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2021
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Dichiarato patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1998, il centro di Urbino ha un’estensione di poco più di un chilometro quadrato: il palazzo voluto da Federico da Montefeltro vi si salda, sorprendendo per forma, funzione e soprattutto dimensioni i visitatori, da Vespasiano da Bisticci che ne apprezza “l’ordine grande et le misure d’ogni cosa” (VESPASIANO DA BISTICCI ed. GRECO 1970, I, p. 382), a Baldassarre Castiglione che lo esalta come “città in forma di palazzo” (CASTIGLIONE ed. QUONDAM 2002, I, p. 14) fino a Michel de Montaigne che, molti decenni più tardi, lo descrive “di tal mole che giunge fino a piè del colle. La vista spazia su mille altri monti vicini” e con “tante stanze quanti sono i giorni dell’anno” (MONTAIGNE ed. CENTO 1972, pp. 244-245).
Libro de viva pietra. Studi sul fregio della facciata del Palazzo Ducale di Urbino, 2023
https://press.uniurb.it/index.php/urbinoelaprospettiva/catalog/book/25 Nell’ambito dell’eccezionale complesso architettonico del palazzo ducale di Urbino, esito di molteplici vicende costruttive e artistiche non ancora del tutto chiarite, la «facciata ad ali» è il volto con cui la dimora del principe si relaziona alla città, nel dialogo con gli altri edifici sulla platea magna. L’analisi della sua originale configurazione, attribuita a Francesco di Giorgio Martini (1439-1501) e appartenente alla terza fase realizzativa della fabbrica quattrocentesca (post 1474), consente una lettura aggiornata del linguaggio architettonico adottato, alla luce dei contributi recenti e delle problematiche rimaste aperte. In tale contesto un ruolo significativo è riconosciuto al «fregio dell’arte della guerra», costituito da 72 formelle scolpite raffiguranti macchine antiche e moderne che originariamente decoravano la spalliera del sedile basamentale. Con l’intento di puntualizzare le relazioni che il fregio instaura con i singoli elementi architettonici e con l’intero prospetto nel suo insieme, si coglie l’opportunità di riflettere sul valore delle soluzioni adottate e, più in generale, sulla complessità delle stratificazioni che, addensandosi nella facciata, la rendono una chiara esemplificazione del carattere del palazzo.
2010
Le immagini riprodotte nel volume sono tratte dall'ediz. settecentesca dell'opera, conservata nella Biblioteca Universitaria di Pisa (vedi il sito): http://amicibup.wordpress.com/ La «Descrittione del Palazzo ducale d’Urbino» di Bernardino Baldi (1553-1617) rappresenta una vivida illustrazione di un’opera architettonica condotta da studioso delle «artes mechanicae» e poeta. Il volume consta di: «Introduzione» (pp. 8-54), «Nota» di dichiarazione dei criteri seguiti nella trascrizione, testo criticamente annotato con rinvio esatto alla paginazione della «princeps», cui rimanda il glossario, cioè «Indice dei termini tecnici», «non solo d’ambito architettonico e artistico, ma anche quelli della critica d’arte, dell’edilizia e dell’arredamento» (pp. 123-133) e riproduzione delle Tavole della riedizione settecentesca. Si valorizza soprattutto il ricercato lessico architettonico che rappresenta il tratto linguistico più significativo dell'operetta baldiana. Infatti, nella «Descrittione» viene impiegata per la prima volta, con accezione tecnica, la definizione di «gotico» per lo stile che Vasari aveva indicato come «dei Gotti», e vengono applicate alla critica architettonica le caratterizzazioni (negative) di «capriccioso» e «licentioso». Inoltre, sono usate voci specialistiche come «adiezione» ‘entasi’, «anima» ‘supporto centrale della scala a chiocciola’, «caulicoli» ‘viticci ornamentali dei capitelli corinzi’: lessico derivato dalla trattatistica classica, in specie da Vitruvio, cui Baldi affianca di solito una voce tratta dall’uso vivo, spesso di connotazione regionale («adiezione o pancia», «l’anima, o il fuso, o la colonna», «giardino pensile o in aria come diciamo noi»). E fra i termini regionali spicca la prima attestazione di «ventaglia» per 'grondaia, gronda', voce ben viva nel marchigiano di oggi.
Maria Rosaria Valazzi (a cura di), "Giovanni Santi", catalogo della mostra (Urbino, Palazzo Ducale, 30 novembre 2018-17 marzo 2019), Cinisello Balsamo, 2018
Giovanni Santi, nella sua Cronaca Rimata, descrive uno dei personaggi più influenti e meno conosciuti della Urbino del Quattrocento: Ottaviano Ubaldini della Carda (1423-1498). Appassionato di materie umanistiche e con uno spiccato interesse per l’astrologia, egli fu protettore emerito di artisti e fratello del duca Federico (anche se per anni la loro parentela è stata oggetto di dibattito). È possibile che il Santi abbia conosciuto Ottaviano durante la decorazione degli appartamenti dell'Ubaldini, al piano terra del Palazzo Ducale, dove il pittore fu impegnato nella realizzazione delle celeberrime Muse.
Civiltà Mantovana, 2020
L'intero volume è scaricabile gratuitamente sul sito: http://www.bibliotecateresiana.it/index.php/news/200-civilta-mantovana-nr-149?fbclid=IwAR3t1gnK6PELSz2yjAl6lxalzBJIOL14iwhwU7a8L6s-MbFbIwdqJo0GeH0 Gigliola Gorio aims to attribute the Archangel Gabriel of Palazzo Ducale in Mantua to the Venetian artist Andrea da San Felice, the author of the Doge Giovanni Dolfin monument, whose catalogue has been studied and deepened in recent years. The attribution is supported by stylistic analogies with the indisputable works of the artist, who belonged to Andriolo de Santis’ workshop. There are a lot of references to Gothic Venetian artists in 14th century sculptures in Mantova, for example in what remains of the monument to Guido, Francesco and Ludovico Gonzaga once in the church of San Francesco. A new fragment that belonged to this monument has been discovered in a private collection.
Le Centre pour la Communication Scientifique Directe - HAL - SHS, 2021
Ursus magester e gli altri. Le sottoscrizioni di artefici nella scultura altomedievale in Italia centrale: analisi comparativa e contesto storico Alessandro Taddei La chiesa mediobizantina della Trasfigurazione (Metamorfosi) a Kastoria. Architettura e contesto storico-territoriale Maria Raffaella Menna Pittori e costruttori nella cattedrale di Ishkhani (Tao-Klarjeti)
Confronto, 2022
L’articolo propone vari risarcimenti alla toreutica fanzaghiana, a partire dalle statuette superstiti – un San Pietro, un Cristo Risorto e due Angioletti – che decoravano il tabernacolo realizzato attorno al 1640 su incarico del vescovo Martín de León y Cárdenas per la Cappella del SS. Sacramento nella Cattedrale di Pozzuoli. Facendo leva su confronti con le sculture del tabernacolo ultimato da Fanzago entro il 1637 per il conte di Monterrey e destinato alla chiesa della Purísma a Salamanca e con quelle del ciborio già nella Certosa di Santo Stefano del Bosco a Serra San Bruno, sono state rintracciate altre opere in bronzo dorato che potrebbero integrare il catalogo dell’artista e della sua bottega: in particolare tre Apostoli già in collezione Tesorone e, da inizio Novecento, nei depositi del Museo di San Martino, e un Santo e un Angelo passati sul mercato antiquario, che hanno inoltre fornito lo spunto per qualche nuova considerazione sui rapporti intercorsi tra Raphael Meittener, assiduo collaboratore del maestro, ed Ercole Ferrata. The article contributes to the knowledge of Fanzago’s metal work, starting with the surviving statuettes – a St. Peter, a Risen Christ, and two Angels – that decorated the tabernacle made around 1640 on behalf of the bishop Martín de León y Cárdenas for the chapel of SS. Sacramento in the Cathedral at Pozzuoli. Besides comparisons with the sculpture for the last tabernacle by Fanzago of 1637 for the Count of Monterrey and destined for the church of the Purísma in Salamanca and with the ciborium formerly in the Charterhouse of Santo Stefano del Bosco in Serra San Bruno, other works in gilded bronze which can be integrated into the catalogue of the artist and his workshop are presented here. In particular, three Apostles formerly in the Tesorone Collection, and since the beginning of the Twentieth century into the Museum of San Martino, and a Saint and an Angel that passed through the antiques market furthermore provide the cue for some new considerations on the intervening relationship between Raphael Meittener, a diligent assistant of Fanzago, and Ercole Ferrata.
Commons, Comune, beni comuni: da ormai più di un quarto di secolo, l'area semantica individuata dal lemma latino communis e dai suoi derivati nelle principali lingue occidentali è stata al centro di un dibattito importante per qualità e quantità, coinvolgendo discipline e ambiti di ricerca disparati -dall'economia alla sociologia, al diritto, alla storia, alla filosofia. La letteratura sul tema è già sterminata e sempre più difficilmente maneggiabile, e le pubblicazionisoprattutto negli ultimi dieci anni -si sono succedute a ritmi impressionanti. Non solo. Grazie a un rapido e significativo fenomeno osmotico, l'attenzione per i beni comuni non è rimasta confinata al solo piano teorico ma ha interessato anche la sfera delle pratiche e dei linguaggi della politica, istituzionale e non (spesso ingenerando anche qualche ambiguità e confusione concettuale): si è così parlato, nell'ordine, di "acqua bene comune", di "università bene comune", di "lavoro bene comune", 1 di "Italia bene comune". E l'elenco potrebbe essere prolungato a piacimento. 2 Nelle poche pagine che seguiranno, vorrei innanzitutto tentare di offrire una panoramica -per forza di cose limitata -del complesso di studi e ricerche in argomento, mettendone in luce gli _____________ 1 Cfr. A. Amendola, Il lavoro è un bene comune?, in M.R. Marella (a cura di), Oltre il pubblico e il privato. Per un diritto dei beni comuni, Ombre Corte, Verona 2012, pp. 258-276. 2 Per un'utile tassonomia dei vari usi del concetto di commons, impossibile non rinviare a M.R. Marella, Introduzione. Per un diritto dei beni comuni, in Ead. (a cura di), Oltre il pubblico, cit., pp. 9-28.
Proceedings of the 2007 ACM SIGMIS CPR conference on 2007 computer personnel doctoral consortium and research conference The global information technology workforce - SIGMIS-CPR '07, 2007
Perspectivas de la comunicación, 2024
Journal of Honai Math, 2020
Dialogues d'Histoire Ancienne, 2024
Investigando saberes de professores do ensino fundamental com enfoque em números fracionários para a quinta série, 2018
La Cerámica en el mundo del vino y del aceite. Actas , 2012
Antioxidants, 2024
Sciences Sociales Et Sante, 2021
Methods in Ecology and Evolution
arXiv (Cornell University), 2024
International Critical Thought , 2023
Applied Mathematics Letters, 2003
35. Велицко В.В. Тепло – жизнь города, а его отсутствие… // Коммунальщик, №9, 2015 г., С.30–37, 2015
Neuropsychiatrie de l'Enfance et de l'Adolescence, 2012