Dcca 550 A
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POLITECNICO DI TORINO
PROGETTO D I R A D D O P P I O
PARCHEGGIO PLURIPIANO COPERTO
PROGETTO ESECUTIVO
PROGETTAZIONE TIMBRI
OGGETTO: TAV.
SOMMARIO
1. PREMESSA 8
2. DESCRIZIONE DELLE OPERE 10
2.1 Blocco A -E 11
2.2 Blocco B – D 11
2.3 Blocco C 11
3.1 Premessa 13
6.6 Disarmo 61
7. MAGRONI E MALTE 63
7.1 Magroni 63
1. PREMESSA
L’intervento relativo al presente progetto esecutivo fa parte del Lotto B del progetto di
raddoppio del Politecnico di Torino e riguarda, nell’ambito l’insediamento del Nuovo
Centro di Ricerca all’interno della Cittadella Politecnica di Torino, la realizzazione del
nuovo parcheggio pluripiano coperto..
Tutto il Lotto B nel suo complesso sarà concluso per fasi nel momento in cui saranno
ultimate le maniche da 16 in continuazione degli scavalchi e si configurerà come un
edificio ”unico” e come entità separata dal resto degli altri edifici facenti parte del progetto
raddoppio.
Sono escluse da questo progetto le opere relative alla manica da 24 mt ed all’edificio
delle Dyno ( al quale il parcheggio è collegato mediante un cunicolo interrato) nonche le
opere previste nelle zone circostanti come il parcheggio pluripiano, l’area sportiva, la
caffetteria e la piazza del lotto B. E’ invece compreso nel presente appalto la
realizzazione di un muro di sostegno in c.a. tra le viabilità asse A e G.
L’edificio a base della presente gara si sviluppa su tre piani fuori terra (piano terra, primo
piano, piano copertura) aventi altezza netta non inferiore a m. 3.00, con un minimo sotto
trave di m 2.60 e da un piano interrato destinato al passaggio degli impianti, in
collegamento con la Manica da 24.
Le altezze sono state progettate in previsione di una riconfigurazione per una eventuale
espansione futura. In realtà tutta la struttura del parcheggio è stata configurata nella
previsione della realizzazione degli edifici dell’ultima fase del Master Plan.
Gli accessi al parcheggio avvengono dalle due rampe posizionate alle estremità
dell’edificio in continuità con la viabilità carrabile, nel lato posteriore della Manica da 24.
Tali rampe assicurano i collegamenti verticali tra i piani, hanno percorribilità
unidirezionale, così come le corsie di smistamento, la pendenza varia dal 6% al 14%, la
larghezza è pari a m 4.50. Le corsie di accesso alle zone di sosta hanno larghezza di m
5,30 ai piani terra e primo e di m 7,70 al pino secondo.
Le zone di parcamento hanno larghezza minima pari a 2,40 m e lunghezza variabile, a
secondo delle zone , con dimensione minima pari a m 5,00.
Complessivamente i posti auto ammontano a 220, precisando che nel conteggio sono
compresi i posti per motocicli (4 posti moto equivalenti a 1 posto auto come dalla
Circolare del Ministero degli Interni prevenzione incendi del 25.07.2000).
Nell’autorimessa sono stati inoltre previsti locali tecnici e locali di deposito per materiali da
utilizzare per i laboratori (vedi deposito bombole). Tali locali sono posti alla quota ±0.00, si
affacciano lungo la strada interna verso l’edificio banchi prova motori e sono collegati a
questo attraverso un cunicolo impianti posizionato a quota -3,60 m, a servizio esclusivo
della GMPT-E.
Il cunicolo interrato, che collega la Manica da 24 con il parcheggio, ha una dimensione
molto ridotta. Di fatto nel presente appalto si prevede esclusivamente la porzione
all’interno del profilo dell’edificio e la parte sotto la viabilità carrabile.
Il proseguimento del cunicolo sotto la Manica da 24 non è oggetto del presente appalto.
Date le notevoli dimensioni in lunghezza l’edificio è suddiviso da opportuni giunti in corpi
di fabbrica distinti ed indicati nelle planimetrie di progetto (A ÷ E).
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L’edificio nel suo complesso verrà realizzato in due fasi in modo da permettere
un’ottimizzazione delle lavorazioni ed un risparmio di tempo.
Tutti i blocchi si elevano per due piani fuori terra ad eccezione di una piccola zona
interrata per il blocco C e del corridoio di collegamento.
Le strutture sono in cemento armato ad elementi intelaiati e setti con presenza di travi
prefabbricate in c.a.p. pilastri in c.a.v. e solai alveolari tipo Spiroll. Nei blocchi di estremità
(Rampe) sono presenti anche solai a piattabanda. L’accessibilità pedonale ai piani è
garantita da 3 gruppi scala, mentre quella degli automezzi dalle due rampe elicoidali in
c.a.
Le fondazioni sono di tipo superficiale a platea di spessore variabile dai 40 cm ai 60 cm.
Sui blocchi A – C – E è previsto l’appoggio di un futuro fabbricato ampliamento. Per
questo motivo viene realizzata una sottofondazione a Jet-Grouting che aumenti la
capacità portante del terreno. Tale realizzazione è esclusa dal presente appalto.
Il corridoio interrato, realizzato sotto il piano stradale della viabilità interna, ha funzione di
collegamento tra il parcheggio ed i laboratori Dyno per il passaggio di alcuni impianti. A
lato del Corridoio è previsto anche l’interramento di 4 serbatoi metallici.
Le strutture sono state dimensionate considerando le azioni sismiche di 3° categoria, in
base alla nuova classificazione sismica ed in conformità alla Normativa Tecnica del D.M.
16.1.1996.
E’ stata effettuata un’analisi dinamica modale con spettro di risposta, in campo elastico
lineare.
Le strutture principali portanti sono considerate incernierate ai piastri, pertanto la struttura
(di tipo “pendolare”), trasmette la totalità delle azioni orizzontali alla struttura di
controventamento in c.a.
I parametri utilizzati per il calcolo delle azioni sismiche sono:
ε=1
β = 1.2
I = 1,2
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S=6
La fondazione è stata schematizzata con elementi piastra con vincolo elastico alla Winkler
opportunamente modificato in corrispondenza delle colonne di Jet-Grouting.
2.1 Blocco A -E
I due blocchi sono uguali e sono posti agli estremi del fabbricato. La dimensione in pianta
è di 18 x 24 m circa per due piani d’altezza più la copertura. L’interpiano è di 4.5 m circa.
La struttura è interamente in c.a. realizzata a setti e solette. Il nucleo centrale è costituito
da un elemento ellittico con funzione di serbatoio di accumulo per l’acqua dell’impianto
antincendio Sprinkler. Le rampe sono a piattabanda di spessore 30 cm e larghezza 4 m
circa e si attestano sui setti del serbatoio da una parte e su quelli perimetrali dall’altra.
In copertura prosegue solo il nucleo centrale che ha funzione anche di appoggio per il
futuro ampliamento.
Al piano terra vengono realizzati alcuni locali tecnici per l’alloggiamento degli impianti.
La fondazione è di tipo superficiale in c.a. a platea di spessore 60 cm. Dati i notevoli
carichi sul terreno dovuti alla presenza futura dell’edificio ampliamento viene realizzata
una sottofondazione a Jet-Grouting non oggetto però del presente appalto.
2.2 Blocco B – D
I due corpi parcheggio sono uguali ed opposti rispetto al blocco centrale C. Hanno forma
rettangolare e dimensioni in pianta 48 x 18 m e si sviluppano per due piani fuori terra. Il
piano terra è posto a quota di riferimento –0.40 m, il piano primo a 4.48 m e la copertura a
8.45. L’accessibilità pedonale ai piani è garantita da un gruppo scala per blocco.
La struttura è di tipo prefabbricato in c.a. con pilastri in c.a.v. e travi in c.a.p. Alle estremità
sono presenti 4 setti in c.a. di spessore 30 cm che assorbono insieme ai nuclei scala la
maggior parte delle azioni orizzontali.
I solai sono prefabbricati tipo Spiroll in c.a.p. di luce max 8 m ed altezza 25 cm per il piano
primo e 30 cm per il secondo. E’ previsto un getto collaborante in c.a. di spessore 8 cm da
realizzare in opera. Le travi sono a sezione a ‘L’ quelle di bordo e a ‘T’ rovescia quelle
centrali con mensole di appoggio per le lastre di solaio. La larghezza della suola è
variabile da 45 cm a 70 cm mentre l’altezza dell’anima è da 55 per quelle al piano primo e
da 70 per quelle del piano secondo. La maggiore dimensione delle strutture al piano 2° è
dovuta alla possibile destinazione d’uso a giardino pensile.
La fondazione è di tipo superficiale a platea con ringrossi (martelli) in corrispondenza dei
pilastri per contrastare possibili fenomeni di punzonamento. Lo spessore della platea è di
40 cm mentre i martelli hanno dimensione 170 x 170 cm ed altezza 60 cm (155x170x60
quelli di bordo).
2.3 Blocco C
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3. MODALITA’ ESECUTIVE
3.1 Premessa
- esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota del primo solaio;
- montaggio della struttura prefabbricata in c.a.p. fino a quota del primo solaio mediante
posizionamento dei pilastri prefabbricati, travi e pannelli di solaio, e montaggio delle
strutture metalliche accessorie;
- esecuzione dei getti di completamento sugli impalcati;
- esecuzione degli scavi ed interramento dei serbatoi carburanti, esecuzione del
cunicolo interrato di collegamento con edificio Dyno;
- esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota di copertura relativamente ai
blocchi A ed E ,costituenti i serbatoi di alimentazione degli impianti antincendio, ed alla
parte fontale del blocchi B e C ;
- montaggio della struttura prefabbricata con il posizionamento del secondo stadio dei
pilastri prefabbricati, montaggio delle travi e dei pannelli di solaio, fino alla quota di
copertura dei blocchi B e C;
- esecuzione dei getti di completamento degli impalcati e montaggio delle strutture
metalliche accessorie;
- montaggio delle strutture metalliche in copertura.
2) seconda fase (parte condizionata):
l’esecuzione delle opere di seconda fase costituisce il completamento delle opere
strutturali previste e verrà sviluppato secondo il seguente schema:
- completamento della platea di fondazione dei blocchi A ed E, della parte posteriore dei
blocchi B e C, realizzazione della platea di fondazione del blocco D: getto dello strato
di magrone, montaggio delle armature e delle apparecchiature di appoggio dei pilastri
prefabbricati, getto della piastra di fondazione per zone successive;
- esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota del primo solaio
(completamento dei blocchi A B C D E);
- montaggio della struttura prefabbricata in c.a.p. fino a quota del primo solaio mediante
posizionamento dei pilastri prefabbricati, travi e pannelli di solaio, e montaggio delle
strutture metalliche accessorie;
- esecuzione dei getti di completamento sugli impalcati;
esecuzione dei setti in c.a. gettato in opera fino alla quota di copertura ;
- completamento della struttura prefabbricata con il montaggio delle travi e dei pannelli
di solaio, fino alla quota di copertura;
- esecuzione dei getti di completamento degli impalcati e montaggio delle strutture
metalliche accessorie;
- realizzazione del muro di contenimento in c.a. relativo alla viabilità tratto lato Ex
Fucine.
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Le strutture del parcheggio varranno realizzate con resistenza al fuoco R=90. Poiché in
alcuni locali vengono richieste resistenze al fuoco più elevate ( R=120 per le rampe di
accesso, R=180 per i locali tecnici ), sono previsti dei rivestimenti appositi con spessori
adatti per tutte le superfici degli elementi strutturali esposti.
In particolare è previsto l’utilizzo di intonaco protettivo tipo Fassa Bortolo KP3 (o similari),
con i seguenti spessori :
-2÷3 cm per locali R=120
-3÷5 cm per locali R=180.
Per maggiori dettagli si rimanda alla relazione Antincendio ed alle tavole n.ST01-ST05.
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4. SPECIFICHE TECNICHE
Scopo
Le presente sezione di capitolato è relativa ai conglomerati e alle malte cementizie. Nel
seguito vengono definite le caratteristiche ammissibili per le miscele e per i loro
componenti e le modalità esecutive applicabili al fine di ottenere definite caratteristiche
prestazionali.
Campo di applicazione
Le prescrizioni si applicano ai soli calcestruzzi confezionati con aggregati normali e
definiti, secondo la UNI 9858 [3], con struttura chiusa.
Le prescrizioni si applicano al calcestruzzo per strutture gettate in sito, prefabbricate,
confezionato in impianto localizzato o in cantiere o all’esterno dello stesso o in
stabilimento di prefabbricazione, e ai componenti strutturali di edifici e opere in cui venga
utilizzato calcestruzzo non armato, armato o precompresso.
I controlli descritti al capitolo 14 e seguenti e le relative prescrizioni riguardanti eventuali
carenze e/o Non Conformità, si dovranno integralmente applicare alle opere per la cui
realizzazione è previsto l'impiego di almeno 300 m3 di calcestruzzo. Per quantità
complessive di calcestruzzo minori di tale limite verranno effettuati i soli controlli previsti
dalle norme di legge vigenti.
Preavvisi
Nel caso d'esecuzione di opere che, per effetto di operazioni successive, risultassero
inaccessibili o comunque non più ispezionabili, prima di procedere con le operazioni
successive l'Appaltatore dovrà darne informazione al Direttore dei Lavori; nel caso in cui
l'Appaltatore non ottemperi a quanto sopra, il Direttore dei Lavori potrà richiedere, a cura
e spese dell’Appaltatore, la messa a nudo delle parti occultate o che vengano rese
comunque accessibili le opere preventivamente non ispezionate.
Le presenti prescrizioni si intendono integrative delle Norme Tecniche vigenti quali il D.M.
09/01/96 emanate in applicazione all'art.21 della legge n.1086 del 05/11/1971 e delle
norme di legge vigenti in merito a leganti, aggregati, acqua di impasto ed additivi nonché
delle relative Norme UNI.
4.1.3.1 Cemento
Per i manufatti strutturali potranno essere impiegati unicamente i cementi elencati nella
norma UNI ENV 197/1 [7] che soddisfino i requisiti di accettazione previsti nella Legge
26/5/1965 n°595 [8] la cui classificazione è riportata in appendice 1, con esclusione del
cemento alluminoso e dei cementi per sbarramenti di ritenuta.
Nella stessa appendice si riporta la classificazione dei cementi in funzione della loro
resistenza ai solfati e al dilavamento secondo quanto previsto dalle norme UNI 9156 e
9606.
Il cemento dovrà provenire da impianti di produzione in grado di garantire la continuità e la
costanza della qualità della fornitura del tipo di cemento richiesto. I cementi utilizzati
dovranno essere controllati e certificati secondo quanto previsto nella Norma UNI ENV
197/1a [7] e, per quanto applicabile, nel D.M. 126 del 9/3/88 [10].
Su richiesta del Direttore dei Lavori l’Appaltatore dovrà consegnare copia delle bolle di
accompagnamento di tutte le singole forniture di cemento approvvigionate all’impianto.
I requisiti meccanici, chimici e fisici del cemento dovranno essere controllati
dall'Appaltatore per mezzo di prelievi, in contraddittorio con il fornitore, effettuati dalle
autocisterne presso l’impianto di confezionamento, durante la qualificazione e in corso
d'opera, secondo le modalità e le cadenze prescritte nella tabella seguente e in
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conformità a quanto previsto al punto 9.3.2. della Norma UNI-ENV 197/1 [7]. Copia di tutti
i certificati di prova dovrà essere consegnata al Direttore dei Lavori.
In caso di ambienti chimicamente aggressivi si dovrà far riferimento a quanto previsto
nelle Norme UNI 9156 [6] e UNI 9607 [9] e nei successivi paragrafi.
(*) Ogni 5.000 t se per ciascun cemento utilizzato l’Appaltatore consegnerà mensilmente
al Direttore dei Lavori un certificato del cementificio che riporti il valore medio, lo scarto
quadratico medio e il rango di ciascun requisito previsto dalla Norma UNI EN 197/1a
[7] relativi alle prove del mese precedente.
(**) Solo nel caso di ambienti chimicamente aggressivi
Le caratteristiche delle ceneri volanti devono soddisfare i requisiti delle UNI EN 450 del
settembre 1995 che sono indicati nella tabella che segue:
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Il dosaggio delle ceneri volanti non deve superare il 25% del peso del cemento. Detta
aggiunta non sarà computata in alcun modo nel calcolo del rapporto A/C. Se si utilizzano
cementi di tipo I, la quantità di ceneri potrà essere elevata fino al 33% del peso del
cemento e potrà essere computata nel dosaggio del cemento e del rapporto A/C con la
seguente proporzione (K):
CEM I 42.5 K = 0.4 del loro peso
CEM I 32.5 K = 0.2 del loro peso
Ove sia richiesto l’uso dei cementi resistenti ai solfati con basso tenore di C3A (alluminato
tricalcico) l’aggiunta non è consentita. La maggior richiesta d’acqua potrà essere
compensata con un maggior dosaggio di additivo.
Nella progettazione del Mix design e nelle verifiche periodiche da eseguire, andrà
comunque verificato che l’aggiunta di ceneri praticata non comporti un incremento della
richiesta di additivo, per ottenere la stessa fluidità dell’impasto privo di ceneri maggiore
dello 0,2%.
Si dovrà porre particolare attenzione al controllo in corso d’opera del mantenimento della
costanza delle caratteristiche granulometriche e fisico-chimiche che dovranno essere
comprese entro i valori indicati nella tabella seguente:
Il dosaggio della silica fume non deve comunque superare il 7% del peso del cemento.
Detta aggiunta non sarà computata in alcun modo nel calcolo del rapporto A/C. Se si
utilizzano cementi di tipo I potrà essere computata nel dosaggio di cemento e nel rapporto
A/C una quantità massima di tale aggiunta pari all'11% del peso del cemento; l'aggiunta di
microsilice sarà computata con le seguenti proporzioni K:
CEM I per A/C < 0.45 K = 2 del loro peso
CEM I per A/C >= 0.45 K = 2 del loro peso (*)
(*): per calcestruzzi soggetti alla carbonatazione ed ai cicli di gelo e disgelo K = 1.
Per calcestruzzi in cui sia richiesto un contenuto minimo di cemento di 300 kg/m3, non
potranno essere praticate riduzioni di dosaggio di oltre 30 Kg/m3.
La maggior richiesta d'acqua potrà essere compensata con un maggior dosaggio di
additivo.
Nella progettazione del mix design e nelle verifiche periodiche da eseguire, andrà
comunque verificato che l'aggiunta di microsilice praticata non comporti un incremento
della richiesta dell’additivo maggiore dello 0,2%, per ottenere la stessa fluidità dell'impasto
privo di silica fume.
4.1.3.3 Aggregati
Gli aggregati impiegati per il confezionamento del calcestruzzo, provenienti da vagliatura
e trattamento di materiali alluvionali o da frantumazione di materiali di cava, dovranno
avere caratteristiche conformi a quelle previste, per gli aggregati di classe A, nella Norma
UNI 8520/2a [13]. Le caratteristiche degli aggregati dovranno essere verificate:
- alla qualificazione;
- a ogni cambio di cava o del fronte di coltivazione della stessa cava;
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Il Direttore dei Lavori potrà autorizzare frequenze diverse in funzione delle caratteristiche
dei materiali utilizzati.
Sia le sabbie che gli aggregati grossi dovranno avere massa volumica reale non minore di
2.60 t/m3.
Per quanto riguarda gli aggregati esposti a rischio di reagire chimicamente con gli alcali
contenuti nel cemento si farà riferimento a quanto previsto ai punti successivi.
Se gli aggregati provengono da frantumazione di materiale proveniente da scavi in
sotterraneo (anche parzialmente) dovranno essere eseguite, oltre alle prove sopra
indicate, le seguenti:
- giornalmente: la determinazione del contenuto di solfati e cloruri;
- settimanalmente: un’analisi mineralogica mirata a rilevare elementi potenzialmente
reattivi agli alcali, integrata da prove di potenziale reattività in presenza di alcali.
Il Direttore dei Lavori potrà autorizzare frequenze diverse in funzione delle caratteristiche
dei materiali utilizzati.
Ognuno di questi prodotti deve rispondere alla legge 1086/71, al D.M. 9/1/96, e alla C.M.
15/10/96 n° 252 AA.GG/S.T.C., deve essere qualificato all’origine, deve portare impresso,
ove prescritto dalle suddette norme, il marchio indelebile che lo renda costantemente
riconoscibile e riconducibile inequivocabilmente allo stabilimento di produzione.
4.1.3.6 Additivi
Il loro impiego, come per ogni altro componente, dovrà essere preventivamente
sperimentato e dichiarato nel mix design della miscela di conglomerato cementizio,
preventivamente progettata.
Tutti gli additivi impiegati dovranno essere conformi alle norme UNI vigenti (7101, 7110,
7111, 7115, 7117, 7119, 7120 e 8145 solo per Cls); per tutti gli additivi sarà richiesta una
specifica documentazione indicante le caratteristiche chimico-fisiche nonché la
"spettrografia dell'analisi a raggi infrarossi" che attesti la totale corrispondenza del
prodotto alle specifiche dichiarate in fase di adozione dell'additivo medesimo del mix
design.
Gli additivi da utilizzarsi, eventualmente, per ottenere il rispetto delle caratteristiche delle
miscele in conglomerato cementizio, potranno essere impiegati solo dopo valutazione
degli effetti per il particolare conglomerato cementizio da realizzare e nelle condizioni
effettive di impiego.
Particolare cura dovrà essere posta nel controllo del mantenimento nel tempo della
lavorabilità del calcestruzzo fresco.
4.1.3.6.4 Disarmanti
Come disarmanti è vietato usare lubrificanti di varia natura e oli esausti.
Dovranno invece essere impiegati prodotti specifici, conformi alla Norma UNI 8866 parti 1
e 2 per i quali sia stato verificato che non macchino o danneggino la superficie del
conglomerato cementizio indurito.
4.1.3.6.5 Antievaporanti
Eventuali prodotti antievaporanti filmogeni devono rispondere alle norma UNI da 8656 a
8660. L’Appaltatore deve sottoporre all’approvazione della Direzione Lavori la
documentazione tecnica sul prodotto e sulle modalità di applicazione; egli deve accertarsi,
che il materiale impiegato sia compatibile con prodotti di successive lavorazioni (ad
esempio con il primer di adesione di guaine per impermeabilizzazione di solette) e che
non interessi le zone di ripresa del getto.
I limiti del passante ai setacci dei diversi tipi di aggregato sono riportati nella tabella
seguente:
Per quanto concerne invece le singole sabbie componenti le miscele, queste dovranno
rispettare in ogni caso i seguenti limiti:
- Equivalente in sabbia (ES): > 70
- Valore di bleu (VB) ≤ 0,8 cm3/g di fini
- 1,8 ≤ Modulo di Finezza (MF) ≤ 3,6
- Contenuto di grumi di argilla e particelle friabili ≤ 3%
- Contenuto di particelle leggere e friabili ≤ 2%
- Contenuto di sostanze organiche: colore della soluzione almeno uguale allo standard
di riferimento.
4.1.4.4 Lavorabilità
La lavorabilità è un indice delle proprietà e del comportamento del calcestruzzo
nell’intervallo di tempo tra la produzione e la compattazione dell’impasto in sito nella
cassaforma o tra la produzione e la finitura. La lavorabilità viene comunemente valutata
attraverso la misura della consistenza
La consistenza, come la lavorabilità, è il risultato di più proprietà reologiche e, di
conseguenza, può essere valutata solo in modo relativo, sulla base del comportamento
dell’impasto fresco a determinate modalità di prova. Nessuno dei metodi di prova proposti
o in uso per la misura della consistenza è pienamente soddisfacente e le proprietà del
calcestruzzo fresco che vengono prese ad indice della sua lavorabilità sono diverse da
metodo a metodo.
In generale la massima sensibilità di ogni metodo riguarda campi differenti di lavorabilità
e, a seconda del tipo di opera e delle condizioni di getto, va scelto il metodo più
appropriato di controllo del grado di consistenza.
I metodi di misura della consistenza più largamente adottati, sui quali va basata la
classificazione del calcestruzzo in funzione della consistenza sono:
- abbassamento del cono (UNI 9418 [20]);
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La prima forma, con abbassamento uniforme senza alcuna rottura della massa, indica
comportamento regolare.
La seconda forma, con abbassamento asimmetrico (a taglio), spesso indica mancanza di
coesione; essa tende a manifestarsi con miscele facili alla segregazione. In caso di
persistenza, a prova ripetuta, il calcestruzzo è da ritenere non idoneo al getto.
La terza forma, con abbassamento generalizzato (collasso), indica miscele magre oppure
molto umide o, nel caso di calcestruzzi autolivellanti, additivate con superfluidificanti.
Per miscele magre tendenti alla rigidità un abbassamento regolare facilmente si può
tramutare in uno di tipo a taglio o a collasso. In tal caso ci si dovrà accertare del
fenomeno, onde evitare che si indichino valori diversi di abbassamento per campioni della
stessa miscela.
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Miscele molto asciutte possono avere un abbassamento nullo quindi, in un certo campo di
consistenza, è possibile che non si registri alcuna differenziazione fra miscele pur dotate
di diversa lavorabilità.
Le miscele a consistenza plastica - semifluida cadono nel campo di maggior sensibilità
del metodo di abbassamento al cono.
In generale, data la selettività dei vari metodi di prova, si raccomanda di interpretare con
cautela i risultati delle misure quando i valori cadono al di fuori dei seguenti limiti:
Poiché la classificazione della Tabella precedente, ricavata dalle Linee Guida [2] differisce
da quella della Norma UNI 9858 [3], si fornisce la correlazione tra le classi di esposizione
ambientale dei due documenti.
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4.1.4.6.2 Requisiti minimi delle miscele in funzione del loro campo di impiego
Nella Tabella 4.7.b vengono specificate le caratteristiche minime richieste per differenti
mix, in funzione del loro impiego, sulla base di considerazioni relative alla loro durabilità.
Tali caratteristiche devono essere considerate come minimi inderogabili da applicarsi
indipendentemente dalle prescrizioni progettuali.
Naturalmente, ogni volta che le caratteristiche dell’ambiente siano tali da richiedere
maggiore resistenza all’aggressività, il progetto del mix dovrà essere specificatamente
adeguato aumentando la resistenza caratteristica richiesta, diminuendo il rapporto a/c e,
se del caso, utilizzando cementi e/o materiali resistenti al particolare agente aggressivo.
I requisiti minimi in termini di resistenza e di rapporto a/c in funzione della classe di
aggressività dell’ambiente sono riportate nella tabella 4.7, mentre le prescrizioni per
l’impiego di materiali o cementi particolari sono riportate nei paragrafi seguenti.
Le prescrizioni di tabella 4.7. devono essere applicate solo quando risultano più vincolanti
di quelle riportate in tabella 4.7b.
Per i casi nei quali si è indicata la possibilità di utilizzare qualunque cemento, la scelta
dovrà essere fatta sulla base di considerazioni relative all’aggressività dell’ambiente.
Le miscele per calcestruzzi strutturali dovranno avere, a meno di casi particolari per i quali
sarà sempre necessaria una esplicita autorizzazione da parte della DL, un contenuto di
cemento compreso tra 250 e 400 kg/m3.
Particolare cautela si dovrà prestare al dosaggio di cemento nel caso di getti massivi
come meglio specificato nel seguito.
La lavorabilità si riferisce ai soli calcestruzzi preconfezionati o prodotti in cantiere; per i
calcestruzzi impiegati nella prefabbricazione, ferme le altre caratteristiche, si potrà
derogare da tale prescrizione con opportune motivazioni, da approvare da parte del
Direttore dei Lavori in sede di qualifica dell'impianto di prefabbricazione e delle miscele
proposte
Nel caso venga prescritto l’uso di un inibitore di corrosione, occorre valutare gli effetti che
lo stesso può avere sul comportamento della miscela allo stato fresco e indurito.
4.1.4.6.3 Copriferro
Il valore del copriferro da adottare è definito dal progettista ed è riportato sulle tavole di
progetto.
In ogni caso, però, deve essere verificato che i valori prescritti rispettino i minimi indicati
qui di seguito come funzione della Rck e siano adeguati alla classe di aggressività
dell’ambiente secondo quanto riportato nella tabella 4.8b.
Moderata 25 30
Normale 30 35
Alta 40 40
Molto alta 40 40
Nei casi in cui queste prescrizioni non siano rispettate si deve procedere ad informare la
DL che sentirà in proposito i progettisti.
Copriferro maggiori di quelli indicati nelle tabelle potranno essere previsti in condizioni
particolari (es. necessità di assicurare una determinata resistenza al fuoco).
In questi casi, per valori maggiori di 45 mm, dovrà essere prevista l’installazione, a meno
di 4 cm dalla superficie del getto, di una armatura aggiuntiva non strutturale costituita da
una rete elettrosaldata 4-5 mm con maglia quadrata di passo 10 – 15 cm.
GRADO DI ATTACCO
L'ossido di sodio equivalente presente nell'acqua di impasto e negli additivi dovrà essere
considerato efficace al 100%.
Nelle acque potabili la concentrazione è così bassa da poter essere trascurata.
Ove sia prevedibile che gli aggregati possano reagire con gli alcali contenuti negli altri
costituenti il calcestruzzo, si dovranno adottare misure atte a prevenire o limitare tale
reazione nei calcestruzzi, qualora le conseguenze del danno non siano accettabili e/o la
struttura possa trovarsi esposta in ambienti tali da consentire frequentemente la
saturazione del conglomerato.
Sulla base dei fattori di accettabilità e della classe di esposizione ambientale si dovranno
adottare le seguenti forme di prevenzione:
- nel caso di calcestruzzo in classe di esposizione ambientale X0 dovrà essere
valutata caso per caso l’opportunità di impiegare l’aggregato a rischio.
- nel caso di calcestruzzo in classe di esposizione ambientale XC1, XC2 l’utilizzo di
un aggregato reattivo o a rischio potrà essere autorizzato dal Direttore dei Lavori
qualora l’Appaltatore dimostri di adottare uno o più dei seguenti provvedimenti:
- impiego di cementi a basso tenore di alcali: alcali efficaci, espressi come sodio
equivalente Na2Oeq minori dello 0.6%;
- impiego di un cemento pozzolanico CEM IV con contenuto di pozzolana non minore
del 30%;
- impiego di un cemento di altoforno CEM III con contenuto di loppa non minore del
50%;
- impiego di fumo di silice condensato come aggiunta minerale alla miscela di
calcestruzzo.
In ogni caso se il contenuto di alcali nella miscela espressi come Na2Oeq, tenendo conto
3
del contributo di tutti i costituenti la miscela, non eccede il valore di 3.000 g/m di
calcestruzzo, analizzata l’accettabilità del rischio, potrà autorizzare l’impiego di tali
aggregati; se il contenuto di alcali efficaci, pur eccedendo il limite indicato, sarà ≤ 4.000
3
g/m di calcestruzzo, l’Appaltatore, al fine di poter utilizzare gli aggregati reattivi, dovrà
dimostrare attraverso apposita sperimentazione concordata con il Direttore dei Lavori,
l’assenza di un rischio non accettabile per la durabilità delle strutture.
- nel caso di classi di esposizione ambientale XF, XS, XD, XC, XA, l’aggregato reattivo
o a rischio potrà essere utilizzato solamente se il contenuto di alcali efficaci nella miscela,
3
espressi come sodio equivalente, non eccede il valore di 3000 g/m di calcestruzzo.
L’Appaltatore al fine di poter utilizzare gli aggregati reattivi, dovrà dimostrare attraverso
una sperimentazione diretta, concordata con il Direttore dei Lavori, l’assenza di un rischio
non accettabile per la durabilità delle strutture.
Il Direttore dei Lavori potrà far sottoporre l’aggregato a rischio alle prove di
caratterizzazione indicate al seguente punto 4.6.7.1 a intervalli non maggiori di 30 (trenta)
giorni.
In tutti i casi di calcestruzzi soggetti a possibile reazione alcali-aggregato la profondità
media del profilo di penetrazione dell’acqua sotto pressione, determinata con le modalità
previste nella Norma ISO 7031 [26] su carote prelevate dalla struttura, dovrà essere
minore di 20 mm con valori massimi non maggiori di 40 mm.
4.1.4.6.8 Dilavamento
Il grado di attacco deve essere valutato in funzione del contenuto di CO2 aggressiva nelle
acque secondo quanto riportato nella tabella 4.10.
Conseguentemente devono essere utilizzati cementi a moderata, alta o altissima
resistenza al dilavamento secondo quanto riportato nella tabella in appendice 1.
4.2.1.1 Cemento
Non è consentito mescolare fra loro cementi di diverso tipo, classe e provenienza; per
ciascuna opera dovrà essere impiegato un unico tipo di cemento (tipo, classe, produttore
e stabilimento di produzione).
Il cemento, se in sacchi, sarà sistemato su pedane poste su un pavimento asciutto ed in
ambiente chiuso. I sacchi di cemento di diverso tipo verranno conservati separatamente e
chiaramente identificati con idonei cartelli.
Il cemento, se sfuso, sarà conservato in silos che garantiscano la perfetta tenuta nei
confronti dell'umidità atmosferica; ogni silo conterrà un unico tipo e classe di cemento
proveniente da uno stesso stabilimento di produzione; a tale scopo il silo dovrà essere,
chiaramente identificato mediante un cartello di idonee dimensioni facilmente visibile dalla
cabina di comando della centrale o dell'impianto di betonaggio.
Il dosaggio ed il tipo di cemento dovranno essere scelti in relazione al tipo ed alle
caratteristiche costruttive dell'opera ed a quelle ambientali in cui la stessa si verrà a
trovare, con particolare riferimento alla resistenza meccanica, durabilità e temperatura del
getto in fase di indurimento.
4.2.1.2 Aggregati
Gli aggregati dovranno essere stoccati in quantità congruente con il programma lavori e
comunque sufficiente a completare qualsiasi opera che debba essere gettata senza
interruzioni. Il luogo di stoccaggio dovrà essere di dimensioni adeguate e consentire
l'immagazzinamento con separazione delle diverse pezzature che dovranno essere divise
da appositi setti.
Per ogni cumulo dovrà essere apposto un cartello di idonee dimensioni indicante la classe
granulometrica dell'aggregato.
La superficie di appoggio di ogni cumulo dovrà essere conformata in modo tale da
consentire l'allontanamento dell'acqua piovana e di percolazione.
Si raccomanda che i cumuli siano coperti da idonee tettoie.
Gli aggregati dovranno essere prelevati in modo tale da garantire la rotazione continua dei
volumi stoccati.
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La necessaria e/o prescritta lavorabilità potrà essere ottenuta, insieme ai bassi valori del
rapporto A/C, mediante l'impiego di additivi fluidificanti o superfluidificanti e mai
impiegando maggiori quantità di acqua complessiva rispetto a quella prevista nella
composizione di progetto (mix - design) del conglomerato cementizio.
Dovranno essere definiti i tempi massimi di ricopertura dei vari strati successivi, così da
consentire l’adeguata rifluidificazione e conseguentemente l’omogeneizzazione della
massa di calcestruzzo per mezzo di vibrazione.
Tra le successive riprese di getto non si dovranno avere distacchi, discontinuità o
differenze di aspetto e colore; in caso contrario l’Appaltatore dovrà provvedere ad
applicare adeguati trattamenti superficiali traspiranti al vapore d’acqua.
Nelle strutture impermeabili dovrà essere garantita la tenuta all’acqua dei giunti di
costruzione con idonei accorgimenti, da indicare nel progetto e preventivamente
autorizzati dal Direttore dei Lavori.
Per ritardare la presa del cemento e facilitare la posa e la finitura del calcestruzzo
potranno essere impiegati additivi ritardanti, o fluidificanti ritardanti di presa,
preventivamente autorizzati dal Direttore dei Lavori.
4.2.4 Stagionatura
I metodi di stagionatura e la loro durata dovranno essere tali da garantire per il
calcestruzzo indurito:
a) la prescritta resistenza e durabilità;
b) la assenza di fessure o cavillature in conseguenza del ritiro per rapida essiccazione
delle superfici di getto o per sviluppo di elevati gradienti termici all'interno della
struttura.
La velocità di sviluppo della resistenza del calcestruzzo può essere valutata dalla tabella
5.2.
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Le indicazioni sopra riportate relative alle condizioni di stagionatura per conseguire una
adeguata impermeabilità dello strato superficiale non prendono in considerazione gli
aspetti della sicurezza strutturale in relazione ai quali può essere stabilito un tempo
minimo maggiore per raggiungere la resistenza voluta alla rimozione dei casseri.
Si dovranno seguire le raccomandazioni delle norme UNI 9859, determinando
eventualmente mediante appositi strumenti, l’età equivalente del calcestruzzo.
I metodi di stagionatura proposti dal Progettista dovranno essere preventivamente
sottoposti all'esame del Direttore dei Lavori che potrà richiedere delle verifiche
sperimentali con le modalità di seguito descritte.
Nel caso siano previste, nelle 24 ore successive al getto durante la fase di stagionatura,
temperature dell’aria con valori minori di 5°C o maggiori di 35°C, l’Appaltatore dovrà
utilizzare esclusivamente casseri in legno o coibentati sull’intera superficie del getto ed
eventualmente teli isolanti.
I materiali coibenti di più comune utilizzo sono:
- fogli di polistirolo o poliuretano espansi, tagliati opportunamente e fissati ai casseri;
- fogli di lana di roccia ricoperti da fodere di polietilene;
- fogli di schiuma vinilica;
- schiume poliuretaniche spruzzate sull’esterno della cassaforma.
Per un più efficace utilizzo tali materiali dovranno essere sempre protetti dall’umidità
con teloni impermeabili.
Tutte le superfici dovranno essere mantenute umide per almeno 48 ore dopo il getto
mediante utilizzo di prodotti filmogeni applicati a spruzzo ovvero mediante continua
bagnatura con serie di spruzzatori d'acqua o con altri idonei sistemi. Per le solette é
preferibile utilizzare i prodotti filmogeni citati o eseguire la bagnatura continuamente
rinnovata. Qualora il prodotto filmogeno venga applicato su una superficie di ripresa,
prima di eseguire il successivo getto si dovrà procedere a ravvivare la superficie.
Il metodo di stagionatura prescelto dovrà assicurare che le variazioni termiche differenziali
nella sezione trasversale delle strutture, da misurare con serie di termocoppie, non
provochino fessure o cavillature tali da compromettere le caratteristiche del calcestruzzo
indurito. Tali variazioni termiche potranno essere verificate direttamente nella struttura
mediante serie di termocoppie predisposte all’interno del cassero nella posizione indicata
dal Progettista.
Anche se non è possibile stabilire esatti limiti per le differenze di temperatura che sono
accettabili nelle sezioni trasversali in fase di indurimento, poiché esse dipendono non solo
dalla composizione dell’impasto e dalle caratteristiche di sviluppo della resistenza, ma
anche dalla forma geometrica dell’elemento strutturale e dalla velocità con la quale il
manufatto, dopo la rimozione dei casseri, raggiunge l’equilibrio termico con l’ambiente,
dovranno essere rispettati i limiti seguenti per limitare le tensioni di origine termica:
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dove:
- S è la tolleranza ammissibile;
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- Armature in prossimità delle superfici (con il segno + si indica una maggiore distanza
dalle superfici):
- 0.0 cm
S
+ 0.5 cm
Lo scarto S deve in ogni caso essere inferiore a + 3 cm nel caso di armature ordinarie e di
+ 0,5 cm per quelle da precompressione, fermo restando quanto detto per le armature di
superficie dove S è lo scarto tra la posizione teorica di progetto e la posizione in opera.
4.3.5 Stagionatura
Nella produzione di elementi prefabbricati in c.a.v. e c.a.p. viene di norma adottata la
maturazione accelerata del conglomerato cementizio mediante trattamento termico. Essa
esclude i trattamenti di bagnatura, spruzzatura di antievaporanti e degli altri provvedimenti
descritti nel paragrafo relativo alla maturazione del calcestruzzo gettato in opera.
Dovranno, inoltre, essere rispettate le seguenti prescrizioni:
a- il tempo di prestagionatura, alla temperatura massima di 30 °C, non dovrà essere
minore di tre ore (in genere dalle 4 alle 5 ore);
b- i gradienti termici di riscaldamento e quello di raffreddamento non dovranno superare
il valore di 15/20 °C/ora e dovranno essere ulteriormente ridotti qualora non sia
verificata la condizione di cui al successivo punto d);
c- la temperatura del punto più caldo all'interno del calcestruzzo non dovrà superare 60
°C;
d- la differenza di temperatura tra quella massima all'interno del calcestruzzo e quella
della superficie del manufatto non dovrà superare 10 °C. La DL sulla base di prove
sperimentali in funzione del ciclo termico di maturazione può accettare delta maggiori
di 10°C ma non superiori ai 15°C;
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In ogni caso i provini per la valutazione della resistenza caratteristica a 28 giorni, nonché
della resistenza raggiunta al momento del taglio di trefoli o fili aderenti, dovranno essere
maturati nelle stesse condizioni termoigrometriche della struttura, secondo quanto
previsto dalla Norma UNI 6127 al punto 3.1.3.
4.3.6 Scassero
Prima di procedere allo scassero dei manufatti si dovrà verificare, per mezzo di prove
preliminari, che il calcestruzzo abbia raggiunto la resistenza richiesta per questa
operazione. Per eventuali azioni si dovrà tenere conto dell'attrito della cassaforma, delle
azioni dinamiche, della posizione dei punti di sollevamento, etc. In mancanza di
determinazioni più precise si assumerà che gli sforzi massimi siano dovuti al peso proprio
maggiorato del 50%.
Tale condizione vale anche per la verifica delle condizioni di sollecitazione all'intorno del
punto di sollevamento, anche per l'eventuale armatura di frettaggio.
4.3.8 Trasporto
Modalità e tempi del trasporto del manufatto dovranno essere tali da evitare
danneggiamenti allo stesso. Per il calcolo delle sollecitazioni, ove non più precisamente
determinato si assumerà una azione dovuta al peso proprio maggiorato del 30% per
trasporto su strada e del 20% per trasporto in area di cantiere.
Si dovranno tenere nel dovuto conto, nel caso del trasporto su strada, delle azioni indotte
dalla frenatura e dalla azione centrifuga.
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4.3.9 Montaggio
Potranno essere posti in opera solamente gli elementi prefabbricati che non presentino
difetti o per i quali siano state chiuse tutte le eventuali Non Conformità rilevate.
Dal momento dalla loro posa, gli elementi dovranno essere mantenuti in posizione tale da
conservare la stabilità e da resistere, oltre che al peso proprio, a tutte le azioni esterne.
Il rispetto delle tolleranze di ogni elemento dovrà essere verificato prima di ciascuna
operazione di posa, senza attendere il controllo in opera.
Le operazioni di posizionamento e montaggio devono essere dettagliatamente descritte
nel piano di montaggio e varo, che dovrà anche specificare le tolleranze ammesse nel
posizionamento, ove già non previste in fase progettuale.
Nel caso di travi prefabbricate di lunghezza L, salvo più restrittive specifiche progettuali,
dovranno essere rispettati i seguenti limiti (s = scarto ammissibile)
Qualora le travi vengano poste su appoggi provvisori per essere trasferite su quelli
definitivi dopo aver effettuato i collegamenti trasversali, andranno valutate le sollecitazioni
dovute alle tolleranze di posizionamento precedentemente indicate.
In tutti gli stadi di lavorazione e trasporto e fino al completamento del lavoro le unità
prefabbricate dovranno essere adeguatamente conservate.
Le protezioni da adottare, descritte negli elaborati di progetto, dovranno essere tali da
evitare danni di qualsiasi tipo, siano essi meccanici quali distacchi, deformazioni e
abrasioni o estetici quali macchie e ruggine.
Il posizionamento in opera delle unità prefabbricate dovrà essere autorizzato dalla
Direzione Lavori, che potrà rifiutare elementi prefabbricati che presentino danni o difetti
non rimediabili.
Il Produttore dovrà sostituire gli elementi prefabbricati danneggiati o difettosi o, quando
ritenuto possibile dalla Direzione Lavori, provvedere alla loro riparazione con modalità da
concordare.
5. CALCESTRUZZI SPECIALI
6. CASSEFORME
Tutte le attrezzature dovranno essere dotate degli opportuni accorgimenti affinché, in ogni
punto della struttura, la rimozione dei sostegni sia regolare ed uniforme.
I casseri devono essere puliti e privi di elementi che possano in ogni modo pregiudicare
l’aspetto della superficie del conglomerato cementizio indurito.
Dove e quando necessario si farà uso di prodotti disarmanti disposti in strati omogenei
continui. I disarmanti non dovranno assolutamente macchiare la superficie in vista del
conglomerato cementizio. Su tutte le casseforme di una stessa opera dovrà essere usato
lo stesso prodotto.
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Nel caso di utilizzo di casseforme impermeabili, per ridurre il numero delle bolle d'aria
sulla superficie del getto si dovrà fare uso di disarmante con agente tensioattivo in
quantità controllata e la vibrazione dovrà essere contemporanea al getto.
Qualora si realizzino conglomerati cementizi colorati o con cemento bianco, l’uso dei
disarmanti sarà subordinato a prove preliminari atte a dimostrare che il prodotto usato non
alteri il colore.
I giunti tra gli elementi di cassaforma saranno realizzati con ogni cura al fine di evitare
fuoriuscite di boiacca e creare irregolarità o sbavature; potrà essere prescritto che tali
giunti debbano essere evidenziati in modo da divenire elementi architettonici.
Le riprese di getto saranno, sulla faccia vista, delle linee rette e, qualora richiesto dalla
Direzione Lavori, saranno marcate con gole o risalti di profondità o spessore di 2-3 cm.,
che all'occorrenza verranno opportunamente sigillati.
6.6 Disarmo
Si potrà procedere alla rimozione delle casseforme dai getti quando saranno state
raggiunti i tempi indicati nel paragrafo 5.4 o, se maggiori, i tempi prescritti dal progettista
per ottenere le resistenze richieste. In assenza di specifici accertamenti, l’Appaltatore
dovrà attenersi a quanto stabilito dalle "Norme Tecniche di cui al D.M. 9/1/1996, emanate
in applicazione dell'art. 21 della legge 5.11.1971 n° 1086".
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7. MAGRONI E MALTE
7.1 Magroni
Sono malte confezionate con sabbia, acqua e cemento nelle dovute proporzioni ed
utilizzate per la formazione di piani di appoggio con le tolleranze richieste dal progetto.
Le dimensioni degli inerti (sabbia) saranno di norma tra 0.8 e 2.0 mm. La composizione
della malta, in assenza di diversa indicazione, sarà di 1 m3 di inerte per 500kg/m3 di
cemento Portland normale. La quantità di acqua sarà quella necessaria per ottenere una
malta plastica idonea a riempire perfettamente le tasche per bulloni e/o inserti e gli spazi
tra il calcestruzzo e le piastre.
Prima di effettuare la posa in opera della malta di livellamento, le superfici dovranno
essere accuratamente pulite.
Le malte di livellamento speciali sono quelle malte ottenute con l'aggiunta di acqua a
componenti premiscelati ottenendo così delle malte a ritiro compensato ed elevato grado
di fluidità da utilizzare per inghisaggi di strutture, o altri elementi da congiungere, evitando
il ritiro della malta e l'eventuale microdistacco dalle parti da fissare.
Il prodotto premiscelato, la cui granulometria sarà adeguata agli spessori delle malte sarà
addizionato con acqua nelle proporzioni indicate dal Fornitore e comunicate alla Direzione
Lavori. Tali prodotti dovranno essere conformi alle norme UNI dalla 8993/87 alla 8998/87.
Le schede tecniche dei prodotti che l’Appaltatore intende utilizzare dovranno essere
inviate per approvazione alla Direzione Lavori prima dell'inizio dei lavori stessi.
Qualora previsto nelle prescrizioni del progetto o richiesto dalla Direzione Lavori, le malte
saranno sottoposte al controllo della resistenza meccanica da eseguirsi su provini
prismatici 40 mm x 40 mm x 160 mm come previsto dal D.M. 3.6.1968, alle stagionature
di 1,3,7,28 e 91 giorni.
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Nel caso che nel progetto non siano prescritti valori diversi, la malta deve avere le
seguenti caratteristiche :
- resistenza a compressione > 80 N/mm2
- resistenza flessione > 10 N/mm2
coefficiente di permeabilità< 1x10-12
resistenza allo sfilamento, dopo 28 giorni, 20 N mm2
Nelle strutture in cemento armato precompresso con cavi scorrevoli, allo scopo di
assicurare l'aderenza e soprattutto proteggere i cavi dalla corrosione, è necessario che le
guaine vengano iniettate con pasta di cemento fluida, a ritiro compensato e con adeguata
resistenza meccanica come nel seguito specificato.
Tale miscela costituita da cemento, additivi ed acqua, non dovrà contenere cloruri o
agenti che provocano espansione mediante formazione di gas aggressivi.
Le prescrizioni di seguito riportate si intendono integrative a quanto prescritto dalle vigenti
Norme di Legge.
Quando la pasta fuoriesce dal lato opposto, si dovrà chiudere con una valvola il condotto
di fuoriuscita e si dovrà proseguire a pompare fino a raggiungere la pressione di 500 kPa
che dovrà essere mantenuta senza pompare per almeno 1 minuto.
L'iniezione dovrà essere continua e non potrà assolutamente venire interrotta. Nel caso di
interruzione superiore a 5 minuti il cavo dovrà essere lavato e l'iniezione ripresa dall'inizio.
Si dovrà provvedere con appositi contenitori affinché la miscela di sfrido non venga
scaricata, senza alcun controllo, sull'opera od attorno ad essa.
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Saranno ammessi alla fornitura di acciaio per costruzioni soltanto fornitori prequalificati
dall’Appaltatore. Prima dell’inizio della fornitura si dovrà trasmettere una lettera di notifica
alla DL con il nominativo del Fornitore, i tipi d’acciaio e le cartteristiche della gamma
richiesta e copia del dossier di qualificazione.
L'Appaltatore dovrà documentare la provenienza, il tipo e la classe di ogni partita di
acciaio in barre che entra in cantiere, nonché il peso complessivo della partita e quello dei
tondini di uno stesso diametro.
Per partita si intende il quantitativo di materiale che, pervenendo da un unico stabilimento
nel periodo massimo di una settimana, potrà essere considerato come unica fornitura
omogenea sia per titolo che per caratteristiche fisico-meccaniche.
Per il controllo del peso effettivo da ogni partita dovranno essere prelevati dei campioni di
barra. Qualora risultassero sezioni effettive inferiori a quelle ammesse dalle tolleranze
previste nel D.M. attuativo della Legge n° 1086 [25] il materiale verrà rifiutato e subito
allontanato dal cantiere.
Qualora il peso effettivo risultasse inferiore al 98% di quello teorico e fosse accettabile in
base alle tolleranze previste nel D.M. attuativo della Legge n° 1086 [25], dovranno essere
aggiunte (modificando i disegni di progetto e informando il Direttore dei Lavori) barre in
quantità sufficiente a realizzare una sezione di acciaio non inferiore a quella prevista dal
progetto esecutivo originariamente approvato.
Non esiste tolleranza sul peso teorico di campione spazzolato del diametro nominale
dell’acciaio costituente l’armatura delle strutture.
In caso di risultato sfavorevole delle prove di resistenza e duttilità, previste per legge, il
complesso delle barre al quale si riferisce il campione dovrà essere accantonato e
identificato in attesa dei risultati delle ulteriori verifiche.
Rimane comunque salva la facoltà del Direttore dei Lavori di disporre eventuali ulteriori
controlli per giustificati motivi a carico dell'Appaltatore.
Eventuali giunzioni, quando non evitabili, dovranno essere realizzate con manicotti
filettati.
L'Appaltatore dovrà consegnare preventivamente al Direttore dei Lavori le schede
tecniche dei prodotti che intende utilizzare.
L’impiego di saldature non è di norma consentito e può essere applicato solo per le
gabbie di armatura dei pali di fondazione e in casi speciali dietro autorizzazione del DL.
Per le gabbie di armatura dovranno comunque essere effettuati prelievi di barre con
elementi di staffa saldati da sottoporre a prove di trazione presso laboratori autorizzati con
lo scopo di verificare che la saldatura non abbia provocato una riduzione di resistenza
nelle barre.
Negli altri casi, le modalità di saldatura, che devono essere descritte in una apposita
procedura redatta dall’appaltatore, devono essere approvate dalla DL prima dell’inizio
delle attività.
Nel corso dei lavori il Direttore dei Lavori, per giustificati motivi, potrà comunque
richiedere ulteriori prove di controllo sulle saldature eseguite.
Le gabbie di armatura dovranno essere, per quanto possibile, composte fuori opera; in
ogni caso in corrispondenza di tutti i nodi dovranno essere eseguite legature doppie
incrociate in filo di ferro ricotto di diametro non inferiore a 0,6 mm in modo da garantire
l'invariabilità della geometria della gabbia durante il getto.
Nel caso di gabbie assemblate con parziale saldatura l’acciaio dovrà essere del tipo
saldabile.
La posizione delle armature metalliche entro i casseri dovrà essere garantita utilizzando
esclusivamente opportuni distanziatori in materiale plastico non deformabile oppure di
malta o pasta cementizia, in modo da rispettare il copriferro prescritto.
L'Appaltatore dovrà adottare tutti gli accorgimenti necessari affinché le gabbie
mantengano la posizione di progetto all'interno delle casseforme durante il getto.
Per quanto riguarda l'iniezione di guaina nei cavi di precompressione si rimanda alle
prescrizioni contenute nel paragrafo relativo al cls precompresso.
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Almeno 45 giorni prima dell'inizio dei getti, l'Appaltatore dovrà presentare per
l’approvazione gli studi di qualifica degli impasti e dei relativi costituenti per tutti i tipi e le
classi di calcestruzzo previste negli elaborati progettuali.
La documentazione dovrà attestare la conformità del calcestruzzo e dei singoli costituenti
alle prescrizioni e norme riportate nel presente documento.
5. il valore della massa volumica del calcestruzzo fresco sia superiore al 98% del teorico.
Cemento:
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- prove previste dalla Legge 595/65 [8] e dal D.M. 13/9/1993 [11], nonché prove
chimiche e difrattometriche come previsto nelle presenti prescrizioni punto 4.1.a.
Sabbie:
- modulo di finezza;
- contenuto di passante a 0,075 mm; UNI 8520 parte 7°
- contenuto di particelle leggere e frustoli vegetali; UNI 8520 parte 9°
- contenuto di grumi di argilla e particelle leggere friabili; UNI 8520 parte 8°
- contenuto di solfati e di cloruri solubili; UNI 8520 parte 12°
- contenuto di sostanze organiche; UNI 8520 parte 14°
- equivalente in sabbia e valore di blu; UNI 8520 parte 15°
- analisi granulometrica. UNI 8520 parte 5°
Aggregato grosso:
- esame petrografico; UNI 8520 parte 4°
- contenuto passante a 0,075 mm; UNI 8520 parte 7°
- contenuto di particelle leggere e frustoli vegetali; UNI 8520 parte 9°
- contenuto di grumi di argilla e particelle leggere friabili; UNI 8520 parte 8°
- degradabilità agli attacchi di soluzioni solfatiche; UNI 8520 parte 10°
- contenuto di cloruri solubili; UNI 8520 parte 12°
- contenuto di solfati; UNI 8520 parte 11°
- massa volumica e assorbimento superficiale; UNI 8520 parte 13° e 16°
- resistenza a compressione; UNI 8520 parte 17°
- coefficiente di forma ed appiattimento; UNI 8520 parte 18°
- perdita di massa per urto e rotolamento; UNI 8520 parte 19°
- resistenza ai cicli di gelo e disgelo; UNI 8520 parte 720°
- potenziale reattività in presenza di alcali UNI 8520 parte 22°
- analisi granulometrica. UNI 8520 parte 5°
Acqua di impasto:
- contenuto di solfati e cloruri;
- contenuto di acido solfidrico;
- contenuto totale di sali minerali;
- contenuto di sostanze organiche;
- contenuto di sostanze solide sospese.
- Ph
Calcestruzzo fresco:
- rapporto acqua/cemento;
- classe di consistenza;
- determinazione acqua essudata;
- dosaggio del cemento;
- contenuto totale calcolato di cloruri;
- massa volumica;
- omogeneità;
- percentuale di aria occlusa.
Calcestruzzo indurito:
- determinazione della resistenza caratteristica a compressione;
- massa volumica;
- determinazione della profondità di penetrazione dell’acqua sotto pressione secondo la
Norma ISO 7031 [26] (UNI Progetto inchiesta E07.06.113.0);
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- determinazione della resistenza alla degradazione per cicli di gelo e disgelo secondo la
Norma UNI 7087 [29] o in alternativa ISO/DIS 4846;
- determinazione della resistenza all’attacco solfatico: per calcestruzzi esposti a tale
attacco, poiché non è disponibile una normativa italiana, si dovrà adottare la
metodologia prevista nel Capitolo 5 della "Guideline on shotcrete - Part 2 " della Austrian
Concrete Society [32].
La qualificazione delle miscele potrà essere ripetuta, con le medesime modalità, ogni
qualvolta venissero a modificarsi sensibilmente le caratteristiche fisico - chimiche dei
costituenti del calcestruzzo o le modalità di confezionamento.
Per i prelievi di campioni di calcestruzzo fresco si dovrà fare riferimento alla Norma UNI
9416 [33] e considerare quali campioni da destinare alle prove i “campioni compositi”
come definiti al punto 3.4. della suddetta norma.
Sul calcestruzzo indurito il Direttore dei Lavori potrà disporre l'esecuzione di prove e
controlli integrativi mediante prelievo di carote e/o altri metodi non distruttivi quali prove
sclerometriche, ultrasuoni, misure di resistività ecc., a totale carico dell'Appaltatore.
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Opera Stagionatura M
≤ 2 mesi 1
Pali e diaframmi Tra 2 e 4 mesi 1.025
≥ 4 mesi 1.05
Altre opere ≤ 2 mesi 1
> 2 mesi 1.05
Le prove di carico (collaudo statico) dovranno essere eseguite in accordo alle normative
vigenti ed alle indicazioni del Collaudatore e della DL.
L'effettuazione delle prove dovrà essere programmata, con adeguato anticipo, con la DL.
Sarà cura dell'APPALTATORE verificare e fare in modo che al momento del collaudo
risulti disponibile tutta la certificazione prevista dalle norme vigenti e dal “Specifiche di
Controllo Qualità”.
Prima della effettuazione delle prove I'APPALTATORE dovrà concordare con la DL la
quantità ed il tipo delle apparecchiature, degli strumenti e dei materiali da utilizzare,
garantendo la operabilità e la precisione richiesta e facendo eseguire le tarature
eventualmente necessarie.
Sarà cura dell'APPALTATORE assicurare, nel rispetto delle norme di sicurezza, la
completa accessibilità sia alle opere da collaudare che agli strumenti di misura.
Per le opere realizzate anche parzialmente con elementi in precompresso si dovrà
rispettare anche le normative in vigore. Qualora siano disponibili le prove di carico
sull'elemento prefabbricato di cui al punto 14.1.5, queste andranno tenute presenti nel
valutare i dati delle prove di collaudo sull'impalcato completo.
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Come sarà dettagliato in modo sequenziale nel P.C.Q. relativo, nella realizzazione di
opere in calcestruzzo si procederà ad una serie di controlli prima del getto, durante il getto
e sulle opere finite.
Eventuali variazioni dovranno essere comunicate alla DL con almeno 24 ore di anticipo.
Nella scheda dovranno essere riportati, oltre alla data del giorno di compilazione della
scheda e di quella di esecuzione del getto, i seguenti ulteriori dati:
- ubicazione dei getti con riferimento ai disegni esecutivi,
- la classe di resistenza del conglomerato cementizio in accordo alla citata tabella sui
tipi di calcestruzzo da utilizzare,
- i metri cubi di calcestruzzo necessari,
- l’impianto di betonaggio di provenienza,
- il P.C.Q. relativo ai controlli preliminari con la certificazione dell'avvenuta verifica delle
casseforme e delle armature come sopra specificato.
La DL a sua discrezione verificherà quanto sopra facendo eventuali commenti e
richiedendo, se necessario, azioni correttive.
La scheda sarà archiviata nella documentazione di cantiere nell'ordine cronologico.
Il Responsabile di C.Q. controllerà che all'atto del getto siano conformi alle specifiche :
- le condizioni climatiche;
- le operazioni di getto.
- sia compilata una scheda, da allegare al P.C.Q. dei getti, che contenga le seguenti
informazioni:
- la data del getto,
- la rintracciabilità dei getti in riferimento ai disegni del progetto esecutivo,
- la temperatura esterna all'atto del getto,
- la temperatura del calcestruzzo al momento del getto,
- le condizioni climatiche, umidità e ventilazione del giorno,
- il metodo di maturazione prescelto fra quelli preventivamente comunicati alla DL
- il giorno previsto per il disarmo.
- opere di sostegno
- gallerie
- pali e paratie
- è richiesto il controllo di accettazione di tipo A secondo l'allegato 2 al D.M. del
09/01/1996 n° 55.
11.2.4.1 Cemento
Saranno ammessi alla fornitura tutti quei cementifici che siano in grado di garantire
forniture pari, in quantitativo, alla massima richiesta della centrale di betonaggio asservita.
11.2.4.3 Aggregati
Per la qualifica dei fornitori degli aggregati si procederà diversamente a seconda dei due
seguenti casi:
gli eventuali interventi attuali sugli strumenti di cui è dotata la centrale per correggere
l'eventuale disuniformità di lettura.
- controllare e registrare sull'apposito modulo, con frequenza minima di due volte al
giorno, il valore dello slump dei carichi di partenza dalla centrale, confezionando ogni
volta almeno una coppia di cubetti per verificare la resistenza a 28 giorni. Il valore
dello slump rilevato in Centrale deve essere riportato dall'operatore sulla bolla di
accompagnamento.
- predisporre e tenere aggiornato il registro le Non Conformità riscontrate durante
l'operatività della Centrale (carichi con dosaggi fuori limite di accettabilità, slump al di
fuori del range di accettabilità relativo alla classe di consistenza, autobetoniere
rifiutate dal cantiere con relative motivazioni, etc.).
11.2.5.2 Betoniere
L’APPALTATORE. Dovrà accertarsi preliminarmente dello stato di efficienza ed idoneità
dei mezzi, in particolare del tipo di manutenzione svolta periodicamente ed accertare che
tali verifiche risultano sistematicamente annotate su una apposita scheda di
manutenzione del mezzo custodita sul mezzo stesso.
- Acqua d'impasto:
- contenuto di solfati
- contenuto di cloruri
- contenuto di acido solforico
- contenuto totale dei sali minerali
- contenuto sostanze organiche
- contenuto sostanze solide sospese
- Aggiunte:
- perdita al fuoco;
- contenuto di solfati;
- contenuto di cloruri;
- contenuto di ossidi;
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- stabilità volumetrica;
- trattenuto;
- massa volumica;
- attività pozzolanica;
- superficie specifica;
- carbone libero;
- umidità;
- P H.
- Additivi:
- effetto fluidificante a riduzione d'acqua;
- mantenimento della lavorabilità;
- effetto ritardante o accelerante;
- aria inglobata;
indice di efficienza DOT per gli antievaporanti·
ed ove richiesto:
- resistenza agli attacchi chimici (vedi punto 4.6.65)
- resistenza al gelo (vedi punto 4.6.5).
Le prove indicate andranno a costituire una “Relazione” di prequalifica della miscela
che verrà inviata per informazione alla DL, prima della effettuazione delle prove di
qualifica dei Mix all'impianto e che sarà vincolante per la qualifica.
- controllo della composizione del cls fresco UNI 6393 (limitatamente al contenuto
d'acqua)
Al termine dell'attività di qualifica relativa a ciascuna miscela di cls, a fronte dei certificati
del Laboratorio Ufficiale, verrà compilato un “Dossier di qualifica”, che verrà inviato alla DL
per approvazione.
- rapporto acqua/cemento;
- tipo e dosaggio degli eventuali additivi;
- proporzionamento analitico della miscela e resa volumetrica;
- valore della consistenza misurata al Cono di Abrams;
- risultati delle prove preliminari di resistenza a compressione e curve di resistenza nel
tempo;
- curve di resistenza in funzione dei valori di slump e del rapporto a/c;
- preparazione di provini per la determinazione delle caratteristiche di durabilità del
conglomerato cementizio;
- caratteristiche dell'impianto di confezionamento;
- sistemi di trasporto, di getto e di maturazione.
11.2.7.1 Cemento
Ogni lotto di cemento, che dovrà provenire da cementificio qualificato, sarà accettato
dietro presentazione di certificato del fornitore riportante la composizione del prodotto.
Si dovranno effettuare, per ogni 1000 t (500 tl impiegato in galleria) di cemento
proveniente da un singolo fornitore, le verifiche seguenti:
- Caratteristiche generali, secondo L.595/65, D.M. 09/03/88 n° 126, D.M. 13/09/93 G.U.
22/09/93.
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11.2.7.3 Aggregati
Sarà controllata la conformità degli inerti alle caratteristiche indicate al punto 3.3 (secondo
Norma UNI 8520/86 parte 2a).
Le verifiche avverranno almeno in ragione 1 volta per ogni cambio di cava e/o scavo e di
impianto di frantumazione e vagliatura.
Tali verifiche dovranno comunque essere effettuate per ciascuna fornitura equivalente a
20.000 m3 di calcestruzzo confezionato ed ogni qual volta, in base a motivate esigenze
tecniche, la DL lo richieda o quando vengano riscontrati difetti o non conformità alle
specifiche del conglomerato cementizio o quando le caratteristiche del materiale appaiono
difformi dal quelli già testate e qualificate.
Nel caso di approvvigionamento da scavo in galleria si controlleranno i materiali, con
prelievo dal fronte di scavo; tali prove saranno limitate al:
contenuto di solfati e cloruri con frequenza giornaliera;
alla potenziale reattività in presenza di alcali con frequenza settimanale;
alla perdita di massa per urto e rotolamento, secondo UNI 8520 parte 19a,
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11.2.7.5 Additivi
Gli additivi da impiegare dovranno essere muniti di certificato del fornitore di conformità
alle norme.
Copia di tale certificazione, unitariamente ad una scheda tecnica riportante tipo, dosaggi
ed effetti dell'additivo, sarà inviata alla DL e sarà allegata al dossier di qualificazione del
conglomerato cementizio in sede di getto.
11.2.8.1 Granulometria
Sarà controllata la granulometria degli inerti secondo le modalità UNI 8520/86 parte 3a e
parte 5a nonché della UNI 7163/79 Appendice B - e in accordo alle caratteristiche del
presente Capitolato indicate al punto 4.2.
Le prove avranno una frequenza di 1 a settimana e comunque di almeno 1 ogni 5.000 mc
di inerte impiegato nel confezionamento del lotto.
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11.2.8.6.2 Betoniere
L'APPALTATORE dovrà accertarsi periodicamente dello stato di efficienza dei mezzi, in
particolare dello stato di usura delle lame e dell'accumulo di conglomerato indurito o
legante.
Tale verifica avverrà ogni 4000 mc e almeno ogni mese e sarà annotata su una apposita
scheda di manutenzione del mezzo, custodita sul mezzo stesso.
In particolare, in funzione del numero di risultati che escono dalla fascia, verranno attivati
accertamenti e/o controlli integrativi, quali ad esempio:
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In fase di approvazione del PdQ la DL indicherà nel P.C.Q. di produzione le fasi vincolanti
alle quali intende presenziare.
11.5.2.1 Posizionamento
Si dovranno effettuare i seguenti controlli di conformità alle specifiche di progetto:
- Controllo sul tipo, sul tracciato e sulla sezione di ogni singolo cavo
- Controllo sui dispositivi speciali, come ancoraggi fissi, mobili, intermedi, manicotti di
ripresa, ecc.
- Controllo della predisposizione e del posizionamento di tubi di sfiato per le guaine
come prescritto
- Controllo del posizionamento delle armature in genere con le tolleranze indicate al
punto 6.3.
Cavi d’armatura e dispositivi speciali dovranno essere forniti di documentazione
riportante:
- identificazione del lotto e provenienza
- idoneità del materiale
- certificazioni allegate delle caratteristiche dei materiali
I controlli effettuati saranno riportati sul P.C.Q.
- fluidità della pasta d'iniezione al cono di Marsh; la prova sarà effettuata mediante la
misura del tempo di scolo di 1000 cmc di miscela attraverso un ugello di 8 mm di
diametro;
- misura dell'essudazione e del tempo di riassorbimento effettuata su 1000 ml di
miscela in cilindro graduato di φ = 60 mm e h=450 mm. dopo un tempo di riposo di 3
ore;
- verifica di assenza di ritiro;
- determinazione dell'espansione su provini di dimensioni standard e misurata in acqua
dopo 2 giorni;
- misurazione del tempo di inizio presa a 20°C ed umidità relativa del 75%, secondo
D.M. 3/6/68 - “Nuove norme sui requisiti di accettazione e modalità di prova dei
cementi”;
- misura della resistenza a trazione per flessione a 8 gg. che dovrà essere superiore a
4MPa;
- misura della resistenza a compressione semplice a 28 gg. su provini cubici di lato 7
cm. o 10 cm.
11.5.5 Stagionatura
Il responsabile di C.Q. dovrà accertarsi che siano stati effettuati i controlli previsti al punto
6.5 e che venga rispettato il piano di stagionatura approvato.
11.5.6 Scassero
Il responsabile di C.Q. dovrà accertarsi che sia trascorso il tempo di stagionatura previsto
dal piano di stagionatura.
11.5.8 Stoccaggio
Il responsabile di C.Q. dovrà verificare che lo stoccaggio sia eseguito in maniera propria e
più precisamente conforme a quanto indicato nel punto 6.7.
In particolare dovrà verificare i tempi minimi e massimi di stoccaggio. L'esito delle
verifiche sarà annotato sul P.C.Q.
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13.2 Verniciature
13.2.1 Preparazione
Tutte le opere in ferro dovranno essere accuratamente sabbiate così come previsto dal
progetto e/o dalla tipologia dei materiali applicati.
Il livello di sabbiatura dovrà essere, come minimo, pari al grado SA 2-1/2 secondo lo
Svensk Standard SlS 05 59 00 - 1967- e tale da permettere in ogni caso un ottimo
attacco della mano di fondo del ciclo.
Prima dell’applicazione del successivo strato finale bisognerà rimuovere dalle superfici gli
eventuali incoerenti depositatisi (polvere, unto, ecc.)
13.2.4 Controlli
- Per misurazione "spot" si intende il valore risultante dalla media di tre letture
"singole" eseguite in un'area compresa in un cerchio di circa 30 mm di diametro. Il
valore dello spessore risultante non dovrà essere inferiore al 90% dello spessore
minimo richiesto.
- La misurazione "spot" dello spessore dovrà essere ripetuta in cinque aree diverse.
La media aritmetica delle cinque rilevazioni "spot" non dovrà mai essere inferiore al
minimo spessore richiesto.
Quanto sopra descritto costituisce il numero di operazioni da fare per ottenere una
misura "spot".
In caso di sottospessore si ripeteranno misure "spot" addizionali in aree vicine, in caso
di risultato ancora negativo, l'APPALTATORE ripristinerà a proprio carico lo spessore
richiesto.
f.2.1 - Numero di controlli
Le misure "spot" andranno effettuate su tutta la lunghezza e su tutto il perimetro del
profilo inserendo nella verifica tutte le tipologie previste, nella misura di:
13.3 Zincatura
La protezione mediante zincatura di manufatti metallici, ove richiesta dai documenti di
progetto e/o da altre sezioni del presente Capitolato sarà eseguita con le seguenti
modalità:
- I materiali potranno essere sottoposti a trattamento di protezione mediante zincatura a
caldo; al riguardo si precisa che la stessa dovrà essere conforme alla norma EN ISO
1461.
- Prima della zincatura il materiale, in relazione al suo stato di conservazione (grado di
arrugginimento, ecc.), dovrà essere sottoposto oltre che al trattamento di decapaggio,
se necessario anche a quello di sabbiatura (grado Sa 2).
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La DlREZlONE LAVORI potrà fare accertare in ogni momento sui prodotti presenti in
cantiere la corrispondenza delle caratteristiche di resistenza, di composizione e di
applicazione.
Dopo l'approvazione e prima della fase di montaggio, il Responsabile di C.Q. dovrà dare
comunicazione alla DIREZIONE LAVORI della data di inizio dei lavori.