Archeologia romana, Topografia antica

This book derives from the doctoral thesis of the author. The Molise was a small region of central Italy that has been little studied by archaeologists. This study has attempted to fill the gaps in our knowledge with the collection and systematic comparison of all the historical, epigraphic, archaeological documentation pertaining to Molise in the period comprising the middle to late Roman period and the high middle ages. The aim was to write the first general synthesis concerning the transformations taking place in the cities and countryside in what was a strategic zone close to Rome, and place this in the context of the recently developing debate about the Italian landscape in late antiquity.

le, quella di Brett{a o di Brettiané (chora). Ma, come è stato osservato (13), essa è da considerarsi soprattutto una creazione letteraria e colta, sorta in ambito greco ed estranea all'autodefinizio ne indigena. E' stata, altresì, recentemente rivalutata e difesa con vigore una denominazione Brettan{a conservata univocamente dai migliori codici di Strabone (in Strab., VI, l, 4 = C 254), che non ha mai goduto di una qualche attenzione testuale (14). Sembra tuttavia difficile che tale difesa linguistica dell' hapax geografico, in luogo della vistosa corruttela del testo, colga nel vero. Fa ostacolo, a mio avviso, il fatto che si tratterebbe, in questo particolare caso, di un'indicazione territoriale erudita, a carattere letterario, estrapolata da una fonte a noi ignotanon, certo, Antiocoe, per di più, estranea alla logica e al costante uso linguistico straboniano a proposito dei Brettii.

Here we present the results of the archaeomorphological analysis carried out in the coastal plain that extends to the south of the city of Padua. This study aims, through the integrated use of archaeological, historical and paleoenvironmental data and thanks to the possibilities today offered by Geographic Information Systems, to analyze the possible structuring of the territory in the Roman period, trying in particular to better define the characteristics of the centuriated landscape which characterised the plain at the time.

GIULIANA CAVALIERI MANASSE L'area di San Zeno in Oratorio in età romana e tardoantica L a chiesa sorse nei pressi di un asse stradale suburbano assai importante: la via da/per Brescia, cosiddetta via Gallica, che con l'età imperiale e la tarda antichità acquistò progressivamente rilievo, per essere divenuta un tronco della più importante linea di traffico dell'Italia Settentrionale, quella tra Aquileia e Milano 1 .

e s t r a t t o donato alaGIa TOPOGRAFIA DEGLI HORTI LAMIANI. RICONSIDERAZIONI DI UN TEMA ARCHEOLOGICO* e s t r a t t o 248 D. Alagia Sc. Ant. stea, prima età imperiale, media età imperiale, tarda età imperiale 6 . Tali piante tengono conto delle diverse fasi edilizie dei settori della residenza scoperti negli ultimi anni 7 . Dalla testimonianza di Filone di Alessandria (leg. ad Gaium 351) sappiamo che gli Horti Lamiani erano adiacenti a quelli di Mecenate e appena fuori dalle mura della città. Sulla base della collocazione certa degli horti di Mecenate 8 , la proprietà di Elio Lamia viene tradizionalmente 9 posta a est dell'antica via Merulana 10 . Poiché un'iscrizione di II sec. d.C. (CIL VI, 8668) 11 nomina un procurator degli Horti Lamiani e Maiani, è plausibile che questi fossero confinanti. Rimane tuttavia difficile definire il sito esatto degli Horti Maiani 12 che, menzionati in altre due iscrizioni funerarie (CIL VI 6152, 8669) 13 e forse in un passo di Plinio (Nat. Hist. 35, 33, 51) 14 , vengono collocati sulla Forma Urbis di Lanciani 15 insieme a quelli di Elio Lamia a est dell'antica via Merulana.

Indice  Introduzione  La figura di Romolo nell'annalistica romana  Romolo re di Roma  La morte di Romolo 1. Le diverse tradizioni sulla morte di Romolo 2. Romolo come dema: la tesi di Angelo Brelich 3. Contro la tesi del dema: la teoria di Dario Sabbatucci  Quirino  Da Romolo a Romolo-Quirino  Una possibile interpretazione dell'apoteosi di Romolo  L'apoteosi di Romolo e la propaganda augustea  Conclusioni SECONDA PARTE 2

This paper deals with the analysis of the ancient road network around the city of Padua, attempts to reconstruct its morphology and to define its genesis and development between the second Iron Age and Late Antiquity (6th/5th cent. BC to 6th cent. AD). The study follows a methodological approach that today we define as " archaeomorphological " , first proposed by E. Vion in the late 1980s. By applying this methodology to the Paduan territory, it was possible to identify a series of routes of probable ancient origin radially converging toward the center of Roman Patavium, and linking it to other urban centers in the region and to the minor centers located within its ager. The presence of Iron Age settlements along the path of many of these routes suggests that the development of such a road network likely begins in pre-Roman times, which also highlights the ancient strategic importance of Padua and its territory as a fundamental junction between the center and the NorthEast of the Italian peninsula. On the other hand, the Roman road network somehow survived into the Late Antiqueand Early Medieval times, always influencing the distribution of settlements and the orientation of churches, until it was for the greater part restored by the Commune of Padua over the 13th century.

Il contributo propone lo studio di un ampio tratto della bassa pianura veneta che si estende a sud della città di Padova, tra i Colli Euganei e la Laguna di Venezia. L'indagine ha preso avvio dai principi espressi dall'Archeologia del Paesaggio, sviluppandosi poi secondo un approccio di tipo archeomorfologico. Attraverso quindi un lavoro di fotointerpretazione e cartointerpretazione e una serie di analisi topografiche effettuate sfruttando le ampie possibilità attualmente offerte dai GIS, insieme all'analisi integrata di dati geomorfologici, archeologici e storici, lo studio ha permesso di ricostruire l'antica rete viaria del territorio e, in particolare, di individuare le tracce di strutture territoriali organizzate secondo assi ortogonali che si ritiene di poter riferire a interventi di centuriazione di epoca romana.

En el 2007, durante las excavaciones arqueológicas para la realización de una estación de metro en la Piazza Venezia de Roma aparecieron dos auditorios datados en la primera mitad del siglo II d.C. que fueron identicados por varios arqueólogos como una parte del Athenaeum fundado por Adriano, la primera gran institución académica romana que aparece mencionada en las fuentes clásicas. Este libro es el resultado de un análisis exhaustivo a través de la topografía, la arquitectura y la  lología en un intento de desvelar la funcionalidad de las estructuras, que pudieron formar parte del Athenaeum o quizás de una institución judicial integrada en el conjunto de tribunales del Foro de Trajano.

Tra i culti che le fonti antiche collocano sul Cispio (presso il VI sacrario degli Argei, Varro, ling. 5, 50) vi è quello di Giunone Lucina, divinità della luce e patrona delle partorienti (Ov., fast., 3,(245)(246)(247)(248)(249)(250)(251)(252)(253)(254)(255)(256)(257). 1 Secondo la tradizione il culto era presente sin dall'età regia nell'area di un bosco sacro (Varro, ling. 5, 74), nel quale venne eretto il suo tempio nel 375 a.C. (Plin., nat. 16, 44, 235, in accordo con Liv. 6, 35, 10). Il lucus dedicato a Giunone Lucina è detto 'monte sub Esquilio ' (Ov., fast. 2, 435), e fu condiviso con il culto (e il tempio) di Mefitis 2 (lucus Mefitis et Iunonis Lucinae, Varro, ling. 5, 49).

113 SIMONETTA ANGIOLILLO Qui tu, cinta di bende, Cipride, in coppe d'oro, delicatamente versa il vino, nettare mescolato per le nostre feste 127 SABRINA BOLDRINI Un archeologo in biblioteca 133 PAOLO BRACONI Fornacalia, Sementivae e la semina primaverile del farro 149 ANNAMARIA COMELLA Sul riuso dei rilievi votivi greci in Italia in epoca romana: il caso di Pompei 167 EMMANUELE CURTI La Venere Fisica trionfante: un nuovo ciclo di iscrizioni dal santuario di Venere a Pompei 183 MARCO FABBRI Le "mura serviane" dalle fonti letterarie alla documentazione archeologica 101 LUCIO FIORINI La pernice, Talos -Perdix e la seduzione della gioventù. Viaggio all'origine di un immaginario 117 SIMONA FORTUNELLI Mundus muliebris e ceto senatorio: alcune considerazioni su un sarcofago femminile con il mito di Achille a Sciro 135 MARCO GIUMAN Il Dio Serpente. Alcune note sul culto attico di Zeus Meilichios 147 GIAN LUCA GRASSIGLI, MAURO MENICHETTI Lo scudo e lo specchio. Forme della catoptromanzia 177 MAURIZIO GUALTIERI La villa di Ossaia (Cortona, AR): l'impianto di età tardo-repubblicana Indice 8 SIMONETTA ANGIOLILLO 193 FRANCESCO MARCATTILI Cerere e il mundus del Circo Massimo 223 CONCETTA MASSERIA I boukoloi, Dioniso e l'ingresso di Eracle ad Atene. Una kylix di Pistoxenos da Orvieto 233 ATTILIO MASTINO Il dibattito sull'agorà degli Italici a Delo: un bilancio retrospettivo fra ideologia e urbanistica 243 MASSIMO OSANNA EPTAPYLOI THEBAI. Le mura tebane da Omero a Pausania 261 GIAMPIERO PIANU L'Archeologia sarda negli anni '70: problemi di metodo. Il caso delle statue di Monte Prama 275 ARTURO RUIZ A propósito de mi amigo Mario Torelli. Reflexiones y recuerdos de un alumno periférico 279 FRANCESCA SILVESTRELLI La distribuzione della ceramica a figure rosse dei Pittori di Creusa, di Dolone e dell'anabates 301 STEFANO TORTORELLA Processione trionfale e circense sulle lastre Campana

This paper describes the survey's activities on the Pescara-Bari railway line in the tract between Termoli (CB) and Lesina (FG).
The intervention activities, in which tablets and mobile apps have been used, are described; the adoption of digital devices has strongly empowered the archaeologists' field work effectiveness. Collected data has been merged into a highly detailed archaeological map and new contexts have been studied paying special attention to how ancient settlements are distributed in the landscape of Molise region and northern Puglia. The study highlights a large amount of new data about Neolithic Age and Bronze Age, showing a diachronic analysis of the most important discovered sites.

Since the ’80s of the last century, the study of aerial photographs revealed, over the
territory extended between Rovigo and Adria, the existence of an agrarian division that
today is reasonably believed to be an example of Roman centuriation modulated over
centuriae of 27x27 actus. Now, thanks to the results of the archaeomorphological analysis
we carried out on the territory once belonging to the Roman municipium of Atria, a new
contribution has been brought to the study of that ancient centuriated landscape.

Da archivio a βιβλιοϑήχη: breve introduzione allo sviluppo della biblioteca nel mondo antico - Alcune occorrenze del temine “biblioteca” nella letteratura greca e latina - Le più importanti biblioteche del mondo greco e romano attraverso le testimonianze letterarie: area greca, età ellenistica e Roma

This article concerns a Roman fresco that is part of a painted calendar discovered under the Basilica of St. Mary Major in Rome. Recent restorations of this painting have permitted a new analysis of sector of its, that depicts a scene of rural life. Some characteristics of this fresco in fact are very useful to the study of the Roman rural buildings, of the agricultural practices, and of the pictorial context between the 2nd and 3rd century AD.

Questo articolo analizza parte di un affresco facente parte di un calendario dipinto rinvenuto a Roma sull’Esquilino, al di sotto della Basilica di Santa Maria Maggiore. La realizzazione di recenti restauri conservativi ha favorito lo sviluppo di una nuova analisi della parte del pannello pittorico connesso con il mese di settembre raffigurante una scena di vita rurale. Alcune caratteristiche riscontrabili nell’affresco, infatti, risultano essere utili allo studio di alcune tipologie abitative e di pratiche agricole nelle campagne in età romana, e dei contesti pittorici riferibili al periodo che va dal II al III secolo d.C.

Il Campidoglio ha avuto da sempre un ruolo fondamentale nel paesaggio urbano di Roma. Punta avanzata del sistema collinare che dall'entroterra protende verso il Tevere, il colle svetta tra la valle del Foro repubblicano e quella del Campo Marzio, delineandosi grazie alle sue caratteristiche morfologiche come arx dell'abitato, sede ancora oggi del potere politico centrale della capitale e dominato dall'immensa mole del Complesso del Vittoriano.
Il contributo si propone di indagare, attraverso le fonti letterarie e le testimonianze archeologiche, i "ritmi insediativi" che ne hanno caratterizzato la lunga storia edilizia. Si farà in particolare riferimento a un aspetto da sempre poco indagato dell'urbanistica del Campidoglio: la sua funzione abitativa. Fin dai primordi dell'insediamento tiberino infatti, il colle risulta occupato da un abitato capannicolo, riecheggiato dai racconti mitici e dal ricordo di una casa Romuli, alternativa rispetto a quella tradizionale ubicata sul Palatino. In età repubblicana, mentre su una delle due cime del colle svetta il tempio di Giove Capitolino, si segnala la distruzione delle dimore di Spurio Melio e di Marco Manlio Capitolino, accusati di aver aspirato alla tirannide, con il conseguente divieto per i patrizi di abitare sul colle, che tuttavia non appare precluso nella sua interezza alle dimore private. Con la crescita esponenziale della popolazione infine, tra la fine della repubblica e l'età imperiale, il paesaggio della città cambia nuovamente e anche le pendici del Campidoglio iniziano a essere invase da enormi caseggiati d'affitto a più piani, dei quali resta ancora oggi uno splendido esempio: l'insula dell'Aracoeli.

RIASSUNTO-Una serie di ricerche archeologiche, condotte per diversi anni nell'area " Il Castellaccio " (Roma Sud, quartiere Torrino), sono state affiancate e integrate dall'interpretazione di nuovi sondaggi geognostici e dal-l'analisi geomorfica quantitativa. I dati scaturiti dai diversi metodi di indagine sono stati tra loro confrontati e veri-ficati, anche alla luce delle ampie conoscenze geologiche e archeologiche disponibili per il territorio di Roma. In particolare, il presente lavoro indaga il corpo alluvionale del Fosso di Vallerano e dei suoi affluenti (fossi del-l'Acquacetosa, del Ciuccio e della Cecchignola) nell'area prossima alla confluenza nel F. Tevere, dove, in occa-sione degli scavi connessi con l'edificazione del programma urbanistico EUROPARCO, sono stati rinvenuti l'an-tico tracciato della Via Laurentina ed i resti di alcune opere idrauliche di età flavia. Attraverso il reperimento delle informazioni inerenti i numerosi sondaggi effettuati nell'area negli ultimi anni e l'esecuzione di altri nuovi sondaggi, da parte della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, fi-nalizzati alla verifica e all'omogeneizzazione delle descrizioni litologiche dei precedenti, è stato ricostruito l'as-setto stratigrafico dei depositi alluvionali dell'area in studio. L'analisi geomorfologica, eseguita mediante analisi cartografiche, aerofotointerpretazione e analisi quantitativa del reticolo idrografico, ha permesso di ricostruire l'evoluzione morfologica a cui è stata soggetta l'area a partire dalla fine dell'ultima glaciazione e caratterizzare lo stadio evolutivo attuale della rete idrografica. L'approccio interdisciplinare ha consentito quindi di formulare ipotesi relative all'utilizzo umano del territorio e all'evoluzione dell'ambiente fluviale dal Pleistocene superiore a oggi. ABSTRACT-A number of archaeological researches, carried out in the " Il Castellaccio " area for many years, has been combined with the study of some cores performed in 2007 and their comparison with the available geological data, as well as with quantitative geomorphic analysis. The results allowed both to identify the drainage network changes and to evaluate the effects of the human activities in the study area, in the frame of the fluvial environment evolution from the last glaciation to the present time. The late Pleistocene and Holocene sedimentary succession of the examined area has been reconstructed; it is possible to assemble the lithologies into four main groups: man-made fill, historical alluvial deposits, ancient al-luvial deposits and local bedrock (Pliocene and Pleistocene marine and continental deposits). The morphology of the contact surface alluvial deposits/bedrock displays some flat-floored valleys, which identify two different fluvial systems during the last glacial period: a greater fluvial basin, corresponding to the catchment on the left side of the study area (nowadays named 'Fosso di Vallerano' and 'Fosso di Acquacetosa'), whose water flowed toward the Tiber River, passing on the south of Montorio hill; and a smaller catchment, on the right side of the study area. Its talweg, 20-30 m higher with respect to the altitude of the greater one, described a counter clockwise rotation around the Montorio hill. During the Upper Plesitocene-Holocene depositional phase, because of the rise of the sea level, we interpret that a fluvial deviation of the 'Fosso dell'Acquacetosa' channel occurred, after it overflowed toward the north of the Montorio hill, between that and the Monte della Pozzolana ridge. At the same time, the Tiber River covered a larger meandering in this area. Both hypotheses are based upon geomorphologic analysis, aerial photo interpretation and historical cartography evidences. In the roman period, the 'Fosso dell'Acquacetosa' would have started flowing again into the Fosso di Vallera-no valley, as the upper part of the upper Pleistocene-Holocene succession testifies. Some roman ruins have been discovered within these fluvial deposits: the Romans (1 st century A.D.) interned the 'Acquacetosa' main trunk, both to make use of alluvial plane and to protect the study area by flood occurence. The present landscape is the result of further modifications, carried out by human activity during the later centuries. These modifications are recorded by the historical cartography and the aerial photos; the urbanization in the last thirty years produced a lot of them. Moreover, the agricultural exploitation of the drainage basin soil and water contributes to reduce the fluvial discharge, involving a value of the erosion index estimated (Tu) equal to 280 t/km 2 /a, less then the holocenic mean value.

In this paper I will try to examine how the monthly distributions of free grain to the urban citizens of Rome worked.
Starting from the already well-known problem of the monthly distributions of free grain from the Republican to the Imperial era, I will try to reconstruct the original aspect of the buildings where they took place, generally known as porticus Minuciae (the vetus one and the frumentaria one), by means of a new comparative approach involving the archival data (from 1884 to 1941) and the nowadays archaeological evidences.
The examination of the excavation journals of its discoverers Guglielmo Gatti and Antonio Maria Colini (done on 1937-1941) allows for both the reconstruction of the appearance of the building at its discovery and for the dating of its phases. A careful analysis of this archival material with the help of the successive documents of the adjacent excavations of Giuseppe Marchetti Longhi (non-edited notes, drawings, tracings and photos of the years 1928-1937) has permitted the reconstruction of the history of the excavation of the building and the identification of the Marchetti Longhi’s excavation pits and of the relative finds.
Moreover, a study of the present state of the monument (the temple of via delle Botteghe Oscure and the ruins under via S. Nicola dei Cesarini) and a new survey of the structures revealed a bulk of unpublished information, not yet accessible through the journals. On these grounds, it is now possible to offer a scientific reconstruction of the building that impedes the general interpretation as one of the two porticus Minuciae known, and sheds new light on the topic, providing new directions for further research.

http://www.instoria.it/home/porta_latina.htm

A sud-est di Roma, all’incrocio tra viale Metronio e viale delle Mura Latine, si apre la Porta Latina, che della cinta muraria di Aureliano (eretta tra il 270 e il 275) è di certo tra le più apprezzate poiché ancora sufficientemente fedele all’immagine che doveva dar di sé al tempo in cui Onorio e il magister militum suo protettore Flavio Stilicone la fortificarono (401-403) per sopperire alla mancanza di un adeguato sistema difensivo di fronte alle continue minacce barbariche.

Il volume raccoglie una serie di studi sul paesaggio della Sardegna romana e in particolare sulla viabilità, condotti tra il 2006 e il 2011 dalla Cattedra di Archeologia e Storia dell'Arte Greca e Romana dell'Università di Sassari con la direzione del prof. Giampiero Pianu e della dott.ssa Nadia Canu.

In un passo della Naturalis Historia Plinio il Vecchio annovera
Modena tra i principali centri per la produzione della ceramica del mondo
romano, mettendo in risalto che da tale attività ne derivava anche la celebrità
della città. Le scoperte archeologiche passate e recenti hanno contribuito ad
identificare da un lato la produzione che maggiormente contribuì alla fama
di Mutina (le lucerne) e dall’altro, per numero di attestazioni e di scavi di
fornaci eseguiti nell’ultimo quarantennio, ad illustrare un quadro d’insieme
sulla distribuzione di questi impianti sia in relazione alle produzioni sia
in rapporto all’insediamento antico.

Diversi studiosi hanno cercato di individuare l’ubicazione e di ricostruire la storia dell’antica civitas dei “Beregrani”, menzionati da Plinio il Vecchio tra gli abitanti della regione V del Picenum. Tuttavia, a riguardo sono state formulate soltanto vaghe ipotesi, anche contrastanti fra loro, a causa delle incongruenze presenti nelle fonti storiche prese in considerazione, per trarre informazioni sulla città picena. Perché si possa conoscere meglio la situazione di questa città, occorre far chiarezza sui dati che possediamo.
L’obbiettivo di questo lavoro è di determinare come si sia giunti all’attuale confusione e di verificare le principali ipotesi seguite dagli studiosi. Di conseguenza, la domanda centrale della ricerca è: qual era la reale sede dei “Beregrani” citati da Plinio? 
Per rispondere a questa domanda è stata realizzata un’attenta analisi e un confronto tra le fonti storiche, insieme ad uno studio delle documentazioni archeologiche dei territori di Montefano (MC) e Montorio al Vomano (TE): individuati dagli studiosi come probabile sede per l’antica città.
Dalle indagini storiografiche è emerso che le incertezze sull’identificazione della città, ricordata da Plinio, scaturiscono da una forzata e non corretta interpretazione del testo antico. Mentre i dati archeologici testimoniano l’esistenza di due differenti insediamenti di epoca romana, presenti in entrambi i siti ipotizzati dagli studiosi per la collocazione della città. 
Una più profonda rilettura delle fonti storiche e nuove indagini archeologiche sui territori, potranno evitare la scomparsa definitiva degli antichi contesti urbani.

Italiano:
A partire dal 2007, nell’area di Piazza Venezia a Roma, sono stati realizzati alcuni sondaggi archeologici per la costruzione di una stazione per la Linea C della metropolitana. Nel sondaggio S14, quello realizzato nella Piazza della Madonna di Loreto, sono state trovate una serie di strutture appartenenti a diversi periodi storici:dal periodo tardo-repubblicano all’età moderna. Le strutture, appartenenti all’età adrianea, hanno aperto un intenso dibattito tra gli studiosi poiché i tecnici della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma hanno proposto l’identificazione di queste strutture con quelle dell’Athenaeum dell’imperatore Adriano, un’istituzione accademica a noi nota grazie alle fonti letterarie. Purtroppo le scarse fonti a nostra disposizione, relative a questa istituzione, non hanno permesso fino ad ora di proporre un’ubicazione per l’Athenaeum di Adriano.

Español:
A partir del 2007, en el área de la Piazza Venezia en Roma, se realizaron una serie de sondeos arqueológicos para la construcción de una estación para la Línea C del metro. En el sondeo S14, realizado en la Piazza della Madonna di Loreto, se han encontrado una serie de estructuras pertenecientes a diversos periodos de la historia: desde el periodo tardo-republicano a la Edad Moderna. Las estructuras pertenecientes a la época adrianea han abierto un intenso debate entre los estudiosos, pues los técnicos de la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma han propuesto la identificación de estas estructuras con las del Athenaeum del emperador Adriano, una institución académica conocida gracias a las fuentes literarias. Por desgracia, la ausencia de fuentes a nuestra disposición relativas a esta institución, no han permitido hasta ahora proponer una ubicación para el Athenaeum de Adriano.

English:
Since 2007, in the area of ​​the Piazza Venezia in Rome, a series of archaeological surveys for the construction of a station for Metro Line C were performed. In the survey S14, conducted in the Piazza della Madonna di Loreto, found a number of structures belonging to different periods of history from the late-Republican period to the Modern Age. The structures belonging to the Hadrian era have opened an intense debate among scholars, because technicians from the Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma have proposed the identification of these structures with the Athenaeum of Emperor Hadrian, an academic institution known through literary sources. Unfortunately, the absence of sources at our disposal concerning this institution have not allowed yet to propose a location for Hadrian's Athenaeum.

Thie contribution deals with Rome’s urban landscape as it is presented within the Late Antique Actus of St. Sylvester, a legend concerning Christianity’s triumph in the metropolis. In the text, a number of locations can be recognized, presenting the cityscape as structured on a topographical dichotomy between the Lateran and the Capitoline Hill, respectively recontextualized as quintessential pivots of Polytheism and Christianity.
Reprising an old theory formulated in the ’30s, the present study focuses on some references that the Actus makes to specific Pre-Christian cults when describing the liar of a dragon on the Capitolium, highlighting how they can be read as explicit references to the Mithras worship.
The archaeological record is accordingly explored, highlighting the rooting of such cult on the hill, confirmed by several dedicatory inscriptions and by one of the largest known Mithraic reliefs.
Ultimately, the article argues that the practice of the Mithras cult on the Capitoline Hill could have enjoyed such high prestige among the Late Antique upper classes to foster, at least during the 6th century, the perception of the local spelaea as particularly well-fitting settings for the abode of a monster symbolizing the Early Medieval concept of “Paganism” as a whole.

This paper focus on the high plain district located to the north of the city of Vicenza, delimited
by the Prealpi Vicentine reliefs and defined by the Bacchiglione and Astico-Tésina Rivers. Its
peculiar geomorphological conformation, that marks in a rather clear way the transition between
plain and mountain, has favoured since ancient times its recognition as a borderland: first between
the Veneti and Reti people and then the civitates of Vicetia, Verona, Tridentum and Feltria,
passing through the medieval and modern age, becoming an important border district between
the Republic of Venice and the German Empire and between the Kingdom of Italy and the Austro-
Hungarian Empire. During the contemporary era, it is the official border between Veneto and
Trentino-Alto Adige Regions. This paper aims to contribute to the study of the rural landscape of
this borderland by identifying its ancient structuring and by reconstructing its possible evolution
during Late Iron Age and Roman Age.