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La vendetta del perdono di Emmanuel Schmitt

2019, Archivio Teologico Torinese

2019 • Anno XXV • Numero 2 a cura della FACOLTÀ TEOLOGICA DELL’ITALIA SETTENTRIONALE SEZIONE DI TORINO EDIZIONI DEHONIANE BOLOGNA ARCHIVIO TEOLOGICO TORINESE A cura della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – Sezione di Torino Anno XXV – 2019, n. 2 ISSN 1591-2957 ISBN 978-88-10-21310-0 Proprietà: Fondazione Polo Teologico Torinese Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – Sezione di Torino Via XX Settembre, 83 – 10122 Torino tel. 011 4360249 – fax 011 4319338 [email protected] e-mail Segreteria: [email protected] Direttore responsabile: Mauro Grosso Registrazione n. 1 presso il Tribunale di Torino del 27 gennaio 2015 Redazione: AndreA PAcini (Direttore), GiAn LucA cArreGA e Antonio SAcco (Segretari), oreSte Aime, dino BArBeriS, roBerto cAreLLi, umBerto cASALe, Ferruccio cerAGioLi, cArLA corBeLLA, Pier dAvide Guenzi, LucA mArGAriA, PAoLo mirABeLLA, ALBerto PioLA, roBerto rePoLe Editore: Centro editoriale dehoniano Via Scipione Dal Ferro, 4 – 40138 Bologna www.dehoniane.it Amministrazione e ufficio abbonamenti: Centro editoriale dehoniano Via Scipione Dal Ferro, 4 – 40138 Bologna tel. 051 3941255 – fax 051 3941299 [email protected] Abbonamento 2019 Italia € 44,00 – Italia enti € 55,00 – Europa € 64,00 – Resto del mondo € 74,00 Una copia: € 27,00 Versamento sul c.c.p. 264408 intestato a Centro editoriale dehoniano Stampa: Italiatipolitografia, Ferrara 2019 Sommario La libertà di ricerca in teologia morale: proposte per una riflessione comunitaria Francesco Compagnoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p. 7 «Labilità» dell’etica Oreste Aime. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 17 Coscienza, norma e discernimento/phróneķsis Maurizio Chiodi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39 Odio, violenza e religioni. L’umano alla prova Carla Corbella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53 Terrorism and Migration. Two «New» Chapters in a Social Ethics Textbook René M. Micallef . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 69 Forza e debolezza delle ideologie: elementi per un bilancio critico Antonio Sacco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 91 Etica e politica. L’ethos democratico tra assetti istituzionali e spinte populiste Pier Davide Guenzi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 111 Etica e finanza. Sviluppi e sentieri interrotti Davide Maggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 137 Fine o metamorfosi della bioetica nel biodiritto Giuseppe Zeppegno. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 149 3 Sommario NOTE BIBLIOGRAFICHE I 500 anni della Riforma: una rivisitazione storiografica (Parte seconda: Biografie di Lutero) (Francesco Saverio Venuto) . . . . . . . » 163 Gesù, volto amorevole di un Dio silenzioso (Maria Nisii) . . . . . . . . . . . . . . . » 181 G. BottA – e. mAuri (a cura di), Verità e bellezza in Jacques Maritain (M. Grosso) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 191 C.S. Keener, Acts: An Exegetical Commentary (G.L. Carrega) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 195 T. SzymczAK, La ricezione del Vangelo di Matteo nella Vetus Syra (G.L. Carrega) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 199 A. SABettA, Un’idea di teologia fondamentale (U. Casale). . . . . . . . . . . . . » 203 U. cASALe, Il Dio comunicatore e l’avventura della fede. Saggio di teologia fondamentale (E. Segatti) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 207 m.P. FAGGioni – A.m. GiorGi, Uomini e animali. Per un’etica della relazione e dei destini comuni (C. Daniele) . . . . . . . . . . » 210 C. AnSeLmo, Il Magno Sinodo. Storie ed ermeneutiche del Vaticano II (F.S. Venuto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 213 S. inAudi – m. mArGotti (a cura di), La Rivoluzione del Concilio. La contestazione cattolica negli anni Sessanta e Settanta (C. Anselmo) . . » 217 F. oz-SALzBerGer – y.z. Stern (a cura di), Studi sul pensiero politico israeliano; M. chAriF, Storia del pensiero politico palestinese (P.P. Bastia – I. De Francesco) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 221 E.-E. Schmitt, La notte di fuoco (M. Nisii) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 225 E.-E. Schmitt, La vendetta del perdono (M. Nisii) . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 230 M. veLAdiAno, Lei (M. Nisii) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 233 RECENSIONI 4 Sommario SCHEDE S. roSSo, Il rito siro-antiocheno. Sacramenti e sacramentali. Tempi e feste. Libri liturgici (A. Pacini) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 239 5 Recensioni E-E S, La vendetta del perdono, Edizioni E/O, Roma 2018, pp. 256. «Il rimedio contro l’irreversibilità e l’imprevedibilità del processo avviato dall’azione non scaturisce da un’altra facoltà superiore, ma è una delle potenzialità dell’azione stessa. La redenzione possibile dall’aporia dell’irreversibilità – non riuscire a disfare ciò che si è fatto anche se non si sapeva, e non si poteva sapere, che cosa si stesse facendo – è nella facoltà di perdonare» (hAnnA Arendt, Vita activa, Bompiani, Milano 2017, p. 33). Che il perdono costituisca uno dei vertici dell’umanità in pochi lo metterebbero in discussione, eppure l’ultimo libro di Schmitt sembra smontarne l’assunto sin dal titolo. Il prolifico scrittore francese (cf. ad esempio La notte di fuoco, in questo fascicolo), interessato al tema religioso declinato sempre in modo inaspettato, raccoglie in quest’ultimo testo quattro storie che raccontano il perdono. Tra le due gemelle Barbarin, la prima sembra racchiudere in sé tutte le doti, compresa quella di amare incondizionatamente la sorella invidiosa e detestabile, che non sa reggere il peso di quell’amore (e perdono) immeritato e indesiderato. Il giovane e brillante William seduce la bellissima ma ritardata Mandine, salvo tornare dieci anni più tardi a riprendersi il figlio – la donna non è normodotata quanto a intelligenza, ma eccelle in amore e perdono fino al sacrificio di sé. La madre di una delle vittime di un serial killer umanizza il mostro con la propria vicinanza materna e il perdono, salvo vendicarsi abbandonandolo a risultato ottenuto. Un anziano aviatore della Seconda guerra mondiale perdona se stesso di non essersi opposto al nazismo, lanciandosi con il proprio velivolo sull’arsenale del movimento neonazista. Quattro casi non confrontabili se non per alcune note stilistiche, quali il gusto per il colpo di scena o il gioco su più piani temporali. Mai confrontabili come non possono esserlo le storie di ogni personaggio di finzione, dunque di ogni uomo e donna. Ma se c’è un legame tra queste e altre possibili storie di perdono è che si tratta di un atto inatteso, non necessariamente desiderabile e talvolta persino insostenibile. Non è un percorso facile arrivare ad accordarlo, ma ancora meno può essere l’accettarlo. Non l’accetterà mai la gemella crudele che da quel perdono si sente umiliata, schiacciata dalla superiorità inarrivabile della sorella buona. Per averlo accolto, il serial killer uscirà dalla propria indifferenza, recuperando l’umanità perduta e così piombare nel dolore irrimediabile: «Benvenuto all’inferno!» (p. 211) gli augura la donna che lo ha rieducato alla vita. Il perdono può essere un atto estremo e radicale quanto il sacrificio della vita e a questo lo accosta Schmitt in due racconti, ma in modo particolarmente evidente in «Madamina Butterfly»: «Un amore come questo. Un amore tanto forte, potente, violento. Mandine sarebbe pronta a uccidere per suo figlio. A uccidersi» (pp. 133-134) e così sarà, quando compirà il gesto estremo per donare al figlio i propri reni pur di salvarlo dalla grave insufficienza renale. Aggiungendo all’amore il perdono, il padre si sacrificherà a sua volta autoincolpandosi della frode finanziaria che manderebbe il figlio in carcere 230 Recensioni per il resto dei suoi giorni. Eppure questo figlio salvato due volte non sembra meritare tanto amore. «In amore il merito sta in chi ama, non in chi è amato» (p. 153), spiega infatti l’uomo all’amico che vorrebbe dissuaderlo dalle proprie intenzioni. Non l’amore ma l’odio spinge invece la madre di Laure, violentata e trucidata cinque anni prima, a frequentare il carcere in cui è rinchiuso il colpevole: «Odiava tutti da quel fatale giovedì in cui il poliziotto le aveva annunciato la morte di Laure. Dopo che per quarant’anni era stata considerata il prototipo della donna “buona”, ormai andava avanti a forza di avversione. Se non fosse stato per l’odio sarebbe già finita a marcire sottoterra» (p. 172). È dunque l’odio questa volta la molla dell’azione del perdono: la donna nutre un interesse incomprensibile a chiunque, compresa se stessa, per l’uomo che ha distrutto quella giovane vita. Ma quell’inusitata benevolenza porta lentamente l’altro ad aprirsi e a rivelare la sua storia di figlio ripetutamente abbandonato, rifiutato, tradito. La donna non sa quello che cerca mentre continua a far visita all’assassino della figlia e reagisce seguendo solo un ignoto istinto quando si dichiara madre: «[Madre] è una che non respinge, una che accoglie, che ama, che non giudica, che perdona» (p. 186). In tutto quel tempo il dolore le ha impedito di continuare a vivere, imprigionandola a sua volta. Sarà di nuovo libera solo quando l’uomo giungerà al pentimento. C’è un altro uomo al centro delle attenzioni di qualcuno nell’ultimo racconto, «Disegnami un aereo». Come ripetendo la vicenda del Piccolo principe, una bambina si presenta all’anziano vicino che da tempo osserva dalla finestra, notando la tristezza con cui guarda il cielo. Le visite diventano regolari e per un po’ la storia corre quasi parallela all’altra: due aviatori e due bambini, le domande del più giovane e la condivisione di storie. L’immedesimazione è tale che il vecchio le legge più volte la storia di Saint-Exupéry, al punto che le parole del racconto diventano il loro linguaggio comune. E se fino a quel momento non si era mai preoccupato del ruolo avuto durante la guerra – «Non uccideva uomini, uccideva nemici. L’avversario era un’entità generica, un’astrazione stimolante contro cui combatteva» (p. 240) –, il nemico assume improvvisamente i connotati dello scrittore francese, a sua volta aviatore, morto durante la guerra, e si convince che potrebbe essere stato benissimo lui ad abbatterlo. Così è una bambina qui a insegnare il perdono, instillando il desiderio di conversione. Ancora una volta la narrazione si presenta come una via interessante per trattare tematiche teologiche in una modalità aperta al grande pubblico. In questi racconti notiamo il richiamo agli argomenti tipici del tema del perdono: non ridurre l’uomo a un solo gesto, la liberazione e il senso della rinascita che segue l’atto, e persino tratti del linguaggio «tecnico» della contrizione. Come abbiamo messo in luce con La notte di fuoco, Schmitt ha adottato la scrittura anche come parte della vocazione a cui si è sentito chiamato dopo la conversione cristiana. Nonostante questo i suoi testi non sono quasi mai esplicitamente religiosi e qui non compare neppure il nome di Dio – a parte un 231 Recensioni riserbo quasi veterotestamentario a celarlo dietro l’immagine del cielo, in cui lo si può eventualmente pensare. Ma quest’ulteriore lettura resta appena suggerita e mai forzata in una sola possibilità. È così anche per la riserva che sembra presentare in questi racconti di perdono, laddove sottrae a un’unica interpretazione facilmente «buonista» anche l’azione più alta del credente, che fa tutt’uno con il comandamento dell’amore. «Amare è proprio questo. È volere che l’altro sia felice. Anteporre l’altro a se stessi» (p. 65), dice la gemella buona all’altra ricevendo il suo silenzioso rifiuto. Niente è semplificabile nella vita degli uomini, neppure l’amore. Tantomeno il perdono. Maria Nisii 232