Cappello05 NOI ADULTI NELLO SGUARDO DEGLI ADOLESCENTI
Cappello05 NOI ADULTI NELLO SGUARDO DEGLI ADOLESCENTI
Cappello05 NOI ADULTI NELLO SGUARDO DEGLI ADOLESCENTI
STUDI
Giovanni Cappello*
C
apire gli adolescenti è tentare di conoscere le dinamiche che li abitano e li
muovono ma anche conoscere come loro vedono noi adulti, dato che non
crescono da soli ma con noi. In questo articolo cerchiamo di vederci
attraverso i loro sguardi, tramite i loro pensieri. Lo facciamo a partire da una ricerca
che abbiamo condotto nel corso del 2001-2002 e che ha esplorato l’immagine o
rappresentazione interiore che gli adolescenti si fanno di noi adulti1. Due premesse
ci hanno guidato:
1. Chi sono io davanti a loro. Noi adulti, presi dalla frenesia di fare qualcosa
per i nostri adolescenti e dall’ansia di non sapere che fare, non ci diamo il tempo di
fermarci e chiederci chi siamo noi ai loro occhi. Nell’impostare la ricerca, abbiamo
pensato che se riusciamo a trovare degli elementi per rispondere alla domanda «chi
sono io, adulto, quando sono davanti agli adolescenti», forse riusciremo anche a
rispondere meglio alla domanda che viene subito dopo: «chi sono questi adolescenti
e di chi o che cosa hanno bisogno».
2. Loro osservano le nostre relazioni di adulti. A volte si pensa che
l’adolescente si faccia un’idea di adulto soltanto mentre l’adulto è davanti a lui che
gli parla. Noi, invece, siamo partiti dalla convinzione -e la ricerca lo ha confermato-
che gli adolescenti e forse anche i bambini, si fanno un’idea dell’adulto non tanto
quando un adulto è proprio lì davanti a loro e che con loro sta parlando, ma quando
questo adulto parla e agisce con un altro adulto. L’adolescente sta a guardare
quando un adulto, in quanto marito, parla con sua moglie, quando un adulto che
interpreta il ruolo d’insegnante parla con un altro insegnante, quando un preside si
rapporta con un insegnante, quando un padre parla con un altro padre mentre i figli
*
Psicologo, psicoterapeuta, analista S.I.P.I., docente della Scuola Adleriana di Psicoterapia di Torino.
1
La ricerca (che ha interessato oltre duemila giovani fra i 12 e i 25 anni, del territorio piemontese e
valdostano) e le riflessioni sui dati vengono presentati in modo più completo in G. Cappello (a cura
di), L’adulto svelato. Gli adolescenti guardano gli adulti, Franco Angeli, Milano 2004.
giocano a calcio. In quei frequenti momenti di scambio, i ragazzi ci stanno a
guardare ed è lì che si costruiscono idee piuttosto precise su come funzionano gli
adulti, su cosa significa essere e comportarsi da adulti.
Spesso si dice che il grande ostacolo educativo è l’incomunicabilità fra adulti
e giovani e che l’adulto ha perso la sua capacità di mediare tra il mondo e
l’adolescente. Questa prospettiva non ci convince appieno. Per noi non si tratta tanto
di incomunicabilità e di riprendere la comunicazione: non si può non comunicare.
Neanche di un problema di perdita di mediazione da recuperare: l’adulto, che lo
voglia o no, è di fatto un mediatore. Il problema è sapere che cosa un adulto sta
comunicando e mediando.
Padri e madri
I meandri della politica. Per ultimi troviamo gli uomini politici, perché sono
proprio ultimi, con i punteggi in assoluto più bassi. I ragazzi potevano dare punteggi
su una scala di quattro: 1 significava per niente, 2 poco, 3 abbastanza e 4 molto. I
personaggi politici sono riusciti ad ottenere punteggi che si collocano sull'uno, uno
virgola qualcosa, ma perché siamo stati larghi noi: quando abbiamo codificato i
punteggi dei questionari abbiamo visto che un gran numero di ragazzi non si
accontentava di attribuire il punteggio di uno, ma scriveva meno uno, meno tre,
qualcuno (e tanti) ha scritto meno quaranta, e noi abbiamo preso tutti i meno
quaranta, i meno tre, i meno uno e li abbiamo fatti diventare uno, perché meno di
niente non si può. Nonostante questo, i personaggi politici sono riusciti a piazzarsi
sull’uno virgola qualche cosa. La stessa cosa è successa per lo Stato: lo Stato come
istituzione è in fondo alle classifiche delle istituzioni. Come per lo sport, sono
valutati meglio i politici locali, quelli che i ragazzi conoscono per via diretta,
piuttosto che i politici nazionali. È qui opportuna una riflessione: quale conoscenza
può avere un ragazzo di sedici anni dei personaggi politici? Noi crediamo che abbia
la conoscenza mutuata da suo padre, da sua madre, dall’insegnante, dalla televisione,
insomma, dagli adulti che gli stanno intorno. Anche qui s’intravede un filtro ed è
attraverso quel filtro fornito dagli adulti che il ragazzo si fa l’idea di come funziona
il mondo. (Provate ad andare a prendere un caffè al bar, fermatevi là dieci minuti e
scoprirete cose interessantissime su quello che è il filtro fornito dagli adulti).