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John Henry Newman (1801 -1890)

2022, Anima, Corpo, Relazioni. Storia della filosofia da una prospettiva antropologica

Newman anglicano e cattolico: influenze classiche e tradizione britannica John Henry Newman rappresenta uno degli intellettuali più significativi dell'Inghilterra vittoriana. Fu teologo, educatore, guida spirituale, polemista, scrittore. La sua ricca e complessa personalità si rispecchia in una variegata produzione di sermoni, saggi storici, opere di teologia, romanzi, poesie e trattati filosofici. Nato a Londra nel 1801, ricevette una formazione tradizionale basata tanto sui classici greci e latini, quanto sulla letteratura e filosofia inglese. Aristotele e Cicerone furono gli autori a lui più cari, mentre entrò in polemica con lo scetticismo di David Hume e l'empirismo di John Locke.

John Henry Newman (1801-1890) Newman anglicano e cattolico: influenze classiche e tradizione britannica John Henry Newman rappresenta uno degli intellettuali più significativi dell’Inghilterra vittoriana. Fu teologo, educatore, guida spirituale, polemista, scrittore. La sua ricca e complessa personalità si rispecchia in una variegata produzione di sermoni, saggi storici, opere di teologia, romanzi, poesie e trattati filosofici. Nato a Londra nel 1801, ricevette una formazione tradizionale basata tanto sui classici greci e latini, quanto sulla letteratura e filosofia inglese. Aristotele e Cicerone furono gli autori a lui più cari, mentre entrò in polemica con lo scetticismo di David Hume e l’empirismo di John Locke. Spese metà della sua lunga vita ad Oxford, come studente e poi, dopo essere stato ordinato prete della Chiesa Anglicana, come membro dell’Università. Qui esercitò un’enorme influenza, tramite i suoi scritti ed i sermoni. Fu tra i protagonisti del cosiddetto Oxford Movement, un revival religioso basato su un rinnovato interesse per la teologia patristica e la liturgia. Dopo una clamorosa conversione al cattolicesimo nel 1845, che gli costò non solo la rinuncia ad una carriera ad Oxford e nelle gerarchie anglicane ma, più dolorosamente, la perdita di amicizie consolidate, si trasferì a Birmingham dove fu impegnato per il resto della vita come educatore e parroco. Nel 1879 fu creato cardinale e morì nel 1890. Nel 2018 è stato dichiarato santo da Papa Francesco. Le dimensioni della persona umana Uno dei temi centrali nella riflessione di Newman è l’educazione della persona umana, in tutte le sue dimensioni. In un periodo di profondi cambiamenti, il sistema educativo veniva ad assumere una importanza crescente per l’inserimento sociale. Ne L’Idea di Università, composta in occasione della fondazione dell’Università Cattolica d’Irlanda (1852) di cui Newman fu il primo rettore, egli intende contrastare la concezione utilitaristica difesa da John Locke e seguaci per cui ogni cosa ha il suo prezzo e quindi, se vi è una spesa sociale per l’educazione, dovremmo aspettarci un corrispettivo proporzionato che la giustifichi. In questo modo l’educazione veniva ad acquistare un valore di mercato ma l’adozione dell’utilità come valore guida comportava ovviamente delle conseguenze significative nell’ordinamento degli studi. Newman ribatte: “se un corpo sano è un bene in sé perché non dovrebbe esserlo un intelletto sano? E se un ospedale è un’istituzione utile, perché si occupa della la salute corporea, perché non lo è un corpo accademico, per quanto fosse semplicemente ed esclusivamente impegnato nel conferire vigore e bellezza e capacità di comprensione alla parte intellettuale della nostra natura?” Newman, L’Idea di Università, p. 156. Secondo Newman, l’istruzione trova il proprio valore innanzitutto in se stessa. Di fronte alla domanda di adeguamento dell’università al nuovo spirito del tempo, Newman propone invece una concezione classica dell’educazione che più che alla tecnicità delle discipline miri alla formazione della persona. Ogni tipo di sapere, se è veramente tale, è una ricompensa per la mente umana. Newman non nega i vantaggi che derivano dal suo possesso ma afferma che la conoscenza ha un valore non solo strumentale ma intrinseco; non è semplicemente il mezzo per qualcosa al di là di se stesso ma un fine sufficiente da perseguire in sè. Newman distingue lo scopo del sapere non solo dall’utilità ma anche dalla moralità e in diversi suoi scritti critica quanti credono di poter elevare il tono etico della società semplicemente con l’istruzione, senza far riferimento alla pratica religiosa. Avendo speso metà della vita ad Oxford, egli era ben consapevole che le persone colte non sono necessariamente migliori delle altre dal punto di vista morale e, secondo il cardinale inglese, solo un eccessivo razionalismo può credere che nella nostra formazione etica sia possibile sostituire il ruolo della religione con l’istruzione. Teologia e filosofia Newman critica l’esclusione della teologia dal discorso pubblico e quindi anche dall’insegnamento universitario. Egli considera necessaria una convergenza tra le numerose forme del sapere perché solo quando sono viste nella loro totalità possono “avvicinarsi ad una rappresentazione o una riflessione soggettiva della verità oggettiva tanto più vicino quanto è possibile alla mente umana.” Newman, L’Idea di Università, p. 57. Prese separatamente non c’è in loro dottrina che non possa essere in un certo senso vera; eppure, d’altronde, quasi ogni affermazione può essere pervertita e resa falsa poiché non è l’intera verità. La conoscenza è un tutto che si tiene, dove ogni disciplina ha una sua dignità ed un suo ruolo. È nostro compito, tramite l’esercizio intellettuale, distinguere gli oggetti del sapere, di qui la pluralità delle discipline, per poi sintetizzare e ricondurre tutto all’unità. La filosofia, intesa nel senso più ampio del termine, è l’esercizio di quella facoltà sintetica che riconduce le diversità ad unità. Egli scrive: “Nessuna scienza, per quanto comprensiva sia, può far a meno di cadere in grandi errori se venisse considerata come unica interprete di tutte le cose che ci sono in cielo e sulla terra e questo perchè sconfina in un terreno che non è il suo e si occupa di problemi senza avere strumenti per risolverli.” Newman, L’Idea di Università, p. 80. Newman afferma che l’uomo può essere visto “in relazione agli elementi materiali del suo corpo, o alla sua costituzione mentale, o al suo ambiente familiare, o alla comunità nella quale vive, o all’Essere che l’ha fatto; e di conseguenza lo trattiamo rispettivamente da psicologi, o filosofi morali, o economisti, o politici o teologi.” Newman, L’Idea di Università, p. 48. Se ci limitiamo ad alcune scienze e non prendiamo in considerazione l’intera persona, la mancanza di conoscenza sarà grande in proporzione all’importanza dell’omissione. Saggezza pratica e logica della vita morale L’opera di Newman più significativa dal punto di visto filosofico è la Grammatica dell’Assenso (1870), uno studio sulla credenza che si concentra non tanto su astratte teorie ma sulla vita concreta. Secondo Aristotele il giudizio pratico, o phronesis, ci guida nell'esercizio della razionalità pratica, ossia nella scelta di ciò che bisogna fare in una situazione concreta. Newman riprende questa virtù artistotelica, che nella Grammatica dell’Assenso egli ribattezza “senso illativo”, e la presenta come la forma personale dell'intelligenza perché coinvolge tutta la persona, sottolineando come questa dimensione che guida e regola le nostre scelte sia presente tanto nella vita pratica che in quella conoscitiva. Tutto l'uomo ragiona. Ciò che siamo non è indifferente al modo in cui pensiamo. Newman, introduce così un elemento di saggezza nel cuore del processo razionale concreto e poiché nel campo della religione, così come in quello della morale e della storia, il criterio della verità non è costituito dall'evidenza dimostrativa, come vorrebbe il razionalismo così in voga in quel tempo, ma piuttosto dal convergere di più probabilità, in ogni materia concreta il senso illativo rappresenta la dimensione personale, unica ed irripetibile che ci guida nel giudizio. Ribaltando la gerarchia aristotelica, Newman pone l'azione e le sue esigenze al di là e al di sopra della contemplazione di verità eterne e necessarie. Il contingente, il quotidiano, la vita ordinaria sono il campo ultimo della razionalità. Coscienza e autorità Newman ha posto la coscienza come altro grande tema di riflessione. Essa ha una duplice funzione: fa distinguere il bene dal male (senso morale) e ordina di compiere il bene ed evitare il male (senso del dovere). La nostra coscienza, ad esempio, ci dice che sia sbagliato uccidere e, allo stesso tempo, ci ordina di non farlo. Essa possiede in ogni uomo, anche in chi non ha conosciuto la Rivelazione cristiana, una forza tale da rappresentare la migliore testimonianza dell’esistenza di Dio. Newman infatti dubita dell’efficacia delle prove sillogistiche che fanno appello ad elementi del mondo esterno per dimostrare l’esistenza di Dio. L’ordine nell’universo fisico è prova solo per chi ha già accettato l’idea di un Creatore. La legge morale che guida la nostra coscienza, invece, testimonia l’esistenza di un Legislatore; infatti il nostro desiderare il bene, anche quando non riusciamo ad ottenerlo, e la capacità di distinguerlo dal male rimandano ad un ordine morale che ci precede, che non creiamo noi stessi e che pertanto richiede un Autore. Questo Autore non è un principio astratto ma una persona, è un maestro che parla nel segreto del cuore. Ciò che ci è più intimo è anche ciò che ci apre alla trascendenza. La coscienza acquista così in Newman un valore inestimabile, essa è il legame tra la creatura ed il Creatore, è il luogo del dialogo tra le profondità del nostro essere e ciò che ci sorpassa. “Se dovessi proporre un brindisi, brinderei prima alla coscienza e poi al Papa”, scrisse in risposta ad un importante politico che aveva accusato i cattolici di non poter essere buoni cittadini in quanto sudditi del Papa. Ogni altra autorità morale esterna, Newman scrive, persino quella del Papa per un cattolico, ha valore proprio perchè abbiamo una coscienza che guida e obbliga tutti. Bibliografia Bonvegna, Giuseppe. Per una ragione vivente: cultura, educazione e politica nel pensiero di John Henry Newman. Vita e Pensiero, Milano, 2008. Bottone, Angelo. John Henry Newman e l’abito mentale filosofico. Studium, Roma, 2010. Jervolino, Domenico. Logica del concreto ed ermeneutica della vita morale: Newman, Blondel e Piovani. Morano, Napoli, 1994. Newman, John Henry. Grammatica dell’Assenso (a cura di U. Tolomei). Jaca Book, Milano, 1980. Newman, John Henry. Opere (a cura di A. Bosi). UTET, Torino, 1988. Newman, John Henry. Lettera al Duca di Norfolk. (a cura di V. Gambi). Edizioni Paoline , Milano, 1999. Newman, John Henry. L’idea di Università (a cura di A. Bottone). Studium, Roma 2005.