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Ornitonimia abruzzese e molisana

2018

La presente ricerca intende essere una raccolta sistematica dei nomi popolari degli uccelli in area abruzzese e molisana. La quasi totalità dei tipi lessicali presi in considerazione in questo lavoro è stata attinta dal Dizionario abruzzese e molisano (1968-1979) di Ernesto Giammarco che costituisce la più grande opera lessicografica mai realizzata sui dialetti parlati in Abruzzo e Molise. A questa prima fase di spoglio ne è seguita un’altra relativa ad altri dizionari di area abruzzese e molisana che ha permesso di arricchire il patrimonio lessicale raccolto. Per quanto concerne la struttura del lavoro, esso è caratterizzato da una breve Introduzione dedicata ad un inquadramento generale delle dinamiche delle tassonomie popolari. A questa parte introduttiva segue la presentazione del materiale raccolto, composto da 500 denominazioni dialettali di 92 specie di uccelli, organizzato in lemmi con l’intestazione dell’ornitonimo italiano in ordine alfabetico a cui segue quello scientifico. A questi seguono le denominazioni ricavate dallo spoglio delle fonti insieme all’indicazione del genere, di eventuali significati metaforici, della località di rilevamento e dell’opera lessicografica dalla quale l’ornitonimo è stato attinto. Segue, infine, lo studio etimologico e l’annotazione dei proverbi e delle credenze inerenti le diverse specie di uccelli.

Davide Boccia ORNITONIMIA ABRUZZESE E MOLISANA TORINO 2018 Davide Boccia ORNITONIMIA ABRUZZESE E MOLISANA TORINO 2018 In copertina: cinciarella (in alto a sinistra), cincia mora (in alto a destra), cinciallegra (in basso a sinistra), codibugnolo (in basso a destra) (tav. IX di Nortini tratta da Arrigoni Degli Oddi 1984). Indice Indice Introduzione………………………………………………………………………………………………….. 1 Saggio onomasiologico………………………………………………………………………………….. 5 Conclusioni……………………………………………………………………………………………………. 69 Il sottosistema degli ornitonimi…………………………………………………………………. 1. Nomi opachi……………………………………………………………………………………. 2. Nomi trasparenti…………………………………………………………………………….. 69 69 69 Bibliografia…………………………………………………………………………………………………….. 72 Sitografia……………………………………………………………………………………………………….. 79 Indice degli ornitonimi italiani………………………………………………………………………. 81 Indice degli ornitonimi dialettali…………………………………………………………………… 83 Indice degli etimi…………………………………………………………………………………………… 93 III Introduzione Introduzione 0.1. Le ragioni della ricerca La presente ricerca intende essere una raccolta sistematica dei nomi popolari degli uccelli in area abruzzese e molisana. Difatti, fino ad oggi, non è stata redatta alcuna opera di tipo lessicografico inerente la zoonimia dialettale dell’Abruzzo e del Molise. Pertanto, tra le motivazioni che hanno portato all’ elaborazione dell’Ornitonimia abruzzese e molisana non c’è soltanto quella di raccogliere il più alto numero possibile di ornitonimi ma anche quella di analizzare questi ultimi nell’ambito di una riflessione più ampia, che tenga in considerazione le dinamiche delle tassonomie popolari, così diverse dalle norme della tassonomia scientifica. Inoltre, gli ornitonimi dialettali raccolti all’interno di questo lavoro, molti dei quali ormai caduti in disuso se non del tutto dimenticati, rappresentano nel loro insieme un vero e proprio tesoro linguistico, testimone della ricchezza lessicale e della vivacità espressiva delle parlate abruzzesi e molisane. Così, il lavoro in questione si propone l’ulteriore intento di fornire una trattazione fruibile tanto per lo specialista quanto per chiunque intenda approfondire la conoscenza di un aspetto poco indagato della cultura delle proprie origini. 0.2. La ricerca 0.2.1. La raccolta del materiale La quasi totalità dei tipi lessicali presi in considerazione nel presente lavoro è stata attinta dal DAM (Dizionario abruzzese e molisano, 1968-1979) di Ernesto Giammarco che costituisce la più grande opera lessicografica mai realizzata sui dialetti parlati in Abruzzo e Molise. A questa prima fase di spoglio ne è seguita un’altra relativa ad altri dizionari di area abruzzese e molisana che ha permesso di arricchire il patrimonio lessicale raccolto. Inoltre, al fine di evitare l’inserimento di voci dubbie, frutto sia di differenti metodi di elicitazione che di incomprensioni dei diversi raccoglitori, è stata svolta un’operazione di comparazione fra le varie fonti abruzzesi e molisane. A ciò è seguito un controllo mirato su determinate fonti di altre aree geografiche in modo da poter aver un quadro ulteriormente chiaro sulla diffusione di alcuni tipi lessicali. 1 Introduzione 0.3. Le tassonomie popolari Le tassonomie popolari non condividono gli stessi parametri della tassonomia scientifica. Difatti, quest’ultima, classifica gli organismi viventi basandosi sul concetto di specie biologica. Così, a partire dal XVIII secolo, sulla base di criteri genetici e morfologici, la classificazione scientifica adopera una nomenclatura cosiddetta binominale secondo la quale all’indicazione del genere (con indicazione maiuscola) segue sempre l’indicazione della specie. Vengono poi individuati raggruppamenti superiori quali famiglie, ordini, classi. Ad esempio, il nome scientifico del germano reale è Anas platyrhyncos. Più precisamente, il genere Anas fa parte a sua volta della famiglia degli anatidi (Anatidae), dell’ordine degli anseriformi (Anseriformes), appartenente alla classe degli uccelli (Aves). Le tassonomie popolari invece si basano soprattutto sulla osservazione diretta delle caratteristiche morfologiche e comportamentali delle specie animali. Quindi, le classificazioni popolari si rivelano essere variabili ed ambigue poiché un nome è in grado di indicare sia una determinata specie (taxon specifico) che una classe generica (taxon generico). Ciò, ad esempio, è osservabile nel caso di məllardə, termine che a Opi (AQ) può indicare sia il germano reale che le anatre selvatiche in generale. Oppure, a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ), il termine farghìttu può designare il gheppio (Falco tinnunculus) o, genericamente, i falconidi di piccole dimensioni. Inoltre, nelle denominazioni popolari si può osservare un alto livello di polisemia diatopica. Ovvero, la specie indicata da un medesimo tipo lessicale cambia a seconda della località. È questo il caso del tipo ʻcodanzinzera’, designante la cutrettola (Motacilla Flava) ad Agnone (IS), la ballerina bianca (Motacilla alba) a Francavilla al Mare (CH) e la cinciallegra (Parus major) ad Introdacqua (AQ). Oltre alla possibilità di variabilità di tipo diatopico, bisogna contemplarne anche una di tipo diacronico. Quest’ultima, a volte, è osservabile fra i parlanti di una stessa comunità, appartenenti, però, a generazioni diverse. Un altro aspetto che differenzia le classificazioni popolari dalla tassonomia scientifica è la mancanza di una relazione biunivoca tra nome e referente: una stessa specie presenta frequentemente più nomi. Ad esempio, in Abruzzo e in Molise, l’usignolo prende i nomi di rəscəgnòlə, frattarólə, šbusciafrattə, aulùrïə, pəccunéttə e sparnuccə. Si può quindi affermare che le tassonomie popolari possiedono un’organizzazione gerarchica centrata su un taxon specifico e un taxon generico ma, a differenza di quanto avviene nella nomenclatura scientifica, il taxon generico non corrisponde al genere scientifico e il taxon specifico non corrisponde alla specie in senso biologico. Ad esempio, esemplari della stessa specie possono essere assegnati a specie diverse così come due o più specie possono corrispondere a una sola denominazione dialettale. 2 Introduzione 0.4. La classificazione degli ornitonimi Le motivazioni che sono alla base delle denominazioni popolari degli uccelli in Abruzzo e Molise si possono strutturare secondo le tre categorie proposte da Antonietta Dettori all’interno del suo contributo sulla conoscenza popolare dell’avifauna in area sarda: “a. Tratti morfologici (colore della livrea, parti del corpo caratterizzanti (…), canto); b. Tratti comportamentali (presenza, grado di socialità, carattere, habitat privilegiato, alimentazione privilegiata); c. Tratti funzionali e culturali (commestibilità delle carni (…), utilizzazione di parti in medicina popolare (…), nocività di parti (…), presagi legati alla presenza o al canto” (Dettori, 1995:211, 213). Per quanto riguarda le denominazioni motivate dall’aspetto o dal comportamento, bisogna sottolineare come queste siano, a volte, frutto di un’errata interpretazione da parte degli osservatori. Invece, per quel che concerne la categoria degli ornitonimi connessi con tratti funzionali e culturali, è utile ricordare come questa sia in parte composta da denominazioni legate a leggende, credenze e superstizioni. Ad esempio, il canto di determinati uccelli, quali la civetta (ciégliə də la malanóvə) e l’upupa (céllə di mórtə), è considerato annunciatore di sciagure. Tali convinzioni vengono codificate anche nei proverbi: ciuétta: trištə andó uarda, vïatə andó cə pósa «civetta: sfortuna verso chi guarda, fortuna dove si posa». Al riguardo, è ormai nota la teoria della stratificazione lessicale di Mario Alinei, secondo la quale, attraverso alcuni nomi popolari di animali e piante si possono cogliere degli aspetti storico-culturali e ideologici propri della visione del mondo di una determinata società in un dato momento storico. Difatti, Alinei, basandosi sulla “triplice periodizzazione” della preistoria e della storia umana, sostiene: “tre stadi evolutivi nella concezione del ruolo sacro degli animali: quella ancora zoomorfica, di origine totemica, dell’animale-parente, quella antropomorfica pagana, e quella antropomorfica cristiana” (Alinei, 1984:42). Alinei collega il primo stadio, quello zoomorfico e parentelare, con la caccia-raccolta del Paleolitico: è la fase totemica e vi afferiscono gli zoonimi parentelari e i nomi di animali utilizzati per designare fenomeni atmosferici e malattie. Il secondo stadio, l’antropomorfico pagano, è connesso con l’avvento dell’agricoltura e l’inizio della stratificazione sociale del Neolitico e dell’età dei Metalli: vanno inseriti in questa fase i nomi di animali come esseri magici (Neolitico) e come divinità pagane (età dei Metalli) e i nomi di esseri magici (elfi, streghe, coboldi) per indicare animali, malattie e fenomeni atmosferici. Il terzo e ultimo stadio, l’antropomorfico cristiano, risale alla fase cristiana o musulmana e vi fanno riferimento i nomi cristiani (Dio, la Madonna, i Santi, il diavolo) o musulmani che designano animali, piante, malattie e fenomeni atmosferici. 3 Introduzione In questa ottica, potrebbero quindi derivare da credenze mitiche i tipi lessicali abruzzesi e molisani che sembrerebbero costituire dei composti parentelari quali ʻciavolaʼ (cia «zia» – avola) per la cornacchia e ʻzio Pietroʼ («zio» – Pietro) per il fringuello. All’ ideologia agro-pastorale potrebbe invece essere attribuito il tipo ʻgallo del vaccaroʼ, riferito al barbagianni, al gufo e all’upupa mentre una originaria funzione magico-religiosa potrebbe scorgersi negli ornitonimi formati da nomi di battesimo come ‘Paolo’ per il picchio e ‘(ciaccia)cola’ / ‘cola(cola)’, da (Ni)cola, per la gazza. Per l’upupa si segnala anche il tipo ‘galluccio di san Pietro’, formato dal nome di un santo e quindi legato ad un aspetto della religione cristiana. 0.5. Lo studio dei materiali Il materiale raccolto, composto dalle denominazioni di 92 specie di uccelli, è stato organizzato in lemmi con l’intestazione dell’ornitonimo italiano in ordine alfabetico a cui segue quello scientifico. A questi seguono le denominazioni ricavate dallo spoglio delle fonti insieme all’indicazione del genere, di eventuali significati metaforici, della località di rilevamento e dell’opera lessicografica dalla quale l’ornitonimo è stato attinto. Segue, infine, lo studio etimologico e l’annotazione dei proverbi e delle credenze inerenti le diverse specie di uccelli. Per ogni tipo lessicale indicato sono stati cercati i riscontri nelle fonti di carattere ornitologico (Altobello, Arrigoni Degli Oddi, Bernoni, De Leone, Dorotea, Soppelsa), nei dizionari abruzzesi e molisani dell’Ottocento e dei primi del Novecento, nei voll. del DAM e dell’AIS (Atlante Italo-Svizzero, 1928-1940) e in altre opere di volta in volta citate. 0.5.1. Criteri per la trascrizione Per trascrivere gli ornitonimi provenienti dallo spoglio dei voll. del DAM, è stato ritenuto opportuno mantenere la medesima trascrizione ortografica adoperata da Ernesto Giammarco mentre per quanto riguarda gli ornitonimi provenienti da altri dizionari dialettali, questi sono stati sottoposti a parziali interventi normalizzanti soltanto in quei casi in cui l’ortografia utilizzata dagli autori si discosta maggiormente da quella in uso nel DAM. Ciò è stato compiuto al fine di avere una ortografia uniforme all’interno del lavoro. Inoltre, alla trascrizione di tutti gli ornitonimi segue quella in alfabeto fonetico internazionale (IPA). 4 Saggio onomasiologico Saggio onomasiologico 1.0. AIRONE (termine usato genericamente per tutti gli ardeidi) ɣambəttónə [ɣambətˈtoːnə] m., a Pescara (DAM, II:865); šgargə [ˈʃgardʒə] m., a Pescara (DAM, IV:2024); dzambəttónə [dzambətˈtoːnə] m., a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, IV:2394). Tipi lessicali: 1. ʻgambettone / zambettoneʼ, 2. ʻsgarzoʼ. 1.1. ʻgambettone / zambettoneʼ I termini in questione costituiscono delle forme accrescitive rispettivamente di gamba e zampa. Quindi, entrambe le voci alludono alle lunghe zampe tipiche di tutti gli aironi. 1.2. ʻsgarzoʼ Questa forma deriva dallo sp. garza «airone».1 2.0. AIRONE CENERINO: Ardea cinerea šgardzónə [ʃgarˈdzoːnə] m., a Pescara (DAM, IV:2024). Tipi lessicali: 1. ʻsgarzoneʼ. 2.1. ʻsgarzoneʼ V. 1.2. 3.0. ALLOCCO: Strix aluco ajjócco [ajˈjokko] m., a Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:14); allòcchə [alˈlɔkkə] m., a Moscufo (PE) (DAM, I:112); alócchərə [aˈlokkərə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:112); alucchə [aˈlukkə] m., a Bolognano (PE), Castiglione a Casauria (PE), 1 Nel napoletano del XIX secolo la voce garza indicava la cicogna bianca (Soppelsa, 2016:204) mentre nei dialetti attuali della Sicilia e della Puglia meridionale la variante garzotta può riferirsi alla nitticora, al tarabusino o più genericamente a tutti gli aironi (Lanaia, 2003:73-74). 5 Saggio onomasiologico Pescosansonesco (PE) e Pietranico (DAM, I:112); lòcchə [ˈlɔkkə] m., ad Agnone (IS)2 (Meo, 2003:127). Tipi lessicali: 1. ʻalloccoʼ. 3.1. ʻalloccoʼ Il tipo lessicale ʻalloccoʼ deriva dal lat. ULŬCCU(M).3 4.0. ALLODOLA: Alauda arvensis calandra [kaˈlandra] f., a Introdacqua (AQ), Chieti, Francavilla al Mare (CH), Ortona a Mare (CH), Città Sant’Angelo (PE), Pescosansonesco (PE) e Agnone (IS) (DAM, I:374); ciarlòchə [tʃarˈlɔːkə] f., a Bellante (TE), Mosciano Sant’ Angelo (TE), Sant’ Omero (TE) e Teramo (DAM, I:556); clòdə [ˈklɔːdə] f., a Bominaco (AQ), Castrovalva (AQ) e San Pio delle Camere (AQ) (DAM, I:586); craparèllə [krapaˈrɛllə] f., a Fara San Martino (CH) (AIS 648); cucciarda [kutˈtʃarda] f., a Venafro (IS) (DAM, I:635);4 cuvarèllə [kuvaˈrɛllə] f., a Campodipietra (CB) e Tufillo (CH) (DAM, I:685); lòdəla [ˈlɔːdəla] f., a Fossa (AQ) e a Trasacco (AQ) (DAM, II:1017); lòdəna [ˈlɔːdəna] f., a Pescina (AQ) (DAM, II:1017) e Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:128); lòðənə [ˈlɔːðənə] f., a Civitella Messer Raimondo (CH)5 (DAM, II:1017); lòla [ˈlɔːla] f., a Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, II:1014) e Capestrano (AQ) (AIS 637); lòtəna [ˈlɔːtəna] f., a Beffi (AQ) anche «persona lenta nei movimenti» (DAM, II:1017); lòtənə [ˈlɔːtənə] f., a Introdacqua (AQ), Fossa (AQ), Ovindoli (AQ), e San Demetrio ne’ Vestini (AQ) (DAM, II:1017); ròtəla [ˈrɔːtəla] f., a Terranera (AQ) (DAM, II:1017); sparaulìcchiə [sparawˈliccə] m., a Bussi (PE) (DAM, IV:2063); spìppərə [ˈspippərə] m., «piccola allodola» a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, IV:2085); štərlachə [ʃtərˈlaːkə] f., a Giulianova (TE) (DAM, IV:2119); tərragnóla [tərraˈɲoːla] f., a Pescasseroli (AQ) e Roccascalegna (CH) (DAM, IV:2203)6. Tipi lessicali: 1. ʻallodolaʼ, 2. ʻcalandraʼ, 3. ʻciarlocaʼ, 4. ʻclodaʼ, 5. ʻcraparellaʼ, 6. ʻcucciardaʼ, 7. ʻcovarellaʼ, 8. ʻsparaulicchioʼ, 9. ʻspipoloʼ, 10. ʻsterlaccaʼ, 11. ʻterragnolaʼ. 4.1. ʻallodolaʼ Il tipo lessicale ʻallodolaʼ deriva dal lat. ALAUDA(M). Ad Agnone (IS), l’allocco è presente in alcune locuzioni avverbiali: é rrəvjéatə lòcchə lòcchə 1 «ci è cascato come un allocco» 2 «è arrivato per sistemarsi» (Meo, 2003:127); lòcchə lòcchə «a guisa di allocco, balordo» (Cremonese, 1893:71). 3 AIS: alòcchə (615 Leonessa, oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 in provincia di L’ Aquila), aluc(u) (625 Genzano di Sassa, oggi fraz. di L’ Aquila) = gufo. 4 Il lessotipo cucciarda è diffuso non solo in Abruzzo e in Molise ma anche nei dialetti del Lazio meridionale, della Campania, della Puglia e della Calabria (DEDI, 163-164). 5 A Civitella Messer Raimondo (CH), il termine lòðənə può significare anche ‘loquela’: ddzéttə nghə ssa lòðənə! «zitto con codesta loquela!» (DAM, II:1017). 6 A Gissi (CH) il termine tərragnólə f. indica una «grossa lumaca» (DAM, IV:2203). 2 6 Saggio onomasiologico 4.2. ʻcalandraʼ La voce ʻcalandraʼ deriva da una base latina *CALANDRA, prestito dal gr. kálandros. 4.3. ʻciarlocaʼ Il termine ʻciarlocaʼ è da mettere in relazione con l’abruzzese ciarlóchə «balbuziente» (LEA, 621). Quindi, questo lessotipo rappresenta un chiaro riferimento alla loquacità dell’uccello. 4.4. ʻclodaʼ Secondo Ernesto Giammarco, il tipo lessicale ʻclodaʼ costituirebbe “una forma con metatesi di códola (…) – lat. volg. *clodola, lat. t. claudula – dim. di coda forse scambiata con la ʻcinciaʼ ”.7 4.5. ʻcraparellaʼ La voce ʻcraparellaʼ costituisce la forma diminutiva dell’abruzzese craparə «capraio/a» (DAM, I:610). Forse per via di una credenza popolare che attribuisce alle allodole l’abitudine di cercare il cibo fra i pascoli, a poca distanza dalle mandrie pascolanti. 4.6. ʻcucciardaʼ Per quanto riguarda l’origine del termine ʻcucciardaʼ, Carla Marcato, nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “È stata proposta una derivazione da (ac)cucciare, dall’ abitudine di questo uccello di accovacciarsi per terra, e successivamente da coccia ʻtestaʼ per la caratteristica cresta di penne sul capo, (…). Altri hanno proposto un derivato dallo spagnolo moderno cogujada ʻallodola crestataʼ con riferimento all’ allodola capelluta e con cambio di suffisso”.8 4.7. ʻcovarellaʼ La motivazione di tale nome dipende dalla osservazione di questo uccello durante il periodo della cova. 4.8. ʻsparaulicchioʼ Per Ernesto Giammarco, il tipo lessicale ʻsparaulicchioʼ sembrerebbe costituire una “alt. di paràula (XIII sec.) ʻparolaʼ (DEI IV 2772) con s- intensivo-continuativo, propriam. ʻchiacchierinaʼ; (…)”.9 4.9. ʻspipoloʼ Cfr. it. pispola, voce di orig. onom. 7 (LEA, 187). (DEDI, 163-164). 9 (LEA, 621). 8 7 Saggio onomasiologico 4.10. ʻsterlaccaʼ Cfr. it. strillozzo, deriv. di strillare, per il verso stridulo che emette. 4.11. ʻterragnolaʼ La voce ʻterragnolaʼ, dal lat. TERRANEŎLA, trae la propria motivazione dall’ abitudine delle allodole di nidificare sul terreno. 5.0. AQUILA REALE: Aquila chrysaetos àcula [ˈaːkula] f., a L’ Aquila, Pacentro (AQ), Pescasseroli (AQ) e Bussi (PE) (DAM, I:168); àquəla [ˈaːkwəla] f., a Tione degli Abruzzi (AQ) (DAM, I:168) e Opi (AQ)10; àquələ [ˈaːkwələ] f., a L’ Aquila, Chieti, Campobasso, Pescara, Teramo (DAM, I:168); àquilə [ˈaːkwilə] f., a Castel di Sangro (AQ), Gioia dei Marsi (AQ), Goriano Sicoli (AQ), San Benedetto dei Marsi (AQ) e Atessa (CH) (DAM, I:168); aquəlònə [akwəˈlɔːnə] m., a Pescara (DAM, I:168);11 rappéja [rapˈpeːja] f., a Cocullo (AQ) (DAM, III:1677).12 Tipi lessicali: 1. ʻaquilaʼ, 2. ʻrappeiaʼ. 5.1. ʻaquilaʼ Il tipo lessicale ʻaquilaʼ deriva dal lat. AQUĬLA(M). 5.2. ʻrappeiaʼ Il termine ʻrappeiaʼ risale al lat. HARPE, dal gr. hárpē ʻuccello di rapinaʼ.13 6.0. ASSIOLO: Otus scops chjócchjələ [ˈcoccələ] m., a Miranda (IS) (DAM, IV:2177); cchjóvə [cˈcoːvə] m., ad Ari (CH), Francavilla al Mare (CH), Abbateggio (PE) e Loreto Aprutino (PE) (DAM, I:476); cchjù [ccu] m., a Campobasso, Civitacampomarano (CB), Campodipietra (CB) e Silvi (TE) (DAM, I:476); cchjuchjù [ccuˈcu] m., a Gessopalena (CH) (DAM, I:476); cchjulèttə [ccuˈlɛttə] m., ad Alanno (PE) (DAM, I:476); chjuvəttèlla [cuvətˈtɛlla] f., a Campobasso (DAM, I:542); talaššə [taˈlaʃʃə] m., a Caramanico Terme (PE) e Salle (PE) (DAM, IV:2177). Tipi lessicali: 1. ʻchiùʼ, 2. ʻtalascioʼ. 6.1. ʻchiùʼ Cfr. it. chiù, voce di orig. onom. Così chiamato per imitazione del suo grido. 10 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. A Brittoli (PE) e Corvara (PE) il termine aquəláṷnə m. indica un «uccello di grosse dimensioni» (DAM, III:1677). 12 Nel Napoletano e nel Casertano il termine arpeglia può riferirsi alla poiana o allo sparviero (Soppelsa, 2016:77). 13 Cfr. sic. appecchia, arpèglia ʻfalco di paludeʼ ˂ cat. arpella ʻavvoltoioʼ (DEDI, 44). 11 8 Saggio onomasiologico ʻtalascioʼ Secondo Ernesto Giammarco, il tipo lessicale ʻtalascioʼ si sarebbe originato “da una base espress. TAL- (v.) simboleggiante ʻlamentoʼ ”.14 6.2. 7.0. ASTORE: Accipiter gentilis aštólə [aˈʃtoːlə] m., a Campobasso (DAM, I:270); ašturə [aˈʃtuːrə] m., a Venafro (IS) (DAM, I:270); rappòṷnə [rapˈpɔṷnə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, III:1678).15 Tipi lessicali: 1. ʻastoreʼ, 2. ʻrapponeʼ. 7.1. ʻastoreʼ Cfr. it. astóre, dal provenz. austor, che è il lat. ACCEPTOR -ORIS, alteraz. di ACCIPĬTER (inteso come der. di ACCIPĔRE). 7.2. ʻrapponeʼ V. 5.2. 8.0. AVERLA CAPIROSSA: Lanius senator capəròššə [kapəˈrɔʃʃə] m., a Giulianova (TE) (DAM, I:752). Tipi lessicali: 1. ʻcapo rossoʼ. 8.1. ʻcapo rossoʼ La voce ʻcapo rossoʼ rappresenta un chiaro riferimento al colore del piumaggio della averla capirossa. 9.0. AVERLA PICCOLA: Lanius minor caštrə [ˈkaːʃtrə] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:456); craštəchə [ˈkraːʃtəkə] f., ad Alanno (PE) (DAM, I:612); craštəca [ˈkraːʃtəka] f., a Bussi (PE) (DAM, I:612). Tipi lessicali: 1. ʻcastricaʼ. 9.1. ʻcastricaʼ Per quanto riguarda l’ origine del termine ʻcastricaʼ, Carla Marcato, nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “La denominazione pare alludere alle abitudini 14 (LEA, 660). In genere, i termini aštólə / ašturə e rappòṷnə si riferiscono non soltanto all’ astore ma anche all’albanella e allo sparviero (DAM, I:270; III:1678). 15 9 Saggio onomasiologico feroci di questa specie riflesse anche nel nome scientifico che riprende il latino lanius ʻmacellaioʼ; altre forme dialettali sono il toscano càstrica, vàstrica e castròcchia, l’abruzzese càstrëchë, castrë, l’umbro gàstrica, riunite da Garbini 1925 il quale vi vede piuttosto un’ origine onomatopeica, con successivo accostamento a castrare, (…). «A suffragio di che vi sarebbe la voce napoletana crastiare indicante ʻraschiareʼ cioè l’azione che si fa con la gola per liberarsi del catarro od altro»”.16 10.0. BALESTRUCCIO: Delichon urbicum lənnənèllə [lənnəˈnɛllə] f., a Castel di Sangro (AQ) (DAM, III:1731); rannərèllə [rannəˈrɛllə] f., a Tortoreto (TE) (DAM, III:1731); rənəlèllə [rənəˈlɛllə] f., a Chieti (DAM, III:1731); rənnəlèllə [rənnəˈlɛllə] f., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, III:1731); řənnəlèllə [ɽənnəˈlɛllə] f., a Civitacampomarano (CB) (DAM, III:1731); rənnəlicchja [rənnəˈlicca] f., a Fossa (AQ) (DAM, III:1731); rinnilòllə [rinniˈlɔllə] f., a Villa Celiera (PE) (DAM, III:1731). Tipi lessicali: 1. ʻrondinellaʼ. 10.1. ʻrondinellaʼ V. 74.1.17 11.0. BALLERINA BIANCA: Motacilla alba coandzìndzola [koanˈdzindzola] f., a Borgorose (RI) (DAM, I:592);18 codandzìndzərə [kodanˈdzindzərə] f., a Vacri (CH) (DAM, I:592); cotalòghə [kotaˈlɔːgə] f., a Spoltore (PE) (DAM, I:608); cotandzìndzərə [kotanˈdzindzərə] f., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, I:592); covandzìndzələ [kovanˈdzindzələ] f., a San Demetrio ne’ Vestini (AQ) (DAM, I:592); cucurəndzéndzələ [kukurənˈdzendzələ] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:639).19 Tipi lessicali: 1. ʻcodanzinzeraʼ, 2. ʻcodalungaʼ. 11.1. ʻcodanzinzeraʼ V. 34.2.20 16 (DEDI, 125). In tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ‘rondinella’ indica anche la rondine comune (DAM, III:1731). 18 Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. 19 Cfr. AIS: gabbəpastòra / capəpastòra (619 Montesilvano (PE) = ballerina bianca. 20 In quasi tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ può designare anche la cutrettola (DAM, I:592). 17 10 Saggio onomasiologico 11.2. ʻcodalungaʼ Il tipo lessicale ʻcodalungaʼ costituisce un chiaro riferimento alla lunga coda di quest’ uccello. 12.0. BARBAGIANNI: Tyto Alba bbarbaggiallə [bbarbadˈdʒallə] m., a Pescara (DAM, I:303); bbarbaggiannə [bbarbadˈdʒannə] m., a Colledimacine (CH) (DAM, I:303); bbarbašannə [bbarbaˈʃannə] m., a Opi (AQ) anche «persona brutta»21, a Introdacqua (AQ) e Raiano (AQ) (DAM, I:303); bbarbašano [bbarbaˈʃaːno] m., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:70); cuccavàjənə [kukkaˈvaːjənə] m., a San Giuliano del Sannio (CB) (DAM, IV:2308); facciòlə [fatˈtʃɔːlə] f., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2308); facióm [faˈtʃɔm] m., ad Acquaviva Collecroce (CB) (Breu, Piccoli, 2000:37)22; facciómə [fatˈtʃoːmə] m., a Casacalenda (CB), Guardialfiera (CB), Lupara (CB), Lucito (CB), Sant’ Elia a Pianisi (CB) (DAM, IV:2308); facciòmmələ [fatˈtʃɔmmələ] m., a Gambatesa (CB) (DAM, IV:2308); fècciòlə [fɛtˈtʃɔːlə] f., a Provvidenti (CB) (DAM, IV:2308); fècciónə [fɛtˈtʃoːnə] f., a Morrone del Sannio (CB) (DAM, IV:2308); lùcchərə [ˈlukkərə] m., a Campobasso (DAM, II:1019); papraciannə [papraˈtʃannə] m., a Cercemaggiore (CB), San Giovanni in Galdo (CB) e Monacilioni (CB) (DAM, III:1431); uallə də lu ualònə [ˈwallə də lu waˈlɔːnə] m., a San Giovanni Lipioni (CH) (DAM, IV:2267); varvacianə [varvaˈtʃaːnə] m., ad Agnone (IS) (DAM, IV:2307); varvaggiannə [varvadˈdʒannə] m., a Gessopalena (CH) e Cercepiccola (CB) (DAM, IV:2307); varvajannə [varvaˈjannə] m., a Dogliola (CH) (DAM, IV:2307).23 Tipi lessicali: 1. ʻbarbagianniʼ, 2. ʻcoccoveggiaʼ, 3. ʻfacciola / faccioneʼ, 4. ʻalloccoʼ, 5. ʻgallo del vaccaroʼ. 12.1. ʻbarbagianniʼ Dall’ it. barbagianni, comp. di barba «zio» e Gianni «Giovanni». Data la presenza nella prima parte del parentelare barba «zio», Mario Alinei sostiene che barbagianni costituisca uno zoonimo totemico.24 12.2. ʻcoccoveggiaʼ Per quanto riguarda l’origine del termine ʻcoccoveggiaʼ, Carla Marcato, nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “(…) dal greco moderno koukkoubágia ‘civetta’, di origine onomatopeica. (…) È evidente, comunque, che l’intervento della onomatopea avrà prodotto dei riflessi nelle forme dialettali: si 21 Dato raccolto personalmente il 21-02-2018. Acquaviva Collecroce (CB) è una località di lingua croata molisana. 23 In Abruzzo e in Molise, il barbagianni, considerato portatore di sventura, veniva ucciso e contro ogni maleficio veniva inchiodato a croce sulla porta di osterie, forni e stalle (DAM, IV:2307). 24 Alinei, (1984:5). 22 11 Saggio onomasiologico confronti la parola emiliana (ferrarese) ciucibèo ‘verso della civetta’. Alla voce sopra menzionata di rifà il sardo (a Fonni) cuccubàju ‘upupa’ (…)”25 (Cfr. 23.2.). 12.3. ʻfacciola / faccioneʼ Secondo Ernesto Giammarco, la denominazione molisana ʻfacciola / faccioneʼ trae la sua validità dal capo largo e piatto di quest’uccello.26 12.4. ʻalloccoʼ V. 3.0. 12.5. ʻgallo del vaccaroʼ All’interno del lessotipo ʻgallo del vaccaroʼ, la presenza dell’elemento ‘gallo’ indica una associazione tra il barbagianni e il gallo domestico. Inoltre, per quanto riguarda il determinativo ‘del vaccaro’, quest’ ultimo potrebbe essersi originato nell’ ambito di una credenza popolare che collegava il barbagianni con il mondo pastorale.27 13.0. BECCACCINO: Gallinago gallinago pəzzardə [pətˈtsardə] f., a Giulinova (TE) e Montefino (TE) (DAM, III:1532); pizzardə [pitˈtsardə] f., a Campli (TE) (DAM, III:1532). Tipi lessicali: 1. ʻpizzàrdaʼ. 13.1. ʻpizzàrdaʼ Per quanto riguarda l’origine del termine ʻpizzàrdaʼ, Manlio Cortelazzo, nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “Derivato da pizzo ‘becco’ (dalla radice pīts- ‘punta’), come beccaccia da becco: un becco molto lungo, forte, diritto e appuntito, caratterizza questo tipo di uccelli.”28 14.0. BECCAFICO: Sylvia borin cəfəcétrə [tʃəfəˈtʃeːtrə] f., a Civitacampomarano (CB) (DAM, II:769); fəcétələ [fəˈtʃeːtələ] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, II:769);29 fəcétəra [fəˈtʃeːtəra] f., a Campobasso (DAM, II:769); fəcétrə [fəˈtʃeːtrə] f., a Montagano del Sannio (CB) (D’ Alessio, Di Zinno, Frattolillo, 2003:87); ficiòtrə [fiˈtʃɔːtrə] f., a Pescara (DAM, 25 (DEDI, 164). (LEA, 225). 27 V. 34.3. 28 Il lessotipo ‘pizzàrda’ è diffuso non solo in Abruzzo ma anche nei dialetti marchigiani, toscani e romagnoli (DEDI, 339). 29 Il DAM segnala come i cacciatori di questa località confondano spesso il beccafico con la cesena (DAM, II:769). 26 12 Saggio onomasiologico II:769); pizzəcafíquərə [pittsəkaˈfiːkwərə] m., a Matrice (CB) e Ripamolisani (CB) (DAM, III:1567).30 Tipi lessicali: 1. ʻfucetolaʼ, 2. ʻpizzica fichiʼ. 14.1. ʻfucetolaʼ Il tipo lessicale ʻfucetolaʼ deriva dal lat. FICEDŬLA, ritenuto, forse per etimologia popolare, comp. di FICUS «fico» e tema di EDĔRE «mangiare».31 14.2. ʻpizzica fichiʼ Cfr. it. beccafico, comp. di beccare e fico, perché ghiotto di fichi. 15.0. CALANDRA: Melanocorypha calandra calandrèlla [kalanˈdrɛlla] f., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:69) e Campobasso (Brunale, 2001:69); calandrèllə [kalanˈdrɛllə] f., a Castiglione a Casauria (PE), Corvara (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1450); calandrónə [kalanˈdroːnə] m., a Ortona a Mare (CH) anche «uomo svelto, furbo, attivo» (DAM, I:374). Tipi lessicali: 1. ʻcalandraʼ. 15.1. ʻcalandraʼ V. 4.2. 16.0. CANAPIGLIA: Anas strepera còlla lònghə [ˈkɔlla ˈlɔŋgə] m., a Giulianova (TE) (DAM, III:1427). Tipi lessicali: 1. ʻcollo lungoʼ. 16.1. ʻcollo lungoʼ Il tipo lessicale ʻcollo lungoʼ costituisce un chiaro riferimento al collo di quest’ uccello. 17.0. CAPINERA: Sylvia atricapilla capənai̯rə [kapəˈnai ̯rə] f., a Bucchianico (CH) (DAM, I:418); capənéra [kapəˈneːra] f., a Bussi (PE) (DAM, I:418); capənérə [kapəˈneːrə] f., a Introdacqua (AQ), Francavilla al Nel Chietino, è frequente l’utilizzo della similitudine šta gné na fəcétələ «essere bello in carne come un beccafico» (DAM, II:769). 31 Cfr. 69.0. 30 13 Saggio onomasiologico Mare (CH) e Corvara (PE) (DAM, I:418); capanirə [kapaˈniːrə] f., a Canzano (TE) e Notaresco (TE) (DAM, III:1450); capənòrə [kapəˈnɔːrə] f., a Pianella (TE) (DAM, I:418); capunéra [kapuˈneːra] f., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:70); cicindèrrə [tʃitʃinˈdɛrrə] f., ad Alanno (PE) (DAM, I:484);32 fəciàtələ [fəˈtʃaːtələ] f., a Giulianova (TE) (DAM, II:769); pařřéllə [paɽˈɽellə] f., a Riccia (CB) (DAM, III:1450); patazzìnə [patatˈtsiːnə] f., a Gessopalena (CH) (DAM, III:1456); spənèlla [spəˈnɛlla] f., a Cercemaggiore (CB) (DAM, IV:2071). Tipi lessicali: 1. ʻcapineraʼ, 2. ʻcicindelaʼ, 3. ʻfucetolaʼ, 4. ʻparrellaʼ, 5. ʻpatazzinaʼ, 6. ʻspinellaʼ. 17.1. ʻcapineraʼ Cfr. it. capinera, comp. di capo e nero. 17.2. ʻcicindelaʼ V. 21.1. 17.3. ʻfucetolaʼ V. 14.1. 17.4. ʻparrellaʼ La voce ʻparrellaʼ sembrerebbe derivare dal lat. PARRA «upupa o civetta».33 17.5. ʻpatazzinaʼ Per quanto riguarda l’origine del termine ʻpatazzinaʼ, Giammarco propone due teorie: “A. da una base PAT/PET- con doppio suff., connesso a pi(t)tacium ʻcosa piccolaʼ. B. da potazzina ʻcincia piccolaʼ vc. senese con armonizz. vocal. o-a…a-a, connessa a puticchia ʻcinciallegraʼ, deverb. di puticchiare di orig. onomatop.”.34 17.6. ʻspinellaʼ Il tipo lessicale ʻspinellaʼ trae la propria motivazione dall’ abitudine delle capinere di nidificare tra gli arbusti. 18.0. CAPPELLACCIA: Galerida cristata cappəllutə [kappəlˈluːtə] f., a Sant’Omero (TE) (DAM, I:426) e Teramo (Savini, 1881:124); pagnògnərə [paˈɲɔːɲərə] f., a Introdacqua (AQ) anche «ragazza paffutella A Penne (PE), la capinera è presente in una locuzione avverbiale: fa a ccicindèrrə «gioco fanciullesco, simile all’ acchiappino» (DAM, I:484). Per Alanno (PE), il DAM registra la seguente filastrocca: cicindè, cicindè, / va pə l’acqua ə nən gə sé quandə; / arvì a la mamma té pòvəra; / pòvər’ a tté, pòvər’ a tté! «capinera, capinera, vai per acqua e non si sa quando, torna alla mamma tua povera, povera te! povera te!» (DAM, I:484). 33 Soppelsa, (2016:299). 34 (LEA, 425). 32 14 Saggio onomasiologico e di carnagione bianca» (DAM, III:1483); pəzzangapə [pəttsaŋˈgaːpə] f., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1532); tuppéssə [tupˈpessə] f., a Gambatesa (CB) (DAM, IV:2256); tuppèttə [tupˈpɛttə] f., ad Alanno (PE) (DAM, IV:2256). Tipi lessicali: 1. ʻcappellutaʼ, 2. ʻpagnoneraʼ, 3. ʻpezza in capoʼ, 4. ʻtuppusa / tupputaʼ. 18.1. ʻcappellutaʼ Il termine ʻcappellutaʼ rappresenta un chiaro riferimento al caratteristico ciuffo di piume sul capo di quest’uccello che fa pensare ad un cappello. 18.2. ʻpagnoneraʼ Secondo Giammarco, la voce ʻpagnoneraʼ deriverebbe “da pignə, lat. pinĕa, femm. sostantiv. dell'agg. pinĕus ʻattinente al pinoʼ, con allusione all’ abitudine dell’uccello di frequentare le pinete e cibarsi delle ʻpigneʼ.”35 18.3. ʻpezza in capoʼ Il lessotipo ʻpezza in capoʼ ricorda come la principale caratteristica della cappellaccia sia la sua cresta appuntita e spesso eretta. 18.4. ʻtuppusa / tupputaʼ Il tipo lessicale ʻtuppusa / tupputaʼ deriva dall’ abruzzese tuppə m. «crocchia di capelli» (DAM, IV:2256) e allude al ciuffo della cappellaccia.36 19.0. CARDELLINO: Carduelis carduelis capruššittə [kapruʃˈʃittə] m., a San Demetrio nei Vestini (AQ) (DAM, I:427); cardéllə [karˈdellə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:432); cardəgliuccə [kardəʎˈʎuttʃə] m., Salle (PE) (DAM, I:432); cardəllinə [kardəlˈliːnə] m., a Manoppello (AQ) (DAM, I:432); cardiɖɖə [karˈdiɖɖə] m., a Caramanico Terme (TE), Salle (TE), San Tommaso di Caramanico (PE) e San Vittorino di Caramanico (PE) (DAM, I:432); cardíəgghjə [karˈdiːəɈɈə] m., a Tocco da Casauria (PE) (DAM, I:432); cardíəjjə [karˈdiːəjjə] m., a Castiglione a Casauria (PE) (DAM, I:432); cardigliə [karˈdiʎʎə] m., a Bolognano (PE) e Pietranico (PE) (DAM, I:432); cardillə [karˈdillə] m., a Scanno (AQ), Castelmauro (CB), Montenero di Bisaccia (CB) e Macchia Valfortore (CB) (DAM, I:432), a Gessopalena (CH) anche «persona vivace» (Finamore, 1880:68), a Teramo (Savini, 1881:124), a Opi (AQ)37 e Vinchiaturo (CB) (Cortese, 1989:50)38; cardzillə [karˈdzillə] m., ad Alanno (PE), 35 Ibidem, 430. Cfr. (DEDI, 448). 37 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 38 Da Vinchiaturo (CB) proviene la seguente espressione: magnà cummə a nu cardillə «mangiare troppo poco» (Cortese, 1989:50). 36 15 Saggio onomasiologico Abbateggio (PE), Roccamorice (PE) e Scafa (PE) (DAM, I:432); chèrdillə [kɛrˈdillə] m., a Larino (CB) e Rotello (CB) (DAM, I:432); hardzəllittə [ɣardzəlˈlittə] m., a San Benedetto dei Marsi (AQ) (DAM, I:432); hardillə [ɣarˈdillə] m., a Città Sant’Angelo (PE) (DAM, I:432); jardzillə [jarˈdzillə] m., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, I:432).39 Tipi lessicali: 1. ʻcardelloʼ, 2. ʻcapo rossoʼ. 19.1. ʻcardelloʼ Il tipo lessicale ʻcardelloʼ deriva dal lat. *CARDELLU(M), rifacimento di CARDUELIS o CARDELIS, der. di CARDUUS «cardo». 19.2. ʻcapo rossoʼ La voce ʻcapo rossoʼ costituisce un chiaro riferimento al colore del piumaggio del cardellino. 20.0. CESENA: Turdus pilaris ciacià [tʃaˈtʃa] f., a San Giovanni Teatino (CH), Pescara e Silvi (TE)40 (DAM, I:544); ficiòtə [fiˈtʃɔːtə] f., a Pianella (PE) (DAM, II:769). Tipi lessicali: 1. ʻciaciàʼ, 2. ʻfucetolaʼ. 20.1. ʻciaciàʼ Il termine ʻciaciàʼ è di origine onomatopeica poiché imita il canto ripetitivo della cesena.41 20.2. ʻfucetolaʼ V. 14.1. 21.0. CINCIALLEGRA: Parus major cəcərəgnólə [tʃətʃərəˈɲoːlə] f., a Francavilla al Mare (CH), loc. va candènnə la cəcərəgnólə «va facendo pettegolezzi, dicendo male» (DAM, I:484); cəcərəgnuólə [tʃətʃərəˈɲwoːlə] m., a Valle Castellana (TE) anche «vezz. e fam., detto dalla madre al suo neonato» (DAM, I:484); cəcərəndèllə [tʃətʃərənˈdɛllə] f., a Città Sant’Angelo (PE) 39 In provincia di Campobasso il cardellino è presente in alcune similitudini: parə u chèrdillə «a chi è svelto» e parə u chèrdillə vèštardə «a chi è indolente» (DAM, I:432). A Silvi (TE), il DAM raccoglie la seguente filastrocca: saccə nu bbèllə nèidə di hardillə / nghə quattrə vrèccə dàindrə; / a nnə dècə sòtt’a li tàittərə, ca si nnò ci va la sirpə / ə dapù si li magnə «conosco un bel nido di cardellini con quattro uova dentro; e non dire sotto i tetti, ché se no ci va la serpe e se le mangia» (DAM, I:432). 40 A Silvi (TE) per ciacià si intende anche una «persona chiacchierona» (DAM, I:544). 41 Cfr. sic. cciaccià «cesena» (Lanaia, 2003:38). 16 Saggio onomasiologico (DAM, I:484);42 cicciallégrə [tʃittʃalˈleːgrə] f., a Pescara (DAM, I:561);43 cicərəgnólə [tʃitʃərəˈɲoːlə] f., a Raiano (Venanzio Fucinese, 2008:98); cicindèrrə [tʃitʃinˈdɛrrə] f., a Sambuceto (CH) e Pescara (DAM, I:484); condadzindzərə [kondaˈdzindzərə] f., a Castiglione da Casauria (PE) (DAM, I:683); contrandzindzərə [kontranˈdzindzərə] f., a Taranta Peligna (CH) (DAM, I:683); cucurəndzéndzələ [kukurənˈdzendzələ] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:639); curandzindzəla [kuranˈdzindzəla] f., a Venafro (IS) (DAM, I:683); cutərandzindzələ [kutəranˈdzindzələ] f., a Sambuceto (CH) e Castelli (TE) (DAM, I:683); cutrandzéndzərə [kutranˈdzendzərə] f., a Colledimacine (CH) (DAM, I:683); fucétulə [fuˈtʃeːtulə] f., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, II:769); parriacə [parˈrjaːtʃə] f., a Montepagano (TE) (DAM, III:1440).44 Tipi lessicali: 1. ʻcicindelaʼ, 2. ʻcinciallegraʼ, 3. ʻcodanzinzeraʼ, 4. ʻfucetolaʼ, 5. ʻparriaciaʼ. 21.1. ʻcicindelaʼ Il tipo lessicale ʻcicindelaʼ deriva dal lat. CICINDELA «lucciola». 21.2. ʻcinciallegraʼ Cfr. it. cinciallegra, comp. di cincia e allegra. 21.3. ʻcodanzinzeraʼ V. 34.2.45 21.4. ʻfucetolaʼ V. 14.1. 21.5. ʻparriaciaʼ V. abr. parluccə f., «picchio muraiolo», var. di parruccə incr. con parlà in riferimento al ʻcicaleccioʼ del picchio.46 22.0. CIUFFOLOTTO: Pyrrhula pyrrhula chjòvə [ˈcɔːvə] m., a Moscufo (PE) (DAM, I:540). Tipi lessicali: 1. ʻchiùʼ. A Città Sant’Angelo (PE) la voce cəcərəndèllə può indicare più genericamente tutte le cince (DAM, I:484). A Pescara il lessotipo cicciallégrə può essere riferito genericamente a tutte le cince (DAM, I:561). 44 AIS: scutandzindzəra (666 Roccasicura (IS) = cinciallegra. 45 In quasi tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ può designare anche la cutrettola (DAM, I:683). 46 (LEA, 419). 42 43 17 Saggio onomasiologico 22.1. ʻchiùʼ V. 6.0. 23.0. CIVETTA: Athene noctua cégliə frəddəlusə [ˈtʃeʎʎə frəddəˈluːsə] m., a Villetta Barrea (AQ)47; céllə da mmalanòttə [ˈtʃellə da mmalaˈnɔttə] m., a Colletorto (CB) (DAM, I:565); céllə mmalalènə [ˈtʃellə mmalaˈlɛːnə] m., a Montenero di Bisaccia (CB) (DAM, I:565); cèllə da mmalə chənzónə [ˈtʃɛllə da mmalə kənˈdzoːnə] m., a Ripamolisani (CB) anche «uccello del malaugurio» (Minadeo, 1955:15); cəsuèttə [tʃəsuˈɛttə] f., a Vittorito (AQ) (DAM, I:511); cəuétta [tʃəˈwetta] f., a Vinchiaturo (CB) (Cortese, 1989:38); cəuéttə [tʃəˈwettə] f., a Raiano (AQ) anche «donna civettuola» (Venanzio Fucinese, 2008:92); cəvétta [tʃəˈvetta] f., a Bugnara (AQ), Gioia dei Marsi (AQ), Pescocostanzo (AQ), Colledanchise (CB), Roccamandolfi (IS), Vastogirardi (IS) (DAM, I:580) e Opi (AQ)48; cəvòttə [tʃəˈvɔttə] f., a Tufillo (CH) (DAM, I:580); ciciuattə [tʃitʃuˈattə] f., a Civitaretenga (AQ) (DAM, I:564); ciciuètta [tʃitʃuˈɛtta] f., a Tempéra, fraz. di L’Aquila (DAM, I:564); ciciuvétta [tʃitʃuˈvetta] f., a Tione degli Abruzzi (AQ) (DAM, I:564); ciégliə də la malanóvə [tʃiˈeʎʎə də la malaˈnoːvə] m., a Corvara (PE) (DAM, I:565); ciéllə də malə aùrəjə [tʃiˈellə də malə aˈuːrəjə] m., a Civitacampomarano (CB) (DAM, I:565); ciuattə [tʃuˈattə] f., a Montenero di Bisaccia (CB) (DAM, I:580); ciuciuvétta [tʃutʃuˈvetta] f., ad Avezzano (AQ) e Paganica, fraz. di L’Aquila (DAM, I:564); ciuétta [tʃuˈetta] f., a Campobasso (Brunale, 2001:100), Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:8), Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:31) e Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:52); ciuéttə [tʃuˈettə] f., a Pacentro (AQ), Francavilla al Mare (CH), Bolognano (PE), Castiglione da Casauria (PE), Musellaro (PE), Pietranico (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, I:580); ciuhòttə [tʃuˈɣɔttə] f., a Tufillo (CH), Pescara e Bisenti (TE) (DAM, I:580); ciuwattə [tʃuˈwattə] f., a Roccavivara (CB), Campli (TE), Silvi (TE), Sant’ Omero e Teramo (DAM, I:580); ciuwétta [tʃuˈwetta] f., ad Agnone (IS) anche «donna civettuola» (Meo, 2003:87). Tipi lessicali: 1. ʻcivettaʼ, 2. ʻciucciuvettolaʼ, 3. ʻuccello della / del cattiva/o notte / luna / canzone / notizia / augurioʼ, 4. ʻuccello freddolosoʼ. 23.1. ʻcivettaʼ Cfr. it. civetta, voce onomatopeica poiché allude al verso di quest’uccello. 23.2. ʻciucciuvettolaʼ Il tipo lessicale ʻciucciuvettolaʼ possiede un’origine onomatopeica49 (Cfr. 12.2.). 47 Dato raccolto personalmente il 22-09-2017. Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 49 Cfr. (Soppelsa, 2016:141). 48 18 Saggio onomasiologico 23.3. ʻuccello della / del cattiva/o notte / luna / canzone / notizia / augurioʼ I vari determinativi alludono alle numerose credenze popolari che ritenevano le civette, così come altre specie di uccelli notturni, portatrici di sventura. Ad esempio, a Montenero di Bisaccia (CB), si credeva che la civetta portasse fortuna alla casa sulla quale si appollaiava per emettere il proprio verso ma portasse sfortuna alla casa verso la quale il suo grido era diretto (DAM, I:580).50 23.4. ʻuccello freddolosoʼ Forse la motivazione di questo lessotipo sarebbe da cercarsi nel verso della civetta, il quale, sembrerebbe quasi paragonabile ad un grido di lamento. 24.0. CODIBUGNOLO: Aegithalos caudatus codavatta [kodaˈvatta] f., a Sepino (CB) (DAM, III:1440); cotalónghə [kotaˈloŋgə] f., a Villa Celiera (PE) (DAM, I:608); cotalònghə [kotaˈlɔŋgə] m., a Spoltore (PE) e Silvi (TE) (DAM, I:608). Tipi lessicali: 1. ʻbatticodaʼ, 2. ʻcodilungoʼ. 24.1. ʻbatticodaʼ La voce codavatta costituisce il comp. di coda + vatta «batte» e allude ai movimenti della coda del codibugnolo. 24.2. ʻcodilungoʼ Il tipo lessicale ʻcodilungoʼ rappresenta un chiaro riferimento alla lunga coda di quest’uccello.51 25.0. CODIROSSO: Phoenicurus phoenicurus coafiamma [koaˈfjamma] f., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:8); codaròccia [kodaˈrɔttʃa] f., a Bussi (PE) (DAM, I:592); códaròscə [kodaˈrɔʃʃə] f., nel Chietino (DAM, I:592); cóvaròscia [kovaˈrɔʃʃa] f., a San Pelino, fraz. di Avezzano (AQ) (Raimo, 2000:119). Tipi lessicali: 1. ʻcodarossaʼ, 2. ʻcodafiammaʼ. 50 Da Castel di Sangro (AQ), proviene il seguente detto: ciuétta: trištə andó uarda, vïatə andó cə pósa «civetta: sfortuna verso chi guarda, fortuna dove si posa» (Marzano, 2014:52). Il medesimo detto è presente anche a Secinaro (AQ): ciciuvètta: viètə ònda sə pósa, trištə addò mira (DAM, I:564). Inoltre, in alcuni dialetti del Chietino viene utilizzato l’agg. cuccuvajjə «chi si appioppa in un luogo e si rende molesto» (DAM, I:636). 51 In quasi tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻcodilungoʼ può designare anche la cutrettola (DAM, I:608). 19 Saggio onomasiologico 25.1. ʻcodarossaʼ Cfr. it. codirosso (o codirossa), comp. di coda e rosso. 25.2. ʻcodafiammaʼ La voce ʻcodafiammaʼ costituisce il comp. di coda + fiamma e allude chiaramente al colore del piumaggio di quest’ uccello. 26.0. CODONE COMUNE: Anas acuta cudana [kuˈdaːna] f., a Giulianova (TE) (DAM, III:1427). Tipi lessicali: 1. ʻcodoneʼ. 26.1. ʻcodoneʼ Cfr. it. codone, accrescitivo di coda. 27.0. COLOMBACCIO: Columba palumbus culumbaccə [kulumˈbattʃə] m., a Pescasseroli (AQ) e Casalbordino (CH) (DAM, I:647); paləmmarə [paləmˈmaːrə] m., a Bellante (TE), Giulianova (TE) e Valle Castellana (TE) (DAM, III:1408); palummaccə [palumˈmattʃə] m., a Introdacqua (AQ), Campobasso, Pescara, Brittoli (PE), Castiglione a Casauria (PE), Pietranico (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1408); pərchjilə [pərˈciːlə] f., a Carunchio (CH) e Torrebruna (CH) (DAM, III:1504); tərchjalə [tərˈcaːlə] m., a Toro (CB) (DAM, IV:2202); tərchjèrə [tərˈcɛːrə] f., a Ripamolisani (CB) (DAM, IV:2202); turchjalə [turˈcaːlə] m., a Campodipietra (CB) (DAM, IV:2202). Tipi lessicali: 1. ʻpalombaccio / colombaccioʼ, 2. ʻtorchiaroʼ, 3. ʻperchiaʼ. 27.1. ʻpalombaccio / colombaccioʼ Le voci ʻpalombaccioʼ e ʻcolombaccioʼ costituiscono rispettivamente le forme accrescitive di palombo e colombo. 27.2. ʻtorchiaroʼ Per quanto riguarda l’origine del lessotipo ʻtorchiaroʼ,52 Ernesto Giammarco, all’ interno del LEA, si esprime nel seguente modo: “lat. reg. abr. +turcljalis deriv. da turtla forma con sincope di turtŭla, dim. di tŭrtur ‘tórtora’, col suff. -al|is con valore di ‘appartenente a ‘ ”.53 52 53 In alcune località abruzzesi e molisane, il lessotipo ʻtorchiaroʼ può indicare anche il piccione selvatico (DAM, IV:2258). (LEA, 692). 20 Saggio onomasiologico 27.3. ʻperchiaʼ Secondo Ernesto Giammarco, il termine pərchjilə deriva “dal lat. reg. *perchilis, da perca ʻpercaʼ, formaz. parallela a lat. reg. *percula, it. merid. pèrchia t. itt. pèrca”.54 28.0. COLOMBELLA: Columba oenas palummíəgliə [palumˈmiːəʎʎə] m., a Corvara (PE), Pietranico (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1408). Tipi lessicali: 1. ʻpalombelloʼ. 28.1. ʻpalombelloʼ Il lessotipo ʻpalombelloʼ costituisce la forma diminutiva di palombo. 29.0. CORNACCHIA GRIGIA: Corvus cornix ciàuia [ˈtʃaṷja] f., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:2); ciàujja [ˈtʃaṷjja] f., a Cese dei Marsi, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:127); ciàula [ˈtʃaṷla] f., a Campobasso (DAM, I:560), Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:51), Agnone (IS) (Meo, 2003:85) e Gessopalena (CH) (Finamore, 1880:76); ciàulə [ˈtʃaṷlə] f., a Tufillo (CH), Civitacampomarano (CB), Alanno (PE), a Corvara (PE) anche «donna pettegola» (DAM, I:560) e Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:97); ciàyuələ [ˈtʃaːɣwələ] f., a Campobasso (DAM, I:560)55 e Ripamolisani (Minadeo, 1955:13); ciàuələ [ˈtʃaṷələ] f., a Castiglione a Casauria (PE) (DAM, I:560) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:46); ciàvəla [ˈtʃaːvəla] f., a Opi (AQ)56; cicciacòlla [tʃittʃaˈkɔlla] f., a Luco dei Marsi (AQ) (DAM, III:1392); cièhulə [ˈtʃɛːɣulə] f., a Civitella Messer Raimondo (CH) (DAM, I:560); cocamarinə [kokamaˈriːnə] f., a Castelli (TE) (DAM, I:587); cuərnacchja [kwərˈnacca] f., a Opi (AQ)57; cuərnacchjə [kwərˈnaccə] f., a Civitacampomarano (CB), Ripabottoni (CB), Rotello (CB), San Martino in Pénsilis (CB) (DAM, I:673); curnacchjə [kurˈnacca] f., a L’ Aquila, Chieti, Campobasso, Pescara e Teramo (DAM, I:673); pəzzacchjə [pətˈtsaccə] f., a Palena (CH) (DAM, III:1531). Tipi lessicali: 1. ʻciavolaʼ, 2. ʻcicciacollaʼ, 3. ʻcocamarinaʼ, 4. ʻcornacchiaʼ, 5. ʻpezzachiaʼ. 54 Ibidem, 436. A Campobasso la cornacchia è presente all’ interno della seguente espressione: vócchə də ciàyuələ «chi ha la bocca grande che chiacchiera sempre» (DAM, I:560). 56 A Opi (AQ), per ciàvəla si intende anche la taccola. 57 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 55 21 Saggio onomasiologico 29.1. ʻciavolaʼ Il tipo lessicale ʻciavolaʼ, diffuso in tutto il Sud Italia, sembrerebbe costituire una voce onomatopeica.58 Invece, all’ interno di questo termine, Mario Alinei individua il composto parentelare cia «zia» – avola. Ciò permetterebbe al glottologo torinese di considerare il termine ʻciavolaʼ uno zoonimo totemico.59 29.2. ʻcicciacollaʼ V. 41.1. 29.3. ʻcocamarinaʼ V. 40.2. 29.4. ʻcornacchiaʼ Il lessotipo ʻcornacchiaʼ deriva dal lat. tardo CORNACŬLA(M), variante di CORNICŬLAM, dim. di CORNIX -ICIS «cornacchia». 29.5. ʻpezzacchiaʼ V. 37.2. 30.0. COTURNICE: Alectoris graeca pərnècə [pərˈnɛːtʃə] f., a Città Sant’ Angelo (PE), Spoltore (PE), Isola del Gran Sasso (AQ), Mosciano Sant’ Angelo (TE) e Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1508); pərnéicə [pərˈnei ̯tʃə] f., a Vittorito (AQ) (DAM, III:1508); pərnèicə [pərˈnɛi ̯tʃə] f., ad Altino (CH) e Carpineto Sinello (CH) (DAM, III:1508); pərnicə [pərˈniːtʃə] f., a L’ Aquila, Chieti, Campobasso (DAM, III:1508) e Opi (AQ)60; pərnicia [pərˈniːtʃa] f., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, III:1508); pərnócə [pərˈnoːtʃə] f., a Civitaretenga (AQ) (DAM, III:1508); pərnòicə [pərˈnɔi ̯tʃə] f., a Pietranico (PE) (DAM, III:1508); pərnóicə [pərˈnoi ̯tʃə] f., a Brittoli (PE), Pescosansonesco (PE) e Popoli (PE) (DAM, III:1508); pərnójəcə [pərˈnoːjətʃə] f., a Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1508); pirnicə [pirˈniːtʃə] f., ad Alfedena (AQ), Pescara e Teramo (DAM, III:1508); prənnicə [prənˈniːtʃə] f., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1508). Tipi lessicali: 1. ʻperniceʼ. 30.1. ʻperniceʼ Il termine ‘pernice’ deriva dal lat. PERDICE(M). 58 In Abruzzo, il termine ciàvələ f. indica anche la «farfalla diurna» (DAM, I:559-560). Inoltre, in Campania, Calabria e Sicilia, attraverso il lessotipo ʻciaulaʼ vengono indicati alcuni pesci della famiglia menidi (Lanaia, 2003:94). 59 Alinei, (1984:32). 60 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 22 Saggio onomasiologico 31.0. CORVO IMPERIALE: Corvus corax cəllónə [tʃəlˈloːnə] m., a Opi (AQ)61; còrbə [ˈkɔrbə] m., a Santa Barbara (CH) (DAM, I:665); córvə [ˈkorvə] m., a Opi (AQ)62, Alfedena (AQ), Avezzano (AQ), Fossa (AQ), Navelli (AQ), Pescocostanzo (AQ), Pescina (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), San Demetrio ne’ Vestini (AQ), Tione degli Abruzzi (AQ), Giuliano Teatino (CH) e Rosello (CH) (DAM, I:665); córvu [ˈkorvu] m., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila, Bazzano, fraz. di L’ Aquila, Lucoli (AQ), San Lorenzo, fraz. di Pizzoli (AQ), San Marco di Preturo (AQ), San Nicola, fraz. di Tornimparte (AQ) e Tempéra, fraz. di L’Aquila (DAM, I:665); cuórəvə [ˈkwoːrəvə] m., a Cansano (AQ), Introdacqua (AQ) e Montelongo (CB) (DAM, I:665); cuórvə [ˈkworvə] m., ad Anversa degli Abruzzi (AQ), Bugnara (AQ), Castel di Sangro (AQ), Vittorito (AQ), Campobasso, Castelmauro (CB), Civitacampomarano (CB), Campodipietra (CB), Montelongo (CB), Corvara (PE), Controguerra (TE), Garrufo, fraz. di Sant’ Omero (TE)63, Isernia (DAM, I:665), Agnone (IS) (Meo, 2003:177) e Casacalenda (CH) (Vincelli, 1995:54); cùrvənə [ˈkurvənə] m., a Isola del Gran Sasso (TE) (DAM, I:665). Tipi lessicali: 1. ʻcorvoʼ, 2. ʻuccelloneʼ. 31.1. ʻcorvoʼ Il tipo lessicale ʻcorvoʼ deriva dal lat. CŎRVU(M). 31.2. ʻuccelloneʼ A Opi (AQ), il termine cəllónə, forma accrescitiva di ʻuccelloʼ, indica il corvo o più genericamente gli uccelli predatori.64 32.0. CUCULO: Cuculus canorus aššə [ˈaʃʃə] m., a Carapelle Calvisio (AQ) (DAM, I:259); chəchjìulə [kəˈciːulə] m., a Corvara (PE) (DAM, I:638); chjichjilə [ciˈciːlə] m., a Città Sant’ Angelo (PE) (DAM, I:638); chjiculə [ciˈkuːlə] m., a Pescara e Villanova (PE) (DAM, I:638); chjòvə [ˈcɔːvə] m., a Castilenti (TE) (DAM, I:540); cucù [kuˈku] m., a Opi (AQ)65, Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:50) e Agnone (IS)66(Meo, 2003:91); cuccu [ˈkukku] m., a Bazzano, fraz. di L’ Aquila (DAM, I:636); cucculə [kukˈkuːlə] m., a Borgorose (RI)67 (DAM, I:636); 61 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 63 Da Sant’ Omero (TE) proviene la seguente espressione: nən zaccə né ccùrəvə ə nné ccurnacchjə «non sono niente» (DAM, I:665). 64 V. 70.0. 65 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 66 Da Agnone (IS), proviene questo proverbio: ssə canda ru cucù sə puónə səməndeà rə randìgnə «quando canta il cuculo si possono seminare i granoni» (Meo, 2003:91). 67 Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. Da questa località proviene il seguente detto: u cucculə va ffa l’óva a ju níu e j’ atri «il cuculo fa le uova nel nido degli altri» (DAM, I:636). 62 23 Saggio onomasiologico cuchéulə [kuˈkɛṷlə] m., ad Ari (CH) e Roccavivara (CB) (DAM, I:638); cuculə [kuˈkuːlə] m., a L’ Aquila, Ortona a Mare (CH), Rosello (CH), Sambuceto (CH), Campodipietra (CB), Vastogirardi (IS), Roccamorice (PE), Spoltore (PE), Castelli (TE) e Silvi (TE) (DAM, I:638);68 cucullə [kuˈkullə] m., ad Abbateggio (PE) (DAM, I:638); cuculu [kuˈkuːlu] m., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila (DAM, I:638).69 Tipi lessicali: 1. ʻascioʼ, 2. ʻcuculoʼ, 3. ʻchiùʼ. 32.1. ʻascioʼ La voce ʻascioʼ deriva dal lat. AXIO «gufo».70 32.2. ʻcuculoʼ Il tipo lessicale ʻcuculoʼ deriva dal lat. CŬCŪLU(M), voce onomatopeica.71 32.3. ʻchiùʼ V. 6.1. 33.0. CULBIANCO: Oenanthe oenanthe cotabiånghə⁽72⁾ [kotaˈbjoŋgə] f., a Vasto (CH) (DAM, I:608); culuchjórtə [kuluˈcortə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:647); paššapècurə [paʃʃaˈpɛːkurə] m., a Bellante (TE) (DAM, III:1443); prətaròlə [prətaˈrɔːlə] m., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, III:1592); prətatòrə [prətaˈtɔːrə] m., a Castelli (TE) (DAM, III:1592); scacazza bbədèndə [skaˈkattsa bbəˈdɛndə] m., a Villalfonsina (CH) (DAM, IV:1850); scòngəca bbədèndə [ˈskɔndʒəka bbəˈdɛndə] m., a Casalbordino (CH) (DAM, IV:1934). Tipi lessicali: 1. ʻcodabiancaʼ, 2. ʻculostortoʼ, 3. ʻpasce pecoreʼ, 4. ʻpietraioloʼ, 5. ʻsporca bidenteʼ. A Cerqueto, fraz. di Fano Adriano (TE) e Pietracamela (TE), il termine cuculə indica anche il ‘pepe’ poiché si ritiene che quest’ uccello provenga dall’ India e si nutra di pepe (DAM, I:638). Inoltre, a Guardialfiera (CB), per cuculə si intende anche ʻragazzoʼ. 69 AIS: chəcurə (666 Roccasicura (IS), cucur(ə) (637 Capestrano (AQ), gugulə (615 Leonessa, oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 in provincia di L’ Aquila) = cuculo. 70 (LEA, 59). 71 Il cuculo è presente in svariate massime e strofette abruzzesi: ci a candatə lu cuculə? «ci ha cantato il cuculo?», riferito ad un lavoro che non finisce mai (Chietino) (DAM, I:638); ci a candatə lu cuculə, sòrta mé pərdutə «ci ha cantato il cuculo, sorte mia perduta», riferito alle ragazze non maritate (Chietino) (DAM, I:638); uannə j attòcchə a ji rəpijà lu cuculə «quest’ anno gli tocca andare a riprendere il cuculo», riferito nei confronti di chi sposa donne di mala fama (Chietino) (DAM, I:638); cucula mò cucù / chə la pènna d’ órə n gulə / chə la pènna rumanèllə, / pə cquand’ annə sò zzətèllə? «cuculo adesso cucù / con la penna d’ oro in culo / con la penna romanella / per quanti anni sono zitella?» a Gessopalena (CH) (DAM, I:638); cu cu cacciafójə / quandə ci armaštə pə ppijì la mójə? «cucù caccia foglia/ quanto ci è rimasto per prendere la moglie?» oppure cu cu cacciardichə / quandə ci armaštə pə ppijì la maritə? «cucù caccia ortica / quanto ci è rimasto per prendere marito?» a Carpineto della Nora (PE) (DAM, I:638). 72 Giammarco, mediante il simbolo å indica la vocale posteriore semichiusa arrotondata [o]. 68 24 Saggio onomasiologico 33.1. ʻcodabiancaʼ Il termine ʻcodabiancaʼ rappresenta un chiaro riferimento al colore del piumaggio del culbianco. 33.2. ʻculostortoʼ La voce ʻculostortoʼ allude alla postura della coda di quest’uccello. 33.3. ʻpasce pecoreʼ Il tipo lessicale ʻpasce pecoreʼ trova forse la sua motivazione in una credenza popolare che attribuisce al culbianco l’abitudine di cercare il cibo fra i pascoli, a poca distanza dalle mandrie pascolanti. 33.4. ʻpietraioloʼ Il lessotipo ʻpietraioloʼ si riferisce all’ abitudine di questa specie di frequentare le pietraie. 33.5. ʻsporca bidenteʼ La voce scacazza / scòngəca bbədèndə costituisce il comp. di scacazza / scòngəca «sporca» + bbədèndə «bidente» e allude all’ abitudine del codibugnolo di lasciare le feci sul bidente, dove sarebbe solito posarsi.73 34.0. CUTRETTOLA: Motacilla Flava artétəchə [arˈteːtəkə] f., nel Chietino (DAM, I:256); coandzìndzara [koanˈdzindzara] f., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:95); coandzìndzola [koanˈdzindzola] f., a Pìzzoli (AQ) (Gioia, 1994:162); codandzìndzara [kodanˈdzindzara] f., ad Agnone (IS) anche «persona che mostri un’ agilità irrequieta ma graziosa» (Meo, 2003:87); codërandzìndzëra [kodəranˈdzindzəra] f., a Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:52); cotadindzèndzərə [kotadinˈdzɛndzərə] f., nel Chietino (DAM, I:608); cotalónghə [kotaˈloŋgə] f., a Villa Celiera (PE) e Santa Barbara (CH) (DAM, I:608);74 cotarindzìndzola [kotarinˈdzindzola] f., a Roccavivi San Vincenzo (AQ) (DAM, I:608);75 covandzìndzola [kovanˈdzindzola] f., a San Pelino, fraz. di Avezzano (AQ) (Raimo, 2000:119); cudaiddzìddzëra [kudaiˈddziddzəra] f., a Opi (AQ) anche «persona irrequieta»;76 cutrəndzíndzələ [kutrənˈdzindzələ] f., a Raiano (AQ) anche «persona vivace» (Venanzio Fucinese, 2008:116); paštërélla [paʃtəˈrella] f., a Opi (AQ)77; pasturèllə [pastuˈrɛllə] f., a Crognaleto (TE) (DAM, III:1455); šcoandzíndzera [ʃkoanˈdzindzera] f., a Carsoli (AQ) e Tagliacozzo (AQ) (DAM, IV:1932); 73 (LEA, 536). In queste località, il tipo lessicale ʻcodalongaʼ può designare anche il codibugnolo (DAM, I:608). 75 In questa località, il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ può designare anche la ballerina bianca (DAM, I:608). 76 Dato raccolto personalmente il 14-08-2017. 77 Dato raccolto personalmente il 14-08-2017. 74 25 Saggio onomasiologico scótandzíndzəřa [skotanˈdzindzəɽa] f., a Rocchetta al Volturno (IS) (DAM, IV:1937); scutazzə [skuˈtattsə] f., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:1966); tardacillə [tardaˈtʃillə] m., a Silvi (TE) (DAM, IV:2183); uárdïapùorcə⁽78⁾ [wardɨaˈpuːortʃə] m., a Pietranico (PE) (DAM, IV:2269). Tipi lessicali: 1. ʻartetecaʼ, 2. ʻcodanzinzeraʼ, 3. ʻcodalungaʼ, 4. ʻpastorellaʼ, 5. ʻscodazzaʼ, 6. ʻtardacillaʼ, 7. ʻguardia porciʼ. 34.1. ʻartetecaʼ Questo nome deriva dal termine abr. artétəchə f. «irrequietezza naturale, vivacità eccessiva dei bambini» (DAM, I:256) e allude ai rapidi movimenti della cutrettola. 34.2. ʻcodanzinzeraʼ Il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ costituisce il comp. di coda + ndzìndzula, dal tema deverb. di ndzindzulà «scuotere». Il lessotipo ʻcodanzinzeraʼ è particolarmente diffuso nell’ area abruzzese occidentale così come in area umbra, napoletana ed irpina (LEA, 195-196).79 34.3. ʻpastorellaʼ La voce ʻpastorellaʼ trova probabilmente la sua motivazione nell’ abitudine di quest’ uccello di cibarsi dei parassiti che infestano il pelo degli animali da pascolo. Tuttavia, Alfio Lanaia, all’ interno di Ornitonimia etnea, ricorda come la categoria degli uccelli che cercano il loro pasto fra i pascoli può sembrare casuale: “se, per ipotesi, inseriamo il nostro tipo lessicale80 in un areale più ampio, incontriamo la stessa motivazione applicata ad animali e uccelli diversi, soprattutto alcuni motacillidi81 (…). Oltre ad alcuni uccelli, il tipo bovaro designa in Sicilia la costellazione dell’Orsa maggiore, (…) e che prende il nome di vuiàra, stidda di lu vuiàru / bbuvaru o stidda di lu picuraru, uaccaru, e dell’Orsa minore (…). Ci sarebbe, dunque, la possibilità di inserire il nostro tipo lessicale fra quelli che Riegler chiama casi di metamorfosi e cioè un residuo del totemismo, o meglio di quella ideologia agro-pastorale che si diffuse a partire dal Neolitico.”82 34.4. ʻscodazzaʼ Il termine ʻscodazzaʼ deriva da coda e rappresenta un chiaro riferimento ai veloci movimenti della coda della cutrettola. 78 Giammarco, mediante il simbolo ï indica la vocale centrale chiusa non arrotondata [ɨ]. V. 11.0.; 21.0. 80 In questo caso, Alfio Lanaia analizza il lessotipo ‘bovaro’, utilizzato in alcune località dell’area etnea per riferirsi indistintamente sia al chiurlo maggiore che al chiurlo piccolo. 81 Alfio Lanaia si riferisce alle denominazioni della cutrettola, della ballerina bianca e della ballerina gialla in Italia settentrionale e centro-meridionale. 82 Lanaia, (2003:38-39). 79 26 Saggio onomasiologico 34.5. ʻtardacillaʼ Il tipo lessicale ʻtardacillaʼ costituisce il comp. di tardə «tordo», var. di tórdə + cillə «uccello».83 34.6. ʻguardia porciʼ V. 34.3. 35.0. FAGIANO: Phasianus colchicus faggènə [fadˈdʒɛːnə] m., a Città Sant’ Angelo (PE), Cepagatti (PE) e Penne (PE) (DAM, I:750); faggianə [fadˈdʒaːnə] m., a Cansano (AQ), Introdacqua (AQ), Campodipietra (CB), Popoli (PE) e Scafa (PE) (DAM, I:750); faggianu [fadˈdʒaːnu] m., a Bazzano, fraz. di L’ Aquila (DAM, I:750); fašanə [faˈʃaːnə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:750). Tipi lessicali: 1. ʻfagianoʼ. 35.1. ʻfagianoʼ Il tipo lessicale ʻfagianoʼ deriva dal lat. PHASIANU(M), dal gr. phasianós, propr. «(uccello) del Fasi», fiume della Colchide, storica e mitica regione sulla costa orientale del Mar Nero. 36.0. FALCO (termine usato genericamente per i falconidi, soprattutto per quelli di piccole dimensioni) falcunéttə [falkuˈnettə] m., a Raiano (AQ), Sulmona (AQ) e Francavilla al Mare (CH) (DAM, II:752);84 falcunoéttə [falkunoˈettə] m., a Castiglione Messer Marino (CH) (DAM, II:752); fàləchə [ˈfaːləkə] m., a Castel di Sangro (AQ), Introdacqua (AQ), Francavilla al Mare (CH), San Vito Chietino (CH), Taranta Peligna (CH), Scafa (PE) e Mosciano Sant’ Angelo (TE) (DAM, II:752); faləcunuattə [faləkunuˈattə] m., a Santa Barbara (CH) (DAM, II:752); falchə [ˈfalkə] m., a Gioia dei Marsi (AQ), Goriano Sicoli (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Poggio Picenze (AQ), San Benedetto dei Marsi (AQ) (DAM, II:752) e Opi (AQ)85; falchənéttə [falkəˈnettə] m., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:87);86 falchìttə [falˈkittə] m., a Opi (AQ)87; fàlicu [ˈfaːliku] m., a Bazzano, fraz. di L’ Aquila e Tempéra, fraz. di L’ Aquila (DAM, II:752); fargo [ˈfargo] m., ad Antrosano, fraz. di Avezzano (AQ), Massa d’ Albe (AQ), Magliano dei Marsi (AQ), Scurcola Marsicana (AQ) (DAM, II:752) e Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:39); farghétto [farˈgetto] m., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:109); fargu [ˈfargu] m., 83 (LEA, 663). In queste località, il tipo lessicale ʻfalconettoʼ designa genericamente gli uccelli predatori (DAM, II:752). 85 Dato raccolto personalmente il 14-08-2017. 86 Ad Agnone (IS), il tipo lessicale ʻfalconettoʼ designa genericamente gli uccelli predatori (Meo, 2003:87). 87 Dato raccolto personalmente il 14-08-2017. 84 27 Saggio onomasiologico ad Arischia, fraz. di L’ Aquila e Borgorose (RI)88 (DAM, II:752); félchə [ˈfelkə] m., a Bugnara (AQ) (DAM, II:752). Tipi lessicali: 1. ʻfalco / fachetto / falconettoʼ. 36.1. ʻfalco / fachetto / falconettoʼ Il lessotipo ʻfalcoʼ e le sue forme diminutive ʻfachetto / falconettoʼ derivano dal lat. FALCONE(M). 37.0. FALCO DI PALUDE: Circus aeruginosos aštólə də pandanə [aˈʃtoːlə də panˈdaːnə] m., a Termoli (CB) (DAM, I:270); pəzzacchjə [pətˈtsaccə] m., a Casoli (CH) (DAM, III:1531). Tipi lessicali: 1. ʻastore di pantanoʼ, 2. ʻpezzachioʼ. 37.1. ʻastore di pantanoʼ Il determinativo ʻdi pantanoʼ allude chiaramente all’habitat del falco di palude. 37.2. ʻpezzacchioʼ Cfr. it. bozzago «poiana». Dal provenz. buzac, deriv. del lat. BUTĔO -ŌNIS.89 38.0. FALCO PELLEGRINO: Falco peregrinus falchéunə [falˈkeṷnə] m., a Popoli (PE) (DAM, II:752); faləcónə [faləˈkoːnə] m., a Chieti e Francavilla al Mare (CH) (DAM, II:752); falgàunə [falˈgaṷnə] m., a Corvara (PE) (DAM, II:752); falicunə [faliˈkuːnə] m., a Loreto Aprutino (CH) (DAM, II:752); luprəcèllə [luprəˈtʃɛllə] m., a Petacciato (CB) (DAM, III:1785); ruprəššèllə [ruprəʃˈʃɛllə] m., a Montenero di Bisaccia (CB) e Termoli (CB) (DAM, III:1785). Tipi lessicali: 1. ʻfalconeʼ, 2. ʻlupo degli uccelliʼ. 38.1. ʻfalconeʼ V. 36.0.90 38.2. ʻlupo degli uccelliʼ Questo termine allude chiaramente alle abitudini predatorie di quest’uccello.91 Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. Cfr. (LEA, 443). 90 Nelle località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻfalconeʼ designa anche il gheppio (DAM, II:752). 91 Cfr. (LEA, 304). 88 89 28 Saggio onomasiologico 39.0. FRINGUELLO: Fringilla coelebs avəcéllə [avəˈtʃellə] m., a Opi (AQ) (DAM, I:277) e Bisegna (AQ) (DAM, IV:2402); aucégliə [auˈtʃeʎʎə] m., a Sepino (CB) e San Giuliano del Sannio (CB) (DAM, IV:2402); cəgliuccə [tʃeʎˈʎuttʃə] m., a Cocullo (AQ) (DAM, IV:2402); cəlléttə [tʃəlˈlettə] m., a Celano (AQ) (DAM, IV:2402); cijjuccə [tʃijˈjuttʃə] m., a Tione degli Abruzzi (AQ) (DAM, IV:2402); fərləngallə [fərləŋˈgallə] m., a Civitella Messer Raimondo (CH) (DAM, II:786); fərlənghéllə [fərləŋˈgellə] f., a Chieti e Pescosansonesco (PE) (DAM, II:786); fraffaréllə [fraffaˈrellə] m., a Monacilioni (CB) (DAM, II:822); franghillo [fraŋˈgillo] m., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:113); franguillə [fraŋˈgwillə] f., a Sulmona (AQ) (DAM, II:834); frənguégliə [frəŋˈgweʎʎə] f., a Gioia dei Marsi (AQ) (DAM, II:834); frənguèllə [frəŋˈgwɛllə] f., a Castel di Sangro (AQ), Collepietro (AQ), Trasacco (AQ), Francavilla al Mare (CH), Gambatesa (CB), Rotello (CB), Bussi (PE), Manoppello (PE), Pianella (PE), Roccamorice (PE) e Scafa (PE) (DAM, II:834); fringuéjjə [friŋˈgwejjə] f., ad Assergi, fraz. di L’ Aquila (DAM, II:834); fringuéjjo [friŋˈgwejjo] m., a Cese, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:169); fringuéjju [friŋˈgwejju] f., a Bazzano, fraz. di L’ Aquila e Tempéra, fraz. di L’ Aquila (DAM, II:834); pécorarèlla [pecoraˈrɛlla] f., a Pescocanale (AQ) (DAM, III:1472); šbuciafrattə [ʃbutʃaˈfrattə] m., a Collelongo (AQ) (DAM, IV:1847); dzəpì [dzəˈpi] m., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, IV:2402); dzəpìətrə [dzəˈpiːətrə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, IV:2402). Tipi lessicali: 1. ʻuccello / uccellettoʼ, 2. ʻfringuelloʼ, 3. ʻpecorarellaʼ, 4. ʻbuca cespugliʼ, 5. ʻzio pietroʼ. 39.1. ʻuccello / uccellettoʼ Il tipo lessicale ʻuccello / uccellettoʼ deriva dal lat. tardo AUCĔLLU(M), da *AVICELLUM, AVICELLA, dim. di AVIS «uccello». 39.2. ʻfringuelloʼ Cfr. it. fringuello, dal lat. FRINGUĬLLU(M). 39.3. ʻpecorarellaʼ La voce ʻpecorarellaʼ potrebbe forse trovare la sua motivazione nell’ abitudine di quest’uccello di cercare il cibo fra i pascoli, a poca distanza dalle mandrie pascolanti. 39.4. ʻbuca cespugliʼ V. 76.1. 39.5. ʻzio Pietroʼ Secondo Ernesto Giammarco, la voce ʻzio Pietroʼ sarebbe il frutto di un’etimologia popolare che avrebbe reinterpretato la precedente formazione di 29 Saggio onomasiologico origine onomatopeica.92 Invece, all’ interno di questo termine, Mario Alinei individua il composto parentelare zì «zio» – Pietro. Ciò permetterebbe al glottologo torinese di considerare il termine ʻzio Pietroʼ uno zoonimo totemico.93 40.0. GABBIANO (termine usato genericamente per tutti i laridi) cajanə [kaˈjaːnə] f., a Pescara (DAM, III:371); cajènə [kaˈjɛːnə] f., a Ortona a Mare (CH) e Vasto (CH) (DAM, III:371); cocamarinə [kokamaˈriːnə] m., a Villamagna (CH), Villanova (PE) e Pineto (TE) (DAM, I:587); cucalə [kuˈkaːlə] f., a Giulianova (TE) e Tortoreto (TE) (DAM, I:632); cuchèlə [kuˈkɛːlə] f., a Vasto (CH) (DAM, I:632). Tipi lessicali: 1. ʻcaianaʼ, 2. ʻcocamarinaʼ, 3. ʻcocaleʼ. 40.1. ʻcaianaʼ Cfr. it. gabbiano, dal lat. GAVIA, che aveva lo stesso significato. 40.2. ʻcocamarinaʼ Per quanto riguarda l’etimologia della forma ʻcocamarinaʼ, Ernesto Giammarco si esprime nel seguente modo: “comp. di coca- vc. imitat. da una serie co…co e marinə ʻdella spiaggiaʼ ”.94 40.3. ʻcocaleʼ Sull’ origine della voce ʻcocaleʼ, Manlio Cortelazzo, nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “I pareri si dividono tra un’origine onomatopeica dal grido dell’uccello cò, crò e una derivazione dal greco kaukalías ʻnome di un uccello non identificatoʼ ”.95 41.0. GAZZA: Pica pica áddzələ [ˈaddzələ] f. a Ofena (AQ) (DAM, III:1550);96 ciacciaccólə [tʃattʃakˈkoːlə] f., a Pratola Peligna (AQ), Francavilla al Mare (CH), Cepagatti (PE), Manoppello (PE) e Villanova (PE) (DAM, I:544); ciacciacólə [tʃattʃaˈkoːlə] f., a Gessopalena (CH), Guardiagrele (CH), Alanno (PE), Abbateggio (PE), Cepagatti (PE), Civitaquana (PE), Corvara (PE), Castiglione a Casauria (PE) e Spoltore (AQ) (DAM, I:544); ciacciaccólla [tʃattʃakˈkolla] f., a San Benedetto in Perillis (AQ) (DAM, I:544); ciacciacórə [tʃattʃaˈkoːrə] f., a Introdacqua (AQ) e Ari (CH) (DAM, I:544); ciacciachéulə [tʃattʃaˈkeṷlə] f., a Vasto (CH) (DAM, I:544); ciarciacóla [tʃartʃaˈkoːla] f., a Bussi (PE) 92 Ibidem, 736. Alinei, (1984:6-7, 27, 42-43). 94 (LEA, 187). 95 (DEDI, 152). 96 Ad Ofena (AQ), il termine áddzələ designa anche la ghiandaia (DAM, III:1550). 93 30 Saggio onomasiologico (DAM, I:555); ciàula [ˈtʃaṷla] f., a Teramo (DAM, I:560); cicciacòla [tʃittʃaˈkɔːla] f., a Cese, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:128); cicciacòva [tʃittʃaˈkɔːva] f., a San Pelino, fraz. di Avezzano (AQ) (Raimo, 2000:119); ciucciacólə [tʃuttʃaˈkoːlə] f., a Villa Celiera (PE) (DAM, I:544); ciucciacórə [tʃuttʃaˈkoːrə] f., a Pescara (DAM, I:544); colacó [kolaˈko] f., a Cantalupo nel Sannio (IS) (DAM, I:595); colacóla [kolaˈkoːla] f., a Venafro (IS) (DAM, I:595); cólə [ˈkoːlə] f., a Ortona a Mare (CH), Bisenti (TE), Campli (TE), Cermignano (TE), Castelli (TE), Silvi (TE) e Sant’ Omero (TE) (DAM, I:595); cóliə [ˈkoːljə] f., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, I:595); yaddzə [ˈɣaddzə] f. a Manoppello (PE) (DAM, II:868); paggiana [padˈdʒaːna] f., a Campodipietra (CB) (DAM, III:1392); pəcazza [pəˈkattsa] f., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:177); péchə [ˈpeːkə] f., a Roccamontepiano (CH), Cepagatti (PE)97, Penne (PE) e Silvi (TE) (DAM, III:1550); péichə [ˈpeikə] f., a Corvara (PE) (DAM, III:1550); pica [ˈpiːka] f., ad Anversa degli Abruzzi (AQ), Bisegna (AQ), Bugnara (AQ), Castel del Monte (AQ), Carsoli (AQ), Cocullo (AQ), Castrovalva (AQ), Frattura, fraz. di Scanno (AQ), Luco dei Marsi (AQ), Ofena (AQ), Ortucchio (AQ), Scanno (AQ), Tagliacozzo (AQ),98 Villalago (AQ), Villa Santa Lucia (AQ), Campodipietra (CB), Castropignano (CB), Colli al Volturno (IS), Miranda (AQ), Molise (AQ), Pesche, fraz. di Isernia, Pizzone (IS), Scapoli (IS), Sepino (CB), Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1550), a Campobasso (Brunale, 2001:255), a Gessopalena (CH) anche «persona ciarliera» (Finamore, 1880:138); pichə [ˈpiːkə] f., a Cansano (AQ), Introdacqua (AQ), Filetto (CH), Francavilla al Mare (CH), Ortona a Mare (CH)99, San Martino sulla Marrucina (CH), Campobasso, Cercepiccola (CB), Carpinone (IS), Frosolone (IS), Gambatesa (CB), Gildone (CB), Pietracatella (CB), Ripamolisani (CB), Riccia (CB), Toro (CB), Tufara (CB), Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE), Pescara, Serramonacesca (PE), Ancarano (TE) (DAM, III:1550) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:149); pichə marəiólə [ˈpiːkə marəˈjoːlə] f., a Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:149); pichə mariólə [ˈpiːkə maˈrjoːlə] f., a Provvidenti (CB) (DAM, III:1550); póchə [ˈpoːkə] f., a Tufillo (CH) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1550); póica [ˈpoika] f., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:177); puchə [ˈpuːkə] f., a Brittoli (PE), Montebello di Bertona (PE) e Bisenti (TE) (DAM, III:1550); šcoàzza [ʃkoˈattsa] f., a Tagliacozzo (AQ) (DAM, IV:1932)100. Tipi lessicali: 1. ʻ(ciaccia)cola / cola(cola)ʼ, 2. ʻgazza / gazzolaʼ, 3. ʻciavolaʼ, 4. ʻpaggianaʼ, 5. ʻpica (mariola)ʼ, 6. ʻscodazzaʼ. A Cepagatti (PE), la gazza è presente all’ interno della seguente espressione: mə simbrə na pechə «sei un chiacchierone» (DAM, III:1550). 98 A Tagliacozzo (AQ), il tipo lessicale ʻpicaʼ indica anche la ghiandaia (Blasetti, 1978:68). 99 Da Ortona a Mare (CH) proviene l’espressione nin fè la pichə «non fare cattivo augurio» (DAM, III:1550). 100 A Tagliacozzo (AQ), il termine šcoàzza indica anche la ghiandaia (DAM, IV:1932). 97 31 Saggio onomasiologico 41.1. ʻ(ciaccia)cola / cola(cola)ʼ Il tipo lessicale ʻ(ciaccia)colaʼ costituisce il comp. di ciaccia + cola. Se per il primo elemento è possibile ipotizzare un’origine onomatopeica101, per il secondo si può individuare una derivazione dal nome proprio (Ni)cola. In merito a quest’ ultimo, Ernesto Giammarco afferma che “il 2° elemento cólə da pers. rientra nella serie di antroponimi utilizzati nella terminologia pop. che attribuisce a piante e animali qualità umane”102. Invece, riguardo al tipo ‘cola(cola)ʼ, il glottologo abruzzese continua dicendo che “esso può rendersi anche autonomo, ma preferisce reduplicarsi per l’instabilità della sua autonomia”.103 Inoltre, il tipo lessicale ʻcolaʼ contribuisce alla formazione di altri zoonimi di area meridionale, quali il campano (irpino) cola ‘gatto’ e i calabresi cola ‘maiale’ e (zu) cola ‘lupo (lett. zio Nicola)’.104 41.2. ʻgazzaʼ Dall’ it. gazza, a sua volta probabilmente dal lat. GAIA, nome proprio (Gaia) dato scherz. alla gazza. 41.3. ʻciavolaʼ V. 29.1. 41.4. ʻpaggianaʼ Cfr. venez. pogiana, it. poiana.105 41.5. ʻpica (mariola)ʼ La voce ‘pica’ deriva dal lat. PICA.106 Per quanto riguarda la forma ʻpica mariolaʼ, questa è stata creata sul modello dell’it. gazza ladra.107 41.6. ʻscodazzaʼ V. 34.4. 42.0. GERMANO REALE: Anas platyrhyncos capəvardə [kapəˈvardə] m., a Bellante (TE), Campli (TE) e Mosciano Sant’ Angelo (TE) (DAM, III:1427)108; capəvèrdə [kapəˈvɛrdə] m., a Chieti (DAM, I:421); capovérdə [kapoˈverdə] m., a Carsoli (AQ), Sante Marie (AQ) e Tagliacozzo (DAM, III:1427); 101 (LEA, 12). Ibidem, 166. 103 Ib., 166. 104 (DEDI, 153). 105 (LEA, 408). 106 Nelle località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻpicaʼ designa anche la ghiandaia (DAM, III:1550). 107 Nel Chietino, è diffusa l’espressione pijà na pichə «ubriacarsi» (DAM, III:1550). Inoltre, per Villanova (PE), il DAM registra il seguente detto: carta candə ə ppica sònə «carta canta e villan dorme» (DAM, III:1550). 108 A Bellante (TE), Campli (TE) e Mosciano Sant’ Angelo (TE) il termine capəvardə indica nello specifico il maschio del germano reale (DAM, III:1427). 102 32 Saggio onomasiologico capəvirdə [kapəˈvirdə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1427);109 mallarda [malˈlarda] f., a Venafro (IS) (DAM, II:1154); mallardə [malˈlardə] m., a Campodipietra (CB) (DAM, II:1058)110; məllardə [məlˈlardə] m., a Pescara anche «un buono a nulla» (DAM, II:1154), a Opi (AQ) anche «uomo fiacco»111; millardə [milˈlardə] m., a Villanova, fraz. di Cepagatti (PE) (DAM, II:1058)112; mməllardə [mməlˈlardə] m., a Sambuceto (CH) (DAM, III:1427); mullèrdə [mulˈlɛrdə] m., a Roccacasale (AQ) (DAM, III:1427); pápaɽa salvággia [ˈpaːpaɽa salˈvaddʒa] f., a Cerro al Volturno (IS) e Vastogirardi (IS) (DAM, III:1427); pápərə səlvátichə [ˈpaːpərə səlˈvaːtikə] f., a Gessopalena (CH) (DAM, III:1427). Tipi lessicali: 1. ʻcapoverdeʼ, 2. ʻmellardoʼ, 3. ʻpapera selvatica / selvaggiaʼ. 42.1. ʻcapoverdeʼ Il tipo lessicale ʻcapoverdeʼ, comp. di capo e verde, costituisce un chiaro riferimento al colore del capo di quest’uccello. 42.2. ʻmellardoʼ Il termine ʻmallardoʼ deriva dal fr. malard, voce di origine fiamminga. Questo tipo lessicale è diffuso nei dialetti abruzzesi e molisani e può indicare il germano reale, la marzaiola oppure le anatre selvatiche in generale.113 42.3. ʻpapera selvatica / selvaggiaʼ L’ agg. ʻselvatica / selvaggiaʼ viene adoperato per distinguere quest’anatra selvatica da quella domestica. 43.0. GHEPPIO: Falco tinnunculus farghìttu [farˈgittu] m., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:11)114; šgraffacillə [ʃgraffaˈtʃillə] m., a Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2026)115; štorillə [ʃtoˈrillə] m., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, IV:2125). Tipi lessicali: 1. ʻfalchettoʼ, 2. ‘acchiappa uccelli’, 3. ʻastoreʼ. 43.1. ʻfachettoʼ V. 36.0.; 38.1. 109 A Torano Nuovo (TE) la voce capəvirdə indica nello specifico il maschio del germano reale (DAM, III:1427). A Campodipietra (CB) il termine mallardə indica anche la marzaiola e l’oca (DAM, II:1058). 111 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 112 A Villanova (PE) il termine millardə indica sia la marzaiola che l’oca (DAM, II:1058). 113 Anche nel napoletano il termine mallarda può riferirsi alle anatre selvatiche in generale (Soppelsa, 2016:237). 114 A Pietrasecca, il termine farghìttu viene utilizzato anche per indicare genericamente i falconidi di piccole dimensioni (Battisti, 2001:11). 115 A Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH), il termine šgraffacillə può designare anche lo sparviere, l’astore e i rapaci in generale. 110 33 Saggio onomasiologico 43.2. ʻacchiappa uccelliʼ Il termine šgraffacillə costituisce il comp. di šgraffa, da šgraffà «strappare di mano» (DAM, IV:2026) + cillə «uccelli» e costituisce un chiaro riferimento alle abitudini predatorie del gheppio. 43.3. ʻastoreʼ V. 7.1. 44.0. GHIANDAIA: Garrulus glandarius péca bbónə [ˈpeːka ˈbboːnə] f., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1548); pəcazzə [pəˈkattsə] f., a Montagano (CB) (DAM, III:1548); pica [ˈpiːka] f., a Opi (AQ) anche «sbornia»116, a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:20), Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:174) e Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:68)117; pica bbónə [ˈpiːka ˈbboːnə] f., a Torino di Sangro (CH) (DAM, III:1548); pichətórdə [pikəˈtordə] f., a Provvidenti (CB) (DAM, III:1550); šcoàzza [ʃkoˈattsa] f., a Tagliacozzo (AQ) (DAM, IV:1932)118. Tipi lessicali: 1. ʻpica (buona)ʼ, 2. ʻpicatordoʼ, 3. ʻscodazzaʼ. 44.1. ʻpica (buona)ʼ L’ agg. ʻbuonaʼ viene adoperato per distinguere quest’ uccello dalla gazza ladra, nota per l’istinto di rubare e nascondere gli oggetti luccicanti (Cfr. 41.0.). 44.2. ʻpicatordoʼ La voce pichətórdə costituisce il comp. di pica + tordo. 44.3. ʻscodazzaʼ V. 34.4.; 41.6. 45.0. GRIFONE: Gyps fulvus céjjo grifóno [ˈtʃejjo griˈfoːno] m., a Civitella Roveto (AQ) anche «persona cattiva, intrattabile» (De Blasis, 2011:88); céllə grəféunə [ˈtʃellə grəˈfeṷnə] m., ad Agnone (IS) anche «persona con capelli irti e trascurati» (Meo, 2003:85); yrəfónə [ɣrəˈfoːnə] m., a Colledimacine (CH) e Montelongo (CB) anche «persona con capelli arruffati» (DAM, II:900). Tipi lessicali: 1. ʻ(uccello) grifoneʼ. 116 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. A Tagliacozzo (AQ), il tipo lessicale ʻpicaʼ indica anche la gazza (Blasetti, 1978:68). 118 A Tagliacozzo (AQ), il termine šcoàttsa indica anche la gazza (DAM, IV:1932). 117 34 Saggio onomasiologico 45.1. ʻgrifoneʼ Il termine ʻgrifoneʼ costituisce la forma accrescitiva di grifo, dal lat. GRȲPHU(M) o, GRȲPS GRȲPHIS dal gr. grypós; propr. ‘dal naso adunco’. 46.0. GUFO COMUNE: Asio otus allə šturzə [ˈallə ˈʃturtsə] m., a Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:236); bbufèṷ [bbuˈfɛṷ] m., in provincia di Campobasso (DAM, I:344); chjuvinə [cuˈviːnə] m., nel Chietino anche «persona bruttina con occhi sporgenti e naso a becco» (DAM, I:542); ciéllə uauà [tʃiˈellə waˈwa] m., a Monacilioni (CB) (DAM, I:565); ciuettónə [tʃuetˈtoːnə] m., a Tagliacozzo (AQ) (DAM, I:580)119; facciòmə [fatˈtʃɔːmə] m. a Macchia Valfortore (CB) (DAM, II:749); yallə ualanə [ˈɣallə waˈlaːnə] m., a Chieti (DAM, II:905); ghéfə [ˈgeːfə] m., a Cepagatti (PE) (DAM, II:909); ghjìufə [ˈɈiṷfə] m., a Goriano Sicoli (AQ) e Corvara (PE) (DAM, II:909); ggufə [ˈgguːfə] m., a Cansano (AQ) (DAM, II:909); gufu [ˈguːfu] m., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila e San Lorenzo, fraz. di Pizzoli (AQ) (DAM, II:909); héfə [ˈɣeːfə] m., a Cepagatti (PE) (DAM, II:909); héufə [ˈɣeṷfə] m., a Penne (PE) (DAM, II:909); hífə [ˈɣiːfə] m., a Bellante (TE) (DAM, II:909); hìufə [ˈɣiːufə] m., a Città Sant’ Angelo (PE) (DAM, II:909); hufə [ˈɣuːfə] m., a Villanova (PE) e Campli (TE) (DAM, II:909); yéufə [ˈɣeṷfə] m., a Raiano (AQ) e Bisenti (TE) (DAM, II:909); yífə [ˈɣiːfə] m., a Bellante (TE), Colonnella (TE) e Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, II:909); yufə [ˈɣuːfə] m., ad Assergi, fraz. di L’ Aquila, Castel di Sangro (AQ), Gioia dei Marsi (AQ), Introdacqua (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Poggio Picenze (AQ), Sulmona (AQ), Francavilla al Mare (CH), Ortona a Mare (CH), Castiglione a Casauria (PE) (DAM, II:909) e Opi (AQ)120; lùccara [ˈlukkara] f., a Roccasicura (IS) (DAM, II:1018)121; štinghə [ˈʃtiŋgə] f., a Raiano (AQ) (DAM, IV:2122); ufàrə [uˈfaːrə] m., ad Agnone (IS) anche «persona abitualmente di umore tetro e cupo, asociale» (Meo, 2003:240); ufə [ˈuːfə] m., a Castelmauro (CB) (DAM, II:909). Tipi lessicali: 1. ʻgufoʼ, 2. ʻgallo strozzatoʼ, 3. ʻgallo del vaccaroʼ, 4. ʻalloccoʼ, 5. ʻbufoʼ, 6. ʻchiùʼ, 7. ʻcivettoneʼ, 8. ‘stingo’, 9. ‘uccello uauà’, 10. ‘faccione’. 46.1. ʻgufoʼ Il tipo lessicale ‘gufo’ deriva dal lat. tardo GŪFO. 46.2. ʻgallo strozzatoʼ L’ agg. ‘strozzato’ costituisce un chiaro riferimento al caratteristico verso del gufo. 119 Cfr. AIS: ciuettónə (645 Tagliacozzo (AQ) = gufo. Dato raccolto personalmente il 03-01-2018. 121 Cfr. AIS: lùccara (666 Roccasicura (IS) = gufo. 120 35 Saggio onomasiologico 46.3. ʻgallo del vaccaroʼ V. 12.5. 46.4. ʻalloccoʼ V. 3.0. 46.5. ʻbufoʼ Il termine ʻbufoʼ deriva dal lat. BUFO, -ŌNIS, variante regionale di BUBO, -ŌNIS, ‘gufo’.122 46.6. ʻchiùʼ V. 6.1. 46.7. ʻcivettoneʼ V. 23.0. 46.8. ʻstingoʼ Voce di etimo incerto123. 46.9. ʻuccello uauàʼ Per quanto riguarda la forma composta ʻuccello uauàʼ, il secondo elemento rappresenta un riferimento al verso del gufo. 46.10. ʻfaccioneʼ V. 12.3. 47.0. GUFO REALE: Bubo bubo yufə chə lə récchjə [ˈɣuːfə ci ˈɽeccə] m., a Montagano (CB) (DAM, II:2275); yufə chji řécchjə [ˈɣuːfə ci ˈɽeccə] m., a Ripamolisani (CB) (DAM, II:2275). Tipi lessicali: 1. ʻgufo con le orecchieʼ. 47.1. ʻgufo con le orecchieʼ Il lessotipo ʻgufo con le orecchieʼ costituisce un chiaro riferimento ai lunghi ciuffi auricolari tipici di questa specie. 122 123 (DEDI, 93). Cfr. (LEA, 641). 36 Saggio onomasiologico 48.0. MARTIN PESCATORE EUROPEO: Alcedo atthis paparèllə [papaˈrɛllə] f., a Pescara (DAM, III:1424); papparèllə [pappaˈrɛllə] f., a Chieti (DAM, III:1424). Tipi lessicali: 1. ʻpaparellaʼ. 48.1. ʻpaparellaʼ La voce ʻpaparellaʼ costituisce la forma diminutiva di papara «papero e oca; anatra selvatica, acquatica» (DAM, III:1425). 49.0. MARZAIOLA: Anas querquedula mallardə [malˈlardə] m., a Campodipietra (CB) (DAM, II:1058);124 mardzajòlə [mardzaˈjɔːlə] f., a Giulianova (TE) (DAM, II:1092); mardzarólə [mardzaˈroːlə] m., a Pescara e Sambuceto (CH) (DAM, II:1092); millardə [milˈlardə] m., a Villanova, fraz. di Cepagatti (PE) (DAM, II:1058)125; puparèlla [pupaˈrɛlla] f., a Carsoli (AQ) (DAM, III:1424); tóccarèlla [tokkaˈrɛlla] f., a Tagliacozzo (AQ) (DAM, IV:2216). Tipi lessicali: 1. ʻmellardoʼ, 2. ʻmarzaiolaʼ, 3. ʻpaparellaʼ, 4. ʻtoccarellaʼ. 49.1. ʻmellardoʼ V. 42.2. 49.2. ʻmarzaiolaʼ Cfr. it. marzaiolo/a, der. di marzo poiché quest’ uccello viene solitamente avvistato all’ inizio del periodo primaverile. 49.3. ʻpaparellaʼ V. 48.0. 49.4. ʻtoccarellaʼ Voce di etimo incerto. 50.0. MERLO: Turdus merula mèrɖə [ˈmɛrɖə] m., a San Tommaso, fraz. di Caramanico Terme (PE) (DAM, II:1185); mèrla [ˈmɛrla] f., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila, Barisciano (AQ), Calascio (AQ), Paganica, fraz. di L’ Aquila, Trasacco (AQ), Campobasso, Campodipietra (CB), Bussi (PE) e Sant’ Egidio alla Vibrata (AQ) (DAM, II:1169); mèrlə [ˈmɛrlə] m., a Barisciano 124 125 A Campodipietra (CB) il termine mallardə indica anche il germano reale e l’oca (DAM, II:1058). A Villanova (PE) il termine millardə indica anche il germano reale e l’oca (DAM, II:1058). 37 Saggio onomasiologico (AQ), Collepietro (AQ), Capestrano (AQ), Cansano (AQ), San Benedetto dei Marsi (AQ), San Demetrio ne’ Vestini (AQ), Tione degli Abruzzi (AQ), Atessa (CH), Casacanditella (CH), Casalanguida (CH), Orsogna (CH), Fara Filiorum Petri (CH), Lama dei Peligni (CH), Miglianico (CH), Palmoli (CH), Ripa Teatina (CH), Scerni (CH), Gambatesa (CB), Monacilioni (CB), Bussi (PE), Cappelle sul Tavo (PE), Pescara, Arsita (TE), Sant’ Omero (TE) (DAM, II:1185) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:107); mérojo [ˈmeːrojo] m., a Tornimparte (AQ) (DAM, II:1185); mérlə [ˈmerlə] f., a Civitaluparella (CH), Taranta Peligna (CH), Rosello (CH), Capracotta (IS), San Giovanni in Galdo (CB) (DAM, II:1169); mérlə [ˈmerlə] m., a Opi (AQ) anche «persona ingenua»126, ad Assergi, fraz. di L’ Aquila, Calascio (AQ), Celano (AQ), Gioia dei Marsi (AQ), Goriano Sicoli (AQ), Pescocostanzo (AQ), Poggio Picenze (AQ), Rocca di Cambio (AQ), Trasacco (AQ) (DAM, II:1185) e Campobasso (Brunale, 2001:188); mérlu [ˈmerlu] m., a Bazzano, fraz. di L’ Aquila e San Lorenzo, fraz. di Pizzoli (DAM, II:1185); mèrula [ˈmɛːrula] f., a Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:53); mérula [ˈmeːrula] f., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:14)127; miérəula [ˈmjeːrəula] f., a Villalago (AQ) (DAM, II:1169); miérgliə [ˈmjerʎə] m., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, II:1185); miérla [ˈmjerla] f., a Montelongo (CB) (DAM, II:1169); mièrla [ˈmjɛrla] f., ad Ateleta (AQ)128, Capestrano (AQ) e Campo di Giove (AQ) (DAM, II:1169); miérlə [ˈmjerlə] m., a Bugnara (AQ), Castel di Sangro (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Raiano (AQ), Rosciolo (AQ), Sulmona (AQ), Scanno (AQ), Colledimacine (CH)129, Castiglione Messer Marino (CH), Palena (CH), a Pretoro (CH) anche «spasimante di una ragazza», Rosello (CH), Roio del Sangro (CH), Campodipietra (CB), Castropignano (CB), Capracotta (IS), Montorio dei Frentani (CB), Pescopennataro (IS), San Giovanni in Galdo (CB), Rotello (CB), Vasto (CH), Castiglione a Casauria (PE), Corvara (PE) (DAM, II:1185) e Ripamolisani (CB) (Minadeo, 1955:130); miérvələ [ˈmjervələ] m., ad Introdacqua (AQ), Pacentro (AQ), Castiglione Messer Marino (CH) e Agnone (IS) (DAM, II:1185); mièrvulə [ˈmjɛrvulə] m., a Rocca Pia (AQ) (DAM, II:1185); miòrlə [ˈmjɔrlə] m., a Pratola Peligna (AQ) e Popoli (PE) (DAM, II:1185); mirlə [ˈmirlə] m., a Taranta Peligna (CH), Montefalcone nel Sannio (CB), Rosciano (PE), Tocco da Casauria (PE) e Cepagatti (PE), loc. ècchə lu mirlə «ecco il ladro» (DAM, II:1185); tirlurì [tirluˈri] m., a Santa Croce di Magliano (CB) (DAM, IV:2215). Tipi lessicali: 1. ʻmerloʼ, 2. ʻtirlurìʼ. 126 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. A Pietrasecca, il termine mérula viene utilizzato per indicare soprattutto la femmina del merlo (Battisti, 2001:14). 128 Per Ateleta (AQ), il DAM registra il seguente detto: la mièrla fədaròla də marzə fa i nidə, d’ abbrilə feda l’óva, də majjə fa i ciejjə e də giugnə quandə so bbjéjjə «la merla ovaiola a marzo fa il nido, ad aprile depone le uova, a maggio fa i piccoli e a giugno quanto sono belli» (DAM, II:1169). 129 Per Colledimacine (CH), il DAM riporta questo detto: mèrla cuvajòla, mmarzə cóva l’óva «la merla che cova, a marzo cova le uova» (DAM, II:1169). 127 38 Saggio onomasiologico 50.1. ʻmerloʼ Il tipo lessicale ʻmerloʼ deriva dal lat. MERULA(M).130 50.2. ʻtirlurìʼ Secondo Ernesto Giammarco, la voce ʻtirlurìʼ costituirebbe una “formaz. onomat. da una serie t(r)…r (cfr. it. trillare).”131 51.0. MERLO ACQUAIOLO: Cinclus cinclus mèrədiə acquaròlə [ˈmɛːrədjə akwaˈrɔːlə] f., a San Vittorino, fraz. di Caramanico Terme (PE) (DAM, II:1185)132; mèrïa frədaròla [ˈmɛːrɨa frədaˈrɔːla] f., a Roccavivi, fraz. di San Vincenzo (AQ) (DAM, II:1169). Tipi lessicali: 1. ʻmerla acquaiolaʼ, 2. ʻmerla fetaiolaʼ. 51.1. ʻmerla acquaiolaʼ Cfr. it. merlo acquaiolo. 51.2. ʻmerla fetaiolaʼ Il tipo lessicale ʻmerla fetaiolaʼ sembrerebbe riferirsi all’ abitudine di quest’ uccello di nidificare sotto le pietre delle cascate (DAM, II:1169). 52.0. MORIGLIONE: Aythya ferina capəròššə [kapəˈrɔʃʃə] m., a Giulianova (TE) (DAM, III:1427). Tipi lessicali: 1. ʻcapo rossoʼ. 52.1. ʻcapo rossoʼ V. 8.1. Ad Albe, fraz. di Massa d’ Alba (AQ), il merlo è presente nel seguente proverbio: quando canta jo mérolo de ggennaro, tétte de cundo déglio pagliaro; po se nne vvè jo mése d’ acusto, jo ricco, jo povero se glio fa arrusto (DAM, II:1185). Da Francavilla al Mare (CH), invece, proviene questa locuzione: piana, mèrlə ca la fratt’ è ppóchə «piano merlo che il cespuglio è piccolo» (DAM, II:1185). Inoltre, a Crecchio (CH), il maschio e la femmina del ‘merlo’ vengono rispettivamente indicati con i termini la mèrla òmmənə e la mérla fəmmənə (DAM, II:1185). Analoga distinzione è presente nel dialetto di Borgorose (RT): u mèroja «il merlo» e a mèrola «la merla» (DAM, II:1185). 131 (LEA, 676). 132 Da San Vittorino, fraz. di Caramanico Terme (PE), giunge il detto la mèrədiə acquaròlə də marzə fétə l’òvə, d’ abbrilə té də céɖɖə, də maggə so ɖi cchjù bèɖɖə «il merlo acquaiolo a marzo depone le uova, ad aprile ha gli uccelli, a maggio sono più belli» (DAM, II:1185). 130 39 Saggio onomasiologico 53.0. NIBBIO REALE: Milvus milvus chjift [ˈcift] m., a Portocannone (CB) e Ururi (CB) (DAM, I:537)133; négghjə [ˈneɈɈə] m., a San Giuliano del Sannio (CB) (DAM, III:1330); níbbiə [ˈnibbjə] m., a Opi (AQ) anche «persona bruttina con occhi sporgenti e naso a becco»134; níbbïə [ˈnibbɨə] m., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, III:1330); níbbijə [ˈnibbijə] m., a Raiano (AQ) (DAM, III:1330); nibblə [ˈnibblə] m., a Campobasso (DAM, III:1330); nicchjə [ˈniccə] m., a Palena (CH) (DAM, III:1330); nìə [ˈniːə] a Ripamolisani (CB) (Minadeo, 1955:151); nigghjə [ˈniɈɈə] m., a Carpinone (IS), Miranda (IS), Pesche, fraz. d’Isernia (DAM, III:1330) e Montenero Val Cocchiara (IS) (Del Sangro, Mannarelli, 1996:84); niggliə [ˈniʎʎə] m., a Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:126); nijjə [ˈnijjə] m., a Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:166) e Agnone (IS) (Meo, 2003:157); rapéla [raˈpeːla] f., a Collelongo (AQ) (DAM, III:1676); scòřciavèndə [ˈskɔɽtʃavɛndə] m., a Pietracatella (CB) (DAM, IV:1936); sprahulèttə [spraɣuˈlɛttə] m., a Fornelli (IS) (DAM, IV:2088); šturazzə [ʃtuˈrattsə] m., a Castelli (TE) (DAM, IV:2152). Tipi lessicali: 1. ʻnibbioʼ, 2. ʻrapelaʼ, 3. ʻcontro ventoʼ, 4. ʻspraulettoʼ, 5. ʻsturazzoʼ, 6. ʻchjiftʼ. 53.1. ʻnibbioʼ Il tipo lessicale ‘nibbio’ deriva dal lat. tardo NĬBŪLU(M), prob. alteraz. del lat. class. MILVUS «nibbio» attrav. una forma dim. *MILVŬLUS. 53.2. ʻrapelaʼ Secondo Ernesto Giammarco, la voce ‘rapéla’135 sarebbe da mettere in correlazione con il termine ‘rapéa’ (abr. occ.) 1 «poiana» 2 «fig. donna cattiva», “forma metat. di *arpéa → arpajə ‘poiana’ incr. con *rapà ‘graffiare, radere’ (…)”136. 53.3. ʻcontroventoʼ Il termine scòɽciavèndə costituisce il comp. di scòɽcia, da scurcià «sbucciare, scortecciare» (DAM, IV:1959) + vèndə «vento» e sembrerebbe costituire un riferimento allo “Spirito santo”. Ovvero, una tecnica di volo, spesso adottata dal nibbio così come da altri rapaci di piccole dimensioni, che consiste, grazie a piccoli movimenti d’ ali, nel mantenere una posizione di stallo in aria.137 53.4. ʻspraulettoʼ V. 4.8. 133 Portocannone (CB) e Ururi (CB) sono entrambe località di lingua arbëreshe. Dato raccolto personalmente il 14-08-2017. 135 Cfr. 5.2. 136 (LEA, 483). 137 In Sicilia, il tipo lessicale ʻcontroventoʼ indica il gheppio (Lanaia, 2003:60). 134 40 Saggio onomasiologico 53.5. ʻsturazzoʼ V. 7.1. 53.6. ʻchjiftʼ ? 54.0. NITTICORA: Nycticorax nycticorax šgargə [ˈʃgardʒə] m., a Pescara (DAM, IV:2024). Tipi lessicali: 1. ʻsgarzoʼ. 54.1. ʻsgarzoʼ V. 1.2.; 2.0. 55.0. OCA SELVATICA: Anser anser cocamarinə [kokamaˈriːnə] f., a Castiglione a Casauria (PE) (DAM, III:1427); cocamaròinə [kokamaˈrɔi ̯nə] f., a Pietranico (PE) (DAM, III:1427); cóchəramarinə [ˈkoːkəramarinə] f., ad Alanno (PE) e Cugnoli (PE) (DAM, III:1427); cóchəramaróinə [kokəramaˈroi ̯nə] f., a Brittoli (PE), Corvara (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1427). Tipi lessicali: 1. ʻcocamarinaʼ. 55.1. ʻcocamarinaʼ V. 40.2. 56.0. OCCHIOCOTTO: Sylvia melanocephala tərraròlə [tərraˈrɔːlə] m., a Bellante (TE) (DAM, IV:2203); tərrarudə [tərraˈruːdə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, IV:2203); tərrarulə [tərraˈruːlə] m., a Campli (TE) (DAM, IV:2203). Tipi lessicali: 1. ʻterraioloʼ. 56.1. ʻterraioloʼ Il termine ʻterraioloʼ rappresenta un chiaro riferimento all’ abitudine dell’occhiocotto di nidificare fra gli arbusti (Cfr. 4.11.). 41 Saggio onomasiologico 57.0. PASSERA LAGIA: Petronia petronia passarillə méutə [passaˈrillə ˈmeṷtə] m., a Castellino del Biferno (CB) (DAM, III:1448). Tipi lessicali: 1. ʻpasserello mutoʼ. 57.1. ʻpasserello mutoʼ L’ agg. ʻmutoʼ viene adoperato per distinguere la passera lagia, ritenuta una specie silenziosa, dal passero domestico. 58.0. PASSERO DOMESTICO: Passer domesticus passaro [ˈpassaro] m., ad Albe, fraz. di Massa d’ Albe (AQ), Antrosano, fraz. di Avezzano (AQ), Massa d’ Albe (AQ), Magliano dei Marsi (AQ), Scurcola Marsicana (AQ), Tagliacozzo (AQ) (DAM, III:1450) e Cese dei Marsi, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:273) e Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:170); passariéllə [passaˈrjellə] m., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:168); passarìtto [passaˈritto] m., a Cese dei Marsi, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:273); passərə [ˈpassərə] m., a L’ Aquila, Campobasso (DAM, III:1450) e Ripamolisani (CB) (Minadeo, 1955:163); passeru [ˈpasseru] m., a L’ Aquila, Arischia, fraz. di L’ Aquila e Paganica, fraz. di L’ Aquila (DAM, III:1450); pèassərə [ˈpɛassərə] m., ad Agnone (IS) e Montenero di Bisaccia (CB) (DAM, III:1450); pəcacchjə [pəˈkaccə] m., a Pietrabbondante (IS) (DAM, III:1466); pièssərə [ˈpjɛssərə] m., a Salle (PE) (DAM, III:1450); pṷássəřa [ˈpṷassəɽa] m., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, III:1450); šbirró [ʃbirˈro] m., a L’ Aquila (DAM, IV:1483). Tipi lessicali: 1. ʻpasseroʼ, 2. ʻpicacchioʼ, 3. ʻsbirróʼ. 58.1. ʻpasseroʼ Il tipo lessicale ‘passero’ deriva dal lat. PASSERE(M).138 58.2. ʻpicacchioʼ V. 41.5. 58.3. ʻsbirróʼ Secondo Ernesto Giammarco, la forma ʻsbirróʼ «passero» deriva dall’ agg. šbirrə «sbizzarito, scapricciato» (DAM, IV:1483).139 Il ‘passero’ viene indicato come passarèttə nei dialetti chietini, pescaresi e teramani; cíəllə o cigliuccə nei dialetti molisani; cèllə o cəllittə nei dialetti marsicani (DAM, III:1450). 139 (LEA, 533). 138 42 Saggio onomasiologico 59.0. PASSERO SOLITARIO: Monticola solitarius pässərə sulitärïə [ˈpæssərə suliˈtærɨə] m., a Bisenti (TE) (DAM, III:1450). Tipi lessicali: 1. ʻpassero solitarioʼ. 59.1. ʻpassero solitarioʼ Dall’ it. passero solitario. 60.0. PAVONCELLA: Vanellus vanellus pauəngéllə [paṷənˈdʒellə] f., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:224); pavungèllə [pavunˈdʒɛllə] m., a Moscufo (PE) e Spoltore (PE) (DAM, III:1463); pavungéttə [pavunˈdʒettə] f., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, III:1463); munachèllə [munaˈkɛllə] f., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, II:1219). Tipi lessicali: 1. ʻpavoncellaʼ, 2. ʻmonachellaʼ. 60.1. ʻpavoncellaʼ Dall’ it. pavoncella. 60.2. ʻmonachellaʼ Il lessotipo ʻmonachellaʼ è motivato dai colori del piumaggio della pavoncella che ricordano quelli dell’abito di una religiosa. 61.0. PERNICE BIANCA: Lagopus muta pərnecə bbianghə [pərˈnɛatʃə ˈbbjaŋgə] f., a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1508); pərnícia ghjanga [pərˈniːtʃa ˈɈaŋga] f., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, III:1508). Tipi lessicali: 1. ʻpernice biancaʼ. 61.1. ʻpernice biancaʼ Il tipo lessicale ʻpernice biancaʼ costituisce un chiaro riferimento al piumaggio invernale di quest’ uccello. 62.0. PETTIROSSO: Erithacus rubecula bbəttaräššə [bbəttaˈræʃʃə] m., a Sant’ Omero (TE) (DAM, III:1554); pattarráuššə [pattarˈraṷʃʃə] m., a Penne (PE) (DAM, III:1554); pattarròššə [pattarˈrɔʃʃə] m., a Città Sant’ Angelo (PE), Cepagatti (PE), Spoltore (PE), Villanova, fraz. di Cepagatti (PE), Castilenti (TE) e Silvi (TE) (DAM, III:1554); pəcchəngiallə [pəkkənˈdʒallə] f., a San 43 Saggio onomasiologico Giovanni Lipioni (CH) (DAM, III:1471); pəccungièllə [pəkkunˈdʒiɛllə] f., a Carunchio (CH) e Torrebruna (CH) (DAM, III:1471); pətarróššə [pətarˈroʃʃə] m., a Lanciano (CH) (DAM, III:1522); pətərròššə [pətərˈrɔʃʃə] m., a Canzano (TE), Morro d’ Oro (TE), Montorio al Vomano (TE) e Notaresco (TE) (DAM, III:1522); pətrəròššə [pətrəˈrɔʃʃə] m., a Roccamontepiano (CH) (DAM, III:1553); pəttəriššə [pəttəˈriʃʃə] m., a Corropoli (TE) (DAM, III:1554); pəttəróššə [pəttəˈroʃʃə] m., a Castel di Sangro (AQ), Altino (CH), Filetto (CH), Ortona a Mare (CH), Termoli (CB) e Serramonacesca (PE) (DAM, III:1554); pəttəruššə [pəttəˈruʃʃə] m., a Guglionesi (CB) e Montenero di Bisaccia (CB) (DAM, III:1554); piətərəruššə [pjətərəˈruʃʃə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, III:1553); piətrəruššə [pjətrəˈruʃʃə] m., a Colle d’ Anchise (CB) (DAM, III:1553); piəttəróššə [pjəttəˈroʃʃə] m., a Introdacqua (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Castiglione a Casauria (PE) e Corvara (PE) (DAM, III:1554); piəttəruggə [pjəttəˈruddʒə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1554); piəttərruòššə [pjəttərˈrwɔʃʃə] m., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1554); pittarruššə [pittarˈruʃʃə] m., a Bagnoli del Trigno (IS) (DAM, III:1554); píttəruššə [pittəˈruʃʃə] m., a Goriano Sicoli (AQ), Sulmona (AQ), Castropignano (CB), Campolieto (CB), Frosolone (IS), Gambatesa (CB), Gildone (CB), Molise (CB), Pietracatella (CB), Riccia (CB), Toro (CB) e Torella del Sannio (CB) (DAM, III:1554); pitərəròššə [pitərəˈrɔʃʃə] m., a Casalbordino (CH), Cupello (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1553). Tipi lessicali: 1. ʻpettirossoʼ, 2. ʻbecconcelloʼ. 62.1. ʻpettirossoʼ Cfr. it. pettirosso. 62.2. ʻbecconcelloʼ Il tipo lessicale ʻbecconcelloʼ sembrerebbe costituire la forma diminutiva di pəcchə «becco» (DAM, III:1466, 1468). 63.0. PICCHIO (termine usato genericamente per i picidi) aulàunə [awˈlaṷnə] m., a Bussi (PE) (DAM, I:277); cavallarə [kavalˈlaːrə] m., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, I:466); cchjappafurmichə [ccappafurˈmiːkə] m., a Torino di Sangro (CH) (DAM, III:1469); chjacchjalonə [caccaˈloːnə] m., a Castellalto (TE) (DAM, III:1469); fərməchærə [fərməˈkærə] m., a Casalincontrada (CH) (DAM, III:1469); malə cavællə [ˈmaːlə kaˈvællə] m., a Civitella Messer Raimondo (CH) (DAM, II:1054); mangiafichə [mandʒaˈfiːkə] m., a Perano (CH) (DAM, III:1469); ndócchəlècérrə [ndokkəlɛˈtʃerrə] m., a Ielsi (CB) (DAM, III:1258); paularíəllə [paulaˈriːəllə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, III:1462); pəccalégnə [pəkkaˈleɲɲə] m., a Cugnoli (PE), Corvara (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1466); péccangèrculə [pekkanˈdʒɛrkulə] m., a Mosciano Sant’ Angelo (TE) (DAM, III:1466); pəccangiunə [pəkkanˈdʒuːnə] m., 44 Saggio onomasiologico a Bisenti (TE) (DAM, III:1466); pəccarəllónə [pəkkarəlˈloːnə] m., a Basciano (TE) (DAM, III:1467); pəcchənäccə [pəkkəˈnættʃə] m., a Montebello di Bertona (PE) (DAM, III:1468); pəcchənòttə [pəkkəˈnɔttə] m., a Villa Celiera (PE) (DAM, III:1468); pəcchèunə [pəkˈkɛṷnə] m., a Pratola Peligna (AQ) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1470); pécchjə [ˈpeccə] m., ad Introdacqua (AQ), Casalbordino (CH), Manoppello (PE) e Spoltore (PE) (DAM, III:1468); pècchjə [ˈpɛccə] m., a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1468); pəccáunə [pəkˈkaṷnə] m., a Pietranico (PE) (DAM, III:1470); pəccónə [pəkˈkoːnə] m., a Lettopalena (CH), Bagnoli del Trigno (IS), Castropignano (CB), Capracotta (IS), Frosolone (IS), Montelongo (CB), San Giuliano del Sannio (CB), Brittoli (PE), Castiglione a Casauria (PE) (DAM, III:1470); pəccónə yallə [pəkˈkoːnə ˈɣallə] m., a Filetto (CH) (DAM, III:1470); piccalégnə [pikkaˈleɲɲə] m., a Loreto Aprutino (PE) (DAM, III:1466); piccalénə [pikkaˈleːnə] m., a Capestrano (AQ) (DAM, III:1548); piccangèrquə [pikkanˈdʒɛrkwə] m., ad Ancarano (TE) (DAM, III:1466); piccaštórə [pikkaˈʃtoːrə] m., a San Felice d’ Ocre, fraz. di Ocre (AQ) (DAM, III:1548); picchəlònghə [pikkəˈlɔŋgə] m., a Perano (CH) (DAM, III:1549); pícchjə [ˈpiccə] m., a L’ Aquila, Chieti, Campobasso, Pescara (DAM, III:1549) e Opi (AQ)140; pícchjanócə [piccaˈnoːtʃə] m., ad Avezzano (AQ) (DAM, III:1549); piccónə [pikˈkoːnə] m., a Pietrabbondante (IS) (DAM, III:1470); piccóno [pikˈkoːno] m., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:174); pizzəcacérrə [pittsəkaˈtʃerrə] m., a Riccia (CB) (DAM, III:1567); pizzəcarólə [pittsəkaˈroːlə] m., a Gildone (CB) e Sepino (CB) (DAM, III:1567); puccuóunə [pukkuˈoṷnə] m., a Fresa Grandinaria (CH) (DAM, III:1470); rauláunə [rauˈlaṷnə] m., a Capestrano (AQ) (DAM, III:1690); tòzzəlacèřchə [tɔttzəlaˈtʃɛɽkə] m., a Ripamolisani (CB) (DAM, IV:2224); tùcculafàvə [tukkulaˈfaːvə] m., a Pescocostanzo (AQ) (DAM, IV:2252). Tipi lessicali: 1. ʻpicchioʼ, 2. ʻbecca legna / quercia / cerro / noce / faggioʼ, 3. ʻbecca gallineʼ, 4. ʻbecco lungoʼ, 5. ʻbecca astoreʼ, 6. ʻcavallaroʼ, 7. ʻPaoloʼ, 8. ʻchiacchieroneʼ, 9. ʻacchiappaformiche / formichiereʼ, 10. ʻaulanoʼ, 11. ‘raulano’, 12. ‘mangiafichi’. 63.1. ʻpicchioʼ Il tipo lessicale ʻpicchioʼ deriva dal lat. PĪCU(M), attraverso un dim. *PICŬLU(M). Da questo tipo lessicale si sono originate sia alcune forme diminutive (pəcchənòttə / pəccangiunə) che altre accrescitive (pəccónə / pəccarəllónə). Invece, la variante pəcchənäccə indicherebbe, secondo Ernesto Giammarco, il becco robusto del ‘picchio’.141 63.2. ʻbecca legna / quercia / cerro / noce / faggioʼ Queste voci sono composte da tema verbale + sostantivo e si riferiscono all’ azione del becco di quest’uccello che scava buchi nel tronco degli alberi.142 140 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. Giammarco osserva che “il nome ‘picchio’ è avvertito come ‘becco’ ” (LEA, 445). 142 Cfr. Ibidem, 445-446. 141 45 Saggio onomasiologico 63.3. ʻbecca gallineʼ Secondo Ernesto Giammarco, la voce pəccónə yallə deriverebbe da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “beccare le galline” (LEA, 446). 63.4. ʻbecco lungoʼ Il termine ʻbecco lungoʼ costituisce il comp. di picchə «becco» + lònghə «lungo». 63.5. ʻbecca astoreʼ La voce piccaštórə sembrerebbe costituire il comp. di becca + astore.143 63.6. ʻcavallaroʼ Secondo Ernesto Giammarco, le forme cavallarə e malə cavællə deriverebbero da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “di posarsi sul dorso del cavallo al pascolo” (LEA, 446).144 63.7. ʻPaoloʼ Il tipo lessicale paularíəllə sembrerebbe derivare dall’ ipocoristico di Paolo.145 63.8. ʻchiacchieroneʼ Il termine chjacchjalonə può essere messo in relazione con chjachjillə «chiacchierone» (DAM, I:526) e allude al verso del picchio. 63.9. ʻacchiappa formicheʼ Secondo Ernesto Giammarco, le forme cchjappafurmichə e fərməchærə deriverebbero da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine “di cibarsi di formiche” (LEA, 446).146 63.10. ʻaulanoʼ Per quanto riguarda l’etimologia della forma aulàunə, questa potrebbe costituire la forma accrescitiva di airone e aquilone (LEA, 66). 63.11. ʻraulanoʼ V. 73.0. 63.12. ʻmangiafichiʼ Il lessotipo ʻmangiafichiʼ deriva da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di mangiare i fichi (LEA, 446). 143 Cfr. Ib., 445-446. Giammarco osserva come le formazioni con ‘cavallo’ “legano l’abr. carseolano-cicolano al marchigiano in un’area al margine della ‘sabina’ ” (Ib., 446). 145 V. 41.1. 146 Giammarco osserva come le formazioni con ‘formica’ “legano l’abr. sett. al march. e al trentino, comprendendo un’area ‘medio-alto-adriatica’ ”(LEA, 446). 144 46 Saggio onomasiologico 64.0. PICCHIO MURAIOLO: Tichodroma muraria pagliúzzərə [paʎˈʎuttsərə] f., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1392); pəcari̯allə [pəkaˈri ̯allə] m., a Torricella Peligna (CH) (DAM, III:1466); parlèccə [parˈlɛttʃə] f., a Canzano (TE) e Morro d’ Oro (TE) (DAM, III:1438); parləcciattə [parlətˈtʃattə] f., a Mociano Sant’ Angelo (TE) (DAM, III:1438); parliccə [parˈlittʃə] f., a Bellante (TE) (DAM, III:1438); parluccə [parˈluttʃə] f., a Montorio al Vomano (DAM, III:1438); parricciulòttə [parrittʃuˈlɔttə] f., a Bisenti (TE) (DAM, III:1441); parruccə [parˈruttʃə] f., a Frattura, fraz. di Scanno (AQ) e Vacri (CH) (DAM, III:1441); parruccèttə [parrutˈtʃɛttə] m., a Chieti (DAM, III:1441); parruccia [parˈruttʃa] f., a Pietracatella (CB) (DAM, III:1441); pəcaríəllə [pəkaˈriːəllə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, III:1466); pæcchjə murajòlə [ˈpæccə muraˈjɔːlə] m., a Roseto (TE) (DAM, III:1469); pəccunòttə [pəkkuˈnɔttə] m., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1471); piccajallə [pikkaˈjallə] m., a Capitignano (AQ) (DAM, III:1548). Tipi lessicali: 1. ʻpicchioʼ, 2. ʻbecca gallineʼ, 3. ʻpicchio muraioloʼ, 4. ʻpagliuzzaroʼ, 5. ʻparlucciaʼ. 64.1. ʻpicchioʼ Le voci pəcaríəllə e pəccunòttə sembrerebbero costituire delle forme diminutive di pəcchə «becco». 64.2. ʻbecca gallineʼ Secondo Ernesto Giammarco, la voce piccajallə deriverebbe da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “beccare le galline” (LEA, 446). 64.3. ʻpicchio muraioloʼ Cfr. it. picchio muraiolo, per via dell’abitudine di quest’ uccello di costruire il nido nei buchi dei muri. 64.4. ʻpagliuzzaroʼ Probabilmente, la motivazione del termine ʻpagliuzzaroʼ dipende dall’ abitudine di quest’ uccello di costruire il nido con fango e pagliuzze. 64.5. ʻparlucciaʼ Secondo Ernesto Giammarco, il lessotipo ‘parluccia’ e le sue varianti deriverebbero da “parlà in riferim. al ‘cicaleccio’ del ‘picchio’ ” (LEA, 419). 65.0. PICCHIO ROSSO MAGGIORE: Dendrocopos major jallə řuššə [ˈjallə ˈɽuʃʃə] m., a Cercemaggiore (CB) (DAM, IV:2267); pəcchéṷnə [pəkkéṷnə] m., a Raiano (AQ) anche «persona appiccicosa e inopportuna» (Venanzio 47 Saggio onomasiologico Fucinese, 2008:225-226); pæcchjə ròššə [ˈpæccə ˈrɔʃʃə] m., a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1469). Tipi lessicali: 1. ʻgallo rossoʼ, 2. ‘picchione’, 3. ʻpicchio rossoʼ. 65.1. ʻgallo rossoʼ Il termine ʻgallo rossoʼ indica sia l’associazione con il gallo che i colori del piumaggio del picchio rosso maggiore. 65.2. ʻpicchioneʼ Il lessotipo ʻpicchioneʼ costituisce la forma accrescitiva di ‘picchio’.147 65.3. ʻpicchio rossoʼ Il lessotipo ʻpicchio rossoʼ costituisce un chiaro riferimento ai colori del piumaggio di questa specie. 66.0. PICCHIO ROSSO MINORE: Dryobates minor pəccallinə [pəkkalˈliːnə] m., a Castelli (TE) (DAM, III:1466); pəccallènə [pəkkalˈlɛːnə] m., a Farindola (PE) (DAM, III:1466); pəccallònə [pəkkalˈlɔːnə] m., a Castilenti (TE), Castiglione Messer Raimondo (TE) e Crognaleto (TE) (DAM, III:1466); pəccalònə [pəkkaˈlɔːnə] m., a Cermignano (TE) (DAM, III:1466); pəccungiòllə [pəkkunˈdʒɔllə] m., a Casalbrdino (CH), Torino di Sangro (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1471); piccallanə [pikkalˈlaːnə] m., a Silvi (TE) (DAM, III:1466). Tipi lessicali: 1. ʻbecca legnaʼ, 2. ʻbecca gallineʼ, 3. ‘becconcello’. 66.1. ʻbecca legnaʼ V. 63.2. 66.2. ʻbecca gallineʼ Secondo Ernesto Giammarco, la voce pəccallinə deriverebbe da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “beccare le galline” (LEA, 446).148 66.3. ʻbecconcelloʼ Il tipo lessicale ʻbecconcelloʼ sembrerebbe costituire la forma diminutiva di pəcchə «becco». 147 148 V. 63.1. V. 63.3. 48 Saggio onomasiologico 67.0. PICCHIO VERDE: Picus viridis yallə də sélva [ˈɣallə də ˈselva] m., a Cercepiccola (CB) (DAM, IV:2267); jallə vi̯érdə [ˈjallə ˈvi ̯erdə] m., a Cercemaggiore (CB) (DAM, IV:2267); pæcchjə vòrdə [ˈpæccə ˈvɔrdə] m., a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1469); piccallänə [pikkalˈlænə] m., a Silvi (TE) (DAM, III:1548); piccallònghə [pikkalˈlɔŋgə] m., a Moscufo (PE) (DAM, III:1548); sfišchjónə [sfiˈʃcoːnə] m., a Chieti (DAM, IV:2012); tòzzələcèřřə [tɔttsələˈtʃɛɽɽə] m., a Pietracatella (CB) (DAM, IV:2224); tòzzələci̯éřřə [tɔttsələˈtʃi ̯eɽɽə] m., a Provvidenti (CB) (DAM, IV:2224); tùzzəlabbangónə [tuttsəlabbaŋˈgoːnə] m., a Toro (CB) (DAM, IV:2262); ṷallə də sélvə [ˈṷallə də ˈselvə] m., a Sepino (CB) (DAM, IV:2267). Tipi lessicali: 1. ʻbecca a lungoʼ, 2. ʻbecca legnaʼ, 3. ʻpicchio verdeʼ, 4. ʻbatti bancone / cerroʼ, 5. ʻgallo di selvaʼ, 6. ‘gallo verde’, 7. ‘sfischione’. 67.1. ʻbecca a lungoʼ Il tipo lessicale piccallònghə si riferisce all’ azione del ‘beccare’. 67.2. ʻbecca legnaʼ V. 63.2. 67.3. ʻpicchio verdeʼ Cfr. it. picchio verde. 67.4. ʻbatti bancone / cerroʼ Queste voci sono composte da tema verbale + sostantivo e si riferiscono all’ azione del becco di quest’uccello che scava buchi nel tronco degli alberi. 67.5. ʻgallo di selvaʼ Il lessotipo ʻgallo di selvaʼ allude chiaramente sia all’ associazione con il gallo che all’ habitat tipico del picchio verde.149 67.6. ʻgallo verdeʼ Il termine ʻgallo verdeʼ indica sia l’associazione con il gallo che i colori del piumaggio del picchio verde. 67.7. ʻsfischioneʼ La voce ʻsfischioneʼ sembrerebbe costituire la forma accrescitiva del termine sfišchja «fessura, crepaccio, per dove l’aria s’ insinua e fischia» (DAM, IV:2012) e alluderebbe all’ abitudine di quest’ uccello di frequentare le cavità degli alberi. Il lessotipo ‘gallo di bosco / selva’ indica il picchio verde anche nel napoletano e in alcuni dialetti lucani (Soppelsa, 2016:203). 149 49 Saggio onomasiologico 68.0. PICCIONE SELVATICO: Columba livia cullarinə [kullaˈriːnə] m., a Fara San Martino (CH) (DAM, I:646); mbəštacuppə [mbəʃtaˈkuppə] m., a Bellante (TE) e Mosciano Sant’ Angelo (TE) (DAM, III:1520); palómmə [paˈlommə] m., a Cansano (AQ), Raiano (AQ), Castiglione a Casauria (PE) e Popoli (PE) (DAM, III:1407); pəccèunə [pətˈtʃɛṷnə] m., a Pescocostanzo (AQ), Popoli (PE), Pescosansonesco (PE) e Spoltore (PE) (DAM, III:1469); pəccià [pətˈtʃa] m., a Sant’ Omero (TE) (DAM, III:1469); pəcciáunə [pətˈtʃaṷnə] m., ad Agnone (IS) anche «persona semplice, ingenua» (Meo, 2003:170); pəcciónə [pətˈtʃoːnə] m., a L’ Aquila, Chieti, Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE) (DAM, III:1469)150 e Opi (AQ)151; pəcciónə ðə cambanarə [pətˈtʃoːnə ðə kambaˈnaːrə] m., a Campodipietra (CB) (DAM, III:1469); pəcciónə saləvàtəchə [pətˈtʃoːnə saləˈvaːtəkə] m., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, III:1469); pəštacuppə [pəʃtaˈkuppə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1520); pucciáunə [putˈtʃaṷnə] m., a Bugnara (AQ), Vasto (CH) e Bisenti (TE) (DAM, III:1469); ruccu [ˈrukku] m., a San Nicola, fraz. di Tornimparte (AQ) (DAM, III:1178); tuřchjalə [tuɽˈcaːlə] f., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2258); tuřchjarə [tuɽˈcaːrə] f., a Campolieto (CB), Monacilioni (CB), Sant’Elia a Pianisi (CB), Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2258)152. Tipi lessicali: 1. ʻpiccione (di campanile) / (selvatico)ʼ, 2. ʻpalomboʼ, 3. ʻcollarinoʼ, 4. ʻpesta coppiʼ, 5. ʻruccoʼ, 6. ʻtorchiaroʼ. 68.1. ʻpiccione (di campanile) / selvaticoʼ Cfr. it. piccione, dal lat. tardo PIPIO -ŌNIS (der. di PIPIARE «pigolare»), con passaggio di -p- a -cc- forse dovuto a un tramite merid. Il determinativo ʻdi campanileʼ allude chiaramente al luogo dove quest’uccello è solito nidificare mentre l’agg. ʻselvaticoʼ viene adoperato per distinguere la specie selvatica da quella domestica.153 68.2. ʻpalomboʼ Il lessotipo ʻpalomboʼ deriva dal lat. PALŬMBU(M). 68.3. ʻcollarinoʼ Il termine ʻcollarinoʼ costituisce un riferimento ai riflessi smeraldini presenti ai lati del collo di quest’ uccello. In diverse località abruzzesi e molisane, il termine ʻpiccioneʼ, soprattutto nella sua forma diminutiva, viene utilizzato come vezzeggiativo dalle madri nei confronti dei loro bambini (DAM, III:1469). 151 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 152 In queste località, il lessotipo ʻtorchiaroʼ può indicare anche il colombaccio (DAM, IV:2258). 153 A Penne (PE), il piccione è presente nel seguente proverbio: a ppicciònə paššutə la vèccia è mmarèja «a piccione ben pasciuto la veccia è amara» (DAM, III:1469). A Teramo, il DAM registra questa locuzione: pəcciònə sénza felə «uomo assai innocente» (DAM, III:1469). 150 50 Saggio onomasiologico 68.4. ʻpesta coppiʼ La voce ʻpestacoppiʼ costituisce il comp. di pesta + coppi. Questo nome allude all’ abitudine del piccione di sostare sui tetti degli edifici. 68.5. ʻruccoʼ Voce di origine onomatopeica. Dall’ abr. rucá «borbottare» (DAM, III:1177). 68.6. ʻtorchiaroʼ V. 27.2. 69.0. PISPOLA: Anthus pratensis fəcétərə [fəˈtʃeːtərə] f., a Palmoli (CH) (AIS, 658) (DAM, II:769); ficiòtərə [fiˈtʃɔːtərə] f., a Penne (PE) (DAM, II:769); fucétələ [fuˈtʃeːtələ] f., a Bonefro (CB) (DAM, II:769)154. Tipi lessicali: 1. ʻfucetolaʼ. 69.1. ʻfucetolaʼ V. 14.1. 70.0. POIANA COMUNE: Buteo buteo cəllónə [tʃəlˈloːnə] m., nel Chietino (DAM, I:491); cellóne [tʃelˈloːne] m., nell’ Aquilano (DAM, I:491). Tipi lessicali: 1. ʻuccelloneʼ. 70.1. ʻuccelloneʼ Il termine cəllónə costituisce la forma accrescitiva di ʻuccelloʼ.155 71.0. QUAGLIA: Coturnix coturnix quaɖɖə [ˈkwaɖɖə] f., a Caramanico Terme (PE), Musellaro (PE), Salle (PE), San Tommaso, fraz. di Caramanico Terme (PE) e San Vittorino, fraz. di Caramanico Terme (PE) (DAM, III:1631); quagghja [ˈkwaɈɈa] f., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, III:1631); quaglia [ˈkwaʎʎa] f., a L’ Aquila, Arischia, fraz. di L’ Aquila, Camarda, fraz. di L’ Aquila, Campobasso (DAM, III:1631) e Opi (AQ)156; quagliara [ˈkwaʎʎara] m., ad Alfedena (AQ) e Vastogirardi (IS) (DAM, III:1631); quagliəra [ˈkwaʎʎəra] m., a Campodipietra 154 AIS: fucétələ (648 Fara San Martino (CH) = pispola. V. 31.2. 156 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 155 51 Saggio onomasiologico (CB), Cercemaggiore (CB), Cercepiccola (CB), Cerro al Volturno (IS), Castropignano (CB), Pesche, fraz. di Isernia, Sepino (CB), San Giuliano del Sannio (CB) e Torella del Sannio (CB) (DAM, III:1631); quajirə [ˈkwajirə] m., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1631); quajjə [ˈkwajjə] f., a L’ Aquila, Chieti (DAM, III:1631) e Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:248); quajərə [ˈkwajərə] m., a Casoli (CH) e Roccamorice (PE) (DAM, III:1631); quajjərə [ˈkwajjərə] m., a Gessopalena (CH) e Torricella Peligna (CH) (DAM, III:1631); quèjjə [ˈkwɛjjə] f., a Chieti, Pescara e Teramo (DAM, III:1631); quaquarqṷà [kwakwarˈkṷa] f., a Ortona dei Marsi (AQ) (DAM, III:1629); quójjərə [ˈkwojjərə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, III:1631). Tipi lessicali: 1. ʻquagliaʼ, 2. ʻquaquarquàʼ. 71.1. ʻquagliaʼ Il tipo lessicale ʻquagliaʼ deriva dal lat. *QUACŬLA, di origine onomatopeica, attrav. il provenz. calha (cfr. anche fr. caille). 71.2. ʻquaquarquàʼ Voce di origine onomatopeica.157 72.0. RAMPICHINO: Certhia brachydactyla piccaramáunə [pikkaraˈmaṷnə] m., a Pietranico (PE) (DAM, III:1548); piccaramónə [pikkaraˈmoːnə] m., a Cugnoli (PE) (DAM, III:1548); rambəcaríəllə [rambəkaˈriːəllə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, III:1548); rambəcaríəgliə [rambəkaˈriːəʎʎə] m., a Brittoli (PE) e Corvara (PE) (DAM, III:1548). Tipi lessicali: 1. ʻbecca ramoneʼ, 2. ʻrampichinoʼ. 72.1. ʻbecca ramoneʼ Questa voce è composta da tema verbale + sostantivo e si riferisce all’ abitudine di quest’uccello di catturare gli insetti dei quali si nutre nella corteccia degli alberi. 72.2. ʻrampichinoʼ Cfr. it. rampichino, der. di rampicare per via dell’abitudine di quest’uccello di cercare gli insetti dei quali si nutre arrampicandosi sugli alberi. 73.0. RIGOGOLO: Oriolus oriolus ráulə [ˈraṷlə] m., a Matrice (CB) (DAM, III:1771); réulə [ˈreṷlə] m., a Montagano (CB) (DAM, III:1771); ròulə [ˈrɔṷlə] m., a Ripamolisani (CB) (DAM, III:1771). 157 A Sant’ Omero (TE), la voce quaquaraquà indica il verso della quaglia (DAM, III:1629). 52 Saggio onomasiologico Tipi lessicali: 1. ʻràuluʼ. 73.1. ʻràuluʼ Per quanto riguarda l’origine del termine ʻràuluʼ, Manlio Cortelazzo, nel Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “Sono tutte continuazioni popolari, con numerose altre varianti a seconda delle condizioni fonetiche dei diversi dialetti, del latino aureus ‘fatto d’ oro’ come agg. sostantivato, con un passaggio semantico da “di color d’oro” a “uccello giallo” ”.158 Invece, Ernesto Giammarco propone per il termine ʻràuluʼ una derivazione dal lat. GRABŬLUS, forma con metatesi e rafforzamento di gl- in gr- del lat. GALBŬLUS «giallo».159 74.0. RONDINE COMUNE: Hirundo rustica yrénnələ [ˈɣrennələ] f., a Montagano (CB) (DAM, III:1731); léndra [ˈlendra] f., ad Agnone (IS) (DAM, II:993); ranna [ˈranna] f., a Pescina (AQ) (DAM, III:1672); rénəla [ˈreːnəla] f., a Gessopalena (CH) (Finamore, 1880:147); rénələ [ˈreːnələ] f., a Chieti, Ortona a Mare e Torricella Peligna (CH) (DAM, III:1730); rènələ [ˈrɛːnələ] f., a Pacentro (AQ), Bucchianico (CH), Giuliano Teatino (CH), Lettopalena (CH), Poggio Fiorito (CH) e Roccamorice (PE) (DAM, III:1731); rènənə [ˈrɛːnənə] f., a Gambatesa (CB) (DAM, III:1731); řénəna [ˈɽeːnəna] f., a Campobasso e Gambatesa (CB) (DAM, III:1730); rénnədə [ˈrennədə] f., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1730); rénnəla [ˈrennəla] f., a Opi (AQ)160; rénnələ [ˈrennələ] f., ad Acciano (AQ), Introdacqua (AQ), Chieti, Casalincontrada (CH), Ortona a Mare (CH), San Vito Chietino (CH)161 e Torrevecchia Teatina (CH) (DAM, III:1730) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:167); řénnələ [ˈɽennələ] f., a Civitacampomarano (CB), Campolieto (CB), Montelongo (CB), Monacilioni (CB), Montorio dei Frentani (CB), Morrone del Sannio (CB), Matrice (CB), Provvidenti (CB), Ripamolisani (CB), Riccia (CB), Rotello (CB), Santa Croce di Magliano (CB), Sant’ Elia a Pianisi (CB), San Giovanni in Galdo (CB), Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE), Corvara (PE) e Pietranico (PE) (DAM, III:1730); rènnələ [ˈrɛnnələ] f., a Brittoli (PE), Roccamorice (PE) e Salle (PE) (DAM, III:1730)162; rənnəlélla [rənnəˈlella] f., a Opi (AQ) anche «persona dai movimenti agili e rapidi»163; rənnəléllə [rənnəˈlellə] f., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:264); rénnola [ˈrennolə] f., a L’ Aquila, Arischia, fraz. di L’ Aquila e Paganica, fraz. di L’ Aquila (DAM, III:1730); rínələ [ˈriːnələ] 158 Il lessotipo ‘ràulu’ è diffuso non solo in Abruzzo e in Molise ma anche nel resto dell’Italia centro-meridionale (DEDI, 359). 159 (LEA, 488). 160 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 161 A San Vito Chietino (CH), la rondine è presente nel seguente proverbio: San Ggiusèppə, s’ arvé li rénnələ zə va a ll’ asprə «a San Giuseppe, se tornano le rondini si va a pescare in alto mare» (DAM, III:1731). 162 A Civitaquana (PE), il termine rènnələ indica il ‘pipistrello’ (DAM, III:1730). 163 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 53 Saggio onomasiologico f., a Bugnara (AQ) (DAM, III:1731); rínnələ [ˈrinnələ] f., a Raiano (AQ), Roccacasale (AQ), Sulmona (AQ), Vittorito (AQ), Popoli (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1730); rónələ [ˈroːnələ] f., a Palena (CH) (DAM, III:1731); rònnələ [ˈrɔnnələ] f., a Tufillo (CH), Cappelle sul Tavo (PE), Collecorvino (PE), Cepagatti (PE), Penne (PE), Pianella (PE), Spoltore (PE), Villanova (PE), Giulianova (TE), Montorio al Vomano (TE) e Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1730). Tipi lessicali: 1. ʻrondineʼ. 74.1. ʻrondineʼ Il lessotipo ʻrondineʼ deriva dal lat. HIRŬNDINE(M).164 75.0. RONDONE: Apus apus landràunə [lanˈdraṷnə] m., ad Agnone (IS) (DAM, II:993); rannəlònə [rannəˈlɔːnə] m., a Campli (TE) (DAM, III:1731); řəndənónə [ɽəndəˈnoːnə] m., a Castropignano (CB), Carpinone (IS), Frosolone (IS), Miranda (IS), Molise (CB) e San Giuliano del Sannio (CB) (DAM, III:1725); rənəlónə [rənəˈloːnə] m., a Castel Frentano (CH) anche «uomo alto e magro che cammina con scioltezza» (Crognale, 1855:68); rənnəléunə [rənnəˈleṷnə] m., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:264); řənnəllónə [ɽənnəlˈloːnə] m., a Pietrabbondante (IS) (DAM, III:1731); rənnəlónə [rənnəˈloːnə] m., a Castel del Monte (AQ), Introdacqua (AQ), Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, III:1731) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:167); řənnəlónə [ɽənnəˈloːnə] m., a Civitacampomarano (CB), Morrone del Sannio (CB), Riccia (CB), Santa Croce di Magliano (CB), Brittoli (PE) e Castiglione a Casauria (PE) (DAM, III:1731); rənnəlònə [rənnəˈlɔːnə] m., a Cappelle sul Tavo (PE) (DAM, III:1731); řənnónə [ɽənˈnoːnə] m., a Bagnoli sul Trigno (IS) (DAM, III:1731); řətənəllónə [ɽətənəlˈloːnə] m., a Sepino (CB) (DAM, III:1747); rinnilònə [rinniˈlɔːnə] m., a Castiglione Messer Raimondo (TE) (DAM, III:1731); rinnəlunə [rinnəˈluːnə] m., a Castel Castagna (TE), Cellino Attanasio (TE), Montefino (TE), Montorio al Vomano (TE), Penne Sant’ Andrea (TE) (DAM, III:1731); rinnərillunə [rinnərilˈluːnə] m., a Loreto Aprutino (PE) (DAM, III:1760); rundədilònə [rundədiˈlɔːnə] m., ad Arsita (TE) (DAM, III:1725); rundənéunə [rundəˈneṷnə] m., a Popoli (PE) (DAM, III:1725); řundənónə [ɽundəˈnoːnə] m., a Cercepiccola (CB) e San Giuliano del Sannio (CB) (DAM, III:1725); spargiò [sparˈdʒɔ] m., a Corropoli (TE) (DAM, IV:2064); vorəvašchjə [vorəˈvaːʃcə] m., a Scanno (AQ) (DAM, IV:2365). Tipi lessicali: 1. ʻrondinelloneʼ, 2. ʻspargioneʼ, 3. ‘vola vasche’. 75.1. ʻrondinelloneʼ Il termine ʻrondinelloneʼ costituisce la forma accrescitiva di ‘rondine’. 164 V. 10.1. 54 Saggio onomasiologico 75.2. ʻspargioneʼ Secondo Ernesto Giammarco, la voce ʻspargioneʼ è “da associare a spérga f., t. ornit., ‘ svasso, smergo’ (?) (DEI V 3585)”.165 75.3. ‘vola vasche’ Questo lessotipo è composto da tema verbale + sostantivo. Difatti, per quanto riguarda l’etimologia di vorəvašchjə, Giammarco si esprime nel seguente modo: “letteralm. ‘volavasche’, comp. da vora- dal tema di vurà ‘volare’ con -l- rotacizzato in -r- in riferim. all’ abitudine di volare sulla superficie delle vasche” (LEA, 725). 76.0. SCRICCIOLO: Troglodytes troglodytes frattarulə [frattaˈruːlə] m., a Giulianova (TE) (DAM, II:828); pətazzìnə [pətatˈtsiːnə] f., a Lanciano (CH) anche «persona piccola e vivace» (DAM, III:1522); rittitti [ritˈtitti] m., a Ortona dei Marsi (AQ) (DAM, III:1762); šbuciafratti [ʃbutʃaˈfratti] m., a Magliano dei Marsi (AQ) (DAM, IV:1849); šbusciafratta [ʃbuʃaˈfratta] m., a Tagliacozzo (AQ) e Bussi (PE) (DAM, IV:1849); šbusciafrattə [ʃbuʃaˈfrattə] m., ad Avezzano (AQ), Castel del Monte(AQ), Cocullo (AQ), Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ), Brittoli (PE), Cugnoli (PE) e Corvara (PE) (DAM, IV:1849); sbusciafrattə [zbuʃaˈfrattə] m., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:283). Tipi lessicali: 1. ʻbuca cespugliʼ, 2. ʻfrattaroloʼ, 3. ‘patazzina’, 4. ‘rittitti’. 76.1. ʻbuca cespugliʼ Il termine šbuciafrattə costituisce il comp. di šbucia «buca» + frattə «cespugli» e rappresenta un chiaro riferimento all’ abitudine dello scricciolo di cercare il cibo fra i rovi. 76.2. ʻfrattaroloʼ Il lessotipo ʻfrattarolaʼ deriva da fratta «cespuglio» e allude all’ abitudine di quest’uccello di vivere nel fitto del sottobosco delle foreste. 76.3. ‘patazzina’ V. 17.5. 76.4. ‘rittitti’ Voce di origine onomatopeica poiché si riferisce alla voce aspra e stridula di quest’uccello. 165 (LEA, 621). 55 Saggio onomasiologico 77.0. SPARVIERE: Accipiter nisus cuccələviéndə [kuttʃələˈvjendə] m., in provincia di Campobasso (DAM, I:632)166; šbarəvirə [ʃbarəˈviːrə] m., a Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:1838); šgraffacillə [ʃgraffaˈtʃillə] m., a Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2026)167; spaləvirə [spaləˈviːrə] m., a Cortino (TE) (DAM, IV:2065); spanuṷirə [spanuṷˈiːrə] m., a Carpineto Sinello (CH) (DAM, IV:2061); sparəvérə [sparəˈveːrə] m., a Salle (PE) (DAM, IV:2065); sparəvirə [sparəˈviːrə] m., ad Altino (CH), Perano (CH), Montebello di Bertona (PE), Pescara, Giulianova (TE) e Sant’ Omero (TE) (DAM, IV:2065); sparruvìərə [sparruˈviːərə] m., a Pescosansonesco (PE) (DAM, IV:2065); sparuṷirə [sparuṷˈiːrə] m., a Brittoli (PE) (DAM, IV:2065); sparuvérə [sparuˈveːrə] m., a Villa Celiera (PE) (DAM, IV:2065); sparvérə [sparˈveːrə] m., a Lanciano (CH) e Sepino (CB) (DAM, IV:2065); sparvirə [sparˈviːrə] m., ad Introdacqua (AQ), Ripabottoni (CB), Abbateggio (PE), Città Sant’ Angelo (PE), Montesilvano (PE), Pietranico (PE) e Spoltore (PE) (DAM, IV:2065); sparvìərə [sparˈviːərə] m., a Gessopalena (CH), Brittoli (PE), Castiglione a Casauria (PE), Corvara (PE), Pietranico (PE) e Popoli (PE) (DAM, IV:2065); sparvi̯èřə [sparvi ̯ˈɛːɽə] m., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2065); spèləviéřə [spɛləˈveːɽə] m., a Rotello (CB) (DAM, IV:2065). Tipi lessicali: 1. ʻsparviereʼ, 2. ʻcozza ventoʼ, 3. ‘acchiappa uccelli’. 77.1. ʻsparviereʼ Cfr. it. sparviere, dal provenz. esparvier, e questo dal germ. sparwāri, propr. «aquila dei passeri», cioè «uccello che caccia e mangia i passeri» (comp. di sparwo «passero» e ari «aquila»). 77.2. ʻcozza ventoʼ V. 53.3. 77.3. ‘acchiappa uccelli’ V. 43.2. 78.0. SMERGO (termine usato genericamente per gli smerghi) pápərə bbəccapənditə [ˈpaːpərə bbəkkapənˈdiːtə] m., a Giulianova (TE) (DAM, III:1427). Tipi lessicali: 1. ʻpapero bbəccapənditəʼ. In provincia di Campobasso, il termine cuccələviéndə indica anche l’avvoltoio (DAM, I:632). A Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH), il termine šgraffacillə può designare anche l’astore e i rapaci in generale (DAM, IV:2026). 166 167 56 Saggio onomasiologico 78.1. ʻpapero bbəccapənditəʼ Per quanto riguarda l’elemento bbəccapənditə, quest’ ultimo sembrerebbe composto da tema verbale + sostantivo. 79.0. STARNA: Perdix perdix ciarlòchə [tʃarˈlɔːkə] f., a Montepagano, fraz. di Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, I:556). Tipi lessicali: 1. ʻciarlocaʼ. 79.1. ʻciarlocaʼ V. 4.3. 80.0. STERNA COMUNE: Sterna hirundo rénnələ [ˈrennələ] f., a Ortona a Mare (CH) e Pescara (DAM, III:1731); rìnnələ [ˈrinnələ] f., a Vasto (CH) (DAM, III:1731). Tipi lessicali: 1. ʻrondineʼ. 80.1. ʻrondineʼ V. 74.0. 81.0. STIACCINO: Saxicola rubetra capənéra ròssa [kapəˈneːra ˈrɔssa] m., ad Introdacqua (AQ) (DAM, I:418); chjuvéttə [cuˈvettə] m., a Civitella del Tronto (TE) (DAM, I:542); rəjəpigliə [rəjəˈpiʎʎə] m., a Roccavivi, fraz. di San Vincenzo (AQ) (DAM, III:1716); ucchjə də vóvə [ˈuccə də ˈvoːvə] m., a Casalbordino (CH), Paglieta (CH), Torrebruna (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2283); ucchjə də vuvə [ˈuccə də ˈvuːvə] m., a Celenza sul Trigno (CH), Torricella Peligna (CH) e Cugnoli (PE) (DAM, IV:2283); ùocchjə də bbóvə [ˈuːoccə də ˈbboːvə] m., a Introdacqua (AQ), Brittoli (PE), Pietranico (PE) e Popoli (PE) (DAM, IV:2283); ùocchjə də vàuvə [ˈuːoccə də ˈvaṷvə] m., a San Giovanni Lipioni (CH) (DAM, IV:2283); ùocchjə də vóvə [ˈuːoccə də ˈvoːvə] m., a Fara San Martino (CH) e Lama dei Peligni (CH) (DAM, IV:2283). Tipi lessicali: 1. ʻcapinera rossaʼ, 2. ʻchiuvettoʼ, 3. ʻregiopigoʼ, 4. ʻocchio di bueʼ. 57 Saggio onomasiologico 81.1. ʻcapinera rossaʼ La voce ʻcapinera rossaʼ costituisce un chiaro riferimento al colore del piumaggio dello stiaccino. 81.2. ʻchiuvettoʼ V. 6.0. 81.3. ʻregiopigoʼ Per quanto riguarda l’etimologia della forma composta ʻregiopigoʼ, Ernesto Giammarco si esprime nel seguente modo: “(…) comp. da réjə- ‘regio’ (cfr. regio (di mare) ‘albatrello’) e -pigliə forse a) da lat. reg. abr. + piglu, sviluppo di *pīgulus (…), dim. di lat. me. pigus ‘pesce’, (…), var. di pīcus ‘picchio’ (DEI IV 2918); b) lat. reg. abr. + piglus, var. di *pigillus, incr. di pīgulus con pūsillus in relaz. alla ‘piccolezza’ dell’uccello.”168 81.4. ʻocchio di bueʼ Il tipo lessicale ʻocchio di bueʼ costituisce un riferimento al colore del piumaggio dello stiaccino. Difatti, questo termine è motivato dal capo nero e dal sopracciglio bianco, particolarmente visibile nei maschi, che parte dal becco e arriva fin sulla nuca. 82.0. STRILLOZZO: Emberiza calandra pagliariccə [paʎʎaˈrittʃə] m., a Brittoli (PE) e Pietranico (PE) (DAM, III:1395); pajarèaccə [pajaˈrɛattʃə] m., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1395); pajaréccə [pajaˈrettʃə] m., a Paglieta (CH), Penne (PE), Bisenti (TE) e Silvi (TE) (DAM, III:1395); pajariccə [pajaˈrittʃə] m., a Civitella Messer Raimondo (CH), Torino di Sangro (CH), Città Sant’ Angelo (PE) e Cugnoli (PE) (DAM, III:1395); štərlacchjə [ʃtərˈlaccə] m., a Casalbordino (CH), Paglieta (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2119); štərlazzə [ʃtərˈlattsə] m., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:2119). Tipi lessicali: 1. ʻpagliericcioʼ, 2. ʻsterlaccaʼ. 82.1. ʻpagliericcioʼ V. 95.1. 82.2. ʻsterlaccaʼ V. 4.10. 168 (LEA, 495). 58 Saggio onomasiologico 83.0. TARABUSINO: Ixobrychus minutus tarabbusèttə [tarabbuˈsɛttə] m., a Pescara (DAM, IV:2182). Tipi lessicali: 1. ʻtarabusettoʼ. 83.1. ʻtarabusettoʼ Forma diminutiva di tarabuso. 84.0. TARABUSO: Botaurus stellaris tarabbusə [tarabˈbuːsə] m., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, IV:2182). Tipi lessicali: 1. ʻtarabusoʼ. 84.1. ʻtarabusoʼ Cfr. it. tarabuso, etimo incerto. 85.0. TORDELA: Turdus viscivorus frattarólə [frattaˈroːlə] m., a Cugnoli (PE) e Corvara (PE) (DAM, IV:2220); frattarùolə [frattaˈruːolə] m., a Pietranico (PE) (DAM, IV:2220); tərdáchə [tərˈdaːkə] f., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ), Giulianova (TE) e Montepagano (TE) (DAM, IV:2258); tòrdərə marinə [ˈtɔrdərə maˈriːnə] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, IV:2221); turdaca [turˈdaːka] f., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila (DAM, IV:2258); turdachə [turˈdaːkə] f., a Pettorano sul Gizio (AQ), Brittoli (PE), Cappelle sul Tivo (PE), Caprara, fraz. di Spoltore (PE), Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE), Corvara (PE), Pietranico (PE), Spoltore (PE), Bellante (TE) e Tortoreto (TE) (DAM, IV:2258); turdayə [turˈdaːɣə] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, IV:2258); turdèchə [turˈdɛːkə] f., a Moscufo (PE) (DAM, IV:2258); turdéchə [turˈdeːkə] f., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2258); turdècchə [turˈdɛkkə] f., a Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:2258); turdéhə [turˈdeːɣə] f., a Lanciano (CH) (DAM, IV:2258); turdéjə [turˈdeːjə] f., a Filetto (CH) e San Martino sulla Marrucina (CH) (DAM, IV:2258); turdèjjə [turˈdɛjjə] f., a Paglieta (CH) (DAM, IV:2258). Tipi lessicali: 1. ʻtordaca (marina)ʼ, 2. ʻfrattaroloʼ. 85.1. ʻtordacaʼ Il termine ʻtordacaʼ deriva dal lat. TŬRDU(M).169 169 In Abruzzo e in Molise, per turdachə si intende anche «uomo o donna di tardo comprendonio» (DAM, IV:2258). 59 Saggio onomasiologico 85.2. ʻfrattaroloʼ V. 76.2. 86.0. TORDO (termine usato genericamente per i turdidi) tardégliə [tarˈdeʎʎə] m., a Roccacasale (AQ) (DAM, IV:2183); tərdè [tərˈdɛ] m., a Casoli (CH) (DAM, IV:2258); tərdéhə [tərˈdeːɣə] m., a Provvidenti (CB) (DAM, IV:2258); tórdələ [ˈtordələ] m., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, IV:2220); tórdora [ˈtordora] m., a Fiamignano (RI)170 (DAM, IV:2221); turdè [turˈdɛ] m., a Ortona a Mare (AQ) (DAM, IV:2258); turdə [ˈturdə] m., a Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:228), a Raiano (AQ) anche «semplicione, sciocco» (Venanzio Fucinese, 2008:347); tùrdələ [ˈturdələ] m., a Celano (AQ), Ovindoli (AQ), Scapoli (IS) e Bussi (PE) (DAM, IV:2220); tùrdənə [ˈturdənə] m., a Casoli (CH) (DAM, IV:2258); turdo [ˈturdo] m., a Cese, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:413); tùrghələ [ˈturgələ] m., a Bussi (PE) (DAM, IV:2258). Tipi lessicali: 1. ʻtordoʼ. 86.1. ʻtordoʼ Il termine ʻtordoʼ deriva dal lat. TŬRDU(M).171 87.0. TORDO BOTTACCIO: Turdus philomelos táurdə [ˈtaurdə] m., a Moscufo (PE), Penne (PE) e Montorio al Vomano (PE) (DAM, IV:2220); térdə [ˈterdə] m., a Dogliola (CH) (DAM, IV:2220); tèurdə [ˈtɛurdə] m., a Paglieta (CH) e Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:2220); tórdə [ˈtordə] m., a Introdacqua (AQ), Altino (CH), Bomba (CH), Carpineto Sinello (CH), Filetto (CH), Francavilla al Mare (CH), Lanciano (CH), Lettopalena (CH), Roccamontepiano (CH), Carpinone (IS), Gildone (CB), Riccia (CB), Tufara (CB), Brittoli (PE), Castiglone a Casauria (PE), Cugnoli (PE), Corvara (PE), Pietranico (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, IV:2258); tòrdə [ˈtɔrdə] m., a Bucchianico (CH), Casalbordino (CH), Fara San Martino (CH), Sambuceto, fraz. di San Giovanni Teatino (CH), San Martino sulla Marrucina (CH), Villalfonsina (CH), Vacri (CH), Alanno (PE), Abbateggio (PE), Brittoli (PE), Cepagatti (PE), Manoppello (PE), Moscufo (PE), Montesilvano (PE), Pescara, Pianella (PE), Roccamorice (PE) e Spoltore (PE) (DAM, IV:2220); tóurdə [ˈtourdə] m., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:2220); turdə [ˈturdə] m., a Corfinio (AQ), Gagliano Aterno (AQ), Monticchio, fraz. di L’ Aquila, Onna, fraz. di L’ Aquila, Scanno (AQ), Lama dei Peligni (CH), Palena (CH), Cerro al Volturno Fiamignano si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. A Colonnella (TE), il tordo è presente all’ interno della seguente espressione qṷannə a tturdə ə cqṷannə a réllə «a volte di grasso, a volte di magro» (DAM, IV:2220). Da Cepagatti (PE), invece, proviene l’espressione purtə nu tòrdə! «hai un’ubriacatura!». 170 171 60 Saggio onomasiologico (IS), Ielsi (CB), Bucchianico (PE), Civitella Casanova (PE), Rosciano (PE), Ancarano (TE), Canzano (TE), Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) e Valle Castellana (TE) (DAM, IV:2220); turdèchə [turˈdɛːkə] m., a Morro d’ Oro (TE) (DAM, IV:2220); turdo [ˈturdo] m., a Pianola, fraz. di L’ Aquila (DAM, IV:2220); turdu [ˈturdu] m., a Pescocanale, fraz. di Capistrello (AQ), Borgorose (RI) e Petrella Salto (RI)172 (DAM, IV:2220). Tipi lessicali: 1. ʻtordoʼ. 87.1. ʻtordoʼ Il termine ʻtordoʼ deriva dal lat. TŬRDU(M). 88.0. TORDO SASSELLO: Turdus iliacus maləvizzə [maləˈvittsə] m., a Provvidenti (CB), Toro (CB) (DAM, IV:2220) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:94); mmaləvizzə [mmaləˈvittsə] m., a Casacalenda (CB) (DAM, IV:2220); maləvizzərə [maləˈvittsərə] m., a Campodipietra (CB), Gildone (CB) e Pietracatella (CB) (DAM, IV:2220); rusciulèttə [ruʃuˈlɛttə] m., a San Martino sulla Marrucina (CH) (DAM, III:1787); turdachə ðə mundagnə [ˈturdakə ðə munˈdaɲɲə] m., a Bellante (TE), Campli (TE) e Torano Nuovo (TE) (DAM, IV:2258); turdə də rəpassə [ˈturdə də rəˈpassə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, IV:2220). Tipi lessicali: 1. ʻmalvizzoʼ, 2. ‘tordaco di montagna’, 3. ‘tordo di ripasso’, 4. ‘rusciuletto’. 88.1. ʻmalvizzoʼ La voce ʻmalvizzoʼ, diffusa in tutto il Sud Italia, sembrerebbe derivare dal fr. ant. malvis (mod. mauvis)173, a sua volta dal lat. *MALVICEUS per MILVACEUS del colore del nibbio (MILVUS), raccostato a mauve ‘malva’, sempre per il colore (DEI, III:2337).174 88.2. ʻtordaco di montagnaʼ Il determinativo ʻdi montagnaʼ allude chiaramente all’ habitat del tordo sassello. 88.3. ʻ tordo di ripasso ʼ Il determinativo ʻdi ripassoʼ proviene dal linguaggio venatorio e si riferisce al ripasso, ovvero al movimento migratorio di questa specie dai luoghi di svernamento a quelli di riproduzione. 172 Borgorose e Petrella Salto si trovano oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 facevano parte della provincia di L’ Aquila. 173 Cfr. spagn. malvís. 174 Cfr. (Lanaia, 2003:98-99). 61 Saggio onomasiologico 88.4. ʻrusciulettoʼ Il tipo lessicale ʻrusciulettoʼ sembrerebbe costituire la forma diminutiva dell’agg. róscə «rosso» (DAM, III:1767-1768) per via del sottoala castano rossiccio di quest’ uccello. 89.0. TORTORA COMUNE: Streptopelia turtur tártərə [ˈtartərə] f., a Casalbordino (CH), Paglieta (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2184); tarturèllə [tartuˈrɛllə] f., a Castiglione a Casauria (PE) e Cugnoli (PE) (DAM, IV:2260); tərturèllə [tərtuˈrɛllə] f., a Montorio al Vomano (TE) e Silvi (TE) (DAM, IV:2260); tirtorèllə [tirtoˈrɛllə] f., a Canzano (TE) e Notaresco (TE) (DAM, IV:2260); tòrdərappəccèunə [tɔrdərappətˈtʃɛṷnə] f., a Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:2221); tortorèllə [tortoˈrɛllə] f., a Riccia (CB) (DAM, IV:2260); turchjatèllə [turcaˈtɛllə] f., a Celenza sul Trigno (CH) (DAM, IV:2258); turdarèllə [turdaˈrɛllə] f., a Chieti e Casoli (CH) (DAM, IV:2258); turtorèlla [turtoˈrɛlla] f., ad Alfedena (AQ) (DAM, IV:2260); turturallə [turtuˈrallə] f., a Bussi (PE) (DAM, IV:2260); turturélla [turtuˈrella] f., a Gagliano Aterno (AQ), Goriano Sicoli (AQ) (DAM, IV:2260); turturèlla [turtuˈrɛlla] f., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:238); turturéllə [turtuˈrellə] f., a Sulmona (AQ) (DAM, IV:2260) e Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:347); turturèllə [turtuˈrɛllə] f., a Francavilla al Mare (CH), Giuliano Teatino (CH), Frosolone (IS), Brittoli (PE), Città Sant’ Angelo (PE), Castiglione a Casauria (PE), Corvara (PE), Penne (PE), Pietranico (PE), Pescosansonesco (PE), Bisenti (TE), Castel Castagna (TE), Cellino Attanasio (TE), Montefino (TE), Morro d’ Oro (TE) e Penna Sant’ Andrea (TE) (DAM, IV:2260); dzidzì [dziˈdzi] m., a Silvi (TE) (DAM, IV:2408); dzidzirinèttə [dzidziriˈnɛttə] m., a Montesilvano (PE) (DAM, IV:2408). Tipi lessicali: 1. ʻtortora / tortorellaʼ, 2. ‘tortora piccione’, 3. ‘zizì / zizirinètto’, 4. ʻtorchiaroʼ. 89.1. ʻtortora / tortorellaʼ Il termine ʻtortoraʼ deriva dal lat. TŬRTURE(M). 89.2. ʻtortora piccioneʼ La voce tòrdərappəccèunə costituisce il comp. di tortora + piccione. 89.3. ʻzizì / zizirinèttoʼ Il lessotipo ʻzizì / zizirinètto’ è di origine onomatopeica poiché si riferisce al verso di quest’uccello.175 89.4. ʻtorchiaroʼ V. 27.2. 175 Cfr. (LEA, 738). 62 Saggio onomasiologico 90.0. TOTTAVILLA: Lullula arborea calandrèlla [kalanˈdrɛlla] f., a Campobasso, Isernia e Montelongo (CB) (DAM, I:374); calandrèllə [kalanˈdrɛllə] f., a Cansano (AQ), Introdacqua (AQ), Raiano (AQ), Chieti e Francavilla al Mare (CH) (DAM, I:374);176 cucciardèlla [kuttʃarˈdɛlla] f., a Venafro (IS) (DAM, I:635). Tipi lessicali: 1. ʻcalandrellaʼ, 2. ʻcucciardellaʼ. 90.1. ʻcalandrellaʼ V. 4.2. 90.2. ʻcucciardellaʼ V. 4.6. 91.0. UPUPA: Upupa epops céllə di mórtə [ˈtʃellə di ˈmortə] m., a Macchiavalfortore (CB) (DAM, I:565); ciéllə də cambəsandə [tʃiˈellə də kambəˈsandə] m., a Montagano (CB) (DAM, IV:2267); fùfeda [ˈfuːfeda] f., a Genzano di Sassa, oggi fraz. di L’ Aquila (AIS, 625) (DAM, II:847); yallə ualanə [ˈɣallə waˈlaːnə] m., a Montefino (TE) (DAM, IV:2267); yallèttə [ɣalˈlɛttə] m., a Chieti e Pescara (DAM, II:865); galliccə də san Pitrə [galˈlittʃə də san ˈpiːtrə] m., a Collecorvino (PE) (DAM, II:865); yalluccə [ɣalˈluttʃə] m., a Silvi (TE) (DAM, II:865); galluccə də sélvə [galˈluttʃə də ˈselvə] m., a Ripamolisani (CB) (DAM, IV:2267); hallòttə [ɣalˈlɔttə] m., a Cepagatti (PE) (DAM, II:865); lùcchərə [ˈlukkərə] f., a Fara San Martino (CH) (AIS, 648) (DAM, III:1019); pəppòttə [pəpˈpɔttə] m., a Campli (TE) (DAM, III:1503); pəpúlica [pəˈpuːlika] m., a Collelongo (AQ) (DAM, III:1503); pica [ˈpiːka] f., a Cese, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:282); pipə [ˈpiːpə] f., a Giulianova (TE) (DAM, III:1615); pupə [ˈpuːpə] f., a Nocciano (PE), Bellante (TE), Campli (TE), Mosciano Sant’ Angelo (TE), Silvi (TE), Torano Nuovo (TE) e Valle Castellana (TE) (DAM, III:1615); pùpola [ˈpuːpola] f., a Roccavivi, fraz. di San Vincenzo (AQ) (DAM, III:1616); pupù [puˈpu] m., a Cocullo (AQ) (DAM, III:1616); pupúləca [puˈpuːləka] f., a Collelongo (AQ) (DAM, III:1616); ùpica [ˈuːpika] f., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:246). Tipi lessicali: 1. ʻpùppolaʼ, 2. ‘fùfeda’, 3. ‘galluccio di san Pietro / uccello di morte / di camposanto’, 4. ‘galletto / galluccio (di selva)’, 5. ‘gallo vaccaro’, 6. ‘allocco’, 7. ‘pica’. 91.1. ʻpùppolaʼ Cfr. it. reg. pùppola, dal lat. *UPUPŬLA, dim. di ŬPŬPA «upupa». 176 A Civitacampomarano (CB) il termine calandrèllə f. indica la «lucciola» (DAM, I:374). 63 Saggio onomasiologico 91.2. ʻfùfedaʼ La voce ʻfùfedaʼ è di origine onomatopeica poiché si riferisce al verso di quest’ uccello. 91.3. ʻgalluccio di san Pietro / uccello di morte / di camposantoʼ Il termine ʻgalluccio di san Pietro’ così come le forme ‘uccello di morte’ e ‘uccello di camposantoʼ trovano la propria motivazione nelle credenze popolari che consideravano l’upupa annunciatrice di morte a causa del suo canto monotono, simile a quello di alcuni strigidi notturni già considerati come portatori di sventura.177 Difatti, in passato, la somiglianza del verso di questi ultimi con quello dell’upupa ha contribuito ad attribuirle abitudini notturne che non possiede. 91.4. ʻgalletto / galluccio (di selva)ʼ Il tipo lessicale ʻgalletto / galluccioʼ indica l’associazione effettuata dalla tassonomia popolare tra il gallo domestico e l’upupa per via del ciuffo erettile presente sul capo di quest’ uccello. Per quanto riguarda invece il determinativo ‘di selvaʼ, quest’ultimo costituisce un chiaro riferimento all’ habitat dell’upupa. 91.5. ʻgallo vaccaroʼ V. 12.5. 91.6. ʻalloccoʼ V. 3.0.178 91.7. ‘pica’ V. 41.5. 92.0. USIGNOLO: Luscinia megarhynchos aulùrïə [auˈluːri ̯ə] m., a Tocco da Casauria (PE) (DAM, I:277); cèllə frattarólə [ˈtʃɛllə frattaˈroːlə] m., a Campli (TE) (DAM, I:565); ɖuscignúoɖə [ɖuʃiˈɲuːoɖə] m., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1786); frattaróla [frattaˈroːla] f., a Cerchio (AQ) (DAM, II:828); frattarólə [frattaˈroːlə] f., ad Introdacqua (AQ) (DAM, II:828); frattaruólə [frattaˈrwoːlə] m., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:109); luɖəgnúolə [luɖəˈɲuːolə] m., a Sant’ Andrea, fraz. di Civitella del Tronto (TE) (DAM, III:1786); pəccunéttə [pəkkuˈnettə] m., a Casoli (CH) (DAM, III:1470); rəscəgnòlə [rəʃəˈɲɔːlə] m., a Lama dei Peligni (CH), Sambuceto, fraz. di San Giovanni Teatino (CH) (DAM, III:1786) e Opi (AQ)179; rəscignéujə [rəʃiˈɲeṷjə] m., a Raiano (AQ) (DAM, III:1786); rəscignúɖə [rəʃiˈɲuːɖə] m., a Caramanico Terme (PE) (DAM, III:1786); rəscignúogliə [rəʃiˈɲuːoʎə] 177 V. 23.3. AIS: luppa (645 Tagliacozzo (AQ), lùppəla (668 Morrone del Sannio (CB), púlapù (666 Roccasicura (IS) = upupa. 179 Dato raccolto personalmente il 25-10-2013. 178 64 Saggio onomasiologico m., a Civitella del Tronto (TE) (DAM, III:1786); rəscignuólə [rəʃiˈɲwoːlə] m., a Campodipietra (CB) (DAM, III:1786); rəsəgnúolə [rəsəˈɲuːolə] m., a Castel di Sangro (AQ) (DAM, III:1786); riscəgnáulə [riʃəˈɲaṷlə] m., a Spoltore (PE) (DAM, III:1786); riscignòlə [riʃiˈɲɔːlə] m., a Cappelle sul Tavo (PE), Città Sant’ Angelo (PE)180, Cepagatti (PE), Loreto Aprutino (PE), Moscufo (PE), Manoppello (PE), Pescara, Penne (PE), Villanova (PE), Castel Castagna (TE), Cellino Attanasio (TE), Castilenti (TE), Montefino (TE), Penna Sant’ Andrea (TE) e Silvi (TE) (DAM, III:1786); ruscəgníujə [ruʃəˈɲiːujə] m., a Popoli (PE) (DAM, III:1786); ruscəgnúlə [ruʃəˈɲuːlə] m., a Campli (TE) (DAM, III:1786); ruscəgnúoɖə [ruʃəˈɲuːoɖə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1786); ruscəgnúolə [ruʃəˈɲuːolə] m., a Brittoli (PE) (DAM, III:1786); ruscəgnòlə [ruʃəˈɲɔːlə] m., a Canzano (TE), Morro d’ Oro (TE), Montorio al Vomano (TE) e Notaresco (TE) (DAM, III:1786); rusciagnòlə [ruʃaˈɲɔːlə] m., a Cercemaggiore (CB) e Riccia (CB) (DAM, III:1786); rusciagnulə [ruʃaˈɲuːlə] m., a Scapoli (IS) (DAM, III:1786); ruscignòlə [ruʃiˈɲɔːlə] m., a San Demetrio ne’ Vestini (AQ), Tione degli Abruzzi (AQ), Villetta Barrea (AQ), Giuliano Teatino (CH), Ortona a Mare (CH) e Penne (CH) (DAM, III:1786); ruscignólu [ruʃiˈɲoːlu] m., a L’ Aquila (DAM, III:1786); rusigníulə [rusiˈɲiːulə] m., a Vittorito (AQ) (DAM, III:1786); rusignólu [rusiˈɲoːlu] m., a San Lorenzo, fraz. di Pizzoli (AQ) (DAM, III:1786); rusignúlə [rusiˈɲuːlə] m., a Goriano Sicoli (AQ) (DAM, III:1786); šbusciafrattə [ʃbuʃaˈfrattə] m., a Monticchio, fraz. di L’ Aquila (DAM, IV:1849); signúolə [siˈɲuːolə] m., a Gagliano Aterno (AQ) (DAM, IV:2036); sparnuccə [sparˈnuttʃə] m., a Casoli (CH) (DAM, IV:2064). Tipi lessicali: 1. ʻrosignoloʼ, 2. ‘frattarola’, 3. ‘buca cespugli’, 4. ‘aulurio’, 5. ‘becconetto’, 6. ‘sparnuccio’. 92.1. ʻrosignoloʼ Cfr. it. ant. o letter. o reg. rosignolo (o rusignolo; meno com. rosignuolo e rusignuolo), dal provenz. rosinhol, che è il lat. *LUSCINIOLUS, dim. di LUSCINIA «usignolo».181 92.2. ʻfrattarolaʼ V. 76.2. 92.3. ʻbuca cespugliʼ V. 76.1. A Città Sant’ Angelo (PE), l’usignolo è presente nel seguente detto: à rminutə (o candə) lu riscignòlə: s’ à da suməndè lu randinïə «è tornato l’usignolo, bisogna seminare il granturco» (DAM, III:1786). 181 Da Torrevecchia Teatina (CH) proviene questo detto: lu ruscəgnòlə nən gandə la prim’ annə; la secònd’ annə candə «l’usignuolo non canta il primo anno, ma il secondo, cioè a due anni» (DAM, III:1786). 180 65 Saggio onomasiologico 92.4. ʻaulurioʼ Secondo Ernesto Giammarco, il tipo lessicale aulùrïə costituirebbe una “var. di ŏlor -ōris ‘cigno’ (DEI IV 2643) con dittongo secondario”182. 92.5. ʻbecconettoʼ V. 63.1. 92.6. ʻsparnuccioʼ Per quanto riguarda l’etimologia della voce ʻsparnuccioʼ, Ernesto Giammarco si esprime nel seguente modo: “La vc., con a avantonica per -r-, va collegata a I. spernùzzola (a. 1622) cinciallegra, Parus maior che ‘deve essere stata una vc. dell’Italia centrale’ (DEI V 3587) e al ven. padov. 2. spernacìno morétta, Aythya filigula, deverb. da spernare, spernacciare ‘scapigliare’ (?).”183 93.0. VERDONE: Chloris chloris cèllə də lénə [ˈtʃɛllə də ˈleːnə] m., a Torrebruna (DAM, IV:2331); lupədəciéllə [lupədətʃiˈellə] m., a Castelmauro (CB) (DAM, II:1026); mallardə [malˈlardə] m., a Campolieto (CB), Monacilioni (CB), Sepino (CB) e San Giovanni in Galdo (CB) (DAM, IV:2331); pi̯èttəvérdə [pi ̯ɛttəˈverdə] m., a Vastogirardi (IS) (DAM, III:1554); pizzəcafívvərə [pittsəkaˈfivvərə] m., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2086); vərdàunə [vərˈdaṷnə] m., ad Altino (CH) (DAM, IV:2331); vərdónə [vərˈdoːnə] m., a L’ Aquila, Chieti, Campobasso, Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE) e Nereto (TE) (DAM, IV:2331); vərdònə [vərˈdɔːnə] m., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:2331); vərdórə [vərˈdoːrə] m., a Lanciano (CH) (DAM, IV:2331); virdònə [virˈdɔːnə] m., a Pescara e Teramo (DAM, IV:2331); vurdòunə [vurˈdɔṷnə] m., a Palena (CH) (DAM, IV:2331). Tipi lessicali: 1. ʻverdoneʼ, 2. ‘petto verde’, 3. ‘mellardo’, 4. ‘pizzica fichi’, 5. ‘uccello di legna’, 6. ‘lupo degli uccelli’. 93.1. ʻverdoneʼ Cfr. it. verdone, dal colore giallo verdastro del suo piumaggio. 93.2. ʻpetto verdeʼ V. 93.1. 93.3. ʻmellardoʼ V. 42.2. 182 183 (LEA, 66). Ibidem, 621. 66 Saggio onomasiologico 93.4. ʻpizzica fichiʼ V. 14.2. 93.5. ʻuccello di legnaʼ La motivazione del termine ʻuccello di legnaʼ potrebbe essere fornita dalle capacità mimetiche sviluppate dal verdone grazie al suo piumaggio giallo verdastro. 93.6. ʻlupo degli uccelliʼ Per quanto riguarda la motivazione del tipo lessicale ʻlupo degli uccelliʼ, è utile riportare quanto Alfio Lanaia, all’ interno di Ornitonimia etnea, scrive sul succiacapre, indicato in una località etnea con un termine pressoché identico a quello abruzzese per il verdone: “Solo a Biancavilla ho raccolto la denominazione lupu d’ âcièddi (…). L’ informatore ha spiegato che il nostro uccello ha questo nome per la sua capacità di mimetizzarsi; il succiacapre, infatti, quando «è posato sui rami si vede difficilmente perché […] si pone nel senso stesso del ramo».184 Si può così ipotizzare come il verdone in Abruzzo e il succiacapre in area etnea siano accomunati dal medesimo nome poiché entrambi, grazie al loro piumaggio, hanno sviluppato abili capacità di mimetizzazione tra il fogliame. Queste capacità mimetiche sono poi state associate dalla tassonomia popolare a quelle del lupo, predatore “scaltro” per antonomasia.185 94.0. VERZELLINO: Serinus serinus uərdzəlleinə [wərdzəlˈlei ̯nə] m., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:356); vərdunèllə [vərduˈnɛllə] m., a San Giovanni Teatino (CH) (DAM, IV:2338); vərdzèllə [vərˈdzɛllə] f., a Castiglione a Casauria (PE) (DAM, IV:2338); vərdzəllénə [vərdzəlˈleːnə] m., a Bellante (TE) e Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, IV:2338); vərdzəllinə [vərdzəlˈliːnə] m., a Francavilla al Mare (CH), Cappelle sul Tavo (PE), Caprara (PE), Cugnoli (PE), Spoltore (PE) (DAM, IV:2338) e Campobasso (Brunale, 2001:395). Tipi lessicali: 1. ʻverzello / verzellinoʼ. 94.1. ʻverzello / verzellinoʼ Dall’ it. verzellino, der. di verde, con la -z- di verzura e sim. 184 185 (Lanaia, 2003:92). Cfr. Ibidem, 92. 67 Saggio onomasiologico 95.0. ZIGOLO GIALLO: Emberiza citrinella pagliaràcciu [paʎaˈrattʃu] m., a Fiamignano (RI)186 e Pescocanale, fraz. di Capistrello (AQ) (DAM, III:1395); pajaràcciu [pajaˈrattʃu] m., a Borgorose (RI)187 (DAM, III:1395); passérácciu [passeˈrattʃu] m., a Petrella Salto (RI)188 (DAM, III:1450); pəlléřəcciónə [pəlleɽətˈtʃoːnə] m., a Provvidenti (CB) (DAM, III:1405); zìula [ˈtsiːula] m., nell’ Aquilano (DAM, IV:2408). Tipi lessicali: 1. ʻpagliericcio / pagliericcioneʼ, 2. ʻpasseraccioʼ, 3. ‘zìula’. 95.1. ʻpagliericcioʼ Der. di paglia, per via della abitudine di quest’ uccello di frequentare i pagliai (LEA, 408). 95.2. ʻpasseraccioʼ V. 58.1. 95.3. ʻzìulaʼ Il lessotipo ʻzìula’ è di origine onomatopeica poiché si riferisce al verso dello zigolo giallo. Fiamignano si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. 188 Petrella Salto si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. 186 187 68 Conclusioni Conclusioni Il sottosistema degli ornitonimi La presente ricerca ha portato alla raccolta di 504 denominazioni dialettali, indicanti 92 specie di uccelli, le quali possono essere analizzate ulteriormente al fine di osservare con quali dinamiche si forma il sottosistema degli ornitonimi. 0.1. Nomi opachi Il sottosistema dei nomi opachi è formato da una minoranza di ornitonimi di tradizione ininterrotta (latini, greci mediati dal latino), da prestiti francesi o spagnoli la cui motivazione originaria è stata dimenticata in seguito al mutamento linguistico. Fra i latinismi possono essere annoverati lòdəna ˂ (A)LAUDA(M) «allodola», calandra ˂ *CALANDRA, prestito dal gr. kálandros «allodola», cuərnacchja ˂ CORNACŬLA(M) «cornacchia», pərnicə ˂ PERDICE(M) «pernice», córvə ˂ CŎRVU(M) «corvo», falchə ˂ FALCONE(M) «falco», pica ˂ PICA «gazza», yufə ˂ GŪFO «gufo», mèrula ˂ MERULA(M) «merlo», níbbiə ˂ NĬBŪLU(M) «nibbio», palómmə ˂ PALŬMBU(M) «piccione», passərə ˂ PASSERE(M) «passero», rènnələ ˂ (HI)RŬNDINE(M) «rondine», turdə ˂ TŬRDU(M) «tordo». Fra i prestiti francesi è possibile ricordare məllardə ˂ ant. fr. malard «germano reale», sparəvérə ˂ provenz. esparvier «sparviere» e riscignòlə ˂ provenz. rosinhol «usignolo». Per quanto riguarda gli ispanismi, l’unico ornitonimo attribuibile a questo gruppo è rappresentato da šgargə ˂ sp. garza «airone». Per la maggior parte degli ornitonimi presenti nella raccolta si è fatto invece ricorso al patrimonio linguistico delle parlate abruzzesi e molisane. 0.2. Nomi trasparenti 0.2.1. Formazioni onomatopeiche 69 Conclusioni Alcuni ornitonimi intendono suggerire acusticamente, attraverso l’imitazione fonetica, la voce degli uccelli. In genere, queste denominazioni sono costituite da una serie di sillabe in un’unità grafica: cchjuchjù «assiolo»; ciacià «cesena»; cucù «cuculo»; quaquarqṷà «quaglia»; tirlurì «merlo»; dzidzì «tortora comune». Alcune di queste formazioni di origine onomatopeica hanno subito un completo adattamento grammaticale con l’aggiunta di suffissi che le rendono elementi stabili del lessico dialettale. Ciò, ad esempio, è avvenuto nei casi di spìppərə «allodola», ciuciuvétta «civetta» e dzidzirinèttə «tortora comune». Così, l’alto grado di metabolizzazione di determinate parole onomatopeiche all’interno della lingua può, a volte, farne dimenticare l’originaria appartenenza alla categoria degli ideofoni. 0.2.2. Motivazione morfologica Molto più numerose sono quelle denominazioni la cui motivazione è di tipo morfologico poiché sono state create attraverso i processi di derivazione. In questo modo, la morfologia, mediante l’aggiunta di suffissi nominali alle parole, impedisce nuovi casi di lessicalizzazione. Verranno ora forniti degli esempi in cui la motivazione morfologica è data dall’aggiunta di suffissi raggruppati sulla base delle funzioni che assolvono: L’aggiunta di suffissi diminutivi a basi nominali primarie è in grado di indicare una varietà differente o una specie diversa: I. -acchjə, -a: pəcacchjə, cuərnacchja, štərlacchjə; II. -ellə, -a: rənnəlèllə, calandrèllə, paparèllə, turturèlla, cucciardèlla; III. -ettə, -a: cchjulèttə, farghétto, cəlléttə, tarabbusèttə, pəccunéttə; IV. -icchjə, -a: rənnəlicchja; V. -inə, -a: patazzìnə, chjuvinə; VI. -ottə, -a: parricciulòttə, pəccunòttə, hallòttə, pəppòttə; VII. -uccə, -uccia: alla funzione diminutiva si può sommare quella affettiva: cardəgliuccə, cəgliuccə, yalluccə. Anche i suffissi accrescitivi, aggiunti alle basi nominali primarie, lessicalizzano varietà o specie diverse: I. -anə, -a: cajanə, cudana; II. -accə, -accia / -azzə, -a: con funzione anche peggiorativa: passérácciu, palummaccə, pəcazza, scutazzə; III. -onə, a: šgardzónə, aquəlònə, rappòṷnə, calandrónə, cəllónə, faləcónə, ciuettónə, rannəlònə. Alcuni suffissi aggettivali designano dei tratti tipici dell’uccello come l’aspetto e il comportamento (volo, habitat, alimentazione, predazione, canto): I. -arə, -a: cavallarə, fərməchærə, pagliúzzərə; II. -atə, -a: cappəllutə; III. -olə, -a: facciòlə, tərragnóla, prətaròlə, tərraròlə, frattarulə. Oltre ai tipi derivazionali, anche i nomi composti e i tipi sintagmatici possiedono una motivazione morfologica. Difatti, all’interno delle forme composte, il determinante ha spesso la funzione di indicare la varietà della specie di appartenenza. I diversi tipi di composti rinvenibili all’interno della raccolta sono i seguenti: 70 Conclusioni I. Nome determinato + aggettivo determinante: l’attributo ha la funzione di mettere in evidenza l’aspetto dell’uccello, oppure l’habitat abitualmente frequentato: capəròššə, cotalòghə, capənérə, cégliə frəddəlusə, culuchjórtə, pichə mariólə, pápərə səlvátichə, capəvèrdə, péca bbónə, allə šturzə, mèrədiə acquaròlə, passarillə méutə, pässərə sulitärïə, pərnecə bbianghə, pəttəróššə, jallə řuššə, tòrdərə marinə, cèllə frattarólə. II. Nome determinato + nome determinante: pichətórdə, céllə grəféunə, tòrdərappəccèunə. III. Nome determinato + nome perifrastico determinante: questo tipo sintagmatico indica soprattutto l’habitat frequentato: aštólə də pandanə, yallə də sélva, pəcciónə ðə cambanarə, céllə da mmalanòttə, turdachə ðə mundagnə, turdə də rəpassə, ciéllə də cambəsandə, uallə də lu ualònə, lupədəciéllə, ucchjə də vóvə. IV. Nome determinato + nome perifrastico determinante: yufə chə lə récchjə. V. Verbo + nome: questo tipo sintagmatico allude soprattutto al comportamento dell’uccello: pizzəcafíquərə, scacazza bbədèndə, paššapècurə, šbuciafrattə, šgraffacillə, scòřciavèndə, cchjappafurmichə, tùcculafàvə, piccajallə, tòzzələcèřřə, pəštacuppə. 71 Bibliografia e Sitografia Bibliografia Abete Giovanni, Montuori Francesco, Per un repertorio dei nomi dialettali degli uccelli in testi campani (secc. XIV-XVIII), in Gianna Marcato (a cura di), Dialetto, memoria e fantasia, Atti del Convegno: Sappada / Plodn (Belluno), 28 giugno-2 luglio 2006, Padova 2007, Quaderni di dialettologia, 12, pp. 229-236. Abete Giovanni, Cascone Adriana, Elicitare I nomi popolari degli uccelli. Una ricerca condotta su aree marginali della città di Napoli, in Nadia Prantera, Antonio Mendicino, Cinzia Citraro (a cura di), Parole: il lessico come strumento per organizzare e trasmettere gli etnosaperi, Rende 2010, Centro editoriale e librario Univerità della Calabria, pp. 21-35. 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Wikipedia, http://it.wikipedia.org/ (consultato il 27/05/2018). 80 Indici Indici Indice degli ornitonimi italiani I numeri rinviano ai paragrafi AIRONE AIRONE CENERINO ALLOCCO ALLODOLA AQUILA REALE ASSIOLO ASTORE AVERLA CAPIROSSA AVERLA PICCOLA BALESTRUCCIO BALLERINA BIANCA BARBAGIANNI BECCACCINO BECCAFICO CALANDRA CANAPIGLIA CAPINERA CAPPELLACCIA CARDELLINO CESENA CINCIALLEGRA CIUFFOLOTTO CIVETTA CODIBUGNOLO CODIROSSO CODONE COMUNE COLOMBACCIO COLOMBELLA CORNACCHIA GRIGIA COTURNICE CORVO IMPERIALE CUCULO CULBIANCO CUTRETTOLA FAGIANO FALCO FALCO DI PALUDE FALCO PELLEGRINO FRINGUELLO GABBIANO GAZZA GERMANO REALE GHEPPIO GHIANDAIA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 81 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 Indici GRIFONE GUFO COMUNE GUFO REALE MARTIN PESCATORE EUROPEO MARZAIOLA MERLO MERLO ACQUAIOLO MORIGLIONE NIBBIO REALE NITTICORA OCA SELVATICA OCCHIOCOTTO PASSERA LAGIA PASSERO DOMESTICO PASSERO SOLITARIO PAVONCELLA PERNICE BIANCA PETTIROSSO PICCHIO PICCHIO MURAIOLO PICCHIO ROSSO MAGGIORE PICCHIO ROSSO MINORE PICCHIO VERDE PICCIONE SELVATICO PISPOLA POIANA COMUNE QUAGLIA RAMPICHINO RIGOGOLO RONDINE COMUNE RONDONE SCRICCIOLO SPARVIERE SMERGO STARNA STERNA COMUNE STIACCINO STRILLOZZO TARABUSINO TARABUSO TORDELA 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 TORDO TORDO BOTTACCIO TORDO SASSELLO TORTORA COMUNE TOTTAVILLA UPUPA USIGNOLO VERDONE VERZELLINO ZIGOLO GIALLO 82 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 Indici Indice degli ornitonimi dialettali In neretto le forme non provenienti dal DAM, I numeri rinviano ai paragrafi àcula ajjócco allə šturzə allòcchə alócchərə alucchə àquəla àquələ aquəlònə àquilə artétəchə aššə aštólə aštólə də pandanə ašturə aucégliə aulàunə aulùrïə avəcéllə áddzələ bbarbaggiallə bbarbaggiannə bbarbašannə bbarbašano bbəttaräššə bbufèṷ 5.1. 3.1. 46.2. 3.1. 3.1. 3.1. 5.1. 5.1. 5.1. 5.1. 34.1. 32.1. 7.1. 37.1. 7.1. 39.1. 63.10. 92.4. 39.1. 41.2. cajanə cajènə calandra calandrèlla calandrèllə calandrónə capanirə capənai̯rə capənéra capənéra ròssa capənérə capənòrə capəròššə capəvardə capəvèrdə capəvirdə capovérdə cappəllutə capruššittə capunéra cardəgliuccə cardéllə cardəllinə cardiɖɖə cardíəgghjə cardíəjjə 12.1. 12.1. 12.1. 12.1. 62.1. 46.5. 83 40.1. 40.1. 4.2. 15.1., 90.1. 15.1., 90.1. 15.1. 17.1. 17.1. 17.1. 81.1. 17.1. 17.1. 8.1., 52.1. 42.1. 42.1. 42.1. 42.1. 18.1. 19.2. 17.1. 19.1. 19.1. 19.1. 19.1. 19.1. 19.1. Indici chjuvəttèlla chjuvinə ciacià ciacciaccólə ciacciaccólla ciacciachéulə ciacciacólə ciacciacórə ciàyuələ ciarciacóla ciarlòchə ciàuələ ciàuia ciàujja ciàula ciàulə ciàvəla cicciacòla cicciacòlla cicciacòva cicciallégrə cicərəgnólə cicindèrrə ciciuattə ciciuètta ciciuvétta ciégliə də la malanóvə cièhulə ciéllə də cambəsandə ciéllə də malə aùrəjə ciéllə uauà ciuattə ciucciacólə ciucciacórə ciuciuvétta ciuétta ciuéttə ciuettónə ciuhòttə cijjuccə ciuwattə cardigliə 19.1. cardillə 19.1. cardzillə 19.1. caštrə 9.1. cavallarə 63.6. cchjappafurmichə 63.9. cchjóvə 6.1. cchjù 6.1. cchjuchjù 6.1. cchjulèttə 6.1. cəcərəgnólə 21.1. cəcərəgnuólə 21.1. cəcərəndèllə 21.1. cəfəcétrə 14.1. cégliə frəddəlusə 23.4. cəgliuccə 39.1. céllə da mmalanòttə 23.3. cèllə da mmalə chəndzónə 23.3. cèllə də lénə 93.5. céllə di mórtə 91.3. cèllə frattarólə 92.2. céllə grəféunə 45.1. céllə mmalalènə 23.3. cəlléttə 39.1. cəllónə 31.2., 70.1. cellóne 70.1. céjjo grifóno 45.1. cəsuèttə 23.1. cəuétta 23.1. cəuéttə 23.1. cəvétta 23.1. cəvòttə 23.1. chəchjìulə 32.2. chèrdillə 19.1. chjacchjalonə 63.8. chjichjilə 32.2. chjiculə 32.2. chjift 53.6. chjócchjələ 6.1. chjòvə 22.1., 32.3. chjuvéttə 81.2. 84 6.1. 46.6. 20.1. 41.1. 41.1. 41.1. 41.1. 41.1. 29.1. 41.1. 4.3., 79.1. 29.1. 29.1. 29.1. 29.1., 41.3. 29.1. 29.1. 41.1. 29.2. 41.1. 21.2. 21.1. 17.2., 21.1. 23.2. 23.2. 23.2. 23.3. 29.1. 91.3. 23.3. 36.9. 23.1. 41.1. 41.1. 23.2. 23.1. 23.1. 46.7. 23.1. 39.1. 23.1. Indici ciuwétta clòdə coafiamma coandzìndzara coandzìndzola cocamarinə cocamaròinə cóchəramarinə cóchəramaróinə codandzìndzara codandzìndzərə codaròccia códaròscə codavatta codërandzìndzëra colacó colacóla cólə cóliə còlla lònghə condadzindzərə contrandzindzərə còrbə córvə córvu cotabiånghə cotadindzèndzərə cotalòghə cotalónghə cotalònghə cotandzìndzərə cotarindzìndzola covandzìndzələ covandzìndzola cóvaròscia craparèllə craštəca craštəchə cucalə cuccavàjənə cuccələviéndə cucciarda cucciardèlla cuccu cucculə cuchèlə cuchéulə cucù cuculə cucullə cuculu cudaiddzìddzëra cucurəndzéndzələ cudana cuərnacchja cuərnacchjə cullarinə culuchjórtə culumbaccə cuórəvə cuórvə curandzindzəla curnacchjə cùrvənə cutərandzindzələ cutrandzéndzərə cutrəndzíndzələ cuvarèllə 23.1. 4.4. 25.2. 34.2. 11.1., 34.2. 29.3., 40.2., 55.1. 55.1. 55.1. 55.1. 34.2. 11.1. 25.1. 25.1. 24.1. 34.2. 41.1. 41.1. 41.1. 41.1. 16.1. 21.3. 21.3. 31.1. 31.1. 31.1. 33.1. 34.2. 11.2. 24.2., 34.3. 24.2. 11.1. 34.2. 11.1. 34.2. 25.1. 4.5. 9.1. 9.1. 40.3. 12.2. 77.2. 85 4.6. 90.2. 32.2. 32.2. 40.3. 32.2. 32.2. 32.2. 32.2. 32.2. 34.2. 11.1., 21.3. 26.1. 29.4. 29.4. 68.3. 33.2. 27.1. 31.1. 31.1. 21.3. 29.4. 31.1. 21.3. 21.3. 34.2. 4.7. ɖuscignúoɖə 92.1. facciòlə facciómə facciòmə facciòmmələ facióm faggènə faggianə faggianu falchə falchənéttə falchéunə 12.3. 12.3. 46.10. 12.3. 12.3. 35.1. 35.1. 35.1. 36.1. 36.1. 38.1. Indici falchìttə falcunéttə falcunoéttə fàləchə faləcónə faləcunuattə falgàunə fàlicu falicunə farghétto farghìttu fargo fargu fašanə fècciòlə fècciónə fəcétələ fəcétəra fəcétərə fəcétrə fəciàtələ félchə fərləngallə fərlənghéllə fərməchærə ficiòtə ficiòtərə ficiòtrə fraffaréllə franghillo franguillə frattaróla frattarólə frattarulə frattarùolə frattaruólə frənguégliə frənguèllə fringuéjjə fringuéjjo fringuéjju fucétələ fucétulə fùfeda 36.1. 36.1. 36.1. 36.1. 38.1. 36.1. 38.1. 36.1. 38.1. 36.1. 43.1. 36.1. 36.1. 35.1. 12.3. 12.3. 14.1. 14.1. 69.1. 14.1. 17.3. 36.1. 39.2. 39.2. 63.9. 20.2. 69.1. 14.1. 39.2. 39.2. 39.2. 92.2. 85.2., 92.2. 76.2. 85.2. 92.2. 39.2. 39.2. 39.2. 39.2. 39.2. yallə də sélva yallə ualanə yallèttə galliccə də san Pitrə hallòttə galluccə də sélvə yalluccə ɣambəttónə hardillə hardzəllittə yaddzə ggufə ghéfə héfə héufə hífə yéufə yífə ghjìufə hìufə yrəfónə yrénnələ hufə yufə yufə chə lə récchjə yufə chji řécchjə gufu 86 69.1. 21.4. 91.2. 67.5. 46.3., 91.5. 91.4. 91.3. 91.4. 91.4. 91.4. 1.1. 19.1. 19.1. 41.2. 46.1. 46.1. 46.1. 46.1. 46.1. 46.1. 46.1. 46.1. 46.1. 45.1. 74.1. 46.1. 46.1. 47.1. 47.1. 46.1. jallə řuššə jallə vi̯érdə jardzillə 65.1. 67.6. 19.1. landràunə léndra lənnənèllə lòcchə lòdəla 75.1. 74.1. 10.1. 3.1. 4.1. Indici lòdəna lòðənə lòla lòtəna lòtənə lùccara lùcchərə luɖəgnúolə lupədəciéllə luprəcèllə malə cavællə maləvizzə maləvizzərə mallardə mangiafichə mardzajòlə mardzarólə mbəštacuppə məllardə mèrɖə mèrədiə acquaròlə mèrïa frədaròla mèrla mèrlə mérlə mérlu mérojo mèrula mérula miérəula miérgliə miérla mièrla miérlə miérvələ mièrvulə millardə miòrlə mirlə mmaləvizzə 4.1. 4.1. 4.1. 4.1. 4.1. 46.4. 12.4., 91.6. 92.1. 93.6. 38.2. 63.6. 88.1. 88.1. 42.2., 49.1., 93.3. 63.12. 49.2. 49.2. 68.4. 42.2. 50.1. 51.1. 51.2. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 50.1. 42.2., 49.1. 50.1. 50.1. 88.1. 87 mməllardə mullèrdə munachèllə 42.2. 42.2. 60.2. ndócchəlècérrə négghjə níbbiə níbbïə níbbijə nibblə nicchjə nìə nigghjə niggliə nijjə 63.2. 53.1. 53.1. 53.1. 53.1. 53.1. 53.1. 53.1. 53.1. 53.1. 53.1. pæcchjə murajòlə pæcchjə ròššə pæcchjə vòrdə paggiana pagliaràcciu pagliariccə pagliúzzərə pagnògnərə pajaràcciu pajarèaccə pajaréccə pajariccə paləmmarə palómmə palummaccə palummíəgliə pápaɽa salvággia paparèllə pápərə bbəccapənditə pápərə səlvátichə papparèllə papraciannə parlèccə parləcciattə parliccə 64.3. 65.3. 67.3. 41.4. 95.1. 82.1. 64.4. 18.2. 95.1. 82.1. 82.1. 82.1. 27.1. 68.2. 27.1. 28.1. 42.3. 48.1. 78.1. 42.3. 48.1. 12.1. 64.5. 64.5. 64.5. Indici parluccə pařřéllə parriacə parricciulòttə parruccə parruccèttə parruccia paššapècurə passérácciu passərə passariéllə passarillə méutə passarìtto passaro pässərə sulitärïə passeru paštërélla pasturèllə patazzìnə pattarráuššə pattarròššə pauəngéllə paularíəllə pavungèllə pavungéttə pèassərə péca bbónə pəcacchjə pəcari̯allə pəcaríəllə pəcazza pəcazzə pəccalégnə pəccallènə pəccallinə pəccallònə pəccalònə péccangèrculə pəccangiunə pəccarəllónə pəccáunə pəccèunə pəcchənäccə pəcchəngiallə pəcchənòttə pəcchèunə pəcchéṷnə pəccià pəcciáunə pəcciónə pəcciónə ðə cambanarə pəcciónə saləvàtəchə pécchjə pècchjə pəccónə pəccónə yallə pəccungièllə pəccungiòllə pəccunéttə pəccunòttə péchə pécorarèlla péichə pəlléřəcciónə pəppòttə pəpúlica pərchjilə pərnècə pərnecə bbianghə pərnéicə pərnèicə pərnicə pərnicia pərnícia ghjanga pərnócə pərnòicə pərnóicə pərnójəcə pəštacuppə pətarróššə pətazzìnə pətərròššə 64.5. 17.4. 21.5. 64.5. 64.5. 64.5. 64.5. 33.3. 95.2. 58.1. 58.1. 57.1. 58.1. 58.1. 59.1. 58.1. 34.4. 34.4. 17.5. 62.1. 62.1. 60.1. 63.7. 60.1. 60.1. 58.1. 44.1. 58.1. 64.1. 64.1. 41.5. 44.1. 63.2. 66.1. 66.2. 66.1. 66.1. 63.2. 63.1. 63.1. 63.1. 88 68.1. 63.1. 62.2. 63.1. 63.1. 65.2. 68.1. 68.1. 68.1. 68.1. 68.1. 63.1. 63.1. 63.1. 63.3. 62.2. 66.3. 92.5. 64.1. 41.5. 39.3. 41.5. 95.1. 91.1. 91.1. 27.3. 30.1. 61.1. 30.1. 30.1. 30.1. 30.1. 61.1. 30.1. 30.1. 30.1. 30.1. 68.4. 62.1. 76.3. 62.1. Indici pətrəròššə pəttəriššə pəttəróššə pəttəruššə pəzzacchjə pəzzangapə pəzzardə pica pica bbónə piccajallə piccalégnə piccalénə piccallanə piccallänə piccallònghə piccangèrquə piccaramáunə piccaramónə piccaštórə picchəlònghə pícchjanócə pícchjə piccónə piccóno pichə pichə marəiólə pichə mariólə pichətórdə pièssərə piətərəruššə piətrəruššə piəttəróššə piəttəruggə piəttərruòššə pi̯èttəvérdə pipə pirnicə pitərəròššə píttəruššə pittarruššə pizzardə 62.1. 62.1. 62.1. 62.1. 29.5., 37.2. 18.3. 13.1. 41.5., 44.1., 91.7. 44.1. 64.2. 63.2. 63.2. 66.1. 67.2. 67.1. 63.2. 72.1. 72.1. 63.2. 63.4. 63.2. 63.1. 63.1. 63.1. 41.5. 41.5. 41.5. 44.2. 58.1. 62.1. 62.1. 62.1. 62.1. 62.1. 93.2. 91.1. 30.1. 62.1. 62.1. 62.1. 13.1. pizzəcacérrə pittsəcafíquərə pizzəcafívvərə pizzəcarólə póchə póica prənnicə prətaròlə prətatòrə pṷássəřa pucciáunə puccuóunə puchə puparèlla pupə pùpola pupù pupúləca 63.2. 14.2. 93.4. 63.2. 41.5. 41.5. 30.1. 33.4. 33.4. 58.1. 68.1. 63.1. 41.5. 49.3. 91.1. 91.1. 91.1. 91.1. quaɖɖə quagghja quaglia quagliara quagliəra quajərə quajirə quajjə quajjərə quaquarqṷà quèjjə quójjərə 71.1. 71.1. 71.1. 71.1. 71.1. 71.1. 71.1. 71.1. 71.1. 71.2. 71.1. 71.1. rambəcaríəgliə rambəcaríəllə ranna rannəlònə rannərèllə rapéla rappéja rappòṷnə rauláunə 89 72.2. 72.2. 74.1. 75.1. 10.1. 53.2. 5.2. 7.2. 63.11. Indici ráulə rəjəpigliə řəndənónə rénəla rénələ rènələ rənəlèllə rənəlónə řénəna rènənə rénnədə rénnəla rénnələ řénnələ rènnələ rənnəlélla rənnəléllə rənnəlèllə řənnəlèllə rənnəléunə rənnəlicchja řənnəllónə rənnəlónə řənnəlónə rənnəlònə rénnola řənnónə rəscəgnòlə rəscignéujə rəscignúɖə rəscignúogliə rəscignuólə rəsəgnúolə řətənəllónə réulə rínələ rínnələ rìnnələ rinnəlunə rinnərillunə rinnilòllə rinnilònə riscəgnáulə riscignòlə rittitti rónələ rònnələ ròtəla ròulə ruccu rundədilònə rundənéunə řundənónə ruprəššèllə ruscəgníujə ruscəgnòlə ruscəgnúlə ruscəgnúoɖə rusciagnòlə rusciagnulə ruscignòlə ruscignólu rusciulèttə rusigníulə rusignólu rusignúlə 73.1. 81.3. 74.1. 74.1. 74.1. 74.1. 10.1. 75.1. 74.1. 74.1. 74.1. 74.1. 74.1., 80.1. 74.1. 74.1. 74.1. 74.1. 10.1. 10.1. 75.1. 10.1. 75.1. 75.1. 75.1. 75.1. 74.1. 75.1. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 75.1. 73.1. 74.1. 74.1. 80.1. 75.1. 75.1. 10.1. šbarəvirə šbirró šbuciafrattə šbuciafratti šbusciafratta sbusciafrattə šbusciafrattə scacazza bbədèndə šcoandzíndzera šcoàzza scòngəca bbədèndə scòřciavèndə scótandzíndzəřa scutazzə šgargə 90 75.1. 92.1. 92.1. 76.4. 74.1. 74.1. 4.1. 73.1. 68.5. 75.1. 75.1. 75.1. 38.2. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 92.1. 88.4. 92.1. 92.1. 92.1. 77.1. 58.3. 39.4. 76.1. 76.1. 76.1. 76.1., 92.3. 33.5. 34.2. 41.6., 44.3. 33.5. 53.3. 34.2. 34.5. 1.2., 54.1. Indici šgardzónə šgraffacillə sfišchjónə signúolə spaləvirə sparnuccə spanuṷirə sparaulìcchiə sparəvérə sparəvirə spargiò sparruvìərə sparuṷirə sparuvérə sparvérə sparvìərə sparvi̯èřə sparvirə spèləviéřə spənèlla spìppərə sprahulèttə štərlacchjə štərlachə štərlazzə štinghə štorillə šturazzə 2.1. 43.2., 77.3. 67.7. 92.1. 77.1. 92.6. 77.1. 4.8. 77.1. 77.1. 75.2. 77.1. 77.1. 77.1. 77.1. 77.1. 77.1. 77.1. 77.1. 17.6. 4.9. 53.4. 82.2. 4.10. 82.2. 46.8. 43.3. 53.5. talaššə tarabbusə tarabbusèttə tardacillə tardégliə tártərə tarturèllə táurdə térdə tərdè tərdéhə tərchjalə 6.2. 84.1. 83.1. 34.6. 86.1. 89.1. 89.1. 87.1. 87.1. 86.1. 86.1. 27.2. tərchjèrə tərdáchə tərragnóla tərraròlə tərrarudə tərrarulə tərturèllə tèurdə tirlurì tirtorèllə tóccarèlla tórdə tòrdə tórdələ tòrdərappəccèunə tòrdərə marinə tórdora tortorèllə tóurdə tòzzəlacèřchə tòzzələcèřřə tòzzələci̯éřřə tùcculafàvə tuppéssə tuppèttə turchjalə tuřchjalə tuřchjarə turchjatèllə turdaca turdachə turdachə ðə mundagnə turdayə turdarèllə turdə turdè turdə də rəpassə turdècchə turdèchə turdéchə turdéhə 91 27.2. 85.1. 4.11. 56.1. 56.1. 56.1. 89.1. 87.1. 50.2. 89.1. 49.4. 87.1. 87.1. 86.1. 89.2. 85.1. 86.1. 89.1. 87.1. 63.2. 67.4. 67.4. 63.2. 18.4. 18.4. 27.2. 68.6. 68.6. 89.4. 85.1. 85.1. 88.2. 85.1. 89.1. 86.1. 86.1. 88.3. 85.1. 85.1., 87.1. 85.1. 85.1. Indici turdéjə turdèjjə tùrdələ tùrdənə turdo turdu tùrghələ turtorèlla turturallə turturélla turturèlla turturéllə turturèllə tùzzəlabbangónə 85.1. 85.1. 86.1. 86.1. 86.1., 87.1. 87.1. 86.1. 89.1. 89.1. 89.1. 89.1. 89.1. 89.1. 67.4. uallə də lu ualònə ṷallə də sélvə uárdïapùorcə ucchjə də vóvə ucchjə də vuvə ùocchjə də bbóvə ùocchjə də vàuvə ùocchjə də vóvə uərdzəlleinə ufàrə ufə ùpica 12.5. 67.5. 34.7. 81.4. 81.4. 81.4. 81.4. 81.4. 94.1. 46.1. 46.1. 91.1. varvacianə varvaggiannə varvajannə vərdàunə vərdónə vərdònə vərdórə vərdunèllə vərdzèllə vərdzəllénə vərdzəllinə virdònə vorəvašchjə 12.5. 12.1. 12.1. 93.1. 93.1. 93.1. 93.1. 94.1. 94.1. 94.1. 94.1. 93.1. 75.1. 92 vurdòunə 93.1. dzambəttónə dzəpì dzəpìətrə zìula dzidzì dzidzirinèttə 1.1. 39.5. 39.5. 95.3. 89.3. 89.3. Indici Indice degli etimi I numeri rinviano ai paragrafi PARRA 17.4. PASSERE(M) 58.1., 95.2. *PERCHILIS 27.3. PERDICE(M) 30.1. PHASIANU(M) 35.1. PICA 41.5., 44.1., 44.2., 91.7. *PICŬLU(M) 63.1. *PĪGULUS 81.3. PINĔA 18.2. PIPIŌNE(M) 68.1. *QUACŬLA 71.1. TERRANEŎLA 4.11. *TURCLIALIS 27.2. TŬRDU(M) 85.1., 86.1., 87.1. TŬRTURE(M) 89.1. ULŬCCU(M) 3.1., 46.4., 91.6. *UPUPŬLA 91.1. a. latini ALAUDA(M) 4.1. AQUĬLA(M) 5.1. AUCĔLLU(M) 39.1. AXIO 32.1. BUFO 46.5. *CALANDRA 4.2., 15.1., 90.1. *CARDELLU(M) 19.1. CICINDELA 21.1. CORNACŬLA(M) 29.4. CŎRVU(M) 31.1. *CLODOLA 4.4. CŬCŪLU(M) 32.2. FALCONE(M) 36.1., 43.1. FICEDŬLA 14.1., 20.2., 21.4., 69.1. FRINGUĬLLU(M) 39.2. GAIA 41.2. GAVIA 40.1. *GRABŬLUS 73.1. GRȲPHU(M) 45.1. GŪFO 46.1. HARPE 5.2., 7.2. HIRŬNDINE(M) 74.1., 10.1., 75.1., 80.1. MERULA(M) 50.1. NĬBŪLU(M) 53.1. ŎLORE(M) 92.4. PALŬMBU(M) 68.2. b. galloromanzi austor buzac esparvier malard malvis rosinhol 93 7.1., 43.3. 37.2. 77.1. 42.2., 49.1., 93.3. 88.1. 92.1. Indici c. iberoromanzi garza 1.2., 2.1., 54.1. 94