TP 05 - Discp FpO C.A
TP 05 - Discp FpO C.A
TP 05 - Discp FpO C.A
A cura di
Ing. Massimo Pellegrini
INDICE
1. GENERALITA’ ......................................................................................................................... 4
4. CALCESTRUZZO........................................................................................................................... 8
7.1 Calcestruzzo............................................................................................................................................. 36
7.1.1 Accorgimenti per i getti alle basse alte temperature ambientali .................................................... 36
7.1.2 Accorgimenti per l’esecuzione dei getti ........................................................................................... 38
7.1.3 Accorgimenti per la compattazione dei getti .................................................................................. 38
7.1.4 riprese di getto ................................................................................................................................. 39
7.1.5 Distanziatori ..................................................................................................................................... 40
7.1.6 Tolleranze esecutive .......................................................................................................................... 40
7.1.7 Casseforme ........................................................................................................................................ 41
7.1.7.1 Caratteristiche delle casseforme ................................................................................................ 41
7.1.7.2 Pulizia e trattamento .................................................................................................................. 42
7.1.7.3 Predisposizione di fori, tracce e cavità ....................................................................................... 42
7.1.7.4 Disarmo ...................................................................................................................................... 42
7.1.7.5 Getti faccia a vista ...................................................................................................................... 42
7.1.8 Stagionatura ...................................................................................................................................... 43
1. GENERALITA’
Il presente disciplinare riporta le prescrizioni tecniche ((sui materiali impiegati, sulla loro
progettazione e prescrizione e la relativa messa in opera), le prove di qualifica e le norme di
riferimento sia per il calcestruzzo sia per l’acciaio tondo da cemento armato da utilizzare per
la realizzazione di manufatti che devono entrare in contatto con acque reflue di origine
urbana.
In questo caso le prescrizioni tecniche, oltre a preservare il calcestruzzo armato dal degrado
promosso dalle innumerevoli sostanze aggressive presenti nelle acque di fognatura, devono
garantire anche l’esigenza della tenuta idraulica poiché le acque reflue possono contenere
sostanze nocive per l’ambiente e per le quali risulta di particolare importanza evitare perdite
che possono inquinare le acque di falda o i terreni circostanti le strutture.
I requisiti dei materiali devono essere individuati in fase di progetto e riportati sottoforma di
prescrizioni all’interno de:
gli elaborati grafici di progetto
la relazione tecnica sui materiali: nella quale tra l’altro lo stesso team di progettazione,
secondo il D.M.2008, deve indicare anche le regole e la durata della maturazione del
calcestruzzo
I Produttori di calcestruzzo preconfezionato, in accordo a quanto previsto dalle Norme
Tecniche per le Costruzioni (D.M.14/01/08), dovranno possedere impianti dotati di un
Sistema di Controllo della Produzione (FPC) effettuata in accordo a quanto contenuto nelle
Linee Guida sul Calcestruzzo Preconfezionato (2003) certificato da un organismo terzo
indipendente autorizzato che opera in coerenza con la UNI EN 45012.
I produttori di acciaio tondo per cemento armato, per ogni loro prodotto, dovranno possedere
l’Attestato di Qualificazione del Servizio Tecnico Centrale del Consiglio Superiore dei Lavori
Pubblici e dovranno essere inseriti nel Catalogo Ufficiale dei Prodotti Qualificati reso
disponibile dal Servizio tecnico Centrale.
Per quanto non specificato presente nel disciplinare, si fa riferimento alla normativa indicata
nel paragrafo successivo.
2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO
Calcestruzzo,Specificazione,prestazione,produzione e
UNI EN 206-1:2006
conformità
Le strutture connesse agli impianti di depurazione, rientrano nell’elenco degli edifici e opere
infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un evento di
collasso ai sensi della Deliberazione della Giunta Regionale n. 1214 del 31 maggio 2011 (B.4
lett.c - discariche ed impianti primari di depurazione che in caso di collasso possono
determinare gravi conseguenze in termini di danni ambientali).
Pertanto sulla base delle indicazioni contenute nelle NTC di cui al D.M. 14 gennaio 2008, alla
Circolare del 2 febbraio 2009 n. 617/C.S.LLPP. e al DGR del 31 maggio 2011 n. 1214 per tali
opere strutturali si dovranno assumere i seguenti parametri da utilizzare in presenza di azioni
sismiche:
Vita Nominale dell’opera (Vn – Tab 2.4.I): costruzione di tipo 2 - opere ordinarie - 50
anni
Classe d’uso (par. 2.4.2): III – industrie con attività pericolose per l’ambiente;
Coefficiente d’uso (Cu- Tab. 2.4.II): 1,5
4. CALCESTRUZZO
4.1.1 Cementi
Tutti i manufatti in c.a. e c.a.p. dovranno essere eseguiti impiegando unicamente cementi
provvisti di attestato di conformità CE che soddisfino i requisiti previsti dalla norma UNI EN
197-1:2006.
Qualora vi sia l'esigenza di eseguire getti massivi, al fine di limitare l'innalzamento della
temperatura all'interno del getto in conseguenza della reazione di idratazione del cemento,
sarà opportuno utilizzare cementi comuni a basso calore di idratazione contraddistinti dalla
sigla LH contemplati dalla norma UNI EN 197-1:2006.
Se è prevista una classe di esposizione XA, secondo le indicazioni della norma UNI EN 206 e
UNI 11104 , conseguente ad un'aggressione di tipo solfatico, sarà necessario utilizzare
cementi resistenti ai solfati in accordo con la UNI 9156.
In funzione della intensità dell’attacco solfatico si dovranno impiegare cementi a moderata,
alta o altissima resistenza.
A mero titolo esemplificativo vale quanto di seguito indicato:
Se è prevista invece una classe di esposizione XA, secondo le indicazioni della norma UNI
EN 206 e UNI 11104 , conseguente al contatto con acque dilavanti (acque molto pure o ricche
di anidride carbonica aggressiva), che possono causare di dilavamento della calce, sarà
necessario utilizzare cementi resistenti alle acque dilavanti, in accordo con la UNI 9606.
In funzione della concentrazione di anidride carbonica libera nell’acqua si dovranno
impiegare cementi a moderata, alta o altissima resistenza; a mero titolo esemplificativo vale
quanto di seguito indicato:
Per attacchi più severi di quelli previsti dalle classi di esposizione XA (attacco molto forte) si
rende necessario ricorrere a protezioni supplementari, utilizzando delle protezioni superficiali
quali guaine, resine o pitture impermeabilizzanti.
4.1.2 Aggiunte
Per le aggiunte di tipo I (aggiunte praticamente inerti) si farà riferimento alla norma UNI EN
12620.
Per le aggiunte di tipo II (aggiunte pozzolaniche o ad attività idraulica latente) si farà
riferimento alla UNI 11104 punto 4.2 e alla UNI EN 206-1 punto 5.1.6 e punto 5.2.5.
La conformità delle aggiunte alle relative norme dovrà essere dimostrata in fase di verifica
preliminare delle miscele (controllo di conformità) e, in seguito, ogni qualvolta la D.L. ne
faccia richiesta.
4.1.2.1 Ceneri volanti (ceneri di carbone o fly ash)
Le ceneri provenienti dalla combustione del carbone, ai fini dell’utilizzazione nel calcestruzzo
come aggiunte di tipo II, devono essere conformi alla UNI EN 450 e provviste di marcatura
CE in ottemperanza alle disposizioni legislative in materia di norma armonizzata.
Le ceneri non conformi alla UNI EN 450, ma conformi alla UNI EN 12620 possono essere
utilizzate nel calcestruzzo come aggregato.
Ai fini del calcolo del rapporto a/c equivalente il coefficiente k per le ceneri conformi alla
UNI-EN 450, definito al punto 5.2.5.2 della UNI-EN 206-1 verrà desunto in accordo al
prospetto 3 della UNI 11104, qui di seguito riportato per comodità.
non determini un incremento del ritiro rispetto ad un analogo conglomerato confezionato con
aggregati di massa volumica media maggiore di 2300 Kg/m3. Per i calcestruzzi con classe di
resistenza caratteristica a compressione maggiore di C50/60 preferibilmente dovranno essere
utilizzati aggregati di massa volumica maggiore di 2600 kg/m3.
Gli aggregati dovranno rispettare i requisiti minimi imposti dalla norma UNI 8520 parte 2
relativamente al contenuto di sostanze nocive. In particolare:
il contenuto di solfati solubili in acido (espressi come SO3 da determinarsi con la
procedura prevista dalla UNI-EN 1744-1 punto 12) dovrà risultare inferiore allo 0.2%
sulla massa dell’aggregato indipendentemente se l’aggregato è grosso oppure fine
(aggregati con classe di contenuto di solfati AS0,2);
il contenuto totale di zolfo (da determinarsi con UNI-EN 1744-1 punto 11) dovrà risultare
inferiore allo 0.1%;
non dovranno contenere forme di silice amorfa alcali-reattiva o in alternativa dovranno
evidenziare espansioni su prismi di malta, valutate con la prova accelerata e/o con la
prova a lungo termine in accordo alla metodologia prevista dalla UNI 8520-22, inferiori
ai valori massimi riportati nel prospetto 6 della UNI 8520 parte 2.
4.1.3.1 Aggregati di riciclo
In attesa di specifiche normative sugli aggregati di riciclo è consentito l’uso di aggregati
grossi provenienti da riciclo, secondo i limiti di cui alla Tabella che segue, a condizione che il
calcestruzzo possegga i requisiti reologici, meccanici e di durabilità di cui ai paragrafi
successivi.
Per tali aggregati, le prove di controllo di produzione in fabbrica saranno effettuate secondo i
prospetti H1, H2 ed H3 dell’annesso ZA della norma UNI EN 12620; per le parti rilevanti,
devono essere effettuate ogni 100 ton di aggregato prodotto e, comunque, negli impianti di
riciclo, per ogni giorno di produzione.
Al fine di individuare i requisiti chimico-fisici aggiuntivi rispetto a quelli fissati per gli
aggregati naturali, che gli aggregati riciclati devono rispettare, in funzione della destinazione
finale del calcestruzzo e delle sue proprietà prestazionali, occorrerà fare specifico riferimento
alla UNI 8520 parti 1 e 2.
.
Origine del materiale Rck [MPa]
Percentuale di impiego
da riciclo
Demolizioni di edifici
= 10 fino al 100%
(macerie)
≤ 37 ≤ 30%
Demolizioni di solo
cls e c.a. ≤ 25 fino al 60%
Riutilizzo interno ≤ 55 fino al 15%
negli stabilimenti di
prefabbricazione
qualificati – da Stessa classe del
fino al 5%
qualsiasi classe di calcestruzzo d’origine
calcestruzzi
>C(45/55)
4.1.4 Additivi
Gli additivi per la produzione del calcestruzzo devono possedere la marcatura CE ed essere
conformi, in relazione alla particolare categoria di prodotto cui essi appartengono, ai requisiti
imposti dai rispettivi prospetti della norma UNI EN 934 (parti 2, 3, 4, 5). Per gli altri additivi
che non rientrano nelle classificazioni della norma si dovrà verificarne l’idoneità all’impiego
in funzione dell’applicazione e delle proprietà richieste per il calcestruzzo.
Per le riprese di getto si potrà far ricorso all’utilizzo di ritardanti di presa e degli adesivi per
riprese di getto.
Nel periodo invernale al fine di evitare i danni derivanti dalla azione del gelo, in condizioni di
maturazione al di sotto dei 5°C, si farà ricorso, oltre che agli additivi superfluidificanti,
all’utilizzo di additivi acceleranti di presa e di indurimento privi di cloruri.
4.1.4.1 Additivi fluidificanti e superfluidificanti
Al fine di ottenere il corretto rapporto a/c e la classe di lavorabilità prevista si dovranno
impiegare nel calcestruzzo additivi superfluidificanti conformi alla norma UNI EN 934-2, sia
per quanto riguarda le caratteristiche chimico-fisiche che quelle prestazionali.
Il dosaggio degli additivi dovrà essere conforme a quello dichiarato dalle schede tecniche del
produttore.
Nel caso in cui una miscela richieda un dosaggio superiore a tali limiti per garantire le
prestazioni richieste fino alla fine dello scarico della betoniera, si dovrà passare all’impiego di
un additivo con prestazioni superiori, per evitare problemi di segregazione ed influenzare i
tempi di presa del calcestruzzo.
4.1.4.2 Additivi aeranti
In caso di conglomerati cementizi per la realizzazione di opere sottoposte a cicli di gelo e
disgelo dovranno essere utilizzati specifici additivi aeranti, come prescritto dalle normative
UNI EN 206-1:2006 e UNI 11104:2004, al fine di garantire il rispetto delle prescrizioni di cui
ai successivi punti relativi al contenuto di aria occlusa.
4.1.4.3 Additivi ritardanti
Additivi ritardanti potranno essere eccezionalmente utilizzati, previa idonea qualifica e
preventiva approvazione da parte della Direzione Lavori, per:
particolari opere che necessitano di getti continui e prolungati, al fine di garantire la loro
corretta monoliticità;
getti in particolari condizioni climatiche (es. periodo estivo);
singolari opere ubicate in zone lontane e poco accessibili dalle centrali/impianti di
betonaggio.
4.1.4.4 Additivi acceleranti
Nel periodo invernale al fine di evitare i danni derivanti dalla azione del gelo, in condizioni di
maturazione al di sotto dei 5°C, si farà ricorso, oltre che agli additivi superfluidificanti,
all’utilizzo di additivi acceleranti di presa e di indurimento privi di cloruri.
4.1.4.5 Antievaporanti
Eventuali prodotti antievaporanti filmogeni devono rispondere alle norma UNI da 8656 a
8660.
L’Appaltatore deve sottoporre all’approvazione della Direzione Lavori la documentazione
tecnica sul prodotto e sulle modalità di applicazione; egli deve accertarsi, che il materiale
impiegato sia compatibile con prodotti di successive lavorazioni (ad esempio con il primer di
adesione di guaine per impermeabilizzazione di solette) e che non interessi le zone di ripresa
del getto.
4.1.4.6 Disarmanti
Come disarmanti è vietato usare lubrificanti di varia natura e oli esausti.
Dovranno invece essere impiegati prodotti specifici, conformi alla Norma UNI 8866 parti 1 e
2 per i quali sia stato verificato che non macchino o danneggino la superficie del
conglomerato cementizio indurito.
4.1.5 Acqua d’impasto
Per la produzione del calcestruzzo dovranno essere impiegate le acque potabili e quelle di
riciclo conformi alla UNI EN 1008:2003.
In conformità alla UNI EN 206-1:2006 sono ammesse le prescrizioni delle consistenze anche
attraverso dei valori di riferimento e le rispettive tolleranze per il controllo.
2) per il calcestruzzo leggero
I medesimi requisiti di base del cls ordinario e in aggiunta:
La classe di massa volumica, o il valore di riferimento per la massa volumica.
3) per il calcestruzzo pesante:
I medesimi requisiti di base del cls ordinario e in aggiunta:
Il valore di riferimento per la massa volumica
Nel caso vengano richiesti, al fine di garantire particolari prestazioni del materiale e della
struttura, devono essere indicati anche eventuali REQUISITI AGGIUNTIVI
Per i getti massivi:
Tipi o classi speciali di cemento (es. cemento a basso calore di idratazione conforme
alla uni en 197-1);
Sviluppo di calore durante l’idratazione;
Per strutture in clima rigido;
Tipi o classi speciali di aggregato (es. aggregati non gelivi);
Caratteristiche richieste per la resistenza al gelo-disgelo, per esempio il contenuto di
aria;
Per strutture idrauliche:
Resistenza alla penetrazione dell’acqua;
Per particolari esigenze di cantiere:
Sviluppo della resistenza (es. struttura da realizzare e caricare a brevi stagionature,
inferiori a 28 giorni);
Presa ritardata;
E ancora:
Resistenza all’abrasione;
Resistenza alla trazione indiretta;
Finiture particolari
Metodi speciali di messa in opera
4.2.2 Classi di resistenza
Per indicare la classe di resistenza si utilizza nel seguito la simbologia Cxx/yy ove xx
individua il valore della resistenza caratteristica cilindrica fck e yy il valore della resistenza
caratteristica cubica Rck, entrambi espressi in N/mm2 (1 N/mm2 10 Kg/cm2).
C8/10 8 10 NON
C12/15 12 15 STRUTTURALE
C16/20 16 20
C20/25 20 25
C25/30 25 30
C28/35 28 35 STRUTTURALE
C32/40 32 40 ORDINARIO
C35/45 35 45
C40/50 40 50
C45/55 45 55
C50/60 50 60 ALTE
PRESTAZIONI
C55/67 55 67
C60/75 60 75
C70/85 70 85 ALTA
RESISTENZA
C80/95 80 95
C90/105 90 105
4.2.3 Classi di esposizione ambientale
Ai fini di una corretta scelta del tipo e classe di calcestruzzo è fondamentale stabilire
l’ambiente nel quale ciascun elemento strutturale dovrà essere inserito.
Per “ambiente”, in questo contesto, si intende l’insieme di tutte le azioni chimiche e fisiche
alle quali si presume che il calcestruzzo armato possa essere esposto durante il periodo di vita
delle opere e che causano effetti che non possono essere classificati come azioni dirette
(carichi) o indirette (deformazioni impresse, cedimenti, variazioni termiche) nella
progettazione strutturale.
A seconda di tali azioni, sono individuate, nelle norme UNI 11104:2004 e UNI EN 206 -
1:2006 le classi e sottoclassi di esposizione ambientale elencate nella tabella seguente.
Tab. 4.2 - Classi di esposizione ambientale del calcestruzzo (prospetto 1 Uni 11104:2004)
GRADO DI ATTACCO
Di seguito è riportato il prospetto 4 della UNI 11104 con le indicazioni prestazionali minime
per il calcestruzzo in funzione delle classi di esposizione ambientale.
1
La DIN 1045 definisce come calcestruzzi impermeabili quelli la cui profondità di penetrazione massima
dell’acqua sotto pressione non supera – su di uno spessore di almeno 40 cm – il valore di 50 mm. La UNI 9858
impone il valore massimo di penetrazione nel calcestruzzo pari a 20 mm.
2
Provino cubico sottoposto per 3 giorni d una pressione d’acqua di 5 atm
3
Tali valori sono stati evidenziati a seguito dell’esperienze dopo anni di esperienze su provini utilizzando la
metodologia della UNI EN 12390-8
Per contribuire a diminuire la permeabilità del calcestruzzo si può aggiungere nel mix design
il fumo di silice (o di altre aggiunte a comportamento pozzolanico) il quale riduce la
capillarità della matrice cementizia.
L’utilizzo degli additivi impermeabilizzanti non migliora l’impermeabilità del calcestruzzo
poiché la loro funzione è quella di ridurre l’assorbimento capillare e di ostacolare la
migrazione di acqua non in pressione all’interno del calcestruzzo.
Hanno invece un effetto positivo sulla tenuta idraulica gli additivi superfluidificanti che
migliorano la lavorabilità del calcestruzzo, e pertanto la successiva compattazione senza
intervenire sul rapporto a/c.
Risultano utili anche gli additivi compensatori di ritiro.
4.2.5 Classi di consistenza – lavorabilità
La lavorabilità, designata con il termine “consistenza” nella normativa vigente, è un indice
delle proprietà e del comportamento del calcestruzzo nell’intervallo di tempo tra la
produzione e la compattazione dell’impasto in sito nella cassaforma o tra la produzione e la
finitura.
La lavorabilità viene comunemente valutata attraverso la misura della consistenza.
La consistenza, come la lavorabilità, è il risultato di più proprietà reologiche e, di
conseguenza, può essere valutata solo in modo relativo, sulla base del comportamento
dell’impasto fresco a determinate modalità di prova.
Il produttore del calcestruzzo dovrà adottare tutti gli accorgimenti in termini di ingredienti e
di composizione dell’impasto per garantire che il calcestruzzo possegga al momento della
consegna del calcestruzzo in cantiere la lavorabilità prescritta.
Salvo diverse specifiche e/o accordi con il produttore del conglomerato la lavorabilità al
momento del getto verrà controllata all’atto del prelievo dei campioni per i controlli
d’accettazione della resistenza caratteristica convenzionale a compressione secondo le
indicazioni riportate sulle Norme Tecniche sulle Costruzioni.
La misura della lavorabilità verrà condotta in accordo alla UNI-EN 206-1 dopo aver
proceduto a scaricare dalla betoniera almeno 0.3 mc di calcestruzzo.
In accordo con le specifiche di capitolato la misura della lavorabilità potrà essere effettuata
mediante differenti metodologie. In particolare la lavorabilità del calcestruzzo può essere
definita mediante:
Il valore dell’abbassamento al cono di Abrams (UNI-EN 12350-2) che definisce la
classe di consistenza o uno slump di riferimento oggetto di specifica;
la misura del diametro di spandimento alla tavola a scosse (UNI-EN 12350-5).
Tab. 4.4 - Classi di consistenza mediante misura dell’abbassamento al cono
S5 210 Superfluida
Tab. 4.5 - Classi di consistenza mediante misura dello spandimento
Classe Spandimento
Di consistenza Mm
FB1 340
FB2 da 350 a 410
FB3 da 420 a 480
FB4 da 490 a 550
FB5 da 560 a 620
FB6 630
Sarà cura del fornitore garantire in ogni situazione la classe di consistenza prescritta per le
diverse miscele tenendo conto che sono assolutamente proibite le aggiunte di acqua in
betoniera al momento del getto dopo l’inizio dello scarico del calcestruzzo dall’autobetoniera.
La classe di consistenza prescritta verrà garantita per un intervallo di tempo di 20-30 minuti
dall’arrivo della betoniera in cantiere.
Trascorso questo tempo sarà l’impresa esecutrice responsabile della eventuale minore
lavorabilità rispetto a quella prescritta. Il calcestruzzo con la lavorabilità inferiore a quella
prescritta potrà essere a discrezione della D.L. :
respinto (l’onere della fornitura in tal caso spetta all’impresa esecutrice);
accettato se esistono le condizioni, in relazione alla difficoltà di esecuzione del
getto, per poter conseguire un completo riempimento dei casseri ed una completa
compattazione.
Il tempo massimo consentito dalla produzione dell’impasto in impianto al momento del getto
non dovrà superare i 90 minuti e sarà onere del produttore riportare nel documento di
trasporto l’orario effettivo di fine carico della betoniera in impianto.
Si potrà operare in deroga a questa prescrizione in casi eccezionali quando i tempi di trasporto
del calcestruzzo dalla centrale di betonaggio al cantiere dovessero risultare superiori ai 75
minuti.
In questa evenienza si potrà utilizzare il conglomerato fino a 120 minuti dalla miscelazione
dello stesso in impianto purché lo stesso possegga i requisiti di lavorabilità prescritti.
Inoltre, in questa evenienza dovrà essere accertato preliminarmente dal produttore e valutato
dalla D.L. che le resistenze iniziali del conglomerato cementizio non siano penalizzate a causa
di dosaggi elevati di additivi ritardanti impiegati per la riduzione della perdita di lavorabilità.
Le miscele a consistenza plastica - semifluida cadono nel campo di maggior sensibilità del
metodo di abbassamento al cono.
In generale, data la selettività dei vari metodi di prova, si raccomanda di interpretare con
cautela i risultati delle misure quando i valori cadono al di fuori dei seguenti limiti:
abbassamento al cono: < 10 mm > 210 mm;
spandimento: < 340 mm > 620 mm.
4.2.7 Requisiti minimi delle miscele in funzione del loro campo di impiego
Per le strutture degli impianti di depurazione occorre valutare attraverso un’analisi chimica
delle acque la presenza di eventuali sostanze che possono promuovere il degrado del
calcestruzzo o delle armature.
Le sostanze aggressive presenti nei reflui (quali i solfati e l’ammonio) possono essere
innumerevoli; pertanto, risulta praticamente impossibile poter generalizzare individuando
delle prescrizioni di capitolato univoche valide per qualsiasi tipo di acqua sottoposto a
trattamento.
Molto spesso, inoltre, l’attacco risulta cosi severo da richiedere l’impiego di trattamenti
protettivi a base di sistemi epossidici.
Si consiglia, quindi, per queste strutture, di volta in volta, in base alla natura e alla
concentrazione delle sostanze aggressive, definire, in modo corretto, le prescrizioni di
capitolato per il calcestruzzo e per gli eventuali trattamenti protettivi da adottare.
In generale però, vista la composizione media dei reflui urbani, per garantire una bassa
permeabilità (tenuta idraulica) e una bassa diffusività agli agenti aggressivi (durabilità), si
deve far riferimento alle prescrizioni minime delle classi di esposizione ambientale XA2 e
XC4.
- rapporto a/c = 0,50;
- classe di resistenza a compressione minima C(32/40) = Rck 40.
In caso di strutture site in prossimità di zone costiere (fino a 2 Km dalla costa), ma non in
contatto diretto con acqua di mare, queste possono essere generalmente inquadrate nella
classe di esposizione XA2+XC4+XS1.
In caso di strutture site oltre i 600 metri, oggetto dei cicli gelo-disgelo, la classe di esposizione
minima sarà XA2+XC4+XF1 e con aggregati non gelivi F2 o MS25 conformi alla UNI EN
12620.
Di seguito sono schematizzate, in tabella 4.5, le principali casistiche oggetto del presente
disciplinare.
Per ognuna di queste sono stati indicati i requisiti prestazionali minimi per il calcestruzzo, in
conformità alle norme UNI EN 206-1:2006 e UNI:11104:2004, per garantire la durabilità in
classe di Vita Nominale 2 come previsto dal D.M.14/01/08.
Queste indicazioni rappresentano i valori minimi al di sotto dei quali i progettisti non
dovranno scendere nell’individuare le resistenze di calcolo e le prescrizioni per la durabilità.
Le indicazioni riassunte in tabella 4.5 dovranno essere completate con quelle più dettagliate
del capitolo 8 nel quale, per ogni casistica principale, sono state aggiunte le prescrizioni
aggiuntive relative alle tipologie di cementi, all’impermeabilità, ai getti massivi ecc…, per
garantire al meglio al durabilità delle strutture.
Tab. 4.5- Prescrizioni minime sul calcestruzzo in funzione del campo di impiego
Classe di lavorabilità
Classe di esposizione
Campi di Impiego
Rapporto a/c max
% Aria Inglobata
Tipo di Cem
Tipo
4.2.8 Copriferro
L’EC 2 definisce COPRIFERRO NOMINALE (cnom) la distanza tra la superficie
dell’armatura più esterna e la faccia del calcestruzzo più prossima.
Tale valore non va confuso con il parametro (d’) utilizzato nei calcoli per la definizione
dell’altezza utile della sezione (d).
4 Si assume un valore di 5 mm quando si opera in regime di “garanzia di qualità”, che prevede un’accurata
verifica in opera degli spessori effettivi del copriferro, nonché del corretto posizionamento delle armature.
Tab. 4.6 - Spessori minimi del copriferro per garantire la durabilità secondo i prospetti 4.4N
e 4.5N dell’EC 2:2005.
X0 10 10
XC1 15 25
XC2, XC3 25 35
XC4 30 40
XS1, XD1 35 45
XS2, XD2 40 50
XS3, XD3 45 55
Nel caso di calcestruzzi a contatto con superfici irregolari, i valori del cmin debbono essere
incrementati per tener conto delle maggiori tolleranze di esecuzione previste. L’incremento è
proporzionale all’entità delle prevedibili irregolarità.
Il copriferro minimo deve essere almeno pari a 45 mm per un calcestruzzo gettato in opera
contro terreni trattati (compreso calcestruzzo di spianatura: fondazioni, pareti contro terra,
ecc) e a 75 mm per un calcestruzzo gettato direttamente contro il terreno senza lisciatura delle
pareti verticali di scavo (per es. pareti contro terra ).
Tali valori tengono già conto della difficoltà o impossibilità, per le strutture di fondazione e
contro terra, di rilevare visivamente un processo degenerativo del calcestruzzo e/o dei ferri
d’armatura.
4.2.9 Contenuto d’aria
Contestualmente alla misura della lavorabilità del conglomerato (con frequenza diversa da
stabilirsi con il fornitore del conglomerato) dovrà essere determinato il contenuto di aria nel
calcestruzzo in accordo alla procedura descritta alla norma UNI EN 12350-7 basata
sull’impiego del porosimetro.
Il contenuto di aria in ogni miscela prodotta dovrà essere conforme a quanto indicato nella
tabella 3.1 (in funzione del diametro massimo dell’aggregato e dell’eventuale esposizione
alla classe XF: strutture soggette a cicli di gelo/disgelo in presenza o meno di sali disgelanti).
4.2.10 Acqua di bleeding
L’essudamento di acqua dovrà risultare non superiore allo 0,1% in conformità alla norma UNI
7122.
5
Inteso come somma del contenuto di cloruri apportato dall’acqua, dal cemento dalle aggiunte minerali, dagli
additivi e dagli aggregati.
5. ACCIAIO TONDO
Analisi
0,22 0,050 0,050 0,012 0,80 0,50
su colata
Analisi
su 0,24 0,055 0,055 0,014 0,85 0,52
prodotto
a = è permesso superare il valore massimo di carbonio per massa nel caso in cui il valore
equivalente del carbonio venga diminuito dello 0,02% per massa.
b = Sono permessi valori superiori di azoto se sono presenti quantità sufficienti di elementi
che fissano l’azoto.
5.2 Proprietà meccaniche
Le proprietà meccaniche devono essere in accordo con quanto specificato nelle Norme
Tecniche per le Costruzioni (D.M. 14/01/2008).
6
In presenza di progettazioni indicanti ancora acciaio FeB44K, l’acciaio B450C dovrà essere accompagnato da
certificato di qualificazione indicante il suo utilizzo anche come FeB44K.
È compito della Direzione Lavori accertarsi che i documenti che accompagnano ogni
fornitura in cantiere indichino gli estremi della certificazione del sistema di controllo della
produzione.
Ove opportuno il Direttore dei Lavori potrà richiedere la relazione preliminare di qualifica ed
i relativi allegati (es. certificazione della marcatura CE degli aggregati, del cemento,etc.).
6.1.2 Controlli di accettazione del calcestruzzo
Il controllo di base, per l’accettazione del calcestruzzo in cantiere, deve soddisfare le
prescrizioni di cui allo specifico paragrafo “Controlli di accettazione” (par. 11.2.5) riportato
nelle vigenti Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M.14/01/08).
Le prove da effettuare ai fini dell’accettazione devono essere eseguite in conformità alle
norme UNI EN 12350 - 1 per quanto attiene il campionamento, ed alle norme UNI EN 12390,
nelle varie parti, per quanto attiene il confezionamento e la stagionatura dei provini, nonché
le relative prove di resistenza a compressione.
6.1.3 Controllo della lavorabilita’ del calcestruzzo
La misura della lavorabilità verrà condotta in accordo alla UNI-EN 206-1 dopo aver
proceduto a scaricare dalla betoniera almeno 0.3 mc di calcestruzzo.
In accordo con le specifiche di capitolato la misura della lavorabilità potrà essere effettuata
mediante differenti metodologie. In particolare la lavorabilità del calcestruzzo può essere
definita mediante:
Il valore dell’abbassamento al cono di Abrams (UNI-EN 12350-2) che definisce la
classe di consistenza o uno slump di riferimento oggetto di specifica;
la misura del diametro di spandimento alla tavola a scosse (UNI-EN 12350-5).
6.1.4 Proprietà reologiche per i calcestruzzi autocompattanti (SCC)
Il SCC si differenzia dal calcestruzzo ordinario per le sue proprietà allo stato fresco:
capacità di flusso
scorrimento confinato
resistenza alla segregazione
Per la valutazione delle proprietà è necessario far riferimento alla UNI 11040 nella quale si
specificano le caratteristiche e i valori di accettazione per le prove da effettuare in fase di
qualifica delle miscele.
I metodi di prova per la misura delle caratteristiche del calcestruzzo autocompattante allo
stato fresco sono specificate dalle norme che seguono:
delle barre di acciaio campionate, identificate mediante sigle o etichettature indelebili, dovrà
essere accompagnata da una richiesta di prove sottoscritta dal Direttore dei Lavori.
La domanda di prove al Laboratorio Ufficiale dovrà essere sottoscritta dal Direttore dei
Lavori e dovrà inoltre contenere precise indicazioni sulla tipologia di opera da realizzare
(pilastro, trave, muro di sostegno, fondazioni, strutture in elevazione ecc…).
Il controllo del materiale, eseguito in conformità alle prescrizioni del punto 11.2.2.3 di cui al
precedente Decreto, riguarderà le proprietà meccaniche di resistenza e di allungamento.
L’ottenimento del requisito di tenuta idraulica può essere conseguito solo se, unitamente alla
scelta del calcestruzzo con determinate prestazioni si effettua un’attenta ed accurata posa,
compattazione, e maturazione del getto ed una scrupolosa esecuzione delle riprese di getto.
Pertanto per garantire un conglomerato armato di adeguata durabilità ed impermeabilità si
farà riferimento a quanto dettagliato nei paragrafi seguenti con riferimento alla posa in opera
del calcestruzzo e dell’acciaio tondo da cemento armato.
Inoltre se il progettista e la Direzione Lavori necessitassero di ulteriori specifiche potranno far
riferimento alle “Linee guida per la messa in opera del calcestruzzo strutturale e per la
valutazione delle caratteristiche meccaniche del calcestruzzo indurito mediante prove non
distruttive” edite dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
7.1 Calcestruzzo
parte corticale , oltre a renderla pulverulenta a causa del cemento non idratato per
solidificazione dell’acqua.
I getti verticali (pareti delle vasche, ecc.) anche se casserati, devono essere protetti
dall’abbassamento della temperatura, altrimenti il maggior raffreddamento delle parti con
maggior superficie specifica (come gli spigoli delle pareti) può arrivare a causare il loro
distacco.
Nel caso di getti con temperature ambientali inferiori a 5 °C, l’Impresa dovrà rispettare
almeno le seguenti specifiche:
utilizzare un calcestruzzo con tempi di presa più rapidi utilizzando ad esempio
additivi acceleranti oppure classi di resistenza superiori con rapporti a/c inferiori;
utilizzare cementi tipo 42,5 R più idoneo ai getti effettuati a basse temperature, e con
proprietà di riduzione dei tempi di maturazione in cassero;
gettare il calcestruzzo in un orario compreso tra le ore 7 e le ore 13; è sconsigliato
gettare nel resto della giornata in quanto le prime ore di inizio presa coinciderebbero
con le ore notturne incorrendo nel pericolo di gelate e abbassamenti di temperatura al
di sotto dei 0 °C;
mantenere le superfici del getto, casserate e non, protette termicamente per almeno 7
giorni mediante pannelli e/o materassini termoisolanti (in polistirolo o altro materiale
idoneo) per evitare la dispersione del calore di idratazione;
coprire le superfici non casserate del calcestruzzo appena gettato con un foglio di
polietilene prima della predisposizione dei materassini termoisolanti;
evitare getti con temperatura prossima a 0 °C. L’aumento o la diminuzione del
volume dell’acqua per il passaggio dallo stato solido a liquido e viceversa produce
cavillature dannose.
Alte temperature
Le temperature troppo alte, la bassa umidità relativa e il vento, sono i principali fattori
negativi sulla corretta posa in opera e maturazione del getto in calcestruzzo nel periodo estivo.
Pertanto bisognerebbe evitare di gettare quando la temperatura esterna supera i 33° C (UNI
EN 206-1).
Infatti in questi casi si accorciano eccessivamente i tempi di presa e s’innalza la richiesta di
acqua e la velocità di perdita di lavorabilità.
In questi casi l’Impresa deve seguire almeno le seguenti prescrizioni:
utilizzare calcestruzzi con classi di consistenza superiori (S5) mediante l’aggiunta di
additivi superfluidificanti;
prevedere l’eventuale impiego di additivi ritardanti;
utilizzare il calcestruzzo nei momenti meno caldi della giornata
proteggere il getto dalla forte evaporazione dell’acqua, (vedi par. 6.4) per almeno 7
giorni;
programmare esattamente i tempi di getto e di finitura evitando di far aspettare in
cantiere le autobetoniere sotto il sole considerando che alle alte temperature il
Una distanza troppo esigua dalla superficie esterna della membratura potrebbe determinare un
distacco degli strati corticali di calcestruzzo non sufficientemente resistenti per compensare
l’espansione del “water stop”.
Una regola pratica è quella di garantire spessori di ricoprimento del profilo mai inferiori a 6
cm.
I suddetti accorgimenti debbono essere adottati anche allorquando per le rilevanti dimensioni
sia delle strutture di fondazione che delle pareti verticali contro acqua non si riesce a
completare il getto nell’arco di una singola giornata e lo si riprende il giorno successivo.
7.1.5 Distanziatori
I distanziatori utilizzati per garantire i copriferri ed eventualmente le reciproche distanze tra le
barre di armatura, dovranno essere in plastica o a base di malta cementizia di forma e
geometria tali da minimizzare la superficie di contatto con il cassero.
Per le strutture contro acqua si suggerisce l’utilizzo di distanziatori di cassero impermeabili
con guarnizione e tappi idroespansivi.
In questo modo si riesce a sigillare sia l’interfaccia calcestruzzo-distanziatore, sede
normalmente di ritiri differenziali e di formazione di vespai, sia l’interno degli elementi
tubolari (anche in presenza dei convenzionali tappi di chiusura).
È obbligo della D.L. verificare la corretta esecuzione delle operazioni sopra riportate.
7.1.6 Tolleranze esecutive
Nelle opere finite gli scostamenti ammissibili (tolleranze) rispetto alle dimensioni e/o quote
dei progetti, per non influenzare negativamente la resistenza meccanica, la satbilità e le
prestazioni di esercizio dell’opera, sono riportate di seguito per i vari elementi strutturali (UNI
EN 13670):
In ogni caso gli scostamenti dimensionali negativi non devono ridurre i copriferri minimi
prescritti dal progetto.
7.1.7 Casseforme
Per tali opere provvisorie l'appaltatore dovrà utilizzare quelle previste negli elaborati
progettuali e dovrà comunicherà preventivamente alla direzione dei lavori le modalità
esecutive che intende adottare, ferma restando l'esclusiva responsabilità dell'appaltatore stesso
per quanto riguarda la progettazione e l'esecuzione di tali opere provvisionali e la loro
rispondenza a tutte le norme di legge ed ai criteri di sicurezza che comunque possono
riguardarle.
Il sistema prescelto dovrà comunque essere atto a consentire la realizzazione delle opere in
conformità alle disposizioni contenute nel progetto esecutivo.
Nella progettazione e nella esecuzione delle armature di sostegno delle centinature e delle
attrezzature di costruzione, l'appaltatore è tenuto a rispettare le norme, le prescrizioni ed i
vincoli che eventualmente venissero imposti da Enti, Uffici e persone responsabili riguardo
alla zona interessata ed in particolare:
per l'ingombro degli alvei dei corsi d'acqua;
per le sagome da lasciare libere nei sovrappassi o sottopassi di strade, autostrade,
ferrovie, tranvie, ecc.;
per le interferenze con servizi di soprassuolo o di sottosuolo.
Tutte le attrezzature dovranno essere dotate degli opportuni accorgimenti affinché, in ogni
punto della struttura, la rimozione dei sostegni sia regolare ed uniforme.
7.1.7.1 Caratteristiche delle casseforme
Per quanto riguarda le casseforme viene prescritto l'uso di casseforme metalliche o di
materiali fibrocompressi o compensati; in ogni caso esse dovranno avere dimensioni e
spessori sufficienti ad essere opportunamente irrigidite o controventate per assicurare l'ottima
riuscita delle superfici dei getti e delle opere e la loro perfetta rispondenza ai disegni di
progetto.
Nel caso di eventuale utilizzo di casseforme in legno, si dovrà curare che le stesse siano
eseguite con tavole a bordi paralleli e ben accostate, in modo che non abbiano a presentarsi,
dopo il disarmo, sbavature o disuguaglianze sulle facce in vista del getto.
In ogni caso l'appaltatore avrà cura di trattare le casseforme, prima del getto, con idonei
prodotti disarmanti conformi alla norma UNI 8866.
Le parti componenti i casseri debbono essere a perfetto contatto e sigillate con idoneo
materiale per evitare la fuoriuscita di boiacca cementizia riducendo così il rischio di
formazione di nidi di ghiaia.
Nel caso di casseratura a perdere, inglobata nell'opera, occorre verificare la sua funzionalità,
se è elemento portante, e che non sia dannosa, se è elemento accessorio.
7.1.8 Stagionatura
Il calcestruzzo, al termine della messa in opera e successiva compattazione, deve essere
stagionato e protetto dalla rapida evaporazione dell’acqua di impasto e dall’essiccamento
degli strati superficiali (fenomeno particolarmente insidioso in caso di elevate temperature
ambientali e forte ventilazione) .
L’essiccamento precoce degli strati corticali del getto può causare:
formazione di fessure indotte dal ritiro sia plastico che igrometrico;
maggiore porosità superficiale causata dalla minore idratazione del cemento in
superficie per carenza di acqua;
minore resistenza meccanica della parte superficiale rispetto alla parte più interna.
In pratica per consentire una corretta stagionatura della struttura realizzata è necessario evitare
l’evaporazione dell’acqua superficiale adottando, per la durata riportata nella tabella 6.0,
almeno le seguenti precauzioni da applicarsi separatamente o in sequenza:
la permanenza entro casseri del conglomerato;
l’applicazione, sulle superfici libere, di specifici film di protezione mediante la
distribuzione nebulizzata di additivi stagionanti (agenti di curing). L’applicazione deve essere
ripetuta per almeno 2-3 volte ( idoneo per superfici verticali). I prodotti filmogeni di
protezione non possono essere applicati lungo i giunti di costruzione, sulle riprese di getto o
sulle superfici che devono essere trattate con altri materiali. Qual’ora il prodotto filmogeno
dovesse interessare anche le riprese di getto, la pellicola deve essere rimossa meccanicamente
lungo tutto il giunto per non compromettere l'aderenza con il getto successivo.
l’irrorazione continua del getto con acqua nebulizzata mediante spruzzatori automatici
. Bisogna evitare il ruscellamento;
la copertura delle superfici del getto con teli porosi (es. sacchi di iuta o tessuto non
tessuto) mantenuti costantemente umidi. La frequenza di bagnatura deve essere stabilita in
funzione della temperatura esterna e comunque almeno ogni 24 ore;
la copertura delle superfici del getto teloni impermeabili al vapore (fogli di polietilene
od altro) . Tali teli devono essere ben sigillati all’estremità al fine di evitare la formazione di
correnti di aria che causerebbero l’essicazione del getto;
la creazione, nel caso di solette e getti a sviluppo orizzontale, di un cordolo
perimetrale (in sabbia od altro materiale rimovibile) che permetta di mantenere la superficie
ricoperta da un costante velo d’acqua.
Per determinare i tempi minimi di stagionatura protetta si può far un utile riferimento alla
norma UNI EN 13670-1 (in funzione della velocità di sviluppo della resistenza del
calcestruzzo - r = fcm,2/fcm,28 - e della temperatura superficiale del getto), relativi almeno alla
classe di stagionatura 3 (UNI EN 13670-1) come di seguito riportato:
Tab. 7.2 – Durata minima della stagionatura in relazione alla temperatura della superficie e
della velocità di sviluppo della resistenza del calcestruzzo
Classe di stagionatura 3 Resistenza superficiale pari al 50% di quella
caratteristica prescritta
Sviluppo della resistenza del calcestruzzo r = fcm,2/fcm,28* r 0,50 0,50 < r 0,30 0,30 < r 0,15
Temperatura della superficie del calcestruzzo (°C)** Tempo minimo di stagionatura in giorni ***
t 25 1,5 2,5 3,5
15 t < 25 2,0 4 7
10 t < 15 2,5 7 12
5 t < 10 3,5 9 18
Classe di stagionatura 4 Resistenza superficiale pari al 70 % di quella
caratteristica prescritta
Sviluppo della resistenza del calcestruzzo r = fcm,2/fcm,28 r 0,50 0,50 < r 0,30 0,30 < r 0,15
Temperatura della superficie del calcestruzzo (°C) Tempo minimo di stagionatura in giorni
t 25 3 5 6
15 t < 25 5 9 12
10 t < 15 7 13 21
5 t < 10 9 18 30
* fcm,2 è la resistenza media cilindrica del calcestruzzo dopo 2 giorni a 20 °C;
fcm,28 è la resistenza media cilindrica del calcestruzzo dopo 28 giorni a 20 °C.
Tali valori essendo caratteristici del calcestruzzo devono essere forniti dal produttore.
** La temperatura superficiale differisce da quella ambientale in funzione del tipo di protezione applicata
*** Al tempo minimo deve essere aggiunto anche il tempo di presa se eccedente le 5 ore.
Per le strutture degli impianti di depurazione è comunque obbligatorio procedere alla
maturazione protetta per non meno di 7 giorni consecutivi dal getto.
Nel caso di getti in periodo invernale, soprattutto nelle ore notturne dei getti pomeridiani,
devono essere protette tutte le superfici del getto stesso, casserate e non, mediante pannelli e/o
materassini termoisolanti (in polistirolo o altro materiale idoneo) per almeno 10 giorni.
Sulle superfici non casserate prima della predisposizione dei materassini termoisolanti
bisogna coprire la superficie del calcestruzzo fresco con un foglio di polietilene.
Per i getti confinati entro casseforme, al momento della rimozione dei casseri, se questa
avverrà prima di 7 giorni, si dovrà provvedere a proteggere diversamente la membratura al
fine di garantire un idoneo periodo di stagionatura protetta.
Qualora dovessero insorgere esigenze particolari per sospendere la maturazione esse
dovranno essere espressamente autorizzate dalla direzione dei lavori.
Per calcestruzzi con classe di resistenza a compressione maggiore o uguale di C40/50 la
maturazione deve essere curata in modo particolare.
Al fine di assicurare alla struttura un corretto sistema di stagionatura in funzione delle
condizioni ambientali, della geometria dell’elemento e dei tempi di scasseratura previsti,
l'appaltatore, che è il responsabile della corretta esecuzione della stagionatura, previa
informazione alla direzione dei lavori, eseguirà verifiche di cantiere che assicurino l’efficacia
delle misure di protezione adottate.
7.2 Acciaio
tutti gli incroci tra l’armatura principale e le staffe in corrispondenza delle piegature
di queste ultime devono essere legati (per rendere stabile la gabbia);
gli incroci tra le barre longitudinali, che non intercettano le staffe in corrispondenza
della piegatura, e le staffe stesse devono essere connessi ad una distanza s < 50 d
dove d è il diametro della barra longitudinale.
In ogni caso se la legatura va ad interessare lo spessore del copriferro, per evitare problemi
alla durabilità del calcestruzzo a seguito della corrosione del materiale di legatura, si deve
rimuovere la parte in eccesso.
Di seguito sono riportate le prescrizioni minime sul calcestruzzo e l’acciaio tondo da cemento
armato per garantire la durabilità in classe 1 per quelle strutture già schematizzate al par 4.2.7
in tabella 4.5.
Le prescrizioni di capitolato per il calcestruzzo, di cui risponde in toto il produttore del
conglomerato, attengono sia alle proprietà del conglomerato allo stato fresco, cioè, al
momento della consegna dello stesso in cantiere e riguardano principalmente la lavorabilità e
la resistenza alla segregazione, sia le proprietà del calcestruzzo allo stato indurito ed, in
particolare, il valore della resistenza caratteristica a compressione oppure l’impermeabilità (ad
esempio, per quelle strutture quali le vasche di contenimento dei liquidi per le quali sono
richiesti dei requisiti di tenuta idraulica in aggiunta a quelli strutturali).
Per tali strutturali oltre alle prescrizioni sul calcestruzzo diverse da caso a caso, dovranno
essere inserite anche le seguenti sugli ingredienti del calcestruzzo.
Tali prescrizioni riguardano il fornitore del calcestruzzo, ma sono rivolte esclusivamente alla
definizione delle proprietà degli ingredienti (acqua, cemento, aggregati, additivi e aggiunte
minerali) con cui viene confezionato il conglomerato e hanno il fine di escludere dall’impiego
quelle materie prime che posseggono caratteristiche non conformi per il conseguimento delle
prestazioni richieste per il calcestruzzo.
Ulteriore obiettivo è quello di escludere dall’impiego ingredienti che dovessero contenere
sostanze indesiderabili non compatibili con i prodotti dall’idratazione del cemento e che nel
tempo potrebbero innescare deleteri processi di degrado per le strutture.
Queste prescrizioni di capitolato verranno accertate dall’acquirente del conglomerato e dalla
direzione dei lavori preliminarmente all’esecuzione dell’opera attraverso l’acquisizione di una
documentazione specifica che dovrà essere fornita dal produttore del calcestruzzo.
7
Il calcestruzzo deve garantire anche la tenuta idraulica
8
Per pareti contro terra e platee di fondazione. Per strutture in elevazione il copri ferro minimo può variare da 30
mm per classe di esposizione XA2 e 40 mm per classe di esposizione XA3
15) Scassero oppure durata minima della maturazione umida da effettuarsi mediante
ricoprimento della superficie non casserata con geotessile tenuto costantemente umido ( o con
altro metodo di protezione equivalente): 7 giorni
16) Getti nel periodo invernale : protezione delle superfici casserate e non con pannelli
termoisolanti di polistirolo espanso estruso pari a 50 mm (o con materassini di equivalente
resistenza termica) per almeno 10 giorni. Sulle superfici non casserate prima della
predisposizione dei materassini termoisolanti coprire la supe4ficie del calcestruzzo fresco con
un foglio di polietilene.
17) Utilizzo di profili water stop in corrispondenza delle riprese di getto verticali e orizzontali
18) Acciaio B450 C conforme al D.M. 14/01/2008.