
sembrano le rondini croci nere di martirio.

72
STELLE CADENTI

Dalla conca del cielo nel fondo del mare


è scivolata una stella.
Una povera stella
che nella caduta disperata,
abbandonava scintille nell'aria
come una torcia in fuga nel vento.
Son così i sogni dei poeti,
si sommergon cadendo nel mare della vita
lasciando soltanto la triste esperienza
delle cose perdute ed incredula l'anima.

73
DEDICA

Per A. D.

Non vendo i canti del dolce fantasiare,


non tradisco la poesia per trenta denari.
Ma tu fanciulla che piangesti
leggendo i miei versi,
le mie parole prenditi
scolpite con la fiamma del mio dolore ascoso,
dalle tue lacrime furon pagate
e di esse il ricordo in me resterà chiuso
come una gemma in segreto forziere.

74
TARDI

Quando gli uomini saranno stanchi


di lagnarsi soltanto
e vorranno ascoltare la voce dell'intimo,
sarà forse troppo tardi.
Le stelle allora si saranno spente
e più nessuna luce li guiderà al cielo.

75
PRECOCE

Se da un ramo ancora verde


cade una foglia
gli uccelli piangono
come quando muore un bimbo
sul seno materno.

76
ASPETTARE

Aspettare: ecco la vita.


Un giorno, cent'anni, mill'anni d'attesa son nulla.
Ma quando un'arido cuore alle speranze sordo
anela solo di sangue una goccia
per poter recitare, prima di morire,
un'ultima preghiera,
un attimo soltanto d'attesa
è un tragico poema di spasimo indefinito.

77
DOMANI

Quando bambini,
qualche cosa chiedevamo alle nostre madri
aspetta ci dicevano:
«Domani... domani...»
Ora povere madri
sono vecchie e bianche accanto al foco
e tutto hanno dato.
Ma noi di molto abbiamo ancor bisogno,
(tanti domani freddi e vuoti son passati)
e se chiediamo ad altri
una piccola semplice cosa
– troppo tardi – ci vien sempre risposto,
forse ieri avresti fatto ancora in tempo.

78
VITA

Lo stillicidio angoscioso
dei giorni che passano
consumano la vita dissolvendola in pianto
come la pioggia logora adagio
la roccia montana.
Passa così il tempo
fatto di passi falsi e di rinunzie,
sognando a vent'anni un'ora migliore
scoprendo a sessanta ancora di sperare
rimpiangendo intanto l'età giovanile
inutilmente trascorsa vanamente sognando.

79
SUONATORI AMBULANTI

Povera gente i suonatori ambulanti!


Essi suonano e nessuno li ascolta,
hanno fame e nessuno li sfama,
hanno sete ed al ruscello devon chinarsi,
hanno freddo e il sole è fra le nubi.
Ma tu Signore, che conosci le loro pene,
se nessuno li ascolta essi suonan per te.

80
SOLE D'INVERNO

Oggi nel mezzo del gennaio,


s'è svelato nell'aria
un sospiro di primavera.
Il sole ha scostato le nubi
ed ha sorriso alla terra stanca;
le quercie allora e le siepi ed i prati
si sono animati di sereno infinito.
Sui monti si son disciolte
le nubi bianche come nubi di vento.
In noi tutto il grigio
accumulato dagli affanni sofferti
è vanito
e pure il nostro cuore s'è liquefatto
come se ormai non dovesse più penare,
come se ormai primavera fosse per sempre.

81
RINASCERE

Potere cominciare
dove l'umanità finisce!
Morire
eppoi rinascere redento e migliore!

82
EPIFANIA

Era la sera dell'Epifania


e la madonna in cielo
cullava Gesù Bambino
che quasi dormiva,
colla fronte reclina,
sul di lei casto seno.
Intanto sulla terra
in una piccola casa,
bianco fiore fiorito tra la neve,
tre donne, meditando una preghiera,
lavoravan di cucito.
Di tanto in tanto la più vecchia,
che più d'ottanta disgeli,
già aveva contati
verso le più giovani
levava gli occhi stanchi
e presagendo che la vita
giungeva per lei a compimento
lor teneva un muto linguaggio d'addio.
D'un tratto nella notte benedetta
s'udì uno schianto e s'aprì la finestra;
nel vano punteggiato di neve

83
apparve la morte
ammantata di nero;
orrida non era;
sorrise invece alla vecchia nonna
e la prese fra le braccia
per portarsela via.
Sole rimasero a piangere
e a torcersi le mani l'altre due,
nella morte il loro cuore
non vide luce, non pace,
soltanto eterno buio;
e ancor oggi non sanno darsi tregua.
Nel frattempo lassù in Paradiso
la madonna che posato aveva
il bimbo nella cuna,
scese dal trono fatto di sogni;
alla nonna che timida
aspettava in un canto
s'avvicinò silente,
le tese le bianche mani
e la condusse a mirar Gesù dormente.

84
SERA

A mia Madre

È trascorsa da poco l'ora del tramonto


e hanno ancora, le nubi rade,
un barbaglio di luce rossa
simile al riverbero d'un fuoco notturno.
Le ombre silvestri come mani d'amante
si protendono amorose a carezzare il bosco
mentre la brezza serotina dei monti
abbandona nell'aria le prime perle di rugiada
Già s'invitano le lucciole a distanza
e con baci di luce s'accoppiano,
come le anime degli innocenti e degli innamorati.
Mia madre in quest'ora, lontano lontano,
oltre i monti al di là del mare,
e oltre i monti ancora,
nella quiete solitaria d'una stanzetta,
mormora forse una preghiera
per il figlio partito.
Tutto è tranquillo;
atmosfera serena di fatali eventi:
sembra che stasera fra la luna e marte
debba nascere una stella nuova,

85
oppure che due anime d'uguale essenza
si trovino e si riconoscano
a un segno arcano nel plenilunio.
Ma forse è sensazione del mio cuore aspro
che oggi la carità come cera ha disciolto
mentre stendevo entrambe le mani
ad un lacero ed affamato bimbo.

86
LUCE SPENTA

Tutte le case stasera


hanno un lume che le ristora
e che a te serve,
mite pellegrino a indicarti la via.
Però se per caso
passi davanti alla mia capanna
senza scorgervi una fiamma
che la rischiara,
non procedere oltre
soffermati ed entra.
Olio non v'è più nella luma antica,
tutto l'ho consumato assieme allo stoppino
nelle lunghe veglie a forgiare versi.
Son così povero e son poeta!!
Ma ho per te un pane in serbo,
di cui sono stato donato,
ti ciberai con esso,
tu che cammini per le strade terrene
hai bisogno di linfa;
a me invece che vagabondo fra le nubi
in cerca d'un verso e d'una rima,

87
basta soltanto per vivere un atto di altrui bontà
ed una carezza di tanto in tanto.

88
PASQUA D'OLTREMARE

Pasqua lontana del mio italico paese,


dove cantano, a sera, le rondini sul tetti
e dove le campane parlan del risorto Signore.
Pasqua della mia terra,
quì in gleba straniera
io di te ho nostalgia!
In questo giorno ognuno sente bisogno
di profonda comunione spirituale
ed io son solo.
Non v'è una strada che conduca a casa mia.
Il mare mi separa dalla mia donna
e dalla madre mia.
Intanto il fascino delle cose passate
riempie il pensiero e fa l'anima triste.
Però la vita è un fiume.
Tutto trascorre,
il dì verrà allora
in cui sopra d'un naviglio
farò ritorno alla mia terra
dove nasce l'alloro.
Lascerò questo luogo
tempestato da bufere di sole

89
che genera agavi centenari,
palme e aranci.
Ma tu per la quale, soffro spero e son partito
sarai ad aspettarmi?
Oppure il tempo
avrà steso un velo d'oblio sulle tue promesse?
Non sia mai questo, piuttosto l'onda
spezzi in due la nave
sì ch'io muoia credendoti mia.

90
IL SEGNO

Tutti aspettiamo,
uomini e cose;
chi un po' di sole e chi la morte,
chi la gloria e chi quiete solitaria.
Io un Tuo segno aspetto che mi dica:
«Sei redento,
abbastanza hai camminato
e troppo sangue ha perduto il tuo cuore
Vieni in me ritorna.
Ritorna è inutile aspettare».

91
DUE NOVEMBRE

Poveri morti come dovete essere stanchi!


Oggi è stato il vostro giorno
e noi miseri vivi siamo venuti mesti a visitarvi
portando fiori e sacre fiamme di ceri.
Ancora una volta vi abbiamo pianto morti
come se voi soffriste lì nella terra
che gelosa vi custodisce,
come se invidiaste noi vivi.
Ma domani e per un anno intero
di voi ci dimenticheremo,
soli rimarrete
ed in fondo chissà
che non ridiate della nostra pietà.

92
MISCREDENTE

Tu che non credi ai miracoli;


perchè tremi
quando la folgore si abbatte sulla terra?
Perchè ridi quando nasce un bimbo?
Perchè devasti i fiori?
Perchè nascondi il volto
se la morte ti passa vicino?
Inginocchiati e prega: ecco i miracoli.

93
COROLLE

L'inverno declinava piano piano


e la neve si fondeva sui tetti
con un ripicchio che tormentava
inesorabile la grondaia.
Tu cogli occhioni fissi dietro i vetri chiusi
miravi nel cielo se giungeva una rondine,
una soltanto,
alato messaggio di primavera,
ma solamente vedevi
passar di tanto in tanto
qualche passero affamato.
Vana fu la tua attesa, era febbraio appena.
Ma non potevi più aspettare,
t'eri dissolta inseguendo un sogno vano.
La fiamma d'amore
era stata per te troppo bruciante
e come certi fiori che le corolle chiudono
al primo lume dell'alba
ti sei spenta dolcemente aspettando primavera.

94
NIDI

È facile per voi uccelletti,


che giungete d'oltremare
costrurvi un nido;
basta un po' di fango
e qualche pagliuzza, raccolta volando,
per la campagna nel terso aprile
ed ecco pronto sospeso ad un ramo,
l'asilo caldo pei vostri piccini.
Invece noi uomini spesso non sappiamo
come costruirci una casa,
fatta di nulla, lieve come un sogno;
siamo sperduti in un triste deserto
e non abbiamo ali per volare,
non possiamo migrare
e gl'inverni ci cadon sulle spalle
come enormi pipistrelli neri.

95
ANGELUS

Fratelli facciamoci il segno della croce,


è l'Angelus,
fra le nubi rosse
lo dice il sol che s'addormenta
e le campane del villaggio:
torniamo come gregge smarrito
alle nostre case per riposare al canto dei grilli
che altro lavoro ci attende domani.
Ma beati coloro che prima di gettarsi
sui letti di stoppia
avranno un pane per sfamarsi,
vino per accendere il sangue,
una bocca di bimbo da baciare
ed una donna da carezzare lungamente
colle mani fatte lievi
dalla stanchezza e dall'amore.

96
TRAGEDIA

Sotto l'arco del fienile sospesi nel nido


piangono i rondinotti;
han fame e sono soli:
la mamma all'alba è partita in cerca di cibo
presto, disse, sarebbe tornata,
pochi voli nel queto mattino
le sarebbero bastati.
Ma già il tramonto arrossa le cime,
il sole s'asconde dietro la boscaglia
e la rondine non torna.
Nel frattempo la chioccia raduna a sè i pulcini,
e attorno alla polenta
si raccoglie la famiglia del frugale mezzadro;
soltanto i rondinotti aspettano ancora
mentre lassù rasente le nubi,
volteggia un falco col becco lordo di sangue.

97
VERTICE

Gli uomini camminano sempre,


incontrano le montagne e le scavalcano,
guadano i fiumi e si lascian le città alle spalle,
non li ferma neppure il mare.
Continuano sempre finchè un giorno
non hanno più forza e cadon sui sassi;
allora viene un angelo,
e se li porta in un'altra Città
dove sono tutti richiesti di molte cose
e premiati coloro che nel lungo cammino
si son fermati ad asciugare il pianto dei bimbi
a soccorrere, benedire
e che han dato ai fratelli che chiedono
metà del loro pane.

98
I MONELLI

I monelli rompono i vetri,


molestano i cani,
scrivono oscenità sui muri,
devastano gli orti.
Però se passa un fraticello lesto e pensoso
gli son tutti d'attorno,
lo frugano, lo tastano
e, chi gli bacia il cordone,
chi vuole un santino,
chi una medaglia.
Essi fan tutto d'impulso,
hanno il diavolo nella mente
ed il Signore nel cuore.

99
COSMICA

A CARLO ANDREONI
"Sobrio, ostinato, uman, prodigo, schietto,"
ricco d'ingegno ed amico tenace.

100
LA TERRA

Iddio sorto dal cosmo il fango ancora puro


plasmò creando l'uomo.
Sulla terra l'inviò e gl'impose d'amarla,
d'abbellirla, onorarla,
di seminarla e non uccidere.
Ma l'uomo non amò
la fiorita terra assolata,
la devastò con guerre e con flagelli,
col sangue la bagnò
degli uccisi e dei fratelli,
volle le male femmine
e le amò ornandole
con lo splendore di false gioie
su piedestalli di creta.
Così moltiplicò se stesso
nel vizio e nel dolore finchè io pure nacqui
dopo furon divini e cosmici diluvi.
Ma io, Signore, non uccisi,
male femmine non ho amate,
piangendo invece pel sangue sparso,
sulle croci, ne l'arene e sugli altari
dai fratelli cristiani, t'ho adorato in silenzio

101
come la stella alpina ama il picco che la sostiene
Perchè dunque, Signore, non mi dai la favella
del profeta ispirato,
sì che entrare possa nelle case di quelli
che sdegnarono il lume che gli porgesti
e dire loro, col saio indosso
dell'umiltà di Santo Francesco:
«Risorgete fratelli! Per la mia bocca
parla la pace, la giustizia, l'amore,
deponete i rancori e le armi insanguinate,
cacciate dall'ovile il famelico lupo,
la gramigna togliete dai campi sacri,
riaccendete i camini dalla fiamma consacrati
e nel ventre vorrà delle vostre donne
benedirvi il Signore.
Sarete padri di buoni figli
che onoreranno l'età vostra canuta
del non tardo domani.
L'aratro carezzato dall'humus che rigenera
sarà lucente come sole nel sole;
le messi bionde come vergini cristiane
canteranno nel giugno
l'inno dei prosperi raccolti.
Nelle spade fratelli nuove vanghe forgiate
amando fate che v'amino e il ginocchio piegate,
baciate la terra che sa di pane e fieno;
la buona terra che serra i nostri morti.

102
COMMIATO

103
LUCE

Il vento malvagio di novembre


aveva spenta la lampada
e tutto era morto nel buio;
io brancolavo in cerca di pace,
ma cieco fra ciechi nessuno m'aiutava
e la paura vinceva la forza
come l'odio, talvolta l'amore.
Ma oggi ad una svolta,
la voce d'una chiesa m'ha chiamato
e sono entrato.
Nella penombra barocca
dell'altare benedetto dai ceri,
sulle mie labbra è fiorita una preghiera.
Ti domandai, Signore, d'aver pietà di me,
di donarmi un po' di ristoro
tanto per vivere ancora
e per dividerlo con chi mi segue,
ti chiesi di darmi un ultimo segno.
E tu, Signore, della mia anima,
che era a te protesa,
ne hai fatta una lampada accesa.
Così ora cammino senza paura

104
per le vie del mondo.
E nessuno mi ferma per domandare,
solo Tu sai dove vado,
perchè m'hai messa la tua luce nel cuore.

105
...ET ULTRA

Dissolvermi vorrei in polline come un fiore


che nel cuore degli uomini
germinasse in mille canti
e che sempre restassero
come anime in ginocchio
raccolte in santuari a pregare.
Vivo così rimarrei nei millenni,
come i vulcani che s'assopiscon soltanto,
come i popoli che si rinnovan nelle guerre.
Le mie ossa diventerebbero polvere
e memoria della mia carne
si sperderebbe nella leggenda,
ma la mia anima divenuta luce
sarebbe nello spazio dominatrice del tempo.

106
INDICE

Prefazione
IL PANE DEL PERDONO
Ritorno
LUCI E OMBRE
Buio
L'ospite
Ultimo ristoro
Come una foglia
Stimmate
Focolare spento
Pioggia
Primo amore
Muse
Carità
I figli
Invocazione
Maledizione

107
Aridità
Immobilità
Genuflessione
Ipocrita
L'altra guancia
Mia terra
Sfida
Rimembranze
Peccatore
FIAMME E FAVILLE
Tregue
Dannazione
Tu sei cambiato
Ultimo sorriso
Fuggitiva
La via
Omega
Fiore
Fiaccola
Crepuscolo
Agave
A Maria
Silenzi
Ad una ignota
La lettera
SETTE QUADRI D'AMORE
L'addio
Passato
D'amore si muore
108
Alba
Tramonto
Sera d'ottobre
Odio
ATTIMI
Trda esperienza
Felicità
Aprile
Stelle cadenti
Dedica
Tardi
Precoce
Aspettare
Domani
Vita
Suonatori ambulanti
Sole d'inverno
Rinascere
Epifania
Sera
Luce spenta
Pasqua d'oltremare
Il segno
Due Novembre
Miscredente
Corolle
Nidi
Angelus
Tragedia
109
Vertice
I monelli
COSMICA
La terra
COMMIATO
Luce
...Et ultra

110

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