Il Mal Di Vivere
Il Mal Di Vivere
Il Mal Di Vivere
IL MAL VIVERE
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IL MAL DI VIVERE
Sempre pi siamo consapevoli che il disagio degli adolescenti e dei giovani affonda le sue radici anche in un Disagio del mondo adulto, sottoposto, ancor prima che quello degli adolescenti, a contraddizioni profonde che continuamente mettono in discussione ogni forma di io irrigidito. Essere disponibili a rivedere la biografia del proprio io rende gli adulti interlocutori attendibili nelle situazioni di rapporto con gli altri adolescenti che li mettono alla prova e, nello stesso tempo, li aiuta a comprendere meglio se stessi, attraverso la presa di coscienza del disagio di essere adulti.
[Un adulto attendibile accetta le cicliche provocazioni e ripetute aggressioni; egli consapevole della presenza di oscillanti contraddittorie emozioni nel periodo adolescenziale, non le percepisce come attacchi personali, non innesca dinamiche difensive, poich ha superato ed elaborato la personale fase adolescenziale ed ha conquistato una solida identit ed una soddisfacente vita personale affettiva, che gli permettono di mettere in discussione le proprie convinzioni, i propri costrutti rigidi, in un fertile rapporto di tipo dialettico. Ma a volte le cose non vanno cosi !]
I DISAGI DELLADULTITA
Anche se ladolescenza e la giovinezza, nella complessa civilt occidentale, risultano sempre pi prolungate, a causa dellingresso sempre pi ritardato nella vita adulta, esse si risolvono generalmente in modo positivo. Naturalmente, il graduale ingresso nellet adulta non comporta, come nelle favole e nei film di un tempo, un finale del tipo e vissero per sempre felici e contenti. Comporta soltanto il passaggio a nuove condizioni di vita, forse pi sfumate ed incerte che nel tempo, le quali implicheranno ancora cambiamenti, modificazioni e ristrutturazioni per tutta la vita. Ci si riferisce a quella condizione adulta che si identifica con il gestire ladultit, intesa come quellinsieme di eventi dalla grande evidenza sia sociologica che psicologica (comportamenti, funzioni, emozioni, responsabilit, compiti, trasformazioni) che soltanto entrare in certe esperienze d modo di sperimentare: il lavoro, la maternit/paternit, il quotidiano (D.Demetrio). Da qui, forse, il primo disagio delladultit: ritrovarsi adulti quasi <<per caso>>, e scoprire che le fatiche e le difficolt adolescenziali non si sono affatto risolte nel momento in cui si inizia a ricevere uno stipendio regolare (!), si arreda la propria casa, ci si sposa, si hanno dei figli...
I DISAGI DELLADULTITA
Altre scansioni delladultit e che possono essere fonte di disagio per la contraddittoriet con cui vengono a volte vissute sono: il conseguire qualche successo (nellamore, nel lavoro, ecc.) e il non esserne soddisfatti, alla ricerca di un di pi o di un meglio (disagio da insoddisfazione nella carriera, nel sesso, nelle competizioni del tempo libero, e cos via) il non conseguire affatto (disagio da impotenza a rischio: nevrosi, alcolismo, autolesionismo, aggressivit e maltrattamenti) il non riuscire a scegliere con la dovuta tempestivit (disagio da differimento) nelle occasioni salienti poi generatrici di rimpianto il pentirsi subito dopo aver scelto (il coniuge, la professione, il club, ecc.) o molto dopo (disagio da retrospezione fallimentare) il non aver mai tempo per s/per la famiglia/per i genitori (disagio da espropriazione temporale) il dover dire troppi si o il non saper dire nel modo giusto no laccorgersi di essere ancora legati a filo doppio a padri, madri, fratelli, partners (disagi dovuti a disagi preadulti) il ripetersi (disagio da routine: stessa faccia, stessi legami, stessi colleghi, stessi gesti, stesse vacanze...) ...e ognuno di noi adulti pu integrare liberamente lelenco partendo dalla propria esperienza !
La formazione professionale Per comprendere meglio chi oggi siamo noi adulti non possiamo tener conto dellimportanza di spazi personali e della disponibilit a rivisitare la propria biografia in divenire: un cammino di formazione per questa et, come risposta ai nostri disagi, ci permette di ripensare a noi stessi quasi in forma di self-help. Non tener presente tale possibilit fonte di rimozioni pericolose, perch potrebbe significare di aver paura di guardarsi allo specchio. La formazione pu aiutare noi adulti, genitori, insegnanti, educatori, operatori del sociale, ecc ad imparare a fare con pi profitto e maggior consapevolezza ciascuno il proprio mestiere. Essa verr cos ad assumere tutte le caratteristiche di una procedura daiuto e facilitazione per tutti gli adulti che, dovendosi interessare delle storie degli altri, non devono n possono comunque dimenticare la propria ! Lobiettivo finale sar quello di rafforzare negli adulti-educatori la fiducia in se stessi e le capacit e lautonomia sufficienti a riconoscere ed eventualmente modificare le condizioni che creano disagio proprio e degli altri.
Alluscita dalla propria adolescenza molti adulti hanno operato una sorta di rimozione totale, una specie di rinuncia, di negazione dei propri desideri, fantasie, e credenze di quel periodo. La presenza di un adolescente che vive le trasformazioni proprie in questa fase costringe i genitori e gli adulti in genere a confrontare quanto era stato rimosso, attiva molte delle difficolt che sembravano superate. Diventa impotente pertanto riflettere sullimpatto che il disagio dei ragazzi ha sulla nostra sfera emozionale ! Nel rapporto con ladolescente il disagio riguarda non solo le sue relazioni con noi ma anche quelle che egli ha con il mondo esterno, extrafamiliare o extrascolastico, sul quale vorremmo avere influenza, potere di gestione e di decisione, in funzione di una nostra supposta maggiore competenza ed esperienza; mossi in tutto ci da amore e preoccupazione. I diversi tipi di disagio possono consistere in: a) un senso di inadeguatezza rispetto alla difficolt di comprendere la natura del problema b) un senso di delusione dovuto alla sensazione di essere stati esautorati, messi da parte c) un senso di irritazione dovuto alla percezione di ostilit e provocazione d) un senso di sconforto per la impossibilit di rispondere ad una richiesta e) un senso di dispiacere per la percezione di una sofferenza adolescenziale non espressa e di un bisogno non riconosciuto Per quanto riguarda leffetto che il disagio ha su di noi e la reazione a cui pu indurci, esso pu, in corrispondenza ai diversi tipi appena elencati: a) bloccare ogni desiderio di iniziativa b) farci desiderare addirittura farci decidere di non voler aver nulla a che fare col problema
c) indurci ad intervenire in maniera coercitiva, imponendo il nostro punto di vista sulla natura e sulla risoluzione del problema o del conflitto in atto d) sollecitare a chiarire lorigine, la natura, insomma il significato del disagio provato. Luno o laltro atteggiamento dipende dal fatto di percepire la situazione come provocazione o, al contrario, come un segnale di difficolt e di bisogno di aiuto impossibile o difficile da comunicare. Solo se sentiamo che il nostro ragazzo non affatto animato da una intenzionalit malevola, ma che egli non pu far altro che metterci a disagio, dato che riconoscere il suo bisogno e le sue difficolt gli creerebbe, dal suo punto di vista, pi problemi che vantaggi, solo in tal caso proviamo il desiderio di andare a fondo sulla natura della situazione
GLI ADOLESCENTI NON SI RIBELLANO CONTRO I GENITORI, GLI INSEGNANTI, GLI ALTRI ADULTI. SI RIBELLANO CONTRO IL LORO POTERE
Esistono due forme fondamentali di potere, controllo o disciplina: 1) Il potere/controllo/disciplina su gli altri, che imposto dallesterno (eteronomia), e deriva dal fatto di possedere i mezzi per soddisfare i bisogni dellaltro o per deprivarlo di qualcosa che lo soddisfi (potere coercitivo/manipolativo/competitivo) 2) Il potere/controllo/disciplina con gli altri, quello che cerchiamo insieme e che ci impegniamo a rispettare consapevolmente da soli (autonomia). Quel potere che viene dalla capacit di ascoltare e farsi ascoltare, di comprendere e farsi comprendere, di aiutar e farsi aiutare. Quel potere con, che trae la sua forza dal cercare insieme con fiducia e impegno creativo soluzioni condivise e verificabili ai nostri problemi (potere educativo/sinergetico/collaborazione ed integrazione delle risorse) Tutti gli educatori ritengono migliore la seconda forma ma, in realt, la maggior parte di essi ancora finisce per porre limiti, dare regole, comandare, costringere, punire o minacciare. Molti pensano che la disciplina imposta ai bambini dallesterno, col tempo venga internalizzata e trasformata in autodisciplina, Questa opinione trova ancora molto credito, anche se la sua validit e tuttaltro che dimostrata. Gli educatori che ricorrono al potere su, lo giustificano con il principio machiavellico il fine giustifica i mezzi; alcuni di loro si rifanno a esperienze personali di potere subito in passato (il male fatto a fin di bene). Espressioni del tipo lo faccio per il tuo bene spesso si traducono in comportamenti tuttaltro che benefici e salutari per i ragazzi.
Sono ancora in tanti a essere convinti dellutilit ed efficacia delle punizioni, anche quelle corporali. Si perde di vista ci che costituisce lessenza di una relazione educativa: proprio la qualit della relazione stessa. Purtroppo lattenzione degli educatori, anzich focalizzarsi sul come promuovere lo sviluppo delle persone, si interessa sempre soltanto di cosa far apprendere loro. La scuola e la famiglia sono i luoghi privilegiati in cui ci addestriamo allesercizio del potere. Purtroppo gran parte della nostra esperienza con il potere traumatica. Nella nostra vita veniamo angariati, controllati, manipolati, puniti e maltrattati da persona di potere. Questo il motivo per cui noi cerchiamo di evitare il nostro stesso potere: ne abbiamo paura ! E nella scuola e nella famiglia che impariamo come viene usato il potere. Tutte le comunit funzionano grazie al potere; tutte le famiglie funzionano grazie al potere. E in questi luoghi che apprendiamo cosa il potere dellinsegnante, del dirigente scolastico, dei compagni, dei genitori, dei fratelli, delle sorelle... Molti insegnanti e genitori non lo chiamano proprio cos, essi preferiscono usare i termini di disciplina, dipendenza, controllo e perfino amore. Nelle famiglie vi ancora amore, e, se si fortunati, in esse possiamo apprendere a essere consapevoli, a essere liberi, a collaborare e condividere il nostro potere.
Il potere non controllo, n autorit, n comando... ma siamo troppo abituati al concetto di potere quale potere su qualcuno o dominio, che non bada alle necessit e ai desideri di quanti sono influenzati dal nostro potere, per riuscire ad esercitare il nostro potere con gli altri in maniera responsabile, tenendo in considerazione la soddisfazione e la crescita delle persone coinvolte. La sinergia il fine pi elevato del potere con. Vi unione, cooperazione soddisfacente per tutti. Fiducia reciproca, comprensione comune delle motivazioni e dei compiti, impegno vicendevole verso un piano di azione. Ma questo non sempre possibile n sempre facile da raggiungere ! Il potere dipende dalla qualit delle relazioni tra le persone. E fondamentale, ad esempio, il consenso deli altri. Trattar male gli altri spesso un segno di mancanza di potere. La collera spesso una spia di una temuta o reale perdita di potere. Smettendo di usare il potere coercitivo/manipolativo/competitivo per sostituirlo con una leadership partecipativa (educazione e collaborazione) i genitori, gli insegnanti, gli altri adulti promuovono lo sviluppo di bambini e ragazzi capaci di autostima e autonomia. Relazionandosi con i ragazzi in modo democratico, gli adulti rendono pi accettabili per i ragazzi le leggi e le regole del vivere civile, stimolando autodisciplina, consapevolezza, responsabilit, stima di s.
Tutti noi adulti-educatori vorremmo costruire relazioni collaborative e democratiche con i nostri ragazzi, ma in pochi riusciamo a farlo concretamente... I genitori, gli insegnanti, gli educatori migliori non sono quelli che hanno lassillo di educare i figli o far apprendere gli studenti, ma che assolvono a questi impegni con serenit e seriet, senza perdere di vista lessenziale... che non cosa insegniamo ai ragazzi ma la qualit della relazione che riusciamo a instaurare con loro. Lapproccio democratico alle relazioni va costruito ! Questo pu essere espresso con un paradosso: i migliori insegnanti, genitori, educatori sono quelli che sanno tendere verso la propria autoeliminazione. Sono quelli che sviluppano nei ragazzi la consapevolezza delle loro potenzialit e la fiducia nelle loro attuali risorse personali e ambientali, incoraggiano la ricerca di soluzioni autonome e creative dei problemi che incontrano, si rendono disponibili per essere loro stessi risorsa per i ragazzi, soprattutto quando i problemi sono comuni. Compito degli adulti non tanto quello di decidere cosa bene per i bambini e gli adolescenti e di portarlo a fare le scelte consequenziali, quanto di offrirgli, secondo il paradigma rogersiano, una relazione di grande accettazione, rispetto, fiducia, attenzione, empatia, sincerit e autenticit. Compito degli insegnanti, dei genitori, degli altri adulti allora soprattutto quello di creare un clima di rispetto e accettazione che escluda la minacciosit dei giudizi e rinunci alluso coercitivo di potere, senza per questo sfociare del disinteresse nel permissivismo, che renderebbero ancora pi insicuri e confusi i ragazzi.
T.Gordon: io non ho mai usato il termine disciplina nelle mie opere perch sono convinto che il controllo basato sulluso del potere, non abbia ragion dessere nelleducazione scolastica e familiare. C.Rogers sostiene che quando il controllo condiviso e la qualit della relazione garantita, si hanno rapporti vitali, profondi e arricchenti: la mia influenza sempre aumentata quando io ho condiviso il mio potere e la mia autorit... rifiutandomi di costringere o dirigere, credo di aver stimolato lapprendimento, la creativit e lautonomia. Conseguenza delluso del potere Prima di tutto, il potere deladulto suscita un potere esattamente contrario (potere da opposizione) nelle vittime (studenti, figli, ecc), per cui ladulto deve rafforzare a sua volta il suo potere. Secondo, il ricorso al potere riduce linfluenza delleducatore, costringendo i ragazzi a comportarsi nei modi prescritti. Questo il motivo per cui i ragazzi generalmente riprendono il loro solito comportamento non appena lautorit rimossa ( per es., quando linsegnante lascia la classe). Terza conseguenza: i rapporti con i ragazzi non saranno mai sereni. I ragazzi infatti non amano, e sviluppano un odio crescente nei confronti di chi usa il potere con loro. Luso del potere sui pi piccoli e i pi deboli provoca sensi di colpa in chi lo esercita.
Le stesse cose valgono quando sono i ragazzi ad esercitare il potere: diventono dispotici e saranno detestati dai loro educatori e dagli altri compagni. E terribilmente difficile provare affetto nei confronti di questo tipo di ragazzi ! Sono sempre pi numerosi gli adulti che, dopo aver sperimentato le conseguenze del potere su gli altri, si accorgono che il vero potere non riguarda la loro capacit di costringere o manipolare i ragazzi quanto la loro profonda consapevolezza che non c nulla che influenza di pi i nostri adolescenti del dare lesempio ed offrire loro un sincero e autentico rispetto per i loro tempi e le loro modalit di accesso al cambiamento. Possiamo cambiare le persone solo accettandole semplicemente cos come sono e investendo la maggior parte del tempo e delle energie ed amare noi stessi, a sviluppare il nostro potenziale personale, sicuri che questo il modo migliore per amare gli altri e facilitare la loro crescita e il loro sviluppo.
D Unantica
preghiera indiana pu riassumere poeticamente queste considerazioni e aiutarci a mantenerle vive nella nostra memoria: Quandero giovane le mie preghiere a Dio dicevano: Signore dammi la forza di cambiare il mondo. Quando fui vicino alla mezza et, mi resi conto che non avevo cambiato una sola anima; la mia preghiera allora diceva: Signore dammi la forza di cambiare quelli che mi sono vicini, la famiglia e gli amici. Ora che sono vecchio, la mia preghiera : Signore, fammi la grazia di cambiare me stesso. E se fin dallinizio avessi pregato per questo, non avrei sprecato la mia vita.
Se noi ripensiamo al nostro modo di affrontare il potere dei nostri genitori o insegnamenti, potremmo sicuramente ritrovarci in uno dei punti della seguente tabella. Sentimenti
Risentimento, rabbia, ostinit Frustazione Odio Vergogna Imbarazzo Paura, ansia, disagio Infelicit, tristezza, depressione Amarezza, vendetta Ostinazione
Meccanismi di difesa
Resistenza, sfida, ribellione, sfiducia Contestazione, aggressione, ritorsione e dispetti Mentire, nascondere i propri sentimenti, fare la spia Accusare altri, spettegolare Ingannare, imbrogliare Dominare, imporsi (prepotenza), intimidire (infierire sugli altri) Bisogno di vincere, la paura di perdere Organizzarsi, mostrarsi remissivi e servili Adulare, lusingare Non correre rischi, adeguarsi, necessit di essere rassicurati a priori sulle probabilit di sucesso di unattivit da intrapendere Fuggire (introversione, evasione, fantasticare, regredire)
Competitivit
Umiliazione, apatia
PREMI E CASTIGHI
Il potere su un altro, deriva dal fatto di possedere i mezzi per soddisfare i bisogni o per deprivarlo di qualcosa che lo soddisfi. Premi e castighi per non sempre funzionano. I premi funzionano se: chi ricevere il premio completamente dipendente da chi ha il poter di premiarlo (non pu cio procurarsi il premio da altri o conseguirlo da solo) il premio veramente importante per chi lo riceve il premio dato subito I castighi funzionano se: chi ricevere il castigo non, pu in alcun modo, evitarlo il castigo talmente duro da essere veramente temuto il castigo comminato subito dopo la disobbedienza la minaccia del castigo costante e incombente Esiste un rapporto inversamente proporzionale tra forza del potere e maturit delle persone su cui si esercita. Questo spiega molte difficolt che insorgono nelleducazione autoritaria degli adolescenti e dei giovani. Da una parte gli adulti, ormai abituati alluso del potere, non riescono a stabilire rapporti interpersonali ispirati al rispetto della persona e alla collaborazione; daltra parte i giovani, divenuti pi forti e tenaci, imparano a sfuggire al controllo degli adulti con varie tecniche come linganno, la fuga, il rinvio, laggressivit e le minacce. Gli educatori cominciano col blandire e premiare, quando poi le blandizie non bastano, passano alle minacce e ai castighi; quando neppure i castighi funzionano, confessano la loro impotenza e delusione e finiscono per diventare, loro malgrado, permissivi.
PREMI E CASTIGHI
Data la frequente utilizzazione di premi e castighi nelle interazioni educative, pu essere utile riflettere sulle conseguenze del loro uso. Conseguenze dei premi: i ragazzi finiscono per legare la loro condotta allottenere premi come ricompense, regali, soldi, facilitazioni, elogi, ecc. i ragazzi finiscono per dipendere dagli adulti e dalla loro approvazione, conferma, giudizio quando i ragazzi scopriranno gli scopi abilmente manipolativi dei premi e delle lodi proveranno delusione e sentimenti ambivalenti i premi talora contengono elementi di critica, come quando il genitore dice: Sono contento che oggi non hai rinviato i compiti a dopo cena come avevi fatto nei giorni passati, oppure un professore dice: Sono contento che questa volta sei arrivato con i compiti fatti, al contrario degli altri giorni le lodi, se esagerate o immeritate, non sono coerenti con il concetto di s del ragazzo e possono portarlo verso un illusivo senso di superiorit i premi e le lodi innalzano il livello di competitivit e rivalit tra i fratelli e le altre persone della famiglia, tra i compagni di classe
PREMI E CASTIGHI
Conseguenze dei premi: la punizione deve essere somministrata con rigore e severit, e i ragazzi cercano di sfuggire in tutti i modi, anche con linganno (la famiglia, con la classe, rischiano di diventare una scuola di ipocrisia e slealt) in alcuni dei ragazzi educati con metodi punitivi e repressivi affiorano tendenze autopunitive, depressive e suicide i ragazzi nevrotici hanno spesso alle spalle sistemi punitivi i ragazzi con bassa autostima hanno avuto spesso genitori o insegnanti autoritari che non spiegano i motivi delle loro richieste i ragazzi educati con metodi repressivi hanno pi difficolt a socializzare con coetanei, mancano di spontaneit i figli puniti aggrediscono i genitori con notevole frequenza le scuole i cui sono ancora in uso punizioni corporali registrano una pi alta frequenza di episodi di vandalismo
AUTOEFFICACIA
E la convinzione individuale di poter eseguire con successo i comportamenti richiesti da una particolare situazione Tale percezione circa la propria efficacia pu costituire un importante strumento direzionale del comportamento individuale. La percezione dellautoefficacia influenza gli obiettivi che le persone stabiliscono per se stesse e i rischi che sono disposte ad affrontare; gli individui, che vedono se stessi scarsamente efficaci nel far fronte agli impegni della vita, sono vulnerabili allansia e possono sviluppare dei modelli di evitamento allo scopo di ridurre le loro paure. Inoltre sono inclini alla depressione e possono persino mostrare degli indebolimenti del sistema immunitario in situazioni in cui devono affrontare dei fattori di stress che ritengono di non essere in grado di controllare.
L AUTOSTIMA
AUTOSTIMA
E il giudizio che lindividuo esprime sul proprio valore Costituisce un aspetto importante del concetto di s. Diverse valutazioni di s riflettono, in gran parte, il feed-back che lambiente di continuo rimanda. Questi processi di valutazione di s sono importanti per comprendere come si vedono le persone e come rispondono alle proprie esperienze e a ci che essi definiscono successi o fallimenti.
- commenti e giudizi degli altri - messaggi su come ci si dovrebbe o non ci si dovrebbe comportare - sentimenti che abbiamo imparato ad esprimere o non esprimere - norme e valori culturali - attenzioni che riceviamo dagli altri - esperienze di successo o fallimento e dalla loro elaborazione cognitiva
Di fronte ad una stessa esperienza negativa si pu reagire in modi diversi. - E andata male, pazienza ci riprover Si pu pensare
oppure - E andata male, sono un incapace, non valgo niente
la capacit di/la propensione ad apprezzare il valore e limportanza della propria persona, nella consapevolezza di poter fare affidamento su se stessi e di agire responsabilmente nei confronti oltre che se stessi anche degli altri (Lautostima, G.Steinemem)
L AUTOSTIMA
Lautostima la conoscenza e lesperienza di quello che siamo. Si riferisce a quanto conosciamo di noi stessi, e a come consideriamo ci che sappiamo. Potremmo definirla anche come quel sentimento che si prova nei propri confronti. Una sana autostima significa: Mi sento bene, ho un valore perch esisto !. Chi ne privo invece continuamente incerto, critico verso se stesso, e accumula sensi di colpa. Ogni persona costruisce la propria autostima negli anni sulla base delle interpretazioni che d di ci che accade intorno a s. Il nostro senso di autostima si costruisce fin da bambini con ci che i genitori, nonni, maestri, professori e compagni dicono di noi... e va a rafforzarsi o modificarsi grazie ai primi risultati che otteniamo. Esso viene alimentato da due esperienze: innanzitutto quando una persona per noi importante ci vede, e ci identifica per quello che siamo; e poi quando sentiamo di essere riconosciuti ed apprezzati dagli altri per quello che siamo. Queste due percezioni, oltre alla possibilit di esprimersi con un proprio linguaggio personale, sono i requisiti preliminari per instaurare una vita proficua per noi e per gli altri.
Il concetto di autostima racchiude: - come ciascuno vede se stesso - come si giudica - che tipo di valore si attribuisce
L AUTOSTIMA
Una bassa autostima dipende molto da come interiorizzamo messaggi tipo quelli che dicono (o trasmettono) solo: sei OK, sei un tipo atletico, non hai rughe...ecc; poco alla volta ci si pu sentire non OK...ecc; si perde autostima perch per essere desiderati, apprezzati devi essere solo...in un certo modo, cio come detto prima. Seguono alcuni esempi di messaggi - costrutti, pericolosi se linteriorizzazione disfunzionale e che ci portano ad una bassa autostima: - Ma perch mi venuto in mente di fare il terzo figlio !?
Il bambino si sente il terzo incomodo tra due genitori innamoratissimi
I messaggi di amore condizionato: sei amabile solo se..., solo se stai fermo.... solo se sei il primo della classe.... solo se vinci..., solo se sei bello..., ecc. Frasi come non correre...non sudare..., non sono certo positivi per lautostima. In definitiva, non solo la famiglia ma anche la cultura generale, gli stereotipi (vedi la pubblicit, la moda, gli stereotipi sessuali) possono portare a bassa autostima.
Lautostima ha delle ripercussioni su tre aspetti importanti della vita quali: - il proprio modo di presentarsi agli altri - la facilit con cui si passa allazione per realizzare i propri obiettivi - il modo di reagire a successi e insuccessi della vita
L AUTOSTIMA
E molto importante essere consapevoli del fatto che la stima che abbiamo di noi stessi influenza il nostro comportamento, le nostre relazioni sociali, la nostra efficienza sul lavoro, la nostra vita affettiva; questi, a loro volta influenzano, i risultati che otteniamo in ogni ambito. Quindi, per equazione, la stima che abbiamo di noi stessi influenza, determina i risultati che otteniamo.
X X
Credi in te stesso per primo se vuoi che anche gli altri lo facciano Poniti obiettivi concreti e realizzabili e agisci intensa mente per raggiungerli
metti in risalto i motivi per cui sei una persona meravigliosa e tienili sempre presenti
Barriere allAUTOSTIMA
- Non riconoscere le qualit - Non avere fiducia in se stessi - Essere modesti - Umilt - Essere prudenti - Senso di colpa - Sacrificarsi
L AUTOSTIMA
Molti genitori si chiedono se sia possibile sostenere lautostima dei bambini, quando loro stessi soffrono della sua mancanza. E possibile, a patto che i genitori siano disposti a uno sforzo attivo e cosciente per migliorare la propria. Lautostima si sviluppa nel corso di tutta la vita, e nella misura in cui cerchiamo di arrivare a una maggiore conoscenza di noi stessi; pu essere potenziata come quantit, ma non necessariamente dal punto di vista della qualit. Possiamo imparare a conoscerci megli, ma questo non implica che ci consideriamo migliori. Per arricchire la qualit della nostra autostima, dovremo fare uno sforzo cosciente, anche se la nostra percezione iniziale pu essere incerta, autocritica, superficiale o pessimistica. Se non facciamo questo sforzo, la nostra autostima perennemente in bilico andr a far parte dellereditariet sociopsicologica che lasceremo ai nostri figli. Non c bisogno di avere una sana autostima prima di diventare genitori per poter crescere dei figli che ne siano dotati. Ma bisogna continuare a svilupparla insieme a loro, e questo si pu fare agendo con integrit. Ricordiamoci che i bambini amano i genitori incondizionatamente, comunque vengano trattati. Lo sviluppo dellautostima in un bambino importante non per il suo modo di valutare i genitori, ma nel termine in cui si piacer e si vorr bene.