Muratori è un autorevole punto di riferimento nel contesto dell'erudizione settecentesca, il suo ... more Muratori è un autorevole punto di riferimento nel contesto dell'erudizione settecentesca, il suo carteggio con l'attore Luigi Riccoboni testimonia infatti la volontà di riformare il teatro a loro contemporaneo. La Dissertatio XXIX: De Spectaculis et ludici publicis, che è una delle 75 dissertazioni che compongono le Antiquitates Italicae Medii Aevi è d'altro canto ancora oggi un passaggio imprescindibile per conoscere le fonti del teatro alto-medioevale.
Il carteggio di Muratori con Orsi e Riccoboni: la querelle francese e la critica al teatro modern... more Il carteggio di Muratori con Orsi e Riccoboni: la querelle francese e la critica al teatro moderno Luigi Riccoboni, in arte Lelio, si definisce «filantropo di commedia» e 1 riformatore dei teatri italiani ed è il protagonista di un interessante carteggio con 2 il compaesano Muratori, che è/sarà tema principale di questo paragrafo. Per Riccoboni nascere comico è stata una disgrazia : egli infatti, pur 3 essendo uno degli attori più celebri del Settecento, ha sempre mal tollerato i costumi dissoluti e amorali del mondo dello spettacolo, non vuole per giunta diventare un semplice commediante del re e per questo, pur essendo un fiero italiano, cerca fortuna a Parigi, dove si trasferisce a trent'anni insieme alla moglie Elena, figlia d'arte e letterata anche lei, con la quale condivide le stesse ambizioni teatrali, nonché figura emblematica nella sua vita, perché lo incentiva ad allacciare rapporti fecondi con i letterati di grido dell'epoca. Tuttavia Riccoboni non le riconosce alcun merito particolare nella biografia che scrive in una lettera a Muratori nel 1746, che vedremo meglio più avanti, dove si limita soltanto a fare accenno al loro matrimonio. Ad ogni modo il grande desiderio dell'attore modenese, come si evince da molte sue lettere e dalle plurime opere che scrive sul teatro, è sempre stato quello di diventare un celebre scrittore, tuttavia non lo diventerà mai al punto tale da mantenersi solo con questo mestiere, ma nonostante ciò non si perderà d'animo e nel corso della sua vita darà alla luce svariate opere per lo più scritte in francese. Riccoboni, che è stato uno dei grandi protagonisti del teatro europeo del primo Settecento sia in Italia e successivamente anche in Francia, ormai cinquantenne, è animato dallo spirito umanitario e riformatore caratteristico dell'età illuminista e per questo vuole dare un contributo alla storia del teatro, in particolare a quello italiano, proponendo il suo punto di vista a riguardo.
Il buffone, il giullare, il menestrello, il joker…diverse accezioni di un significato comune. Lo ... more Il buffone, il giullare, il menestrello, il joker…diverse accezioni di un significato comune. Lo stereotipo collettivo di queste figure è frutto di anni e anni di storia, affonda le sue radici nell'istrione e nel mimo del Tardo Impero Romano o forse nella tradizione attorica delle culture barbare, raggiungendo la sua apoteosi certamente nel Medioevo. Il giullare è l'indiscusso protagonista delle feste, dei banchetti, della piazza in cui il popolo si riconosce e condivide tempo di svago e di conoscenza. E' colui che allieta i signori di corte, le abbiette taverne della città, ma anche gli ecclesiastici. Varie sfumature e distinzioni sono state fatte di questa figura, che socialmente non ha mai avuto una dignitosa collocazione, ma esiste su un piano altro, pur essendo emblema di continuità per tantissimi secoli. Recepito come folle, fuori dagli schemi, moralmente degradato, il giullare è stato però un'indiscus-sa compagnia per tutte le sfere sociali, che per un motivo o per l'altro l'hanno recepita come figura imprescindibile della società. Allietava persino cortei funebri, signori distrutti dai dolori della vita, e quando non abusava della sua corporeità, motivo frequente d'accusa da parte della Chiesa, era anche un mezzo utile per trasmettere insegnamenti religiosi e raccontare vite dei Santi ai meno colti. Il giullare è spesso anche un nano, uno storpio, uno zoppo, e per questo costituisce il capro espiatorio per molti re e potenti, che confrontandosi con loro si sentono automaticamente migliori e più forti agli occhi dei loro sudditi. Una specie di sadismo misto a divertimento per mascherare insicurezze personali e sociali. Un piacevolissimo buffone di nome Ribi, protagonista anche di una pagina del Decameron di Boc-caccio, ci viene raffigurato, come sovente accade, alla continua ricerca di doni e ricompense, e per questo decide di farsi rammendare le vesti con un pregiato panno scarlatto per ricoprire i buchi. Questo effetto bizzarro delle sue vesti, al cospetto di alcuni signori lombardi desta un certo stupore tanto che anche loro contribuiscono a ricoprire i suoi panni con altrettanti tessuti pregiati. Ribi è così l'anticipatore della maschera bergamasca di Arlecchino. Nomadismo e cosmopolitismo sono altri due tratti caratterizzanti del buffone. L'universalità delle sue tecniche rende i suoi spettacoli esportabili anche al di fuori dell'ambito culturale in cui è nato. Per questo si potrebbe quasi parlare di un nomadismo istituzionalizzato come sua peculia-rità. Il giullare giramondo è infatti in continua ricerca, assorbe ed esporta molteplici culture, egli stesso è un essere multiplo perché multiple sono le sue capacità spettacolari. Non ha identità su un piano produttivo e consueto. É spiazzato, ha un nome d'arte, è instabile in quanto nomade, a meno che non inizi a fare parte di una corte. Una figura quasi romantica se si pensa al viandante che erra sempre verso qualcosa di nuovo. Anche se forse a muovere il giullare è più un bi-sogno di ricompensa che di ispirazione esistenziale. Le maschere che usa sono svariate e scelte in maniera ardita. Sonagli e campanelli, creste di gal-lo, sai monacali…impossibile non riconoscerlo. La dimensione della festa è la sua prescelta, dove i rituali stabiliti e gerarchizzati, specialmente quelli medioevali, della quotidianità vengono stravolti. Non a caso in molte ricorrenze, come ad esempio il Carnevale, era frequente un vero e proprio capovolgimento dell'ordine sociale, i giullari diventavano re, signori, principi, e viceversa. Il buffone da sempre vuole infatti rompere gli schemi, fare ridere, e forse è proprio questa la sua fortuna: l'evasione che produce. L'evasione dal tempo lineare e consueto. Motivo per cui prima della Quaresima il carnevale simboleggia l'ultimo momento di svago prima di un lungo pe-riodo di penitenza. Un folle che gira il mondo tra miseria e ricchezza, che aiuta ad evadere il tempo e la sua pesan-tezza. Quello che noi oggi conosciamo come joker, il cattivo, l'emarginato sociale e di conseguen
2.5 La novellatrice della quinta giornata Il Decameron vede Fiammetta come regina della quinta gi... more 2.5 La novellatrice della quinta giornata Il Decameron vede Fiammetta come regina della quinta giornata, quando il tema proposto per le novelle è quello della felicità raggiunta dagli amanti dopo avventure o sventure straordinarie. La reggenza di Fiammetta nella quinta giornata, come già detto in precedenza, non è probabilmente una casualità, ma permette a Boccaccio di alludere sempre alla stessa donna, che, celata sotto il medesimo senhal, è la sua amata Maria. L'autore le riserva in molte sue opere sempre la quinta posizione, richiamando, con il cinque, il numero delle lettere di cui è composto il vero nome di lei, che è per l'appunto Maria. Il contesto in cui i novellatori si trovano, rimanda immediatamente a quello dell'allegra brigata napoletana del Filocolo, come già avevano sostenuto Battaglia e Quaglio, affermando che l'episodio delle questioni amorose fosse appunto, per la sua struttura, un abbozzo dell'opera delle cento novelle. Il giardino-paradiso , entro cui si 1 trovano i giovani, rimanda all'idea di un locus amoenus, all'antico Eden, di uno spazio immune al potere della Morte, in quanto la brigata, intenta a quelle attività, non solo non muore, ma riesce a far sopravvivere la voglia di vita, le passioni, la bellezza e i rapporti sociali. Qui, la regina Fiammetta però, non sarà più la sola e unica magistra elargitrice di insegnamenti, ma si limiterà a proporre il tema della giornata e a narrare una novella, esattamente come tutti gli altri giovani, che a loro volta, avranno il ruolo di re o regina nelle altre giornate, mentre si trovano riuniti nella casa di campagna, per sfuggire alla peste di Firenze del 1348. La finalità delle cento novelle è quella di docere et delectare, ma non con l'intento di fornire indicazioni comportamentali univoche, bensì di favorire un'analisi critica personale, attenta e attiva. 2 Fiammetta, prima che si inizi a novellare, è descritta seduta vicino alla fontana di marmo nel giardino della casa, «posta pro tribunali», cioè come un giudice in mezzo alla Ricci, Boccaccio, cit., p. 158. 1 Ivi, p.196. 2
Muratori è un autorevole punto di riferimento nel contesto dell'erudizione settecentesca, il suo ... more Muratori è un autorevole punto di riferimento nel contesto dell'erudizione settecentesca, il suo carteggio con l'attore Luigi Riccoboni testimonia infatti la volontà di riformare il teatro a loro contemporaneo. La Dissertatio XXIX: De Spectaculis et ludici publicis, che è una delle 75 dissertazioni che compongono le Antiquitates Italicae Medii Aevi è d'altro canto ancora oggi un passaggio imprescindibile per conoscere le fonti del teatro alto-medioevale.
Il carteggio di Muratori con Orsi e Riccoboni: la querelle francese e la critica al teatro modern... more Il carteggio di Muratori con Orsi e Riccoboni: la querelle francese e la critica al teatro moderno Luigi Riccoboni, in arte Lelio, si definisce «filantropo di commedia» e 1 riformatore dei teatri italiani ed è il protagonista di un interessante carteggio con 2 il compaesano Muratori, che è/sarà tema principale di questo paragrafo. Per Riccoboni nascere comico è stata una disgrazia : egli infatti, pur 3 essendo uno degli attori più celebri del Settecento, ha sempre mal tollerato i costumi dissoluti e amorali del mondo dello spettacolo, non vuole per giunta diventare un semplice commediante del re e per questo, pur essendo un fiero italiano, cerca fortuna a Parigi, dove si trasferisce a trent'anni insieme alla moglie Elena, figlia d'arte e letterata anche lei, con la quale condivide le stesse ambizioni teatrali, nonché figura emblematica nella sua vita, perché lo incentiva ad allacciare rapporti fecondi con i letterati di grido dell'epoca. Tuttavia Riccoboni non le riconosce alcun merito particolare nella biografia che scrive in una lettera a Muratori nel 1746, che vedremo meglio più avanti, dove si limita soltanto a fare accenno al loro matrimonio. Ad ogni modo il grande desiderio dell'attore modenese, come si evince da molte sue lettere e dalle plurime opere che scrive sul teatro, è sempre stato quello di diventare un celebre scrittore, tuttavia non lo diventerà mai al punto tale da mantenersi solo con questo mestiere, ma nonostante ciò non si perderà d'animo e nel corso della sua vita darà alla luce svariate opere per lo più scritte in francese. Riccoboni, che è stato uno dei grandi protagonisti del teatro europeo del primo Settecento sia in Italia e successivamente anche in Francia, ormai cinquantenne, è animato dallo spirito umanitario e riformatore caratteristico dell'età illuminista e per questo vuole dare un contributo alla storia del teatro, in particolare a quello italiano, proponendo il suo punto di vista a riguardo.
Il buffone, il giullare, il menestrello, il joker…diverse accezioni di un significato comune. Lo ... more Il buffone, il giullare, il menestrello, il joker…diverse accezioni di un significato comune. Lo stereotipo collettivo di queste figure è frutto di anni e anni di storia, affonda le sue radici nell'istrione e nel mimo del Tardo Impero Romano o forse nella tradizione attorica delle culture barbare, raggiungendo la sua apoteosi certamente nel Medioevo. Il giullare è l'indiscusso protagonista delle feste, dei banchetti, della piazza in cui il popolo si riconosce e condivide tempo di svago e di conoscenza. E' colui che allieta i signori di corte, le abbiette taverne della città, ma anche gli ecclesiastici. Varie sfumature e distinzioni sono state fatte di questa figura, che socialmente non ha mai avuto una dignitosa collocazione, ma esiste su un piano altro, pur essendo emblema di continuità per tantissimi secoli. Recepito come folle, fuori dagli schemi, moralmente degradato, il giullare è stato però un'indiscus-sa compagnia per tutte le sfere sociali, che per un motivo o per l'altro l'hanno recepita come figura imprescindibile della società. Allietava persino cortei funebri, signori distrutti dai dolori della vita, e quando non abusava della sua corporeità, motivo frequente d'accusa da parte della Chiesa, era anche un mezzo utile per trasmettere insegnamenti religiosi e raccontare vite dei Santi ai meno colti. Il giullare è spesso anche un nano, uno storpio, uno zoppo, e per questo costituisce il capro espiatorio per molti re e potenti, che confrontandosi con loro si sentono automaticamente migliori e più forti agli occhi dei loro sudditi. Una specie di sadismo misto a divertimento per mascherare insicurezze personali e sociali. Un piacevolissimo buffone di nome Ribi, protagonista anche di una pagina del Decameron di Boc-caccio, ci viene raffigurato, come sovente accade, alla continua ricerca di doni e ricompense, e per questo decide di farsi rammendare le vesti con un pregiato panno scarlatto per ricoprire i buchi. Questo effetto bizzarro delle sue vesti, al cospetto di alcuni signori lombardi desta un certo stupore tanto che anche loro contribuiscono a ricoprire i suoi panni con altrettanti tessuti pregiati. Ribi è così l'anticipatore della maschera bergamasca di Arlecchino. Nomadismo e cosmopolitismo sono altri due tratti caratterizzanti del buffone. L'universalità delle sue tecniche rende i suoi spettacoli esportabili anche al di fuori dell'ambito culturale in cui è nato. Per questo si potrebbe quasi parlare di un nomadismo istituzionalizzato come sua peculia-rità. Il giullare giramondo è infatti in continua ricerca, assorbe ed esporta molteplici culture, egli stesso è un essere multiplo perché multiple sono le sue capacità spettacolari. Non ha identità su un piano produttivo e consueto. É spiazzato, ha un nome d'arte, è instabile in quanto nomade, a meno che non inizi a fare parte di una corte. Una figura quasi romantica se si pensa al viandante che erra sempre verso qualcosa di nuovo. Anche se forse a muovere il giullare è più un bi-sogno di ricompensa che di ispirazione esistenziale. Le maschere che usa sono svariate e scelte in maniera ardita. Sonagli e campanelli, creste di gal-lo, sai monacali…impossibile non riconoscerlo. La dimensione della festa è la sua prescelta, dove i rituali stabiliti e gerarchizzati, specialmente quelli medioevali, della quotidianità vengono stravolti. Non a caso in molte ricorrenze, come ad esempio il Carnevale, era frequente un vero e proprio capovolgimento dell'ordine sociale, i giullari diventavano re, signori, principi, e viceversa. Il buffone da sempre vuole infatti rompere gli schemi, fare ridere, e forse è proprio questa la sua fortuna: l'evasione che produce. L'evasione dal tempo lineare e consueto. Motivo per cui prima della Quaresima il carnevale simboleggia l'ultimo momento di svago prima di un lungo pe-riodo di penitenza. Un folle che gira il mondo tra miseria e ricchezza, che aiuta ad evadere il tempo e la sua pesan-tezza. Quello che noi oggi conosciamo come joker, il cattivo, l'emarginato sociale e di conseguen
2.5 La novellatrice della quinta giornata Il Decameron vede Fiammetta come regina della quinta gi... more 2.5 La novellatrice della quinta giornata Il Decameron vede Fiammetta come regina della quinta giornata, quando il tema proposto per le novelle è quello della felicità raggiunta dagli amanti dopo avventure o sventure straordinarie. La reggenza di Fiammetta nella quinta giornata, come già detto in precedenza, non è probabilmente una casualità, ma permette a Boccaccio di alludere sempre alla stessa donna, che, celata sotto il medesimo senhal, è la sua amata Maria. L'autore le riserva in molte sue opere sempre la quinta posizione, richiamando, con il cinque, il numero delle lettere di cui è composto il vero nome di lei, che è per l'appunto Maria. Il contesto in cui i novellatori si trovano, rimanda immediatamente a quello dell'allegra brigata napoletana del Filocolo, come già avevano sostenuto Battaglia e Quaglio, affermando che l'episodio delle questioni amorose fosse appunto, per la sua struttura, un abbozzo dell'opera delle cento novelle. Il giardino-paradiso , entro cui si 1 trovano i giovani, rimanda all'idea di un locus amoenus, all'antico Eden, di uno spazio immune al potere della Morte, in quanto la brigata, intenta a quelle attività, non solo non muore, ma riesce a far sopravvivere la voglia di vita, le passioni, la bellezza e i rapporti sociali. Qui, la regina Fiammetta però, non sarà più la sola e unica magistra elargitrice di insegnamenti, ma si limiterà a proporre il tema della giornata e a narrare una novella, esattamente come tutti gli altri giovani, che a loro volta, avranno il ruolo di re o regina nelle altre giornate, mentre si trovano riuniti nella casa di campagna, per sfuggire alla peste di Firenze del 1348. La finalità delle cento novelle è quella di docere et delectare, ma non con l'intento di fornire indicazioni comportamentali univoche, bensì di favorire un'analisi critica personale, attenta e attiva. 2 Fiammetta, prima che si inizi a novellare, è descritta seduta vicino alla fontana di marmo nel giardino della casa, «posta pro tribunali», cioè come un giudice in mezzo alla Ricci, Boccaccio, cit., p. 158. 1 Ivi, p.196. 2
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La Dissertatio XXIX: De Spectaculis et ludici publicis, che è una delle 75 dissertazioni che compongono le Antiquitates Italicae Medii Aevi è d'altro canto ancora oggi un passaggio imprescindibile per conoscere le fonti del teatro alto-medioevale.
La Dissertatio XXIX: De Spectaculis et ludici publicis, che è una delle 75 dissertazioni che compongono le Antiquitates Italicae Medii Aevi è d'altro canto ancora oggi un passaggio imprescindibile per conoscere le fonti del teatro alto-medioevale.