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martedì 8 ottobre 2024

LA COPPIA DI SERIE QUASI PERFETTA

 A volte per un titolo simile vai a prendere un granchio e mi è capitato infatti con La Coppia Quasi Perfetta, serie british che ho cominciato a guardare pensando che fosse La Coppia Perfetta,


quella con Nicole Kidman (sono infatti entrambe su Netflix). 
Sapevo che nella vicenda c'era un morto di mezzo e infatti anche in quest'altra serie il cadavere c'è, ma la situazione è completamente diversa, molto pesante e cupa, che parte da uno spunto fantascientifico di trovare il partner perfetto tramite un test del DNA (magari funziona, chissà, fra tante minchiate che i cervelloni si inventano) e qualche sospetto mi è venuto quando alla fine del primo episodio di Nicole non c'era ancora traccia.
Mi faceva anche un po' specie sentire in una scena la canzone di Janelle Monae, MAKE ME FEEL,

che è una chiara e completa ispirazione a Prince (non è plagio perché fanno questi pezzi ispirati ad altri anche Bruno Mars e The Weeknd), e che era del 2018, e infatti la serie che stavo guardando, il cui titolo originale è The One, scoprirò più tardi che era del 2021 perciò di poco più vecchia della canzone, però, essendo il brano anche nello spot della nuova BMW, non mi risultava poi così vintage. Alla fine però i conti chiaramente non mi tornavano lo stesso, al che ho realizzato di aver sbagliato tutto e sono andato a cercare la serie giusta. 
Se in quella che avevo appena visto i colori erano cupi, in quella giusta si va ad una scelta cromatica diametralmente opposta con tanto sole cuore amore (ciao Valeria Rossi), mare sapore di mare (ciao compianto Little Tony), spiaggie deserte ed assolate

(non proprio deserte, ma ciao Renatì) e il primo episodio prende benissimo fino alla fine quando salta fuori il cadavere. 
Peccato che in seguito, dal secondo episodio ci sia una bella tirata di freno a mano e le cose di fanno un po' più barbose facendo scendere di brutto l'indicatore personale di interesse. 
Eh ma è la regola delle serie tv ormai quella di allungare il brodo per mettere insieme il blocco di episodi (o forse è già così il libro?), mentre per Dieci Piccoli Indiani, il film del 1945 tratto dal romanzo di Agatha Christie da cui la storia prende spunto, stava nelle due ore (97 minuti per la precisione) come il remake del 1974 (... E Poi Non Ne Rimase Nessuno) e quello del 1989 con Donald Pleasence, e funzionavano benissimo, come anche la recente miniserie tv del 2015 in soli tre episodi. 
Eh, ma adesso è così, anzi se il film uscisse adesso ti beccheresti almeno due ore e mezza di polpettone che sennò non ne vale la pena. 
Che tempi! 
Ma sai che a sto punto forse torno a guardare la serie sbagliata? 

giovedì 7 marzo 2024

TRUE DETECTIVE NIGHT COUNTRY: SAI COM'È... UNO CI PROVA...

 C'è stato un gran battage pubblicitario su questa nuova, quarta stagione di True Detective denominata Night Country, anche per la presenza di Jodie Foster che ti fa sentire come un un finto sequel di Il Silenzio Degli Innocenti, ma passata la prima sorpresa per l'ambientazione fra i ghiacci (ma ci troviamo in Alaska) in stile John Carpenter di LA COSA, mi sono ricreduto e ho trovato più attinenza con THE HEAD, dato che tutto mi si è spento un po' forse a causa di una trama non proprio "sul pezzo", ma piuttosto rivolta a scavare molto nei personaggi, il che non sarebbe un male perché così facendo magari si verifica anche un po' di quella che si chiama empatia, ma se più che altro ti interessa fare chiarezza sul delitto, e sei magari abituato ai ritmi di CSI che ti fanno stare tutto in 50 minuti, a dire il vero qui ci si perde parecchio tempo, forse troppo e a me sono venuti dei colpi di sonno che non mi pare una cosa del tutto positiva.


L'impressione che ho avuto è che ci sia l'ispirazione, l'intenzione a voler essere come Twin Peaks, dove anche lì la si tirava molto per le lunghe, ma il risultato non è lo stesso, magari perché non c'è quel pazzerello di David Lynch a dirigere il tutto. 
Teniamo conto anche come sono state le precedenti stagioni di True Detective che ogni volta cambiano personaggi e ambientazione e che, dopo la prima che aveva fatto il botto, specie la seconda, non avevano retto il confronto. 
Fosse che, se per ipotesi, allora prendiamo solo il titolo Night Country, senza alcun riferimento ingombrante a True Detective, magari allora potrebbe avere una ragione di esistere come prodotto standalone... 
Se non si viene sopraffatti dalla noia, che non è quella di Angelina Mango purtroppo, e, a riguardo, cosa ne pensi Jodie?


Appunto. 

giovedì 24 agosto 2023

LE TOMBE DEI RESUSCITATI CIECHI: HORROR TRASH SPAGNOLO CON UN PO' DI TOLKIEN

 Il cinema horror spagnolo vintage riserva sempre grandi sorprese trash come CERTI PRODOTTI di cui ho parlato tempo fa, e non sfugge alla regola Le Tombe Dei Resuscitati Ciechi, primo episodio di una quadrilogia del regista Amando De Ossorio realizzata in collaborazione con il portogallo.


Il film del 1971, arrivato in Italia l'anno dopo, in pratica è una variazione sul tema degli zombi di Romero con infilate dentro storie di Cavalieri Templari, riti satanici e pure scene di sesso che anche se non c'erano non cambiava nulla.

Parlo di una relazione lesbo e di uno stupro che, specie il secondo, sono ininfluenti ai fini della trama (parola grossa eh...), ma già che il film era stato vietato ai minori di 14 anni perché non metterle? 
D'altronde anche in Italia nei poliziotteschi capitavano scene così con mercanzia in mostra (perché se lo fanno gli spagnoli mica possiamo essere da meno). 

Il maschio alfa della situazione invece è un simil Little Tony abbronzato come Carlo Conti che in mezzo alle due dame ci fa anche la figura del salame, come si suol dire, visto quello che era accaduto in passato, finendo pure fra le braccia di una terza dama allupata poco di buono.

Non mancano le torture e i sacrifici umani, ma inutile dire che la storia, recitata nel peggior modo possibile (pare lo facciano tutti apposta, eccetto un paio di personaggi secondari), parte con delle premesse del tipo che i guai ce li andiamo letteralmente a cercare sennò il film non riusciamo a farlo.


Posso salvare un'unica cosa buona di questa pellicola, cioè le cavalcate al ralenti dei morti viventi dalle mani scheletriche alle quali Peter Jackson sembra essersi direttamente ispirato per i Nazgul del Signore Degli Anelli, o probabilmente potrebbe essere che già De Ossorio avesse letto il libro di Tolkien dove gli "spettri dell'anello" venivano descritti esattamente così, 

anche se alcune fonti parlano proprio di una leggenda spagnola sui cavalieri morti-viventi (ciechi perché per punizione erano stati cavati loro gli occhi prima di ucciderli), al che a sto punto sarebbe da verificare che lo stesso Tolkien non si sia ispirato a quella storia. 
Molto suggestive quelle cavalcate si, ma perché quando una delle vittime cerca di fuggire con uno di quei cavalli (che non è chiaro da dove escano, mentre i Templari escono dalle tombe come gli zombi di Landis in THRILLER)

comincia ad andare al ralenti pure lei? 
Magia del cinema, anzi... stregoneria!!! 
Ed è talmente riuscita quella magia che ci sono anche tre sequel. 

martedì 15 agosto 2023

SCHOOL SPIRITS: CI DOVEVA SCAPPARE IL MORTO PER AZZECCARE LA SERIE

 Ovviamente, e per fortuna, oggi che è ferragosto, si sta parlando solo della trama di una serie tv perché stavolta Paramount+ l'ha azzeccata dopo una manciata di prodotti discutibili, ed ha sfornato School Spirits, che magari non sarà originale come idea, dato che ci sono stati già Tredici, RIVERDALE e (in parte) LOOKING FOR ALASKA con il tema della morte studentesca misteriosa, ma riesce a prenderti dentro e quindi funziona, anche perché, in realtà nulla è come sembra in apparenza perché qui si va nel soprannaturale.


Il plot è che in un immaginario istituto sono morti, in momenti diversi, alcuni studenti e anche un professore, e i loro spiriti si ritrovano bloccati in una zona intermedia senza la possibilità di poter andare definitivamente dall'altra parte, come in un BREAKFAST CLUB dell'aldilà, invisibili agli altri (quasi tutti), ma presenti ancora nella scuola. 
E in effetti i personaggi ricordano, per certi versi, proprio i protagonisti del FILM di John Hughes con i loro caratteri diversi, 

e con pure quel professore nel gruppo, ma che ha un atteggiamento decisamente diverso da quello che aveva il preside interpretato nel FILM da Paul Gleason. 
L'ultima arrivata nel club è Madison che, al contrario degli altri, non ricorda come sia morta e, inoltre, il suo corpo non è mai stato ritrovato per un motivo ben preciso, ma che scopri solo negli ultimi minuti dell'ultimo episodio. 
Sono tanti i flashback che vengono proposti durante gli episodi (i primi due sono diretti da Max Winkler, cioè il figlio di Fonzie, anche produttore), con ricordi che vengono mostrati tramite la trovata del formato in 4:3, così capisci subito che si tratta di eventi precedenti, sennò in effetti si potrebbe fare confusione. 
Qualcuno ci ha visto dentro anche Twin Peaks, ma l'atmosfera è molto diversa e soprattutto non c'è nebbia e personaggi surreali, e pure un po' Ghost, ma niente vasi di creta. 
Attenzione perché esiste anche una serie del 2011 omonima, inedita per l'Italia, ma che racconta tutt'altra storia.

Girato al singolare invece il titolo sarebbe stato anche quello originale di un film demezial-studentesco del 1985 chiamato in italiano Anche I Fantasmi Lo Fanno.

Questi del 2023 invece sono 8 episodi un po' thriller, ma anche con momenti divertenti e quindi da vedere per cercare di risolvere tale mistero che, episodio dopo episodio, sembra ogni volta essere ad un passo dal trovare una risposta. 
Il finale (che a me ha fatto esclamare wow!) potrebbe anche essere un vero finale, perché, anche se sospeso, si usa fare così in molti film, ma dato che stiamo parlando di una serie tv fa confermare (salvo ripensamenti) che invece ci sarà una seconda stagione dove l'effetto sorpresa però potrebbe essere meno efficace. 
Lungi da me l'idea di spoilerare, perciò posto solo la copertina di un disco di Elio & Le Storie Tese dal titolo molto esplicativo.

Della serie ne è stata realizzata anche una versione a fumetti di prossimo arrivo curata dagli autori, ma da non confondere con un comic book già esistente di Anya Davidson che racconta (anche questo) una storia del tutto diversa.

Piccola nota per Peyton List che arriva da Cobra Kai e partecipa alla produzione, e di suo somiglia molto ad una giovane Madonna, e infatti (ma è solo un caso) il suo personaggio si chiama Madison detta anche da tutti Maddy come la Ciccone. 
Certo che un biopic sulle origini della regina del pop, cioè di quando era la batterista dei Breakfast Club,

per ora ci manca e, sempre per caso (credo), anche il nome della band andava a ricollegarsi a quel FILM di John Hughes che sarebbe arrivato qualche anno dopo...
Corsi e ricorsi storici... 

giovedì 23 febbraio 2023

BLACKOUT - VITE SOSPESE: MISTERI SULLA NEVE

 Poco prima della monopolizzazione televisiva operata nelle scorse settimane dal Festival di Sanremo, su Rai1 era appena terminata Blackout - Vite Sospese, la fiction con Alessandro Preziosi realizzata in collaborazione con la Regione Trentino che però non so quanta bella figura ci faccia sta regione se, dopo una valanga che isola un albergo, i soccorsi, come vediamo, non si fanno vedere manco pe'nniente.


Eh ma forse sennò finiva in due episodi no? 
Comunque, anche se mi ci aveva fatto pensare sulle prime, non c'entra la tragedia di Rigopiano, anzi la sceneggiatura non è nemmeno ispirata a quella vicenda; inoltre sono da notare i marchi delle auto coperti col nastro nero e un cervo in pessima CGI in una scena che ha lasciato molti dubbi (non solo per l'animazione) sul perché l'animale si sia voluto suicidare in quel modo.

Insomma il prodotto è un thriller, perché giustamente c'è l'omicidio di mezzo, ma ci sono anche innamoramenti e gelosie, dei russi misteriosi che precipitano con un elicottero (ma la guerra, il cui anniversario cade domani, non c'entra), la camorra e i trafficanti di clandestini, però, anche se non è recitato malissimo (un raro pregio), pare tutto buttato lì un po' alla carlona. 
Inoltre nell'ultimo episodio il caso non viene nemmeno risolto perché vuoi mica bruciarti una seconda stagione? Mavalà...
Al che nella mia testa tutta matta mi è venuto da pensare che cosa buffa sarebbe se diventasse una cosa infinita tipo Lost (la mancanza dei soccorsi, il titolo e anche la misteriosa scena del cervo mi ci hanno fatto pensare) con quello stesso tipo di finale tremendo fatto così per chiudere una cosa che ormai non si sapeva più come tirare avanti. 
E io comunque sono stato li per 7 episodi per vedere come andava a finire... 
Si, lo so che gli episodi sono 8, ma uno intorno alla metà me lo ero perso e, anche se su RaiPlay è disponibile, mi è bastato farmi spiegare due cose da chi lo aveva visto perché tanto non è che gli eventi si fossero evoluti così rapidamente in tale frangente. 
Una classica caratteristica di parecchie nostre fiction, non c'è niente da fare... 

venerdì 30 dicembre 2022

THE MENU: DICO SOLO "BUON APPETITO"

 Siete mai finiti, per caso o per scelta, in uno di quei ristoranti dove i piatti sono enormi, ma contengono tipo solo un raviolo ornato da salse colorate e spezie come fosse un'opera d'arte più da ammirare che da mangiare?


Sì Chef! 
E prima di degustare (perché questo è il verbo giusto, non "mangiare") tale leccornia il rinomato chef vi ha esposto con enfasi tutto quello che poteva raccontare sulla genesi di tale portata? 
Sì Chef! 
E magari volevate qualche variazione, ma ciò comporterebbe uno scompenso del delicato equilibrio fra i sapori degli elementi che compongono il piatto perciò viene detto a priori che nulla viene modificato? 
Sì Chef! 
E alla fine della cena vi siete alzati dal tavolo con ancora una fame "da morire" che vi sareste trangugiati un bel cheeseburger? 
Sì Chef!

Bene, tutto questo accade in The Menu, film che inizia esattamente come una cena in un ristorante più che esclusivo con le caratteristiche che ho descritto sopra, e che improvvisamente twista di brutto, cosa che ha spiazzato parecchia gente all'oscuro della trama. 
Se qualcuno sospetta che si parli di cannibalismo che è tanto di moda, dato che c'è di mezzo il cibo, è sulla strada sbagliata perché invece il mood diventa come in uno di quei favolosi film di Vincent Price tipo L'ABOMINEVOLE DR. PHIBES, oppure OSCAR INSANGUINATO, che se li conoscete avete già capito l'andazzo, sennò non dico altro per non spoilerare troppo, cosa che invece il trailer fa, ma quella fame "da morire" di cui parlavo prima, non era citata così a caso.

Lo chef è uno strepitoso (come sempre) Ralph Fiennes, mentre fra i clienti del ristorante ci sono Nicholas Hoult, John Leguizamo e Anya Taylor-Joy, per la quale guarderei anche il teatro Kabuki

se mai lo interpretasse, ma purtroppo non può perché tale rappresentazione giapponese viene portata in scena da soli attori uomini che interpretano anche ruoli femminili.

Ovviamente NON è un film di Natale, ma vale la pena di vederlo, anche perché pranzi e cene sono il trend di questi giorni e perché pure gli stessi chef sono il trend, come il turco Salt Bae (quello che mette il sale facendolo cadere dall'avambraccio) imbucato fra i calciatori argentini vincitori del Mondiale. 

Il post è stato sufficientemente esplicativo? 
Sì Chef! 

mercoledì 30 novembre 2022

ANCORA THRILLER, SEMPRE THRILLER, FORTISSIMAMENTE THRILLER

 Post dal titolo vagamente alfieristico, (ma non mi sono fatto legare alla sedia, io no), ma avendo un tale masterpiece fra le mani ci sta perché esattamente 40 anni fa veniva pubblicato quel disco campione di vendite di cui avrei già parlato due venerdì fa in occasione della sua nuova riedizione rimasterizzata, cioè Thriller, per cui non voglio ripetermi inutilmente e metto il LINK al post.


Aggiungo solo la cosa più curiosa di tale disco, cioè che che la title track, accompagnata dal minifilm diretto da John Landis, è stata l'ultima canzone estratta come settimo singolo dall'album, e per la precisione un anno dopo la pubblicazione del 33giri (che definizione desueta eh?), contribuendo così a mantenere Thriller ancora in vetta alle classifiche di vendita, le quali negli anni 80 forse erano un po' più veritiere di quanto non siano adesso, dato che attualmente è possibile, tramite il web per le case discografiche e i loro uffici stampa, creare dei miti che poi, se la sostanza non c'è, bruceranno in un lampo, cosa che molti (anche NEIL YOUNG)

ritengono che sia sempre meglio che spegnersi lentamente, e di esempi su botti folgoranti e stanchi album successivi fatti così per fare ce ne sarebbero migliaia in questi anni 2000 e dintorni. 
Nel caso di Michael, Thriller era il suo secondo e penultimo lavoro con la supervisione di Quincy Jones, uno che ha sempre saputo bene dove mettere le mani per creare il mito che tutti conosciamo, e con all'attivo un po' di cosette che, anche grazie al cinema, tipo AUSTIN POWERS,

dove i titoli di testa suonano e ballano un suo brano del 1960 (!), sono entrate in testa un po' a tutti. 
E, arrivato alla fine, mi accorgo di non aver postato finora nemmeno un brano del Re del Pop, manco fosse un biopic senza autorizzazione come si usa fare ultimamente. 
Quindi, dato che dall'altra parte canzoni sue ce ne sono invece a iosa, metto qui giusto un altro paio dei singoli che mancavano all'appello, cioè WANNA BE STARTIN' SOMETHIN',
che tanto riascoltare un disco del genere fa sempre piacere anche in versione Live at Wembley, e HUMAN NATURE,
anche questo live, ma a Yokohama, e canzone questa stracampionata negli anni successivi da artisti vari fra rapper e boyband.
E quando succede è pur sempre un modo come un'altro per testimoniare il mito di Jacko. 

venerdì 25 novembre 2022

CHLOE - LE MASCHERE DELLA VERITÀ: MISTERI MISTERIOSI TUTTI BRITISH

 Nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne e il femminicidio ecco una fiction dedicata a due donne, Chloe e Becky che da adolescenti erano state molto amiche ed ora sono legate da qualcosa che riguarda la morte della prima delle due, qualcosa di non detto che viene piano piano mostrato allo spettatore con dei veloci flashback, così noi che siamo lì a guardare rimaniamo spesso con un senso di confusione che però ti intriga a volerne sapere di più.


Ecco in breve il plot di questa serie della BBC dove Becky Green (Erin Doherty) usa tutta una serie di sotterfugi per avvicinarsi ad alcune persone legate alla Chloe del titolo grazie ad una falsa identità inventata, ma con un suo perché radicato nel suo passato, 

per portare avanti un piano che ha lo scopo di far chiarezza sulla morte della ragazza, una morte che nasconde qualcosa di cui non siamo a conoscenza, ma che, episodio dopo episodio, prende sempre più forma con scene che si ripetono ogni volta aggiungendo un particolare in più.

Di solito questi prodotti vengono definiti thriller psicologici, forse perché in alcuni istanti ti senti immedesimato in Becky con la sua paura di essere smascherata dato che reggere il gioco della falsa identità diventa man mano sempre più difficile se viene protratto così a lungo,

ma nonostante ciò, la nostra amica rimane con la ferma intenzione di andare fino in fondo al suo piano, come fino in fondo alla serie che stavolta è ancora più breve del solito sfuggendo alla regola degli 8 episodi tipica da piattaforma streaming, e infatti sono solo 6, per fortuna, così non si aggiunge roba inutile ad un ritmo che non si può certo definire spedito. 
Su Prime Video in UHD. 

domenica 20 novembre 2022

CORPO LIBERO: OK, FORSE SONO IO CHE SONO DIFFICILE

 Su Paramount+ è disponibile Corpo Libero, fiction italiana che pare come trainata dalle NEWS più recenti e dalle velleità thriller, perlomeno da come viene presentata, per cui sulla carta sembrava già un successo, ma ecco che puntualmente saltano fuori tutti i difetti che si riscontrano di solito in tali prodotti cioè lentezza e sceneggiatura fatta con i piedi. 


A questo va aggiunta una recitazione con un marcato accento del sud a tratti incomprensibile aggravata dal suono in presa diretta, a cui vengono in parte in soccorso i sottotitoli. 
Ma la stessa cosa della parlata dialettale stretta non accadeva anche in RICOMINCIO DA TRE con Troisi al punto che prima dell'uscita del film c'erano diversi dubbi sulla comprensibilità? 
Si, però nel caso del comico partenopeo riuscivi lo stesso a capire ogni parola perché lo scandire delle parole unito alla mimica sopperiva a modo, con rispetto per il pubblico, e non biascicato alla chemmenefregaammè come invece succede qui. 
Una piaga questa che continua a ripetersi troppo spesso nel mondo delle fiction, forse piagate da budget non abbastanza consistenti per retribuire un tecnico del suono che faccia almeno il minimo sindacale. 
Per fortuna succede un po' meno nel cinema, ma succede, fidati che succede. 
Quindi a sto punto posso esprimere un giudizio sintetizzato con due parole che fanno restare in tema sportivo con gli inutili (per noi) Mondiali di calcio 2022 che iniziano proprio oggi, ovvero: 
DUE PALLE!!! 

venerdì 18 novembre 2022

THRILLER COMPIE 40 ANNI E TORNA RINNOVATO

 40 anni fa esatti usciva un disco praticamente perfetto le cui canzoni erano ognuna dei potenziali singoli e le cui vendite raggiungeranno cifre stratosferiche.


Stiamo parlando di Thriller di Michael Jackson che fra musica e videoclip relativi ha segnato decisamente un'epoca.
Le mattonelle illuminate di BILLIE JEAN, il mini film horror della TITLE TRACK diretto da John Landis,
il rock di Eddie Van Halen che contamina con un assolo stupendo BEAT IT (ma il resto delle chitarre è merito di Steve Lukather dei Toto),
il duetto con Paul McCartney in THE GIRL IS MINE, e tutto il resto ora sono inclusi in una confezione speciale per il super compleanno con video rimasterizzati in 4K,
con un secondo disco allegato che contiene brani inediti e pure un terzo, ma questo solo per la versione digitale, con demo e versioni alternative. Ovviamente per i veri maniaci c'è anche la copia in vinile rimasterizzata con le più innovative tecnologie.

C'è da dire che Michael, dopo questo exploit, non è più riuscito a bissare il grande successo poiché già Bad, per quanto fosse pure quello gran un bel disco, era un gradino sotto Thriller, e anzi ogni disco successivo si mostrerà francamente sempre più debole fino a prodotti insipidi che piacevano solo ai fans più sfegatati. 
Ma d'altronde, caro Jacko, dopo un disco come Thriller ti puoi permettere davvero di fare quello che ti pare perché il top l'hai già raggiunto e nessuno ti toglierà mai quel titolo di Re del Pop che ti meriti nella maniera più assoluta. 
Anche adesso che ci manchi. 

mercoledì 23 febbraio 2022

ULTIMA NOTTE A SOHO: TRA SPECCHI E INCUBI

 Un nuovo film di Edgar Wright, da quando ho scoperto di aver visto tutti i suoi film senza saperlo all'epoca, per me è diventato un appuntamento che non posso perdere, seppure molto in ritardo rispetto alla sua uscita che è ancora del 2021, ma finalmente l'ho visto.


Il pub inglese, quasi uno dei punti fermi di Edgar, c'è anche stavolta ed Ellie, la protagonista, ci finisce a lavorare per mantenersi l'affitto di una stanza a Londra dove si è recata per studiare e lavorare come stilista partendo dalla Cornovaglia dove abitava con sua nonna, una rediviva Rita Tushingham che in passato ha lavorato in un sacco di pellicole nel periodo della Swingin'London. 
Oltre a Rita ci sono altri nomi strafamosi a completare il cast di questo film, tipo Terence Stamp e Diana Rigg, e pure un Doctor Who con le fattezze di Matt Smith. 
Ma le due protagoniste assolute sono Thomasin McKenzie e Anya Taylor-Joy, le cui vite si fondono tra passato e presente, tra sogno e realtà in maniera sempre più tangibile (splendide le scene con gli specchi e il ballo con Matt)


fino ad un finale pazzesco che non spoilererò nemmeno sotto tortura. 
Al contrario degli altri film diretti da Wright però manca del tutto la parte comica, tipo nella trilogia del cornetto con Pegg & Frost, cosa che creava un twist nella trama. 
Twist che comunque c'è anche qui seppure il tono di partenza non sia assolutamente da commedia, ma parte piuttosto da quella che parrebbe una storia malinconica per diventare un vero thriller da piantare le unghie nella poltrona del cinema o di casa che sia. 
Il film ha anche una nota di malinconia in più perché Diana Rigg è mancata poco tempo dopo le riprese, restando però nella memoria di tutti come la Emma Peel della serie tv AGENTE SPECIALE e anche l'unica donna del mondo di 007 che ha avuto l'onore di sposare James Bond, seppure in quel periodo in cui l'agente segreto aveva le fattezze del poco fortunato George Lazenby. 
La colonna sonora tutta vintage è favolosa come gli anni 60 che riprendono vita nei sogni di Ellie, il cui nome sarebbe Eloise, proprio come quella canzone di cui avevo parlato riguardo ad Apri Tutte Le Porte di Gianni Morandi perché una delle tante citazioni contenute in essa era proprio il riff orchestrale del ritornello di Eloise, la canzone che Terence Stamp mette nel jukebox, ma pure lui nominando solo il titolo perché nessuno,  nemmeno Terence, come dico sempre, si ricorda che la cantava un tizio chiamato Barry Ryan. 

venerdì 21 gennaio 2022

LA MACCHINA DEL TEMPO SI È FERMATA PER WEENA

 Cinema d'altri tempi e fantascienza molto raffinata quella firmata da George Pal, quello del primo LA GUERRA DEI MONDI del 1958, per capirci. Anche L'UOMO CHE VISSE NEL FUTURO del 1960 porta la sua firma e, oltre ad un Rod Taylor protagonista mattatore, c'era anche la splendida Yvette Mimieux


che interpretava l'eterea e deliziosa Weena della comunità degli Eloi e fra i due nasceva inevitabilmente la storia d'amore.

L'attrice tornerà due anni dopo a recitare con lo stesso regista in Avventura Nella Fantasia, un bizzarro film sui fratelli Grimm (molto prima di Terry Gilliam) e su come hanno cominciato a scrivere le favole che conosciamo; una simpatica curiosità sul doppiaggio italiano vedeva i due fratelli doppiati dalla futura coppia di ATTENTI A QUEI DUE, cioè Pino Locchi e Cesare Barbetti. 
Yvette purtroppo è mancata ad 80 anni dopo essere apparsa in diverse pellicole delle quali posso dire di aver visto sicuramente L'Odissea Del Neptune Nell'Impero Sommerso che, nonostante un cast altosonante, era penalizzato da effetti speciali ben poco "speciali", e THE BLACK HOLE, quel film con cui la Disney aveva tentato la carta pretenziosa della fantascienza in grande stile

(anche qui con un grosso cast, e difatti Yvette è qui sul set con Anthony Perkins) dopo essere stata preceduta da Lucas con Guerre Stellari, e di quanto il Topo ne ha rosicato ne ho parlato nel POST DEDICATO a quel film. 
Altro nome del cinema a cui dobbiamo dire addio, ma stavolta pienamente francese, mentre Yvette lo era solo per parte di padre, è il giovane Gaspard Ulliel,

deceduto a causa di una drammatica caduta sugli sci a soli 37 anni. 
La sua carriera cinematografica si alternava con quella di modello che forse gli portava maggiori soddisfazioni in quanto come attore personalmente lo posso ricordare solo per il pessimo Hannibal Lecter - Le Origini Del Male, che non è esattamente un buon biglietto da visita, ma sono sicuro che si sarà trattato di una scelta sbagliata e gli saranno capitati copioni migliori in passato. 
Un adieu ad entrambi, Yvette e Gaspard. 

mercoledì 4 agosto 2021

L'ASSISTENTE DI VOLO: PICCOLE PRODUTTRICI CRESCONO

 Penso che Kaley Cuoco, la bella Penny di The Big Bang Theory nonché la Billie apprendista delle sorelle Halliwell in Streghe, abbia visto ed apprezzato Un Lupo Mannaro Americano A Londra di quel gran genio di John Landis, per cui penso anche, essendo lei anche produttrice di questa serie,


che arrivi da lì l'idea di far parlare più volte la protagonista con il cadavere del suo compagno di letto orrendamente sgozzato in un bagno di sangue, ma in grado di far anche battute ironiche, del tipo che farebbe anche il suo quasi sosia, cioè Faso delle Storie Tese.

Ma non ho letto il libro dal quale la serie arriva, perciò non so dire se le cose stanno davvero così o se pure nel libro (che qualche differenza di locations la riporta tipo Dubai al posto di Bangkok) ci siano tali conversazioni surreali, tuttavia la trovata funziona perché il tono è si, quello di un thriller, tra morti ammazzati (e son davvero tanti) e inseguimenti/fughe, ma anche con tante situazioni che ti strappano il sorriso, proprio come Landis insegna.

Ma non sto spoilerando nulla, tranquilli, poiché il fattaccio accade proprio nei primi minuti e da lì parte tutto il plot della serie dove Kaley si carica tutto sulle spalle per interpretare un'assistente di volo con una forte dipendenza dall'alcol, infatti beve un drink più o meno ogni 5 minuti, 

(dipendenza che verrà spiegata con dei flashback) e che finisce invischiata in una storia dove, chi più chi meno, ha scheletri nell'armadio che cerca di tenere nascosti il più possibile, ma quando sti scheletri son tanti, ma proprio tanti, finisce che saltano fuori come in un vecchio film con gli effetti speciali di Ray Harryhausen.


A proposito di effetti speciali posso perdonare dei fakissimi conigli (o lepri) in CGI, anche perché appaiono sempre in situazioni di fantasia e quindi ci può stare. 
E poi ad alzare il livello ci sono una splendida Michelle Gomez, cioè una vecchia conoscenza dei whovians perché è stata la Missy del DOCTOR WHO con Capaldi, sempre più stagionata, ma che buca lo schermo come poche con quegli occhi di ghiaccio e i tratti che più spigolosi non li fanno,


e Rosie Perez che ha dalla sua un curriculum cinematografico di tutto rispetto partendo da Spike Lee, e passando da Peter Weir e Jim Jarmusch.

Bisogna anche dire che lo spezzone che si vede nel trailer di Sky, non rende giustizia alla serie perché la fa sembrare una serie drammatica come ce ne sono tante e non veicola quella particolare ironia che invece la pervade. 
Per cui davvero un'ottima serie, girata anche a Roma (oddio... Roma Bangkok come la canzone della Ferreri e Baby K... l'ho notato solo ora) con gli attori che parlano davvero in italiano nella versione originale, con ogni episodio che termina con un cliffhanger che ti fa dire "nooooo!!!" e, così per curiosità, il settimo invece dell' ossessiva soundtrack di Blake Neely, sui titoli di coda ti fa sentire persino ATOMIC DEI BLONDIE (ma no, tranquilli che stavolta non è un' ambientazone anni 80), uno dei 45 giri della mia collezione gelosamente custodita in un caveau a prova di bomba... Tipo Area 51...

venerdì 23 ottobre 2020

CARNIVAL ROW, UNA STORIA PIÙ ATTUALE DI QUANTO POSSA SEMBRARE

 Una popolazione oppressa da un regime di guerra, dittatura e violenza fugge dalla propria patria a bordo di imbarcazioni con la speranza di raggiungere una terra dove poter vivere dignitosamente, ma i naufragi vanificano molto spesso queste speranze e i fortunati che riescono ad arrivare alla terra promessa si riducono a fare lavori pesanti, umilianti (come la prostituzione), suscitando la diffidenza di chi si vede arrivare in casa questi stranieri e talvolta si arriva anche ad atti di violenza verso di loro... Parrebbe una cronaca dei nostri giorni sui migranti, vero? Invece è la trama di Carnival Row,


una serie del 2018 dove i "fatati" sono quelli che fuggono dal loro Paese e cercano di integrarsi in un luogo di fantasia che sembra esattamente la Londra vittoriana, bobbies compresi, con tutto quello che ne consegue. Cara Delevigne è una fata che sopravvive ad un naufragio e entra a lavorare come domestica presso una famiglia benestante, mentre Orlando Bloom è un ispettore di polizia che indaga su una serie di omicidi a danno proprio dei "fatati". Tra i due, che avevano avuto una relazione in passato, nascerà una collaborazione per risolvere il mistero. Non è male come idea e sono abbastanza buoni gli effetti speciali, e pure la recitazione (doppiaggio compreso) rende il tutto dignitoso, ma una fotografia perennemente scura e sporca non mi ha fatto apprezzare granché la messinscena. Non credo che la metterò tra le mie serie preferite.

IL ROBOT SELVAGGIO: PER METTERE A DURA PROVA ANCHE LE CANAGLIE PIÙ CANAGLIE

 La DreamWorks batte sul tempo la Disney e fa uscire il suo film natalizio molto prima di Mufasa, ma entrambi non hanno nulla a che vedere c...