Dcca 550 A

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POLITECNICO DI TORINO

C.so Duca degli Abruzzi n. 24 – 10129 – TORINO

POLITECNICO DI TORINO
PROGETTO D I R A D D O P P I O
PARCHEGGIO PLURIPIANO COPERTO
PROGETTO ESECUTIVO

RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO


PROF. ING. FRANCESCO OSSOLA

STUDIO VALLE PROGETTAZIONI PROGER S.p.A.


INGEGNERIA PER IL
Roma TERRITORIO

PROGETTAZIONE TIMBRI

STUDIO VALLE PROGETTAZIONI


GRUPPO DI COORDINAMENTO PROF. ING. GILBERTO VALLE

PROF. ING. GILBERTO VALLE RPA s.r.l.


ARCH. EMANUELA VALLE ING. DINO BONADIES
ING. MARCO RASIMELLI ING. MARCO RASIMELLI
ING. LUIGI SPINOZZI
ING. LUCA BRAGETTA
GEOM. CALO ROSI

OGGETTO: TAV.

CAPITOLATO SPECIALE DI APPALTO TE04


NORME TECNICHE DI ESECUZIONE – OPERE STRUTTURALI

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20-10-2006 Dcca550a
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PROGETTO DI RADDOPPIO
Data: Ottobre 2006
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SOMMARIO

1. PREMESSA 8
2. DESCRIZIONE DELLE OPERE 10

2.1 Blocco A -E 11

2.2 Blocco B – D 11

2.3 Blocco C 11

2.4 Cunicolo interrato e muro di sostegno 12


3. MODALITA’ ESECUTIVE 13

3.1 Premessa 13

3.2 Fasi esecutive 13

3.4 Ripresa getti di fondazione 15

3.5 Pannelli di facciata 15

3.6 Resistenza al fuoco 16


4. SPECIFICHE TECNICHE 17

4.1 Opere in conglomerato cementizio armato- prescrizioni generali 17


4.1.1. Scopo, campo di applicazione, oneri e prescrizioni generali 17
4.1.2 Normativa di riferimento 18
4.1.3 Caratteristiche dei materiali 18
4.1.3.1 Cemento 18
4.1.3.2 Aggiunte: ceneri volanti e microsilice 19
4.1.3.2.1 Ceneri volanti 19
4.1.3.2.2 Microsilice (funi di silice/silica fume) 20
4.1.3.3 Aggregati 21
4.1.3.4 Acqua d’impasto 22
4.1.3.5 Acciaio da cemento armato normale e da precompressione 22
4.1.3.6 Additivi 23
4.1.3.6.1 Additivi fluidificanti e superfluidificanti 23
4.1.3.6.2 Additivi aeranti 23
4.1.3.6.3 Additivi ritardanti 23
4.1.3.6.4 Disarmanti 24
4.1.3.6.5 Antievaporanti 24
4.1.4 Caratteristiche delle miscele 24
4.1.4.1 Classi di resistenza 24
4.1.4.2 Granulometria degli allegati 25
4.1.4.3 Rapporto acqua/cemento 26
4.1.4.4 Lavorabilità 26
4.1.4.5 Acqua essudata 29
4.1.4.6 Prescrizioni per la curabilità dei calcestruzzi 29
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4.1.4.6.1 Classi di esposizione ambientale 29


4.1.4.6.2 Requisiti minimi delle miscele in funzione del loro campo di impiego 32
4.1.4.6.3 Copriferro 34
4.1.4.6.4 Calcestruzzi resistenti ai cicli gelo - disgelo 35
4.1.4.6.5 Calcestruzzi esposti ad attacco chimico 36
4.1.4.6.6 Attacco chimico da parte dei solfati 37
4.1.4.6.7 Reazioni alcali- aggregati 37
4.1.4.6.8 Dilavamento 40
4.1.4.6.9 Getti massivi 40

4.2 Calcestruzzo gettato in opera:produzione, trasporto e posa in opera: 40


4.2.1. Centrali di betonaggio ed impianti di cantiere 40
4.2.1.1 Cemento 41
4.2.1.2 Aggregati 41
4.1.2.3 Pesatura e miscelazione 42
4.2.2. Trasporto e scarico 43
4.2.3. Getto e maturazione del conglomerato cementizio 44
4.2.3.1 Programmazione dei getti 44
4.2.3.2 Operazioni di getto 44
4.2.3.3 Riprese di getto 45
4.2.3.4 Getti in clima freddo 46
4.2.3.5 Getti in clima caldo 46
4.2.4 Stagionatura 47
4.2.4.1 Accelerazione dei tempi di stagionatura 50
4.2.4.2 Stagionatura di getti massivi 50
4.2.5 Caratteristiche estetiche 50
4.2.6 Ripristini e stuccatura 51
4.2.7 Tolleranze costruttive 51

4.3 Prefabbricati in calcestruzzo: qualifica degli impianti e confezionamento 52


4.3.1 Qualifica degli impianti di prefabbricazione 52
4.3.1.1 Documentazione del sistema organizzativo e di controllo 52
4.3.1.2 Verifica presso lo stabilimento o impianto di produzione 53
4.3.3 Controllo delle casseforme 53
4.3.3 Posizionamento delle armature 54
4.3.4 Esecuzione getto 54
4.3.5 Stagionatura 54
4.3.6 Scassero 55
4.3.7 Identificazione e stoccaggio dei manufatti 55
4.3.8 Trasporto 55
4.3.9 Montaggio 56
4.3.10 Messa in tensione dei cavi di precompressione 56
4.3.11 Controlli dimensionali e strutturali dei manufatti 57
4.3.12 Controlli e documentazione 57
5. CALCESTRUZZI SPECIALI 59

5.1 Calcestruzzi vibrati fibor-rinforzati 59

5.2 Calcestruzzi impregnati con polimeri 59


6. CASSEFORME 60

6.1 Caratteristiche delle casseforme 60


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6.2 Pulizia e trattamento 60

6.3 Giunti e riprese di getto 61

6.4 Legature delle casseforme e distanziatori delle armature 61

6.5 Predisposizione di fori, tracce, cavità, etc. 61

6.6 Disarmo 61
7. MAGRONI E MALTE 63

7.1 Magroni 63

7.2 Malta di livellamento 63

7.3 Malte speciali per inghisaggi 63

7.4 Iniezioni nelle guaine dei cavi di precompressione 64


7.4.1 Caratteristiche della miscela fluida 64
7.4.2 Resistenza meccanica 65
7.4.3 Modalità di preparazione e iniezione 65
8. ACCIAIO D’ARMATURA PER C.A. E C.A.P. 66

8.1 Approvvigionamento dell'acciaio in barre 66

8.2 Controllo del peso e della sezione 66

8.3 Controllo di qualità 66

8.4 Giunzioni e saldature 67

8.5 Realizzazione delle gabbie e posizionamento delle armature per c.a. 67

8.6 Posizionamento delle armature di precompressione 67

8.7 Tesatura delle armature di precompressione 68


9. QUALIFICA DEL CONGLOMERATO CEMENTIZIO 70

9.1 Pre-qualifica e qualifica all’impianto 71


9.1.1 Studi preliminari di prequalifica 71

9.2 Qualifica all’impianto 72

9.3 Controlli in corso d’opera 74


9.3.1 Controlli di conformità in corso d’opera 74
9.3.2 Controlli di conformità della resistenza a compressione su carote 75
9.3.3 Controlli particolari 76
10. PROVE DI CARICO 77
11. SPECIFICHE CONTROLLO QUALITA' 78

11.1 OPERE IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO 78


11.1.1 Campi di applicazione 78
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11.1.2 Documenti di riferimento 78


11.1.3 Controlli preliminari al getto 78
11.1.3.1 Controlli sulle armature 78
11.1.3.2 Controlli sulle casseforme 79
11.1.3.3 Controllo sulle caratteristiche del calcestruzzo da utilizzare 79
11.1.4 Controlli in fase di getto 79
11.1.4.1 Comunicazione del programma dei getti 79
11.1.4.2 Verifiche sul confezionamento del calcestruzzo 80
11.1.4.3 Controlli nella fase di maturazione 81
11.1.4.4 Controllo delle operazioni di disarmo 81
11.1.5 Controlli di conformita' delle opere finite 81

11.2 Confezionamento conglomerato cementizio 82


11.2.1 Campi di applicazione 82
11.2.2 Documenti di riferimento 82
11.2.3 Materiali impiegati 83
11.2.4 Controlli di prequalificazione 83
11.2.4.1 Cemento 83
11.2.4.2 Aggiunte (ceneri volanti e microsilice) 83
11.2.4.3 Aggregati 83
11.2.4.4 Acqua d'impasto 84
11.2.4.5 Additivi e disarmanti 85
11.2.5 Qualificazione impianti e mezzi di confezionamento 85
11.2.5.1 Centrale di betonaggio 85
11.2.5.2 Betoniere 86
11.2.6 Prequalifica delle tipologie di conglomerato cementizio 86
11.2.6.1 Fase 1: prove sui materiali 87
11.2.6.1.1 Materiali costituenti la miscela d'impasto 87
11.2.6.1.2 Conglomerato cementizio fresco 88
11.2.6.1.3 Conglomerato cementizio indurito 88
11.2.6.1.4 Fase 1: Prequalifica del Cls (Studio del Mix Design) 88
11.2.6.1.5 Fase 2: Qualifica del Cls 89
11.2.6.2 Fase 3: documentazione 90
11.2.6.3 Approvazione della DL 91
11.2.7 Controlli in corso d'opera 91
11.2.7.1 Cemento 91
11.2.7.2 Ceneri volanti e microsilica 92
11.2.7.3 Aggregati 92
11.2.7.4 Acqua d'impasto 93
11.2.7.5 Additivi 93
11.2.8 Controlli sul confezionamento 93
11.2.8.1 Granulometria 93
11.2.8.2 Dosaggio di acqua e cemento 94
11.2.8.3 Temperature operative 94
11.2.8.4 Conglomerati cementizi resistenti al gelo 94
11.2.8.5 Conglomerati cementizi esposti ad attacchi chimici 94
11.2.8.6 Impianti e mezzi 94
11.2.8.6.1 Centrale di betonaggio 94
11.2.8.6.2 Betoniere 95
11.2.8.7 Prove e controlli in corso d'opera sul Cls 95

11.3 Prequalifica dei ferri d'armatura per calcestruzzo armato 96


11.3.1 Campi di applicazione 96
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11.3.2 Documenti di riferimento 96


11.3.3 Qualificazione dei fornitori 96
11.3.4 Controlli sui materiali 96
11.3.5 Controlli in accettazione 97
11.3.6 Controlli in corso d'opera 97

11.4 Manufatti prefabbricati in conglomerato cementizio 97


11.4.1 Campi di applicazione 97
11.4.2 Documenti di riferimento 98
11.4.3 La prequalificazione degli impianti di produzione 98
11.4.3.1 Qualificazione dell'impianto 98
11.4.3.2 Qualificazione dei materiali 99
11.4.4 Controlli in corso di prefabbricazione 99
11.4.4.1 Verifiche in corso di costruzione 99
11.4.5 Controlli in corso di messa in opera 100
11.4.5.1 Verifica dell’identificazione del manufatto 100
11.4.5.2 Controllo sull’idoneità e sulle protezioni degli elementi 100
11.4.5.3 Controlli durante la posa in opera 100

11.5 Prefabbricati in cemento armato precompresso 101


11.5.1 Controlli sulle casseforme 101
11.5.2 Controlli sulle armature 101
11.5.2.1 Posizionamento 101
11.5.2.2 Messa in tensione 101
11.5.2.3 Iniezione delle guaine 101
Prove di qualificazione della pasta cementizia 101
Iniezioni della pasta cementizia 102
Controlli sul lavoro finito 103
11.5.3 Protezione delle armature dalle correnti vaganti 103
11.5.4 Getto del calcestruzzo 103
11.5.5 Stagionatura 103
11.5.6 Scassero 103
11.5.7 Controlli strutturali 103
11.5.8 Stoccaggio 103

11.6 Strutture in acciaio 104


11.6.1 Campo di applicazione 104
11.6.2 Oneri generali 104
11.6.3 Oneri per la sicurezza 105
12. OPERE METALLICHE 106
13. RIVESTIMENTI PROTETTIVI 107

13.1 Prescrizioni ed oneri particolari 107

13.2 Verniciature 107


13.2.1 Preparazione 107
13.2.2 Cicli di verniciatura 107
13.2.3 Operazioni di ritocco 108
13.2.4 Controlli 108
13.2.5 Prove di accettazione dei prodotti 109

13.3 Zincatura 109


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13.4 Protezione antincendio 110


13.4.1 Protezione di strutture metalliche 110
14. SPECIFICHE CONTROLLO QUALITA’ 111

14.1 Strutture in acciaio 111

14.2 Controlli in fase di assemblaggio e posa in opera 111


14.2.1 Requisiti minimi richiesti ai fornitori di carpenteria metallica 112
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1. PREMESSA

L’intervento relativo al presente progetto esecutivo fa parte del Lotto B del progetto di
raddoppio del Politecnico di Torino e riguarda, nell’ambito l’insediamento del Nuovo
Centro di Ricerca all’interno della Cittadella Politecnica di Torino, la realizzazione del
nuovo parcheggio pluripiano coperto..

Tutto il Lotto B nel suo complesso sarà concluso per fasi nel momento in cui saranno
ultimate le maniche da 16 in continuazione degli scavalchi e si configurerà come un
edificio ”unico” e come entità separata dal resto degli altri edifici facenti parte del progetto
raddoppio.
Sono escluse da questo progetto le opere relative alla manica da 24 mt ed all’edificio
delle Dyno ( al quale il parcheggio è collegato mediante un cunicolo interrato) nonche le
opere previste nelle zone circostanti come il parcheggio pluripiano, l’area sportiva, la
caffetteria e la piazza del lotto B. E’ invece compreso nel presente appalto la
realizzazione di un muro di sostegno in c.a. tra le viabilità asse A e G.

L’edificio a base della presente gara si sviluppa su tre piani fuori terra (piano terra, primo
piano, piano copertura) aventi altezza netta non inferiore a m. 3.00, con un minimo sotto
trave di m 2.60 e da un piano interrato destinato al passaggio degli impianti, in
collegamento con la Manica da 24.
Le altezze sono state progettate in previsione di una riconfigurazione per una eventuale
espansione futura. In realtà tutta la struttura del parcheggio è stata configurata nella
previsione della realizzazione degli edifici dell’ultima fase del Master Plan.
Gli accessi al parcheggio avvengono dalle due rampe posizionate alle estremità
dell’edificio in continuità con la viabilità carrabile, nel lato posteriore della Manica da 24.
Tali rampe assicurano i collegamenti verticali tra i piani, hanno percorribilità
unidirezionale, così come le corsie di smistamento, la pendenza varia dal 6% al 14%, la
larghezza è pari a m 4.50. Le corsie di accesso alle zone di sosta hanno larghezza di m
5,30 ai piani terra e primo e di m 7,70 al pino secondo.
Le zone di parcamento hanno larghezza minima pari a 2,40 m e lunghezza variabile, a
secondo delle zone , con dimensione minima pari a m 5,00.
Complessivamente i posti auto ammontano a 220, precisando che nel conteggio sono
compresi i posti per motocicli (4 posti moto equivalenti a 1 posto auto come dalla
Circolare del Ministero degli Interni prevenzione incendi del 25.07.2000).

Nell’autorimessa sono stati inoltre previsti locali tecnici e locali di deposito per materiali da
utilizzare per i laboratori (vedi deposito bombole). Tali locali sono posti alla quota ±0.00, si
affacciano lungo la strada interna verso l’edificio banchi prova motori e sono collegati a
questo attraverso un cunicolo impianti posizionato a quota -3,60 m, a servizio esclusivo
della GMPT-E.
Il cunicolo interrato, che collega la Manica da 24 con il parcheggio, ha una dimensione
molto ridotta. Di fatto nel presente appalto si prevede esclusivamente la porzione
all’interno del profilo dell’edificio e la parte sotto la viabilità carrabile.
Il proseguimento del cunicolo sotto la Manica da 24 non è oggetto del presente appalto.
Date le notevoli dimensioni in lunghezza l’edificio è suddiviso da opportuni giunti in corpi
di fabbrica distinti ed indicati nelle planimetrie di progetto (A ÷ E).
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In corrispondenza dei Blocchi A, C, E è prevista la possibilità di un futuro ampliamento


con 3 edifici sovrastanti (maniche da 16 mt) di 5 piani a pianta rettangolare e dimensioni
24 x 67 m circa.
Tali corpi sono stati quindi adeguatamente dimensionati schematizzando già in questa
fase la struttura d’appoggio ed i carichi conseguenti.
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2. DESCRIZIONE DELLE OPERE

L’intervento nel complesso prevede la costruzione di un corpo di fabbrica costituito da 5


blocchi separati da appositi giunti:
A–E Rampe di accesso e serbatoio d’acqua antincendio
B–D Parcheggi in elementi prefabbricati
C Edificio centrale a setti con deposito bombole e zona interrata
Inoltre è prevista la realizzazione del cunicolo sottostrada di collegamento con le DYNO e
del muro di sostegno della viabilità lato Ex Fucine.

L’edificio nel suo complesso verrà realizzato in due fasi in modo da permettere
un’ottimizzazione delle lavorazioni ed un risparmio di tempo.
Tutti i blocchi si elevano per due piani fuori terra ad eccezione di una piccola zona
interrata per il blocco C e del corridoio di collegamento.
Le strutture sono in cemento armato ad elementi intelaiati e setti con presenza di travi
prefabbricate in c.a.p. pilastri in c.a.v. e solai alveolari tipo Spiroll. Nei blocchi di estremità
(Rampe) sono presenti anche solai a piattabanda. L’accessibilità pedonale ai piani è
garantita da 3 gruppi scala, mentre quella degli automezzi dalle due rampe elicoidali in
c.a.
Le fondazioni sono di tipo superficiale a platea di spessore variabile dai 40 cm ai 60 cm.
Sui blocchi A – C – E è previsto l’appoggio di un futuro fabbricato ampliamento. Per
questo motivo viene realizzata una sottofondazione a Jet-Grouting che aumenti la
capacità portante del terreno. Tale realizzazione è esclusa dal presente appalto.
Il corridoio interrato, realizzato sotto il piano stradale della viabilità interna, ha funzione di
collegamento tra il parcheggio ed i laboratori Dyno per il passaggio di alcuni impianti. A
lato del Corridoio è previsto anche l’interramento di 4 serbatoi metallici.
Le strutture sono state dimensionate considerando le azioni sismiche di 3° categoria, in
base alla nuova classificazione sismica ed in conformità alla Normativa Tecnica del D.M.
16.1.1996.
E’ stata effettuata un’analisi dinamica modale con spettro di risposta, in campo elastico
lineare.
Le strutture principali portanti sono considerate incernierate ai piastri, pertanto la struttura
(di tipo “pendolare”), trasmette la totalità delle azioni orizzontali alla struttura di
controventamento in c.a.
I parametri utilizzati per il calcolo delle azioni sismiche sono:
ε=1
β = 1.2
I = 1,2
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S=6
La fondazione è stata schematizzata con elementi piastra con vincolo elastico alla Winkler
opportunamente modificato in corrispondenza delle colonne di Jet-Grouting.

2.1 Blocco A -E

I due blocchi sono uguali e sono posti agli estremi del fabbricato. La dimensione in pianta
è di 18 x 24 m circa per due piani d’altezza più la copertura. L’interpiano è di 4.5 m circa.
La struttura è interamente in c.a. realizzata a setti e solette. Il nucleo centrale è costituito
da un elemento ellittico con funzione di serbatoio di accumulo per l’acqua dell’impianto
antincendio Sprinkler. Le rampe sono a piattabanda di spessore 30 cm e larghezza 4 m
circa e si attestano sui setti del serbatoio da una parte e su quelli perimetrali dall’altra.
In copertura prosegue solo il nucleo centrale che ha funzione anche di appoggio per il
futuro ampliamento.
Al piano terra vengono realizzati alcuni locali tecnici per l’alloggiamento degli impianti.
La fondazione è di tipo superficiale in c.a. a platea di spessore 60 cm. Dati i notevoli
carichi sul terreno dovuti alla presenza futura dell’edificio ampliamento viene realizzata
una sottofondazione a Jet-Grouting non oggetto però del presente appalto.

2.2 Blocco B – D

I due corpi parcheggio sono uguali ed opposti rispetto al blocco centrale C. Hanno forma
rettangolare e dimensioni in pianta 48 x 18 m e si sviluppano per due piani fuori terra. Il
piano terra è posto a quota di riferimento –0.40 m, il piano primo a 4.48 m e la copertura a
8.45. L’accessibilità pedonale ai piani è garantita da un gruppo scala per blocco.
La struttura è di tipo prefabbricato in c.a. con pilastri in c.a.v. e travi in c.a.p. Alle estremità
sono presenti 4 setti in c.a. di spessore 30 cm che assorbono insieme ai nuclei scala la
maggior parte delle azioni orizzontali.
I solai sono prefabbricati tipo Spiroll in c.a.p. di luce max 8 m ed altezza 25 cm per il piano
primo e 30 cm per il secondo. E’ previsto un getto collaborante in c.a. di spessore 8 cm da
realizzare in opera. Le travi sono a sezione a ‘L’ quelle di bordo e a ‘T’ rovescia quelle
centrali con mensole di appoggio per le lastre di solaio. La larghezza della suola è
variabile da 45 cm a 70 cm mentre l’altezza dell’anima è da 55 per quelle al piano primo e
da 70 per quelle del piano secondo. La maggiore dimensione delle strutture al piano 2° è
dovuta alla possibile destinazione d’uso a giardino pensile.
La fondazione è di tipo superficiale a platea con ringrossi (martelli) in corrispondenza dei
pilastri per contrastare possibili fenomeni di punzonamento. Lo spessore della platea è di
40 cm mentre i martelli hanno dimensione 170 x 170 cm ed altezza 60 cm (155x170x60
quelli di bordo).

2.3 Blocco C
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Il corpo centrale del parcheggio è costituito da un elemento a pianta rettangolare 17 x 18


m a due piani realizzato a setti in c.a.. All’interno sono presenti due depositi di gas
infiammabili opportunamente areati. Sul lato opposto è presente un nucleo scala che
asserve il piano primo ed il secondo.
La struttura ha anche una piccola porzione interrata di collegamento con il corridoio di
accesso ai laboratori. Questo piccolo volume ha la sola funzione di passaggio ed
alloggiamento impianti. I solai a piano primo e secondo sono realizzati con elementi
alveolari tipo Spiroll e travi prefabbricate in c.a.p.
Le fondazioni sono di tipo superficiale a platea sp. 60 cm poste su due livelli (l’interrato è
ha –3.70). La presenza dei carichi dovuti al futuro ampliamento hanno reso necessario un
consolidamento del terreno sottostante con colonne Jet-Grouting.

2.4 Cunicolo interrato e muro di sostegno

Il corridoio, interamente interrato, è posizionato sotto la viabilità interna ortogonalmente ai


due edifici di cui ne collega gli interrati.
La sua funzione, oltre che di collegamento è anche di permettere il passaggio degli
impianti da un edificio all’altro.
Le dimensioni in pianta sono di 10 x 5.8 m e la strutture è di tipo scatolare a setti da 30
cm e soletta da 40 cm. L’altezza netta è di 3 m
La fondazione è di tipo superficiale a platea dello spessore di 60 cm
Per il contenimento della carreggiata della viabilità lato Ex Fucine è prevista la
realizzazione di un muro di sostegno in c.a.di lunghezza pari a 203 e di altezza variabile
da 2.7 a 3.0 mt .
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3. MODALITA’ ESECUTIVE

3.1 Premessa

Di seguito vengono descritte le modalità e le fasi costruttive degli edifici oggetto


dell’appalto.
Come già precedentemente detto le strutture di fondazione degli edifici, verranno
realizzate mediante una piastra in c.a., posizionata sopra il terreno consolidato mediante
colonne in jet-grouting, realizzate preventivamente.
Pertanto le lavorazioni inerenti le strutture avranno inizio con la livellazione dei piani ed il
getto del magrone di sottofondazione.
Come descritto nel Capitolato Speciale di Appalto (CSA_PARTE 1 – Norme Tecniche-
Amministrative) alcune lavorazioni del presente appalto, definite come parte certa, sono
da considerarsi assolutamente vincolanti e devono essere tassativamente eseguite e
completate entro i termini riportati nel cronoprogramma; altre saranno individuate come
parte condizionata dal rispetto delle scadenze prestabilite per tutte le opere costituenti la
parte certa. Le differenti aree sono chiaramente individuate anche nelle tavole grafiche.
La parte certa include tutte le lavorazioni riguardanti il blocco delle centrali (opere edili,
strutturali e di finitura) e dei serbatoi sprinkler in c.a. che coinvolgono il cantiere limitrofo
della Manica da 24 e le lavorazioni per l’interramento dei serbatoi diesel nella strada
corrente tra i banchi prova e l’edificio del Parcheggio Multipiano, di esecuzione del
cunicolo interrato, ecc.; la parte condizionata riguarda le rimanenti aree del parcheggio, la
viabilità, gli accessi e tutte le sistemazioni esterne.
Il limite della fornitura di appalto viene sempre specificato nelle tavole grafiche, nel piano
di sicurezza e nel cronoprogramma. Inoltre, nel Capitolato Speciale di Appalto
(CSA_PARTE 1 – Norme Tecniche-Amministrative) si fa specifico riferimento alla
possibile contemporaneità di alcune lavorazioni fornite da appaltatori diversi. Si dovrà
quindi porre particolare attenzione a tutte quelle attività che necessitano di ripristini,
continuità e rispetto di prestazioni richieste da normative o dagli standard dell’utilizzatore.
E’ importante anche specificare, come anche ben esplicitato nel piano di sicurezza, che
oggetto del presente appalto è esclusivamente il Parcheggio Pluripiano con la
viabilità interposta tra i due edifici e le sistemazioni esterne, il cui limite di intervento
è indicato nelle tavole PL.01 e PL.02, planimetrie in scala 1:500 e 1:200.

3.2 Fasi esecutive


Come già detto l’edificio è costituito da 5 corpi di fabbrica giuntati ed è realizzato con una
struttura prefabbricata in c.a.p. con solai in lastre alveolari.
La costruzione dell’edificio verrà eseguita secondo due fasi successive e correlate alle
suddivisione dell’appalto (parte certa e parte incerta), pertanto lo schema di realizzazione
dell’edificio sarà il seguente, con riferimento all’elaborato ST05,:
1) prima fase (parte certa):
- realizzazione della platea di fondazione dei nuclei dei blocchi A ed E, della parte
frontale dei blocchi B e C: getto dello strato di magrone, montaggio delle armature e
delle apparecchiature di appoggio dei pilastri prefabbricati, getto della piastra di
fondazione per zone successive;
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- esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota del primo solaio;
- montaggio della struttura prefabbricata in c.a.p. fino a quota del primo solaio mediante
posizionamento dei pilastri prefabbricati, travi e pannelli di solaio, e montaggio delle
strutture metalliche accessorie;
- esecuzione dei getti di completamento sugli impalcati;
- esecuzione degli scavi ed interramento dei serbatoi carburanti, esecuzione del
cunicolo interrato di collegamento con edificio Dyno;
- esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota di copertura relativamente ai
blocchi A ed E ,costituenti i serbatoi di alimentazione degli impianti antincendio, ed alla
parte fontale del blocchi B e C ;
- montaggio della struttura prefabbricata con il posizionamento del secondo stadio dei
pilastri prefabbricati, montaggio delle travi e dei pannelli di solaio, fino alla quota di
copertura dei blocchi B e C;
- esecuzione dei getti di completamento degli impalcati e montaggio delle strutture
metalliche accessorie;
- montaggio delle strutture metalliche in copertura.
2) seconda fase (parte condizionata):
l’esecuzione delle opere di seconda fase costituisce il completamento delle opere
strutturali previste e verrà sviluppato secondo il seguente schema:
- completamento della platea di fondazione dei blocchi A ed E, della parte posteriore dei
blocchi B e C, realizzazione della platea di fondazione del blocco D: getto dello strato
di magrone, montaggio delle armature e delle apparecchiature di appoggio dei pilastri
prefabbricati, getto della piastra di fondazione per zone successive;
- esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota del primo solaio
(completamento dei blocchi A B C D E);
- montaggio della struttura prefabbricata in c.a.p. fino a quota del primo solaio mediante
posizionamento dei pilastri prefabbricati, travi e pannelli di solaio, e montaggio delle
strutture metalliche accessorie;
- esecuzione dei getti di completamento sugli impalcati;
esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota di copertura ;
- completamento della struttura prefabbricata con il montaggio delle travi e dei pannelli
di solaio, fino alla quota di copertura;
- esecuzione dei getti di completamento degli impalcati e montaggio delle strutture
metalliche accessorie;
- realizzazione del muro di contenimento in c.a. relativo alla viabilità tratto lato Ex
Fucine.
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Le fasi precedentemente descritte sono indicate nel cronoprogramma allegato al progetto.


Esse verranno sviluppate sulle varie zone operative individuate in maniera tale da
eseguire le stesse lavorazioni su diverse zone contemporaneamente.

3.4 Ripresa getti di fondazione

Il cronoprogramma dei lavori prevede la realizzazione delle platee di fondazione in diverse


fasi e con parti da realizzare contemporaneamente, con necessità di ripresa di getto nei
vari settori.
In corrispondenza del limite di getto delle singole parti di platea il getto stesso dovrà
essere confinato mediante posa in opera di una idonea rete metallica a maglia fitta da
posizionare su tutto il fronte di successiva ripresa e per tutto lo spessore della platea.
La rete metallica dovrà essere ancorata a cavalletti di tondo di acciaio Fe B 44 K da
posizionare in corrispondenza dei ogni barra longitudinale con risvolto superiore ed
inferiore e di diametro pari alla barra longitudinale stessa.
Tali lavorazioni, facenti parte delle modalità esecutive, sono da intendersi quali oneri
ricompresi nell’ambito dell’appalto e quindi a carico dell’Appaltatore, senza che ciò possa
dare diritto all’Appaltatatore stesso al riconoscimento di maggiori tempi di esecuzione di
maggiori importi.

3.5 Pannelli di facciata

Per la tamponatura esterna dell’edificio saranno utilizzati pannelli-veletta prefabbricati in


c.a.v. piani dello spessore complessivo di cm 15 realizzati con calcestruzzo avente
resistenza caratteristica non inferiore a Rck 350 kg/cmq, ai quali verranno
successivamente ancorati gli elementi di facciata.

I pannelli dovranno essere realizzati secondo le specifiche e dimensioni risultanti dai


grafici di progetto, con finitura a cassero sulle due facce e dovranno presentare una
superficie liscia ed uniforme per tutto lo sviluppo compreso gli spessori; dovranno inoltre
essere ben calibrati nelle dimensioni al fine di risultare idonei e compatibili con
l’accostamento in fase esecutiva e di posizione finale.
In base a quanto specificato nei grafici, i pannelli dovranno essere predisposti con risvolti
verso l’interno per l’aggancio ed il sostegno degli elementi di finitura previsti dal progetto
architettonico.
L’armatura dei pannelli prefabbricati dovrà risultare conforme alle previsioni ed avente il
copriletto richiesto.
Sui pannelli dovrà essere predisposta tutta l’inserteria necessaria ai fissaggi in fase
d’opera che dovrà risultare perfettamente posizionata rispetto agli assi di fissaggio della
struttura.
Particolare attenzione dovrà essere posta all’atto della posa in opera e del serraggio dei
fissaggi, al fine di evitare sollecitazioni anomale in fase di installazione, diverse dalle
previsioni dimensionali.
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I mezzi da utilizzare in fase di montaggio dovranno risultare, oltrechè compatibili per


dimensioni con le aree di cantiere e di movimentazione, idonee sia per portata che per
dimensioni di braccio.

3.6 Resistenza al fuoco

Le strutture del parcheggio varranno realizzate con resistenza al fuoco R=90. Poiché in
alcuni locali vengono richieste resistenze al fuoco più elevate ( R=120 per le rampe di
accesso, R=180 per i locali tecnici ), sono previsti dei rivestimenti appositi con spessori
adatti per tutte le superfici degli elementi strutturali esposti.
In particolare è previsto l’utilizzo di intonaco protettivo tipo Fassa Bortolo KP3 (o similari),
con i seguenti spessori :
-2÷3 cm per locali R=120
-3÷5 cm per locali R=180.
Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione Antincendio ed alle tavole n.ST01-ST05.
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4. SPECIFICHE TECNICHE

4.1 Opere in conglomerato cementizio armato- prescrizioni generali

4.1.1. Scopo, campo di applicazione, oneri e prescrizioni generali

Scopo
Le presente sezione di capitolato è relativa ai conglomerati e alle malte cementizie. Nel
seguito vengono definite le caratteristiche ammissibili per le miscele e per i loro
componenti e le modalità esecutive applicabili al fine di ottenere definite caratteristiche
prestazionali.

Campo di applicazione
Le prescrizioni si applicano ai soli calcestruzzi confezionati con aggregati normali e
definiti, secondo la UNI 9858 [3], con struttura chiusa.
Le prescrizioni si applicano al calcestruzzo per strutture gettate in sito, prefabbricate,
confezionato in impianto localizzato o in cantiere o all’esterno dello stesso o in
stabilimento di prefabbricazione, e ai componenti strutturali di edifici e opere in cui venga
utilizzato calcestruzzo non armato, armato o precompresso.
I controlli descritti al capitolo 14 e seguenti e le relative prescrizioni riguardanti eventuali
carenze e/o Non Conformità, si dovranno integralmente applicare alle opere per la cui
realizzazione è previsto l'impiego di almeno 300 m3 di calcestruzzo. Per quantità
complessive di calcestruzzo minori di tale limite verranno effettuati i soli controlli previsti
dalle norme di legge vigenti.

Oneri per l’esecuzione delle prove


Al fine di verificare la rispondenza delle opere eseguite alle specifiche e agli standard
prefissati l'Appaltatore dovrà eseguire o far eseguire tutte le prove e i controlli previsti
dalle presenti prescrizioni, così come quelli integrativi richiesti dal Direttore dei Lavori in
base a motivate esigenze tecniche.
Tutti gli oneri diretti e indiretti derivanti dall'applicazione delle presenti prescrizioni,
compresi quelli necessari per il prelievo, confezionamento, trasporto dei campioni di
materiali da sottoporre a prove fisiche–chimiche-meccaniche, nonché i costi di
esecuzione di queste ultime a cura di Laboratori Ufficiali o Autorizzati, si intendono
compresi e compensati dai prezzi contrattuali.
Le prove di carico prescritte dalle specifiche contrattuali o dai documenti di progetto o
richieste dal Direttore dei Lavori in base a motivate esigenze tecniche o dal Collaudatore,
così come quelle previste dalle leggi vigenti, dovranno essere eseguite a cura e spese
dell'Appaltatore.
Per tutti i tipi di prova l’Appaltatore dovrà fornire la manodopera, le attrezzature,
predisporre le eventuali opere provvisionali e i ponteggi in quantità e tipologie adeguate
all’esecuzione delle prove medesime.
Prima della effettuazione delle prove il progettista dovrà concordare la disposizione ed il
tipo delle apparecchiature, degli strumenti e dei materiali da utilizzare, al fine di garantire
la operatività e la precisione richiesta controllando anche lo stato delle tarature.
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L'Appaltatore dovrà assicurare, nel rispetto delle norme di sicurezza, la completa


accessibilità sia alle opere da collaudare che agli strumenti di misura.
Per consentire l’esecuzione delle prove previste ai capitoli 14 e seguenti in tempi
congruenti con le esigenze di avanzamento dei lavori, l'Appaltatore dovrà fare riferimento
a uno o più laboratori attrezzati. Le prove previste ai sensi della Legge 1086 [1] e relativi
decreti di attuazione dovranno essere effettuate solo presso Laboratori Ufficiali o
Autorizzati.
Nel caso di disponibilità di un laboratorio di cantiere, l’Appaltatore dovrà avvalersi di
personale qualificato e numericamente adeguato al numero e tipo di prove da eseguire.

Preavvisi
Nel caso d'esecuzione di opere che, per effetto di operazioni successive, risultassero
inaccessibili o comunque non più ispezionabili, prima di procedere con le operazioni
successive l'Appaltatore dovrà darne informazione al Direttore dei Lavori; nel caso in cui
l'Appaltatore non ottemperi a quanto sopra, il Direttore dei Lavori potrà richiedere, a cura
e spese dell’Appaltatore, la messa a nudo delle parti occultate o che vengano rese
comunque accessibili le opere preventivamente non ispezionate.

4.1.2 Normativa di riferimento

Le presenti prescrizioni si intendono integrative delle Norme Tecniche vigenti quali il D.M.
09/01/96 emanate in applicazione all'art.21 della legge n.1086 del 05/11/1971 e delle
norme di legge vigenti in merito a leganti, aggregati, acqua di impasto ed additivi nonché
delle relative Norme UNI.

4.1.3 Caratteristiche dei materiali

4.1.3.1 Cemento
Per i manufatti strutturali potranno essere impiegati unicamente i cementi elencati nella
norma UNI ENV 197/1 [7] che soddisfino i requisiti di accettazione previsti nella Legge
26/5/1965 n°595 [8] la cui classificazione è riportata in appendice 1, con esclusione del
cemento alluminoso e dei cementi per sbarramenti di ritenuta.
Nella stessa appendice si riporta la classificazione dei cementi in funzione della loro
resistenza ai solfati e al dilavamento secondo quanto previsto dalle norme UNI 9156 e
9606.
Il cemento dovrà provenire da impianti di produzione in grado di garantire la continuità e la
costanza della qualità della fornitura del tipo di cemento richiesto. I cementi utilizzati
dovranno essere controllati e certificati secondo quanto previsto nella Norma UNI ENV
197/1a [7] e, per quanto applicabile, nel D.M. 126 del 9/3/88 [10].
Su richiesta del Direttore dei Lavori l’Appaltatore dovrà consegnare copia delle bolle di
accompagnamento di tutte le singole forniture di cemento approvvigionate all’impianto.
I requisiti meccanici, chimici e fisici del cemento dovranno essere controllati
dall'Appaltatore per mezzo di prelievi, in contraddittorio con il fornitore, effettuati dalle
autocisterne presso l’impianto di confezionamento, durante la qualificazione e in corso
d'opera, secondo le modalità e le cadenze prescritte nella tabella seguente e in
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conformità a quanto previsto al punto 9.3.2. della Norma UNI-ENV 197/1 [7]. Copia di tutti
i certificati di prova dovrà essere consegnata al Direttore dei Lavori.
In caso di ambienti chimicamente aggressivi si dovrà far riferimento a quanto previsto
nelle Norme UNI 9156 [6] e UNI 9607 [9] e nei successivi paragrafi.

Tabella 3.1 - Cemento


Caratteristiche Prova Frequenza delle prove
Fisico-chimico- Legge 595/65 [8] e DM 13/9/1993 - Alla qualificazione
meccaniche [11] - A ogni cambio di fornitore
- Ogni 500 t in corso d’opera
(*)
Contenuto di C3A e di Determinazione secondo UNI 9607
(C4AF+2C3A)(**) [9] o con analisi quantitativa
diffrattometrica ai raggi X (QRxD)

(*) Ogni 5.000 t se per ciascun cemento utilizzato l’Appaltatore consegnerà mensilmente
al Direttore dei Lavori un certificato del cementificio che riporti il valore medio, lo scarto
quadratico medio e il rango di ciascun requisito previsto dalla Norma UNI EN 197/1a
[7] relativi alle prove del mese precedente.
(**) Solo nel caso di ambienti chimicamente aggressivi

4.1.3.2 Aggiunte: ceneri volanti e microsilice


Eventuali aggiunte al calcestruzzo potranno essere eseguite se conformi alla Norma
vigente (UNI 9858); particolare cura dovrà essere prestata alla loro influenza sulla
richiesta d'acqua e sulla durabilità dell'opera.
L'eventuale impiego di cenere volante o microsilice dovrà essere concordato in sede di
prequalifica del materiale con la Direzione Lavori.
In caso di utilizzo di ceneri volanti e/o microsilice, come aggiunte in sostituzione della
frazione fine delle sabbie, dovranno essere soddisfatte tutte le caratteristiche fisico-
chimico-meccaniche dei conglomerati cementizi allo stato fresco ed indurito prescritte nei
successivi punti. In nessun caso si terrà conto dell'aggiunta di tali prodotti nel computo del
dosaggio di cemento e del rapporto A/C.

4.1.3.2.1 Ceneri volanti


Le ceneri volanti, costituenti il residuo solido della combustione di carbone dovranno
provenire da centrali termoelettriche in grado di fornire un prodotto di qualità costante nel
tempo e documentabile per ogni invio, e non contenere impurezze (lignina, residui oleosi,
pentossido di vanadio, etc.) che possano danneggiare o ritardare la presa e l’indurimento
del cemento.
Particolare attenzione dovrà essere prestata alla costanza delle loro caratteristiche.

Le caratteristiche delle ceneri volanti devono soddisfare i requisiti delle UNI EN 450 del
settembre 1995 che sono indicati nella tabella che segue:
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Caratteristica Unità di Limiti di Tolleranze Frequenza prove


Misura accettazion
e
Perdita al fuoco (p.p.c.) (1 ora) % ≤ 5,0 + 2,0 - Ciascuna
UNI ENV 196/2 fornitura
CI (cloruri) - UNI EN 196/21 % ≤ 0,1 + 0,01 - trimestrale o
1000 t
SO3 (anidride solforica) – UNI % ≤ 3,0 + 0,5 - trimestrale o
ENV 196/2 1000 t
Ossido di calcio libero – UNI % ≤ 1,0 + 0,1 - mensile
EN 451/1
(*) Stabilità volumetrica (se mm ≤ 10 + 1,0 - mensile o
l’ossido di calcio libero è 200 t
compreso tra 1 e 2,5%) Prova
le Chatelier UNI ENV 196-3
Trattenuto al vaglio da 45 % ≤ 40 ± 10 - mensile
micron UNI EN 451/2
Massa Volumica Reale UNI t/m3 val. medio ± 150 trimestrale o 1000
ENV 196/6 dichiarato t
Indice di attività pozzolanica a % ≥ 75 -5 Mensile o 500 t
28 gg. Indice di attività
pozzolanica a 90 gg. (UNI EN ≥ 85 -5
196/1 – cemento di rif. CEM I)

Il dosaggio delle ceneri volanti non deve superare il 25% del peso del cemento. Detta
aggiunta non sarà computata in alcun modo nel calcolo del rapporto A/C. Se si utilizzano
cementi di tipo I, la quantità di ceneri potrà essere elevata fino al 33% del peso del
cemento e potrà essere computata nel dosaggio del cemento e del rapporto A/C con la
seguente proporzione (K):
CEM I 42.5 K = 0.4 del loro peso
CEM I 32.5 K = 0.2 del loro peso

Ove sia richiesto l’uso dei cementi resistenti ai solfati con basso tenore di C3A (alluminato
tricalcico) l’aggiunta non è consentita. La maggior richiesta d’acqua potrà essere
compensata con un maggior dosaggio di additivo.
Nella progettazione del Mix design e nelle verifiche periodiche da eseguire, andrà
comunque verificato che l’aggiunta di ceneri praticata non comporti un incremento della
richiesta di additivo, per ottenere la stessa fluidità dell’impasto privo di ceneri maggiore
dello 0,2%.

4.1.3.2.2 Microsilice (funi di silice/silica fume)


Silice attiva colloidale amorfa, costituita da particelle sferiche isolate di SiO2 con diametro
compreso tra 0,01 e 0,5 micron ottenuta da un processo di tipo metallurgico, durante la
produzione di silice metallica o di leghe ferro-silicio, in un forno elettrico ad arco.
La silica fume può essere fornita allo stato naturale come ottenuta dai filtri di depurazione
sulle ciminiere delle centrali a carbone oppure come sospensione liquida di particelle con
contenuto secco di 50% in massa.
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Si dovrà porre particolare attenzione al controllo in corso d’opera del mantenimento della
costanza delle caratteristiche granulometriche e fisico-chimiche che dovranno essere
comprese entro i valori indicati nella tabella seguente:

Caratteristiche Unità di Limiti di Frequenza delle


misura accettazione prove
SIO2 % ≥ 85 da 70 a 85
CaO % ≤ 1,2 ≤ 20
Superficie specifica m2/gr da 20 da 10 a 20
a 35
AI2O3 % ≤ 0,4
NA2O + K2O % ≤ 4,0
CI % ≤ 0,2 trimestrale o 500 t
MgO % ≤ 0,9
Carbone libero (da % ≤ 4,0
calcinazione)
Umidità (in forno a 106°C) % ≤ 1,0
PH - 6,3 – 6,8
Fe2O3 % ≤ 0,3
Massa volumica reale t/m3 2,1 – 2,4

Il dosaggio della silica fume non deve comunque superare il 7% del peso del cemento.
Detta aggiunta non sarà computata in alcun modo nel calcolo del rapporto A/C. Se si
utilizzano cementi di tipo I potrà essere computata nel dosaggio di cemento e nel rapporto
A/C una quantità massima di tale aggiunta pari all'11% del peso del cemento; l'aggiunta di
microsilice sarà computata con le seguenti proporzioni K:
CEM I per A/C < 0.45 K = 2 del loro peso
CEM I per A/C >= 0.45 K = 2 del loro peso (*)
(*): per calcestruzzi soggetti alla carbonatazione ed ai cicli di gelo e disgelo K = 1.

Per calcestruzzi in cui sia richiesto un contenuto minimo di cemento di 300 kg/m3, non
potranno essere praticate riduzioni di dosaggio di oltre 30 Kg/m3.
La maggior richiesta d'acqua potrà essere compensata con un maggior dosaggio di
additivo.
Nella progettazione del mix design e nelle verifiche periodiche da eseguire, andrà
comunque verificato che l'aggiunta di microsilice praticata non comporti un incremento
della richiesta dell’additivo maggiore dello 0,2%, per ottenere la stessa fluidità dell'impasto
privo di silica fume.

4.1.3.3 Aggregati
Gli aggregati impiegati per il confezionamento del calcestruzzo, provenienti da vagliatura
e trattamento di materiali alluvionali o da frantumazione di materiali di cava, dovranno
avere caratteristiche conformi a quelle previste, per gli aggregati di classe A, nella Norma
UNI 8520/2a [13]. Le caratteristiche degli aggregati dovranno essere verificate:
- alla qualificazione;
- a ogni cambio di cava o del fronte di coltivazione della stessa cava;
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- ogni 20.000 m3 di calcestruzzo confezionato.

Il Direttore dei Lavori potrà autorizzare frequenze diverse in funzione delle caratteristiche
dei materiali utilizzati.
Sia le sabbie che gli aggregati grossi dovranno avere massa volumica reale non minore di
2.60 t/m3.
Per quanto riguarda gli aggregati esposti a rischio di reagire chimicamente con gli alcali
contenuti nel cemento si farà riferimento a quanto previsto ai punti successivi.
Se gli aggregati provengono da frantumazione di materiale proveniente da scavi in
sotterraneo (anche parzialmente) dovranno essere eseguite, oltre alle prove sopra
indicate, le seguenti:
- giornalmente: la determinazione del contenuto di solfati e cloruri;
- settimanalmente: un’analisi mineralogica mirata a rilevare elementi potenzialmente
reattivi agli alcali, integrata da prove di potenziale reattività in presenza di alcali.
Il Direttore dei Lavori potrà autorizzare frequenze diverse in funzione delle caratteristiche
dei materiali utilizzati.

4.1.3.4 Acqua d’impasto


L’acqua d’impasto dovrà essere dolce, limpida non inquinata da materie organiche, dovrà
essere definita la sua provenienza ad avere caratteristiche costanti nel tempo e
rispondenti a quelle indicate nella tabella seguente.

TABELLA 3.4 – ACQUA DI IMPASTO


CARATTERISTICA PROVA LIMITI DI ACCETTABILITA’
Ph Analisi chimica da 5,5 a 8,5
Contenuto solfati Analisi chimica SO4-- minore 800 mg/litro
Contenuto cloruri Analisi chimica CI minore 300 mg/litro
Contenuto acido solfidrico Analisi chimica minore 50 mg/litro
Con. tot. di sali minerali Analisi chimica minore 3000 mg/litro
Con. di sostanze organiche Analisi chimica minore 100 mg/litro
Con. Di sostanze solide sospese Analisi chimica minore 2000 mg/litro

Le analisi dovranno essere effettuate:


alla qualificazione
ogni sei mesi nel caso di acqua potabile
ogni 30 giorni se l’acqua, non potabile, proviene da pozzo o corso d’acqua
quando richiesto da DL per giustificati motivi

4.1.3.5 Acciaio da cemento armato normale e da precompressione


L’acciaio da cemento armato normale comprende:
- acciai e barre dritte o, eventualmente, in rotolo limitatamente ai diametri uguali o
inferiori ai 14 mm, del tipo FeB38k ed FeB44k, saldabili e non saldabili;
- reti e tralicci elettrosaldati.
L’acciaio da precompressione comprende:
- Fili, trecce, trefoli;
- Barre laminate lisce o nervate;
- Ancoraggi, apparecchi di giunzione ed accessori vari.
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Ognuno di questi prodotti deve rispondere alla legge 1086/71, al D.M. 9/1/96, e alla C.M.
15/10/96 n° 252 AA.GG/S.T.C., deve essere qualificato all’origine, deve portare impresso,
ove prescritto dalle suddette norme, il marchio indelebile che lo renda costantemente
riconoscibile e riconducibile inequivocabilmente allo stabilimento di produzione.

4.1.3.6 Additivi
Il loro impiego, come per ogni altro componente, dovrà essere preventivamente
sperimentato e dichiarato nel mix design della miscela di conglomerato cementizio,
preventivamente progettata.
Tutti gli additivi impiegati dovranno essere conformi alle norme UNI vigenti (7101, 7110,
7111, 7115, 7117, 7119, 7120 e 8145 solo per Cls); per tutti gli additivi sarà richiesta una
specifica documentazione indicante le caratteristiche chimico-fisiche nonché la
"spettrografia dell'analisi a raggi infrarossi" che attesti la totale corrispondenza del
prodotto alle specifiche dichiarate in fase di adozione dell'additivo medesimo del mix
design.
Gli additivi da utilizzarsi, eventualmente, per ottenere il rispetto delle caratteristiche delle
miscele in conglomerato cementizio, potranno essere impiegati solo dopo valutazione
degli effetti per il particolare conglomerato cementizio da realizzare e nelle condizioni
effettive di impiego.
Particolare cura dovrà essere posta nel controllo del mantenimento nel tempo della
lavorabilità del calcestruzzo fresco.

4.1.3.6.1 Additivi fluidificanti e superfluidificanti


Per opere ed in condizioni particolari, ove sia ritenuto necessario dal progettista e dalla
DL, si potrà prevedere la doppia additivazione del conglomerato cementizio che consiste
nell'aggiunta in cantiere di una quantità nota di additivo residuo, caricato all'impianto. Il
dosaggio complessivo di additivo al mc non dovrà superare la quantità stabilita nel mix
design.
L'additivo superfluidificante di prima e seconda additivazione dovrà essere di identica
marca e tipo. Nel caso in cui, il mix design preveda l'uso di additivo fluidificante come
prima additivazione, associato ad additivo superfluidificante a piè d'opera, questi
dovranno essere di tipo compatibile e preventivamente sperimentati in fase di
progettazione del mix design e di prequalifica della miscela.
Dopo la seconda aggiunta di additivo, sarà comunque necessario assicurare la
miscelazione per almeno 10 minuti prima dello scarico del calcestruzzo; la DL potrà
richiedere una miscelazione più prolungata in funzione dell'efficienza delle attrezzature e
delle condizioni di miscelamento.

4.1.3.6.2 Additivi aeranti


In caso di conglomerati cementizi per la realizzazione di opere sottoposte a cicli di gelo e
disgelo dovranno essere utilizzati specifici additivi aeranti al fine di garantire il rispetto
delle prescrizioni di cui ai successivi punti relativi al contenuto di aria occlusa.

4.1.3.6.3 Additivi ritardanti


Additivi ritardanti potranno essere eccezionalmente utilizzati, previa idonea qualifica e
preventiva approvazione da parte della Direzione Lavori, per:
- particolari opere che necessitano di getti continui e prolungati, al fine di garantire la
loro corretta monoliticità;
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- getti in particolari condizioni climatiche;


- singolari opere ubicate in zone lontane e poco accessibili dalle centrali/impianti di
betonaggio.

4.1.3.6.4 Disarmanti
Come disarmanti è vietato usare lubrificanti di varia natura e oli esausti.
Dovranno invece essere impiegati prodotti specifici, conformi alla Norma UNI 8866 parti 1
e 2 per i quali sia stato verificato che non macchino o danneggino la superficie del
conglomerato cementizio indurito.
4.1.3.6.5 Antievaporanti
Eventuali prodotti antievaporanti filmogeni devono rispondere alle norma UNI da 8656 a
8660. L’Appaltatore deve sottoporre all’approvazione della Direzione Lavori la
documentazione tecnica sul prodotto e sulle modalità di applicazione; egli deve accertarsi,
che il materiale impiegato sia compatibile con prodotti di successive lavorazioni (ad
esempio con il primer di adesione di guaine per impermeabilizzazione di solette) e che
non interessi le zone di ripresa del getto.

4.1.4 Caratteristiche delle miscele

4.1.4.1 Classi di resistenza


Per indicare la classe di resistenza si utilizza nel seguito la simbologia Cxx/yy ove xx
individua il valore della resistenza caratteristica cilindrica fck e yy il valore della resistenza
caratteristica cubica Rck, entrambi espressi in N/mm2 (1 N/mm2 = 10 Kg/cm2).

Tabella 4.1 - Classi di resistenza del calcestruzzo


Classe fck Rck Categoria del
di resistenza (N/mm2) (N/mm2) calcestruzzo
C8/10 8 10 NON
C12/15 12 15 STRUTTURALE
C16/20 16 20
C20/25 20 25
C25/30 25 30
C30/37 30 37 STRUTTURALE
C35/45 35 45 ORDINARIO
C40/50 40 50
C45/55 45 55
C50/60 50 60 ALTE
C55/67 55 67 PRESTAZIONI
C60/75 60 75
C70/85 70 85 ALTA
C80/95 80 95 RESISTENZA
C90/105 90 105
C100/115 100 115
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4.1.4.2 Granulometria degli allegati

Gli aggregati dovranno appartenere ad almeno tre classi granulometriche diverse.


Essi dovranno essere mescolati tra loro in definite percentuali così da formare miscele
rispondenti ai criteri di curve granulometriche teoriche o sperimentali di riferimento e tali
che l'impasto fresco e indurito abbia i prescritti requisiti di resistenza, consistenza,
omogeneità, aria inglobata, permeabilità, ritiro e acqua essudata Il contenuto minimo di
cemento e il rapporto massimo acqua/cemento vanno definiti sulla base delle condizioni
ambientali di esposizione e delle prestazioni richieste.
Le singole pezzature o frazioni granulometriche sono definite:
per le sabbie solamente da un diametro massimo (D).
per gli aggregati grossi da un diametro massimo (D) e da un diametro minimo (d);

I limiti del passante ai setacci dei diversi tipi di aggregato sono riportati nella tabella
seguente:

Tabella 4.1 – Aggregati: limiti di accettazione delle frazioni granulometriche

Aggregato Passante % Passante % Passante % Passante %


su 1,4D su D su d su d/2
Sabbia (≤ 4 mm) ≥ 98 ≥ 85 - -
Grosso (> 4 mm) ≥ 98 ≥ 85 0 – 15 0–5

Si dovrà adottare una curva granulometrica che, in relazione al dosaggio di cemento,


garantisca la massima compattezza e la migliore lavorabilità del calcestruzzo.
Le singole frazioni necessarie a comporre la curva granulometrica non dovranno
sovrapporsi per più del 15% e il diametro inferiore (d) della frazione (i+1)-esima dovrà
risultare minore o uguale al diametro superiore (D) della frazione i-esima.
Nella composizione della curva granulometrica nessuna frazione potrà essere dosata in
percentuale maggiore del 45%, salvo preventiva autorizzazione del Direttore dei Lavori.
Il diametro massimo dell'aggregato dovrà essere scelto in funzione dei valori di copriferro
e interferro, delle dimensioni minime dei getti, delle modalità di getto e del tipo di mezzi
d'opera; in ogni caso dovrà rispettare quanto previsto nel punto 5.4. della Norma UNI
9858 [3].
L’ES della miscela di aggregati dovrà, inoltre, essere sempre ≥ 80 e il valore di blu VB ≤
0.6 cm3/g
Per quanto concerne l’aggregato fine, per la preparazione di un mix potrà essere usata
una sabbia od una miscela di due sabbie. Le caratteristiche petrografiche,
granulometriche, chimiche, fisiche e meccaniche delle miscele di sabbie dovrà rispondere
ai limiti di accettazione stabilito dalla norma UNI 8520/2 per aggregati fini di Categoria "A"
fatte salve le più stringenti specifiche di cui al precedente punto 3.3 concernenti la massa
volumica e l'assorbimento superficiale. Nel caso in cui la miscela sia costituita da una
sabbia di frantumazione ed una sabbia naturale, i limiti di accettabilità dettati dalla norma
UNI 8520/2 per quanto concerne il contenuto di passante allo 0,075 mm saranno quelli
relativi al tipo di sabbia prevalente. il modulo di finezza (MF) è l'equivalente in sabbia
(ES), saranno misurati rispetto alla miscela di aggregati fini nel loro complesso.
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Per quanto concerne invece le singole sabbie componenti le miscele, queste dovranno
rispettare in ogni caso i seguenti limiti:
- Equivalente in sabbia (ES): > 70
- Valore di bleu (VB) ≤ 0,8 cm3/g di fini
- 1,8 ≤ Modulo di Finezza (MF) ≤ 3,6
- Contenuto di grumi di argilla e particelle friabili ≤ 3%
- Contenuto di particelle leggere e friabili ≤ 2%
- Contenuto di sostanze organiche: colore della soluzione almeno uguale allo standard
di riferimento.

Il Direttore dei Lavori potrà eventualmente approvare l’adozione di una granulometria


discontinua, verificando preventivamente che l’impasto risponda alla prova di omogeneità
descritta in allegato.
3
Ogni 10.000 m di calcestruzzo prodotto dovrà essere verificata la curva granulometrica,
della miscela degli inerti, dai campioni prelevati secondo UNI 8520/3 e analizzati secondo
UNI 8520/5 [13].

4.1.4.3 Rapporto acqua/cemento


La quantità d’acqua totale da impiegare per il confezionamento dell'impasto dovrà essere
calcolata tenendo conto dell'acqua libera contenuta negli aggregati. Si dovrà fare
riferimento alla Norma UNI 8520 [13] parti 13a e 16a per la condizione "satura a superficie
asciutta", nella quale l'aggregato non assorbe né cede acqua all'impasto.
Il rapporto acqua/cemento di ciascuna miscela dovrà essere controllato, anche in
cantiere, con le modalità previste nella Norma UNI 6393 [19] almeno una volta ogni tre
3
mesi o ogni 2.000 m di produzione, operando con l’avvertenza di sottrarre dal calcolo
della quantità di acqua nel campione quella assorbita dagli aggregati. Il rapporto A/C non
dovrà discostarsi di + 0.03 da quello verificato in fase di qualificazione della relativa
miscela.

4.1.4.4 Lavorabilità
La lavorabilità è un indice delle proprietà e del comportamento del calcestruzzo
nell’intervallo di tempo tra la produzione e la compattazione dell’impasto in sito nella
cassaforma o tra la produzione e la finitura. La lavorabilità viene comunemente valutata
attraverso la misura della consistenza
La consistenza, come la lavorabilità, è il risultato di più proprietà reologiche e, di
conseguenza, può essere valutata solo in modo relativo, sulla base del comportamento
dell’impasto fresco a determinate modalità di prova. Nessuno dei metodi di prova proposti
o in uso per la misura della consistenza è pienamente soddisfacente e le proprietà del
calcestruzzo fresco che vengono prese ad indice della sua lavorabilità sono diverse da
metodo a metodo.
In generale la massima sensibilità di ogni metodo riguarda campi differenti di lavorabilità
e, a seconda del tipo di opera e delle condizioni di getto, va scelto il metodo più
appropriato di controllo del grado di consistenza.
I metodi di misura della consistenza più largamente adottati, sui quali va basata la
classificazione del calcestruzzo in funzione della consistenza sono:
- abbassamento del cono (UNI 9418 [20]);
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- spandimento (UNI 8020 – metodo B [31]);


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Tabella 4.3 - Classi di consistenza mediante misura dell’abbassamento al cono

Classe Abbassamento Denominazione


di consistenza Mm corrente
S1 da 10 a 40 Umida
S2 da 50 a 90 Plastica
S3 da 100 a 150 Semifluida
S4 da 160 a 210 Fluida
S5 ≥ 210 Superfluida

Tabella 4.4 - Classi di consistenza mediante misura dello spandimento


Classe Spandimento
Di consistenza Mm
FB1 ≤ 340
FB2 da 350 a 410
FB3 da 420 a 480
FB4 da 490 a 550
FB5 da 560 a 620
FB6 ≥ 630

Nella misura dell’abbassamento al cono si hanno tre principali forme di abbassamento,


riportate nella figura seguente:

La prima forma, con abbassamento uniforme senza alcuna rottura della massa, indica
comportamento regolare.
La seconda forma, con abbassamento asimmetrico (a taglio), spesso indica mancanza di
coesione; essa tende a manifestarsi con miscele facili alla segregazione. In caso di
persistenza, a prova ripetuta, il calcestruzzo è da ritenere non idoneo al getto.
La terza forma, con abbassamento generalizzato (collasso), indica miscele magre oppure
molto umide o, nel caso di calcestruzzi autolivellanti, additivate con superfluidificanti.
Per miscele magre tendenti alla rigidità un abbassamento regolare facilmente si può
tramutare in uno di tipo a taglio o a collasso. In tal caso ci si dovrà accertare del
fenomeno, onde evitare che si indichino valori diversi di abbassamento per campioni della
stessa miscela.
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Miscele molto asciutte possono avere un abbassamento nullo quindi, in un certo campo di
consistenza, è possibile che non si registri alcuna differenziazione fra miscele pur dotate
di diversa lavorabilità.
Le miscele a consistenza plastica - semifluida cadono nel campo di maggior sensibilità
del metodo di abbassamento al cono.
In generale, data la selettività dei vari metodi di prova, si raccomanda di interpretare con
cautela i risultati delle misure quando i valori cadono al di fuori dei seguenti limiti:

abbassamento al cono: < 10 mm > 210 mm


spandimento: < 340 mm > 620 mm

4.1.4.5 Acqua essudata


Il calcestruzzo non dovrà presentarsi segregato e la quantità di acqua essudata, misurata
secondo la Norma UNI 7122 [22] ogni 1000 m3 di calcestruzzo confezionato, dovrà essere
minore o uguale allo 0.1% in volume.

4.1.4.6 Prescrizioni per la curabilità dei calcestruzzi

4.1.4.6.1 Classi di esposizione ambientale


Ai fini di una corretta scelta del tipo e classe di calcestruzzo è fondamentale stabilire
l’ambiente nel quale ciascun elemento strutturale dovrà essere inserito.
Per “ambiente”, in questo contesto, si intende l’insieme di tutte le azioni chimiche e fisiche
alle quali si presume che il calcestruzzo possa essere esposto durante il periodo di vita
delle opere e che causano effetti che non possono essere classificati come azioni dirette
(carichi) o indirette (deformazioni impresse, cedimenti, variazioni termiche) nella
progettazione strutturale.
A seconda di tali azioni, sono individuate, nella norma prENV206 [4] e nelle Linee Guida
[2], le classi e sottoclassi di esposizione ambientale elencate nella tabella seguente.
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Tabella 4.5 - Classi di esposizione ambientale del calcestruzzo

Classe Ambiente di esposizione Esempi di condizioni ambientali


1 – Nessun rischio di corrosione delle armature o di attacco al calcestruzzo
X0 Molto secco Interni di edifici con umidità relativa molto
bassa
2 – Corrosione delle armature indotta da carbonatazione del calcestruzzo
XC1 Secco Interni di edifici con umidità relativa bassa
XC2 Bagnato, raramente secco Parti di strutture di contenimento liquidi;
Fondazioni
XC3 Umidità moderata Interni di edifici con umidità da moderata
ad alta – Calcestruzzo all’esterno riparato
dalla pioggia
XC4 Ciclicamente secco e bagnato Superfici a contatto diretto con acqua non
comprese nella classe XC2
3 – Corrosione indotta dai cloruri
XD1 Umidità moderata Superfici esposte a spruzzi diretti d’acqua
contenente cloruri
XD2 Bagnato, raramente secco Piscine – Calcestruzzo esposto ad acque
industriali contenenti cloruri
XD3 Ciclicamente secco e bagnato Parti di ponti - Pavimentazioni - Solette di
parcheggi per auto
4 – Corrosione indotta dai cloruri dell’acqua di mare
XS1 Esposizione alla salsedine Strutture sulla costa o in prossimità della
marina ma non in contatto costa
diretto con acqua di mare
XS2 Zone sommerse Parti di strutture marine
XS3 Zone di maree, zone soggette Parti di strutture marine
a spruzzi
5 – Attacco da cicli di gelo/disgelo
XF1 Grado moderato di Superfici verticali esposte alla pioggia e al
saturazione, in assenza di gelo
agenti disgelanti
XF2 Grado moderato di Superfici verticali di opere stradali
saturazione, in presenza di esposte al gelo e ad agenti disgelanti
agenti disgelanti nebulizzati nell’aria
XF3 Grado elevato di saturazione, Superfici orizzontali esposti alla pioggia e
in assenza di agenti disgelanti al gelo
XF4 Grado elevato di saturazione, Impalcati stradali e ponti esposti ad agenti
in presenza di agenti disgelanti – Superfici verticali e orizzontali
disgelanti esposte al gelo e a spruzzi d’acqua
contenenti agenti disgelanti
6 – Attacco chimico
XA1 Aggressività debole
XA2 Aggressività moderata
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XA3 Aggressività forte

Poiché la classificazione della Tabella precedente, ricavata dalle Linee Guida [2] differisce
da quella della Norma UNI 9858 [3], si fornisce la correlazione tra le classi di esposizione
ambientale dei due documenti.
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Tabella 4.6 - Correlazione tra classi di esposizione ambientale

Ambiente Classe di esposizione Aggressività


UNI Linee Guida prENV206
9858
Secco 1 X0 Non significativa
Umido senza gelo 2a XC1 - XC2 Moderata
Debolmente aggressivo 5a XC3 - XD1 – XA1 Normale
Umido con gelo 2b XF1
Marino senza gelo 4a XD2 - XS1
Moderatamente aggressivo 5b XC4 - XA2 Alta
Umido con gelo e sali disgelanti 3* XF2*
Marino con gelo 4b* XF3*
Fortemente aggressivo 5c XD3 - XS2 - XS3 Molto alta
XF4 – XA3

4.1.4.6.2 Requisiti minimi delle miscele in funzione del loro campo di impiego
Nella Tabella 4.7.b vengono specificate le caratteristiche minime richieste per differenti
mix, in funzione del loro impiego, sulla base di considerazioni relative alla loro durabilità.
Tali caratteristiche devono essere considerate come minimi inderogabili da applicarsi
indipendentemente dalle prescrizioni progettuali.
Naturalmente, ogni volta che le caratteristiche dell’ambiente siano tali da richiedere
maggiore resistenza all’aggressività, il progetto del mix dovrà essere specificatamente
adeguato aumentando la resistenza caratteristica richiesta, diminuendo il rapporto a/c e,
se del caso, utilizzando cementi e/o materiali resistenti al particolare agente aggressivo.
I requisiti minimi in termini di resistenza e di rapporto a/c in funzione della classe di
aggressività dell’ambiente sono riportate nella tabella 4.7, mentre le prescrizioni per
l’impiego di materiali o cementi particolari sono riportate nei paragrafi seguenti.
Le prescrizioni di tabella 4.7. devono essere applicate solo quando risultano più vincolanti
di quelle riportate in tabella 4.7b.

Tabella 4.7 – Caratteristiche dei conglomerati in funzione dell’aggressività


dell’ambiente

Aggressività Rck minima Repporto a/c


(MPa) max
Moderata 30 0.60
Normale 37 0.55
Alta 37 0.50
Molto alta 45 0.45
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Tabella 4.7.b – Requisiti minimi delle miscele utilizzabili

Tipo Rapport Classe di Tipo di Classe di Campi di Impiego


o a/c lavorabilit cemento resistenza
max à Minima
Rck (Mpa)
A 1 0.40 S5 CEM I÷V 45 Impalcati ed elementi in c.a.p.
prefabbricati
2 0.40 S4 CEM I÷V 45 Impalcati in c.a.p. gettati in opera
1 0.40 S2-S5 CEM I÷V 45 Elementi prefabbricati in c.a. per
strutture fuori terra
B 2 0.40 S2-S5 CEM 45 Conci prefabbricati in c.a. per
III÷V rivestimento di gallerie
3 0.50 S4 CEM I÷V 37 Canalette portacavi prefabbricate
Cunette prefabbricate
Elementi prefabbricati senza funzioni
strutturali
1 0.50 S4-S5 CEM I÷V 37 Impalcati in c.a.p. ordinari
Solette in c.a. gettate in opera in
C elevazione
Predalles
2 0.50 S3, S4 CEM I÷V 37 Pile e spalle
Baggioli e pulvini
Strutture in c.a. in elevazione
D 0.40 S1÷S3 CEM 37 Lastre in cls per pavimentazioni rigide
III÷V
E 0.50 S3, S4 CEM 37 Scatolari e tombini a sez. non circolare
III÷V con luce con luce < 5 m
Tombini circolari
1 0.50 S3, S4 CEM III, 30 Arco rovescio di gallerie (getti
IV, V orizzontali)
F 2 0.50 S2 CEM 30 Arco rovescio di gallerie (getti
III÷V tradizionali a superficie inclinata)
3 0.50 S3, S4 CEM 30 Piedritti e calotta di gallerie
III÷V
1 0.50 S3, S4 CEM 37 Muri di controripa e sottoscarpa in c.a.
III÷V (armatura > 30 Kg/mc)
2 0.50 S3, S4 CEM 30 Muri controripa/sottoscarpa debolmente
III÷V armati (armatura < 30 kg/mc) o non
G armati
Solettoni di fondo
Fondazioni armate
Rivestimenti di tubazioni
3 0.55 S1÷S4 CEM 25 Fondazioni non armate (pozzi,
III÷V sottoplinti, prismi per difese
spondali, ecc....)
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Tipo Rapport Classe di Tipo di Classe di Campi di Impiego


o a/c lavorabilit cemento resistenza
max à Minima
Rck (Mpa)
4 0.55 S1÷S4 CEM 25 Cunette gettate in opera, cordoli, ecc....
III÷V
1 0.50 S4÷S5 CEM 30 Pali (di paratie o opere di sostegno),
H III÷V diaframmi e relativi cordoli di
collegamento gettati in opera
2 0.5 S4÷S5 CEM 30 Pali di fondazione gettati in opera
III÷V
3 0.40 S2÷S4 CEM 37 Pali di fondazione prefabbricati
III÷V
I -- -- CEM I ÷V 15 Magrone di pulizia, riempimento o
livellamento

Per i casi nei quali si è indicata la possibilità di utilizzare qualunque cemento, la scelta
dovrà essere fatta sulla base di considerazioni relative all’aggressività dell’ambiente.
Le miscele per calcestruzzi strutturali dovranno avere, a meno di casi particolari per i quali
sarà sempre necessaria una esplicita autorizzazione da parte della DL, un contenuto di
cemento compreso tra 250 e 400 kg/m3.
Particolare cautela si dovrà prestare al dosaggio di cemento nel caso di getti massivi
come meglio specificato nel seguito.
La lavorabilità si riferisce ai soli calcestruzzi preconfezionati o prodotti in cantiere; per i
calcestruzzi impiegati nella prefabbricazione, ferme le altre caratteristiche, si potrà
derogare da tale prescrizione con opportune motivazioni, da approvare da parte del
Direttore dei Lavori in sede di qualifica dell'impianto di prefabbricazione e delle miscele
proposte
Nel caso venga prescritto l’uso di un inibitore di corrosione, occorre valutare gli effetti che
lo stesso può avere sul comportamento della miscela allo stato fresco e indurito.

4.1.4.6.3 Copriferro
Il valore del copriferro da adottare è definito dal progettista ed è riportato sulle tavole di
progetto.
In ogni caso, però, deve essere verificato che i valori prescritti rispettino i minimi indicati
qui di seguito come funzione della Rck e siano adeguati alla classe di aggressività
dell’ambiente secondo quanto riportato nella tabella 4.8b.

Tabella 4.8 - Valori di copriferro minimi in funzione della Rck


Rck Copriferro
minimo (mm)
Rck < 35 25
Rck ≥ 35 30

Tabella 4.8b - Valori di copriferro minimi in funzione delle classi di esposizione


Aggressività Copriferro minimo (mm)
CAO CAP
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Moderata 25 30
Normale 30 35
Alta 40 40
Molto alta 40 40

Nei casi in cui queste prescrizioni non siano rispettate si deve procedere ad informare la
DL che sentirà in proposito i progettisti.
Copriferro maggiori di quelli indicati nelle tabelle potranno essere previsti in condizioni
particolari (es. necessità di assicurare una determinata resistenza al fuoco).
In questi casi, per valori maggiori di 45 mm, dovrà essere prevista l’installazione, a meno
di 4 cm dalla superficie del getto, di una armatura aggiuntiva non strutturale costituita da
una rete elettrosaldata 4-5 mm con maglia quadrata di passo 10 – 15 cm.

4.1.4.6.4 Calcestruzzi resistenti ai cicli gelo - disgelo


E’ richiesto l’utilizzo di aggregati non gelivi (norma UNI 8520 [13] parte 20).
Per migliorare la resistenza ai cicli gelo - disgelo l’impiego di additivi aeranti potrà essere
autorizzato solamente se:
- gli additivi sono conformi alla Norma UNI 7103 [27];
- l’immissione dell’aerante avviene contemporaneamente al caricamento di almeno il
50% dell’acqua aggiunta;
- l’impianto è dotato di predosatore d’acqua con capacità tale da contenere almeno il
50% dell’acqua di impasto nel quale disperdere l’aerante prima dell’immissione nel
mescolatore o nell’autobetoniera.
Occorre evitare che la disomogenea distribuzione delle microbolle d’aria nell’impasto
determini nella struttura volumi di calcestruzzo aventi caratteristiche estremamente
variabili con conseguenti negative ripercussioni sulla resistenza e sulla durabilità
dell’opera.
La quantità percentuale d’aria totale, determinata sul calcestruzzo fresco prelevato dal
getto dopo la vibrazione secondo UNI 6395 [28] con le cadenze previste al punto 11.3.10
della UNI 9858 [3], dovrà essere conforme ai valori della tabella seguente.

Tabella 4.9 - Aria totale nel calcestruzzo fresco

Diametro massimo Aria totale (%)


aggregato
Fino a 10 mm 8.0 ± 2.0
Tra 10 e 20 mm 6.0 ± 2.0
Oltre 20 mm 5.0 ± 2.0

Qualora prescritto dal Progettista i calcestruzzi esposti a cicli gelo-disgelo dovranno


essere sottoposti alla prova di determinazione della resistenza a degradazione per cicli di
gelo e disgelo secondo UNI 7087 [29]: la riduzione del modulo elastico non dovrà risultare
superiore al 15% del valore iniziale del campione di riferimento.
Se l’importanza dell’opera o le condizioni di esposizione lo giustificano, sono richieste
prove di resistenza alla penetrazione, da eseguirsi in laboratorio con le modalità secondo
UNI E07.04.113.0
La profondità media del profilo di penetrazione dell’acqua sotto pressione dovrà essere
minore di 30 mm, ciascun valore dovrà essere minore di 50 mm.
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I precedenti valori misurati su provini confezionati in conformità alla Norma UNI6127.


I limiti corrispondenti con prove effettuate su provini cilindrici prelevati in opera in
contraddittorio dovranno essere determinati sulle prime opere realizzate con ciascun mix.

4.1.4.6.5 Calcestruzzi esposti ad attacco chimico


Ai fini di valutare l'eventuale attacco chimico a cui potrebbero essere sottoposti i
calcestruzzi, all'Appaltatore, di concerto con il Direttore dei Lavori, compete l'onere del
preventivo accertamento della presenza e della concentrazione nei terreni e nelle acque
di agenti aggressivi di cui alla norma UNI 8981.
Nel caso di ambiente chimicamente aggressivo il Progettista dovrà individuare la classe di
esposizione ambientale tra le classi XA1, XA2 e XA3, sulla base della concentrazione di
agenti aggressivi presenti, come indicato nella tabella seguente.
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Tabella 4.10 - Classi di esposizione ambientale - Attacco chimico

GRADO DI ATTACCO

XA1 XA2 XA3


(debole) (moderato) (forte)
Agente aggressivo nelle acque
Ph 6,5 - 5,5 5,5 - 4,5 4,5 - 4,0
CO2 aggressiva 15 - 30 30 – 60 60 -100
mg/l
ioni ammonio NH4 + 15 - 30 30 -60 60 - 100
mg/l
ioni magnesio Mg ++ 300 - 1000 1000 – 3000 > 3000
mg/l
ioni solfato SO4 = 200 - 400 400 – 1500 1500 - 6000
mg/l
Agente aggressivo nel terreno
ioni solfato SO4 = 2000 – 6000 6000 – 12000 > 12000
mg/kg di terreno seccato
all’aria

4.1.4.6.6 Attacco chimico da parte dei solfati


Il grado di attacco deve essere valutato in funzione del contenuto di ioni solfato SO4 = nel
terreno secondo quanto riportato nella tabella 4.10.
Conseguentemente devono essere utilizzati cementi a moderata, alta o altissima
resistenza ai solfati secondo quanto riportato nella tabella in appendice 1.

4.1.4.6.7 Reazioni alcali- aggregati


Per alcali si devono intendere gli ioni sodio (Na) e potassio(K+) presenti in tutti i
costituenti delle miscele di calcestruzzo: cementi, aggiunte minerali, aggregati, acqua,
additivi.
Di questi sono efficaci, ai fini della reazione con gli aggregati reattivi, solo quelli che
passano in soluzione nella fase acquosa che permea la pasta di cemento e il cui tenore
non sempre coincide con quello degli alcali totali.
Il tenore di alcali in ciascun componente va espresso in percentuale della massa come
ossido di sodio equivalente calcolato secondo l'espressione:
(Na2Oeq)%=Na20%+0,658 K20%

a Ossido di sodio equivalente efficace nel legante


- L'ossido di sodio equivalente presente nel cemento Portland e nei cementi
Portland al calcare o alla microsilice (CEM l e CEM Il A-L, B-L e A-D) verrà
considerato efficace al 100%;
- Per gli altri cementi, contenenti materiali pozzolanici o loppe di altoforno i cui
alcali risultano solo parzialmente solubili, il produttore dovrà fornire il tenore di
ossido di sodio equivalente efficace ottenuto dalla somma di quello totale del
clinker e quello efficace delle aggiunte, quest'ultimo determinato con il criterio di
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cui al successivo punto b. Si definiscono cementi a basso contenuto di alcali


quelli con tenore di ossido di sodio equivalente efficace inferiore allo 0.6% (come
Na2Oeq). Il valore certificato dovrà essere quello ottenuto dalla media di 25
determinazioni eseguite, su campionature consecutive, nei due mesi antecedenti
l'inizio dei getti. Il campo di variabilità del contenuto dovrà ricadere in un
intervallo compreso tra ± 0.15% rispetto al valore medio certificato.
b Ossido di sodio equivalente efficace nelle aggiunte
Per le aggiunte, sia aventi attività idraulica sia inerti, verrà determinato il tenore di
Na2Oeq secondo il metodo di prova descritto nella Norma UNI ENV 196 p.te 21°, con
la procedura di attacco di cui al punto 7.5.2. della stessa norma.
Di tale ossido di sodio equivalente dovrà essere considerato nel calcolo solamente il
50% di quello nelle loppe di altoforno ed il 17% di quello nei materiali pozzolanici.
Il campo di variabilità del contenuto, dovrà ricadere in un intervallo compreso tra
±0.05% rispetto al valore medio certificato.
c Ossido di sodio equivalente efficace nell'aggregato
Il contenuto in Na2Oeq degli alcali presenti nell'aggregato come cloruro di sodio
(aggregati non lavati) dovrà essere calcolato secondo l'espressione:
Na2Oeq = 0.76 CI %
d Ossido di sodio equivalente efficace negli additivi e nell'acqua di impasto.

L'ossido di sodio equivalente presente nell'acqua di impasto e negli additivi dovrà essere
considerato efficace al 100%.
Nelle acque potabili la concentrazione è così bassa da poter essere trascurata.
Ove sia prevedibile che gli aggregati possano reagire con gli alcali contenuti negli altri
costituenti il calcestruzzo, si dovranno adottare misure atte a prevenire o limitare tale
reazione nei calcestruzzi, qualora le conseguenze del danno non siano accettabili e/o la
struttura possa trovarsi esposta in ambienti tali da consentire frequentemente la
saturazione del conglomerato.
Sulla base dei fattori di accettabilità e della classe di esposizione ambientale si dovranno
adottare le seguenti forme di prevenzione:
- nel caso di calcestruzzo in classe di esposizione ambientale X0 dovrà essere
valutata caso per caso l’opportunità di impiegare l’aggregato a rischio.
- nel caso di calcestruzzo in classe di esposizione ambientale XC1, XC2 l’utilizzo di
un aggregato reattivo o a rischio potrà essere autorizzato dal Direttore dei Lavori
qualora l’Appaltatore dimostri di adottare uno o più dei seguenti provvedimenti:
- impiego di cementi a basso tenore di alcali: alcali efficaci, espressi come sodio
equivalente Na2Oeq minori dello 0.6%;
- impiego di un cemento pozzolanico CEM IV con contenuto di pozzolana non minore
del 30%;
- impiego di un cemento di altoforno CEM III con contenuto di loppa non minore del
50%;
- impiego di fumo di silice condensato come aggiunta minerale alla miscela di
calcestruzzo.

Altri provvedimenti, quali ad esempio l’aggiunta di ceneri volanti, potranno essere


autorizzati dal Direttore dei Lavori solamente se giustificati dai risultati di una
sperimentazione diretta.
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In ogni caso se il contenuto di alcali nella miscela espressi come Na2Oeq, tenendo conto
3
del contributo di tutti i costituenti la miscela, non eccede il valore di 3.000 g/m di
calcestruzzo, analizzata l’accettabilità del rischio, potrà autorizzare l’impiego di tali
aggregati; se il contenuto di alcali efficaci, pur eccedendo il limite indicato, sarà ≤ 4.000
3
g/m di calcestruzzo, l’Appaltatore, al fine di poter utilizzare gli aggregati reattivi, dovrà
dimostrare attraverso apposita sperimentazione concordata con il Direttore dei Lavori,
l’assenza di un rischio non accettabile per la durabilità delle strutture.
- nel caso di classi di esposizione ambientale XF, XS, XD, XC, XA, l’aggregato reattivo
o a rischio potrà essere utilizzato solamente se il contenuto di alcali efficaci nella miscela,
3
espressi come sodio equivalente, non eccede il valore di 3000 g/m di calcestruzzo.
L’Appaltatore al fine di poter utilizzare gli aggregati reattivi, dovrà dimostrare attraverso
una sperimentazione diretta, concordata con il Direttore dei Lavori, l’assenza di un rischio
non accettabile per la durabilità delle strutture.
Il Direttore dei Lavori potrà far sottoporre l’aggregato a rischio alle prove di
caratterizzazione indicate al seguente punto 4.6.7.1 a intervalli non maggiori di 30 (trenta)
giorni.
In tutti i casi di calcestruzzi soggetti a possibile reazione alcali-aggregato la profondità
media del profilo di penetrazione dell’acqua sotto pressione, determinata con le modalità
previste nella Norma ISO 7031 [26] su carote prelevate dalla struttura, dovrà essere
minore di 20 mm con valori massimi non maggiori di 40 mm.

Prove per la valutazione della reazione alcali-aggregati

Forme di silice reattiva presenti negli aggregati in Italia


Per quanto riguarda la descrizione delle forme di silice reattiva che potrebbero essere
presenti negli aggregati si dovrà fare riferimento alla Norma UNI 8520 p.te 4° [13].
Le rocce, nelle quali sono stati riscontrati minerali reattivi, sono:
- diaspri, ftaniti e simili nei quali il minerale reattivo è rappresentato da selce, costituita da
quarzo microcristallino associato a calcedonio fibroso e silice opalina;
- calcari arenacei (calcareniti e biocalcareniti) costituiti da calcite accompagnata da lenti di
selce, gusci fossili, gusci fossili silicei e da granuli di quarzo con estinzione ondulata;
- calcari silicizzati, costituiti da materiale di natura calcarea associati a gusci fossili calcitici
parzialmente o totalmente silicizzati, oltre a quarzo e calcedonio.

Prove per la caratterizzazione degli aggregati


La prima prova da eseguire, al fine di formulare un giudizio sul comportamento
dell’aggregato in presenza di alcali, dovrà essere la prova accelerata di espansione di
prismi di malta secondo il metodo della Norma UNI 8520/22 [13]. L’aggregato è idoneo se
l’espansione risulta inferiore a 0.1% dopo 14 giorni.
Nel caso in cui il risultato della prova sia dubbio (espansione compresa tra 0.1 e 0.2%)
dovrà essere eseguito sia l’esame petrografico del materiale secondo la Norma ASTM C
295, al fine di individuare i materiali responsabili delle espansioni dei prismi di malta, sia
la prova secondo la Norma UNI 8520/22 [13] con i limiti di accettabilità previsti nella
Norma UNI 8520/2 [13].

Reazioni chimiche tra alcali e aggregati (alcali-carbonati dolomitici)


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Qualora sia possibile la presenza di dolomia reattiva nell’aggregato, dovrà essere


eseguita la prova ultra-accelerata di espansione di prismi di malta secondo il metodo
descritto nella Norma UNI 8520/22 [13].

4.1.4.6.8 Dilavamento
Il grado di attacco deve essere valutato in funzione del contenuto di CO2 aggressiva nelle
acque secondo quanto riportato nella tabella 4.10.
Conseguentemente devono essere utilizzati cementi a moderata, alta o altissima
resistenza al dilavamento secondo quanto riportato nella tabella in appendice 1.

4.1.4.6.9 Getti massivi


Si considerano massivi i getti il cui spessore supera le seguenti misure:
- 80 cm per i getti allo scoperto;
– 100 cm per i getti in galleria.
In questo caso, in fase di progetto del mix, dovrà essere:
- utilizzato cemento a basso calore di idratazione (CEM III, IV o V);
- evitato l’impiego di cementi tipo “R” (a presa rapida);
- previsto l’impiego di additivi ritardanti;
- ove necessario, e dietro approvazione della DL si potrà, inoltre, ricorrere al
raffreddamanto dell’acqua di impasto.

4.2 Calcestruzzo gettato in opera:produzione, trasporto e posa in opera:

4.2.1. Centrali di betonaggio ed impianti di cantiere

I conglomerati cementizi possono essere confezionati esclusivamente in centrali di


betonaggio o impianti di cantiere che siano stati preventivamente esaminati ed approvati
dalla Direzione Lavori.
L'effettiva capacità produttiva oraria delle centrali e degli impianti dovrà essere
commisurata alle produzioni previste dal Programma di Costruzione.
Gli impianti e le centrali di betonaggio dovranno essere dotati di sistema di dosaggio
automatico e di tutti gli strumenti ed attrezzature idonei a garantire un costante controllo
dei dosaggi di tutti i componenti, delle granulometrie e dell'umidità degli aggregati.
Ogni centrale di betonaggio od impianto di cantiere dovrà avere al proprio interno un
laboratorio dotato di tutti le attrezzature per effettuare le prove di controllo in corso
d’opera.
Per evitare che l'acqua piovana possa alterare bruscamente l'umidità degli aggregati nelle
tramogge, queste dovranno essere coperte con idonee tettoie. Analogamente i nastri
caricatori delle tramogge e quelli che vanno dall'impianto di miscelazione alla bocca di
carico dovranno essere coperti anche al fine di ridurre l'inquinamento acustico ed il
sollevarsi di polveri specie in presenza di forte vento.
Nel caso in cui l'acqua per gli impasti sia accumulata in cisterne, queste dovranno essere
opportunamente posizionate per limitare gli effetti delle basse ed alte temperature; in
particolare dovranno essere protette (con tettoie ecc.) dall'irraggiamento diretto.
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Ogni centrale/impianto di betonaggio dovrà essere dotato di un sistema di recupero e


trattamento dei calcestruzzi freschi di risulta nonché delle acque di lavaggio per il loro
eventuale riciclo.
Il calcestruzzo residuo contenuto nelle autobetoniere, nei bilici, autocarri, pompe, ecc. e
quello eventualmente rifiutato dalla Direzione di Cantiere ovvero respinto dalla Direzione
Lavori non potrà essere portato e gettato a discarica ma dovrà essere inviato ad un
apposito impianto di recupero del cls fresco da installarsi a cura e spese dell’Appaltatore
che provvederà, tramite idonei macchinari e vasche, alla separazione del cemento e degli
aggregati, al recupero di quest'ultimi ed al trattamento dell'acqua.
Gli aggregati una volta recuperati non dovranno essere reimpiegati per la preparazione di
nuovi calcestruzzi ma potranno essere usati per la realizzazione di opere in terra
nell'ambito dei lavori.
Per la qualificazione delle centrali ed impianti di betonaggio per il confezionamento dei
calcestruzzi si rimanda alla procedura.

4.2.1.1 Cemento
Non è consentito mescolare fra loro cementi di diverso tipo, classe e provenienza; per
ciascuna opera dovrà essere impiegato un unico tipo di cemento (tipo, classe, produttore
e stabilimento di produzione).
Il cemento, se in sacchi, sarà sistemato su pedane poste su un pavimento asciutto ed in
ambiente chiuso. I sacchi di cemento di diverso tipo verranno conservati separatamente e
chiaramente identificati con idonei cartelli.
Il cemento, se sfuso, sarà conservato in silos che garantiscano la perfetta tenuta nei
confronti dell'umidità atmosferica; ogni silo conterrà un unico tipo e classe di cemento
proveniente da uno stesso stabilimento di produzione; a tale scopo il silo dovrà essere,
chiaramente identificato mediante un cartello di idonee dimensioni facilmente visibile dalla
cabina di comando della centrale o dell'impianto di betonaggio.
Il dosaggio ed il tipo di cemento dovranno essere scelti in relazione al tipo ed alle
caratteristiche costruttive dell'opera ed a quelle ambientali in cui la stessa si verrà a
trovare, con particolare riferimento alla resistenza meccanica, durabilità e temperatura del
getto in fase di indurimento.

4.2.1.2 Aggregati
Gli aggregati dovranno essere stoccati in quantità congruente con il programma lavori e
comunque sufficiente a completare qualsiasi opera che debba essere gettata senza
interruzioni. Il luogo di stoccaggio dovrà essere di dimensioni adeguate e consentire
l'immagazzinamento con separazione delle diverse pezzature che dovranno essere divise
da appositi setti.
Per ogni cumulo dovrà essere apposto un cartello di idonee dimensioni indicante la classe
granulometrica dell'aggregato.
La superficie di appoggio di ogni cumulo dovrà essere conformata in modo tale da
consentire l'allontanamento dell'acqua piovana e di percolazione.
Si raccomanda che i cumuli siano coperti da idonee tettoie.
Gli aggregati dovranno essere prelevati in modo tale da garantire la rotazione continua dei
volumi stoccati.
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4.1.2.3 Pesatura e miscelazione


Il cemento, l'acqua, le eventuali aggiunte (ceneri e microsilice) e gli additivi, dovranno
essere misurati con dispositivi separati e usati esclusivamente per ciascuno di essi; gli
aggregati dovranno essere dosati per pesate singole o cumulative di almeno tre classi.
Il cemento dovrà essere sempre pesato con bilancia indipendente più sensibile di quella
utilizzata per gli aggregati.
Il tenore di umidità di tutte le diverse classi di aggregati dovrà essere controllato almeno
una volta al giorno e comunque ogni volta che cambiano le condizioni atmosferiche nel
corso della giornata il tenore di umidità di tutti gli aggregati; inoltre le tramogge contenenti
le sabbie dovranno essere dotate di strumenti idonei (sonde di rilevamento) a misurare
l'umidità nelle sabbie stesse all'inizio di ciascuna pesata in modo da eseguire
automaticamente la correzione di peso effettivo rispetto al teorico e la detrazione
dell'acqua presente nell'aggregato. Per gli aggregati grossi, in assenza di sonde di
rilevamento la percentuale di umidità potrà essere impostata in modo fisso in base alle
rilevazioni giornaliere che dovranno essere registrate su idoneo modulo.
In centrale/impianto di betonaggio dovrà essere disponibile un quaderno dove dovranno
essere riportati almeno una volta al giorno tutti i valori del tenore di umidità per le varie
classi di aggregati confrontati, per quelli fini con quelli letti automaticamente dalle sonde.
Per questi ultimi, nel caso in cui il valore letto dalle sonde differisca più dello 0,5% rispetto
a quello ottenuto con la prova manuale dovranno essere indicati i provvedimenti apportati
per la correzione della taratura delle sonde e per la correzione della miscela.
Il cemento, l'acqua e gli eventuali additivi dovranno essere dosati con precisione di
almeno il 2% e gli aggregati con una precisione del 3% per ogni singola classe di accordo
con le specifiche della norma UNI 9858 parte 9.8.
La centrale - impianto di betonaggio dovrà essere dotata di pesi campione o di altri
dispositivi ausiliari di taratura, per controllare l'accuratezza di ogni misura in tutto il campo
di valori consentito da ogni strumento. Verrà predisposto un programma di controlli delle
tarature eseguito da personale qualificato: le bilance dovranno essere revisionate almeno
una volta ogni due mesi, tarate all'inizio del lavoro e successivamente almeno una volta
all'anno.
L'impianto dovrà essere costruito in maniera tale che i componenti di un nuovo impasto
non possano essere pesati finché non sia stata ultimata la pesata e Io scarico dei
componenti dell'impasto precedente.
Nel luogo di produzione ed in cantiere, inoltre, saranno installati termometri atti a misurare
la minima e la massima temperatura atmosferica giornaliera
L'impianto dovrà essere di tipo completamente automatizzato. Il sistema di gestione e
controllo dell'impianto dovrà essere in grado di stampare per ogni carico una bolla ove
devono essere riportati per le varie colonne:
- n° identificativo del mix in produzione;
- la classe di resistenza caratteristica
- la classe di esposizione ambientale
- la classe di consistenza
- i metri cubi trasportati
- soggetto (ad esempio impresa esecutrice) richiedente la fornitura;
- cantiere di destinazione;
- opera (ed eventualmente parte d'opera) cui si riferisce la fornitura;
- ora di fine carico del mix prodotto;
- identificazione (ad esempio targa) del mezzo di trasporto;
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- materiali componenti il mix con indicati:


- per gli aggregati: la pezzatura nominale e la cava di provenienza;
- per i cementi: tipo, classe, produttore e cementificio;
- per le aggiunte (ceneri volanti e microsilice): tipo e provenienza;
- per gli additivi (fluidificanti, superfluidificanti, aeranti, ecc.): marca e tipo;
- per l'acqua: se proveniente da acquedotto, pozzo, cisterna.
- la ricetta, per un mc, del mix in fase di produzione;
- la ricetta del mix per gli n mc in fase di produzione;
- l'umidità relativa alle singole classi di aggregati (rilevata automaticamente con le
sonde almeno per gli aggregati fini);
- la ricetta per gli n mc in produzione, corretta in funzione dell'umidità relativa alle varie
classi degli aggregati;
- l'effettivo carico (dosaggio) per ogni singolo componente;
- la differenza (+/-)) tra quanto effettivamente caricato e il teorico corretto;
- l'errore percentuale di carico (dosaggio) per ogni singolo componente;
- il rapporto acqua/cemento di progetto del mix (considerando gli aggregati saturi con
superficie asciutta) e quello effettivamente ottenuto dopo il carico (dosaggio) tenuto
anche conto dell'umidità degli aggregati.
Si dovrà inoltre avere automaticamente evidenza:
ogni qual volta l'errore di dosaggio supera la tolleranza ammessa (2% per cemento,
aggiunte, additivi ed acqua; 3% per ogni singola classe di aggregati);ogni qual volta si
passa da funzionamento automatico a quello manuale dell'impianto
Gli impasti dovranno rispondere ai requisiti di omogeneità di cui appresso e a tal fine il
tempo e la velocità di mescolamento dovranno essere adeguati.
Al fine di garantire un migliore controllo del rapporto acqua/cemento e una corretta
miscelazione dell'impasto, si raccomanda l'impiego di impianti di betonaggio con
premiscelatore a satelliti, correzione automatica del rapporto acqua-cemento e controllo
della consistenza.
In caso di impiego di impianti di betonaggio privi di premiscelatore onde garantire la
corretta miscelazione dell'impasto in betoniera occorre che la stessa giri alla massima
velocità per un tempo (T)
T > n+2
ove: n = numero dei metri cubi di calcestruzzo caricati;
T = tempo in minuti

La necessaria e/o prescritta lavorabilità potrà essere ottenuta, insieme ai bassi valori del
rapporto A/C, mediante l'impiego di additivi fluidificanti o superfluidificanti e mai
impiegando maggiori quantità di acqua complessiva rispetto a quella prevista nella
composizione di progetto (mix - design) del conglomerato cementizio.

4.2.2. Trasporto e scarico


Nel caso di miscelazione diretta in betoniera, ferme restando le prescrizioni del tempo di
miscelazione fornite nel precedente punto, si dovrà fare in modo che una parte dell'acqua
e di aggregato grosso venga caricata prima del cemento e degli altri aggregati.
Il trasporto del conglomerato cementizio dal luogo del confezionamento a quello di
impiego dovrà avvenire utilizzando mezzi ed attrezzature idonee ad evitare che si verifichi
la segregazione dei vari componenti l'impasto o il deterioramento dell'impasto stesso.
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In ogni caso il tempo intercorrente tra il confezionamento dell'impasto all'impianto ed il


getto non dovrà essere superiore a 60 minuti.
In caso di particolari condizioni operative (ad esempio getti in galleria a notevole distanza
dall'imbocco), qualora sia stato eseguito uno specifico studio di qualifica del mix che ne
attesti il mantenimento della lavorabilità nel tempo con controllo dell'abbassamento al
cono di Abrams ogni 15’ e qualora la temperatura esterna sia compresa nell’intervallo tra
5°C e 30°C, tale tempo potrà essere esteso fino a 90 minuti.
Nel caso in cui per il mantenimento della lavorabilità a lungo periodo occorresse una
“ritempera” della miscela di calcestruzzo fresco, questa potrà avvenire solo mediante
aggiunta di additivo superfluidificante secondo quanto specificato nei precedenti paragrafi.
Le betoniere dovranno essere esaminate periodicamente per verificare la diminuzione
dell'efficacia dovuta sia ad accumulo di conglomerato indurito o legante che all'usura delle
lame. L'autobetoniera dovrà essere dotata di apposito libretto che attesti le revisioni
periodiche effettuate (ogni 4000 mc. o almeno una volta al mese).
Ogni carico di conglomerato cementizio dovrà essere accompagnato da una bolla (vedi
punto 6.1.3).
Il personale dell’Appaltatore sarà tenuto ad esibire dette bolle, su richiesta, al personale
della Direzione Lavori.
Se pompato, il conglomerato cementizio dovrà avere alla bocca di uscita della tubazione il
valore dello slump di progetto.
All'atto dello scarico saranno controllate l'omogeneità e la lavorabilità dell'impasto.

4.2.3. Getto e maturazione del conglomerato cementizio

4.2.3.1 Programmazione dei getti


L’Appaltatore è tenuto a presentare, ogni settimana alla Direzione Lavori un modulo
preventivamente concordato con la stessa riportante il dettagliato programma settimanale
dei getti previsti per il piano successivo con indicati:
il luogo, l’ora, l'opera e la struttura;
i m3 di cls previsti, la classe di resistenza e i codici delle miscele utilizzate;
i relativi impianti di confezionamento.
Ogni variazione al programma dovrà essere comunicata (salvo casi dovuti a motivi di
sicurezza), in forma scritta, con un preavviso minimo di 24 ore.

4.2.3.2 Operazioni di getto


I getti potranno avere inizio solo dopo che il Direttore dei Lavori avrà verificato:
- preparazione e rettifica dei piani di posa;
- pulizia delle casseforme;
- posizione e corrispondenza al progetto delle armature e del copriferro;
- posizione delle eventuali guaine dei cavi per la precompressione;
- posizione degli inserti (giunti, water stop, ecc.).
Nel caso di getti contro terra si dovrà controllare con particolare cura che siano stati
eseguiti, in conformità alle disposizioni di progetto:
- la pulizia del sottofondo;
- la posizione di eventuali drenaggi;
- la stesa di materiale isolante o di collegamento.
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I getti dovranno risultare perfettamente conformi ai particolari costruttivi di progetto e alle


eventuali prescrizioni aggiuntive.
In nessun caso si dovranno verificare cedimenti dei piani di appoggio e delle pareti di
contenimento; in tale ultimo caso l’Appaltatore dovrà provvedere al loro ripristino.
Prima del getto tutte le superfici di contenimento del calcestruzzo dovranno essere pulite,
lavate con acqua o aria in pressione e trattate con prodotti disarmanti preventivamente
autorizzati dal Direttore dei Lavori; se porose, dovranno essere mantenute umide per
almeno due ore prima dell'inizio dei getti. I ristagni d'acqua dovranno essere allontanati
dal fondo.
Lo scarico del calcestruzzo dal mezzo di trasporto nelle casseforme dovrà avvenire con
tutti gli accorgimenti atti a evitarne la segregazione. L'altezza di caduta libera del
calcestruzzo fresco, misurata dall’uscita dello scivolo o della bocca del tubo convogliatore,
non dovrà mai essere maggiore di 100 cm. Il calcestruzzo dovrà cadere verticalmente ed
essere steso in strati orizzontali, di spessore misurato dopo la vibrazione comunque non
maggiore di 50 cm .
Il calcestruzzo dovrà essere posto in opera e addensato con ogni cura in modo che le
superfici esterne si presentino lisce e compatte, omogenee, perfettamente regolari, senza
vespai o nidi di ghiaia ed esenti da macchie o chiazze. I vespai eventualmente formatisi
durante la posa in opera dovranno essere dispersi prima della vibrazione del
calcestruzzo.
A meno che non sia altrimenti stabilito, il calcestruzzo dovrà essere addensato con un
numero di vibratori a immersione o a parete determinato, prima di ciascuna operazione di
getto, in relazione alla classe di consistenza del calcestruzzo, alle caratteristiche dei
vibratori e alla dimensione del getto stesso, la durata della vibrazione è determinata da
tempo intercorso dall’immersione totale del vibratore fino all’affioramento in superficie
della boiacca. Per omogeneizzare la massa durante il costipamento di uno strato i
vibratori a immersione dovranno penetrare per almeno 5 cm nello strato inferiore. E'
vietato scaricare il conglomerato in un unico cumulo e distenderlo con l'impiego del
vibratore.
Le attrezzature non funzionanti dovranno essere immediatamente sostituite in modo che
le operazioni di costipamento non vengano rallentate o risultino insufficienti.
Per getti in pendenza dovranno essere predisposti dei cordolini di arresto che evitino la
formazione di lingue di calcestruzzo troppo sottili per essere vibrate efficacemente.
Nel caso di getti da eseguire in presenza d'acqua l'Appaltatore dovrà adottare gli
accorgimenti necessari per impedire che l'acqua dilavi il calcestruzzo e ne pregiudichi la
regolare presa e maturazione; inoltre dovrà provvedere con i mezzi più adeguati
all'aggottamento o alla deviazione della stessa o, in alternativa, adottare per l'esecuzione
dei getti miscele con caratteristiche idrorepellenti preventivamente autorizzate dal
Direttore dei Lavori.

4.2.3.3 Riprese di getto


Di norma i getti dovranno essere eseguiti senza soluzione di continuità, in modo da
evitare ogni ripresa. Nel caso ciò non fosse possibile, a insindacabile giudizio del Direttore
dei Lavori, prima di poter effettuare la ripresa la superficie del calcestruzzo indurito dovrà
essere accuratamente pulita, lavata, spazzolata e scalfita fino a diventare
sufficientemente rugosa, così da garantire una perfetta aderenza con il getto successivo;
ciò potrà essere ottenuto anche mediante l’impiego di additivi ritardanti o di ritardanti
superficiali.
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Dovranno essere definiti i tempi massimi di ricopertura dei vari strati successivi, così da
consentire l’adeguata rifluidificazione e conseguentemente l’omogeneizzazione della
massa di calcestruzzo per mezzo di vibrazione.
Tra le successive riprese di getto non si dovranno avere distacchi, discontinuità o
differenze di aspetto e colore; in caso contrario l’Appaltatore dovrà provvedere ad
applicare adeguati trattamenti superficiali traspiranti al vapore d’acqua.
Nelle strutture impermeabili dovrà essere garantita la tenuta all’acqua dei giunti di
costruzione con idonei accorgimenti, da indicare nel progetto e preventivamente
autorizzati dal Direttore dei Lavori.

4.2.3.4 Getti in clima freddo


Ai fini del getto del calcestruzzo, il clima si definisce “freddo” quando la temperatura
dell’aria è minore di 5°C.
In queste condizioni il getto potrà essere eseguito dietro il rispetto delle seguenti
prescrizioni:
- nel caso in cui la temperatura dell’aria sia compresa fra 0°C e + 5° C, la produzione e
la posa in opera del conglomerato cementizio dovranno essere sospese, a meno che
non sia garantita una temperatura dell’impasto al momento del getto non inferiore a +
10°C;
- questa temperatura potrà essere ottenuta eventualmente anche mediante un
adeguato sistema di preriscaldamento degli inerti e/o dell’acqua di impasto
all’impianto di betonaggio. In questo caso, però, la temperatura raggiunta dall’impasto
non deve mai essere superiore a 25°C.
- per temperature comprese fra -4°C e 0°C è ammessa esclusivamente l’esecuzione di
getti relativi a fondazioni, pali e diaframmi, ferme restando le condizioni dell’impasto di
cui ai punti precedenti.
Per i plinti bisognerà comunque adottare le seguenti precauzioni:
- adottare la massima cura nella vibrazione e compattazione del conglomerato;
- proteggere ed isolare i getti mediante opportune protezioni da concordare
preventivamente con la DL onde permettere l’avvio della presa ed evitare la
dispersione del calore di idratazione;
- mantenere le strutture casserate per un periodo minimo di due giorni;
- scegliere, per il getto, le ore più calde della giornata.
In ogni caso, prima del getto la neve e il ghiaccio devono essere rimossi dai casseri dalle
armature e dal sottofondo
in nessun caso un getto può essere eseguito quando la temperatura dell’aria esterna è
inferiore a –4°C, salvo specifiche prescrizioni di Capitolato Speciale, corredate dai relativi
controlli, che dovranno essere preventivamente approvate.

4.2.3.5 Getti in clima caldo


Se durante le operazioni di getto la temperatura dell'aria supera i 35°C all’ombra, la
temperatura dell'impasto non dovrà superare i 30°C; tale limite potrà essere
convenientemente abbassato per getti massivi.
La temperatura delle casseforme dovrà essere ricondotta a tale valore con tolleranza di
5°C mediante preventivi getti esterni di acque fredda.
Al fine di abbassare la temperatura del calcestruzzo potrà essere usato ghiaccio, in
sostituzione di parte dell'acqua di impasto, o gas refrigerante di cui sia garantita la
neutralità nei riguardi delle caratteristiche del calcestruzzo e dell’ambiente.
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Per ritardare la presa del cemento e facilitare la posa e la finitura del calcestruzzo
potranno essere impiegati additivi ritardanti, o fluidificanti ritardanti di presa,
preventivamente autorizzati dal Direttore dei Lavori.

4.2.4 Stagionatura
I metodi di stagionatura e la loro durata dovranno essere tali da garantire per il
calcestruzzo indurito:
a) la prescritta resistenza e durabilità;
b) la assenza di fessure o cavillature in conseguenza del ritiro per rapida essiccazione
delle superfici di getto o per sviluppo di elevati gradienti termici all'interno della
struttura.

Deve quindi essere previsto un adeguato periodo di stagionatura protetta, iniziato


immediatamente dopo aver concluso le operazioni di posa in opera, il calcestruzzo potrà
raggiungere le sue proprietà potenziali nella massa e in particolare nella zona
superficiale.
La protezione consiste nell’impedire, durante la fase iniziale del processo di indurimento:
a) l’essiccazione della superficie del calcestruzzo, perché l’acqua è necessaria per
l’idratazione del cemento e, nel caso in cui si impieghino cementi di miscela, per il
progredire delle reazioni pozzolaniche; inoltre per evitare che gli strati superficiali del
manufatto indurito risultino porosi. L’essiccazione prematura rende il copriferro permeabile
e quindi scarsamente resistente alla penetrazione delle sostanze aggressive presenti
nell’ambiente di esposizione.
b) il congelamento dell’acqua d’impasto prima che il calcestruzzo abbia raggiunto un
grado adeguato di indurimento;
c) che i movimenti differenziali, dovuti a differenze di temperatura attraverso la sezione
del manufatto, siano di entità tale da generare fessure.
Nella tabella 6.9 sono riportati i tempi minimi di stagionatura, in giorni, per strutture
esposte nelle classi di esposizione da “non significativa” a “normale”.

Tabella 5.1 - Durata minima in giorni della stagionatura protetta

Sviluppo della resistenza del calcestruzzo Rapido Medio Lento


in funzione delle condizioni ambientali
Temperatura del calcestruzzo (°C) 5 10 15 5 10 15 5 10 15
I) Non esposto ad insolazione diretta ; 2 2 1 3 3 2 3 3 2
UR dell’aria circostante ≥80%
II) Insolazione diretta media o vento di media 4 3 2 6 4 3 8 5 4
velocità o UR >50%
III) Insolazione intensa o vento di forte 4 3 2 8 6 5 10 8 5
velocità o UR <50%

Per condizioni di esposizione ambientale più gravose, le durate di stagionatura della


tabella 5.1 dovranno essere aumentate secondo le disposizioni della DL per essere sicuri
che il copriferro sia diventato pressoché impervio alla penetrazione delle sostanze
contenute nell’ambiente di esposizione.
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La velocità di sviluppo della resistenza del calcestruzzo può essere valutata dalla tabella
5.2.
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Tabella 5.2 - Sviluppo della resistenza del calcestruzzo


Velocità di sviluppo della A/C Classe di resistenza del
resistenza cemento
Rapida <0.5 42.5 R
Media 0.5-0.6 42.5R
<0.5 32.5R – 42.5
Lenta negli altri casi

Le indicazioni sopra riportate relative alle condizioni di stagionatura per conseguire una
adeguata impermeabilità dello strato superficiale non prendono in considerazione gli
aspetti della sicurezza strutturale in relazione ai quali può essere stabilito un tempo
minimo maggiore per raggiungere la resistenza voluta alla rimozione dei casseri.
Si dovranno seguire le raccomandazioni delle norme UNI 9859, determinando
eventualmente mediante appositi strumenti, l’età equivalente del calcestruzzo.
I metodi di stagionatura proposti dal Progettista dovranno essere preventivamente
sottoposti all'esame del Direttore dei Lavori che potrà richiedere delle verifiche
sperimentali con le modalità di seguito descritte.
Nel caso siano previste, nelle 24 ore successive al getto durante la fase di stagionatura,
temperature dell’aria con valori minori di 5°C o maggiori di 35°C, l’Appaltatore dovrà
utilizzare esclusivamente casseri in legno o coibentati sull’intera superficie del getto ed
eventualmente teli isolanti.
I materiali coibenti di più comune utilizzo sono:
- fogli di polistirolo o poliuretano espansi, tagliati opportunamente e fissati ai casseri;
- fogli di lana di roccia ricoperti da fodere di polietilene;
- fogli di schiuma vinilica;
- schiume poliuretaniche spruzzate sull’esterno della cassaforma.
Per un più efficace utilizzo tali materiali dovranno essere sempre protetti dall’umidità
con teloni impermeabili.
Tutte le superfici dovranno essere mantenute umide per almeno 48 ore dopo il getto
mediante utilizzo di prodotti filmogeni applicati a spruzzo ovvero mediante continua
bagnatura con serie di spruzzatori d'acqua o con altri idonei sistemi. Per le solette é
preferibile utilizzare i prodotti filmogeni citati o eseguire la bagnatura continuamente
rinnovata. Qualora il prodotto filmogeno venga applicato su una superficie di ripresa,
prima di eseguire il successivo getto si dovrà procedere a ravvivare la superficie.
Il metodo di stagionatura prescelto dovrà assicurare che le variazioni termiche differenziali
nella sezione trasversale delle strutture, da misurare con serie di termocoppie, non
provochino fessure o cavillature tali da compromettere le caratteristiche del calcestruzzo
indurito. Tali variazioni termiche potranno essere verificate direttamente nella struttura
mediante serie di termocoppie predisposte all’interno del cassero nella posizione indicata
dal Progettista.
Anche se non è possibile stabilire esatti limiti per le differenze di temperatura che sono
accettabili nelle sezioni trasversali in fase di indurimento, poiché esse dipendono non solo
dalla composizione dell’impasto e dalle caratteristiche di sviluppo della resistenza, ma
anche dalla forma geometrica dell’elemento strutturale e dalla velocità con la quale il
manufatto, dopo la rimozione dei casseri, raggiunge l’equilibrio termico con l’ambiente,
dovranno essere rispettati i limiti seguenti per limitare le tensioni di origine termica:
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a) una differenza massima di 20°C sulla sezione durante il raffreddamento dopo la


rimozione dei casseri;
b) una differenza massima di 10-15°C attraverso i giunti di costruzione e per strutture
con sezioni di dimensioni molto variabili.
Al fine di evitare congelamenti superficiali o totali di strutture sottili oppure innalzamenti di
temperatura troppo elevati con conseguente abbattimento delle proprietà del calcestruzzo
indurito nel caso di strutture massive, il Progettista dovrà quantificare in sede progettuale
il bilancio termico complessivo durante la fase di indurimento, in funzione del calore di
idratazione e della temperatura esterna.
Durante il periodo di stagionatura protetta si dovrà evitare che i getti subiscano urti,
vibrazioni e sollecitazioni di ogni genere.

4.2.4.1 Accelerazione dei tempi di stagionatura


Di norma per i calcestruzzi gettati in opera viene esclusa l’accelerazione dei tempi di
maturazione con trattamenti termici.
La maturazione accelerata dei calcestruzzi con trattamento termico sarà permessa solo
qualora siano state condotte indagini sperimentali sul tipo di trattamento termico che si
intende adottare e dietro esplicita approvazione della DL. In particolare si dovrà
controllare che a un aumento delle resistenze iniziali corrisponda una resistenza a 28
giorni non minore del 95% di quella che si otterrebbe con maturazione in condizioni
standard (20 °C e 100% di UR, umidità relativa).
Dovranno, inoltre, essere rispettate le prescrizioni riportate nel paragrafo 6.5

4.2.4.2 Stagionatura di getti massivi


Si rimanda, per la definizione di “getti massivi”, al paragrafo 4.6.9.
In fase di maturazione dovranno essere sempre applicati gli accorgimenti prescritti a
proposito dei getti ordinari, dovrà essere evitata la scasseratura precoce e, dove
necessario, si dovrà procedere al raffreddamento dell’interno del getto mediante
circolazione di liquido.
L’appaltatore dovrà programmare il getto in modo da eseguirlo nelle ore più opportune in
relazione alla prevedibile temperatura ambientale al momento del getto stesso ed al suo
prevedibile sviluppo nelle ore successive.
Dovrà, inoltre, sottoporre all’approvazione della DL il programma di maturazione.

4.2.5 Caratteristiche estetiche


Affinché il colore superficiale del calcestruzzo, determinato dalla sottile pellicola di malta
che si forma nel getto a contatto con la cassaforma, risulti il più possibile uniforme, il
cemento utilizzato in ciascuna opera dovrà provenire dallo stesso cementificio ed essere
sempre dello stesso tipo e classe, la sabbia dovrà provenire dalla stessa cava ed avere
granulometria e composizione costante.
Le opere o i costituenti delle opere a “faccia a vista” che dovranno avere lo stesso aspetto
esteriore dovranno ricevere lo stesso trattamento di stagionatura; in particolare si dovrà
curare che l'essiccamento della massa del calcestruzzo sia lento e uniforme.
Si dovranno evitare condizioni per le quali si possano formare efflorescenze sul
calcestruzzo; qualora queste apparissero, sarà onere dell'Appaltatore eliminarle
tempestivamente mediante spazzolatura, senza impiego di acidi.
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Le superfici finite e curate come indicato ai punti precedenti dovranno essere


adeguatamente protette se le condizioni ambientali e di lavoro saranno tali da poter
essere causa di danno in qualsiasi modo alle superfici stesse.
Si dovrà evitare che vengano prodotte sulla superficie finita scalfitture, macchie o altro
che ne pregiudichino la durabilità o l'estetica.
Si dovranno evitare inoltre macchie di ruggine dovute alla presenza temporanea dei ferri
di ripresa; in tali casi occorrerà prendere i dovuti provvedimenti evitando che l'acqua
piovana scorra sui ferri e successivamente sulle superfici finite del getto.
Qualsiasi danno o difetto della superficie finita del calcestruzzo dovrà essere eliminato a
cura dell'Appaltatore, con i provvedimenti preventivamente autorizzati dal Direttore dei
Lavori.
Tutti gli elementi, metallici e non, utilizzati per la legatura ed il sostegno dei casseri
dovranno essere rimossi dopo la scasseratura

4.2.6 Ripristini e stuccatura


Nessun ripristino o stuccatura potrà essere eseguito dopo il disarmo del calcestruzzo
senza il preventivo controllo del Direttore dei Lavori, che dovrà autorizzare i materiali e la
metodologia, proposti dal Progettista, da utilizzare per l’intervento.
A seguito di tali interventi, il DL potrà richiedere, per motivi estetici, la ripulitura o la
verniciatura con idonei prodotti delle superfici del getto.

4.2.7 Tolleranze costruttive


Per l’accettazione dei manufatti di conglomerato cementizio armato si precisa quanto
segue.
1. Per le microfessure da ritiro non è ammessa tolleranza sui valori di progetto.
2. Non è prevista tolleranza sull’assenza di vespai né di armature affioranti. Eventuali
anomalie dovranno essere opportunamente indagate. La eventuale eccessiva
presenza di alveoli dovrà essere oggetto di analisi e, se del caso, di intervento.
3. In assenza di prescrizioni specifiche, gli scostamenti ammissibili (tolleranze) rispetto
alle dimensioni e/o quote dei progetti sono riportati di seguito per i vari elementi
strutturali; lo scostamento “S” è espresso in cm:
a) Fondazioni: plinti, platee, solettoni ecc:
- posizionamento rispetto alle coordinate di progetto: S = ± 3.0cm
- dimensioni in pianta : S = -3.0cm ÷ +5.0cm
- dimensioni in altezza (superiore) S = -0.5cm ÷ +3.0cm
- quota altimetrica estradosso S = -0.5cm ÷ +2.0cm
b) Strutture in elevazione: pile, spalle, muri ecc.:
- posizionamento rispetto alle coordinate
agli allineamenti di progetto: S = ±2.0 cm
dimensione in pianta (anche per pila piena): S = -0.5cm ÷ +2.0cm
- spessore muri, pareti, pile cave o spalle: S = -0.5cm ÷ +2.0cm
quota altimetrica sommità: S = ± 1.5 cm
- verticalità per H < 600 cm S = ± 2.0 cm
- verticalità per: 1200 cm ≥H ≥ 600 cm S = ± H/3 cm
(tolleranza in centimetri – H in metri)
- verticalità per H ≥ 1200 cm S = ± H/3 – (H-12)/5 cm
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(tolleranza in centimetri – H in metri)


c) Solette e solettoni per impalcati, solai in genere:
- spessore: S = -0.5cm ÷ +1.0cm
- quota altimetrica estradosso: S = ± 1.0 cm
d) Vani, cassette, inserterie:
- posizionamento e dimensione vani e cassette: S = ± 1.5 cm
- posizionamenti inserti (piastre boccole): S = ± 1.0 cm
In ogni caso gli scostamenti dimensionali negativi non devono ridurre i copriferri
minimi prescritti dal progetto.

4.3 Prefabbricati in calcestruzzo: qualifica degli impianti e confezionamento


La costruzione ed il controllo di qualità dei manufatti prefabbricati dovranno essere
conformi alle prescrizioni del D.M. 9/1/1996 “Norme Tecniche emanate in applicazione
dell'art. 21 della legge 05/11/1971 n. 1086” e del D.M.n° 39 del 3/12/1987 “Norme
Tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo delle costruzioni prefabbricate” e
successivi aggiornamenti.
La produzione, la posa in opera e il corretto inserimento dei manufatti prefabbricati in un
insieme strutturale e le relative procedure di controllo devono essere conformi, oltre che a
tutte le norme che disciplinano le opere in conglomerato cementizio armato in generale,
anche alle seguenti norme specifiche:
D.M. del 03.12.87
C.M. n° 31104 del 16.03.89
Ove già non previsti sui disegni di progetto, l'impiego di elementi totalmente o
parzialmente prefabbricati è subordinato alla preventiva autorizzazione della DL che potrà
prescrivere prove sperimentali atte a prevedere il comportamento della struttura realizzata
con tali elementi, con particolare riguardo alla durata nel tempo ed alla efficienza dei
collegamenti, tenendo conto dei fenomeni di ritiro e di viscosità e degli effetti dei carichi
alternativi o ripetuti.

4.3.1 Qualifica degli impianti di prefabbricazione


Gli impianti di prefabbricazione, siano essi in stabilimento o a piè di opera, qualora non
siano già in possesso di certificazione di Sistema Qualità conforme alle normative UNI EN
ISO 9000, rilasciata da Ente esterno accreditato, dovranno essere prequalificati dalla DL
prima di iniziare la produzione.
Per l’ottenimento della pre-qualifica sarà necessaria:
- la verifica preliminare della documentazione del sistema organizzativo e di
controllo;
- la verifica presso l’impianto di produzione.

4.3.1.1 Documentazione del sistema organizzativo e di controllo


La documentazione dovrà fornire una descrizione del sistema organizzativo di controllo,
con riferimento a:
a) struttura operativa, responsabilità, procedure e risorse utilizzate;
b) conduzione dei controlli di produzione, così come operati, valutati e documentati con
continuità.
In particolare nella descrizione del sistema organizzativo dovrà essere indicato:
- il responsabile della produzione e dei controlli;
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- lo schema generale del sistema di controllo;


- le dotazioni strumentali e di laboratorio utilizzate;
- il catalogo dei libri di registrazioni dei dati rilevati;
- il sistema di archiviazione dei certificati ufficiali e dei rapporti operativi interni.
Nella descrizione dei controlli di produzione dovrà essere indicato:
- il piano dei controlli ispettivi interni;
- la conformità dei controlli effettuati rispetto alla pianificazione prestabilita;
- la corretta tenuta dei libri con la tempestiva registrazione dei dati rilevati;
-la valutazione sull’esito dei controlli anche in base alle visite ispettive interne;
- la verifica delle azioni correttive eventualmente intraprese nel caso di non conformità dei
controlli;
- la disponibilità presso i luoghi di produzione degli elaborati progettuali necessari per
l’esecuzione;
- la persistenza delle condizioni organizzative generali del controllo di produzione
(responsabili dotazioni).

4.3.1.2 Verifica presso lo stabilimento o impianto di produzione


Dovranno essere verificate in particolare:
a) le attrezzature da impiegare nella prefabbricazione quali impianti di betonaggio,
casseforme, piani vibranti, aree di produzione e di stoccaggio, modalità di protezione
e trasporto, etc.;
b) le modalità esecutive quali tempi e modi di produzione, metodi di vibrazione e metodi
di stagionatura;
c) il laboratorio interno per le prove sui materiali;
d) le attrezzature per il controllo dei cicli termici durante la stagionatura;
e) le materie prime utilizzate nel ciclo produttivo.

Sulla base della documentazione di cui sopra, di ulteriori informazioni eventualmente


richieste e dell’esito della visita verrà riconosciuta l’idoneità dell’impianto alla produzione.
La Direzione Lavori potrà rifiutare o sospendere la fornitura dei manufatti in caso di esito
negativo delle suddette verifiche.

4.3.3 Controllo delle casseforme


Le casseforme, compresi i sistemi di supporto, dovranno essere progettate e costruite in
modo da garantire la permanente rispondenza del prodotto finito alle tolleranze
dimensionali del progetto e in modo tale che non venga compromessa l’integrità delle
parti strutturali con cui sono costruite le casseforme stesse.
La forma, la funzione, l’aspetto e la durabilità della struttura costituita dai manufatti
prodotti non dovrà essere compromessa a causa delle casseforme.
Le casseforme dovranno rispettare le seguenti tolleranze dimensionali:
- lunghezza: S = ± L/2000 (≤ 20 mm)
- sezione (altezza, larghezza, ali): S = ± L/200 ( ≤2 mm)
- spessore anima: S = ± L/200 (≤ 2 mm)

dove:
- S è la tolleranza ammissibile;
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- L è la dimensione presa in considerazione.

4.3.3 Posizionamento delle armature


Si faccia riferimento in generale al punto 10.6
Le tolleranze di posizionamento dell'armatura sono:

- Armature in prossimità delle superfici (con il segno + si indica una maggiore distanza
dalle superfici):
- 0.0 cm
S
+ 0.5 cm

- Armature interne cui è affidata la resistenza strutturale: il maggiore tra


S = + 0.25 cm
S = + h/100
essendo h lo spessore in cm del calcestruzzo nella direzione dove lo scarto
dell'armatura riduce la resistenza strutturale

- Armature interne costruttive: il maggiore tra


S = + 1.0cm
S = + h/50

Lo scarto S deve in ogni caso essere inferiore a + 3 cm nel caso di armature ordinarie e di
+ 0,5 cm per quelle da precompressione, fermo restando quanto detto per le armature di
superficie dove S è lo scarto tra la posizione teorica di progetto e la posizione in opera.

4.3.4 Esecuzione getto


Si farà riferimento a quanto riportato al precedente par. 5.3.2..

4.3.5 Stagionatura
Nella produzione di elementi prefabbricati in c.a.v. e c.a.p. viene di norma adottata la
maturazione accelerata del conglomerato cementizio mediante trattamento termico. Essa
esclude i trattamenti di bagnatura, spruzzatura di antievaporanti e degli altri provvedimenti
descritti nel paragrafo relativo alla maturazione del calcestruzzo gettato in opera.
Dovranno, inoltre, essere rispettate le seguenti prescrizioni:
a- il tempo di prestagionatura, alla temperatura massima di 30 °C, non dovrà essere
minore di tre ore (in genere dalle 4 alle 5 ore);
b- i gradienti termici di riscaldamento e quello di raffreddamento non dovranno superare
il valore di 15/20 °C/ora e dovranno essere ulteriormente ridotti qualora non sia
verificata la condizione di cui al successivo punto d);
c- la temperatura del punto più caldo all'interno del calcestruzzo non dovrà superare 60
°C;
d- la differenza di temperatura tra quella massima all'interno del calcestruzzo e quella
della superficie del manufatto non dovrà superare 10 °C. La DL sulla base di prove
sperimentali in funzione del ciclo termico di maturazione può accettare delta maggiori
di 10°C ma non superiori ai 15°C;
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e- il controllo, durante la maturazione, dei limiti e dei gradienti di temperatura dovrà


avvenire utilizzando un’apposita apparecchiatura che registri l'andamento delle
temperature nel tempo;
f- la procedura di cui al punto e) dovrà essere rispettata anche per i calcestruzzi gettati
in opera e maturati a vapore.

In ogni caso i provini per la valutazione della resistenza caratteristica a 28 giorni, nonché
della resistenza raggiunta al momento del taglio di trefoli o fili aderenti, dovranno essere
maturati nelle stesse condizioni termoigrometriche della struttura, secondo quanto
previsto dalla Norma UNI 6127 al punto 3.1.3.

4.3.6 Scassero
Prima di procedere allo scassero dei manufatti si dovrà verificare, per mezzo di prove
preliminari, che il calcestruzzo abbia raggiunto la resistenza richiesta per questa
operazione. Per eventuali azioni si dovrà tenere conto dell'attrito della cassaforma, delle
azioni dinamiche, della posizione dei punti di sollevamento, etc. In mancanza di
determinazioni più precise si assumerà che gli sforzi massimi siano dovuti al peso proprio
maggiorato del 50%.
Tale condizione vale anche per la verifica delle condizioni di sollecitazione all'intorno del
punto di sollevamento, anche per l'eventuale armatura di frettaggio.

4.3.7 Identificazione e stoccaggio dei manufatti


Ogni elemento prefabbricato dovrà essere marcato, in maniera permanente, mediante un
numero di matricola, conformemente ai disegni o al catalogo di produzione, in modo da
permettere in qualsiasi momento l’identificazione.
Dovrà inoltre essere marcata la data di produzione e il peso dell’elemento qualora lo
stesso costituisca parte strutturale dell’opera.
I materiali dovranno essere posti a stoccaggio in maniera propria, e più precisamente:
- si dovrà evitare qualsiasi danneggiamento
- si dovrà evitare la costante esposizione di una parte del manufatto a condizioni
sistematicamente diverse dalla rimanente (esposizione al sole,.etc.)
Si dovrà rispettare la posizione dei punti di appoggio come da progetto, per non indurre o
favorire deformazioni lente e/o una variazione dimensionale tale da pregiudicare il
montaggio stesso e/o un rilassamento dei cavi di precompressione non ammissibile.
Dovranno essere utilizzati appoggi che riducano al minimo le tensioni interne per
dilatazione o ritiro. Dovranno essere indicati il tempo minimo le tensioni interne per
dilatazione o ritiro. Dovranno essere indicati il tempo minimo e massimo di stoccaggio.
Ciascun elemento dovrà essere contrassegnato almeno come prescritto al par. 4.2.2 del
D.M. 03.12.87 salvo i maggiori dati richiesti per manufatti in c.a.p. al successivo punto
c.11.

4.3.8 Trasporto
Modalità e tempi del trasporto del manufatto dovranno essere tali da evitare
danneggiamenti allo stesso. Per il calcolo delle sollecitazioni, ove non più precisamente
determinato si assumerà una azione dovuta al peso proprio maggiorato del 30% per
trasporto su strada e del 20% per trasporto in area di cantiere.
Si dovranno tenere nel dovuto conto, nel caso del trasporto su strada, delle azioni indotte
dalla frenatura e dalla azione centrifuga.
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Nel caso di trasporto su parti di opera in costruzione dovrà essere accuratamente


predeterminata la fascia di transito e le azioni volte ad impedire la fuoriuscita da tale
fascia.

4.3.9 Montaggio
Potranno essere posti in opera solamente gli elementi prefabbricati che non presentino
difetti o per i quali siano state chiuse tutte le eventuali Non Conformità rilevate.
Dal momento dalla loro posa, gli elementi dovranno essere mantenuti in posizione tale da
conservare la stabilità e da resistere, oltre che al peso proprio, a tutte le azioni esterne.
Il rispetto delle tolleranze di ogni elemento dovrà essere verificato prima di ciascuna
operazione di posa, senza attendere il controllo in opera.
Le operazioni di posizionamento e montaggio devono essere dettagliatamente descritte
nel piano di montaggio e varo, che dovrà anche specificare le tolleranze ammesse nel
posizionamento, ove già non previste in fase progettuale.
Nel caso di travi prefabbricate di lunghezza L, salvo più restrittive specifiche progettuali,
dovranno essere rispettati i seguenti limiti (s = scarto ammissibile)

posizionamento appoggi nel senso longitudinale:


s = ± L/2000 con un massimo di ± 1 cm
posizionamento appoggi nel senso trasversale: s ≤ ± 1 cm
posizionamento altimetrico appoggi:
assoluto s ≤ ± 0,5 cm
relativo tra appoggi di una stessa travata su una pila: s ≤ ± 2.5 mm
parallelismo piani di appoggio travi pulvino
s ≤ ± 0,003 rad

Qualora le travi vengano poste su appoggi provvisori per essere trasferite su quelli
definitivi dopo aver effettuato i collegamenti trasversali, andranno valutate le sollecitazioni
dovute alle tolleranze di posizionamento precedentemente indicate.
In tutti gli stadi di lavorazione e trasporto e fino al completamento del lavoro le unità
prefabbricate dovranno essere adeguatamente conservate.
Le protezioni da adottare, descritte negli elaborati di progetto, dovranno essere tali da
evitare danni di qualsiasi tipo, siano essi meccanici quali distacchi, deformazioni e
abrasioni o estetici quali macchie e ruggine.
Il posizionamento in opera delle unità prefabbricate dovrà essere autorizzato dalla
Direzione Lavori, che potrà rifiutare elementi prefabbricati che presentino danni o difetti
non rimediabili.
Il Produttore dovrà sostituire gli elementi prefabbricati danneggiati o difettosi o, quando
ritenuto possibile dalla Direzione Lavori, provvedere alla loro riparazione con modalità da
concordare.

4.3.10 Messa in tensione dei cavi di precompressione


La messa in tensione delle armature dovrà avvenire per mezzo di apparecchiature già
qualificate.
L’appaltatore prima delle operazioni di messa in tensione dovrà redigere un progetto
dettagliato delle modalità di applicazione della precompressione ed inviarlo , per
informazione, alla Direzione Lavori.
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Durante le operazioni di tesatura ed eventuali ritesature delle tensioni, si dovranno


registrare in un apposito modello:
i tassi di precompressione
gli allungamenti totali o parziali di ogni cavo
Il modello, una volta compilato, sarà inserito nel dossier di controllo del manufatto.

4.3.11 Controlli dimensionali e strutturali dei manufatti


Questi controlli vanno eseguiti sul luogo di produzione degli elementi prefabbricati prima
delle operazioni di montaggio e sono indipendenti dalle operazioni di collaudo da
effettuarsi sull'impalcato finito.
L'elenco dettagliato dei controlli andrà specificato nei piani di fabbricazione; si dovrà
effettuare:
la misura delle deformate all'atto della precompressione di tutti gli elementi prodotti. il
documento di controllo. dovrà specificare quali sono le grandezze da rilevare: ad
esempio, nel caso di travi precompresse, andranno misurate sia l'accorciamento
assiale che le controfrecce in un numero significativo di punti. Per un elemento ogni 5
questa misura andrà ripetuta dopo 3 giorni dalla tesatura e poi settimanalmente per
tutta la fase di stoccaggio del pezzo;
il controllo dimensionale rigoroso di un elemento ogni 10 prodotti;
I controlli dimensionali sono da intendersi positivi, salvo limitazioni più restrittive
previste in progetto, quando vengono rispettate le seguenti tolleranze (s = scarto
ammissibile):
L
lunghezza delle travi: s = ± con un massimo di ± 2 cm
1000
dimensioni globali della sezione (altezza, larghezza delle ali etc.):
L
s= con un massimo di 4 mm
200
S
spessore delle anime: s = ± con un massimo di ± 3 mm
100
la prova di carico in fase elastica si condurrà assoggettando il pezzo a n. 3 cicli di carico
la cui entità e modalità di applicazione deve essere prevista nel documento di
controllo in modo da avere deformazioni significative, compatibilmente con le
dimensioni del pezzo da provare. Questa prova andrà condotta sui tre primi pezzi
prodotti per poter eventualmente intervenire immediatamente sulla produzione.

4.3.12 Controlli e documentazione


Devono essere osservate tutte le prescrizioni del D.M. 03.12.87 e della C.M. n° 31104 del
16.03.89 e del D.M. 09.01.96 circa controlli, prove e relativa documentazione (tenuta dal
“Registro di produzione” ecc.). Copia di tutti i documento previsti deve essere presentata,
se richiesta, alla Direzione Lavori.
In ogni caso, per tutte le travi o altri manufatti, negli stabilimenti o nei cantieri di
prefabbricazione a piè d’opera, devono essere trascritti, nel “Registro di produzione”, i
seguenti dati:
- sigla o contrassegno del manufatto riferita al disegno di monitoraggio;
- peso del manufatto;
- data e ora di fine getto;
- data e ora di rilascio di trecce/trefoli (per strutture pre-tese) o di tesatura dei cavi o
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barre (per strutture post-tese);


- tensione di tesatura delle armature di precompressione;
- per i manufatti pre-tesi allungamento a campione sul 30% di trecce/trefoli diritti e su
tutti quelli eventualmente deviati;
- per i manufatti post-tesi allungamento parziale e totale di ogni cavo o barra;
- controfascia dei materiali impiegati;
- caratteristiche dei materiali impiegati.
Per “Registro di produzione” non si intende quello menzionato al punto 5.2.1 del D.M.
03.12.87.
I dati di cui al punto a, b, c, unitamente al nome del Produttore, dovranno essere riportati,
sulle travi, con vernice indelebile o targhe metalliche, in un punto visibile dalla zona di
ispezione del pulvino.
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5. CALCESTRUZZI SPECIALI

5.1 Calcestruzzi vibrati fibor-rinforzati


Per quanto attiene ai calcestruzzi vibrati addizionati con fibre metalliche e sintetiche si
dovrà far riferimento a quanto previsto nelle:
“Raccomandazioni tecniche AICAP per l'impiego del ferrocemento” (1984);
“Raccomandazioni tecniche AICAP per l'impiego del conglomerato cementizio rinforzato
con fibre metalliche” (Aggiornamento 1990)
“Raccomandazioni tecniche AICAP per l'impiego del conglomerato cementizio rinforzato
con fibre di polietilene o di polipropilene, o di poliacrilonitrile, o di poliammide (nylon)”
(1992).
Norma UNI (In preparazione) - Calcestruzzo rinforzato con fibre metalliche.
Per il loro impiego è necessaria esplicita autorizzazione da parte della DL.

5.2 Calcestruzzi impregnati con polimeri


Per quanto attiene ai calcestruzzi addizionati con polimeri si dovrà far riferimento a quanto
previsto nelle:
a) “Raccomandazioni tecniche AICAP per l'impiego del conglomerato cementizio
impregnato con polimeri” (Aggiornamento 1992).
b) Composizione
I componenti dovranno essere conformi a quanto prescritto al punto 3.0
La curva granulometrica ed i dosaggi in cemento verranno stabiliti mediante prove
preliminari.
Gli acceleranti di presa dovranno essere compatibili con il cemento impiegato e non
essere nocivi alle armature, né alle reazioni di idratazione del cemento.
Per il loro impiego è necessaria esplicita autorizzazione da parte della DL.
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6. CASSEFORME

Per tali opere provvisionali l’Appaltatore comunicherà preventivamente alla Direzione


Lavori vori il sistema e le modalità esecutive che intende adottare, ferma restando
l'esclusiva responsabilità l’Appaltatore stesso per quanto riguarda la progettazione e
l'esecuzione di tali opere provvisionali e la loro rispondenza a tutte le norme di legge ed ai
criteri di sicurezza che comunque possono riguardarle. Il sistema prescelto dovrà
comunque essere atto a consentire la realizzazione delle opere in conformità alle
disposizioni contenute nel progetto esecutivo.
Nella progettazione e nella esecuzione delle armature di sostegno delle centinature e
delle attrezzature di costruzione, l’Appaltatore è tenuto a rispettare le norme, le
prescrizioni ed i vincoli che eventualmente venissero imposti da Enti, Uffici e persone
responsabili riguardo alla zona interessata ed in particolare:
- per l'ingombro degli alvei dei corsi d'acqua;
- per le interferenze con servizi di soprassuolo o di sottosuolo.

Tutte le attrezzature dovranno essere dotate degli opportuni accorgimenti affinché, in ogni
punto della struttura, la rimozione dei sostegni sia regolare ed uniforme.

6.1 Caratteristiche delle casseforme

Si prescrive l'uso di casseforme metalliche o di materiali fibrocompressi o compensati; in


ogni caso le casseforme dovranno avere dimensioni e spessori sufficienti ad essere
opportunamente irrigidite o controventate per assicurare l'ottima riuscita delle superfici dei
getti e delle opere e la loro perfetta rispondenza ai disegni di progetto.
Potranno essere adottate apposite matrici se prescritte in progetto per l'ottenimento di
superfici a faccia vista con motivi o disegni in rilievo.
Nel caso di utilizzo di casseforme in legno, si dovrà curare che le stesse siano eseguite
con tavole a bordi paralleli e ben accostate, in modo che non abbiano a presentarsi, dopo
il disarmo, sbavature o disuguaglianze sulle facce in vista del getto. In ogni caso
l’Appaltatore avrà cura di trattare le casseforme, prima del getto, con idonei prodotti
disarmanti. Le parti componenti i casseri debbono essere a perfetto contatto per evitare la
fuoriuscita di boiacca cementizia.
Nel caso di casseratura a perdere, inglobata nell'opera, occorre verificare la sua
funzionalità, se è elemento portante, e che non sia dannosa, se è elemento accessorio.

6.2 Pulizia e trattamento

I casseri devono essere puliti e privi di elementi che possano in ogni modo pregiudicare
l’aspetto della superficie del conglomerato cementizio indurito.
Dove e quando necessario si farà uso di prodotti disarmanti disposti in strati omogenei
continui. I disarmanti non dovranno assolutamente macchiare la superficie in vista del
conglomerato cementizio. Su tutte le casseforme di una stessa opera dovrà essere usato
lo stesso prodotto.
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Nel caso di utilizzo di casseforme impermeabili, per ridurre il numero delle bolle d'aria
sulla superficie del getto si dovrà fare uso di disarmante con agente tensioattivo in
quantità controllata e la vibrazione dovrà essere contemporanea al getto.
Qualora si realizzino conglomerati cementizi colorati o con cemento bianco, l’uso dei
disarmanti sarà subordinato a prove preliminari atte a dimostrare che il prodotto usato non
alteri il colore.

6.3 Giunti e riprese di getto

I giunti tra gli elementi di cassaforma saranno realizzati con ogni cura al fine di evitare
fuoriuscite di boiacca e creare irregolarità o sbavature; potrà essere prescritto che tali
giunti debbano essere evidenziati in modo da divenire elementi architettonici.
Le riprese di getto saranno, sulla faccia vista, delle linee rette e, qualora richiesto dalla
Direzione Lavori, saranno marcate con gole o risalti di profondità o spessore di 2-3 cm.,
che all'occorrenza verranno opportunamente sigillati.

6.4 Legature delle casseforme e distanziatori delle armature

I dispositivi che mantengono in posto le casseforme, quando attraversano il conglomerato


cementizio, non devono essere dannosi a quest'ultimo, in particolare viene prescritto che,
dovunque sia possibile, gli elementi delle casseforme vengano fissati nella esatta
posizione prevista usando fili metallici liberi di scorrere entro tubi di PVC o simile, questi
ultimi destinati a rimanere incorporati nel getto di conglomerato cementizio; dove ciò non
fosse possibile, previa informazione alla DL, potranno essere adottati altri sistemi
prescrivendo le cautele da adottare.
E' vietato l'uso di distanziatori di legno o metallici, sono ammessi quelli in plastica, ma
ovunque sia possibile dovranno essere usati quelli in malta di cemento.
La superficie del distanziatore a contatto con la cassaforma deve essere la più piccola
possibile, si preferiranno quindi forme cilindriche, semicilindriche e semisferiche.

6.5 Predisposizione di fori, tracce, cavità, etc.

L’Appaltatore avrà l'obbligo di predisporre in corso di esecuzione quanto è previsto nei


disegni costruttivi per ciò che concerne fori, tracce, cavità, incassature, etc. per la posa in
opera di apparecchi accessori quali giunti, appoggi, smorzatori sismici, pluviali, passi
d'uomo, passerelle d'ispezione, sedi di tubi e di cavi, opere interruttive, sicurvia, parapetti,
mensole, segnalazioni, parti d'impianti, etc.

6.6 Disarmo

Si potrà procedere alla rimozione delle casseforme dai getti quando saranno state
raggiunti i tempi indicati nel paragrafo 5.4 o, se maggiori, i tempi prescritti dal progettista
per ottenere le resistenze richieste. In assenza di specifici accertamenti, l’Appaltatore
dovrà attenersi a quanto stabilito dalle "Norme Tecniche di cui al D.M. 9/1/1996, emanate
in applicazione dell'art. 21 della legge 5.11.1971 n° 1086".
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Le eventuali irregolarità o sbavature, qualora ritenute tollerabili, dovranno essere


asportate mediante bocciardatura ed i punti difettosi dovranno essere ripresi
accuratamente con malta cementizia a ritiro compensato immediatamente dopo il disarmo
Eventuali elementi metallici, quali chiodi o reggette che dovessero sporgere dai getti,
dovranno essere tagliati almeno 1,0 cm sotto la superficie finita e gli incavi risultanti
verranno accuratamente sigillati con malta fine di cemento ad alta adesione.
Dopo la 5.4.3 ad evitare la rapida essiccazione delle superficie ed il loro brusco
raffreddamento.
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7. MAGRONI E MALTE

7.1 Magroni

Prima di effettuare qualsiasi getto di calcestruzzo di fondazione, dovrà essere predisposto


sul fondo dello scavo, dopo aver eseguito la pulizia ed il costipamento dello stesso
secondo le modalità previste dal presente Capitolato, uno strato di calcestruzzo magro
avente la funzione di piano di appoggio livellato e di cuscinetto isolante contro l'azione
aggressiva del terreno.
Lo spessore dello strato sarà desunto dai documenti di progetto.
In corso d'opera si eseguiranno, a richiesta della DL prove di controllo a compressione su
due cubetti, aventi lato 15 cm, per la determinazione, presso un laboratorio qualificato,
della (Rm) resistenza media a compressione a 28 giorni. La frequenza delle prove sarà di
una ogni 500 mc di magrone prodotto da ciascun impianto di betonaggio.

7.2 Malta di livellamento

Sono malte confezionate con sabbia, acqua e cemento nelle dovute proporzioni ed
utilizzate per la formazione di piani di appoggio con le tolleranze richieste dal progetto.
Le dimensioni degli inerti (sabbia) saranno di norma tra 0.8 e 2.0 mm. La composizione
della malta, in assenza di diversa indicazione, sarà di 1 m3 di inerte per 500kg/m3 di
cemento Portland normale. La quantità di acqua sarà quella necessaria per ottenere una
malta plastica idonea a riempire perfettamente le tasche per bulloni e/o inserti e gli spazi
tra il calcestruzzo e le piastre.
Prima di effettuare la posa in opera della malta di livellamento, le superfici dovranno
essere accuratamente pulite.

7.3 Malte speciali per inghisaggi

Le malte di livellamento speciali sono quelle malte ottenute con l'aggiunta di acqua a
componenti premiscelati ottenendo così delle malte a ritiro compensato ed elevato grado
di fluidità da utilizzare per inghisaggi di strutture, o altri elementi da congiungere, evitando
il ritiro della malta e l'eventuale microdistacco dalle parti da fissare.
Il prodotto premiscelato, la cui granulometria sarà adeguata agli spessori delle malte sarà
addizionato con acqua nelle proporzioni indicate dal Fornitore e comunicate alla Direzione
Lavori. Tali prodotti dovranno essere conformi alle norme UNI dalla 8993/87 alla 8998/87.
Le schede tecniche dei prodotti che l’Appaltatore intende utilizzare dovranno essere
inviate per approvazione alla Direzione Lavori prima dell'inizio dei lavori stessi.
Qualora previsto nelle prescrizioni del progetto o richiesto dalla Direzione Lavori, le malte
saranno sottoposte al controllo della resistenza meccanica da eseguirsi su provini
prismatici 40 mm x 40 mm x 160 mm come previsto dal D.M. 3.6.1968, alle stagionature
di 1,3,7,28 e 91 giorni.
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Nel caso che nel progetto non siano prescritti valori diversi, la malta deve avere le
seguenti caratteristiche :
- resistenza a compressione > 80 N/mm2
- resistenza flessione > 10 N/mm2
coefficiente di permeabilità< 1x10-12
resistenza allo sfilamento, dopo 28 giorni, 20 N mm2

7.4 Iniezioni nelle guaine dei cavi di precompressione

Nelle strutture in cemento armato precompresso con cavi scorrevoli, allo scopo di
assicurare l'aderenza e soprattutto proteggere i cavi dalla corrosione, è necessario che le
guaine vengano iniettate con pasta di cemento fluida, a ritiro compensato e con adeguata
resistenza meccanica come nel seguito specificato.
Tale miscela costituita da cemento, additivi ed acqua, non dovrà contenere cloruri o
agenti che provocano espansione mediante formazione di gas aggressivi.
Le prescrizioni di seguito riportate si intendono integrative a quanto prescritto dalle vigenti
Norme di Legge.

7.4.1 Caratteristiche della miscela fluida


Per l’impasto dovrà essere utilizzata acqua con le caratteristiche descritte nei paragrafi
precedenti.
Il rapporto a/c della miscela, da determinare sperimentalmente per ogni tipo di cemento,
dovrà essere il minore possibile compatibilmente con la fluidità richiesta e comunque non
dovrà superare il valore di 0,38;
La massa volumica della miscela fresca non dovrà risultare inferiore a 1.85 t/m3;
La fluidità della miscela cementizia da iniettare dovrà essere misurata con il cono di
Marsh all'entrata ed all'uscita di ogni guaina; l'iniezione continuerà finché la fluidità della
pasta cementizia in uscita non sarà analoga a quella della pasta cementizia in entrata con
una tolleranza di ± 4 secondi;
La fluidità dovrà essere determinata misurando i tempi di flusso di 1000 cm3 di miscela;
questa sarà ritenuta idonea quando il tempo di flusso di 1000 cm3, attraverso l'ugello di 8
mm, sarà compreso tra 17 e 25 secondi.
L'essudazione dovrà essere minore dell’0.2%; il controllo si esegue versando 1000 cm3 di
miscela in un cilindro graduato avente diametro di 60 mm e altezza di 450 mm circa
misurando l'eventuale acqua essudata sulla superficie della miscela, mantenuta in riposo
per tre ore;
Il ritiro dovrà essere assente; l'espansione, misurata secondo quanto previsto nella Norma
UNI 8996 [44] dovrà essere superiore al 4%;
Il tempo di inizio presa a 30 °C, misurato secondo la Norma UNI-ENV 196/3 [15], dovrà
essere superiore a tre ore ed il tempo di fine presa dovrà essere inferiore a 6 ore.
Il coefficiente di dilatazione termica dovrà essere pari a 0.00001 con tolleranza del 20% in
aumento e del 5% in diminuzione.
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7.4.2 Resistenza meccanica


La resistenza a compressione semplice su provini cubici aventi lato di 7 o 10 cm dovrà
risultare non inferiore a 25 N/mm2 dopo 3 giorni, a 37 N/mm2 dopo 7 giorni e a 50
N/mm2 dopo 28 giorni e la massa volumica degli stessi non inferiore a 1.90 t/m3.
La resistenza a trazione per flessione a 8 giorni dovrà essere uguale o maggiore a 4
N/mm2.

7.4.3 Modalità di preparazione e iniezione


L'impastatrice dovrà essere del tipo ad alta velocità con almeno 1500-2000 giri/min. E'
vietato l'impasto a mano ed il tempo di mescolamento verrà fissato di volta in volta in base
ai valori del cono di Marsh modificato;
Prima di essere immessa nella pompa la miscela dovrà essere vagliata con setaccio
avente maglia di 2 mm di lato;
Nel caso di iniezione con pompa dovrà essere tassativamente prescritta la presenza di
tubi di sfiato in corrispondenza di tutti i punti più elevati di ciascun cavo comprese le
trombette ed i cavi terminali.
I tubi di sfiato dovranno essere presenti anche nei punti più bassi dei cavi lunghi e con
forte dislivello.
Nel caso di iniezione sottovuoto questa dovrà essere eseguita utilizzando una apposita
attrezzatura aspirante in grado di creare e mantenere, con la valvola di ingresso chiusa,
una depressione di almeno 25 kPa nella guaina da iniettare.
La pompa aspirante dovrà avere una portata nominale di almeno 30 m3/h e dovrà essere
accoppiata a una idonea attrezzatura equipaggiata di contalitri per la misura del volume
della guaina da iniettare.
L’iniezione potrà essere eseguita dopo aver misurato il volume della guaina e verificato la
possibilità di mantenere stabilmente nella medesima una depressione di almeno 25 kPa.

Durante l’iniezione si dovrà verificare che:


- non vi siano possibilità di infiltrazioni di aria nella guaina all’atto dell’immissione della
pasta e per tutto il tempo dell’iniezione; gli eventuali punti di infiltrazione dovranno
essere individuati e siglati;
- la pompa venga mantenuta in funzione fin quando la pasta non fuoriesce dal lato
opposto della guaina;
- la depressione nella guaina non superi i 35 kPa ;
- il volume di pasta iniettata sia pressoché uguale al volume della guaina.

Quando la pasta fuoriesce dal lato opposto, si dovrà chiudere con una valvola il condotto
di fuoriuscita e si dovrà proseguire a pompare fino a raggiungere la pressione di 500 kPa
che dovrà essere mantenuta senza pompare per almeno 1 minuto.
L'iniezione dovrà essere continua e non potrà assolutamente venire interrotta. Nel caso di
interruzione superiore a 5 minuti il cavo dovrà essere lavato e l'iniezione ripresa dall'inizio.
Si dovrà provvedere con appositi contenitori affinché la miscela di sfrido non venga
scaricata, senza alcun controllo, sull'opera od attorno ad essa.
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8. ACCIAIO D’ARMATURA PER C.A. E C.A.P.

8.1 Approvvigionamento dell'acciaio in barre

Saranno ammessi alla fornitura di acciaio per costruzioni soltanto fornitori prequalificati
dall’Appaltatore. Prima dell’inizio della fornitura si dovrà trasmettere una lettera di notifica
alla DL con il nominativo del Fornitore, i tipi d’acciaio e le cartteristiche della gamma
richiesta e copia del dossier di qualificazione.
L'Appaltatore dovrà documentare la provenienza, il tipo e la classe di ogni partita di
acciaio in barre che entra in cantiere, nonché il peso complessivo della partita e quello dei
tondini di uno stesso diametro.
Per partita si intende il quantitativo di materiale che, pervenendo da un unico stabilimento
nel periodo massimo di una settimana, potrà essere considerato come unica fornitura
omogenea sia per titolo che per caratteristiche fisico-meccaniche.

8.2 Controllo del peso e della sezione

Per il controllo del peso effettivo da ogni partita dovranno essere prelevati dei campioni di
barra. Qualora risultassero sezioni effettive inferiori a quelle ammesse dalle tolleranze
previste nel D.M. attuativo della Legge n° 1086 [25] il materiale verrà rifiutato e subito
allontanato dal cantiere.
Qualora il peso effettivo risultasse inferiore al 98% di quello teorico e fosse accettabile in
base alle tolleranze previste nel D.M. attuativo della Legge n° 1086 [25], dovranno essere
aggiunte (modificando i disegni di progetto e informando il Direttore dei Lavori) barre in
quantità sufficiente a realizzare una sezione di acciaio non inferiore a quella prevista dal
progetto esecutivo originariamente approvato.
Non esiste tolleranza sul peso teorico di campione spazzolato del diametro nominale
dell’acciaio costituente l’armatura delle strutture.

8.3 Controllo di qualità

Per l'acciaio controllato in stabilimento, l'Appaltatore dovrà produrre la documentazione


prescritta dalle norme in vigore (D.M. 9/1/96 [25], par. 2.2.8.2. e 2.2.8.3.) che certifichi gli
avvenuti controlli (esistenza del Marchio depositato presso il Servizio Tecnico Centrale del
Ministero dei Lavori Pubblici) e consentire al Direttore dei Lavori di accertare la presenza
dei contrassegni di riconoscimento.
Tutte le forniture di acciaio dovranno essere accompagnate da un certificato di un
Laboratorio Ufficiale, riferito al tipo di armatura di cui trattasi, e marchiate secondo quanto
previsto al punto 2.2.9. del D.M. 9/1/96 [25].
Durante i lavori dovranno essere prelevati, per essere inviati a Laboratori Ufficiali o
autorizzati, non meno di tre campioni per ciascun diametro utilizzato, ogni 1000 barre o
partita se di minore entità, della lunghezza rispettivamente di:
- 1,20 m per diametro delle barre inferiore o uguale a 10mm;
- 1,50 m per diametro delle barre compreso tra 12 e 18 mm;
- 1,80 m per diametro delle barre superiore o uguale a 20 mm.
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In caso di risultato sfavorevole delle prove di resistenza e duttilità, previste per legge, il
complesso delle barre al quale si riferisce il campione dovrà essere accantonato e
identificato in attesa dei risultati delle ulteriori verifiche.
Rimane comunque salva la facoltà del Direttore dei Lavori di disporre eventuali ulteriori
controlli per giustificati motivi a carico dell'Appaltatore.

8.4 Giunzioni e saldature

Eventuali giunzioni, quando non evitabili, dovranno essere realizzate con manicotti
filettati.
L'Appaltatore dovrà consegnare preventivamente al Direttore dei Lavori le schede
tecniche dei prodotti che intende utilizzare.
L’impiego di saldature non è di norma consentito e può essere applicato solo per le
gabbie di armatura dei pali di fondazione e in casi speciali dietro autorizzazione del DL.
Per le gabbie di armatura dovranno comunque essere effettuati prelievi di barre con
elementi di staffa saldati da sottoporre a prove di trazione presso laboratori autorizzati con
lo scopo di verificare che la saldatura non abbia provocato una riduzione di resistenza
nelle barre.
Negli altri casi, le modalità di saldatura, che devono essere descritte in una apposita
procedura redatta dall’appaltatore, devono essere approvate dalla DL prima dell’inizio
delle attività.
Nel corso dei lavori il Direttore dei Lavori, per giustificati motivi, potrà comunque
richiedere ulteriori prove di controllo sulle saldature eseguite.

8.5 Realizzazione delle gabbie e posizionamento delle armature per c.a.

Le gabbie di armatura dovranno essere, per quanto possibile, composte fuori opera; in
ogni caso in corrispondenza di tutti i nodi dovranno essere eseguite legature doppie
incrociate in filo di ferro ricotto di diametro non inferiore a 0,6 mm in modo da garantire
l'invariabilità della geometria della gabbia durante il getto.
Nel caso di gabbie assemblate con parziale saldatura l’acciaio dovrà essere del tipo
saldabile.
La posizione delle armature metalliche entro i casseri dovrà essere garantita utilizzando
esclusivamente opportuni distanziatori in materiale plastico non deformabile oppure di
malta o pasta cementizia, in modo da rispettare il copriferro prescritto.
L'Appaltatore dovrà adottare tutti gli accorgimenti necessari affinché le gabbie
mantengano la posizione di progetto all'interno delle casseforme durante il getto.

8.6 Posizionamento delle armature di precompressione


L'Appaltatore dovrà attenersi rigorosamente alle disposizioni contenute nei disegni
costruttivi, in particolare per quanto riguarda:
- il tipo, il tracciato, la sezione dei singoli cavi;
- i dispositivi speciali come ancoraggi fissi, mobili, intermedi, manicotti di ripresa, ecc.;
- le fasi di applicazione della precompressione;
- la messa in tensione (da uno o da entrambi gli estremi);
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- le eventuali operazioni di ritaratura delle tensioni.


Oltre a quanto prescritto nel D.M. attuativo della Legge n° 1086 [25], si precisa che nella
posa in opera delle armature di precompressione l'Appaltatore dovrà assicurarne l'esatto
posizionamento mediante l'impiego di adeguati supporti.
Al fine di preservare le armature metalliche delle strutture in cemento armato
precompresso dall'azione corrosiva delle correnti vaganti, l’Appaltatore è tenuto a
collegare tutti i ferri delle armature di precompressione tra loro nelle testate delle strutture
mediante un conduttore di acciaio da collegare con un terminale da realizzare con un
tondo di ferro dolce del diametro di 24 mm e sporgente dalla struttura per una lunghezza
non inferiore a 20 cm.
Poiché tale conduttore dovrà servire, dopo l’ultimazione dell'opera e dopo l'attivazione
dell'esercizio, al rilevamento delle correnti vaganti e eventualmente poi alla messa a terra
delle strutture o alla loro protezione catodica, lo stesso dovrà già essere previsto, nella
fase di progettazione, in posizione accessibile ad opera ultimata. Tutti i collegamenti, di
cui sopra, dovranno, preferibilmente, essere ottenuti mediante saldatura.
Qualora tale procedimento non fosse possibile, per motivi di sicurezza inerenti all'integrità
delle armature di precompressione, si potranno effettuare i collegamenti stessi con altro
sistema, che assicuri un sufficiente grado di conduttività anche col volgere degli anni.
Nel caso di strutture in c.a.p. ad armature pretese e per le quali risultasse di difficile
esecuzione il collegamento delle estremità delle armature stesse con un conduttore, si
potrà provvedere all'isolamento elettrico dell'impalcato, mediante verniciatura delle
superfici di testata con opportune resine sintetiche e dielettriche.
Comunque anche per le travi pretese si prevederà il collegamento elettrico dei trefoli in
testata con le modalità previste dal presente Capitolato limitatamente all’1% delle travi di
ciascun viadotto con un minimo di 1 trave per viadotto.
Tolleranze nel posizionamento delle armature normali e da precompressione:
Le tolleranze nel posizionamento delle armature normali (cavi e/o barre) sono riportate di
seguito; chiamando S lo scarto tra la posizione teorica di progetto e quella effettiva in
opera, sono ammessi questi valori:
• copriferro armature strutturali:
S = - 0.0 cm
S = + 1.5 cm (S = 1.0 cm per solette)
• armature di ripartizione o di diffusione (nel senso ortogonale al copriferro):
S = ± 2.0 cm (purchè siano rispettati i valori di copriferro ed interferro).
• armature da precompressione:
cavi e/o barre: S = ± 1.0 cm
trefoli: S = ± 0.5 cm
• interasse delle staffe:
S = ± 2.0 cm (purché le differenze positive e negative si compensino nello spazio di 1
m).

8.7 Tesatura delle armature di precompressione


Per le operazioni di tesatura vale quanto indicato al paragrafo relativo al cls
precompresso.(6.10)
Nelle strutture ad armatura pretesa le armature di precompressione dovranno essere
ricoperte dal calcestruzzo per tutta la loro lunghezza.
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Per quanto riguarda l'iniezione di guaina nei cavi di precompressione si rimanda alle
prescrizioni contenute nel paragrafo relativo al cls precompresso.
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9. QUALIFICA DEL CONGLOMERATO CEMENTIZIO

Si definiscono di seguito le varie successioni dei controlli da eseguirsi sul conglomerato


cementizio e sui suoi singoli componenti (successivamente specificato nel documento di
Controllo Qualità).

a - Studi preliminari di pre-qualifica


Prove, studi, certificazioni e valutazioni da eseguire, prima della qualifica all’impianto, per
l'approvazione da parte del Direttore dei Lavori del mix design, progetto della miscela di
calcestruzzo.

b - Qualifica della miscela all’impianto


Verifica delle miscele pre-qualificate effettuata presso l’impianto di confezionamento che
verrà utilizzato in corso d’opera per la produzione del calcestruzzo.

c - Controlli di conformità in corso d'opera


Controlli da eseguire per verificare la conformità del calcestruzzo e dei suoi singoli
costituenti ai requisiti del progetto e della miscela qualificata.
Sono inclusi tra tali controlli anche quelli definiti "di accettazione", relativi alle resistenze
meccaniche, specificati dalle Norme Tecniche attuative della Legge n°1086 [1].

L'Appaltatore dovrà disporre di almeno un Laboratorio (in cantiere, all’impianto di


confezionamento o nelle immediate vicinanze) idoneo all'esecuzione di tutte le prove di
qualifica e conformità del calcestruzzo fresco ed indurito e dei materiali costituenti, ad
eccezione delle determinazioni chimiche, delle prove di permeabilità (profilo di
penetrazione dell’acqua in pressione o coefficiente k) nonché di resistenza meccanica per
le quali i campioni e i provini dovranno essere inviati a un Laboratorio Ufficiale o
autorizzato.
Presso il laboratorio responsabile delle prove di qualifica dovranno essere disponibili le
seguenti apparecchiature:
- Forno per essiccare;
- Setacci;
- Bilancia di portata fino a 20 kg e sensibilità 1 gr;
- Termometro a immersione per calcestruzzo;
- Porosimetro;
- Picnometro;
- Contenitore tarato;
- Cono di Abrams o tavola a scosse;
- Casseforme di acciaio o PVC per il prelievo di almeno 32 cubetti;
- Impastatrice da laboratorio;
- Piastra o ago vibrante;
- Sclerometro;
- Termometro a max-min;
- Contenitore ermetico ed alcool per il controllo del calcestruzzo “checking fresh”
- Camera o vasca di stagionatura dei provini di calcestruzzo.
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L’Appaltatore dovrà inoltre essere in grado di garantire la disponibilità, con preavviso di


due giorni, delle seguenti apparecchiature:
- Attrezzatura per la registrazione delle temperature del calcestruzzo durante la presa e
l’indurimento, dotata di almeno sei termocoppie;
- Pressa da laboratorio con carico massimo pari ad almeno 2000 kN
- Carotatrice idonea al recupero di carote con diametro fino a 100 mm.

9.1 Pre-qualifica e qualifica all’impianto

9.1.1 Studi preliminari di prequalifica

Almeno 45 giorni prima dell'inizio dei getti, l'Appaltatore dovrà presentare per
l’approvazione gli studi di qualifica degli impasti e dei relativi costituenti per tutti i tipi e le
classi di calcestruzzo previste negli elaborati progettuali.
La documentazione dovrà attestare la conformità del calcestruzzo e dei singoli costituenti
alle prescrizioni e norme riportate nel presente documento.

In particolare nella relazione di qualifica dovrà essere fatto esplicito riferimento a:

- materiali che si intendono utilizzare, indicandone provenienza, tipo e qualità;


- conformità dei materiali costituenti a quanto prescritto nel precedente capitolo 4;
- massa volumica reale s.s.a. e assorbimento, per ogni classe di aggregato, valutati
secondo la Norma UNI 8520 [13] parti 13a e 16a;
- studio granulometrico per ogni tipo e classe di calcestruzzo;
- tipo, classe e dosaggio del cemento;
- rapporto acqua-cemento;
- classe di esposizione ambientale a cui è destinata la miscela;
- tipo e dosaggio degli eventuali additivi;
- proporzionamento analitico della miscela e resa volumetrica;
- classe di consistenza secondo le Norme UNI 9418 [20] o UNI 8020 [31];
- risultati delle prove di resistenza a compressione;
- curve di resistenza nel tempo (almeno per il periodo 2-28 giorni);
- caratteristiche dell'impianto di confezionamento e stato delle tarature;
- sistemi di trasporto, di getto e di maturazione.
Potranno inoltre essere richiesti:
- curve della massa volumica del calcestruzzo fresco in funzione del rapporto a/c (non
applicabile al calcestruzzo proiettato);
- curve di resistenza in funzione dei valori di consistenza e del rapporto a/c nel caso di
miscele con classe di consistenza minore di S4 (non applicabile al calcestruzzo
proiettato);
- preparazione di provini per la determinazione delle caratteristiche di durabilità del
calcestruzzo (cicli gelo - disgelo, resistenza all’attacco chimico, ecc.).
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9.2 Qualifica all’impianto

In questa fase vengono realizzati impasti prova all’impianto di produzione


I requisiti richiesti sono i seguenti:
1. il valore della resistenza media a compressione a 28 giorni, misurata su almeno 4
prelievi (la resistenza di ciascun prelievo è la media delle resistenze a compressione
di due o più provini),deve essere:
2
per Rck < 30 N/mm Rm ≥ 1,25 Rck
2 2
per 30 N/mm ≤ Rck ≤ 40 N/mm Rm ≥ 1,20 Rck
2
per Rck > 40 N/mm Rm ≥ 1,15 Rck
con valore minimo di ogni singolo provino Ri ≥ Rck ;

2. il valore dell’abbassamento al cono deve essere conforme alla classe di consistenza


dichiarata e si mantenga entro i limiti della stessa, con la tolleranza di ± 20 mm su
detti limiti:

- per almeno 60 minuti per temperature fino a 20°C;


- per almeno 45 minuti per temperature fino a 35°C.
3. deve essere verificata l’omogeneità (all.1.A)del calcestruzzo all’atto del getto su due
campioni, prelevati rispettivamente a 1/5 e 4/5 dello scarico della betoniera:
In tal caso dette p1 e p2 le percentuali in peso di trattenuto al vaglio a maglia quadrata
da 4 mm dei due campioni, dopo vagliatura a umido dovrà essere verificata la
seguente relazione:
(p1 – p2) ≤ 0,15 ((p1 – p2)/2)
L’abbassamento al cono dei due campioni prima della vagliatura non dovrà differire di
più di 30 mm.
4. il rapporto acqua/cemento determinato secondo le modalità previste nella Norma UNI
6393 [19], non si discosti di + 0.03 da quello dichiarato nella prequalifica;

5. il valore della massa volumica del calcestruzzo fresco sia superiore al 98% del teorico.

Se le resistenze medie a compressione per ciascun tipo di calcestruzzo, misurate a 2, 7 e


28 giorni sui provini prelevati dall’impasto di prova all’impianto, non si discostano di ± 15%
dalle resistenze indicate nella relazione di prequalifica, queste verranno assunte a
riferimento per i primi 50 prelievi; in caso contrario l’impasto di prova all’impianto dovrà
essere ripetuto e i valori delle resistenze da assumere a riferimento per i primi 50 prelievi
verranno determinate adottando, per ciascuna età di maturazione, la media delle
resistenze a 2, 7 e 28 giorni dei due impasti di prova.
Tutti gli oneri e gli eventuali ritardi causati dalle ripetizioni delle prove all’impianto di
confezionamento saranno a totale carico dell’Appaltatore.
L'approvazione delle proporzioni delle miscele da parte del Direttore dei Lavori non libera
in alcun modo l'Appaltatore dalle sue responsabilità in base alle norme vigenti.
I materiali costituenti gli impasti di prova dovranno stati sottoposti ai controlli descritti in
precedenza e comunque di seguito riassunti:

Cemento:
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- prove previste dalla Legge 595/65 [8] e dal D.M. 13/9/1993 [11], nonché prove
chimiche e difrattometriche come previsto nelle presenti prescrizioni punto 4.1.a.
Sabbie:
- modulo di finezza;
- contenuto di passante a 0,075 mm; UNI 8520 parte 7°
- contenuto di particelle leggere e frustoli vegetali; UNI 8520 parte 9°
- contenuto di grumi di argilla e particelle leggere friabili; UNI 8520 parte 8°
- contenuto di solfati e di cloruri solubili; UNI 8520 parte 12°
- contenuto di sostanze organiche; UNI 8520 parte 14°
- equivalente in sabbia e valore di blu; UNI 8520 parte 15°
- analisi granulometrica. UNI 8520 parte 5°
Aggregato grosso:
- esame petrografico; UNI 8520 parte 4°
- contenuto passante a 0,075 mm; UNI 8520 parte 7°
- contenuto di particelle leggere e frustoli vegetali; UNI 8520 parte 9°
- contenuto di grumi di argilla e particelle leggere friabili; UNI 8520 parte 8°
- degradabilità agli attacchi di soluzioni solfatiche; UNI 8520 parte 10°
- contenuto di cloruri solubili; UNI 8520 parte 12°
- contenuto di solfati; UNI 8520 parte 11°
- massa volumica e assorbimento superficiale; UNI 8520 parte 13° e 16°
- resistenza a compressione; UNI 8520 parte 17°
- coefficiente di forma ed appiattimento; UNI 8520 parte 18°
- perdita di massa per urto e rotolamento; UNI 8520 parte 19°
- resistenza ai cicli di gelo e disgelo; UNI 8520 parte 720°
- potenziale reattività in presenza di alcali UNI 8520 parte 22°
- analisi granulometrica. UNI 8520 parte 5°
Acqua di impasto:
- contenuto di solfati e cloruri;
- contenuto di acido solfidrico;
- contenuto totale di sali minerali;
- contenuto di sostanze organiche;
- contenuto di sostanze solide sospese.
- Ph
Calcestruzzo fresco:
- rapporto acqua/cemento;
- classe di consistenza;
- determinazione acqua essudata;
- dosaggio del cemento;
- contenuto totale calcolato di cloruri;
- massa volumica;
- omogeneità;
- percentuale di aria occlusa.
Calcestruzzo indurito:
- determinazione della resistenza caratteristica a compressione;
- massa volumica;
- determinazione della profondità di penetrazione dell’acqua sotto pressione secondo la
Norma ISO 7031 [26] (UNI Progetto inchiesta E07.06.113.0);
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- determinazione della resistenza alla degradazione per cicli di gelo e disgelo secondo la
Norma UNI 7087 [29] o in alternativa ISO/DIS 4846;
- determinazione della resistenza all’attacco solfatico: per calcestruzzi esposti a tale
attacco, poiché non è disponibile una normativa italiana, si dovrà adottare la
metodologia prevista nel Capitolo 5 della "Guideline on shotcrete - Part 2 " della Austrian
Concrete Society [32].
La qualificazione delle miscele potrà essere ripetuta, con le medesime modalità, ogni
qualvolta venissero a modificarsi sensibilmente le caratteristiche fisico - chimiche dei
costituenti del calcestruzzo o le modalità di confezionamento.

9.3 Controlli in corso d’opera


9.3.1 Controlli di conformità in corso d’opera
Il Direttore dei Lavori eseguirà controlli di conformità periodici in corso d'opera per
verificare la corrispondenza tra le caratteristiche dei materiali e degli impasti impiegati e
quelle definite in sede di qualifica.

Per i prelievi di campioni di calcestruzzo fresco si dovrà fare riferimento alla Norma UNI
9416 [33] e considerare quali campioni da destinare alle prove i “campioni compositi”
come definiti al punto 3.4. della suddetta norma.

Per quanto riguarda le resistenze meccaniche il controllo di accettazione dovrà avvenire


secondo quanto specificato nelle Norme Tecniche applicative della Legge n° 1086 [1]
relativamente al controllo tipo A.
Ai fini del controllo di conformità, la differenza tra la resistenza a compressione media di
riferimento a 28 giorni della più recente qualifica all’impianto (resistenza media di qualifica
o, dopo i primi 50 prelievi relativi allo stesso tipo di calcestruzzo, media delle resistenze a
28 giorni degli ultimi 50 prelievi) e la media mobile misurata su serie separate di 15
prelievi in corso d’opera non dovrà essere maggiore dei seguenti limiti:

Tabella 12.1 - Controlli sulla resistenza

Resistenza caratteristica Scostamento % sulla


(N/mm2) media di 15 prelievi
Rck < 30 ±15%
Rck ≥ 30 ±10%

Al fine di rispettare le tolleranze sopraindicate l’Appaltatore potrà apportare eventuali


aggiustamenti alla miscela approvata, nel rispetto comunque di tutte le prescrizioni di
capitolato, comunicandoli preventivamente per approvazione al Direttore dei Lavori.

Sul calcestruzzo indurito il Direttore dei Lavori potrà disporre l'esecuzione di prove e
controlli integrativi mediante prelievo di carote e/o altri metodi non distruttivi quali prove
sclerometriche, ultrasuoni, misure di resistività ecc., a totale carico dell'Appaltatore.
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9.3.2 Controlli di conformità della resistenza a compressione su carote


Il prelievo, da eseguire in contraddittorio, potrà avvenire eseguendo carotaggi dai quali
ricavare un numero adeguato di provini cilindrici con operazioni di taglio e rettifica delle
basi.
Le seguenti raccomandazioni devono essere seguite nell’applicare il criterio di seguito
esposto per la valutazione dei risultati:
- l’estrazione e la prova deve essere preferibilmente effettuata non oltre due mesi dalla
posa in opera del calcestruzzo; per tempi più lunghi gli effetti di maturazione e
carbonatazione superficiale possono portare a sovrastima delle resistenze di cui si
deve tenere conto con i coefficienti di seguito indicati;
- l’estrazione dei provini da strutture in elevazione deve essere effettuata nella parte
mediana delle strutture perché l’effetto di autocompattazione porta a incrementi della
massa volumica e della resistenza nella parte inferiore;
- i provini ricavati dai prelievi non devono contenere al loro interno più di un elemento di
armatura normale alla direzione di prova, in caso contrario il provino dovrà essere
scartato.
La stima della resistenza caratteristica del calcestruzzo si baserà sui risultati ottenuti nelle
prove a compressione su un numero n di provini estratti dalla porzione di struttura in
esame.
Il diametro delle carote dovrà essere generalmente compreso tra 2.5 e 5 volte la
dimensione massima dell’aggregato e comunque maggiore di 100 mm L’altezza dei
provini cilindrici ricavati dalle carote dovrà essere pari al diametro.
3
Per ogni lotto di 100 m di calcestruzzo indagato o frazione, il numero di provini n non
dovrà risultare minore di quattro.
Le carote una volta estratte, e i provini successivamente ricavati da esse, dovranno
essere mantenuti umidi mediante idonei sistemi di protezione (teli umidi, sacchi chiusi,
immersione in acqua, ecc.) fino alla prova di compressione; nelle lavorazioni di taglio e
spianatura si dovrà evitare ogni essiccazione della superficie.
Le prove di compressione sulle carote dovranno essere eseguite esclusivamente presso
Laboratori Ufficiali o Autorizzati alla presenza del Direttore dei Lavori.
I dati riscontrati dovranno essere registrati con data, ora e punti di prelievo, comprensivi
delle note di commento a cura del Direttore dei Lavori.
Detta fλ la resistenza a compressione determinata su una carota (N/mm2) secondo le
modalità di prova previste nella Norma UNI 6132 [41], si stima la resistenza cubica
relativa Rck (stim) del calcestruzzo che costituisce la carota.
Rck (stim)= fλ * C * G / M
Dove:
C è un coefficiente che tiene conto del disturbo arrecato al calcestruzzo durante il
carotaggio.
C = 1.050 se carota ≥ 8 cm
C = 1.075 se carota < 8 cm
G è un coefficiente che tiene conto delle condizioni nelle quali è stato eseguito il getto e
della possibilità di vibrare il calestruzzo.
G = 1.2 per getti in opera di pali e diaframmi;
G = 1.15 per getti in opera in galleria;
G = 1.05 per le altre strutture con getto in opera
G = 1.0 per getti eseguiti in stabilimento
G = 1.3 per lo spritz beton
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M è un coefficiente che tiene conto della maturazione del calcestruzzo.

Opera Stagionatura M
≤ 2 mesi 1
Pali e diaframmi Tra 2 e 4 mesi 1.025
≥ 4 mesi 1.05
Altre opere ≤ 2 mesi 1
> 2 mesi 1.05

Il confronto tra la resistenza caratteristica ottenuta dalle carote e la resistenza Rck


ottenuta, per lo stesso calcestruzzo, a partire da provini cubici confezionati si esegue
prendendo in considerazione la media ed il minore dei valori Rck (stim) ottenuti dalle
carote. La verifica è soddisfatta se:
2
(4) Rck(stim) media ≥ Rck +3,5 (N/mm )
2
(5) Rck(stim) minima ≥ Rck - 3,5 (N/mm )

9.3.3 Controlli particolari


Controlli particolari dovranno essere eseguiti con le modalità e frequenze indicate nelle
specifiche di Controllo Qualità ed ogni qualvolta la Direzione Lavori ne ravvisasse la
necessità.
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10. PROVE DI CARICO

Le prove di carico (collaudo statico) dovranno essere eseguite in accordo alle normative
vigenti ed alle indicazioni del Collaudatore e della DL.
L'effettuazione delle prove dovrà essere programmata, con adeguato anticipo, con la DL.
Sarà cura dell'APPALTATORE verificare e fare in modo che al momento del collaudo
risulti disponibile tutta la certificazione prevista dalle norme vigenti e dal “Specifiche di
Controllo Qualità”.
Prima della effettuazione delle prove I'APPALTATORE dovrà concordare con la DL la
quantità ed il tipo delle apparecchiature, degli strumenti e dei materiali da utilizzare,
garantendo la operabilità e la precisione richiesta e facendo eseguire le tarature
eventualmente necessarie.
Sarà cura dell'APPALTATORE assicurare, nel rispetto delle norme di sicurezza, la
completa accessibilità sia alle opere da collaudare che agli strumenti di misura.
Per le opere realizzate anche parzialmente con elementi in precompresso si dovrà
rispettare anche le normative in vigore. Qualora siano disponibili le prove di carico
sull'elemento prefabbricato di cui al punto 14.1.5, queste andranno tenute presenti nel
valutare i dati delle prove di collaudo sull'impalcato completo.
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11. SPECIFICHE CONTROLLO QUALITA'

11.1 OPERE IN CONGLOMERATO CEMENTIZIO

11.1.1 Campi di applicazione

Come sarà dettagliato in modo sequenziale nel P.C.Q. relativo, nella realizzazione di
opere in calcestruzzo si procederà ad una serie di controlli prima del getto, durante il getto
e sulle opere finite.

11.1.2 Documenti di riferimento

La presente specifica fa riferimento:


alla documentazione di tipo contrattuale;
a tutta la documentazione di progetto quale disegni, specifiche tecniche ecc.;
alle prescrizioni di legge applicabili, anche se non esplicitamente richiamate nella
presente specifica;
alle seguenti Leggi e regolamenti:
legge 1086 del 5/11/71.
Norme tecniche di applicazione all'art.21 della legge 1086.
Circolare n.8 del 10/2/1960 del Servizio Lavori delle F.S.
D.M. n. 55 del 9/1/1996 “Norme tecniche per l'esecuzione delle opere in cemento
armato normale precompresso e per le strutture metalliche”
Legge n. 64 del 1974
Alle norme indicate in appendice 2.

11.1.3 Controlli preliminari al getto


I controlli preliminari al getto del calcestruzzo riguarderanno:
armature
casseforme
caratteristiche del CLS come di seguito specificato.

11.1.3.1 Controlli sulle armature


Le armature debbono essere predisposte nelle casseforme, in accordo alle prescrizioni
riportate al capitolo 10 della presente sezione.
Il responsabile di C.Q. dell'APPALTATORE, prima del getto, deve programmare e fare
eseguire dalla sezione di C.Q. dell'Esecutore i controlli di conformità di seguito descritti:

- verifica dell'esistenza, dell'esaustività e della conformità della documentazione di


qualità che deve accompagnare la fornitura del ferro d'armatura, come precisato
nell'apposita Specifica di C.Q.
- controllo di conformità a disegni e specifiche mediante controllo di:
dimensioni e sagome delle sbarre,
posizionamento e regolarità delle maglie,
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ampiezza delle sovrapposizioni,


copriferro,
messa a terra,
spaziatura tra barre (interferro).
- controllo della pulizia dei ferri.
Questo controllo deve essere effettuato a spot su tutte le armature poste in opera.
L'estensione del controllo deve essere completa su manufatti di grande estensione ed
elevata importanza statica.
- Controllo inserti.
Si dovrà verificare la loro rispondenza ai disegni di progetto ed il loro posizionamento in
opera.

11.1.3.2 Controlli sulle casseforme

L'APPALTATORE costruirà le casseforme in modo che siano conformi rispetto a quanto


specificato al paragrafo 8 della presente sezione.
Il responsabile di C.Q. dell'Appaltatore farà eseguire in base al P.C.Q. relativo alle opere
in oggetto: controlli d conformità di seguito descritti:
delle caratteristiche delle casseforme, di cui al punto 8.1.
della pulizia e del trattamento delle casseforme, di cui al punto 8.2.
dei giunti delle casseforme, in particolare nei punti di ripresa del getto di cui al punto 8.3.
delle legature e dei distanziatori delle armature, di cui al punto 8.4
delle predisposizioni dei fori, delle tracce, delle cavità, ecc., previste nei disegni costruttivi,
di cui al punto 8.5.

11.1.3.3 Controllo sulle caratteristiche del calcestruzzo da utilizzare


Il Responsabile dei getti in calcestruzzo dell’Esecutore dovrà, prima di procedere
all’ordine del calcestruzzo alla centrale di betonaggio, verificare se lo stesso dovrà
operare in condizioni di aggressività del terreno.
Nel caso questa verifica dia esito positivo egli dovrà richiedere, in sostituzione di quanto
previsto nel progetto, un calcestruzzo che risponda ai requisiti di resistenza previsti dalle
norme (vedi allegata tabella sui tipi di conglomerato).

11.1.4 Controlli in fase di getto


I controlli in fase di getto riguarderanno sia l'esistenza delle condizioni ambientali per il
getto, sia le verifiche delle modalità del getto che le condizioni di stagionatura dei getti.
Non potrà essere iniziata alcuna attività senza la presenza sul luogo di lavoro dei P.C.Q. e
dei relativi modelli da compilare in corso d'opera e di quelli attestanti il buon esito dei
controlli preliminari.

11.1.4.1 Comunicazione del programma dei getti


Ogni settimana il Responsabile dei getti in calcestruzzo dell'Esecutore deve dare
comunicazione scritta alla DL, mediante apposita scheda predisposta per la
programmazione del lavoro, dei getti che saranno eseguiti nella settimana lavorativa
successiva.
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Eventuali variazioni dovranno essere comunicate alla DL con almeno 24 ore di anticipo.
Nella scheda dovranno essere riportati, oltre alla data del giorno di compilazione della
scheda e di quella di esecuzione del getto, i seguenti ulteriori dati:
- ubicazione dei getti con riferimento ai disegni esecutivi,
- la classe di resistenza del conglomerato cementizio in accordo alla citata tabella sui
tipi di calcestruzzo da utilizzare,
- i metri cubi di calcestruzzo necessari,
- l’impianto di betonaggio di provenienza,
- il P.C.Q. relativo ai controlli preliminari con la certificazione dell'avvenuta verifica delle
casseforme e delle armature come sopra specificato.
La DL a sua discrezione verificherà quanto sopra facendo eventuali commenti e
richiedendo, se necessario, azioni correttive.
La scheda sarà archiviata nella documentazione di cantiere nell'ordine cronologico.

11.1.4.2 Verifiche sul confezionamento del calcestruzzo


L'APPALTATORE eseguirà le operazioni di getto in modo che siano rispettate le
disposizioni riportate nel capitolo 5:
- Additivi e disarmanti
- Lavorabilità del calcestruzzo
- Trasporto e scarico
- Esecuzione dei getti
- Maturazione
- Prescrizioni tecniche particolari (ripristini e stuccature)

Il Responsabile di C.Q. controllerà che all'atto del getto siano conformi alle specifiche :
- le condizioni climatiche;
- le operazioni di getto.

Per queste ultime si dovrà verificare:


- che le condizioni di scarico del calcestruzzo siano quelle previste dal capitolato
(benne di scarico a fondo e nastri trasportatori);
- che le condizioni di omogeneità e lavorabilità dell'impasto siano quelle indicate
nell'allegato 1;
- la pulizia delle superfici contro cui effettuare il getto;
- l’umidificazione delle suddette superfici, se porose;
- le modalità di caduta del calcestruzzo;
l'altezza degli strati di posa;
- la corretta compattazione da eseguire mediante vibratori;
- la presenza dei necessari accorgimenti, concordati con la DL, in caso di getto in
presenza d'acqua:
- le riprese di getto;
- i ripristini e le stuccature.

All'atto del getto il responsabile di C.Q. dovrà accertarsi che :


- vengano prelevati gli opportuni provini, per il controllo delle parti d'impianto finite, in
accordo a quanto previsto dalle “Norme tecniche per l'esecuzione delle opere in
cemento armato normale, precompresso e per le strutture metalliche” di cui al D.M.
09/01/1996 del Ministero dei lavori pubblici.
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- sia compilata una scheda, da allegare al P.C.Q. dei getti, che contenga le seguenti
informazioni:
- la data del getto,
- la rintracciabilità dei getti in riferimento ai disegni del progetto esecutivo,
- la temperatura esterna all'atto del getto,
- la temperatura del calcestruzzo al momento del getto,
- le condizioni climatiche, umidità e ventilazione del giorno,
- il metodo di maturazione prescelto fra quelli preventivamente comunicati alla DL
- il giorno previsto per il disarmo.

Le schede saranno archiviate come documentazione di C.Q., nel dossier di qualità


dell'opera.

11.1.4.3 Controlli nella fase di maturazione


Per le fasi di maturazione il Responsabile di C.Q. dovrà verificare quanto segue:
- che sia stata prodotta dall'APPALTATORE una specifica di stagionatura delle opere, e
che sia trasmessa alla DL;
- che i metodi di stagionatura definiti nella suddetta specifica siano adeguatamente
messi in opera e rispettati;
- che nelle prime 48 ore dopo il getto le superfici siano mantenute umide mediante
applicazione di prodotti antievaporanti o opportuna bagnatura;
- che le opere siano adeguatamente protette contro gli urti durante tutto il periodo di
maturazione.

11.1.4.4 Controllo delle operazioni di disarmo


Attenendosi alle “Norme Tecniche emanate in applicazione dell'art. 21 della legge
5/11/1971 n° 1086” e al DM del 09/01/1996, il Responsabile dei getti stabilirà la data per
la rimozione delle casseforme.
La DL dovrà essere informata in anticipo delle operazioni di disarmo relative ad opere
importanti.
Tale data è riportata nella scheda relativa al getto. La DL dovrà essere informata in
anticipo delle operazioni di disarmo relative ad opere importanti.
Le operazioni di disarmo dovranno essere effettuate in accordo al punto 8.6 della Sez. VI.
Il Responsabile di C.Q., in fase di disarmo dovrà provvedere al controllo:
- della rimozione degli elementi metallici che dovessero sporgere dai getti;
- della presenza di irregolarità e sbavature inaccettabili;
- della superficie esterna dei getti, la quale non deve presentare difetti quali: macchie,
colorazioni, nidi d'ape, ecc.

11.1.5 Controlli di conformita' delle opere finite


Il controllo di accettazione dovrà avvenire secondo quanto specificato delle “Norme
Tecniche emanate in applicazione dell'art. 21 della legge n0 1086 del 5/11/1971”. Anche
per le opere principali quali:
- travi ed elementi in c.a.p. in genere
- impalcati
- pile e relative fondazioni
- spalle e relative fondazioni
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- opere di sostegno
- gallerie
- pali e paratie
- è richiesto il controllo di accettazione di tipo A secondo l'allegato 2 al D.M. del
09/01/1996 n° 55.

Le prove qualificate dall'APPALTATORE e approvate dalla DL saranno eseguite a cura


del Responsabile di C.Q. nel laboratorio di cantiere e in laboratori ufficiali secondo
quando richiesto dalle norme.
La frequenza delle prove è stabilita in base alle norme; i risultati saranno riportati in un
registro di cantiere nel quale saranno annotati:
- la data e l'ora del prelievo;
- il numero identificativo dei campiono prelevati, corrispondente a quanto annotato nella
scheda di getto;
- il codice di identificazione della scheda dei getti e del relativo P.C.Q.;
- il risultato delle prove come risultante dai certificati di laboratorio e il loro codice
identificativo.
La DL potrà richiedere prove e prelievi integrativi, ove necessario.

11.2 Confezionamento conglomerato cementizio

11.2.1 Campi di applicazione

La presente specifica si applica a tutti i tipi di conglomerato cementizio prodotti in impianti


già qualificati dall'APPALTATORE ed approvati dalla DL e utilizzati per le opere
identificate dal contratto per i lavori civili necessari per la realizzazione del
Quadruplicamento passante ferroviario Porta Susa-Stura nel nodo di Torino.
Il modello da applicare per la gestione e certificazione dei controlli è il PCQ.
Per il controllo ed il mantenimento dei requisiti prestazionali del cls nella fase di
confezionamento saranno compilate presso la centrale di betonaggio le schede di
registrazione dei dati SR-14 ed SR-15 abbinate al certificato MC-01.
I modelli citati sono contenuti nel documento “Prescrizioni per l'esecuzione di forniture e
lavori in assicurazione qualità”.

11.2.2 Documenti di riferimento


La presente specifica fa riferimento alla documentazione di tipo contrattuali a tutta la
documentazione di progetto quale disegni, specifiche tecniche ecc.; alle seguenti norme e
regolamenti:

- Legge 26/05/65 n. 595


- D.M. del 14/01/66
- D.M. del 03/06/68
- D.M. del ¼/83
- D.M. del 20/11/84
- UNI 6132, 6133, 6135, 6324, 6393, 6395, 7087, 7101, 7120, 7122, 7163, 7549, 7928,
8019, 8145, 8520, 8991, 9156, 9858
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- CNR B.U. nn. 4, 27, 34


- ASTM C 123,C127,C128,C136.

11.2.3 Materiali impiegati


Per il confezionamento dei conglomerati cementizi è previsto e consentito l’utilizzo dei
materiali aventi le Caratteristiche indicate nella Sez. VI al Capitolo 3.

11.2.4 Controlli di prequalificazione


Sia le fonti di approvvigionamento dei materiali che gli impianti di confezionamento del cls
debbono essere preventivamente qualificati dall'APPALTATORE, e approvati dalla DL ove
esplicitamente indicato, prima del loro utilizzo.
Di seguito sono elencati i requisiti qualitativi richiesti per la loro accettabilità e le modalità
di qualifica.

11.2.4.1 Cemento
Saranno ammessi alla fornitura tutti quei cementifici che siano in grado di garantire
forniture pari, in quantitativo, alla massima richiesta della centrale di betonaggio asservita.

L’APPALTATORE dovrà trasmettere alla DL un dossier per approvazione del (dei)


nominativo (i) prequalificato (i) allegando i seguenti documenti:
- una relazione riportante il tipo di cementi forniti e per ognuno di questi la capacità
massima di fornitura dell'impianto in t/gg
- i certificati di prova dei cementi emessi dal fornitore, che dimostrino la conformità di
questi alle specifiche indicate nel presente Capitolato.

11.2.4.2 Aggiunte (ceneri volanti e microsilice)


La qualificazione della fonte di approvvigionamento sarà fatta dall'APPALTATORE con la
produzione di un dossier composto dai seguenti documenti:
- relazione tecnica riportante la tipologia e la capacità massima di fornitura dei prodotti
- un verbale di conformità dei prodotti alle caratteristiche riportate sul presente
Capitolato redatto in base a prove di laboratorio; i certificati delle prove saranno
allegate al verbale

L’APPALTATORE trasmetterà alla DL il dossier di qualificazione.

11.2.4.3 Aggregati
Per la qualifica dei fornitori degli aggregati si procederà diversamente a seconda dei due
seguenti casi:

a) Aggregati provenienti da cava


Nel caso di prelievo da cava, intendendo per cava una Azienda che estragga,
frantumi e vagli materiali litoidi costantemente da uno stesso luogo in cui è situato
l'impianto o un luogo scelto dall'APPALTATORE dal quale estrarre, frantumare,
vagliare detti materiali, l’APPALTATORE dovrà:
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- qualificare la cava mediante l'analisi tecnico/amministrativa della cava stessa,


impiegando un modulo di qualificazione del tipo indicato nell'allegato 2
- sottoporre dei campioni di cava ad una analisi presso un laboratorio ufficiale che
certificherà la conformità dei materiali ;
- quantificare la probabile quantità di materiale estraibile dalla cava stessa
- redigere un verbale riportante i risultati della suddetta qualificazione, gli esiti
delle prove sui materiali e la capacità di fornitura della cava
Il dossier composto dalla documentazione come sopra elencato e da una chiara
identificazione della cava sarà trasmesso alla DL per approvazione.
b) aggregati provenienti da scavo
L'APPALTATORE dovrà qualificare sia lo scavo che l'impianto di frantumazione e
vagliatura che utilizzerà.
Per lo scavo dovrà:
prelevare campioni dal fronte di scavo e sottoporli ad una analisi presso
un laboratorio ufficiale limitatamente alle seguenti prove:
contenuto di solfati e cloruri
potenziale reattività in presenza di alcali
perdita di massa per urto e rotolamento, secondo UNI 8520 parte 19a, per gli
aggregati grossi
equivalente in sabbia secondo UNI 8520 parte 15 per la frazione fine
determinazione dei coefficienti di forma e appiattimento secondo UNI 8520 parte
18a.
redigere una relazione tecnica sui mezzi e le metodologie impiegate per l'estrazione.

Per la qualificazione dell'impianto di frantumazione e vagliatura:


effettuare l'analisi tecnico/amministrativa dell'impianto, impiegando un modulo di
qualificazione del tipo indicato nell'allegato 2
sottoporre dei campioni trattati nell'impianto ad analisi presso un laboratorio ufficiale
che certificherà la conformità dei materiali alle specifiche riportate al punto 3.
precedente
redigere un verbale riportante i risultati della suddetta qualificazione, gli esiti delle
prove sui materiali e la capacità di fornitura dell'impianto

Tale documentazione costituirà il dossier di qualificazione sia dello scavo che


dell'impianto di frantumazione e vagliatura connesso.
Il dossier composto dalla documentazione come sopra elencato e da una chiara
identificazione sia della zona di scavo che dell'impianto sarà trasmesso alla DL per
approvazione.

11.2.4.4 Acqua d'impasto


Se l'acqua necessaria al confezionamento dei conglomerati cementizi sarà prelevata da
fonti (pozzi, sorgenti, ecc.) situate nell'area di effettuazione degli impasti,
l'APPALTATORE effettuerà la qualificazione di tali fonti mediante prove di laboratorio
mirate all'accertamento dei parametri caratteristici indicati al paragrafo 3.4 della presente
Sezione, nonché alle normative di legge di cui ai DD.MM. del 3/6/68 e del 1/4/83.
Si dovrà redigere un verbale contenente le indicazioni necessarie a qualificare le
condizioni del prelievo.
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I campioni prelevati (2 serie) sigillati e contrassegnati, saranno inviati ad un laboratorio


ufficiale per le analisi (1° campione) e conservati con cura dall'APPALTATORE per
eventuali riprove (2° campione).
Tale documentazione costituirà il dossier di qualificazione per la fonte e l'acqua d'impasto.
Il dossier sarà trasmesso alla DL insieme ad una chiara identificazione della fonte
utilizzata.

11.2.4.5 Additivi e disarmanti


Saranno ammessi i fornitori che siano in grado di adempiere ai dettami ed alle specifiche
del contratto, in accordo alle presenti prescrizioni di C.Q., e di garantire forniture congrue
con le esigenze dei lavori.
L'APPALTATORE dovrà redigere un dossier di qualificazione contenente i seguenti
controlli e informazioni:
il tipo di additivi e disarmanti forniti
la capacità massima di fornitura
una relazione tecnica sui dosaggi e benefici conseguenti e sulle modalità di impiego
attestato di conformità del prodotto alle norme UNI vigenti.
risultati delle prove previste nelle precedenti specifiche tecniche
L’APPALTATORE trasmetterà alla DL il dossier di qualificazione del fornitore per
approvazione.

11.2.5 Qualificazione impianti e mezzi di confezionamento

11.2.5.1 Centrale di betonaggio


La qualifica della centrale di betonaggio, e la verifica della sua capacità a produrre
calcestruzzi con caratteristiche in accordo a quelle indicate nel presente Capitolato,
avverrà dopo la procedura di verifica della taratura dell'impianto, le cui modalità di
esecuzione sono riportate in allegato 4.
L'APPALTATORE effettuerà la qualifica dell'impianto e redigerà una relazione delle
verifiche tecniche effettuate che attesti l'esistenza e l'efficienza di tutti i mezzi e le
apparecchiature secondo quanto indicato al punto 6.1. della Sez. VI ed in particolare dei:
Sistemi di dosaggio automatico
Sistemi di controllo dei dosaggi e delle granulometrie
Silos di stoccaggio del cemento sfuso ed eventuali silos per additivi
Magazzini cemento insaccato
Sistemi di prelevamento degli inerti
Sistemi di misura umidità di sabbie e inerti
Sistemi di lavaggio inerti

Per il controllo del mantenimento degli standard operativi, il Responsabile di Controllo


Qualità dell'APPALTATORE dovrà assicurare che le centrali/impianti di confezionamento
dei conglomerati cementizi provvedano a:
- registrare, con frequenza minima giornaliera e comunque ad ogni significativo cambio
di condizioni termo-igrometriche, sull'apposito modulo i valori ottenuti dai controlli
manuali e dalle letture fornite automaticamente dalle sonde, relativi all'umidità di tutte
le classi di aggregati presenti nelle tramogge. Sullo stesso modulo andranno registrati
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gli eventuali interventi attuali sugli strumenti di cui è dotata la centrale per correggere
l'eventuale disuniformità di lettura.
- controllare e registrare sull'apposito modulo, con frequenza minima di due volte al
giorno, il valore dello slump dei carichi di partenza dalla centrale, confezionando ogni
volta almeno una coppia di cubetti per verificare la resistenza a 28 giorni. Il valore
dello slump rilevato in Centrale deve essere riportato dall'operatore sulla bolla di
accompagnamento.
- predisporre e tenere aggiornato il registro le Non Conformità riscontrate durante
l'operatività della Centrale (carichi con dosaggi fuori limite di accettabilità, slump al di
fuori del range di accettabilità relativo alla classe di consistenza, autobetoniere
rifiutate dal cantiere con relative motivazioni, etc.).

Tale documentazione dovrà essere resa disponibile a cura dell'Appaltatore su richiesta


della DL.
I moduli allegati in fac-simile al documento "Prescrizioni per l'esecuzione di forniture e
lavori in assicurazione qualità" dovranno essere compilati a cura del responsabile di CQ
dell'impianto di betonaggio.

11.2.5.2 Betoniere
L’APPALTATORE. Dovrà accertarsi preliminarmente dello stato di efficienza ed idoneità
dei mezzi, in particolare del tipo di manutenzione svolta periodicamente ed accertare che
tali verifiche risultano sistematicamente annotate su una apposita scheda di
manutenzione del mezzo custodita sul mezzo stesso.

11.2.6 Prequalifica delle tipologie di conglomerato cementizio


La presente specifica si riferisce allo studio preliminare di qualificazione del MIX DESIGN
del conglomerato cementizio in accordo al punto 4 della Sez. VI.
La qualificazione avverrà a cura dell'APPALTATORE. e dovrà essere effettuata almeno
45 giorni prima dell'inizio dei getti.
La suddetta qualifica potrà essere effettuata presso il laboratorio qualificato
dall'APPALTATORE e approvato della DL o presso il laboratorio del fornitore, se
approvato ufficialmente, o presso un laboratorio ufficiale.
La procedura di qualifica è articolata in tre fasi:
1° fase: prove sui materiali
2° fase: prove di impasto
3° fase: prove sui conglomerati cementizi e produzione della documentazione relativa
ai materiali, agli impasti e ai mezzi impiegati.
Tutte le suddette fasi saranno eseguite per ogni tipo e classe di conglomerato cementizio
prodotto e impiegato dall'APPALTATORE. I limiti di accettabilità di tutte le caratteristiche
saranno quelli indicati dal presente Capitolato e dalla normativa vigente.
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11.2.6.1 Fase 1: prove sui materiali

11.2.6.1.1 Materiali costituenti la miscela d'impasto


Si dovranno elencare i materiali impiegati, indicandone provenienza, tipo e qualità. A tale
elenco saranno unite le documentazioni comprovanti la conformità alle specifiche del
presente Capitolato, e precisamente:
- cemento:
- prove previste dalla legge 595/65 e dal D.M. 09/03/88 n0 126, del D.M. 13/09/93
G.U. 22/09/93;
- analisi chimica dei contenuti di C3A e C4AF + 2C3A
- Sabbie:
- modulo di finezza (UNI 7163)
- contenuto passante al vaglio 0,075 mm. (UNI 7163)
- contenuto di argilla
- contenuto di parti leggere e vegetali (ASTM CI 23)
- contenuto di solfati
- contenuto di cloruri solubili
- contenuti di sostanze organiche (UN! 7163) equivalente in sabbia (CNR-B·U· n·27)
curva granulometrica (ASTM C136 o UNI 7163 parte B))
- Inerti grossi:
- esame petrografico
- contenuto passante al vaglio 0,075 mm. (UNI 7163)
- contenuto di argilla
- contenuto di parti leggere e vegetali (ASTM CI 23)
- contenuto di solfati
- contenuto di cloruri solubili
- degradabilità ad attacchi di sostanze solfatiche
- massa volumetrica ed assorbimento (ASTM C 128, C 127)
- resistenza a compressione semplice (CNR n.4)
- coefficiente di forma e appiattimento (UNI 7163)
- perdita di massa per urto e rotolamento (CNR 34)
- resistenza ai cicli di gelo-disgelo
- potenziali reattività in presenza di alcali
- curva granulometrica (ASTM C 136 o UNI 7163 parte B)

- Acqua d'impasto:
- contenuto di solfati
- contenuto di cloruri
- contenuto di acido solforico
- contenuto totale dei sali minerali
- contenuto sostanze organiche
- contenuto sostanze solide sospese

- Aggiunte:
- perdita al fuoco;
- contenuto di solfati;
- contenuto di cloruri;
- contenuto di ossidi;
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- stabilità volumetrica;
- trattenuto;
- massa volumica;
- attività pozzolanica;
- superficie specifica;
- carbone libero;
- umidità;
- P H.

- Additivi:
- effetto fluidificante a riduzione d'acqua;
- mantenimento della lavorabilità;
- effetto ritardante o accelerante;
- aria inglobata;
indice di efficienza DOT per gli antievaporanti·

11.2.6.1.2 Conglomerato cementizio fresco


Dopo aver prodotto i campioni di prova del conglomerato su di essi si effettueranno le
seguenti prove e si produrranno i certificati relativi:
determinazione abbassamento al cono (UNI 9418)
determinazione acqua essudata (UNI 7122)
dosaggio cemento e rapporto acqua/cemento (UNI 6393)
contenuto totale di cloruri
massa volumica (UNI 6324)
omogeneità (vedi allegato 1.A

11.2.6.1.3 Conglomerato cementizio indurito


Si effettueranno le seguenti prove e si produrranno i certificati relativi:
- determinazione resistenza caratteristica a compressione (DM 14/02/1992 eseguite
secondo quanto prescritto dall'UNI 6132)
- massa volumica

ed ove richiesto:
- resistenza agli attacchi chimici (vedi punto 4.6.65)
- resistenza al gelo (vedi punto 4.6.5).
Le prove indicate andranno a costituire una “Relazione” di prequalifica della miscela
che verrà inviata per informazione alla DL, prima della effettuazione delle prove di
qualifica dei Mix all'impianto e che sarà vincolante per la qualifica.

11.2.6.1.4 Fase 1: Prequalifica del Cls (Studio del Mix Design)


Le prove di qualifica devono essere precedute e supportate da uno studio (Mix Design)
per consentire all’Appaltatore la scelta dei materiali da impiegare, la scelta della
composizione della miscela, (curva granulometrica, tipo e dosaggio dei materiali, rapporto
A/C, slump, additivi, ed eventuali aggiunte).
Il Mix Design dovrà essere progettato da un laboratorio preventivamente qualificato dal
Appaltatore ed approvato dalla DL.
Per lo studio del Mix Design l’Appaltatore utilizzerà componenti preventivamente
qualificati, e, ove previsto, approvati dalla DL.
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L’Appaltatore, definite le caratteristiche del Mix Design, effettuerà n° 8 prove di impasto in


betoniera, di cui:
- quattro con il dosaggio ed il rapporto a/c previsti dal progetto del Mix;
- due con lo stesso dosaggio ma con un rapporto a/c maggiore di circa 2 centesimi;
- due con lo stesso dosaggio ma con un rapporto a/c minore di circa 2 centesimi.
Per ogni impasto verranno confezionati n. 14 cubetti, per le prove di rottura a
compressione a 1, 3, 7, 14, 28, 60 e 90 giorni, su due cubetti a ciascuna scadenza,
presso un laboratorio qualificato.
La prova a 3 giorni potrà essere costituita con quella a 48 ore, a giudizio del progettista
del Mix.
Con i risultati ottenuti fino alle prove a 28 giorni, andranno costruite le curve di andamento
delle resistenze nel tempo e di variazione della resistenza in funzione del rapporto a/c e/o
dello slump.

11.2.6.1.5 Fase 2: Qualifica del Cls


Le prove di qualifica del Cls andranno eseguite in impianti già qualificati o che abbiano
almeno superato positivamente tutte le procedure di taratura delle bilance, dei dosatori,
delle sonde e di controllo del software di gestione.
Le miscele qualificate in un impianto di betonaggio s'intenderanno qualificate e quindi
convenzionabili anche in altri impianti, purchè qualificati.
All'impianto di betonaggio tutte le prove e i prelievi verranno effettuati da un laboratorio
ufficiale/autorizzato.
Questi, prima dell'inizio delle prove, effettuerà un doppio campionamento di tutti gli
aggregati, cemento, additivi ed acqua, dalle tramogge, silos e cisterne.
Un campione dei vari componenti verrà utilizzato dal laboratorio ufficiale/autorizzato per
effettuare le prove sui materiali, previste dal Capitolato, l'altro opportunamente sigillato,
verrà conservato dall’appaltatore e comunque tenuto a disposizione della DL per un
periodo massimo di 90 giorni.
Sempre prima dell'inizio delle prove si eseguirà la determinazione dell'umidità delle varie
classi di aggregato grosso per essiccazione. Per le sabbie, l'umidità delle varie classi di
aggregato grosso per essiccazione. Per le sabbie, l'umidità determinata per essiccazione,
verrà comparata con quella data dalle sonde posizionate nell'impianto, onde verificate la
loro taratura.
Verificata la corrispondenza della composizione della miscela inserita nei software di
gestione, registrata la temperatura dell'acqua di impasto e dell'aria, si procederà ad
effettuare un carico di almeno 4 mc di cls.
Dopo aver accertato dal documento di carico, che l'impasto è avvenuto nel rispetto della
tolleranza dei singoli componenti e trascorso il tempo minimo necessario per garantire
l'omogeneità dell'impasto (t' = n mc + 2'), si procederà ad effettuare le prove sul cls fresco,
sempre ad opera del laboratorio ufficiale/autorizzato nel seguente modo:
1) ad 1/5 di scarico della betoniera:
- slump;
- massa volumica;
- aria inglobata;
- acqua essudata;
- temperatura del cls;
- trattenuto di aggregato al setaccio di 4 mm;
- prelievo di 8 cubetti;
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- controllo della composizione del cls fresco UNI 6393 (limitatamente al contenuto
d'acqua)

2) ai 4/5 di scarico della betoniera:


- slump;
- trattenuto di aggregato al setaccio di 4 mm (per prova di omogeneità rispetto al
valore del primo quinto);
- prelievo di 8 cubetti;

La prova a compressione verrà eseguita dal laboratorio ufficiale/autorizzato a ciascuna


delle seguenti scadenze: 1,3,7,14,28,60, 90 giorni di maturazione su due cubetti, ad
eccezione di quella a 28 gg. che sarà eseguita su quattro cubetti.
La qualifica si intenderà positivamente superata allorquando:
il valore Rm della resistenza a compressione a 28, sarà:

- per cls 20 MPa ≤ Rck ≤ 25 MPa Rm ≥ Rck + 25%


- per cls 30 MPa ≤ Rck ≤ 35 MPa Rm ≥ Rck + 20%
- per cls Rck ≥ 40MPa Rm ≥ Rck + 15%

con il valore minimo di ogni singolo provino R1 ≥ Rck + 3,5 MPa.


Il valore dello slump sia conforme alla classe di consistenza dichiarata, inoltre a scopo
conoscitivo, si potranno eseguire anche prove del mantenimento della lavorabilità
eseguendo lo slump a 60' - 90'.
i valori dello slump ad 1/5 e 4/5, eseguito dopo 30', non differiscano tra di loro più di 3 cm;
l’aria inglobata, per calcestruzzi aerati, sia conforme ai valori prescritti nella tabella al
paragrafo 4.6.4 e, per il cls standard ≤ al 3,0% come da norma;
il valore dell'acqua essudata, secondo UNI 7122/89, non superi il valore dello 0,1%
dell'acqua totale dell'impianto;
nella prova di omogeneità, la differenza in percentuale in peso del materiale trattenuto
non vari più del 10% sui due campioni;
il dosaggio dell'acqua ottenuto con l'effettuazione della prova UNI 6393/72 non si scosti
più del 5% rispetto ai valori indicati nella stampa di carico;
il valore della massa volumica dia ± 3% rispetto quella del mix di prequalifica.

Al termine dell'attività di qualifica relativa a ciascuna miscela di cls, a fronte dei certificati
del Laboratorio Ufficiale, verrà compilato un “Dossier di qualifica”, che verrà inviato alla DL
per approvazione.

11.2.6.2 Fase 3: documentazione


Si dovrà produrre una relazione di qualificazione per ogni tipo e classe di conglomerato,
alla quale, in base anche alle prove di cui alle fase 1 e 2, si dovranno allegare i seguenti
documenti:
- elenco dei materiali impiegati, indicante provenienza, tipo e qualità dei medesimi;
- certificati di conformità dei materiali costituenti la miscela d’impasto;
- certificato della massa volumica reale s.s.a., massa volumica reale ed apparente ed
assorbimento, per ogni classe di inerti, secondo UNI 7549/76 parti 4a-6a;
- studio granulometrico;
- tipo e dosaggio del cemento;
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- rapporto acqua/cemento;
- tipo e dosaggio degli eventuali additivi;
- proporzionamento analitico della miscela e resa volumetrica;
- valore della consistenza misurata al Cono di Abrams;
- risultati delle prove preliminari di resistenza a compressione e curve di resistenza nel
tempo;
- curve di resistenza in funzione dei valori di slump e del rapporto a/c;
- preparazione di provini per la determinazione delle caratteristiche di durabilità del
conglomerato cementizio;
- caratteristiche dell'impianto di confezionamento;
- sistemi di trasporto, di getto e di maturazione.

11.2.6.3 Approvazione della DL


Le documentazioni di cui sopra verranno trasmesse alla DL.
Questa, dopo l’esame dei documenti e dopo l’esecuzione degli impasti di prova,
approverà, se le riterrà idonee, l’impiego delle miscele oggetto di qualifica, con
l’emissione, per ogni tipo e classe di conglomerato cementizio, di un apposito documento
di approvazione
L’approvazione da parte della DL non solleverà, in base alle norme vigenti, in alcun modo
l’APPALTATORE dalle sue responsabilità.
Copia del documento di approvazione farà parte del dossier di qualifica di ogni singolo
getto

11.2.7 Controlli in corso d'opera


Il Responsabile di CQ dell’APPALTATORE dovrà predisporre una pianificazione dei
controlli periodici previsti per il cls nelle specifiche seguenti relativamente ai materiali
componenti, al confezionamento, agli impianti e mezzi d'opera. Tale documento dovrà
riportare oltre i dati identificativi del Fornitore/fornitura oggetto della verifica, il tipo di
controllo e frequenza, il calendario delle ispezioni, la indicazione della struttura
responsabile del controllo (Laboratorio, Ufficio Approvvigionamenti, Controllo Qualità,
etc.), la tipologia della certificazione da acquisire.
Il piano dei controlli in corso d'opera dovrà essere finalizzato al monitoraggio e
mantenimento degli standards iniziali di qualifica e dovrà essere inviato per informazione
alla DIREZIONE LAVORI a cura del Responsabile di CQ dell'Appaltatore. Tale documento
sarà aggiornato con cadenza periodica in funzione degli esiti delle verifiche effettuate e
delle tempistiche di attuazione delle eventuali azioni correttive richieste. Il calendario delle
verifiche dovrà comunque essere modulato per garantire l'attuazione dei controlli in base
alla frequenza minima indicata in specifica.

11.2.7.1 Cemento
Ogni lotto di cemento, che dovrà provenire da cementificio qualificato, sarà accettato
dietro presentazione di certificato del fornitore riportante la composizione del prodotto.
Si dovranno effettuare, per ogni 1000 t (500 tl impiegato in galleria) di cemento
proveniente da un singolo fornitore, le verifiche seguenti:
- Caratteristiche generali, secondo L.595/65, D.M. 09/03/88 n° 126, D.M. 13/09/93 G.U.
22/09/93.
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- Analisi chimica del contenuto di C3A.


- Analisi chimica del contenuto di C4Af + 2C3A.

Le prove avverranno presso laboratorio qualificato dall'APPALTATORE e approvato da


DL o presso un laboratorio ufficiale.
In corso d'opera l’Appaltatore dovrà effettuare le verifiche anche con prelievi da eseguirsi
in contraddittorio con il Fornitore, da autocisterne piombate all'arrivo presso l'impianto di
betonaggio.
La copia dei certificati di ogni singola prova, riportanti l'identificazione del lotto controllato
e del fornitore, il laboratorio certificante e la data di prova, faranno parte del dossier di
qualificazione del conglomerato cementizio in sede di getto.
Tali verifiche dovranno comunque essere effettuate ogni qual volta la DL lo richieda in
base a particolari motivazioni tecniche.
In aggiunta a quanto sopra indicato per ogni 10.000 ton di ciascun tipo di cemento
utilizzato dovrà essere acquisito nel dossier di qualificazione una attestazione del
Cementificio che dichiari il valore medio e l'intervallo di variabilità di ciascun requisito
previsto dalla norma UNI/ENV 197/1 relativi alle prove del mese precedente.

11.2.7.2 Ceneri volanti e microsilica


Dovranno essere eseguite delle prove fisiche, chimiche e granulometriche dei prodotti, al
fine di verificare le caratteristiche richieste di cui al punto 3.2.2.
Le verifiche saranno effettuate con la frequenza di prova indicata sulle tabelle riportate ai
punti sopra citati e con ceneri volanti (o microsilica) provenienti da una stessa sede o lotto
di fornitura.
L'esito di ogni prova dovrà essere riportata su certificato, indicando inoltre l'identificazione
del Lotto, il laboratorio e la data della prova.
Le prove avverranno presso laboratorio qualificato dall'APPALTATORE e approvato da
DL.
Tali verifiche dovranno comunque essere effettuate ogni qual volta la DL lo richieda in
base a motivate esigenze tecniche.
La copia dei certificati faranno parte del dossier di qualificazione del conglomerato
cementizio in sede di getto.

11.2.7.3 Aggregati
Sarà controllata la conformità degli inerti alle caratteristiche indicate al punto 3.3 (secondo
Norma UNI 8520/86 parte 2a).
Le verifiche avverranno almeno in ragione 1 volta per ogni cambio di cava e/o scavo e di
impianto di frantumazione e vagliatura.
Tali verifiche dovranno comunque essere effettuate per ciascuna fornitura equivalente a
20.000 m3 di calcestruzzo confezionato ed ogni qual volta, in base a motivate esigenze
tecniche, la DL lo richieda o quando vengano riscontrati difetti o non conformità alle
specifiche del conglomerato cementizio o quando le caratteristiche del materiale appaiono
difformi dal quelli già testate e qualificate.
Nel caso di approvvigionamento da scavo in galleria si controlleranno i materiali, con
prelievo dal fronte di scavo; tali prove saranno limitate al:
contenuto di solfati e cloruri con frequenza giornaliera;
alla potenziale reattività in presenza di alcali con frequenza settimanale;
alla perdita di massa per urto e rotolamento, secondo UNI 8520 parte 19a,
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all'inizio ed a ogni successiva variazione litologica.


Tutte le prove saranno effettuate presso laboratorio qualificato dall'APPALTATORE e
approvato dalla DL o presso laboratorio ufficiale.
La copia dei certificati di ogni singola prova, riportanti l'identificazione dei lotto controllato
e della fonte di fornitura, il laboratorio certificante e la data di prova, costituiranno il
dossier di qualificazione del conglomerato cementizio in sede di getto. Nel caso di cambio
della fonte di approvvigionamento, copia dei certificati sarà inoltre trasmessa alla DL con
le medesime modalità di cui sopra.
Nel caso di riscontrata reattività agli alcali si comunicherà alla DL le misure adottate per
escludere il fenomeno.

11.2.7.4 Acqua d'impasto


Le prove di analisi dovranno determinare le caratteristiche di cui al punto 3.4. Tali prove
avverranno con una frequenza di una prova ogni 90 giorni, o con frequenza maggiore se
indicato dalla DL; le prove saranno comunque effettuate ad ogni cambio di fonte di
approvvigionamento idrico. Nel caso di approvvigionamento da pozzi le analisi dovranno
essere ripetute ogni 14 giorni.
La copia dei certificati di prova, riportanti l'identificazione dei laboratorio certificante e la
data di prelievo, faranno parte del dossier di qualificazione del conglomerato cementizio in
sede di getto.
L'impiego degli additivi dovrà essere preventivamente sperimentato, dichiarato nel mix
design della miscela e quindi approvato dalla DL.
Nel caso di cambio, della fonte di approvvigionamento, copia dei certificati sarà inoltre
trasmessa alla DL con le medesime modalità di cui sopra.

11.2.7.5 Additivi
Gli additivi da impiegare dovranno essere muniti di certificato del fornitore di conformità
alle norme.
Copia di tale certificazione, unitariamente ad una scheda tecnica riportante tipo, dosaggi
ed effetti dell'additivo, sarà inviata alla DL e sarà allegata al dossier di qualificazione del
conglomerato cementizio in sede di getto.

11.2.8 Controlli sul confezionamento


I documenti di certificazione seguenti, saranno allegati al dossier di qualità del
conglomerato cementizio in sede di getto.
Tutte le prove saranno effettuate presso il laboratorio di cantiere qualificato
dall'APPALTATORE e approvato dalla DL o presso un laboratorio ufficiale.
I certificati di ogni singola prova, riporteranno i dati identificativi del lotto, data di prelievo e
laboratorio di prova.

11.2.8.1 Granulometria
Sarà controllata la granulometria degli inerti secondo le modalità UNI 8520/86 parte 3a e
parte 5a nonché della UNI 7163/79 Appendice B - e in accordo alle caratteristiche del
presente Capitolato indicate al punto 4.2.
Le prove avranno una frequenza di 1 a settimana e comunque di almeno 1 ogni 5.000 mc
di inerte impiegato nel confezionamento del lotto.
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11.2.8.2 Dosaggio di acqua e cemento


Si effettuerà la prova in riferimento alla Norma UNI 8520/86 parte 13a, per la condizione
“satura a superficie asciutta”.
La prova sarà effettuata secondo la norma UNI 6393/72 con una frequenza pari a 2.000
mc di conglomerato cementizio.
Prove aggiuntive potranno essere richieste dalla DL in base a motivate esigenze tecniche.

11.2.8.3 Temperature operative


Si dovrà verificare almeno 2 volte al giorno le temperature atmosferiche e le temperature
di miscelazione degli impasti.
Tali temperature dovranno rientrare nei limiti di cui al punto 5.3. La temperatura di
miscelazione sarà riportata sul dossier di qualificazione di ogni impasto.

11.2.8.4 Conglomerati cementizi resistenti al gelo


Si verificherà, presso un laboratorio di cantiere approvato o presso laboratorio Ufficiale il
coefficiente di permeabilità secondo prova riportata in Allegato 1 punto b, con limite di
accettabilità inferiore a 10E-11 cm/s.
Se prescritto o richiesto dalla DL si dovrà inoltre determinare la resistenza ai cicli di gelo-
disgelo, secondo UNI 7087/72.
Il certificato della prova sarà riportata sul dossier di qualificazione di ogni miscela.
Nel caso vengono adoperati additivi aeranti, per ogni lotto dovrà essere controllato il
contenuto di aria occlusa mediante prova eseguita secondo UNI 6395/72.
I limiti di accettabilità saranno quelli indicati al par. 4.9. La prova sarà effettuata presso un
laboratorio qualificato dall'APPALTATORE e approvato dalla DL.
.
11.2.8.5 Conglomerati cementizi esposti ad attacchi chimici
Si dovranno verificare le rispondenze dei conglomerato cementizio al progetto e
comunque alle prescrizioni indicate al punto 4.6.5.
La classe di resistenza e il tipo di cemento impiegato saranno comunicate alla DL.
I risultati delle verifiche saranno riportate sull'apposito certificato da conservare nel
dossier qualificazione del conglomerato cementizio.

11.2.8.6 Impianti e mezzi

11.2.8.6.1 Centrale di betonaggio


L’impianto approvato dovrà essere di tipo automatizzato e dovrà essere verificato, in
particolare per quanto concerne le bilance, almeno ogni 2 mesi.
Si redigerà allo scopo una relazione tecnica che attesti l'esistenza e l'efficienza di tutti i
requisiti richiesti dal Capitolato di Costruzione.
Le tarature periodiche delle bilance saranno invece effettuate almeno una volta l'anno,
salvo indicazioni diverse da parte della DL, con le stesse modalità riportate nella
procedura allegata (all. 4).
Tutte le bilance tarate dovranno avere applicato un cartellino riportante la data di taratura
e la scadenza.
L'APPALTATORE trasmetterà tale documentazione alla DL.
Nel corso della fornitura il CQ dell'APPALTATORE dovrà effettuare delle ispezioni presso
gli impianti al fine di accettare che il tenore di umidità di tutti gli aggregati sia rilevato con
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la frequenza indicata al punto 5.1 e conseguentemente sia corretta automaticamente (o


manualmente in assenza di sonde di rilevamento) la quantità dell'acqua di impasto.
Le ispezioni dovranno evidenziare tramite la compilazione di apposito verbale che il
sistema di gestione e controllo dell'impianto sia conforme a quanto indicato dalle
specifiche.

11.2.8.6.2 Betoniere
L'APPALTATORE dovrà accertarsi periodicamente dello stato di efficienza dei mezzi, in
particolare dello stato di usura delle lame e dell'accumulo di conglomerato indurito o
legante.
Tale verifica avverrà ogni 4000 mc e almeno ogni mese e sarà annotata su una apposita
scheda di manutenzione del mezzo, custodita sul mezzo stesso.

11.2.8.7 Prove e controlli in corso d'opera sul Cls


In corso d'opera il cls ed i suoi componenti verranno sottoposti a controlli e prove, la cui
frequenza e i cui limiti di accettabilità sono quelli previsti dal Capitolato. Qualora l'impasto
venisse eseguito con premiscelatore, il prelievo per le prove previste ad esclusione della
consistenza, può essere effettuato presso il laboratorio dell'impianto.
Se al controllo della lavorabilità (misura dello slump) nel luogo di getto, risultasse detto
valore inferiore fino a 3 cm rispetto al limite minimo della classe di consistenza, è
ammessa l'aggiunta di superfluidificante dello stesso tipo utilizzato per il confezionamento
del cls in questione, in quantità predeterminata, sulla base di prove specifiche
preventivamente effettuate per ogni mix.
L'aggiunta dovrà essere registrata sulla bolla di consegna a cura del laboratorio e del
Responsabile del getto e comunque dovrà essere effettuata entro 90 minuti dal momento
del confezionamento all'impianto, così come risulterà dalla bolla di trasporto.
I risultati delle prove previste, ordinati cronologicamente e per zone di getto, verranno
esaminati dal Controllo Qualità dell’APPALTATORE . per verificarne la conformità alle
prescrizioni tecniche applicabili.
La conformità/accettazione del calcestruzzo indurito, sarà valutata secondo i criteri della
Legge 1086 del 5 novembre 1971, e del D·M. 14 febbraio 1992 - Allegato 2 punto 5.1
“Controllo di accettazione tipo A”.
Per raggiungere l'obiettivo di mantenere le caratteristiche prestazionali di ciascuna
miscela (magroni esclusi) costanti nel tempo, il Controllo Qualità del GC, in una prima
fase lavorativa, relativamente a ciascuna miscela usata, dovrà registrare ed elaborare i
risultati delle prove eseguite su ciclo di produzione di n° 75 prelievi e riportarli in un
diagramma sul quale è individuata una banda predeterminata di oscillazione, che avrà
come limite inferiore il valore Rck + 3,5 Mpa, e come limite superiore il valore della
resistenza massima ottenuta in qualifica sui quattro provini rotti a 28 gg.
Dopo l’esito delle prove, verrà definita, in funzione degli intervalli di variazione ottenuti,
una carta di controllo che indichi una fascia di oscillazione delle resistenze entro la quale
la produzione possa essere considerata “controllata”. Verranno inoltre definiti, qualora nel
corso della produzione/fornitura alcuni risultati uscissero dalla fascia, i criteri di
valutazione e di controllo e gli interventi correttivi da attivare, per ripristinare la costanza
“di qualità” della produzione nel tempo.

In particolare, in funzione del numero di risultati che escono dalla fascia, verranno attivati
accertamenti e/o controlli integrativi, quali ad esempio:
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- verifica delle modalità di miscelazione;


- verifica delle modalità di confezionamento dei prelievi;
- verifica della modalità di stagionatura durante le prime 24 h;
- verifica della taratura degli impianti;
- verifica delle sonde per la determinazione dell'umidità degli inerti;
- verifica della curva granulometrica degli inerti;
- verifica del cemento utilizzato mediante prove su malta plastica;
- al fine di individuare le cause dell'abbassamento dello standard qualitativo, e porvi
tempestivamente rimedio.

L’APPALTATORE dovrà dare evidenza oggettiva (es: emissione di verbali) delle


anomalie riscontrate e degli interventi correttivi adottati.
La relativa documentazione prodotta verrà gestita come “Documentazione di registrazione
della qualità” e tenuta a disposizione della DL.
Nel corso della produzione/fornitura i limiti delle fasce potranno essere riesaminati ed
aggiornati.
Una miscela di calcestruzzo che è stata qualificata con miscelazione in autobetoniera
può, in corso d'opera, essere confezionata anche con miscelazione all'impianto
(premiscelatore).

11.3 Prequalifica dei ferri d'armatura per calcestruzzo armato

11.3.1 Campi di applicazione


La presente Specifica si applica a tutti i tipi di forniture di acciai per ferri d'armatura di
opere in conglomerato cementizio armato.
I controlli saranno registrati nei Certificati compresi nei P.C.Q. dei manufatti in
calcestruzzo nelle posizioni relative a:
verbale accettazione acciai d'armatura
certificati prove su acciai in cantiere.

11.3.2 Documenti di riferimento


La presente Specifica fa riferimento alla documentazione di tipo contrattuale; a tutta la
documentazione di progetto quale disegni, specifiche tecniche ecc.; alle norme e
prescrizioni di legge applicabili, anche se non espressamente richiamate.

11.3.3 Qualificazione dei fornitori


Saranno ammessi alla fornitura di acciai per costruzioni civili soltanto fornitori
prequalificati dall'APPALTATORE.
L'APPALTATORE, prima dell'approvvigionamento dei materiali dovrà trasmettere una
lettera di notifica alla DL con il nominativo del fornitore da cui intende approvvigionarsi, i
tipi di acciai e le caratteristiche della gamma delle barre richieste e i verbali di qualifica del
fornitore.

11.3.4 Controlli sui materiali


Ogni lotto di barre di acciaio controllate in stabilimento dovrà essere munito di
documentazione del fornitore, secondo la Normativa vigente, che certifichi gli avvenuti
controlli.
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Tale certificazione dovrà essere allegata al dossier di qualificazione dell'opera in


calcestruzzo armato per la quale il lotto è stato impiegato.
L'acciaio ponente ogni otto dovrà recare in modo visibile i contrassegni di riconoscimento.
In cantiere o in stabilimento di prefabbricazione dovranno essere effettuate le prove
previste dalla normativa vigente.
La DL potrà comunque disporre l'effettuazione di controlli ulteriori con le modalità da essa
stessa indicate, in base a motivate esigenze tecniche.

11.3.5 Controlli in accettazione


All'arrivo del materiale in cantiere e/o in stabilimento di prefabbricazione saranno effettuati
dei controlli di accettazione.
Questi saranno documentati tramite la compilazione di un apposito verbale.
I controlli riguarderanno l'accertamento della provenienza del materiale da fornitore
qualificato, l'esistenza dei certificati di origine e dei contrassegni sulle barre d'acciaio, la
corrispondenza della fornitura di documenti d'ordine, l'assenza di ruggine, grasso ed altri
elementi pregiudizievoli per l'impiego in opera della fornitura. Da ogni partita saranno
prelevate delle barre campione con le modalità indicate al punto 10, per il controllo del
peso effettivo delle barre.
Il materiale rifiutato dovrà essere immediatamente stoccato in apposita area di
segregazione.

11.3.6 Controlli in corso d'opera


Le gabbie di armatura dovranno essere assemblate mediante legatura doppia incrociata
con filo di ferro ricotto di diametro non inferiore a 0.6 mm.
Nel caso di gabbie assemblate con parziale saldatura l'acciaio dovrà essere del tipo
saldabile e rispondente ai requisiti del punto 2.2.6 del D.M. 09/01/96. La saldatura dovrà
essere autorizzata dalla DL dietro preventiva presentazione di una idonea procedura di
lavoro che esplichi le modalità di esecuzione, materiali ed attrezzature, nonché la qualifica
dei saldatori. Nel caso di impiego di manicotti l'APPALTATORE dovrà consegnare
preventivamente alla DL le schede tecniche dei prodotti da utilizzare.

11.4 Manufatti prefabbricati in conglomerato cementizio

11.4.1 Campi di applicazione


La presente procedura si applica a tutti i tipi di manufatti prefabbricati. In particolare la
presente procedura risponde alle prescrizioni del punto 6 d di questa stessa sezione di
capitolato.
I modelli di PCQ da applicare saranno di due tipi.
La struttura di CQ del Prefabbricatore dovrà predisporre un modello di PCQ, in
ottemperanza alle prescrizioni della presente specifica, con il quale gestirà le fasi di
controllo della produzione. movimentazione e stoccaggio dei manufatti presso l'impianto
di produzione. Tale modello sarà contenuto nel Piano di Qualità di produzione che dovrà
essere redatto per ciascun impianto di prefabbricazione e presentato per l'approvazione
della DL almeno 60 gg. prima dell'utilizzo delle relative lavorazioni.
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Le fasi di controllo delle operazioni di stoccaggio, movimentazione e posa in opera presso


i cantieri di costruzione saranno gestite mediante il modello PCQ QMP ed il relativo
certificato MP0l contenuto nel documento “Prescrizioni per l'esecuzione di forniture e
lavori in assicurazione qualità”.

11.4.2 Documenti di riferimento


La presente procedura fa riferimento:
alla documentazione di tipo contrattuale;
a tutta la documentazione di progetto quale disegni, specifiche tecniche ecc.;
alle seguenti norme e regolamenti:
❑ legge 1086 del 5/11/1971
❑ DM 09/01/1996 (Norme tecniche emanate in applicazione dell'art. 21 della
suddetta legge)
❑ Norme per il calcolo e la costruzione di strutture a grandi pannelli, di cui alla
circolare del Ministero Lavori Pubblici n. 6090 dell'11/8/1969 e successivi
aggiornamenti
❑ D.M. del 03/12/1987, n. 39 - Norme tecniche per la progettazione, esecuzione e
collaudo delle costruzioni prefabbricate
❑ Circolare Min. LL.PP. 16/03/1989 n. 31104 - Istruzioni in merito alle Norme
tecniche per la progettazione, esecuzione e collaudo delle costruzioni
prefabbricate.

11.4.3 La prequalificazione degli impianti di produzione


Le attività di prefabbricazione debbono essere preventivamente approvate dalla DL a cui
l'APPALTATORE deve sottoporre un dossier contenente:
- elenco delle parti d'impianto da sottoporre a prefabbricazione e produzione periodica o
totale che si intende realizzare in ogni impianto di prefabbricazione;
- nominativo o descrizione dell'impianto di prefabbricazione;
- documentazione di qualifica del suddetto impianto;
- prove sperimentali a cui è stato assoggettato l'eventuale prototipo;
- metodologie di costruzione;
- Piano di Qualità per la costruzione dei componenti da prefabbricare;
- qualifica del laboratorio interno per le prove sui materiali.

L'APPALTATORE trasmetterà alla DL una lettera di notifica con allegata la


documentazione di qualifica suddetta.
La DL ricevuto il relativo dossier, dopo l'esame dei documenti e dopo aver proceduto alle
ulteriori indagini che ritenesse necessarie, approverà l’impianto di prefabbricazione.
Per quanto riguarda le attività di controllo e qualifica per la preparazione del dossier
l’APPALTATORE dovrà seguire le prescrizioni di seguito elencate.

11.4.3.1 Qualificazione dell'impianto


La procedura di qualificazione consisterà nell'esame delle attrezzature e delle modalità di
esecuzione degli elementi di fabbrica.
a) Attrezzature
Si dovranno controllare tutte le attrezzature da usare nella prefabbricazione, quali
impianti di betonaggio, piani vibranti, spazi di produzione opportunamente coperti e
di stoccaggio, ecc. anche in conformità a quanto indicato nel punto 6.1.
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Per le centrali di betonaggio ci si atterrà a quanto indicato a riguardo nella “Specifica


di C.Q. per il confezionamento del conglomerato cementizio”.
Le altre attrezzature dovranno altresì presentarsi in stato di piena efficienza e
funzionalità, nonché di dimensioni adeguate a soddisfarle le esigenze della
produzione che si intende assegnare all’impianto.
b) Si dovranno descrivere e valutare le modalità di esecuzione delle lavorazioni, in
particolare:
tempi e modi di produzione;
metodi di vibrazione;
metodi di stagionatura;
metodi di stoccaggio e trasporto.
Le verifiche di qualificazione saranno riportate in una apposita relazione redatta dal
Responsabile di C.Q. dell’APPALTATORE, in funzione della tipologia dell’impianto
da qualificare.

11.4.3.2 Qualificazione dei materiali


Per la qualifica dei materiali varrà quanto indicato nella presente sezione relativa agli
acciai di armatura ed ai calcestruzzi.
Pertanto restano a carico dell’APPALTATORE tutti gli obblighi relativi alle modalità di
qualifica delle cave di fornitura degli inerti, alla prequalifica degli impianti di produzione,
alla qualifica del laboratorio interno dello stabilimento, allo studio e all’approvazione dei
mix design da parte della DL.
11.4.4 Controlli in corso di prefabbricazione

L’APPALTATORE dovrà garantirsi che il sistema di C.Q. dell’impianto di prefabbricazione


predisponga, per ogni tipologia di manufatto prefabbricato, un P.C.Q. ed un piano di
stagionatura. Tali documenti saranno contenuti nel Piano di Qualità di produzione che
dovrà essere presentato alla approvazione della DL per ogni impianto di prefabbricazione.
Il P.C.Q. dovrà riportare le verifiche richieste dalla legge, ed in particolare quanto
prescritto dal D.M. 09/01/1996 “Norme tecniche emanate in applicazione dell’Art. 21, L.
1086/71” e dalle “Norme per il calcolo e costruzione di strutture a grandi pannelli” della
circolare del Ministero dei LL.PP. n° 6090 dell’11/08/69.
Esso dovrà anche tener conto dei controlli elencati nelle due Specifiche di C.Q. relative
agli acciai, al di confezionamento e posa in opera delle opere in calcestruzzo, ed essere
in accordo a quanto indicato nella presente sezione.
In particolare per i prefabbricati in cemento armato precompresso si dovranno seguire
anche le prescrizioni elencate nell’allegato n. 1.
Il PdQ preparato dalla struttura di CQ del Prefabbricatore farà parte del Dossier di
Qualifica dell’impianto di prefabbricazione da presentare per l’approvazione della DL.

11.4.4.1 Verifiche in corso di costruzione


Il sistema di C.Q. dell’impianto di prefabbricazione dovrà effettuare tutti i controlli richiesti
nel P.C.Q. in applicazione di quanto previsto al punto 6 e preparare, per ogni elemento o
lotto prefabbricato, il relativo dossier di C.Q. che dovrà accompagnare le opere in oggetto
all’atto della consegna in cantiere.
Il responsabile di C.Q. dell’APPALTATORE dovrà definire preventivamente ed inserire nel
P.C.Q. le fasi vincolanti alle quali lui, o suoi superiori, intendono presenziare.
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In fase di approvazione del PdQ la DL indicherà nel P.C.Q. di produzione le fasi vincolanti
alle quali intende presenziare.

11.4.5 Controlli in corso di messa in opera


Anche per le operazioni di messa in opera dei manufatti il Responsabile di C.Q. dovrà
compilare il P.C.Q. di queste attività con i controlli di seguito specificati.

11.4.5.1 Verifica dell’identificazione del manufatto


Si dovrà verificare che ogni elemento prefabbricato sia marcato, in modo inalterabile, in
conformità ai disegni o al catalogo di produzione per permetterne in qualsiasi momento la
sicura identificazione e la data di produzione.
Se il pezzo risulta di peso superiore alle 20 tonnellate si controllerà che sia riportato
anche il peso.
La conformità della marcatura alle specifiche sarà annotato sul P.C.Q..

11.4.5.2 Controllo sull’idoneità e sulle protezioni degli elementi


All’arrivo in cantiere dei manufatti prefabbricati il Responsabile di C.Q. dovrà accertarsi
che essi siano accompagnati dai dossier di C.Q. sopra descritti.
Si dovrà controllare che, in tutte le fasi di lavorazione e trasporto, siano stati adottati gli
adeguati provvedimenti di protezione ed effettuare le verifiche di cui al punto 6.8 e 6.9.
Prima della messa in opera si procederà su ogni singolo elemento ad un esame visivo, in
accordo al P.C.Q., del pezzo al fine di accertarsi che non presenti alcun difetto, nonché
alla verifica dimensionale, nel rispetto delle tolleranze ammesse (punto 6.11), mediante
misurazioni.
L’esito delle verifiche sarà annotato sul P.C.Q.
Gli elementi non idonei saranno scartati e stoccati in un a apposita area di segregazione.

11.4.5.3 Controlli durante la posa in opera


Prima dell’esecuzione di qualsiasi montaggio di manufatti prefabbricati, dovrà essere
notificato alla DL un apposito piano di monitoraggio e/o varo. Il Piano dovrà definire per
ciascuna tipologia di manufatto il lotto minimo di monitoraggio (elemento, campata, parte
d’opera etc.) per il quale sarà emesso un singolo certificato di C.Q. (Modello MP01).
La data di messa in opera del prefabbricato dovrà essere notificata alla DL.
Dopo la posa in opera di ogni elemento si verificherà il corretto posizionamento (vedi
punto 6.9 e mantenimento in posizione dello stesso in modo che risulti stabile e resistente
sia a tutte le azioni esterne che al peso proprio.
Tali verifiche saranno annotate sul P.C.Q.
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11.5 Prefabbricati in cemento armato precompresso

11.5.1 Controlli sulle casseforme


Si dovranno effettuare i controlli di conformità alle specifiche di progetto e con le
tolleranze indicate al punto 6.2.
I controlli effettuati saranno riportati sul P.C.Q.

11.5.2 Controlli sulle armature

11.5.2.1 Posizionamento
Si dovranno effettuare i seguenti controlli di conformità alle specifiche di progetto:
- Controllo sul tipo, sul tracciato e sulla sezione di ogni singolo cavo
- Controllo sui dispositivi speciali, come ancoraggi fissi, mobili, intermedi, manicotti di
ripresa, ecc.
- Controllo della predisposizione e del posizionamento di tubi di sfiato per le guaine
come prescritto
- Controllo del posizionamento delle armature in genere con le tolleranze indicate al
punto 6.3.
Cavi d’armatura e dispositivi speciali dovranno essere forniti di documentazione
riportante:
- identificazione del lotto e provenienza
- idoneità del materiale
- certificazioni allegate delle caratteristiche dei materiali
I controlli effettuati saranno riportati sul P.C.Q.

11.5.2.2 Messa in tensione


La messa in tensione delle armature dovrà avvenire per mezzo di apparecchiature già
qualificate.
L’APPALTATORE, prima delle operazioni di messa in tensione, dovrà eseguire il progetto
dettagliato delle modalità di applicazione della precompressione ed inviarlo, per
informazione, alla DL.
Durante le operazioni di tesatura e delle eventuali ritarature delle tensioni, si dovranno
registrare su un apposito modello:
i tassi di precompressione
gli allungamenti totali o parziali di ogni cavo
Il modello compilato sarà trasmesso in copia alla DL e costituirà il dossier di qualificazione
del manufatto precompresso, insieme alla documentazione di cui sopra.

11.5.2.3 Iniezione delle guaine


Prove di qualificazione della pasta cementizia
Le prove di qualificazione della pasta cementizia saranno le seguenti:
- certificazione di qualificazione delle materie costituenti la miscela, secondo le
prescrizioni e modalità indicate nella procedura di C.Q. relativa alla qualificazione del
calcestruzzo. Si dovrà inoltre verificare l’assenza di cloruri, polvere di alluminio, coke o
altri agenti che provocano espansione mediante formazione di gas;
- misurazione del rapporto a/c, predeterminato sperimentalmente;
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- fluidità della pasta d'iniezione al cono di Marsh; la prova sarà effettuata mediante la
misura del tempo di scolo di 1000 cmc di miscela attraverso un ugello di 8 mm di
diametro;
- misura dell'essudazione e del tempo di riassorbimento effettuata su 1000 ml di
miscela in cilindro graduato di φ = 60 mm e h=450 mm. dopo un tempo di riposo di 3
ore;
- verifica di assenza di ritiro;
- determinazione dell'espansione su provini di dimensioni standard e misurata in acqua
dopo 2 giorni;
- misurazione del tempo di inizio presa a 20°C ed umidità relativa del 75%, secondo
D.M. 3/6/68 - “Nuove norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei
cementi”;
- misura della resistenza a trazione per flessione a 8 gg. che dovrà essere superiore a
4MPa;
- misura della resistenza a compressione semplice a 28 gg. su provini cubici di lato 7
cm. o 10 cm.

Le prove suddette saranno effettuate presso un laboratorio approvato e certificate.


Gli esiti saranno riportati sul P.C.Q. ed i certificati allegati al dossier di qualificazione
dell'opera.
La miscela sarà confezionata in una impastatrice che dovrà essere già stata qualificata a
rispondere alle prescrizioni di cui al punto 9.4.3.
Il tempo di miscelazione sarà determinato di volta in volta mediante prova al cono di
Marsh.
Prima della iniezione si verificherà che la miscela venga passata attraverso un setaccio di
maglia 2 mm di lato ed il trattenuto sia scartato.

Iniezioni della pasta cementizia


Durante le fasi di iniezione delle guaine si dovrà eseguire la misura della fluidità sulla
pasta cementizia in uscita ed in entrata, con le modalità indicate al punto “c)” precedente.
Le fluidità misurate saranno confrontate tra loro e si continuerà l'iniezione fino a che
risulteranno uguali ( ± 4 sec), fermo restando i limiti di idoneità della miscela indicati al
punto 9.4.
Nel caso di interruzione di iniezione, si controllerà che il tempo intercorso fino alla ripresa
delle operazioni non sia superiore ai 5 minuti, annotando gli orari di interruzione e di
ripresa.
Al termine delle operazioni si controllerà che la guaina iniettata sia mantenuta per almeno
5 ore alla pressione di iniezione, annotando l'ora di termine delle operazioni e l'ora di
rimozione del rubinetto di tenuta.
Si dovrà controllare che le iniezioni siano eseguite entro 15 gg. dalla messa in tensione
delle armature di precompressione.
Si dovranno controllare le condizioni climatiche (temperatura e presenza di gelo) secondo
le modalità di cui al punto 6.2.4.2 del D.M. 09/01/1996.
I controlli relativi alle modalità ed alle tecniche di iniezione sottovuoto, dovranno essere
concordate con la DL.
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Controlli sul lavoro finito


saranno eseguite prove di tipo endoscopico almeno sul 20% dei cavi di precompressione,
in almeno 3 punti per ogni cavo (estremità e mezzeria nel caso di travi appoggiate) e
comunque in relazione all'andamento del tracciato.
In caso di esito negativo delle suddette prove le medesime potranno essere aumentate ad
insindacabile giudizio della DL.
Tutte le suddette verifiche saranno riportate sul P.C.Q.

11.5.3 Protezione delle armature dalle correnti vaganti


Si dovrà verificare la conformità dei collegamenti delle armature al terminale in ferro dolce
e la conformità di questo ed il suo posizionamento in luogo di facile accessibilità, secondo
quanto indicato al punto 10.6.
Nel caso di impiego alternativo di protezioni d'isolamento mediante sostanze dielettriche,
si verificherà l'idoneità di queste (certificandone il tipo, la provenienza e attestandone la
qualità) e si controllerà la corretta applicazione.
Le suddette verifiche saranno annotate sul P.C.Q..

11.5.4 Getto del calcestruzzo


Si richiamano, per quanto applicabili, i controlli previsti nei paragrafi 6 e 7 del presente
Capitolato.

11.5.5 Stagionatura
Il responsabile di C.Q. dovrà accertarsi che siano stati effettuati i controlli previsti al punto
6.5 e che venga rispettato il piano di stagionatura approvato.

11.5.6 Scassero
Il responsabile di C.Q. dovrà accertarsi che sia trascorso il tempo di stagionatura previsto
dal piano di stagionatura.

11.5.7 Controlli strutturali


Il responsabile di C.Q. dovrà verificare che siano stato eseguiti i controlli strutturali così
come previsti al punto 6.11 e specificatamente:
- effettuazione della misura delle deformate
- esecuzione delle prove di carico
L'esito delle verifiche sarà annotato sul P.C.Q.

11.5.8 Stoccaggio
Il responsabile di C.Q. dovrà verificare che lo stoccaggio sia eseguito in maniera propria e
più precisamente conforme a quanto indicato nel punto 6.7.
In particolare dovrà verificare i tempi minimi e massimi di stoccaggio. L'esito delle
verifiche sarà annotato sul P.C.Q.
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11.6 Strutture in acciaio

11.6.1 Campo di applicazione


L'oggetto della presente sezione riguarda le opere strutturali realizzate in struttura
metallica con acciai da carpenteria di tipo bassolegati al carbonio.
L'argomento della sezione viene suddiviso nelle sotto elencate voci:
- opere metalliche e miste acciaio - calcestruzzo
- rivestimenti protettivi delle strutture metalliche.

11.6.2 Oneri generali


a) Sarà cura dell'APPALTATORE procedere, in fase di redazione degli elaborati di
dettaglio, allo studio del piano di costruzione e montaggio delle strutture in funzione
delle attrezzature impiegate. Le sollecitazioni transitorie gravanti sui manufatti durante
le diverse fasi di montaggio dovranno essere compatibili con le caratteristiche statiche
degli elementi strutturali definitivi e transitori impegnati.
b) I disegni costruttivi delle opere e lo studio delle fasi di montaggio , completi di calcoli e
verifiche, ferma restando l'esclusiva e totale responsabilità dell'APPALTATORE, dovrà
essere preventivamente trasmesso alla DIREZIONE LAVORI per l’approvazione.
c) Le prove di carico prescritte dalle specifiche contrattuali, dai documenti di progetto ed
eventualmente richieste dalla DIREZIONE LAVORI in base a motivate esigenze
tecniche, così come quelle previste dalle leggi vigenti, saranno eseguite a cura e
spese dell'APPALTATORE.
d) Nella esecuzione dei lavori l’APPALTATORE dovrà fornire la manodopera, le
attrezzature, le opere provvisionali, i ponteggi in quantità e tipologia adeguate sia alla
esecuzione dei lavori che alla effettuazione delle prove di carico e di eventuali
controlli ed ispezioni.
e) Sarà cura dell'APPALTATORE eseguire o far eseguire tutte le prove ed i controlli
previsti dalle Specifiche di Controllo Qualità così come quelli aggiuntivi che la
DIREZIONE LAVORI ritenesse necessari ad assicurare la rispondenza del lavoro
eseguito alle specifiche ed agli standard qualitativi prefissati.
f) Per consentire la effettuazione delle prove in tempi congruenti con le esigenze di
avanzamento dei lavori, l'APPALTATORE dovrà provvedere, se del caso, alla
installazione in cantiere di uno o più laboratori attrezzati per l’esecuzione delle prove
previste dalle Specifiche di Controllo Qualità. Il laboratorio di cantiere dovrà avvalersi
di personale qualificato e numericamente adeguato al quantitativo di prove da
eseguire. Le prove da eseguire ai sensi della legge 5 novembre 1971 N° 1086 e
successivi aggiornamenti dovranno essere effettuate presso laboratori ufficiali
autorizzati.
g) Nel caso di lavori da eseguire in presenza d'acqua sarà cura dell'APPALTATORE
provvedere, con i mezzi più adeguati, all'aggottamento ed al contenimento della
stessa o, in alternativa, sarà sua cura adottare gli accorgimenti necessari per
l'esecuzione dei lavori in presenza d'acqua previa informazione alla DIREZIONE
LAVORI.
h) Per quelle opere che, per effetto di operazioni successive, possano rendersi
inaccessibili o comunque non ispezionabili, l'APPALTATORE dovrà sempre informare
la DIREZIONE LAVORI prima di procedere con le fasi successive. Nel caso in cui
l'APPALTATORE non ottemperi a quanto sopra, la DIREZIONE LAVORI potrà
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richiedere di mettere a nudo le parti occultate o di rendere comunque accessibili le


opere non ispezionate. Le prestazioni necessarie per quanto sopra dovranno essere
eseguite a cura e spese dell'APPALTATORE.
i) Sarà cura dell'APPALTATORE provvedere alla installazione della strumentazione,
alla rilevazione ed alla elaborazione dei dati concernenti il monitoraggio sia definitivo,
che in corso di realizzazione, delle opere così come previsto dal progetto.

11.6.3 Oneri per la sicurezza


Per la effettuazione dei lavori, l'APPALTATORE dovrà adottare tutti gli accorgimenti e le
cautele atte a garantire la sicurezza con particolare riferimento all'incolumità del personale
addetto ai lavori. A tal fine dovrà osservare e far osservare scrupolosamente le
prescrizioni delle leggi vigenti e, in particolare, le prescrizioni del piano di sicurezza.
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12. OPERE METALLICHE

Per la costruzione delle strutture metalliche, il Committente si dovrà avvalere di idonee


ditte qualificate ai sensi del D.P.R. 25/01/00 n° 34 per la categoria OS 18 “Componenti
strutturali in acciaio o metallo” .
Il nominativo del Costruttore dovrà essere comunicato alla Stazione Appaltante, per il
preventivo accertamento della capacità produttive.
La buona conservazione delle strutture metalliche in generale andrà salvaguardata
dall'attacco della corrosione, di norma, con la scelta di un adeguato ciclo di verniciatura
da individuarsi secondo le prescrizioni impartite dalla DIREZIONE LAVORI .
L'applicazione a spruzzo delle vernici è consentita solo con il sistema “airless”
subordinatamente al buon esito delle prescritte prove di laboratorio per accertare
l'idoneità del procedimento e dei prodotti da impiegare.
Altri sistemi protettivi potranno essere adottati previo benestare della DL, ovvero
individuati dagli aggiornamenti delle specifiche tecniche sopra richiamate. Qualunque sia
il sistema di protezione prescelto, dovranno essere sempre possibili ritocchi o riprese
anche a seguito delle eventuali riparazioni.
La durabilità sarà garantita anche con una giusta definizione, in fase di redazione degli
elaborati di dettaglio, di taluni particolari costruttivi, quali passi e distanze dai bordi dei
chiodi o dei bulloni contenuti in modo da evitare, anche con i pacchetti di lamiere meno
spesse, il formarsi di rigonfiamenti di ruggine.
Dovranno essere evitati ristagni di acqua o fenomeni di condensa curando la forma e la
disposizione delle membrature impiegate e prevedendo, ove necessario, opportune
forature di scolo.
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13. RIVESTIMENTI PROTETTIVI

I rivestimenti protettivi oggetto della presente sezione di capitolato dovranno essere


applicati su tutte le opere in ferro ad eccezione di quelle per le quali espressamente
indicato un diverso tipo di protezione o un particolare ciclo di protezione.
I tipi di protezione trattati nella presente sezione sono:
- verniciatura
- zincatura
- protezione antincendio.

13.1 Prescrizioni ed oneri particolari


L'APPALTATORE dovrà aver cura di immagazzinare e ritoccare tutte le parti di opera in
maniera tale da non danneggiare il rivestimento già applicato.
Ogni eventuale danneggiamento dovrà essere riparato mediante ritocchi del rivestimento
stesso; modalità di tali interventi dovranno essere opportunamente specificate
dall’appaltatore e comunicate per approvazione alla DIREZIONE LAVORI.
Tutti i prodotti vernicianti e/o solventi dovranno essere conservati secondo le modalità
previste dal fornitore, ed in ogni caso in luogo asciutto, areato non soggetto ad
esposizione diretta dei raggi del sole e non esposto al gelo. Particolare cura sarà posta
alla data di scadenza dei prodotti.
Tutti i materiali di risulta dovranno essere portati a discariche autorizzate, tenendo in
particolare conto il fatto che questi possono essere inquinanti.

13.2 Verniciature
13.2.1 Preparazione
Tutte le opere in ferro dovranno essere accuratamente sabbiate così come previsto dal
progetto e/o dalla tipologia dei materiali applicati.
Il livello di sabbiatura dovrà essere, come minimo, pari al grado SA 2-1/2 secondo lo
Svensk Standard SlS 05 59 00 - 1967- e tale da permettere in ogni caso un ottimo
attacco della mano di fondo del ciclo.

13.2.2 Cicli di verniciatura


Il rivestimento protettivo dovrà essere eseguito nel rispetto delle specifiche indicazioni di
progetto. Eventuali modifiche ai cicli di protezione previsti dovranno garantire un grado di
protezione maggiore o uguale al ciclo previsto e dovranno essere concordate con la
DIREZIONE LAVORI. In ogni caso dovranno prevedersi cicli adeguati agli ambienti
previsti e conformi alle norme UNI 9862, UNI 9863, UNI 9864, UNI 9865, UNI 9866, UNI
9867.
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13.2.3 Operazioni di ritocco

Le operazioni di ritocco saranno eseguite ad opera montata, la metodologia prevede:


Accurata spazzolatura meccanica e/o manuale delle parti interessate. Le zone a ferro
nudo dovranno presentare un grado di pulizia assimilabile al grado ST 3 secondo lo
Svensk Standard SlS 05 59 00 - 1967.
Applicazione a pennello di pittura epossipoliammidica “surface tollerant”

- peso specifico: 1450 g/l


- solidi in volume: % 80 ± 2
- spessore del film secco: in accordo al ciclo previsto
- colore: grigio metallizzato

Prima dell’applicazione del successivo strato finale bisognerà rimuovere dalle superfici gli
eventuali incoerenti depositatisi (polvere, unto, ecc.)

13.2.4 Controlli

Sugli elementi strutturali soggetti a trattamento superficiale dovranno essere eseguiti i


controlli di seguito riportati:
a) Controllo dell'aderenza secondo l'ASTM D-3359 metodo A (spess. sup. 125 micron) e
metodo B (spess. inferiore ed uguale a 125 micron), con risultati non inferiori a 4A e
4B.
b) Controllo dei tempi di essiccazione e sovraverniciatura secondo i metodi e le
prescrizioni dichiarate dai fornitori delle vernici.
c) Controllo dello spessore del film secco con idonei strumenti non distruttivi tipo
MICROTEST, DIAMETER od equivalente. Il numero dei controlli sarà in accordo a
quanto di seguito indicato.
d) Se, durante i controlli, si evidenzieranno difetti di verniciatura (gocciolamenti,
vescicamenti, ecc.) o aderenze, ecc. non conformi a quanto richiesto,
l'APPALTATORE è tenuto a riportare le superfici difettose nel grado d'accettabilità
richiesto.
e) Le superfici verniciate dovranno essere esenti da difetti tipo criccature fangose (mud-
cracking), gocciolature, sottospessori, eccessivi sovraspessori, bruciature (dry-spray),
ecc.
f) Misurazioni di spessore sul film secco
Misurazioni di spessore sul film secco dovranno essere rilevate sia su superfici
primerizzate che su quelle trattate con ciclo completo.
Per misurazione di spessore si intende la rilevazione strumentale dello spessore
secco.
Le misurazioni dovranno essere dei due tipi qui di seguito indicati:
f.1 - Misurazione "singola"
Per misurazione "singola" si intende il valore risultante dalla rilevazione strumentale
dello spessore in un solo punto.
f.2 - Misurazione "spot"
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- Per misurazione "spot" si intende il valore risultante dalla media di tre letture
"singole" eseguite in un'area compresa in un cerchio di circa 30 mm di diametro. Il
valore dello spessore risultante non dovrà essere inferiore al 90% dello spessore
minimo richiesto.
- La misurazione "spot" dello spessore dovrà essere ripetuta in cinque aree diverse.
La media aritmetica delle cinque rilevazioni "spot" non dovrà mai essere inferiore al
minimo spessore richiesto.
Quanto sopra descritto costituisce il numero di operazioni da fare per ottenere una
misura "spot".
In caso di sottospessore si ripeteranno misure "spot" addizionali in aree vicine, in caso
di risultato ancora negativo, l'APPALTATORE ripristinerà a proprio carico lo spessore
richiesto.
f.2.1 - Numero di controlli
Le misure "spot" andranno effettuate su tutta la lunghezza e su tutto il perimetro del
profilo inserendo nella verifica tutte le tipologie previste, nella misura di:

- Fino a 1000 m2 - un numero di misure "spot" equivalente al 1,5%


del totale della superficie.
- Da 1000 a 5000 m2 - un numero di misure "spot" equivalente al
0,75% del totale della superficie con un minimo
di 30.
- Da 5000 a 15.000 m2 - un numero di misure "spot" equivalente al 0,5%
del totale della superficie con un minimo di 75.
- Oltre 15.000 m2 - un numero di misure "spot" equivalente allo
0,25% del totale della superficie con un minimo
di 150.

13.2.5 Prove di accettazione dei prodotti

La DIREZIONE LAVORI effettuerà un controllo preventivo dei prodotti vernicianti che


dovranno provenire da produttori in possesso della certificazione UNI-EN ISO 9001.
Tutti gli oneri, nessuno escluso, per l’esecuzione delle prove saranno a carico
dell’Appaltatore

13.3 Zincatura
La protezione mediante zincatura di manufatti metallici, ove richiesta dai documenti di
progetto e/o da altre sezioni del presente Capitolato sarà eseguita con le seguenti
modalità:
- I materiali potranno essere sottoposti a trattamento di protezione mediante zincatura a
caldo; al riguardo si precisa che la stessa dovrà essere conforme alla norma EN ISO
1461.
- Prima della zincatura il materiale, in relazione al suo stato di conservazione (grado di
arrugginimento, ecc.), dovrà essere sottoposto oltre che al trattamento di decapaggio,
se necessario anche a quello di sabbiatura (grado Sa 2).
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Data: Ottobre 2006
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- Particolari accorgimenti dovranno essere adottati nella predisposizione degli elementi


da sottoporre a zincatura ed in particolare:
- le saldature non dovranno essere discontinue;
- dovranno essere opportunamente rimosse tutte le scorie di saldatura;
- non dovranno mai essere lasciati vuoti chiusi, in quanto l’aria e l’umidità presenti
all’interno di questi vuoti, a contatto col bagno di zinco, provocherebbero pressioni
pericolose con possibilità di esplosioni;
- dovranno essere sempre lasciati dei canali che consentano la libera circolazione
dell’acido e dello zinco;
- i piccoli pezzi (dadi, viti, manicotti, ecc) dovranno essere centrifugati e nella loro
costruzione occorrerà tener conto dello spessore dello strato di zinco.
I pezzi zincati dovranno essere immagazinati in luoghi ben areati, ed asciutti evitando
il contatto tra di essi quando ancora caldi.

La DlREZlONE LAVORI potrà fare accertare in ogni momento sui prodotti presenti in
cantiere la corrispondenza delle caratteristiche di resistenza, di composizione e di
applicazione.

13.4 Protezione antincendio

13.4.1 Protezione di strutture metalliche


La protezione di strutture di acciaio ove prevista sarà realizzata con vernice intumescente
omologata dal Centro Studi ed Esperienze Antincendi del Ministero dell’interno e dovrà
garantire una resistenza al fuoco pari a quella prevista in progetto:
La vernice intumescente sarà costituita da composti chimici idonei a rigonfiare alla
temperatura di circa 200 °C formando una schiuma termoisolante incombustibile, non
aderente al supporto metallico, avente spessore pari a 60-80 volte lo spessore iniziale.
Prima di applicare la vernice intumescente le strutture saranno sabbiate e protette con
una mano di antiruggine epossidico magro, al 20% di cromato di zinco dello spessore non
inferiore a 40 micron.
La vernice intumescente sarà applicata a pennello o a spruzzo nel numero di mani
occorrenti per ottenere una pellicola di spessore idonea a garantire la richiesta resistenza
al fuoco , ma comunque non inferiore a 1200 micron.
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14. SPECIFICHE CONTROLLO QUALITA’

14.1 Strutture in acciaio

Il Responsabile di C.Q. dell'APPALTATORE, sulla base del progetto e delle prescrizioni


tecniche contenute nel Capitolato Speciale, preparerà il Piano di Qualità di costruzione
relativo, PdQ, e lo invierà alla DIREZIONE LAVORI per approvazione, allegando la
documentazione, almeno 60 giorni prima dell'inizio delle lavorazioni.
Il PdQ sarà composto tra l'altro dai seguenti documenti:
- lista dei fornitori qualificati dall'APPALTATORE;
- specifica controllo fornitura per redazione degli ordini di acquisto e la verifica della
rispondenza dei materiali forniti (es. controllo della certificazione di qualità dei
materiali);
- piano di controllo dei materiali grezzi (profili laminati, lamiere, bulloni ecc.) con
indicazione delle modalità, del numero e dei tipi di prove da effettuarsi;
- piano di controllo dei materiali lavorati;
- WPS di saldatura comprensive delle prove di qualifica dei procedimenti da
utilizzarsi, ecc.;
- piano di controllo delle saldature;
- piano delle fasi costruttive con indicazioni in merito alle procedure da seguire nelle
principali fasi di lavorazione e i relativi controlli come ad es. :
- entrata lamiere in officina;
- taglio lamiere e cianfrinatura;
- taglio profili laminati;
- presabbiatura;
- saldatura
- altre lavorazioni (forature, alesature, ecc.);
- premontaggio in officina;
- sabbiatura;
- verniciatura (prima mano);
- trasporto;
montaggio in cantiere;
saldature in opera;
- bullonature (controllo serraggio);
chiodature (controllo della corretta esecuzione);
verifiche geometriche;
varo;
verniciatura (mani successive)
- prove di carico.

14.2 Controlli in fase di assemblaggio e posa in opera

L'APPALTATORE deve preparare il “Piano di montaggio delle strutture”, con l’elencazione


delle caratteristiche e tipologia delle attrezzature da impiegare e presentarlo alla
DIREZIONE LAVORI per approvazione.
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Dopo l'approvazione e prima della fase di montaggio, il Responsabile di C.Q. dovrà dare
comunicazione alla DIREZIONE LAVORI della data di inizio dei lavori.

14.2.1 Requisiti minimi richiesti ai fornitori di carpenteria metallica


L’incaricato dell’APPALTATORE per la qualifica dei fornitori di carpenteria metallica dovrà
accertare che i requisiti minimi di seguito elencati siano in possesso del fornitore stesso.
L’incaricato della qualifica redigerà una relazione in cui esporrà chiaramente il proprio
giudizio sull’accettabilità del fornitore.
I requisiti minimi richiesti sono:
- Presenza di una procedura di C.Q. con la definizione delle attività di controllo
normalmente eseguite, delle aree funzionali di applicabilità, con l’indicazione dei
compiti e delle responsabilità delle funzioni direttive ed operative interessate al
processo produttivo e delle modalità di qualifica del personale addetto ai controlli
- Presenza di apparecchiature adatte ai controlli normalmente eseguiti, con le relative
procedure di gestione e taratura; in alternativa, il fornitore dovrà dimostrare di servirsi
in modo continuativo di laboratori qualificati per l’esecuzione delle prove e controlli
non eseguiti in stabilimento
- Presenza di ufficio tecnico qualificato per la progettazione dei manufatti prodotti, in
accordo alle leggi, regolamenti e buone regole di ingegneria
- Presenza di un ufficio acquisti in grado di garantire il reperimento di materiali in
possesso dei requisiti di qualità richiesti dal progetto e dalle Norme
- Presenza di dettagliati cicli di produzione e lavorazione, e capacità di elaborare i :
Piani Fabbricazione Controllo/Piani di Controllo Qualità
Presenza nella organizzazione aziendale, della funzione di C.Q. in grado di verificare la
rispondenza della progettazione e costruzione alle specifiche e ai Piani Fabbricazione
Controllo/Piani di Controllo Qualità.

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