Jet Grouting
Jet Grouting
Jet Grouting
Formazione continua
Trevano, CP 72
CH-6952 Canobbio
INDICE
pagina
2. CENNI STORICI 1
2.2 Jetting 2
4.1 Panoramica 7
4.7 Macchinari 19
5.1 Panoramica 22
5.3 Sottomurazioni 23
Con jet grouting o jetting si definisce una tecnologia che consiste nell’iniezione di
un fluido stabilizzante ad altissima pressione nel terreno e che ha come scopo il
consolidamento di volumi delimitati di terreno in posto al fine di migliorarne le
caratteristiche meccaniche quali la resistenza e la permeabilità.
2. CENNI STORICI
Le prime applicazioni pratiche di questa tecnologia si sono avute nel corso degli
anni 50 in Svezia (Alimac) e in Giappone (Fudo).
Nel terreno veniva introdotta una colonna di aste munite alle loro estremità infe-
riore di un utensile in grado di permetterne l'avanzamento nel terreno stesso me-
diante movimento rotatorio con effetto disgregante o, in terreni adatti, per avvi-
tamento.
Raggiunta la profondità prevista (10 - 15 m) attraverso il treno di aste veniva pom-
pato il materiale legante che uscendo all'altezza dell'utensile, veniva mescolato
col terreno dall'azione meccanica dello stesso.
Come legante venivano impiegate miscele a base di calce viva e di cemento.
Un procedimento simile é stato sviluppato in Italia dalla Società ELSE di Milano.
Il principio era analogo ai due sopraccitati. Come legante veniva usato una sospen-
sione acqua/cemento con fattore ca. 1 alla pressione di scorrimento.
Nei pali di fondazione, per razionalizzare all'occorrenza la distribuzione dei cari-
chi, venivano introdotti nella massa consolidata a palo finito profilati, tubi o ele-
menti prefabbricati. Il sistema ELSE ha trovato applicazione nell'esecuzione di pali
di fondazione, paratie stagne e diaframmi sotto arginature (figura 1).
I sistemi sopra descritti erano applicabili esclusivamente in terreni fini, limosi e di
qualità omogenea. La dimensione degli elementi colonnari non poteva superare i
500 - 600 mm di diametro e le profondità i 10-15 m per i procedimenti Alimac e
Fudo e di una ventina di m per il procedimento ELSE.
Sospensione
acqua/cemento ≈ 1/1
pressione di scorrimento
Movimento alternativo
dell’utensile per favorire
la miscelazione
sospensione/terreno
Terreno consolidato
Tecnologia ELSE
pali “ROTARY”
2.2 Jetting
Alla fine degli anni 60 veniva reso noto da una pubblicazione periodica che in un
cantiere del medio oriente la società Cementation aveva eseguito lavori di fonda-
zione e dei diaframmi con un nuovo procedimento non dissimile da quello che oggi
conosciamo come Jetting.
Nella prima metà degli anni 70 veniva pure messo a punto in Giappone un proce-
dimento di consolidamento del terreno in posto denominato CCP - Chemical Chur-
ning Pile (o Pattern) inventato da Wataru Nacanishi e diffuso dalla Konoike Con-
struction e proposto al mondo scientifico dal Prof. G. Miki dell'università di Tokio.
Come legante di base si faceva ricorso infatti a prodotti chimici e solo in un se-
condo tempo sono subentrate sospensioni a base di cemento.
Con queste tecnologie sono stati realizzati in Giappone importanti lavori di conso-
lidamento in relazione alle costruzioni di manufatti, opere di sostegno per galle-
rie, miniere e fondazioni in terreni difficili.
Verso la seconda metà degli anni 70 veniva creata a Parma una società CCP che
per prima introdusse in Italia il metodo CCP giapponese.
Come legante veniva adottata la sospensione cementizia in luogo dei prodotti chi-
mici. Il procedimento si diffuse abbastanza rapidamente in Italia e incominciò ad
imporsi come elemento consolidante essenziale in diversi campi del genio civile.
In Svizzera il procedimento veniva introdotto all'inizio degli anni 80 dalla società
Terrajet. Il primo cantiere eseguito riguardava l'estensione a monte dell'albergo
Eden con interventi di sottomurazione, sostegno di pareti e fondazioni.
Nel periodo successivo tuttavia esso entrò a far parte del programma di quasi tutte
le imprese specializzate del paese.
Le imprese generali costituirono gruppi destinati soprattutto ad eseguire il soste-
gno agli avanzamenti di gallerie ferroviarie e stradali in terreno sciolto dove erano
implicate. Le difficoltà tecnico-esecutive, gli incidenti e i costi indussero tuttavia
questi gruppi a desistere e ad affidare lavori del genere a imprese altamente spe-
cializzate in questo settore.
Il procedimento è rimasto retaggio di poche imprese specializzate e viene applica-
to prevalentemente per sottomurazioni, sostegno di pareti e fondazioni in terreni
difficili.
Nel 1983 la tedesca Bauer acquisì il procedimento della Terrajet ed in seguito an-
che la ditta Keller entrò nel mercato tedesco con il procedimento Kahjima (Triple
jet). Entrambe diedero all'insieme dei due sistemi uno sviluppo e una estensione
notevoli anche fuori dalla Germania.
Come già accennato, il principio del jet grouting consiste nell’iniettare ad altissi-
ma pressione (20 – 70 N/mm 2 equivalenti a 200 – 700 bar) attraverso appositi ugel-
li, una miscela stabilizzante con la quale il terreno viene disgregato e mescolato in
situ, a formare, una volta decorso il tempo di presa della miscela, un elemento di
Calotta
1 1:
1: 1
30
30 75
Strozzo
Tappa di scavo
Calotta max. 12 ÷ 13 m
Colonne Jetting
con ev. rinforzo
È proprio nel campo dei lavori all’aperto che il jet grouting trova il suo maggior
impiego. Le applicazioni più frequenti di questo metodo sono:
− Consolidamento per sottomurazioni
− Realizzazione di diaframmi d’impermeabilizzazione (argini, dighe in terra)
− Preconsolidamenti per fondazioni
− Consolidamento di fondazioni esistenti
− Sostegni di scavi e trincee
− Tamponi di fondo
− Preconsolidamenti dall’esterno per scavi in sotterraneo
− Stabilizzazione di pendii
In tutti questi casi il terreno viene trattato affiancando gli elementi jetting in una
maglia più o meno fitta o secondo una geometria definita in base alle necessità
progettuali ed alle caratteristiche del terreno.
4.1 Panoramica
Come descritto nel capitolo precedente, il principio del jet grouting consiste nel
mescolare il terreno con un fluido stabilizzante iniettato ad altissima pressione at-
traverso degli ugelli situati alla base delle aste d’iniezione.
Una parte della miscela iniettata rigurgita in superficie attraverso il foro di perfo-
razione. Il materiale fuoriuscito non è riutilizzabile e deve essere smaltito in modo
appropriato.
Rotazione α = 360 °:
colonna circolare
Rotazione α = 180 °:
colonna semicircolare
P. es. rotazione α = 60 °:
settore circolare
Rotazione α = 0 °:
setto o parete
Attualmente sono utilizzati tre diversi metodi, per l’esecuzione del jet grouting.
Questi si differenziano essenzialmente per la posizione degli ugelli lungo le aste
ma soprattutto per il tipo ed il numero di fluidi utilizzati durante il trattamento.
Questi metodi hanno differenti gradi d’efficacia e sono impiegati in base al tipo di
terreno da trattare.
Si possono distinguere:
La figura 6 seguente mostra il principio dei tre metodi jetting appena esposti.
Figura 6: Schema di principio dei tre metodi jetting: 6a) monofase; 6b) bifase e
6c) trifase
Nella figura 7 che segue sono illustrati in dettaglio gli utensili di perforazione e
d’iniezione utilizzati nei tre sistemi.
Acqua
Fluido
Fluido legante Aria
Fluido legante legante compressa
Aria/acqua
compressa
Ugelli
Utensile
All’utensile All’utensile
7a) 7b) 7c)
Jetting
Iniezioni
sintetiche
Silicati [ad]
Silicati [bd]
Cementi
ultrafini
Frazione [% peso]
Miscele
Malta
Pezzatura [mm]
ad = alta densità
bd = bassa densità
I criteri per giudicare l’efficacia del jetting sono principalmente il diametro delle
colonne (o eventualmente lo spessore dei setti), la resistenza e la permeabilità
degli elementi, così come i costi di realizzazione. Questi ultimi dipendono essen-
zialmente dalla velocità d’esecuzione, quindi dalla velocità di rotazione e di ritiro
delle aste, dal costo del materiale iniettato e da quello del personale e dei mac-
chinari necessari sul cantiere. Fatta astrazione dei costi dei materiali e di gestio-
ne, restano unicamente quei parametri, tipici di questa tecnologia, che possono
essere variati o che, in singoli casi, devono essere predeterminati, al fine di otte-
nere i risultati desiderati in fatto di resistenza e permeabilità degli elementi.
Questi parametri sono molteplici e si influenzano vicendevolmente.
Possono essere riconosciute le seguenti interdipendenze:
− Con il crescere della resistenza del terreno aumenta l’energia indispensabile al-
la disgregazione del materiale. L’energia è determinata dalla velocità del getto,
quindi dalla superficie degli ugelli e dalla pressione d’iniezione.
− A parità di resistenza del terreno le dimensioni degli elementi aumentano con il
crescente apporto di energia. Questa è determinata dalla velocità di rotazione e
di estrazione delle aste.
− Per ottenere una dimensione costante degli elementi con il crescere della pro-
fondità è necessario aumentare l’apporto di energia ed il tempo di lavorazione,
dal momento che la resistenza del terreno cresce a sua volta con la profondità.
− La resistenza finale degli elementi dipende dalla composizione del fluido legan-
te, dal rapporto della miscela fluido legante – terreno, dal terreno stesso ed in-
fine dall’omogeneità degli elementi.
− L’impermeabilità degli elementi aumenta normalmente con il crescere della re-
sistenza e dell’omogeneità.
Nella tabella 1 seguente sono indicati i campi di variabilità dei singoli parametri
per i tre metodi di jetting mono-, bi- e trifase.
Metodo jetting
Parametro
monofase bifase Trifase
Pressione miscela
[MPa] 30 - 50 30 - 50 1 – 10
cementizia
Portata miscela [l/s] 1.5 – 4 1 –4 1 –3
Velocità di rota-
[rpm] 10 - 20 5 - 10 3 –8
zione
Velocità di risalita [m/h] 20 - 60 10 - 30 3 –8
Diametro ugelli
[mm] 2 -4 2 -4 3 –9
miscela
Pressione aria [MPa] - 0.6 – 1.2 0.6 – 1.2
Tabella 1: Campi di variazione dei parametri jetting per i tre metodi mono-, bi-
e trifase (RODIO).
Il grafico alla figura 9 mostra la funzione della diminuzione dell’energia del getto
in rapporto alla distanza dall’ugello sull’esempio di un getto d’acqua in fango ben-
tonitico.
1.00
0.90
0.80
En 0 = energia del getto
Rapporto Enx / Eno
0.60
En x = energia residua alla
0.50
distanza x dall’ugello
0.40
0.30
0.20
0.10
0.00
0 5 10 15 20 25 30 35 40
Distanza x dall'ugello cm.
Figura 9: Energia residua del getto in funzione della distanza dall’ugello. Prove
eseguite con acqua su fango bentonitico (P 0 = 430 bar – visc. 400 cps).
Un normale terreno non saturo può avere una percentuale di vuoti che oscilla se-
condo la granulometria media intorno al 20-30% del proprio volume. Nel caso di
terreni saturi, questi vuoti sono occupati dall'acqua.
Il getto introduce forzatamente una quantità di fluido che sommato al volume di
terreno da esso interessato eccede sempre, ad eccezione di terreni con scarsità di
parti fini e non saturi, il volume specifico della colonna lavorata. Questa ecceden-
za deve obbligatoriamente fuoriuscire dalla sommità del foro (spurgo).
Un arresto del suo deflusso provoca la trasformazione dell'azione meccanica del
getto in un apporto di fluido a pressione elevata con possibili conseguenze dannose
ai manufatti presenti nelle immediate vicinanze della zona interessata (fondazio-
A causa del treno di aste necessario per trasmettere l'energia dinamica alla sonda,
questo tipo di prova dà dei valori abbastanza affidabili fino ad una quindicina di m
di profondità. Per profondità superiori esistono penetrometri statici fondo-foro
(Nordman).
Il risultato delle prove viene espresso C 30 - colpi necessari per infiggere la sonda
per i 30 cm ritenuti validi.
È da menzionare il fatto che la formula descritta nel seguito è stata estrapolata a
posteriori sulla base di diametri di colonne jetting effettivamente realizzate. Le
esperienze sul campo hanno dimostrato la validità della formula.
Dati P = pressione di lavoro in bar
V = volume di sospensione A/C = l/m
C = valore SPT 30
D = diametro della colonna risultante in mm
'
En ' = C e − C − q dove En ' × 10 5 = P ⋅ V
con
D 129.6 129.6
e′ = − e q=
540 C + 98 C + 98
Nel grafico alla figura 10 è indicato il diametro della colonna jetting in funzione
del valore SPT 30 e dell’energia apportata al terreno.
Se, ad esempio, si vuole ottenere una colonna jetting di 0.80 m in un terreno con
un valore SPT di 15, che equivale ad un terreno sabbioso debolmente/mediamente
compatto, sarà necessario fornire un’energia pari a 2.5 x 10 5 J/m.
Ammettendo una pressione d’esercizio di 500 bar, occorreranno 500 l per trattare
1 m di colonna. Se la portata dell’iniezione di miscela è di 2 l/s, il trattamento di
1 m di colonna dovrà durare 250 s, pari a 4.17 min. Se si scelgono passi di ritirata
di 4 cm occorrerà effettuarne 1 ogni 10 s.
1200
1100
1000
Diametro della colonna mm.
900
800
700
600
500
400
300
200
100
0
0.00 1.00 2.00 3.00 4.00
Energia applicata En' = En' [x 105] = V (Sosp. A/C= 1) [l/m] x P [bar]
Valori SPT 30
Figura 10: Diametro delle colonne jetting monofase in funzione dell’energia appli-
cata a terreni con valori SPT 30 diversi (Injektobohr).
Valori indicativi di diametri di colonna per tutti i tre metodi jetting sono riportati
nella tabella 2 .
Tipo di terreno
Metodo
Argille/limi Sabbie limose Ghiaia con sabbia
Monofase 0.4 – 0.5 0.8 – 0.9 0.9 – 1.0
Bifase 0.6 – 0.8 1.1 – 1.3 1.3 – 1.5
Trifase 0.8 – 1.7 1.4 – 2.3 2.0 – 2.8
Tabella 2: Valori indicativi di diametri di colonna per diversi tipi di terreni (C. Ku-
tzner).
Come per la determinazione del diametro delle colonne, anche la resistenza degli
elementi jetting non è determinabile a priori. Per definire una correlazione tra re-
sistenza e quantità di cemento iniettato vi sono grosse difficoltà: la prima è di co-
noscere quanto cemento è rimasto nel terreno; la seconda è costituita dal cono-
scere il diametro della colonna e infine è difficile stabilire l’influenza del tipo di
terreno e del tipo di miscela iniettata.
Dalle imprese specializzate vengono forniti dei limiti raggiungibili in funzione del
tipo di terreno da trattare. Questi sono riassunti nella tabella 3 .
A proposito dei valori riportati in tabella 3, vi è da notare che quelli più elevati
sono normalmente raggiunti con il jetting monofase dal momento che con questo
metodo si ha una maggiore quantità di cemento per metro cubo di colonna.
4.7 Macchinari
[m]
Pesi [t]
72
30 24 11
3 2 1
Come visibile dalla figura, gli ingombri ed i pesi delle macchine possono essere no-
tevoli. È perciò indispensabile tener conto di questi fattori nella pianificazione
degli accessi e dell’area di cantiere, che dovrà ospitare anche tutte le altre instal-
lazioni necessarie quali pompe, compressori, stazione di miscelazione, silos ecc.
Una sezione longitudinale ed una planimetria schematiche con gli ingombri di mas-
sima ed i relativi pesi sono esposti alla figura 12.
Aria compressa
Acqua in pressione
Fluido legante
compressore
Pompa per
l’acqua in
pressione ce-
misce-
mesco- latore
Pompa latore
per ac-
12a)
12b)
Figura 12: Sezione longitudinale (Bauer) e schema planimetrico (Injektobohr) delle
installazioni jetting con pesi ed ingombri.
5.1 Panoramica
Grazie alla possibilità, più volte citata, di armare gli elementi jetting con barre,
tubi o profilati d’acciaio, l’applicazione del jetting quale opera di sostegno non
diverge, nell’essenziale, da altri sistemi utilizzati a questo scopo che adottano un
“pretrattamento del terreno” (s’intendono sistemi messi in opera prima di qualsia-
si attività di scavo), quali pali o paratie.
A differenza di questi metodi, il jet grouting presenta il notevole vantaggio di una
flessibilità esecutiva ben maggiore di quelle offerta da altri metodi, grazie alla
quale è possibile attuare strutture complesse formate da singoli elementi jetting
combinati a creare ad esempio muri a gravità. È inoltre possibile, con le dovute
precauzioni, intervenire non solo a ridosso, ma anche direttamente al di sotto di
strutture esistenti (edifici, fondazioni ecc.), cosa assai complicata se non inattua-
bile con altri sistemi di sostegno.
Per questi motivi il jetting è indicato sia per il sostegno di pareti, sia per sottomu-
razioni comunque anch’esse facenti parte della categoria dei sostegni.
Queste due possibilità d’esecuzione sono esposte nei sottocapitoli seguenti.
Come già accennato sopra, il sostegno di pareti con il sistema jetting può essere
considerato alla stessa stregua di altri tipi di sostegni di pareti.
L’esecuzione avviene realizzando una serie lineare di colonne secanti verticali e-
ventualmente armate con profilati o barre in acciaio, di dimensioni adeguate ai
carichi statici che la struttura è chiamata ad assumere. Queste possono essere e-
ventualmente completate da una serie di colonne ad inclinazione diversa a creare
ad esempio delle mensole, degli ancoraggi o semplicemente un maggior spessore
della parete a dipendenza delle necessità. La messa in opera può avvenire sia so-
pra che sotto livello di falda.
Naturalmente la parete deve essere strutturata in modo da poter ricevere e ripar-
tire le forze di sostegno come ancoraggi, sbadacchi, chiodi o solette nel caso di
scavo in "Deckenbauweise".
Armatura
(secondo le esigenze
statiche)
Ancoraggio preteso
Chiodatura
Sbadacchiatura
Armatura Profilatura
Tappa X Isolazione
“Deckenbauweise”
13a) 13b)
Figure 13: Esempi di pareti sostenute mediante jetting: 13a) muro “a gravità”;
13b) parete di colonne secanti verticali armate con possibili dispositivi di
sostegno.
5.3 Sottomurazioni
Come prima operazione sarà eseguita una serie di colonne distanziate in modo da
poter sostenere la totalità del carico della struttura da sottomurare.
Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla continuità del deflusso dei mate-
riali eccedenti per non creare pressioni incontrollabili sulle fondazioni interessate.
In seconda fase, si provvederà ad estendere la vera e propria sottomurazione con
colonne secanti e con colonne disposte in modo da sopperire alle esigenze statiche
del sistema.
La sequenza e le modalità esecutive devono sempre prioritariamente salvaguarda-
re la continuità del deflusso delle eccedenze.
Lavori sotto falda devono essere accuratamente studiati e pianificati.
Entro certi limiti è possibile realizzare sottomurazioni autoportanti con l'impiego
esclusivo di elementi colonnari Jetting eventualmente armati secondo le esigenze
statiche.
Nella figura 14 è visibile un tipico schema per sottomurazioni con colonne jetting.
Con lo scavo viene normalmente eseguita una profilatura delle colonne jetting fino
al limite teorico di scavo. La parete può quindi essere rivestita ad esempio con
calcestruzzo spruzzato o con un’impermeabilizzazione e la parete della struttura
sottomurante.
I lavori di questo genere finora eseguiti non hanno mai dato luogo ad assestamenti
delle opere sottomurate né immediati né negli anni successivi.
I sollevamenti rilevati dell'ordine di mm, si sono rivelati di carattere elastico e so-
no rientrati all'entrata in funzione della struttura sottomurante.
Come per il sostegno di pareti anche per la sottomurazione solo il Jetting monofa-
se può soddisfare le esigenze di delicatezza, di precisione e spesso di spazio (scan-
tinati, interni di edifici normali e storici, spazi ristretti, ecc.) richieste da questo
tipo di lavoro.