Basilica Di San Pietro In Vaticano

Partindo dos pressupostos da Psicologia dos símbolos e das religiões, encontramos
autores que muito dissertaram sobre o assunto, tais como Jung, Campbell e Freud. Após
minucioso estudo sobre os símbolos religiosos e seus significados a partir de cada
concepção religiosa, nos deparamos, baseados nas teorias de Jung, com diversos
símbolos, mitos e ritos das mais diversas culturas e civilizações, com uma grande
similaridade. Por essa similaridade simbólica, Jung teorizou sobre a existência do
inconsciente coletivo, comum a todas as culturas. Com essa base teórica, adicionada aos
estudos sobre os símbolos das religiões orientais e ocidentais, podemos encontrar crenças
universalmente postuladas pelas religiões, sobretudo a concepção dos opostos masculino
e feminino, sendo que tal temática foi amplamente analisada neste artigo, o qual também
focou na simbologia da Praça de São Pedro. A investigação se baseia em linhas
históricas, em concepções teológicas, nos estudos comparativos dos símbolos, além do
embasamento psicológico, sendo utilizado, como método, a comparação entre concepções
místicas da religiosidade oriental com a ocidental, bem como a difundida concepção
sobre o masculino e o feminino dentro das religiões. Como será explanado, no decorrer
da investigação, esta citada concepção pode ter influenciado Bernini na estruturação da
Praça do Vaticano.

Il palazzo delle Sagrestie di San Pietro in Vaticano, eretto da Carlo Marchionni tra il 1776 e il 1784, custodisce sin dal tempo della sua edificazione, all'interno della cappella dei Beneficiati, un'immagine mariana di antica tradizione taumaturgica, la Madonna della Febbre. Si tratta di un frammento di affresco trecentesco, molto ridipinto, celebre ai nostri giorni per essere incorniciato dal marmoreo Tabernacolo del Santissimo Sacramento, realizzato da Donatello e aiuti tra il 1432 e il 1433 1 ( ).

Nessuna difficoltà forse è veramente più chiara e lampante di questa: e cioè che in rapporto a Michelangelo vorremmo dire tutto in un solo fiato, proclamare il miracolo vero e perpetuo; vorremmo se fosse possibile inebriare il lettore e cantare un inno solenne all'uo-mo, al genio, e allo stesso tempo la Venere ringraziare poiché è da lei che ogni genere di vivente "viene concepito e giunge a visitare, una volta nato, i lumi del sole..." 1. Ma tutto non può dirsi e sareb-be impossibile... Quale Michelangelo infatti? Lo scultore della Pietà, il pittore della Volta, l'architetto, il falsario 2 o persino il poeta? Po-eta, sì, dell'abisso; poeta del tormento e dell'amore mai pienamente realizzato: "Fugite amanti, Amor, fugite 'l foco;/ l'incendio è aspro e la piaga è mortale..." 3. Una difficoltà anche il tempo, infatti Michelangelo vive quasi un secolo (1475-1564) e porta il Rinascimento alla sua apoteosi, dopo il quale prenderà inizio la maniera 4. 1 Lucrezio, De rerum natura, Newton & Compton, Roma 2014, I 1,43, p. 44. 2 Michelangelo scolpì, probabilmente per necessità o per farsi notare, un "Cupido dormiente" di età greco-romana e lo sotterrò. L'opera venne venduta al cardinale Raffaele Riario. Scoperta la truffa, Riario rimase impressionato dalla bravura dello scultore e volle conoscere Michelangelo, il quale, di lì a poco, divenne famoso. L'opera successiva, infatti, sarà la Pietà. 3 M. Buonarroti, Rime e lettere, UTET, Torino 2015, p. 91. Le Rime verranno pubblicate postume a Firenze, nel 1623, dal nipote Michelangelo Buonarroti il Giovane. 4 La "maniera moderna" era la pittura dei grandi artisti come Michelangelo e Raffaello che, secondo Giorgio Vasari, rappresenta il culmine della tecnica e dello stile. Dunque il pittore manierista è colui che abbandona la natura come modello e si ispira esclusivamente all'opera di questi.

Viene presentata ai lettori la Colonna Santa, oggi al Museo del Tesoro di San Pietro. La Colonna – considerata nella sua molteplice natura di raffinato elemento architettonico, di oggetto di devozione e di strumento taumaturgico – viene descritta e per quanto possibile contestualizzata. Si illustra il percorso di ricerca di cui essa è stata oggetto a partire dalla fine dell’Ottocento e se ne riassumono per intero tutte le vicende note, dai tempi in cui essa giunse a San Pietro (sec. VIII), fino al momento della sua musealizzazione, intorno ai tre quarti del Novecento. Riguardo a queste vicende si forniscono alcune precisazioni ed elementi di novità. Si pone l’accento sui motivi da cui dipesero tutti gli spostamenti subiti dalla Colonna in Età Moderna, sottolineando il significato dell’accostamento ad essa di altri tesori di devozione della basilica vaticana. Si coglie infine l’occasione per seguire le vicende delle altre colonne vitinee che insieme ad essa componevano la cosiddetta Pergula dell’antica basilica Vaticana, nonché di quelle ad esse affini, un tempo parte della decorazione dell’Oratorio di Giovanni VII.

In the 1630s, Alessandro Sforza distinguished with crowns several Marian images ‘venerated for antiquity and miracles’, including Michelangelo’s Vatican Pietà, carved c. 1500. It was crowned in 1637, although there is no record of any miracles believed to have been worked by it. The contention of this paper is that three reasons might have contributed to the crowning of the Vatican Pietà: its reputation as a devotional image, its connection with an artistic rather than religious notion of miraculousness, and its relationship to other Marian images venerated in the Vatican Basilica (above all, the Madonna della Febbre, crowned in 1631).

Sante Guido, Il Gallo vaticano “grande di metallo indorato antichissimo”;
Sante Guido e Giuseppe Mantella, Il Gallo vaticano: l’intervento di restauro conservativo;
in S. Guido (a cura di) "Il Gallo Vaticano" , Testi:

Sante Guido, Il Gallo vaticano “grande di metallo indorato antichissimo”
Alexis Gauvain, Note d’archivio sul Gallo di bronzo della basilica vaticana
Sante Guido e Giuseppe Mantella, Il Gallo vaticano: l’intervento di restauro conservativo
I. Angelini, G. Artioli, C. Canovaro, D. Miriello, V. Pingitore, S.A. Ruffolo, M. Cappa, G.M. Crisci,
Analisi archeometriche sul Gallo conservato nei Musei Vaticani: un raro esempio di bronzo dorato basso-medievale, Città del Vaticano 2013, ISBN: 9788863390360.
CAPITOLO DI SAN PIETRO IN VATICANO
PALAZZO CAPITOLARE
LARGO DELLA SACRESTIA
00120 CITTA' DEL VATICANO
TEL. 0669883465 - FAX 0669883410
[email protected]

Il volume è uno dei più importanti prodotti editoriali realizzato a Roma verso la fine del XVIII secolo, anche per lo splendido apparato illustrativo che prende forma di frontespizi, capilettera, immagini di varia natura e tavole di soggetto architettonico di grandi dimensioni.
Attraverso la lettura delle fonti contemporanee è stato possibile ricostruire la faticosa messa a punto del testo, nonostante il patrocinio del pontefice Pio VI.
Nel fondo dell’Archivio del Capitolo di San Pietro, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana, sono stati rintracciati i documenti relativi alla stampa e alla realizzazione del materiale illustrativo che fu affidato ad artisti e incisori di alto livello.

All'interno della basilica pietrana a Roma sono oggi conservate, come in un prezioso scrigno, undici colonne tortili di età romana.( ... ) Sin dall'antichità la notorietà di questi elementi architettonici è legata sia alla loro singolarità sia alla diffusione della leggenda secondo cui le colonne proverrebbero direttamente dal mitico Tempio eretto a Gerusalemme, per volontà, p.ivina, dal re SaloI):'lone. I 1111 I 9 788898 791101 o V> z C) o r )> ~ V> z V> z C) e r V> I I

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata, fotocopiata o comunque riprodotta senza le dovute autorizzazioni. Coordinamento redazionale CAROLINA MARCONI Collaborazione alla redazione 16 Francesco Sisinni Un sodalizio nel segno della Bellezza 20 Marco Dezzi Bardeschi Quell'ingegnoso (e fecondo) tempo di "Psicon" 28 Italo Tomassoni Un piccolo paragrafo su lucenti passaggi a margine della grande opera di Marcello Fagiolo 32 Vincenzo Cappelletti Europa e Università in dialogo 34 Franco Onorati Il mio sodalizio con Mario dell'Arco 38 Carolina Marconi L'epistolario di Mario dell'Arco: razionalità e sentimento all'insegna della poesia II. ARCHETIPOLOGIE, GEOMETRIE E MERAVIGLIE 44 Francisco Ollero Lobato La perduracíon de la obra de Villalpando: unas cuentas del Templo de Salomón en la Roma de Benedicto XIII 52 Delfin Rodríguez Ruiz Un proyecto para el Santo Sepulcro de Jerusalén en tiempos del III Duque de Osuna, Virrey de Nápoles (1616-1619) 58 Ian Campbell St Andrews Cathedral: "the biggest church in Christendom" 64 Gloria del Val Il Pantheon del Monastero di San Lorenzo del Escorial attraverso i viaggiatori e biografi italiani del Seicento: Cassiano dal Pozzo e Giovanni Baglione 68 Richard A. Etlin Stereotomy: the Paradox of an Acrobatic Architecture 74 Filippo Camerota L'ideale scientifico della Bellezza in architettura 78 Roberto Valeriani Ordigni e strumenti: un appunto sugli arredi ingegnosi nella Roma barocca 84 Francesco Del Sole Il viaggio nelle Meraviglie: Mirabilia,

Personaggio ben inserito all’interno della corte barberiniana, in qualità di medico di papa Urbano VIII, il senese Sebastiano Vannini manifestò nella sua produzione letteraria (rimasta quasi integralmente manoscritta) uno spiccato interesse verso le arti figurative. Se il suo ampio testo in volgare Diporti curiosi circa sagre antiche pitture (1642) si concentra sugli affreschi e i mosaici del tardo Medioevo romano, alcuni tra i suoi numerosi componimenti poetici latini sono dedicati a opere realizzate da Gian Lorenzo Bernini per il pontefice in San Pietro (il Baldacchino, la tomba di Urbano e quella di Matilde di Canossa), nonché a una scultura berniniana quale il busto del re d’Inghilterra Carlo I, che si inseriva a pieno titolo nella strategia diplomatica di papa Barberini.
A queste rime inedite, che rappresentano una fonte significativa per meglio conoscere la genesi e la più antica ricezione di alcune tra le principali creazioni di Bernini, se ne accompagnano altre che ci permettono di conoscere meglio la biografia di Vannini e in particolare lo stretto rapporto che egli intrattenne con il suo maestro, il noto connoisseur Giulio Mancini.

Nel volume sono raccolte e presentate quarantadue epigrafi funerarie di pontefici sepolti presso la basilica di San Pietro in Vaticano, in un ambito cronologico compreso tra V e XII secolo, cioè tra il pontificato di papa Leone Magno (440-461) e quello di papa Eugenio III (1145- 1153).
Il lavoro analizza il rapporto dei testi epigrafici con le sepolture e il contesto topografico di riferimento, da un lato, e i riferimenti testuali (letterari, scritturistici, storici, poetici) contenuti nelle iscrizioni, dall’altro.
La monografia intende offrire agli studi di Storia della Chiesa uno strumento per l’utilizzo delle fonti materiali (le epigrafi), che assumono il duplice valore di documento-monumento, analizzandone il testo e il contesto in cui vengono accolte. Il testo epigrafico descrive sinteticamente l’attività del Vescovo di Roma; il contesto è quello della sepoltura dei pontefici ad sanctum Petrum, manifestando visibilmente la petrinitas della Chiesa di Roma.

Fin dal XVI secolo, uno degli aspetti dell'architettura costantinianae dell'architettura tardoantica in generaleche più di altri ha attirato l'attenzione degli studiosi è stata, a fianco delle innovazioni planimetriche che accompagnarono la nascita di modelli nuovi di edifici per il culto, la materia stessa di cui tali edifici si componevano: il nuovo linguaggio architettonico, infatti, portando all'eccesso una tendenza già radicata nella prima fase dell'età imperialeossia l'impiego di marmi colorati importati dall'Africa, dall'Italia meridionale e da altri luoghi del Mediterraneo 1 -, seppe contraddistinguersi dai precedenti proprio per un uso estremamente variegato, talvolta quasi ardito, di materiali diversi. A interessare gli studiosi, tuttavia, era un'altra questione, intavolata quasi casualmente nel primo Cinquecento e ancor oggi oggetto di un acceso dibattito: la presenza di materiale di reimpiego in abbondanza tale da costituire esso stesso uno dei tratti distintivi della nuova tecnica costruttiva. Se per secoli il fatto che la basilica di San Pietro in Vaticanoe con lei molti altri edifici di cultofosse «fatta tutta de spoglie» 2 non aveva suscitato il benché minimo stupore, a partire dal

Urban VIII, the Archangel Michael, and a forgotten project for the apse altar ofSt Peter's 17. The Archangel Michael appearing bifore Urban VIII, by Gaspare Mola possibly after a design by the Cavaliered'Arpino. 1626. Bronze, 3.7 em. diam.; reverse. (British Museum, London). 18. The Archangel M ichael bringing the tiara to Urban VI II. 1640. Bronze, 4.3 em. di am.; reverse. (British M usc urn , London ).

Le navate laterali della basilica, divise in tre campate, ospitano sei cappelle, ciascuna delle quali è preceduta da un vestibolo (anticappella) culminante in una cupola ovale ornata di mosaici. Il titolo del tema figurativo di ciascuna cappella è inscritto nella base del lanternino del vestibolo, e introduce all'intero ciclo decorativo rappresentato nella cupola, nelle lunette, nei pennacchi, negli stucchi, nelle statue e nelle pale d'altare. Le singole tematiche raffigurate nelle sei cappelle trovano connessione fra loro grazie alla complementarietà dell'intera serie iconografica, incentrata sul tema della salvezza e sul mistero della Chiesa. Tema che trova l'espressione più alta e frequente nella figura di Cristo, che si manifesta in diverso modo in tutte la cappelle delle navate laterali, sebbene solo adombrata anche in quella della Presentazione della Vergine, dove la visione apocalittica della «Donna rivestita di sole, con la luna sotto i piedi e sul capo una corona di stelle» (Ap 12,1), esprime il trionfo finale del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa 1 . Anche in alcune pale d'altare della Basilica e della Sagrestia si fa riferimento a misteri di Cristo: esse, a eccezione della Trasfigurazione, risalgono tutte al XIX-XX secolo e rappresentano le ultime grandi realizzazioni per la Basilica Vaticana 2 . Infine l'immagine del Cristo Salvatore nella gloria celeste è presente sulla maestosa cupola michelangiolesca che sovrasta la Tomba di Pietro, sulla quale tomba già dal IX secolo si volle raffigurare in mosaico, tra gli apostoli Pietro e Paolo, l'immagine del Redentore che sostiene con la mano destra il libro sul quale è scritto «Ego sum via veritas et vita qui credit in me vivet»: Io sono la via la verità e la vita chi crede in me vivrà.

Nessuna difficoltà forse è veramente più chiara e lampante di questa: e cioè che in rapporto a Michelangelo vorremmo dire tutto in un solo fiato, proclamare il miracolo vero e perpetuo; vorremmo se fosse possibile inebriare il lettore e cantare un inno solenne all'uomo, al genio, e allo stesso tempo la Venere ringraziare poiché è da lei che ogni genere di vivente "viene concepito e giunge a visitare, una volta nato, i lumi del sole..." 1. Ma tutto non può dirsi e sarebbe impossibile... Quale Michelangelo infatti? Lo scultore della Pietà, il pittore della Volta, l'architetto, il falsario 2 o persino il poeta? Poeta, sì, dell'abisso; poeta del tormento e dell'amore mai pienamente realizzato: "Fugite amanti, Amor, fugite 'l foco;/ l'incendio è aspro e la piaga è mortale..." 3. Una difficoltà anche il tempo, infatti Michelangelo vive quasi un secolo (1475-1564) e porta il Rinascimento alla sua apoteosi, dopo il quale prenderà inizio la maniera 4. 1 Lucrezio, De rerum natura, Newton & Compton, Roma 2014, I 1,43, p. 44. 2 Michelangelo scolpì, probabilmente per necessità o per farsi notare, un "Cupido dormiente" di età greco-romana e lo sotterrò. L'opera venne venduta al cardinale Raffaele Riario. Scoperta la truffa, Riario rimase impressionato dalla bravura dello scultore e volle conoscere Michelangelo, il quale, di lì a poco, divenne famoso. L'opera successiva, infatti, sarà la Pietà. 3 M. Buonarroti, Rime e lettere, UTET, Torino 2015, p. 91. Le Rime verranno pubblicate postume a Firenze, nel 1623, dal nipote Michelangelo Buonarroti il Giovane. 4 La "maniera moderna" era la pittura dei grandi artisti come Michelangelo e Raffaello che, secondo Giorgio Vasari, rappresenta il culmine della tecnica e dello stile. Dunque il pittore manierista è colui che abbandona la natura come modello e si ispira esclusivamente all'opera di questi.

Laureata in Lettere e specializzata in Biblioteconomia e in Archivistica, dal 2005 è archivista e dal 2007 vice responsabile dell'Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro in Vaticano. Ha pubblicato alcune decine di saggi sull'istituzione e sviluppo della Fabbrica di San Pietro, con particolare attenzione alla costituzione ed evoluzione dell'Archivio Storico, all'organizzazione del lavoro delle maestranze addette alla basilica vaticana, e alla nascita e sviluppo dello Studio del Mosaico Vaticano. Si occupa inoltre dell'edizione degli inventari antichi della Biblioteca Vaticana (Di Sante, Manfredi, Librorum latinorum Bibliothecae Vaticanae index […] anno MDXXXIII, (Studi e testi 457), Città del Vaticano 2009), collaborando anche alla Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana (2010, 2014).

Prendendo spunto dagli interventi di restauro e trasformazione ai quali la Stauroteca Minore Vaticana nel tempo fu sottoposta, vengono presentati Meo Dominici de Flaviis e Manno di Sebastiano Sbarri, due artigiani orefici che con le proprie botteghe, rispettivamente nel XV e nel XVI secolo, hanno operato a lungo (entrambi per circa trent'anni) al servizio del Capitolo Vaticano, eseguendo lavori originali e riparazioni di reliquiari e altri oggetti sacri.
Nell'archivio capitolare, e soprattutto nei registri della Sagrestia, resta abbondante documentazione sulla loro opera, che purtroppo però in larga parte non è sopravvissuta a lungo, a causa del continuo rimaneggiamento e delle modifiche cui gli oggetti sacri venivano sottoposti. Se da un lato l'usura dovuta all'uso quotidiano di calici, ostensori, turiboli, reliquiari (nonché la necessità di adeguarli funzionalmente a mutate esigenze liturgiche) fornivano continuo lavoro alle botteghe artigiane, dall'altro essa conduceva a nuovi, continui interventi, che alteravano o distruggevano il lavoro precedente.
Di rilievo il profilo umano e professionale dei due artisti, desunto dall'abbondante documentazione consultata. Artisti di valore, essi hanno conosciuto, insieme alle loro famiglie, momenti di benessere, ma anche di indigenza, dovuti alla precarietà delle committenze. È uno spaccato di vita e di un arte considerata minore, che raramente assurge agli onori delle cronache e ancor meno a quelli della storia, ma che contribuisce a descrivere il contesto sociale di un'epoca.
La Stauroteca Minore rappresenta il fil rouge della narrazione. Ne viene descritta l'evoluzione strutturale, ad opera dei due ricordati artisti, e si narrano le vicende della reliquia in essa contenuta, dalla quale vennero estratte a più riprese, per volere del pontefice regnante, minuscole particelle, da inserirsi nelle croci pettorali che venivano consegnate a nuovi vescovi.

I documenti relativi alla decorazione del tabernacolo del Santissimo Sacramento per la Basilica di San Pietro in Vaticano ( , "preziosissimo esempio di arte orafa elevato a scala monumentale" 1 voluto da papa Clemente X Altieri, offrono un quadro completo e dettagliato del sistema di approvvigionamento, delle modalità, dei tempi e delle tecniche di lavorazione del lapislazzuli, tanto da rappresentare un unicum nel suo genere. Le molte notizie rintracciate presso l'Archivio della Fabbrica di San Pietro, ricavabili dalla corrispondenza ufficiale con le nunziature e con i regni cattolici, dai memoriali, dai registri di spesa nonché dai "libri dei lapislazzuli" -che per accuratezza, puntualità e criteri grafici adottati lasciano davvero sbalorditi -relazionate fra loro restituiscono una storia dal valore per certi aspetti sorprendente.

Santo subito» | «Άγιος άμεσα» Mετάφραση (με τροποποιήσεις) άρθρου της ιταλικής Βικιπαιδείας σε συνεργασία με την Έφη Τόγια. Το «Άγιος άμεσα» είναι ένα ιταλικό σύνθημα, που αντήχησε στην πλατεία Αγίου Πέτρου στη Ρώμη τον Απρίλιο του 2005 και εξέφραζε το αίτημα για άμεση αγιοποίηση του πάπα Ιωάννη Παύλου Β΄.