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The diobols of Tarentum

2022, The diobols of Tarentum

"The diobols of tarentum" corpus launch. The volume comprising more than 2,000 specimens of these issues from museums, sylloges and auction houses from all over the world and divided in 283 categories.

PREFACE Prefazione La scelta di dedicare un intero volume ai dioboli prodotti in grande quantità da questa zecca deriva dalla consapevolezza di poter dare a tali emissioni un adeguato valore in termini storici, economici e politici. I dioboli tarentini sono una monetazione troppo spesso ignorata, mal interpretata, confusa e non ancora sufficientemente indagata. Queste emissioni ebbero una funzione che andava ben oltre “la staticità” economica e sociale dei più noti nominali aurei e argentei e la grande produzione realizzata è la testimonianza della leadership che la polis di Taranto assunse tra le città italiote in progressivo declino. Numerose sono le ipotesi formulate relativamente all’origine di questo “fenomeno monetario” in ambiente italiota, ma è verosimile che la caduta di Crotone (389-387 a.C.) ad opera di Dionigi I di Siracusa1, che determinò lo scioglimento della Lega, possa aver influenzato sia politicamente che iconograficamente l’inizio di questa produzione. Sembra che Taranto avesse avuto un ruolo chiave nell’operazione militare, appoggiando l’arrivo di Dionigi I sulla penisola a scapito delle altre città italiote, assicurandosi le simpatie del tiranno aretuseo che l’avrebbe poi favorita mettendola a capo della nuova Lega Italiota. E’ probabile che questo avvenimento bellico possa aver determinato il punto di partenza, avvalorando la tesi di Ravel, che individua l’inizio di queste produzioni intorno al 380 a.C.2. L’iconografia di Ercole in lotta con il leone Nemeo sarebbe stata scelta per l’enorme venerazione del semidio nella città di Taranto dopo essere apparsa in questa configurazione, proprio nelle emissioni auree da cento litre dionigiane emesse da Siracusa intorno al 404 a.C.. Ecco allora accoppiarsi l’immagine di Eracle (da cui per la leggenda, l’ecista Falantos vantava una discendenza) in lotta con il leone Nemeo tanto cara a Taranto, con l’effige di Athena a rappresentare Thurium nuova sede della Lega dopo la sconfitta di Crotone. Sede che di lì a poco sarebbe stata trasferita ad Eraclea (374 a.C.) con la caduta di Thurium in mano lucana. Molti studi tendono a individuare una produzione confederata di queste emissioni, principalmente tra la polis di Taranto ed Eraclea, passando per numerosi centri di origine greca. I rinvenimenti suggeriscono un picco produttivo raggiunto con la fine della Seconda Guerra Sannitica (304 a.C.), a cavallo del IV e III secolo a.C., quando le città italiote, ormai indebolite dai continui conflitti interni, cominciarono ad avvicinarsi alle popolazioni indigene che avevano combattuto fino a quel momento, sotto un’ultima stella, quella di Taranto che scelse di finanziare l’economia dei centri urbani in area calabra, apula, lucana, 1 2 DIODORO SICULO, Bibliotheca Historica, libro XIV; POLIBIO, Storie, libro I, 6.2. CANTILENA-CERCHIAI-PONTRANDOLFO 2004. 8 PREFACE campana e sannitica, creando una fitta rete di rapporti economici e commerciali in contrapposizione a una nuova e fiorente superpotenza, Roma. La politica di finanziamento dei centri e delle popolazioni cuscinetto tra Taranto e la crescente potenza dell’Urbe portò all’esplosione di questo fenomeno monetale che, tramite gli scambi commerciali, si diffuse anche a Metaponto, Kailia, Tiati, Arpi, Neapolis Peuceta, Rubi, oltre a numerose produzioni imitative emesse da centri indigeni apuli, lucani e sanniti. Troviamo esempi di queste emissioni dall’area campana all’area apula, passando per le popolazioni del Sannio, pervase da un sentimento di rivalsa verso Roma che più volte aveva umiliato e imposto rovinose condizioni alle sue genti, trovando conforto in questa operazione politica tarantina basata anche sulla produzione di dioboli e frazionali di piede campano. E’ molto probabile che Taranto finanziasse produzioni indigene e quasi certamente dei mercenari a guardia dei confini come nel caso delle emissioni a legenda ΠEPIΠOΛΩN ΠITANATAN3 o di quelle di Arpi a legenda ARPA CEPTI4. Con l’adozione e la produzione così massiccia di queste coniazioni, Taranto non solo aveva rivoluzionato la funzione della moneta (sino a quel momento generalmente associata al pagamento di truppe e mercenari e poco incline all’acquisto di merci al dettaglio) che poteva ora essere usata per l’acquisizione di prodotti e beni di consumo quotidiano, ma si era assicurata l’esclusione di Roma da questi interessi, come dimostrano i numerosi rinvenimenti che estrometteranno la moneta dell’Urbe dal territorio tarantino, almeno fino alla definitiva caduta di Pirro. Le produzioni di dioboli e frazionali a Taranto procederanno oltre questo avvenimento, sotto il controllo di Roma che, probabilmente, ne intuì l’importanza, affiancando gradualmente la propria monetazione nei commerci con il Meridione. Un fenomeno che durò circa un secolo e mezzo e che ebbe, presumibilmente, la massima luce in un clima di grandi tensioni politiche e di continui ribaltamenti di alleanze, assumendo una grande valenza in tutti i territori satelliti di Taranto. Fu forse un’operazione economica e politica che tentò di rianimare la Lega Italiota, contribuendo, per diversi decenni, al fiorire dei commerci dal mar Tirreno al mar Adriatico, dal Sannio al mar Ionio, ridimensionandosi proprio con la caduta del fronte nord, all’indomani della Terza Guerra Sannitica. Crediamo quindi che questa monetazione, per valenza, ricchezza e complessità, debba essere trattata adeguatamente con uno studio particolareggiato, nel tentativo di poterle dare la vetrina che merita. 3 4 STRABONE, Geografia, libro V, 4.12. Per la monetazione si rimanda a CAMPANA 2009. MIGLIOLI-CAMPANA 2020. 9