Filippo Juvarra
1678-1736, architetto dei Savoia
architettura e potere
3
Campisano Editore
In copertina,
Filippo Juvarra, Veduta del Po con la chiesa
dei Cappuccini e la basilica di Superga,
BNT, Ris. ., fol. , particolare
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ISBN ----
Filippo Juvarra
-, architetto dei Savoia,
architetto in Europa
vol. : Architetto dei Savoia
a cura di
Paolo Cornaglia
Andrea Merlotti
Costanza Roggero
Campisano Editore
BIBLIOTHECA HERTZIANA
MAX - PLANCK - INSTITUT
FÜR KUNSTGESCHICHTE
POLITECNICO
DI TORINO
Collana
architettura e potere
Lo Stato sabaudo e la costruzione
dell’immagine in una corte europea
Comitato scientifico
e direzione della collana
Paolo Cornaglia
Elisabeth Kieven
Andrea Merlotti
Costanza Roggero
Cristina Ruggero
Alberto Vanelli
Redazione scientifica
della collana e traduzioni
Cristina Ruggero
Redazione vol. I
Maria Vittoria Cattaneo
Si ringraziano tutte
le istituzioni che hanno
consentito le ricerche e la
riproduzione delle immagini.
Indice
pag.
Presentazione
Introduzione
Paolo Cornaglia, Andrea Merlotti, Costanza Roggero
Il nuovo tempo della capitale:
Juvarra con Vittorio Amedeo II e Carlo Emanuele III
Andreina Griseri
JUVARRA ARCHITETTO: LA CAPITALE DEL REGNO E LE RESIDENZE
Paradigmi per la capitale del regno
Costanza Roggero
Juvarra a Villa della Regina
Cristina Mossetti, Paola Manchinu, Maria Carla Visconti
Antica rocca sabauda versus residenza di un principe
dell’impero: il castello di Rivoli
Elisabeth Wünsche-Werdehausen
Cappelle palatine, spazi liturgici e istituzioni ecclesiastiche
per la corte sabauda nell’età di Juvarra
Paolo Cozzo, Andrea Longhi
Die Superga als herrschaftliche Votivkirche:
ein «Raumtypus» der Frühen Neuzeit
Cornelia Jöchner
Una Instruzione juvarriana per il funerale
di Maria Giovanna Battista di Savoia
Elena Gianasso
JUVARRA ARCHITETTO A VENARIA REALE
Juvarra e l’architettura dei giardini. Il padiglione
del labirinto a Venaria Reale
Paolo Cornaglia
Sant’Uberto e San Pietro / Juvarra e Bernini
Giuseppe Dardanello
La cappella di Sant’Uberto alla Venaria Reale.
Il modello ligneo dell’altare maggiore juvarriano
oggi nella chiesa parrocchiale di Pinasca
Gianfranco Gritella
L’effimera presenza di un intervento juvarriano alla Venaria Reale:
il portico del Giardino a Fiori
Maria Grazia Vinardi
Modelli juvarriani nella Napoli borbonica: un album grafico
di Venaria Reale nella Biblioteca Storica della Scuola d’Ingegneria
Alfredo Buccaro
JUVARRA: LA CULTURA E L’IMMAGINE DI UN ARCHITETTO
Roma : Juvarra e Marsili
Aurora Scotti Tosini
Filippo Juvarra tra forma costruita e forma apparente:
la “prospettiva materiale”
Rita Binaghi
Filippo Juvarra architetto nell’Accademia torinese
di San Luca nel
Luigi Imparato
Filippo Juvarra e il disegno degli ordini architettonici.
Dalle lezioni all’Accademia di San Luca alla pratica architettonica
Francesca Filippi
L’architetto e il pittore: rapporti artistici tra Filippo Juvarra
e Francesco Trevisani
Karin Wolfe
Accademia, tradizione e novità: intorno all’architettura
di Juvarra nel Settecento
Chiara Gauna
Una tardiva comparsa. L’emergere di Juvarra
nella letteratura di viaggio del Settecento
Andrea Merlotti
APPARATI
Appendice: l’inventario dei quadri di Juvarra
Karin Wolfe
Abbreviazioni
Bibliografia
Indice dei nomi
Referenze fotografiche
Juvarra a Villa della Regina
Cristina Mossetti, Paola Manchinu, Maria Carla Visconti
A metà Settecento Villa della Regina è una residenza collinare della corte,
modificata ed ampliata in modo consistente nei fabbricati e nel loro rapporto
con i giardini, pur nel rispetto dell’originario impianto, organizzato sull’asse
centrale, voluto dal principe Maurizio di Savoia nel secondo decennio del
1
XVII secolo e poi ingrandito dalla moglie Ludovica . Gli studi finora condotti
si sono soffermati sulla vigna collinare e sulle committenze che ne hanno determinato l’aggiornamento nei primi decenni del XVIII secolo, sottolineando
la portata dell’intervento juvarriano con la chiusura dei loggiati e la creazione
del salone – recentemente riletto da Giuseppe Dardanello nello stretto rapporto con il cantiere del castello di Rivoli – e la definizione di nuovi spazi decorati ed arredati 2.
I recenti cantieri conservativi si sono misurati proprio con la presenza juvarriana, riscoperta fra i pochi aggiornamenti successivi conservati e i consistenti
ripristini del dopoguerra, e hanno colto, alla base del rinnovamento distributivo, di arredo e dei rapporti con il giardino, l’attenzione dell’architetto sia per
l’impianto fondante seicentesco, sia per scelte decorative da riferire ad Anna
d’Orléans 3.
La Villa, pur nella carenza di documentazione archivistica, si rivela esemplare per il modo di procedere dell’architetto regio che qui interviene con modalità diverse per assicurare aggiornamento e godibilità ad un luogo speciale in
diretto rapporto con la città, da una parte, e con i giardini, nella sua parte più
raccolta e sorprendente, verso la collina. Restano però ancora in ombra molti
aspetti cruciali degli interventi culminati con la chiamata di Giuseppe Dallamano, Giovanni Battista Crosato, Corrado Giaquinto, Giuseppe Valeriani, Filippo Minei, Pietro Piffetti e Pietro Massa con relative botteghe, così come risulta ancora ampiamente da approfondire il reale contributo di Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano, a fianco di Juvarra prima della sua partenza per Madrid () e successivamente, in totale autonomia, a servizio della duchessa
Maria Antonia Ferdinanda di Spagna 4. Il suggerimento di anticipare al la
nota Pianta della Vigna della Reggina, proposto da Dardanello, consente di
ipotizzare l’immediato coinvolgimento di Juvarra, appena giunto a Torino, nei
progetti della nuova regina Anna d’Orléans, decisa ad aggiornare gli spazi ancora segnati dai soffitti a cassettone dipinti e dai fregi con soggetti mitologici e
storici prediletti da Ludovica 5.
CRISTINA MOSSETTI, PAOLA MANCHINU, MARIA CARLA VISCONTI
Dal al i pagamenti finora individuati attestano che lo stato di conservazione della proprietà aveva richiesto cospicue opere di manutenzione
promosse dall’allora duchessa e affidate alla direzione del governatore della
Villa, Carlo Emanuele Lanfranchi 6.
Nei giardini, dove un belvedere superiore e due «piate forme» laterali già
costituivano i fulcri dell’emiciclo terrazzato, le balaustre in cotto dipinte di
bianco vengono sostituite con altre in marmo estendendole su scalinate e percorsi terrazzati. Sono oggetto di interventi di ripristino decorazioni con mosaici di pietre, conchiglie e mursi – veri, ma anche rifatti in calcina, o solo dipinti – sullo scalone centrale, nell’esedra e lungo la scala verso la fontana di
Apollo, oggi del Re Selvaggio, ornata allora di «figure d’animali, festoni con
rose et altre fatture» 7.
Con il passaggio al Settecento, una nuova sensibilità e l’esigenza di creare
spazi adeguati ai «Reali Principi», Vittorio Amedeo e Carlo Emanuele, spingono Anna a pensare radicali trasformazioni per la sua «vigna», documentate
dalla volontà di ridisegnare completamente i giardini con il coinvolgimento
dell’architetto parigino Jules Hardouin-Mansart, il cui progetto, non attuato,
certamente inseriva anche la Villa nel più ampio programma di aggiornamento
delle residenze sabaude sui modelli francesi 8. Sarà Juvarra, con Baroni di Tavigliano, ad aggiornare le architetture del giardino senza travisare l’essenza
dell’originario impianto ma sostituendo al marcato decorativismo seicentesco
regolari scomparti geometrici in murso lungo tutti i fronti murari. Nella ridefinizione del Belvedere superiore e della «piata forma» «verso il boschetto» con
l’aggiunta del nuovo padiglione dei Solinghi (fig. ), i mursi compongono rustici bugnati, richiamo immediato agli schizzi degli anni - per le ville
lucchesi 9. L’idea dell’architetto per il padiglione è nota attraverso il foglio autografo – già riconosciuto da Gianfranco Gritella e che mostra una struttura
su due livelli in forma convessa – e le tavole di Baroni di Tavigliano dove,
quella di prospetto, propone il nuovo corpo ad un solo piano 10. Il restauro,
che ha restituito l’originario rapporto cromatico fra i mursi e la finitura grigia
degli intonaci, ha dato rilievo anche ai suggestivi mascheroni in stucco (fig. )
posti come inusuali capitelli sulle lesene angolari del livello inferiore, che trovano stringenti confronti in alcuni schizzi juvarriani 11.
Le pesanti manomissioni sofferte dall’edificio hanno risparmiato solo per
frammenti un impianto idraulico che suggerisce la presenza di giochi d’acqua
interni, oggi ridotti alla sola bella conchiglia bivalve nella nicchia centrale. Restano, ad attestare un verosimile allestimento a grotta, ancoraggi per mursi in
specchiature sulla volta e il ricco partito ornamentale dell’incavo centrale articolato in tre scomparti separati da un campionario di cornici ad ovuli, nastri
intrecciati o avviluppati e lacunari con infiorescenze molto aggettanti, verosimile risposta settecentesca al linguaggio musivo dell’antica grotta di Apollo
(fig. ). Realizzati con conchiglie e piccoli elementi lapidei in triplice gamma di
colori, i motivi decorativi offrono agevoli confronti con diversi «pensieri» e
realizzazioni juvarriane, così come il sostegno della grande conchiglia centrale
rimanda ad un precoce schizzo di memorie romane 12.
JUVARRA A VILLA DELLA REGINA
. Torino, Villa della Regina, padiglione dei Solinghi
CRISTINA MOSSETTI, PAOLA MANCHINU, MARIA CARLA VISCONTI
Gli scaloni seicenteschi di accesso alle «piate forme» circolari vengono scenograficamente completati da fondali in leggera curva: quinte che trovano il
loro punto di forza nell’ovale centrale a mursi, nobilitato dalla presenza di busti. Questo schema decorativo, impiegato anche nelle testate del Belvedere superiore, si ritrova ancora in una seduta (fig. ), posta in una zona più appartata
del giardino e recuperata dal recente restauro, che suggerisce una matrice juvarriana anche per la scelta della bicromia giocata sul lieve grigio dei fondi lisci in contrasto al colore naturale dei mursi 13. Juvarra e Baroni di Tavigliano,
infatti, uniformano con questo elegante gioco cromatico tutte le architetture
del giardino, anche quando vanno a sovrapporsi alle porzioni più antiche, ricalcando quasi perfettamente un preesistente gioco di mursi dipinti, sorta di
trompe l’oeil, rinvenuto a tratti nella parete est della Villa, in corrispondenza
dei due piccoli porticati di collegamento fra il piano superiore dell’edificio e il
Giardino dei Fiori 14. Evidenti anomalie architettoniche, difficili da restituire
ad una autografia juvarriana, sono rimaste nei terrazzi soprastanti e farebbero
pensare a un progetto interrotto, confuso peraltro dagli esiti di ripetute trasformazioni 15.
. Maestranze luganesi (?),
mascherone sulla lesena angolare
del padiglione dei Solinghi,
Torino, Villa della Regina
JUVARRA A VILLA DELLA REGINA
. Torino, Villa della Regina, nicchia all’interno del padiglione dei Solinghi
con decorazioni a mosaico di pietre, conchiglie e mursi e vasca in stucco
CRISTINA MOSSETTI, PAOLA MANCHINU, MARIA CARLA VISCONTI
. Torino, Villa della Regina, seduta posta nel lato sud del giardino, verso il «boschetto»
Analoghi dubbi sono emersi nel valutare la successione degli interventi all’interno della Villa dove Juvarra, al suo arrivo, trova già partiti decorativi in
stucco nell’appartamento che Anna aveva scelto per sé nell’ala sud. La «Camera del letto verso Ponente» nel era stata oggetto di un complessivo aggiornamento con la creazione di una volta con cornicione «à branchi di roza gilij,
foglie di viti, et altri intagli» e centro volta «à fogliami, e fuzarollo», stucchi
pagati, come noto, a Pietro Somasso 16. La presenza di volte anche nelle adiacenti anticamere è attestata dalle lettere scambiate col figlio Carlo Emanuele
tra la primavera e l’estate del 17.
L’insieme di tale corrispondenza costituisce, al momento, l’unica fonte circa
l’assetto della residenza a quella data e, soprattutto, conferma l’intenzione della nuova regina di procedere con il rinnovamento della sua «vigna», ancora affidato all’anziano Lanfranchi, proprio a ridosso dell’arrivo di Juvarra a Torino.
Indizi che s’intenda operare nell’appartamento nord (attuale Appartamento
del Re) emergono fin dal marzo , quando Anna chiede al giovane figlio
di contattare Lanfranchi per «vouter l’apartemens qui ne les a pas». Il riferi-
JUVARRA A VILLA DELLA REGINA
mento nelle carte alle sole maestranze da muro potrebbe indicare che, a questa
data, i lavori previsti fossero unicamente edili e di breve durata: infatti dopo
l’invito ( maggio ) di Anna a «comencer a vouter vos chambre pour
qu’elle ajes tout de secher», con fondi tratti dai suoi «Minuti Piaceri», il
agosto Carlo Emanuele riferisce che «la vignia e gia abonporto, e cred che
sara presto finita» 18.
La scelta operativa per valorizzare gli spazi e gli affacci all’esterno, con modifica e ampliamento di porte e finestre «jusqu’en a bas», in armonia con quanto
già realizzato nell’appartamento a sud, è lasciata al giovane principe e chiaramente Anna intende allestire anche alla Villa, come a Palazzo Reale, a Venaria e
a Rivoli, un appartamento con spazi dedicati ai due figli e al loro seguito 19.
Alcuni dati consentono di ipotizzare il coinvolgimento immediato di Juvarra, oltre che per il generale ripensamento degli spazi, per tempestivi suggerimenti nella definizione della decorazione di queste sale appena modificate, come peraltro avviene dal in altre residenze. Lo suggerisce la commissione
disposta nel dalla regina a Claudio Francesco Beaumont: un «nuovo modo di governare la decorazione della volta estraneo alle abitudini torinesi del
primo Settecento» è attestato dai partiti decorativi in stucco che ospitano
nell’attuale Camera da letto del re i dipinti del pittore, la tela da centro con
Aurora e il carro di Apollo e le Quattro Stagioni ad olio su muro 20.
La committenza a Beaumont sembra quindi inserirsi all’interno di un progetto juvarriano complessivo, già evidentemente delineato nel corso del ,
come prima collaborazione fra l’architetto e il giovane pittore, protetto dalla
regina, e sotto la tutela dello stesso Juvarra nel suo alunnato italiano fra Bologna e Roma 21. Conosciamo i termini temporali di esecuzione dei dipinti, fra
e , anno in cui si provvide alla stesura dell’inventario della Villa, purtroppo ad oggi non ancora rintracciato, ed è significativo che nel febbraio
, partendo da Torino per Bologna, il giovane Beaumont «si era portato
presso la misura per dover esser questi [dipinti] collocati per plafone». È verosimile quindi che il progetto decorativo fosse già definito e forse perfino realizzato poiché nell’estate «venne la Regina ad abitare la sua Vigna», ricevendovi l’ambasciatore veneto Mocenigo 22.
Nel progetto, che prevedeva evidentemente di dotare tutte le nuove sale di
tele da centro, si diede la precedenza alla realizzazione dei dipinti per le due
camere verso il giardino (in successione tra il e il ), forse ad indicare la
possibilità di un’immediata collocazione in un contesto ormai ultimato. Per la
tela della camera da letto, ultima ad essere realizzata tra il e il , si studia invece, con più attenzione, un nuovo impianto e un più complesso contesto simbolico che forse allude alla celebrazione del giovane principe Carlo
Emanuele. Il completamento di questa sala, ad opera dello stesso Beaumont,
con i dipinti murali raffiguranti le quattro stagioni, avviene al suo rientro a Torino e comporta minime modifiche sulle cornici in stucco già realizzate secondo l’innovativo impianto juvarriano 23.
Diverso il progetto iconografico delle due sale verso il giardino con soggetti veterotestamentari: il Sacrificio di Jefte per l’«Anticamera verso Levante»
CRISTINA MOSSETTI, PAOLA MANCHINU, MARIA CARLA VISCONTI
. Maestranze luganesi, volta dell’«Anticamera verso Levante» dell’Appartamento del Re,
Torino, Villa della Regina
JUVARRA A VILLA DELLA REGINA
– per la cui spedizione a Torino il pittore chiedeva consiglio anche a Juvarra –
e il Trionfo di Davide con la testa di Golia per la «Camera verso Levante detta
del Trucco» 24.
Entrambe queste sale sono caratterizzate solo da una cornice centrale isolata e da un cornicione in stucco sensibilmente aggettante, secondo un impianto
analogo a quello utilizzato nell’allestimento coevo di volte interamente dipinte, tanto da chiedersi quale fosse il progetto decorativo originariamente previsto. I centro volta non hanno legami con la decorazione a stucco perimetrale
e, solo nell’anticamera (fig. ), i motivi angolari si allungano e convergono, pur
disassati, quasi a raggiungere la cornice in stucco. L’analisi dei partiti decorativi fa pensare ad un suggerimento juvarriano su un impianto già definito, in
cui però cartelle e conchiglie che avvolgono agli angoli i diversi registri del
cornicione, sono governati da una ritmata scansione di motivi accostabili a
soluzioni studiate per Superga, Rivoli e Venaria 25. Nella sala «del Trucco», il
cornicione è costituito da una semplice successione di cornici – quella superiore, più aggettante, con isolati motivi a foglia e, quella centrale, piatta, percorsa da brevi e leggere ghirlande di campanule, rette da volute affrontate, ornate da nastri – tutte raccolte da mosse e articolate cartelle angolari con una
fitta lavorazione superficiale.
Nell’anticamera un più articolato impianto decorativo propone una nuova
interpretazione dei modelli ornamentali già declinati in alcune volte di Palazzo
Madama, come la Camera Nuova realizzata da Pietro Somasso nel e la
Camera delle Guardie opera della stessa impresa familiare (-) 26. Qui a
Villa, putti siedono all’interno di conchiglie angolari a doppia valva coperte da
una sottile increspatura, racchiuse da simmetriche volute ed arricchite da festoni di fiori e foglie culminanti, in alto, con trofei floreali in vaso e chiuse, in
basso, da profili grotteschi che rimandano ancora a soggetti cari alla bottega
dei Somasso 27. Il cornicione, saldato fermamente dai motivi angolari e interrotto al centro di ogni lato da una naturalistica testa leonina, è ornato da una teoria di piccole campanule nel registro superiore e dal susseguirsi di foglie carnose, scanalature e corolle capovolte in quello sottostante. Elementi che possiamo riconoscere nel campionario degli studi juvarriani, cui rimandano agevolmente, nella cornice a centro volta, anche le testine che emergono sorridenti da cartelle con volute alternate a ciuffi di foglie 28.
Oggi sembra riconoscibile una continuità di interventi messi in opera da
maestranze ancora legate alla propria tradizione di bottega, che si evolve in
modi diversi in entrambi gli appartamenti, anche se finora non supportata da
riscontri documentari, se non dal noto Catalogo dei disegni redatto da Giovanni Battista Sacchetti 29.
Il disegno di «rimodernazione... di una sala e di un appartamento», riferito
in tale fonte al , sembra trovare un plausibile precedente nell’«Anticamera
verso Levante» dell’Appartamento della Regina (fig. ), la cui rappresentatività
era stata affidata ai ritratti di principesse e principi europei imparentati con i
Savoia 30. Conosciamo l’anticamera nella pressoché totale riproposizione in gesso attuata negli anni cinquanta, in seguito ai bombardamenti ma, all’innesto
CRISTINA MOSSETTI, PAOLA MANCHINU, MARIA CARLA VISCONTI
. Torino, Villa della Regina, «Anticamera verso Levante» dell’Appartamento della Regina
della volta, sui lacerti in stucco delle cartelle angolari definite dallo svolgimento asimmetrico di volute ed elementi vegetali, come sul cornicione, si sovrappongono decorazioni successive. Sono lesene risolte in forma concava 31 e finite
a marmorino che nella parte superiore ripropongono, con minime varianti, la
decorazione del cornicione sottostante preesistente. Si tratta di un ripensamento complessivo della stanza realizzato “inglobando” parte della decorazione di poco precedente e dando nuova scansione allo spazio sia attraverso le lesene angolari con cartelle e tralci floreali in leggero aggetto, sia con una nuova
ornamentazione della volta. La decorazione, già attribuita a Filippo Minei da
Angela Griseri, esibisce le iniziali coronate di Vittorio Amedeo II agli angoli
della cornice centrale e il tema della grottesca − dominante in diverse declinazioni proprio per il nuovo appartamento del sovrano al castello di Rivoli e a
Palazzo Reale, per il Gabinetto attiguo al Pregadio, per la prima moglie di
Carlo Emanuele – che invitano a riferire al messinese, fra e , anche
l’intervento in questa sala 32. Al centro, una doppia cornice con foglie e tralci
fioriti accoglieva la tela con soggetto dell’Antico Testamento, dall’Ottocento al
JUVARRA A VILLA DELLA REGINA
. Torino, Villa della Regina, «Anticamera verso Ponente» dell’Appartamento della Regina
Quirinale, ma è evidente il confronto dell’impianto decorativo con le scelte
operate da Juvarra al castello di Rivoli, compresi i riferimenti iconografici con
citazioni puntuali dai repertori lì utilizzati, studiati da Giuseppe Dardanello 33.
È oggi perduta la possibilità di leggere, nella riproposizione novecentesca,
la qualità dei dipinti, ma rassicurano della conforme scala cromatica a fondo
chiaro intuibile dalle fotografie prebelliche, i motivi dipinti ancora presenti negli sguanci di porte e finestre da confrontare con simili particolari a Rivoli 34.
Nello stesso appartamento, un’analoga operazione di aggiornamento pare
essere messa in atto con il passaggio della Villa a Polissena d’Assia. Nell’«Anticamera verso Ponente» la nuova decorazione che si estende a coprire tutta la
volta, accoglie il cornicione e le cartelle angolari in stucco, arricchite dalle iniziali coronate della nuova regina (fig. ) 35. Il partito decorativo, riproposto ad
olio negli anni cinquanta, è meglio verificabile sulle fotografie prebelliche che
consentono di riferire l’esecuzione delle parti figurate a Michele Antonio Milocco e di immaginare i rapporti cromatici fra dorature e bianco dei fondi. Un
frastagliato motivo di volute ed elementi vegetali si allunga negli angoli sul
CRISTINA MOSSETTI, PAOLA MANCHINU, MARIA CARLA VISCONTI
fondo dorato fino alla cornice centrale e si alterna a “velari” dai profili mistilinei, ornati a loro volta da edicole a fondo oro con figure affiancate da arabeschi, erme e motivi floreali. Il riferimento non è più alla «tradizione della grottesca», ma ad un nuovo gusto che utilizza scelte distributive ed elementi decorativi tratti dalle pagine dei diffusi repertori di Jean Bérain, Daniel Marot e
Paul Decker, impiegati anche per il decoro delle porcellane, rielaborando la
prova di Nicolò Malatto al castello di Rivoli 36. Un aggiornamento festoso e decorativo di elementi della tradizione francese allestito anche, in altra dimensione, negli sguanci delle finestre e nei passaggi delle porte. Stringenti confronti
con partiti decorativi realizzati a Rivoli e a Stupinigi negli anni trenta, suggeriscono non solo l’attribuzione a Francesco Fariano, specialista in tali decorazioni e già attivo a fianco di Minei, ma, come nelle altre due residenze, una regia
ad opera dello stesso Juvarra.
Anche nel locale di accesso alla cappella, dove putti in volo con corone ed
anelli, fra corolle e motivi vegetali, rendono omaggio al monogramma di Polissena, un’alleggerita scansione a fondo chiaro fra lesene, sfondati, cartelle a
fondo dorato e specchiature delle volte, attesta la nuova stagione della decorazione, verosimilmente ancora affidata a Fariano e ai suoi collaboratori.
L’esuberante declinazione ad «arabeschi e grotteschi» è scelta, in continuità d’interventi, anche per un’altra piccola sala di questo appartamento, il
«Gabinetto verso Levante detto delle Ventaglyne», passaggio obbligato fra
l’anticamera verso il giardino e il nuovo «Gabinetto verso mezzo giorno, e Ponente alla China». Sulla volta, rifatta in gesso nel dopoguerra, ma verificabile
nelle riprese fotografiche precedenti, i partiti decorativi sono distribuiti in un
impianto facilmente riconducibile al messinese in cui la cornice partecipa, con
gli ovati angolari, alla decorazione pressoché totale della volta, fortemente ribassata come quella di alcuni dei nuovi gabinetti. Alterna fondi plausibilmente
in origine bianchi, come indicano gli sguanci conservati di porta e finestra, e il
fortunato motivo a graticcio bianco e blu su cui si intervallano edicole e piccoli personaggi presi dal repertorio della grottesca ma anche dalla commedia
dell’arte, partecipando, in concomitanza all’allestimento dei gabinetti angolari,
al nuovo clima del vivere in villa 37.
NOTE
1
ROGGERO BARDELLI/VINARDI/DEFABIANI 1990, p. 178, nota 15. I riscontri fra i dati archivistici e
quelli emersi durante il restauro, registrati nei puntuali rilievi di Giorgio Rolando Perino, hanno permesso di riconoscere una prima fase di ampliamento nei due stretti torrioni che si innalzano di un
piano oltre il coperto del corpo centrale più antico: ROLANDO PERINO 2005, pp. 153-164. Per le fonti
iconografiche che attestano l’evoluzione del compendio: La Villa della Regina 2007.
2
DARDANELLO 2008a, pp. 59-70. Per la bibliografia sulla Villa: FALLABRINO/MOSSETTI/SUDANO/VISCONTI 2011, pp. 16-24.
3
Gli studi avviati per affrontare i restauri della complessa proprietà demaniale, data in consegna alla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte nel 1994, sono stati
approfonditi sulla base dei risultati dei cantieri, con nuovi spunti per riflettere sull’intervento di Juvarra grazie ai dati materiali e tecnici messi in luce dalle indagini e dai restauri. Per un primo inquadramento del progetto: MOSSETTI/ALBANESE/BIANCHI/D’AGOSTINO/FONTANA/MANCHINU/RAGUSA/TRA-
JUVARRA A VILLA DELLA REGINA
VERSI/VISCONTI 2010. Il lavoro di riflessione durante il lungo e articolato cantiere, che attende di essere
pubblicato, è stato condotto, per le parti che si considerano in questo contributo, unitamente a Federico Fontana, progettista e direttore dei lavori, Giorgio Rolando Perino, Alessandra Perugini con i restauratori Giuseppina Manfredi e Simona Offredi della Cooperativa per il Restauro, Milano e Bernardino Sperandio della Co.be.c, Spoleto. A Giuseppe Dardanello siamo grate per il generoso confronto e
i suggerimenti durante tutto il lavoro.
4
Per il cantiere juvarriano intorno al 1733 si vedano gli studi in: Villa della Regina 2005; Juvarra a
Villa della Regina 2008 e DARDANELLO 2007b, pp. 200-203. Per Baroni di Tavigliano, da ultimo: RABELLINO 2009, pp. 15-18.
5
DARDANELLO 2008a, pp. 59-70. Per la decorazione seicentesca: MARTINETTI 2007-2009, parzialmente edito in MARTINETTI 2007, pp. 92-100.
6
Ingegnere di Vittorio Amedeo II e primo aiutante di camera di Anna, Lanfranchi morì a Torino tra
il 2 maggio 1715 e il 15 maggio 1716, all’età di 84 anni: SIGNORELLI 2004; TRAVERSI 2007, pp. 325-326.
7
AST, Camera dei Conti, Piemonte, art. 201, Registri relativi ai conti fabbriche e fortificazioni, reg.
32 (1694-1695), foll. 53r-60r.
8
AST, Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Lettere diverse Real Casa, Lettere Duchi e
Sovrani, m. 26, 23 gennaio 1702; REINERI 2006, p. 384, nota 425. Per gli aggiornamenti delle residenze sabaude e i rapporti con la corte francese: Garove 2010.
9
Per confronti GRITELLA 1992, I, pp. 188-197.
10
Il disegno è in BNT, Ris. 59.6; GRITELLA 1992, II, pp. 180-181. Il cantiere ha attestato l’effettiva
presenza delle intercapedini riportate nella tavola con la pianta, fugando ogni dubbio sull’ipotizzato
riferimento dei disegni ad un progetto non realizzato per la rotonda a nord: DE MARCHI/GARNERO
1997, pp. 95-99.
11
BNT, Ris. 59.4, foll. 5v, 2r (5).
12
BNT, Ris. 59.4, fol. 75r, fol. 116r.
13
Per un confronto con strutture che mostrano stringenti analogie: GRITELLA 1992, I, pp. 193-196.
14
MOSSETTI/VISCONTI 2008, pp. 318-321.
15
Lo rivela, in particolare, la mancata corrispondenza di livelli sia nelle cornici marca-davanzale
dipinte, sia nei gradini e negli elementi lapidei residuali su cui si attestano le balaustre della terrazza
nord in corrispondenza all’uscita sul Giardino dei Fiori dal «Gabinetto superiormente a quello della
Libreria». È plausibile che i due bassi portichetti laterali, già visibili nella Veduta della collina di Torino con il Monte dei Cappuccini di Giovanni Battista Abret conservata alla Galleria Sabauda (16731691 ca.), siano stati innalzati con l’aggiunta di un’altra terrazza con loggiato aperto verso la città, forse già da Ludovica (cfr. La Villa della Regina 2007, p. 76). Lo attesterebbe la finestrella tamponata individuata durante il cantiere e ormai celata dalla volta del «Gabinetto verso mezzo giorno, e Ponente
alla China». Inoltre la presenza delle nicchie con mursi dipinti in corrispondenza degli attuali portichetti attesta che questi erano chiusi verso la corte ad esedra e completati, al livello dell’attuale secondo piano, da ambienti con soffitti lignei e fregi dipinti databili dopo il 1693: cfr. MARTINETTI 20072009, pp. 180-181, figg. 247-251. Ad un momento successivo risale l’ulteriore innalzamento di un piano, a pareggiarne l’altezza coi padiglioni laterali. Se si debba all’intervento juvarriano anche questa
aggiunta non è al momento così facilmente intuibile, ma certa è la loro costruzione ex novo: cfr. ROLANDO PERINO 1997, pp. 180-191.
16
TRAVERSI 2007, p. 329.
17
Dovette trattarsi di un cantiere protratto nel tempo vista la distanza di gusto tra la naturalistica
prova di Somasso e l’impianto e i motivi in stucco delle volte delle due sale adiacenti alla camera da
letto – le anticamere a destra del salone e verso il giardino –, databili verosimilmente entro il 1714.
AST, Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Lettere diverse Real Casa, Lettere Duchi e Sovrani, m. 74, n. 28, 10 marzo 1714; m. 76, n. 43, 11 aprile 1714. REINERI 2006, p. 538.
18
AST, Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Lettere diverse Real Casa, Lettere Duchi e
Sovrani, m. 76, n. 43, 11 aprile 1714; n. 58, 15 agosto 1714. In una lettera inviata al padre il 30 maggio
(n. 94) Carlo Emanuele scrive: «mi a comandato di farfare quelle stanze e quelle volte, e ò mandato
lordine a lanfranchi di far metere la mano subito». Purtroppo dei registri dei «Minuti Piaceri» di Anna
è stato finora individuato solo quello del 21 luglio 1728 (AST, Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Principi del Sangue, Principi del Sangue diversi, m. 10, fasc. 27), relativo a spese per i giardini.
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AST, Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Lettere diverse Real Casa, Lettere Duchi e
Sovrani, m. 74, n. 50, 14 luglio 1714: «je laise a vostre disposition que on fasses les porte ou pour
mieux dire les fenestre comme vous les jugeres mieux il ne faut pas oublier d’hauser les portes des
chambre que on voute comme elle sont dans mon apartemens et je crois meme que la chambre de vostre frere seras plus belle et le cabinet ou couche le m.r de Coudrai si on mettes aussi les fenestre jusqu’en a bas». REINERI 2006, p. 555.
CRISTINA MOSSETTI, PAOLA MANCHINU, MARIA CARLA VISCONTI
20
DARDANELLO 2007a, p. 115; DARDANELLO 2008a, pp. 59-70. Le recenti ricerche di Simone Mattiello confermano l’impegno del pittore per una prima fase di aggiornamento: MATTIELLO 2011, pp.
33-44.
21
Sono noti i rapporti fra la regina e la famiglia di Beaumont fra 1714 e 1715: CIFANI/MONETTI
2007, pp. 225-226, 236-237; MATTIELLO 2011, pp. 41, 44 nota 14.
22
«Registro De’ ceremoniali della corte... incominciato il 21 7bre 1713, e continuato per tutto l’anno 1721. Dal Marchese d’Angrogna Carlo Amedeo di Lucerna...», fol. 423v, in BRT, Storia Patria
726: GRISERI Ang. 1988, p. XXV; REINERI 2006, p. 592.
23
NICOLA/PARODI 2007, pp. 321-323.
24
Al momento non si conoscono riproduzioni della tela con il Sacrificio di Jefte, segnalata nel 1879
al castello di Moncalieri (inv. n. 604), e scaricata il 12 marzo 1890 (bolla n. 3): GRISERI Ang. 1988,
p. 22, nota 59. Nel 1845 l’estensore dell’Inventario di tutti li Mobili, oggetti... esistenti nel Palazzo della
Vigna Reale (AST, Corte, Archivi Privati, Castelli Berrone, Carte) riferiva la tela a «Daniel da altri creduto del Beaumont». È ancora in loco quella con il Trionfo di Davide (MATTIELLO 2011, pp. 33-44).
25
Illustrati in La Villa della Regina 2007. Si confrontino ad esempio i nuovi partiti decorativi “alleggeriti” riconoscibili in due stanze alla reggia di Venaria e nei disegni attribuiti all’atelier di Juvarra
da GRITELLA 1992, I, p. 388. Almeno due dei quattro modelli decorativi possono essere individuati
nelle stanze del padiglione garoviano di levante oggi Camera da letto della Real Duchessa e l’adiacente Camera di Ricevimento. Cfr. Atlante degli appartamenti 2001; Interni 2003.
26
Cfr. DARDANELLO 2006a, pp. 176-177, 182, tav. 36, p. 196.
27
Cfr. DI MACCO 2010, pp. 319-329, cfr. in part. fig. 8 a p. 328.
28
Cfr. MOSSETTI 2007, figg. p. 282.
29
ROVERE/VIALE/ BRINCKMANN 1937, pp. 30-34; MOSSETTI 2005, p. 125 e nota 21 a p. 148; DARDANELLO 2007b, p. 212.
30
Lo conferma l’individuazione di alcuni dei dipinti da sovrapporta con i doppi ritratti databili
all’inizio del XVIII secolo, ora al castello di Racconigi, da identificare per soggetti e misure con quelli
descritti nell’inventario del 1755.
31
Analoghe soluzioni sono adottate per le boiserie a tutta altezza dei gabinetti angolari e delle piccole stanze adiacenti, intorno agli anni trenta. Cfr. Villa della Regina 2005, pp. 267-364.
32
GRISERI Ang. 1988, pp. XXXIV-XXXV e fig. 32; GRISERI Ang. 2005, pp. 35-39; DARDANELLO
2007a, p. 126. La decorazione originaria è documentata da CHARVET s.d. (post 1884), tav. III e da alcune foto storiche conservate in SBSAEP e in SBAPP.
33
Il dipinto con la Visita della Regina Saba fatta al Re Salomone, ancora alla Villa nel 1867, nel 1893
passava dai magazzini del castello di Moncalieri al Quirinale, per decorare il salone del secondo Appartamento Imperiale: GRISERI Ang. 1988, p. 40, nota 85; Il catalogo delle opere d’arte del Quirinale 1998,
scheda n. 120.1, pp. 335-336; LAUREATI 1993. È nota la difficoltà di attribuzione della tela, dove Laura
Laureati ha notato a fianco di elementi emiliani pienamente seicenteschi (le «ardite costruzioni prospettico-illusionistiche di Domenico Maria Canuti e Gian Gioseffo Santi» a palazzo Pepoli) altri più
moderni (Domenico Creti e Marcantonio Chiarini intorno al 1708) e lontane ascendenze guercinesche.
Alla luce della conoscenza che oggi abbiamo di Beaumont nel suo periodo di formazione fra Bologna e
Roma, attento e curioso sperimentatore nei primi dipinti inviati alla Villa, per cui cfr. nota 20, queste
condivisibili osservazioni offrono non poche suggestioni. Un equilibrio di citazioni così dichiarate tanto da non risultare totalmente convincenti e suggerire ancora approfondimenti, potrebbe indicare proprio nel pittore piemontese, in quegli anni all’opera con i quadri «stragrandi per Rivoli», l’autore di
un’abile operazione di rielaborazione ed assemblaggio di suggestioni bolognesi con citazioni dirette
proprio dai pittori citati, cui sembra aggiungersi anche la conoscenza di Trevisani.
34
Cfr. DARDANELLO 2007a, p. 128.
35
La decorazione in stucco presenta una continuità fra il cornicione, organizzato su più registri, e
le cartelle angolari che lo fermano e si allungano sulla volta. Sono asimmetriche cartouches concave
con motivi vegetali arricchiti da tralci di rose e grappoli d’uva culminanti con una conchiglia con resa
naturalistica dei modellati tanto che le infiorescenze, alternate alle piccole specchiature mistilinee che
si succedono sul cornicione, escono e si adagiano sulla prima cornice inferiore.
36
La decorazione appare differente da quella dell’«Anticamera verso Levante» anche a chi commissiona, nel 1811, in entrambe le sale, l’eliminazione dei dipinti e l’integrazione in stile sulle pareti,
qui affidata a Carlo Pagani per «ornements, arabesques, et figures uniformes à la peinture de la voute
y existante sur le gout d’Erculan et chinois»: MANCHINU/TRAVERSI 2005, pp. 253-256.
37
Cfr. La Villa della Regina 2007; CHARVET s.d. (post 1884), tav. IV.