Davide Boccia
ORNITONIMIA ABRUZZESE
E MOLISANA
TORINO
2018
Davide Boccia
ORNITONIMIA ABRUZZESE
E MOLISANA
TORINO
2018
In copertina: cinciarella (in alto a sinistra), cincia mora (in alto a destra), cinciallegra (in basso a
sinistra), codibugnolo (in basso a destra) (tav. IX di Nortini tratta da Arrigoni Degli Oddi 1984).
Indice
Indice
Introduzione…………………………………………………………………………………………………..
1
Saggio onomasiologico…………………………………………………………………………………..
5
Conclusioni…………………………………………………………………………………………………….
69
Il sottosistema degli ornitonimi………………………………………………………………….
1. Nomi opachi…………………………………………………………………………………….
2. Nomi trasparenti……………………………………………………………………………..
69
69
69
Bibliografia……………………………………………………………………………………………………..
72
Sitografia………………………………………………………………………………………………………..
79
Indice degli ornitonimi italiani……………………………………………………………………….
81
Indice degli ornitonimi dialettali……………………………………………………………………
83
Indice degli etimi……………………………………………………………………………………………
93
III
Introduzione
Introduzione
0.1. Le ragioni della ricerca
La presente ricerca intende essere una raccolta sistematica dei nomi popolari degli
uccelli in area abruzzese e molisana. Difatti, fino ad oggi, non è stata redatta alcuna
opera di tipo lessicografico inerente la zoonimia dialettale dell’Abruzzo e del Molise.
Pertanto, tra le motivazioni che hanno portato all’ elaborazione dell’Ornitonimia
abruzzese e molisana non c’è soltanto quella di raccogliere il più alto numero possibile
di ornitonimi ma anche quella di analizzare questi ultimi nell’ambito di una riflessione
più ampia, che tenga in considerazione le dinamiche delle tassonomie popolari, così
diverse dalle norme della tassonomia scientifica.
Inoltre, gli ornitonimi dialettali raccolti all’interno di questo lavoro, molti dei quali
ormai caduti in disuso se non del tutto dimenticati, rappresentano nel loro insieme
un vero e proprio tesoro linguistico, testimone della ricchezza lessicale e della vivacità
espressiva delle parlate abruzzesi e molisane. Così, il lavoro in questione si propone
l’ulteriore intento di fornire una trattazione fruibile tanto per lo specialista quanto per
chiunque intenda approfondire la conoscenza di un aspetto poco indagato della
cultura delle proprie origini.
0.2. La ricerca
0.2.1. La raccolta del materiale
La quasi totalità dei tipi lessicali presi in considerazione nel presente lavoro è stata
attinta dal DAM (Dizionario abruzzese e molisano, 1968-1979) di Ernesto Giammarco
che costituisce la più grande opera lessicografica mai realizzata sui dialetti parlati in
Abruzzo e Molise. A questa prima fase di spoglio ne è seguita un’altra relativa ad altri
dizionari di area abruzzese e molisana che ha permesso di arricchire il patrimonio
lessicale raccolto. Inoltre, al fine di evitare l’inserimento di voci dubbie, frutto sia di
differenti metodi di elicitazione che di incomprensioni dei diversi raccoglitori, è stata
svolta un’operazione di comparazione fra le varie fonti abruzzesi e molisane. A ciò è
seguito un controllo mirato su determinate fonti di altre aree geografiche in modo da
poter aver un quadro ulteriormente chiaro sulla diffusione di alcuni tipi lessicali.
1
Introduzione
0.3. Le tassonomie popolari
Le tassonomie popolari non condividono gli stessi parametri della tassonomia
scientifica. Difatti, quest’ultima, classifica gli organismi viventi basandosi sul concetto
di specie biologica. Così, a partire dal XVIII secolo, sulla base di criteri genetici e
morfologici, la classificazione scientifica adopera una nomenclatura cosiddetta
binominale secondo la quale all’indicazione del genere (con indicazione maiuscola)
segue sempre l’indicazione della specie. Vengono poi individuati raggruppamenti
superiori quali famiglie, ordini, classi. Ad esempio, il nome scientifico del germano
reale è Anas platyrhyncos. Più precisamente, il genere Anas fa parte a sua volta della
famiglia degli anatidi (Anatidae), dell’ordine degli anseriformi (Anseriformes),
appartenente alla classe degli uccelli (Aves).
Le tassonomie popolari invece si basano soprattutto sulla osservazione diretta delle
caratteristiche morfologiche e comportamentali delle specie animali. Quindi,
le classificazioni popolari si rivelano essere variabili ed ambigue poiché un nome è in
grado di indicare sia una determinata specie (taxon specifico) che una classe generica
(taxon generico). Ciò, ad esempio, è osservabile nel caso di məllardə, termine che a
Opi (AQ) può indicare sia il germano reale che le anatre selvatiche in generale.
Oppure, a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ), il termine farghìttu può designare il
gheppio (Falco tinnunculus) o, genericamente, i falconidi di piccole dimensioni.
Inoltre, nelle denominazioni popolari si può osservare un alto livello di polisemia
diatopica. Ovvero, la specie indicata da un medesimo tipo lessicale cambia a seconda
della località. È questo il caso del tipo ʻcodanzinzera’, designante la cutrettola
(Motacilla Flava) ad Agnone (IS), la ballerina bianca (Motacilla alba) a Francavilla al
Mare (CH) e la cinciallegra (Parus major) ad Introdacqua (AQ). Oltre alla possibilità di
variabilità di tipo diatopico, bisogna contemplarne anche una di tipo diacronico.
Quest’ultima, a volte, è osservabile fra i parlanti di una stessa comunità, appartenenti,
però, a generazioni diverse.
Un altro aspetto che differenzia le classificazioni popolari dalla tassonomia
scientifica è la mancanza di una relazione biunivoca tra nome e referente: una stessa
specie presenta frequentemente più nomi. Ad esempio, in Abruzzo e in Molise,
l’usignolo prende i nomi di rəscəgnòlə, frattarólə, šbusciafrattə, aulùrïə, pəccunéttə e
sparnuccə.
Si può quindi affermare che le tassonomie popolari possiedono un’organizzazione
gerarchica centrata su un taxon specifico e un taxon generico ma, a differenza di
quanto avviene nella nomenclatura scientifica, il taxon generico non corrisponde al
genere scientifico e il taxon specifico non corrisponde alla specie in senso biologico.
Ad esempio, esemplari della stessa specie possono essere assegnati a specie diverse
così come due o più specie possono corrispondere a una sola denominazione
dialettale.
2
Introduzione
0.4. La classificazione degli ornitonimi
Le motivazioni che sono alla base delle denominazioni popolari degli uccelli in
Abruzzo e Molise si possono strutturare secondo le tre categorie proposte da
Antonietta Dettori all’interno del suo contributo sulla conoscenza popolare
dell’avifauna in area sarda: “a. Tratti morfologici (colore della livrea, parti del corpo
caratterizzanti (…), canto); b. Tratti comportamentali (presenza, grado di socialità,
carattere, habitat privilegiato, alimentazione privilegiata); c. Tratti funzionali e
culturali (commestibilità delle carni (…), utilizzazione di parti in medicina popolare (…),
nocività di parti (…), presagi legati alla presenza o al canto” (Dettori, 1995:211, 213).
Per quanto riguarda le denominazioni motivate dall’aspetto o dal comportamento,
bisogna sottolineare come queste siano, a volte, frutto di un’errata interpretazione
da parte degli osservatori.
Invece, per quel che concerne la categoria degli ornitonimi connessi con tratti
funzionali e culturali, è utile ricordare come questa sia in parte composta da
denominazioni legate a leggende, credenze e superstizioni. Ad esempio, il canto di
determinati uccelli, quali la civetta (ciégliə də la malanóvə) e l’upupa (céllə di mórtə),
è considerato annunciatore di sciagure. Tali convinzioni vengono codificate anche nei
proverbi: ciuétta: trištə andó uarda, vïatə andó cə pósa «civetta: sfortuna verso chi
guarda, fortuna dove si posa».
Al riguardo, è ormai nota la teoria della stratificazione lessicale di Mario Alinei,
secondo la quale, attraverso alcuni nomi popolari di animali e piante si possono
cogliere degli aspetti storico-culturali e ideologici propri della visione del mondo di
una determinata società in un dato momento storico. Difatti, Alinei, basandosi sulla
“triplice periodizzazione” della preistoria e della storia umana, sostiene: “tre stadi
evolutivi nella concezione del ruolo sacro degli animali: quella ancora zoomorfica, di
origine totemica, dell’animale-parente, quella antropomorfica pagana, e quella
antropomorfica cristiana” (Alinei, 1984:42).
Alinei collega il primo stadio, quello zoomorfico e parentelare, con la caccia-raccolta
del Paleolitico: è la fase totemica e vi afferiscono gli zoonimi parentelari e i nomi di
animali utilizzati per designare fenomeni atmosferici e malattie. Il secondo stadio,
l’antropomorfico pagano, è connesso con l’avvento dell’agricoltura e l’inizio della
stratificazione sociale del Neolitico e dell’età dei Metalli: vanno inseriti in questa fase
i nomi di animali come esseri magici (Neolitico) e come divinità pagane (età dei
Metalli) e i nomi di esseri magici (elfi, streghe, coboldi) per indicare animali, malattie
e fenomeni atmosferici. Il terzo e ultimo stadio, l’antropomorfico cristiano, risale alla
fase cristiana o musulmana e vi fanno riferimento i nomi cristiani (Dio, la Madonna, i
Santi, il diavolo) o musulmani che designano animali, piante, malattie e fenomeni
atmosferici.
3
Introduzione
In questa ottica, potrebbero quindi derivare da credenze mitiche i tipi lessicali
abruzzesi e molisani che sembrerebbero costituire dei composti parentelari quali
ʻciavolaʼ (cia «zia» – avola) per la cornacchia e ʻzio Pietroʼ («zio» – Pietro) per il
fringuello. All’ ideologia agro-pastorale potrebbe invece essere attribuito il tipo ʻgallo
del vaccaroʼ, riferito al barbagianni, al gufo e all’upupa mentre una originaria funzione
magico-religiosa potrebbe scorgersi negli ornitonimi formati da nomi di battesimo
come ‘Paolo’ per il picchio e ‘(ciaccia)cola’ / ‘cola(cola)’, da (Ni)cola, per la gazza. Per
l’upupa si segnala anche il tipo ‘galluccio di san Pietro’, formato dal nome di un santo
e quindi legato ad un aspetto della religione cristiana.
0.5. Lo studio dei materiali
Il materiale raccolto, composto dalle denominazioni di 92 specie di uccelli, è stato
organizzato in lemmi con l’intestazione dell’ornitonimo italiano in ordine alfabetico a
cui segue quello scientifico. A questi seguono le denominazioni ricavate dallo spoglio
delle fonti insieme all’indicazione del genere, di eventuali significati metaforici, della
località di rilevamento e dell’opera lessicografica dalla quale l’ornitonimo è stato
attinto. Segue, infine, lo studio etimologico e l’annotazione dei proverbi e delle
credenze inerenti le diverse specie di uccelli.
Per ogni tipo lessicale indicato sono stati cercati i riscontri nelle fonti di carattere
ornitologico (Altobello, Arrigoni Degli Oddi, Bernoni, De Leone, Dorotea, Soppelsa),
nei dizionari abruzzesi e molisani dell’Ottocento e dei primi del Novecento, nei voll.
del DAM e dell’AIS (Atlante Italo-Svizzero, 1928-1940) e in altre opere di volta in volta
citate.
0.5.1. Criteri per la trascrizione
Per trascrivere gli ornitonimi provenienti dallo spoglio dei voll. del DAM, è stato
ritenuto opportuno mantenere la medesima trascrizione ortografica adoperata da
Ernesto Giammarco mentre per quanto riguarda gli ornitonimi provenienti da altri
dizionari dialettali, questi sono stati sottoposti a parziali interventi normalizzanti
soltanto in quei casi in cui l’ortografia utilizzata dagli autori si discosta maggiormente
da quella in uso nel DAM. Ciò è stato compiuto al fine di avere una ortografia uniforme
all’interno del lavoro. Inoltre, alla trascrizione di tutti gli ornitonimi segue quella in
alfabeto fonetico internazionale (IPA).
4
Saggio onomasiologico
Saggio onomasiologico
1.0. AIRONE (termine usato genericamente per tutti gli ardeidi)
ɣambəttónə [ɣambətˈtoːnə] m., a Pescara (DAM, II:865); šgargə [ˈʃgardʒə] m.,
a Pescara (DAM, IV:2024); dzambəttónə [dzambətˈtoːnə] m., a Roseto degli Abruzzi
(TE) (DAM, IV:2394).
Tipi lessicali: 1. ʻgambettone / zambettoneʼ, 2. ʻsgarzoʼ.
1.1. ʻgambettone / zambettoneʼ
I termini in questione costituiscono delle forme accrescitive rispettivamente di
gamba e zampa. Quindi, entrambe le voci alludono alle lunghe zampe tipiche di tutti
gli aironi.
1.2. ʻsgarzoʼ
Questa forma deriva dallo sp. garza «airone».1
2.0. AIRONE CENERINO: Ardea cinerea
šgardzónə [ʃgarˈdzoːnə] m., a Pescara (DAM, IV:2024).
Tipi lessicali: 1. ʻsgarzoneʼ.
2.1.
ʻsgarzoneʼ
V. 1.2.
3.0. ALLOCCO: Strix aluco
ajjócco [ajˈjokko] m., a Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:14); allòcchə [alˈlɔkkə] m.,
a Moscufo (PE) (DAM, I:112); alócchərə [aˈlokkərə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM,
I:112); alucchə [aˈlukkə] m., a Bolognano (PE), Castiglione a Casauria (PE),
1
Nel napoletano del XIX secolo la voce garza indicava la cicogna bianca (Soppelsa, 2016:204) mentre nei dialetti attuali
della Sicilia e della Puglia meridionale la variante garzotta può riferirsi alla nitticora, al tarabusino o più genericamente
a tutti gli aironi (Lanaia, 2003:73-74).
5
Saggio onomasiologico
Pescosansonesco (PE) e Pietranico (DAM, I:112); lòcchə [ˈlɔkkə] m., ad Agnone (IS)2
(Meo, 2003:127).
Tipi lessicali: 1. ʻalloccoʼ.
3.1. ʻalloccoʼ
Il tipo lessicale ʻalloccoʼ deriva dal lat. ULŬCCU(M).3
4.0. ALLODOLA: Alauda arvensis
calandra [kaˈlandra] f., a Introdacqua (AQ), Chieti, Francavilla al Mare (CH), Ortona a
Mare (CH), Città Sant’Angelo (PE), Pescosansonesco (PE) e Agnone (IS) (DAM, I:374);
ciarlòchə [tʃarˈlɔːkə] f., a Bellante (TE), Mosciano Sant’ Angelo (TE), Sant’ Omero (TE)
e Teramo (DAM, I:556); clòdə [ˈklɔːdə] f., a Bominaco (AQ), Castrovalva (AQ) e San Pio
delle Camere (AQ) (DAM, I:586); craparèllə [krapaˈrɛllə] f., a Fara San Martino (CH)
(AIS 648); cucciarda [kutˈtʃarda] f., a Venafro (IS) (DAM, I:635);4 cuvarèllə [kuvaˈrɛllə]
f., a Campodipietra (CB) e Tufillo (CH) (DAM, I:685); lòdəla [ˈlɔːdəla] f., a Fossa (AQ) e
a Trasacco (AQ) (DAM, II:1017); lòdəna [ˈlɔːdəna] f., a Pescina (AQ) (DAM, II:1017) e
Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:128); lòðənə [ˈlɔːðənə] f., a Civitella Messer
Raimondo (CH)5 (DAM, II:1017); lòla [ˈlɔːla] f., a Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ)
(DAM, II:1014) e Capestrano (AQ) (AIS 637); lòtəna [ˈlɔːtəna] f., a Beffi (AQ) anche
«persona lenta nei movimenti» (DAM, II:1017); lòtənə [ˈlɔːtənə] f., a Introdacqua
(AQ), Fossa (AQ), Ovindoli (AQ), e San Demetrio ne’ Vestini (AQ) (DAM, II:1017); ròtəla
[ˈrɔːtəla] f., a Terranera (AQ) (DAM, II:1017); sparaulìcchiə [sparawˈliccə] m., a Bussi
(PE) (DAM, IV:2063); spìppərə [ˈspippərə] m., «piccola allodola» a Roseto degli Abruzzi
(TE) (DAM, IV:2085); štərlachə [ʃtərˈlaːkə] f., a Giulianova (TE) (DAM, IV:2119);
tərragnóla [tərraˈɲoːla] f., a Pescasseroli (AQ) e Roccascalegna (CH) (DAM, IV:2203)6.
Tipi lessicali: 1. ʻallodolaʼ, 2. ʻcalandraʼ, 3. ʻciarlocaʼ, 4. ʻclodaʼ, 5. ʻcraparellaʼ,
6. ʻcucciardaʼ, 7. ʻcovarellaʼ, 8. ʻsparaulicchioʼ, 9. ʻspipoloʼ, 10. ʻsterlaccaʼ,
11. ʻterragnolaʼ.
4.1. ʻallodolaʼ
Il tipo lessicale ʻallodolaʼ deriva dal lat. ALAUDA(M).
Ad Agnone (IS), l’allocco è presente in alcune locuzioni avverbiali: é rrəvjéatə lòcchə lòcchə 1 «ci è cascato come un
allocco» 2 «è arrivato per sistemarsi» (Meo, 2003:127); lòcchə lòcchə «a guisa di allocco, balordo» (Cremonese,
1893:71).
3
AIS: alòcchə (615 Leonessa, oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 in provincia di L’ Aquila), aluc(u) (625 Genzano di
Sassa, oggi fraz. di L’ Aquila) = gufo.
4
Il lessotipo cucciarda è diffuso non solo in Abruzzo e in Molise ma anche nei dialetti del Lazio meridionale, della
Campania, della Puglia e della Calabria (DEDI, 163-164).
5
A Civitella Messer Raimondo (CH), il termine lòðənə può significare anche ‘loquela’: ddzéttə nghə ssa lòðənə! «zitto
con codesta loquela!» (DAM, II:1017).
6
A Gissi (CH) il termine tərragnólə f. indica una «grossa lumaca» (DAM, IV:2203).
2
6
Saggio onomasiologico
4.2. ʻcalandraʼ
La voce ʻcalandraʼ deriva da una base latina *CALANDRA, prestito dal gr. kálandros.
4.3. ʻciarlocaʼ
Il termine ʻciarlocaʼ è da mettere in relazione con l’abruzzese ciarlóchə
«balbuziente» (LEA, 621). Quindi, questo lessotipo rappresenta un chiaro riferimento
alla loquacità dell’uccello.
4.4. ʻclodaʼ
Secondo Ernesto Giammarco, il tipo lessicale ʻclodaʼ costituirebbe “una forma con
metatesi di códola (…) – lat. volg. *clodola, lat. t. claudula – dim. di coda forse
scambiata con la ʻcinciaʼ ”.7
4.5. ʻcraparellaʼ
La voce ʻcraparellaʼ costituisce la forma diminutiva dell’abruzzese craparə
«capraio/a» (DAM, I:610). Forse per via di una credenza popolare che attribuisce alle
allodole l’abitudine di cercare il cibo fra i pascoli, a poca distanza dalle mandrie
pascolanti.
4.6. ʻcucciardaʼ
Per quanto riguarda l’origine del termine ʻcucciardaʼ, Carla Marcato, nel Dizionario
etimologico dei dialetti italiani, scrive: “È stata proposta una derivazione da
(ac)cucciare, dall’ abitudine di questo uccello di accovacciarsi per terra, e
successivamente da coccia ʻtestaʼ per la caratteristica cresta di penne sul capo, (…).
Altri hanno proposto un derivato dallo spagnolo moderno cogujada ʻallodola crestataʼ
con riferimento all’ allodola capelluta e con cambio di suffisso”.8
4.7. ʻcovarellaʼ
La motivazione di tale nome dipende dalla osservazione di questo uccello durante
il periodo della cova.
4.8. ʻsparaulicchioʼ
Per Ernesto Giammarco, il tipo lessicale ʻsparaulicchioʼ sembrerebbe costituire
una “alt. di paràula (XIII sec.) ʻparolaʼ (DEI IV 2772) con s- intensivo-continuativo,
propriam. ʻchiacchierinaʼ; (…)”.9
4.9. ʻspipoloʼ
Cfr. it. pispola, voce di orig. onom.
7
(LEA, 187).
(DEDI, 163-164).
9
(LEA, 621).
8
7
Saggio onomasiologico
4.10. ʻsterlaccaʼ
Cfr. it. strillozzo, deriv. di strillare, per il verso stridulo che emette.
4.11. ʻterragnolaʼ
La voce ʻterragnolaʼ, dal lat. TERRANEŎLA, trae la propria motivazione dall’
abitudine delle allodole di nidificare sul terreno.
5.0. AQUILA REALE: Aquila chrysaetos
àcula [ˈaːkula] f., a L’ Aquila, Pacentro (AQ), Pescasseroli (AQ) e Bussi (PE) (DAM,
I:168); àquəla [ˈaːkwəla] f., a Tione degli Abruzzi (AQ) (DAM, I:168) e Opi (AQ)10;
àquələ [ˈaːkwələ] f., a L’ Aquila, Chieti, Campobasso, Pescara, Teramo (DAM, I:168);
àquilə [ˈaːkwilə] f., a Castel di Sangro (AQ), Gioia dei Marsi (AQ), Goriano Sicoli (AQ),
San Benedetto dei Marsi (AQ) e Atessa (CH) (DAM, I:168); aquəlònə [akwəˈlɔːnə] m.,
a Pescara (DAM, I:168);11 rappéja [rapˈpeːja] f., a Cocullo (AQ) (DAM, III:1677).12
Tipi lessicali: 1. ʻaquilaʼ, 2. ʻrappeiaʼ.
5.1. ʻaquilaʼ
Il tipo lessicale ʻaquilaʼ deriva dal lat. AQUĬLA(M).
5.2. ʻrappeiaʼ
Il termine ʻrappeiaʼ risale al lat. HARPE, dal gr. hárpē ʻuccello di rapinaʼ.13
6.0. ASSIOLO: Otus scops
chjócchjələ [ˈcoccələ] m., a Miranda (IS) (DAM, IV:2177); cchjóvə [cˈcoːvə] m., ad Ari
(CH), Francavilla al Mare (CH), Abbateggio (PE) e Loreto Aprutino (PE) (DAM, I:476);
cchjù [ccu] m., a Campobasso, Civitacampomarano (CB), Campodipietra (CB) e Silvi
(TE) (DAM, I:476); cchjuchjù [ccuˈcu] m., a Gessopalena (CH) (DAM, I:476); cchjulèttə
[ccuˈlɛttə] m., ad Alanno (PE) (DAM, I:476); chjuvəttèlla [cuvətˈtɛlla] f., a Campobasso
(DAM, I:542); talaššə [taˈlaʃʃə] m., a Caramanico Terme (PE) e Salle (PE) (DAM,
IV:2177).
Tipi lessicali: 1. ʻchiùʼ, 2. ʻtalascioʼ.
6.1. ʻchiùʼ
Cfr. it. chiù, voce di orig. onom. Così chiamato per imitazione del suo grido.
10
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
A Brittoli (PE) e Corvara (PE) il termine aquəláṷnə m. indica un «uccello di grosse dimensioni» (DAM, III:1677).
12
Nel Napoletano e nel Casertano il termine arpeglia può riferirsi alla poiana o allo sparviero (Soppelsa, 2016:77).
13
Cfr. sic. appecchia, arpèglia ʻfalco di paludeʼ ˂ cat. arpella ʻavvoltoioʼ (DEDI, 44).
11
8
Saggio onomasiologico
ʻtalascioʼ
Secondo Ernesto Giammarco, il tipo lessicale ʻtalascioʼ si sarebbe originato “da
una base espress. TAL- (v.) simboleggiante ʻlamentoʼ ”.14
6.2.
7.0. ASTORE: Accipiter gentilis
aštólə [aˈʃtoːlə] m., a Campobasso (DAM, I:270); ašturə [aˈʃtuːrə] m., a Venafro (IS)
(DAM, I:270); rappòṷnə [rapˈpɔṷnə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, III:1678).15
Tipi lessicali: 1. ʻastoreʼ, 2. ʻrapponeʼ.
7.1. ʻastoreʼ
Cfr. it. astóre, dal provenz. austor, che è il lat. ACCEPTOR -ORIS, alteraz. di
ACCIPĬTER (inteso come der. di ACCIPĔRE).
7.2.
ʻrapponeʼ
V. 5.2.
8.0. AVERLA CAPIROSSA: Lanius senator
capəròššə [kapəˈrɔʃʃə] m., a Giulianova (TE) (DAM, I:752).
Tipi lessicali: 1. ʻcapo rossoʼ.
8.1. ʻcapo rossoʼ
La voce ʻcapo rossoʼ rappresenta un chiaro riferimento al colore del piumaggio
della averla capirossa.
9.0. AVERLA PICCOLA: Lanius minor
caštrə [ˈkaːʃtrə] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:456); craštəchə [ˈkraːʃtəkə] f., ad
Alanno (PE) (DAM, I:612); craštəca [ˈkraːʃtəka] f., a Bussi (PE) (DAM, I:612).
Tipi lessicali: 1. ʻcastricaʼ.
9.1. ʻcastricaʼ
Per quanto riguarda l’ origine del termine ʻcastricaʼ, Carla Marcato, nel Dizionario
etimologico dei dialetti italiani, scrive: “La denominazione pare alludere alle abitudini
14
(LEA, 660).
In genere, i termini aštólə / ašturə e rappòṷnə si riferiscono non soltanto all’ astore ma anche all’albanella e allo
sparviero (DAM, I:270; III:1678).
15
9
Saggio onomasiologico
feroci di questa specie riflesse anche nel nome scientifico che riprende il latino lanius
ʻmacellaioʼ; altre forme dialettali sono il toscano càstrica, vàstrica e castròcchia,
l’abruzzese càstrëchë, castrë, l’umbro gàstrica, riunite da Garbini 1925 il quale vi vede
piuttosto un’ origine onomatopeica, con successivo accostamento a castrare, (…). «A
suffragio di che vi sarebbe la voce napoletana crastiare indicante ʻraschiareʼ cioè
l’azione che si fa con la gola per liberarsi del catarro od altro»”.16
10.0. BALESTRUCCIO: Delichon urbicum
lənnənèllə [lənnəˈnɛllə] f., a Castel di Sangro (AQ) (DAM, III:1731); rannərèllə
[rannəˈrɛllə] f., a Tortoreto (TE) (DAM, III:1731); rənəlèllə [rənəˈlɛllə] f., a Chieti (DAM,
III:1731); rənnəlèllə [rənnəˈlɛllə] f., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa Santa
Lucia (AQ) (DAM, III:1731); řənnəlèllə [ɽənnəˈlɛllə] f., a Civitacampomarano (CB)
(DAM, III:1731); rənnəlicchja [rənnəˈlicca] f., a Fossa (AQ) (DAM, III:1731); rinnilòllə
[rinniˈlɔllə] f., a Villa Celiera (PE) (DAM, III:1731).
Tipi lessicali: 1. ʻrondinellaʼ.
10.1. ʻrondinellaʼ
V. 74.1.17
11.0. BALLERINA BIANCA: Motacilla alba
coandzìndzola [koanˈdzindzola] f., a Borgorose (RI) (DAM, I:592);18 codandzìndzərə
[kodanˈdzindzərə] f., a Vacri (CH) (DAM, I:592); cotalòghə [kotaˈlɔːgə] f., a Spoltore
(PE) (DAM, I:608); cotandzìndzərə [kotanˈdzindzərə] f., a Francavilla al Mare (CH)
(DAM, I:592); covandzìndzələ [kovanˈdzindzələ] f., a San Demetrio ne’ Vestini (AQ)
(DAM, I:592); cucurəndzéndzələ [kukurənˈdzendzələ] f., a Introdacqua (AQ) (DAM,
I:639).19
Tipi lessicali: 1. ʻcodanzinzeraʼ, 2. ʻcodalungaʼ.
11.1.
ʻcodanzinzeraʼ
V. 34.2.20
16
(DEDI, 125).
In tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ‘rondinella’ indica anche la rondine comune (DAM, III:1731).
18
Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila.
19
Cfr. AIS: gabbəpastòra / capəpastòra (619 Montesilvano (PE) = ballerina bianca.
20
In quasi tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ può designare anche la cutrettola (DAM,
I:592).
17
10
Saggio onomasiologico
11.2. ʻcodalungaʼ
Il tipo lessicale ʻcodalungaʼ costituisce un chiaro riferimento alla lunga coda di
quest’ uccello.
12.0. BARBAGIANNI: Tyto Alba
bbarbaggiallə [bbarbadˈdʒallə] m., a Pescara (DAM, I:303); bbarbaggiannə
[bbarbadˈdʒannə] m., a Colledimacine (CH) (DAM, I:303); bbarbašannə
[bbarbaˈʃannə] m., a Opi (AQ) anche «persona brutta»21, a Introdacqua (AQ) e Raiano
(AQ) (DAM, I:303); bbarbašano [bbarbaˈʃaːno] m., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis,
2011:70); cuccavàjənə [kukkaˈvaːjənə] m., a San Giuliano del Sannio (CB) (DAM,
IV:2308); facciòlə [fatˈtʃɔːlə] f., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2308); facióm [faˈtʃɔm] m.,
ad Acquaviva Collecroce (CB) (Breu, Piccoli, 2000:37)22; facciómə [fatˈtʃoːmə] m., a
Casacalenda (CB), Guardialfiera (CB), Lupara (CB), Lucito (CB), Sant’ Elia a Pianisi (CB)
(DAM, IV:2308); facciòmmələ [fatˈtʃɔmmələ] m., a Gambatesa (CB) (DAM, IV:2308);
fècciòlə [fɛtˈtʃɔːlə] f., a Provvidenti (CB) (DAM, IV:2308); fècciónə [fɛtˈtʃoːnə] f., a
Morrone del Sannio (CB) (DAM, IV:2308); lùcchərə [ˈlukkərə] m., a Campobasso (DAM,
II:1019); papraciannə [papraˈtʃannə] m., a Cercemaggiore (CB), San Giovanni in Galdo
(CB) e Monacilioni (CB) (DAM, III:1431); uallə də lu ualònə [ˈwallə də lu waˈlɔːnə] m.,
a San Giovanni Lipioni (CH) (DAM, IV:2267); varvacianə [varvaˈtʃaːnə] m., ad Agnone
(IS) (DAM, IV:2307); varvaggiannə [varvadˈdʒannə] m., a Gessopalena (CH) e
Cercepiccola (CB) (DAM, IV:2307); varvajannə [varvaˈjannə] m., a Dogliola (CH) (DAM,
IV:2307).23
Tipi lessicali: 1. ʻbarbagianniʼ, 2. ʻcoccoveggiaʼ, 3. ʻfacciola / faccioneʼ, 4. ʻalloccoʼ,
5. ʻgallo del vaccaroʼ.
12.1. ʻbarbagianniʼ
Dall’ it. barbagianni, comp. di barba «zio» e Gianni «Giovanni». Data la presenza
nella prima parte del parentelare barba «zio», Mario Alinei sostiene che barbagianni
costituisca uno zoonimo totemico.24
12.2. ʻcoccoveggiaʼ
Per quanto riguarda l’origine del termine ʻcoccoveggiaʼ, Carla Marcato, nel
Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “(…) dal greco moderno
koukkoubágia ‘civetta’, di origine onomatopeica. (…) È evidente, comunque, che
l’intervento della onomatopea avrà prodotto dei riflessi nelle forme dialettali: si
21
Dato raccolto personalmente il 21-02-2018.
Acquaviva Collecroce (CB) è una località di lingua croata molisana.
23
In Abruzzo e in Molise, il barbagianni, considerato portatore di sventura, veniva ucciso e contro ogni maleficio veniva
inchiodato a croce sulla porta di osterie, forni e stalle (DAM, IV:2307).
24
Alinei, (1984:5).
22
11
Saggio onomasiologico
confronti la parola emiliana (ferrarese) ciucibèo ‘verso della civetta’. Alla voce sopra
menzionata di rifà il sardo (a Fonni) cuccubàju ‘upupa’ (…)”25 (Cfr. 23.2.).
12.3. ʻfacciola / faccioneʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la denominazione molisana ʻfacciola / faccioneʼ
trae la sua validità dal capo largo e piatto di quest’uccello.26
12.4. ʻalloccoʼ
V. 3.0.
12.5. ʻgallo del vaccaroʼ
All’interno del lessotipo ʻgallo del vaccaroʼ, la presenza dell’elemento ‘gallo’
indica una associazione tra il barbagianni e il gallo domestico. Inoltre, per quanto
riguarda il determinativo ‘del vaccaro’, quest’ ultimo potrebbe essersi originato nell’
ambito di una credenza popolare che collegava il barbagianni con il mondo
pastorale.27
13.0. BECCACCINO: Gallinago gallinago
pəzzardə [pətˈtsardə] f., a Giulinova (TE) e Montefino (TE) (DAM, III:1532); pizzardə
[pitˈtsardə] f., a Campli (TE) (DAM, III:1532).
Tipi lessicali: 1. ʻpizzàrdaʼ.
13.1. ʻpizzàrdaʼ
Per quanto riguarda l’origine del termine ʻpizzàrdaʼ, Manlio Cortelazzo, nel
Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “Derivato da pizzo ‘becco’ (dalla
radice pīts- ‘punta’), come beccaccia da becco: un becco molto lungo, forte, diritto e
appuntito, caratterizza questo tipo di uccelli.”28
14.0. BECCAFICO: Sylvia borin
cəfəcétrə [tʃəfəˈtʃeːtrə] f., a Civitacampomarano (CB) (DAM, II:769); fəcétələ
[fəˈtʃeːtələ] f., a Introdacqua (AQ) (DAM, II:769);29 fəcétəra [fəˈtʃeːtəra] f.,
a Campobasso (DAM, II:769); fəcétrə [fəˈtʃeːtrə] f., a Montagano del Sannio (CB)
(D’ Alessio, Di Zinno, Frattolillo, 2003:87); ficiòtrə [fiˈtʃɔːtrə] f., a Pescara (DAM,
25
(DEDI, 164).
(LEA, 225).
27
V. 34.3.
28
Il lessotipo ‘pizzàrda’ è diffuso non solo in Abruzzo ma anche nei dialetti marchigiani, toscani e romagnoli (DEDI, 339).
29
Il DAM segnala come i cacciatori di questa località confondano spesso il beccafico con la cesena (DAM, II:769).
26
12
Saggio onomasiologico
II:769); pizzəcafíquərə [pittsəkaˈfiːkwərə] m., a Matrice (CB) e Ripamolisani (CB)
(DAM, III:1567).30
Tipi lessicali: 1. ʻfucetolaʼ, 2. ʻpizzica fichiʼ.
14.1. ʻfucetolaʼ
Il tipo lessicale ʻfucetolaʼ deriva dal lat. FICEDŬLA, ritenuto, forse per etimologia
popolare, comp. di FICUS «fico» e tema di EDĔRE «mangiare».31
14.2. ʻpizzica fichiʼ
Cfr. it. beccafico, comp. di beccare e fico, perché ghiotto di fichi.
15.0. CALANDRA: Melanocorypha calandra
calandrèlla [kalanˈdrɛlla] f., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:69) e Campobasso (Brunale,
2001:69); calandrèllə [kalanˈdrɛllə] f., a Castiglione a Casauria (PE), Corvara (PE) e
Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1450); calandrónə [kalanˈdroːnə] m., a Ortona a Mare
(CH) anche «uomo svelto, furbo, attivo» (DAM, I:374).
Tipi lessicali: 1. ʻcalandraʼ.
15.1. ʻcalandraʼ
V. 4.2.
16.0. CANAPIGLIA: Anas strepera
còlla lònghə [ˈkɔlla ˈlɔŋgə] m., a Giulianova (TE) (DAM, III:1427).
Tipi lessicali: 1. ʻcollo lungoʼ.
16.1. ʻcollo lungoʼ
Il tipo lessicale ʻcollo lungoʼ costituisce un chiaro riferimento al collo di quest’
uccello.
17.0. CAPINERA: Sylvia atricapilla
capənai̯rə [kapəˈnai ̯rə] f., a Bucchianico (CH) (DAM, I:418); capənéra [kapəˈneːra] f.,
a Bussi (PE) (DAM, I:418); capənérə [kapəˈneːrə] f., a Introdacqua (AQ), Francavilla al
Nel Chietino, è frequente l’utilizzo della similitudine šta gné na fəcétələ «essere bello in carne come un beccafico»
(DAM, II:769).
31
Cfr. 69.0.
30
13
Saggio onomasiologico
Mare (CH) e Corvara (PE) (DAM, I:418); capanirə [kapaˈniːrə] f., a Canzano (TE) e
Notaresco (TE) (DAM, III:1450); capənòrə [kapəˈnɔːrə] f., a Pianella (TE) (DAM, I:418);
capunéra [kapuˈneːra] f., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:70); cicindèrrə
[tʃitʃinˈdɛrrə] f., ad Alanno (PE) (DAM, I:484);32 fəciàtələ [fəˈtʃaːtələ] f., a Giulianova
(TE) (DAM, II:769); pařřéllə [paɽˈɽellə] f., a Riccia (CB) (DAM, III:1450); patazzìnə
[patatˈtsiːnə] f., a Gessopalena (CH) (DAM, III:1456); spənèlla [spəˈnɛlla] f., a
Cercemaggiore (CB) (DAM, IV:2071).
Tipi lessicali: 1. ʻcapineraʼ, 2. ʻcicindelaʼ, 3. ʻfucetolaʼ, 4. ʻparrellaʼ, 5. ʻpatazzinaʼ,
6. ʻspinellaʼ.
17.1. ʻcapineraʼ
Cfr. it. capinera, comp. di capo e nero.
17.2. ʻcicindelaʼ
V. 21.1.
17.3. ʻfucetolaʼ
V. 14.1.
17.4. ʻparrellaʼ
La voce ʻparrellaʼ sembrerebbe derivare dal lat. PARRA «upupa o civetta».33
17.5. ʻpatazzinaʼ
Per quanto riguarda l’origine del termine ʻpatazzinaʼ, Giammarco propone due
teorie: “A. da una base PAT/PET- con doppio suff., connesso a pi(t)tacium ʻcosa
piccolaʼ. B. da potazzina ʻcincia piccolaʼ vc. senese con armonizz. vocal. o-a…a-a,
connessa a puticchia ʻcinciallegraʼ, deverb. di puticchiare di orig. onomatop.”.34
17.6. ʻspinellaʼ
Il tipo lessicale ʻspinellaʼ trae la propria motivazione dall’ abitudine delle capinere
di nidificare tra gli arbusti.
18.0. CAPPELLACCIA: Galerida cristata
cappəllutə [kappəlˈluːtə] f., a Sant’Omero (TE) (DAM, I:426) e Teramo (Savini,
1881:124); pagnògnərə [paˈɲɔːɲərə] f., a Introdacqua (AQ) anche «ragazza paffutella
A Penne (PE), la capinera è presente in una locuzione avverbiale: fa a ccicindèrrə «gioco fanciullesco, simile all’
acchiappino» (DAM, I:484). Per Alanno (PE), il DAM registra la seguente filastrocca: cicindè, cicindè, / va pə l’acqua ə
nən gə sé quandə; / arvì a la mamma té pòvəra; / pòvər’ a tté, pòvər’ a tté! «capinera, capinera, vai per acqua e non si
sa quando, torna alla mamma tua povera, povera te! povera te!» (DAM, I:484).
33
Soppelsa, (2016:299).
34
(LEA, 425).
32
14
Saggio onomasiologico
e di carnagione bianca» (DAM, III:1483); pəzzangapə [pəttsaŋˈgaːpə] f.,
a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1532); tuppéssə [tupˈpessə] f.,
a Gambatesa (CB) (DAM, IV:2256); tuppèttə [tupˈpɛttə] f., ad Alanno (PE) (DAM,
IV:2256).
Tipi lessicali: 1. ʻcappellutaʼ, 2. ʻpagnoneraʼ, 3. ʻpezza in capoʼ, 4. ʻtuppusa / tupputaʼ.
18.1. ʻcappellutaʼ
Il termine ʻcappellutaʼ rappresenta un chiaro riferimento al caratteristico ciuffo
di piume sul capo di quest’uccello che fa pensare ad un cappello.
18.2. ʻpagnoneraʼ
Secondo Giammarco, la voce ʻpagnoneraʼ deriverebbe “da pignə, lat. pinĕa,
femm. sostantiv. dell'agg. pinĕus ʻattinente al pinoʼ, con allusione all’ abitudine
dell’uccello di frequentare le pinete e cibarsi delle ʻpigneʼ.”35
18.3. ʻpezza in capoʼ
Il lessotipo ʻpezza in capoʼ ricorda come la principale caratteristica della
cappellaccia sia la sua cresta appuntita e spesso eretta.
18.4. ʻtuppusa / tupputaʼ
Il tipo lessicale ʻtuppusa / tupputaʼ deriva dall’ abruzzese tuppə m. «crocchia di
capelli» (DAM, IV:2256) e allude al ciuffo della cappellaccia.36
19.0. CARDELLINO: Carduelis carduelis
capruššittə [kapruʃˈʃittə] m., a San Demetrio nei Vestini (AQ) (DAM, I:427); cardéllə
[karˈdellə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:432); cardəgliuccə [kardəʎˈʎuttʃə] m., Salle
(PE) (DAM, I:432); cardəllinə [kardəlˈliːnə] m., a Manoppello (AQ) (DAM, I:432);
cardiɖɖə [karˈdiɖɖə] m., a Caramanico Terme (TE), Salle (TE), San Tommaso di
Caramanico (PE) e San Vittorino di Caramanico (PE) (DAM, I:432); cardíəgghjə
[karˈdiːəɈɈə] m., a Tocco da Casauria (PE) (DAM, I:432); cardíəjjə [karˈdiːəjjə] m., a
Castiglione a Casauria (PE) (DAM, I:432); cardigliə [karˈdiʎʎə] m., a Bolognano (PE) e
Pietranico (PE) (DAM, I:432); cardillə [karˈdillə] m., a Scanno (AQ), Castelmauro (CB),
Montenero di Bisaccia (CB) e Macchia Valfortore (CB) (DAM, I:432), a Gessopalena
(CH) anche «persona vivace» (Finamore, 1880:68), a Teramo (Savini, 1881:124), a Opi
(AQ)37 e Vinchiaturo (CB) (Cortese, 1989:50)38; cardzillə [karˈdzillə] m., ad Alanno (PE),
35
Ibidem, 430.
Cfr. (DEDI, 448).
37
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
38
Da Vinchiaturo (CB) proviene la seguente espressione: magnà cummə a nu cardillə «mangiare troppo poco» (Cortese,
1989:50).
36
15
Saggio onomasiologico
Abbateggio (PE), Roccamorice (PE) e Scafa (PE) (DAM, I:432); chèrdillə [kɛrˈdillə] m., a
Larino (CB) e Rotello (CB) (DAM, I:432); hardzəllittə [ɣardzəlˈlittə] m., a San Benedetto
dei Marsi (AQ) (DAM, I:432); hardillə [ɣarˈdillə] m., a Città Sant’Angelo (PE) (DAM,
I:432); jardzillə [jarˈdzillə] m., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, I:432).39
Tipi lessicali: 1. ʻcardelloʼ, 2. ʻcapo rossoʼ.
19.1. ʻcardelloʼ
Il tipo lessicale ʻcardelloʼ deriva dal lat. *CARDELLU(M), rifacimento di
CARDUELIS o CARDELIS, der. di CARDUUS «cardo».
19.2. ʻcapo rossoʼ
La voce ʻcapo rossoʼ costituisce un chiaro riferimento al colore del piumaggio del
cardellino.
20.0. CESENA: Turdus pilaris
ciacià [tʃaˈtʃa] f., a San Giovanni Teatino (CH), Pescara e Silvi (TE)40 (DAM, I:544);
ficiòtə [fiˈtʃɔːtə] f., a Pianella (PE) (DAM, II:769).
Tipi lessicali: 1. ʻciaciàʼ, 2. ʻfucetolaʼ.
20.1. ʻciaciàʼ
Il termine ʻciaciàʼ è di origine onomatopeica poiché imita il canto ripetitivo della
cesena.41
20.2. ʻfucetolaʼ
V. 14.1.
21.0. CINCIALLEGRA: Parus major
cəcərəgnólə [tʃətʃərəˈɲoːlə] f., a Francavilla al Mare (CH), loc. va candènnə la
cəcərəgnólə «va facendo pettegolezzi, dicendo male» (DAM, I:484); cəcərəgnuólə
[tʃətʃərəˈɲwoːlə] m., a Valle Castellana (TE) anche «vezz. e fam., detto dalla madre al
suo neonato» (DAM, I:484); cəcərəndèllə [tʃətʃərənˈdɛllə] f., a Città Sant’Angelo (PE)
39
In provincia di Campobasso il cardellino è presente in alcune similitudini: parə u chèrdillə «a chi è svelto» e parə u
chèrdillə vèštardə «a chi è indolente» (DAM, I:432). A Silvi (TE), il DAM raccoglie la seguente filastrocca: saccə nu bbèllə
nèidə di hardillə / nghə quattrə vrèccə dàindrə; / a nnə dècə sòtt’a li tàittərə, ca si nnò ci va la sirpə / ə dapù si li magnə
«conosco un bel nido di cardellini con quattro uova dentro; e non dire sotto i tetti, ché se no ci va la serpe e se le mangia»
(DAM, I:432).
40
A Silvi (TE) per ciacià si intende anche una «persona chiacchierona» (DAM, I:544).
41
Cfr. sic. cciaccià «cesena» (Lanaia, 2003:38).
16
Saggio onomasiologico
(DAM, I:484);42 cicciallégrə [tʃittʃalˈleːgrə] f., a Pescara (DAM, I:561);43 cicərəgnólə
[tʃitʃərəˈɲoːlə] f., a Raiano (Venanzio Fucinese, 2008:98); cicindèrrə [tʃitʃinˈdɛrrə]
f., a Sambuceto (CH) e Pescara (DAM, I:484); condadzindzərə [kondaˈdzindzərə]
f., a Castiglione da Casauria (PE) (DAM, I:683); contrandzindzərə [kontranˈdzindzərə]
f., a Taranta Peligna (CH) (DAM, I:683); cucurəndzéndzələ [kukurənˈdzendzələ]
f., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:639); curandzindzəla [kuranˈdzindzəla] f., a Venafro (IS)
(DAM, I:683); cutərandzindzələ [kutəranˈdzindzələ] f., a Sambuceto (CH) e Castelli
(TE) (DAM, I:683); cutrandzéndzərə [kutranˈdzendzərə] f., a Colledimacine (CH) (DAM,
I:683); fucétulə [fuˈtʃeːtulə] f., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, II:769); parriacə
[parˈrjaːtʃə] f., a Montepagano (TE) (DAM, III:1440).44
Tipi lessicali: 1. ʻcicindelaʼ, 2. ʻcinciallegraʼ, 3. ʻcodanzinzeraʼ, 4. ʻfucetolaʼ,
5. ʻparriaciaʼ.
21.1. ʻcicindelaʼ
Il tipo lessicale ʻcicindelaʼ deriva dal lat. CICINDELA «lucciola».
21.2. ʻcinciallegraʼ
Cfr. it. cinciallegra, comp. di cincia e allegra.
21.3. ʻcodanzinzeraʼ
V. 34.2.45
21.4. ʻfucetolaʼ
V. 14.1.
21.5. ʻparriaciaʼ
V. abr. parluccə f., «picchio muraiolo», var. di parruccə incr. con parlà in
riferimento al ʻcicaleccioʼ del picchio.46
22.0. CIUFFOLOTTO: Pyrrhula pyrrhula
chjòvə [ˈcɔːvə] m., a Moscufo (PE) (DAM, I:540).
Tipi lessicali: 1. ʻchiùʼ.
A Città Sant’Angelo (PE) la voce cəcərəndèllə può indicare più genericamente tutte le cince (DAM, I:484).
A Pescara il lessotipo cicciallégrə può essere riferito genericamente a tutte le cince (DAM, I:561).
44
AIS: scutandzindzəra (666 Roccasicura (IS) = cinciallegra.
45
In quasi tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ può designare anche la cutrettola (DAM,
I:683).
46
(LEA, 419).
42
43
17
Saggio onomasiologico
22.1.
ʻchiùʼ
V. 6.0.
23.0. CIVETTA: Athene noctua
cégliə frəddəlusə [ˈtʃeʎʎə frəddəˈluːsə] m., a Villetta Barrea (AQ)47; céllə da
mmalanòttə [ˈtʃellə da mmalaˈnɔttə] m., a Colletorto (CB) (DAM, I:565); céllə
mmalalènə [ˈtʃellə mmalaˈlɛːnə] m., a Montenero di Bisaccia (CB) (DAM, I:565); cèllə
da mmalə chənzónə [ˈtʃɛllə da mmalə kənˈdzoːnə] m., a Ripamolisani (CB) anche
«uccello del malaugurio» (Minadeo, 1955:15); cəsuèttə [tʃəsuˈɛttə] f., a Vittorito (AQ)
(DAM, I:511); cəuétta [tʃəˈwetta] f., a Vinchiaturo (CB) (Cortese, 1989:38); cəuéttə
[tʃəˈwettə] f., a Raiano (AQ) anche «donna civettuola» (Venanzio Fucinese, 2008:92);
cəvétta [tʃəˈvetta] f., a Bugnara (AQ), Gioia dei Marsi (AQ), Pescocostanzo (AQ),
Colledanchise (CB), Roccamandolfi (IS), Vastogirardi (IS) (DAM, I:580) e Opi (AQ)48;
cəvòttə [tʃəˈvɔttə] f., a Tufillo (CH) (DAM, I:580); ciciuattə [tʃitʃuˈattə] f.,
a Civitaretenga (AQ) (DAM, I:564); ciciuètta [tʃitʃuˈɛtta] f., a Tempéra, fraz. di L’Aquila
(DAM, I:564); ciciuvétta [tʃitʃuˈvetta] f., a Tione degli Abruzzi (AQ) (DAM, I:564); ciégliə
də la malanóvə [tʃiˈeʎʎə də la malaˈnoːvə] m., a Corvara (PE) (DAM, I:565); ciéllə də
malə aùrəjə [tʃiˈellə də malə aˈuːrəjə] m., a Civitacampomarano (CB) (DAM, I:565);
ciuattə [tʃuˈattə] f., a Montenero di Bisaccia (CB) (DAM, I:580); ciuciuvétta
[tʃutʃuˈvetta] f., ad Avezzano (AQ) e Paganica, fraz. di L’Aquila (DAM, I:564); ciuétta
[tʃuˈetta] f., a Campobasso (Brunale, 2001:100), Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ)
(Battisti, 2001:8), Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:31) e Castel di Sangro (AQ)
(Marzano, 2014:52); ciuéttə [tʃuˈettə] f., a Pacentro (AQ), Francavilla al Mare (CH),
Bolognano (PE), Castiglione da Casauria (PE), Musellaro (PE), Pietranico (PE) e
Pescosansonesco (PE) (DAM, I:580); ciuhòttə [tʃuˈɣɔttə] f., a Tufillo (CH), Pescara e
Bisenti (TE) (DAM, I:580); ciuwattə [tʃuˈwattə] f., a Roccavivara (CB), Campli (TE), Silvi
(TE), Sant’ Omero e Teramo (DAM, I:580); ciuwétta [tʃuˈwetta] f., ad Agnone (IS)
anche «donna civettuola» (Meo, 2003:87).
Tipi lessicali: 1. ʻcivettaʼ, 2. ʻciucciuvettolaʼ, 3. ʻuccello della / del cattiva/o notte / luna
/ canzone / notizia / augurioʼ, 4. ʻuccello freddolosoʼ.
23.1. ʻcivettaʼ
Cfr. it. civetta, voce onomatopeica poiché allude al verso di quest’uccello.
23.2. ʻciucciuvettolaʼ
Il tipo lessicale ʻciucciuvettolaʼ possiede un’origine onomatopeica49 (Cfr. 12.2.).
47
Dato raccolto personalmente il 22-09-2017.
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
49
Cfr. (Soppelsa, 2016:141).
48
18
Saggio onomasiologico
23.3. ʻuccello della / del cattiva/o notte / luna / canzone / notizia / augurioʼ
I vari determinativi alludono alle numerose credenze popolari che ritenevano le
civette, così come altre specie di uccelli notturni, portatrici di sventura. Ad esempio,
a Montenero di Bisaccia (CB), si credeva che la civetta portasse fortuna alla casa sulla
quale si appollaiava per emettere il proprio verso ma portasse sfortuna alla casa verso
la quale il suo grido era diretto (DAM, I:580).50
23.4. ʻuccello freddolosoʼ
Forse la motivazione di questo lessotipo sarebbe da cercarsi nel verso della
civetta, il quale, sembrerebbe quasi paragonabile ad un grido di lamento.
24.0. CODIBUGNOLO: Aegithalos caudatus
codavatta [kodaˈvatta] f., a Sepino (CB) (DAM, III:1440); cotalónghə [kotaˈloŋgə] f., a
Villa Celiera (PE) (DAM, I:608); cotalònghə [kotaˈlɔŋgə] m., a Spoltore (PE) e Silvi (TE)
(DAM, I:608).
Tipi lessicali: 1. ʻbatticodaʼ, 2. ʻcodilungoʼ.
24.1. ʻbatticodaʼ
La voce codavatta costituisce il comp. di coda + vatta «batte» e allude ai
movimenti della coda del codibugnolo.
24.2. ʻcodilungoʼ
Il tipo lessicale ʻcodilungoʼ rappresenta un chiaro riferimento alla lunga coda di
quest’uccello.51
25.0. CODIROSSO: Phoenicurus phoenicurus
coafiamma [koaˈfjamma] f., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:8);
codaròccia [kodaˈrɔttʃa] f., a Bussi (PE) (DAM, I:592); códaròscə [kodaˈrɔʃʃə] f., nel
Chietino (DAM, I:592); cóvaròscia [kovaˈrɔʃʃa] f., a San Pelino, fraz. di Avezzano (AQ)
(Raimo, 2000:119).
Tipi lessicali: 1. ʻcodarossaʼ, 2. ʻcodafiammaʼ.
50
Da Castel di Sangro (AQ), proviene il seguente detto: ciuétta: trištə andó uarda, vïatə andó cə pósa «civetta: sfortuna
verso chi guarda, fortuna dove si posa» (Marzano, 2014:52). Il medesimo detto è presente anche a Secinaro (AQ):
ciciuvètta: viètə ònda sə pósa, trištə addò mira (DAM, I:564). Inoltre, in alcuni dialetti del Chietino viene utilizzato l’agg.
cuccuvajjə «chi si appioppa in un luogo e si rende molesto» (DAM, I:636).
51
In quasi tutte le località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻcodilungoʼ può designare anche la cutrettola (DAM, I:608).
19
Saggio onomasiologico
25.1. ʻcodarossaʼ
Cfr. it. codirosso (o codirossa), comp. di coda e rosso.
25.2. ʻcodafiammaʼ
La voce ʻcodafiammaʼ costituisce il comp. di coda + fiamma e allude chiaramente
al colore del piumaggio di quest’ uccello.
26.0. CODONE COMUNE: Anas acuta
cudana [kuˈdaːna] f., a Giulianova (TE) (DAM, III:1427).
Tipi lessicali: 1. ʻcodoneʼ.
26.1. ʻcodoneʼ
Cfr. it. codone, accrescitivo di coda.
27.0. COLOMBACCIO: Columba palumbus
culumbaccə [kulumˈbattʃə] m., a Pescasseroli (AQ) e Casalbordino (CH) (DAM, I:647);
paləmmarə [paləmˈmaːrə] m., a Bellante (TE), Giulianova (TE) e Valle Castellana (TE)
(DAM, III:1408); palummaccə [palumˈmattʃə] m., a Introdacqua (AQ), Campobasso,
Pescara, Brittoli (PE), Castiglione a Casauria (PE), Pietranico (PE) e Pescosansonesco
(PE) (DAM, III:1408); pərchjilə [pərˈciːlə] f., a Carunchio (CH) e Torrebruna (CH) (DAM,
III:1504); tərchjalə [tərˈcaːlə] m., a Toro (CB) (DAM, IV:2202); tərchjèrə [tərˈcɛːrə] f.,
a Ripamolisani (CB) (DAM, IV:2202); turchjalə [turˈcaːlə] m., a Campodipietra (CB)
(DAM, IV:2202).
Tipi lessicali: 1. ʻpalombaccio / colombaccioʼ, 2. ʻtorchiaroʼ, 3. ʻperchiaʼ.
27.1. ʻpalombaccio / colombaccioʼ
Le voci ʻpalombaccioʼ e ʻcolombaccioʼ costituiscono rispettivamente le forme
accrescitive di palombo e colombo.
27.2. ʻtorchiaroʼ
Per quanto riguarda l’origine del lessotipo ʻtorchiaroʼ,52 Ernesto Giammarco, all’
interno del LEA, si esprime nel seguente modo: “lat. reg. abr. +turcljalis deriv. da turtla
forma con sincope di turtŭla, dim. di tŭrtur ‘tórtora’, col suff. -al|is con valore di
‘appartenente a ‘ ”.53
52
53
In alcune località abruzzesi e molisane, il lessotipo ʻtorchiaroʼ può indicare anche il piccione selvatico (DAM, IV:2258).
(LEA, 692).
20
Saggio onomasiologico
27.3. ʻperchiaʼ
Secondo Ernesto Giammarco, il termine pərchjilə deriva “dal lat. reg. *perchilis,
da perca ʻpercaʼ, formaz. parallela a lat. reg. *percula, it. merid. pèrchia t. itt. pèrca”.54
28.0. COLOMBELLA: Columba oenas
palummíəgliə [palumˈmiːəʎʎə] m., a Corvara (PE), Pietranico (PE) e Pescosansonesco
(PE) (DAM, III:1408).
Tipi lessicali: 1. ʻpalombelloʼ.
28.1. ʻpalombelloʼ
Il lessotipo ʻpalombelloʼ costituisce la forma diminutiva di palombo.
29.0. CORNACCHIA GRIGIA: Corvus cornix
ciàuia [ˈtʃaṷja] f., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:2); ciàujja [ˈtʃaṷjja]
f., a Cese dei Marsi, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:127); ciàula [ˈtʃaṷla] f., a
Campobasso (DAM, I:560), Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:51), Agnone (IS)
(Meo, 2003:85) e Gessopalena (CH) (Finamore, 1880:76); ciàulə [ˈtʃaṷlə] f., a Tufillo
(CH), Civitacampomarano (CB), Alanno (PE), a Corvara (PE) anche «donna pettegola»
(DAM, I:560) e Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:97); ciàyuələ [ˈtʃaːɣwələ] f., a
Campobasso (DAM, I:560)55 e Ripamolisani (Minadeo, 1955:13); ciàuələ [ˈtʃaṷələ] f.,
a Castiglione a Casauria (PE) (DAM, I:560) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:46);
ciàvəla [ˈtʃaːvəla] f., a Opi (AQ)56; cicciacòlla [tʃittʃaˈkɔlla] f., a Luco dei Marsi (AQ)
(DAM, III:1392); cièhulə [ˈtʃɛːɣulə] f., a Civitella Messer Raimondo (CH) (DAM, I:560);
cocamarinə [kokamaˈriːnə] f., a Castelli (TE) (DAM, I:587); cuərnacchja [kwərˈnacca]
f., a Opi (AQ)57; cuərnacchjə [kwərˈnaccə] f., a Civitacampomarano (CB), Ripabottoni
(CB), Rotello (CB), San Martino in Pénsilis (CB) (DAM, I:673); curnacchjə [kurˈnacca] f.,
a L’ Aquila, Chieti, Campobasso, Pescara e Teramo (DAM, I:673); pəzzacchjə
[pətˈtsaccə] f., a Palena (CH) (DAM, III:1531).
Tipi lessicali: 1. ʻciavolaʼ, 2. ʻcicciacollaʼ, 3. ʻcocamarinaʼ, 4. ʻcornacchiaʼ, 5. ʻpezzachiaʼ.
54
Ibidem, 436.
A Campobasso la cornacchia è presente all’ interno della seguente espressione: vócchə də ciàyuələ «chi ha la bocca
grande che chiacchiera sempre» (DAM, I:560).
56
A Opi (AQ), per ciàvəla si intende anche la taccola.
57
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
55
21
Saggio onomasiologico
29.1. ʻciavolaʼ
Il tipo lessicale ʻciavolaʼ, diffuso in tutto il Sud Italia, sembrerebbe costituire una
voce onomatopeica.58 Invece, all’ interno di questo termine, Mario Alinei individua il
composto parentelare cia «zia» – avola. Ciò permetterebbe al glottologo torinese di
considerare il termine ʻciavolaʼ uno zoonimo totemico.59
29.2. ʻcicciacollaʼ
V. 41.1.
29.3. ʻcocamarinaʼ
V. 40.2.
29.4. ʻcornacchiaʼ
Il lessotipo ʻcornacchiaʼ deriva dal lat. tardo CORNACŬLA(M), variante di
CORNICŬLAM, dim. di CORNIX -ICIS «cornacchia».
29.5. ʻpezzacchiaʼ
V. 37.2.
30.0. COTURNICE: Alectoris graeca
pərnècə [pərˈnɛːtʃə] f., a Città Sant’ Angelo (PE), Spoltore (PE), Isola del Gran Sasso
(AQ), Mosciano Sant’ Angelo (TE) e Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1508); pərnéicə
[pərˈnei ̯tʃə] f., a Vittorito (AQ) (DAM, III:1508); pərnèicə [pərˈnɛi ̯tʃə] f., ad Altino (CH)
e Carpineto Sinello (CH) (DAM, III:1508); pərnicə [pərˈniːtʃə] f., a L’ Aquila, Chieti,
Campobasso (DAM, III:1508) e Opi (AQ)60; pərnicia [pərˈniːtʃa] f., a Cerro al Volturno
(IS) (DAM, III:1508); pərnócə [pərˈnoːtʃə] f., a Civitaretenga (AQ) (DAM, III:1508);
pərnòicə [pərˈnɔi ̯tʃə] f., a Pietranico (PE) (DAM, III:1508); pərnóicə [pərˈnoi ̯tʃə] f., a
Brittoli (PE), Pescosansonesco (PE) e Popoli (PE) (DAM, III:1508); pərnójəcə
[pərˈnoːjətʃə] f., a Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1508); pirnicə [pirˈniːtʃə] f., ad
Alfedena (AQ), Pescara e Teramo (DAM, III:1508); prənnicə [prənˈniːtʃə] f., a Sant’
Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1508).
Tipi lessicali: 1. ʻperniceʼ.
30.1. ʻperniceʼ
Il termine ‘pernice’ deriva dal lat. PERDICE(M).
58
In Abruzzo, il termine ciàvələ f. indica anche la «farfalla diurna» (DAM, I:559-560). Inoltre, in Campania, Calabria e
Sicilia, attraverso il lessotipo ʻciaulaʼ vengono indicati alcuni pesci della famiglia menidi (Lanaia, 2003:94).
59
Alinei, (1984:32).
60
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
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Saggio onomasiologico
31.0. CORVO IMPERIALE: Corvus corax
cəllónə [tʃəlˈloːnə] m., a Opi (AQ)61; còrbə [ˈkɔrbə] m., a Santa Barbara (CH) (DAM,
I:665); córvə [ˈkorvə] m., a Opi (AQ)62, Alfedena (AQ), Avezzano (AQ), Fossa (AQ),
Navelli (AQ), Pescocostanzo (AQ), Pescina (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), San
Demetrio ne’ Vestini (AQ), Tione degli Abruzzi (AQ), Giuliano Teatino (CH) e Rosello
(CH) (DAM, I:665); córvu [ˈkorvu] m., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila, Bazzano, fraz. di
L’ Aquila, Lucoli (AQ), San Lorenzo, fraz. di Pizzoli (AQ), San Marco di Preturo (AQ), San
Nicola, fraz. di Tornimparte (AQ) e Tempéra, fraz. di L’Aquila (DAM, I:665); cuórəvə
[ˈkwoːrəvə] m., a Cansano (AQ), Introdacqua (AQ) e Montelongo (CB) (DAM, I:665);
cuórvə [ˈkworvə] m., ad Anversa degli Abruzzi (AQ), Bugnara (AQ), Castel di Sangro
(AQ), Vittorito (AQ), Campobasso, Castelmauro (CB), Civitacampomarano (CB),
Campodipietra (CB), Montelongo (CB), Corvara (PE), Controguerra (TE), Garrufo, fraz.
di Sant’ Omero (TE)63, Isernia (DAM, I:665), Agnone (IS) (Meo, 2003:177) e
Casacalenda (CH) (Vincelli, 1995:54); cùrvənə [ˈkurvənə] m., a Isola del Gran Sasso
(TE) (DAM, I:665).
Tipi lessicali: 1. ʻcorvoʼ, 2. ʻuccelloneʼ.
31.1. ʻcorvoʼ
Il tipo lessicale ʻcorvoʼ deriva dal lat. CŎRVU(M).
31.2. ʻuccelloneʼ
A Opi (AQ), il termine cəllónə, forma accrescitiva di ʻuccelloʼ, indica il corvo o più
genericamente gli uccelli predatori.64
32.0. CUCULO: Cuculus canorus
aššə [ˈaʃʃə] m., a Carapelle Calvisio (AQ) (DAM, I:259); chəchjìulə [kəˈciːulə] m., a
Corvara (PE) (DAM, I:638); chjichjilə [ciˈciːlə] m., a Città Sant’ Angelo (PE) (DAM, I:638);
chjiculə [ciˈkuːlə] m., a Pescara e Villanova (PE) (DAM, I:638); chjòvə [ˈcɔːvə] m., a
Castilenti (TE) (DAM, I:540); cucù [kuˈku] m., a Opi (AQ)65, Casacalenda (CB) (Vincelli,
1995:50) e Agnone (IS)66(Meo, 2003:91); cuccu [ˈkukku] m., a Bazzano, fraz. di
L’ Aquila (DAM, I:636); cucculə [kukˈkuːlə] m., a Borgorose (RI)67 (DAM, I:636);
61
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
63
Da Sant’ Omero (TE) proviene la seguente espressione: nən zaccə né ccùrəvə ə nné ccurnacchjə «non sono niente»
(DAM, I:665).
64
V. 70.0.
65
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
66
Da Agnone (IS), proviene questo proverbio: ssə canda ru cucù sə puónə səməndeà rə randìgnə «quando canta il cuculo
si possono seminare i granoni» (Meo, 2003:91).
67
Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila. Da questa località
proviene il seguente detto: u cucculə va ffa l’óva a ju níu e j’ atri «il cuculo fa le uova nel nido degli altri» (DAM, I:636).
62
23
Saggio onomasiologico
cuchéulə [kuˈkɛṷlə] m., ad Ari (CH) e Roccavivara (CB) (DAM, I:638); cuculə [kuˈkuːlə]
m., a L’ Aquila, Ortona a Mare (CH), Rosello (CH), Sambuceto (CH), Campodipietra
(CB), Vastogirardi (IS), Roccamorice (PE), Spoltore (PE), Castelli (TE) e Silvi (TE) (DAM,
I:638);68 cucullə [kuˈkullə] m., ad Abbateggio (PE) (DAM, I:638); cuculu [kuˈkuːlu] m.,
ad Arischia, fraz. di L’ Aquila (DAM, I:638).69
Tipi lessicali: 1. ʻascioʼ, 2. ʻcuculoʼ, 3. ʻchiùʼ.
32.1. ʻascioʼ
La voce ʻascioʼ deriva dal lat. AXIO «gufo».70
32.2. ʻcuculoʼ
Il tipo lessicale ʻcuculoʼ deriva dal lat. CŬCŪLU(M), voce onomatopeica.71
32.3. ʻchiùʼ
V. 6.1.
33.0. CULBIANCO: Oenanthe oenanthe
cotabiånghə⁽72⁾ [kotaˈbjoŋgə] f., a Vasto (CH) (DAM, I:608); culuchjórtə [kuluˈcortə]
m., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:647); paššapècurə [paʃʃaˈpɛːkurə] m., a Bellante (TE)
(DAM, III:1443); prətaròlə [prətaˈrɔːlə] m., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa
Santa Lucia (AQ) (DAM, III:1592); prətatòrə [prətaˈtɔːrə] m., a Castelli (TE) (DAM,
III:1592); scacazza bbədèndə [skaˈkattsa bbəˈdɛndə] m., a Villalfonsina (CH) (DAM,
IV:1850); scòngəca bbədèndə [ˈskɔndʒəka bbəˈdɛndə] m., a Casalbordino (CH) (DAM,
IV:1934).
Tipi lessicali: 1. ʻcodabiancaʼ, 2. ʻculostortoʼ, 3. ʻpasce pecoreʼ, 4. ʻpietraioloʼ,
5. ʻsporca bidenteʼ.
A Cerqueto, fraz. di Fano Adriano (TE) e Pietracamela (TE), il termine cuculə indica anche il ‘pepe’ poiché si ritiene che
quest’ uccello provenga dall’ India e si nutra di pepe (DAM, I:638). Inoltre, a Guardialfiera (CB), per cuculə si intende
anche ʻragazzoʼ.
69
AIS: chəcurə (666 Roccasicura (IS), cucur(ə) (637 Capestrano (AQ), gugulə (615 Leonessa, oggi in provincia di Rieti ma
fino al 1927 in provincia di L’ Aquila) = cuculo.
70
(LEA, 59).
71
Il cuculo è presente in svariate massime e strofette abruzzesi: ci a candatə lu cuculə? «ci ha cantato il cuculo?», riferito
ad un lavoro che non finisce mai (Chietino) (DAM, I:638); ci a candatə lu cuculə, sòrta mé pərdutə «ci ha cantato il cuculo,
sorte mia perduta», riferito alle ragazze non maritate (Chietino) (DAM, I:638); uannə j attòcchə a ji rəpijà lu cuculə
«quest’ anno gli tocca andare a riprendere il cuculo», riferito nei confronti di chi sposa donne di mala fama (Chietino)
(DAM, I:638); cucula mò cucù / chə la pènna d’ órə n gulə / chə la pènna rumanèllə, / pə cquand’ annə sò zzətèllə?
«cuculo adesso cucù / con la penna d’ oro in culo / con la penna romanella / per quanti anni sono zitella?» a Gessopalena
(CH) (DAM, I:638); cu cu cacciafójə / quandə ci armaštə pə ppijì la mójə? «cucù caccia foglia/ quanto ci è rimasto per
prendere la moglie?» oppure cu cu cacciardichə / quandə ci armaštə pə ppijì la maritə? «cucù caccia ortica / quanto ci
è rimasto per prendere marito?» a Carpineto della Nora (PE) (DAM, I:638).
72
Giammarco, mediante il simbolo å indica la vocale posteriore semichiusa arrotondata [o].
68
24
Saggio onomasiologico
33.1. ʻcodabiancaʼ
Il termine ʻcodabiancaʼ rappresenta un chiaro riferimento al colore del
piumaggio del culbianco.
33.2. ʻculostortoʼ
La voce ʻculostortoʼ allude alla postura della coda di quest’uccello.
33.3. ʻpasce pecoreʼ
Il tipo lessicale ʻpasce pecoreʼ trova forse la sua motivazione in una credenza
popolare che attribuisce al culbianco l’abitudine di cercare il cibo fra i pascoli, a poca
distanza dalle mandrie pascolanti.
33.4. ʻpietraioloʼ
Il lessotipo ʻpietraioloʼ si riferisce all’ abitudine di questa specie di frequentare le
pietraie.
33.5. ʻsporca bidenteʼ
La voce scacazza / scòngəca bbədèndə costituisce il comp. di scacazza / scòngəca
«sporca» + bbədèndə «bidente» e allude all’ abitudine del codibugnolo di lasciare le
feci sul bidente, dove sarebbe solito posarsi.73
34.0. CUTRETTOLA: Motacilla Flava
artétəchə [arˈteːtəkə] f., nel Chietino (DAM, I:256); coandzìndzara [koanˈdzindzara]
f., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:95); coandzìndzola [koanˈdzindzola] f., a
Pìzzoli (AQ) (Gioia, 1994:162); codandzìndzara [kodanˈdzindzara] f., ad Agnone (IS)
anche «persona che mostri un’ agilità irrequieta ma graziosa» (Meo, 2003:87);
codërandzìndzëra [kodəranˈdzindzəra] f., a Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:52);
cotadindzèndzərə [kotadinˈdzɛndzərə] f., nel Chietino (DAM, I:608); cotalónghə
[kotaˈloŋgə] f., a Villa Celiera (PE) e Santa Barbara (CH) (DAM, I:608);74
cotarindzìndzola [kotarinˈdzindzola] f., a Roccavivi San Vincenzo (AQ) (DAM, I:608);75
covandzìndzola [kovanˈdzindzola] f., a San Pelino, fraz. di Avezzano (AQ) (Raimo,
2000:119); cudaiddzìddzëra [kudaiˈddziddzəra] f., a Opi (AQ) anche «persona
irrequieta»;76 cutrəndzíndzələ [kutrənˈdzindzələ] f., a Raiano (AQ) anche «persona
vivace» (Venanzio Fucinese, 2008:116); paštërélla [paʃtəˈrella] f., a Opi (AQ)77;
pasturèllə [pastuˈrɛllə] f., a Crognaleto (TE) (DAM, III:1455); šcoandzíndzera
[ʃkoanˈdzindzera] f., a Carsoli (AQ) e Tagliacozzo (AQ) (DAM, IV:1932);
73
(LEA, 536).
In queste località, il tipo lessicale ʻcodalongaʼ può designare anche il codibugnolo (DAM, I:608).
75
In questa località, il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ può designare anche la ballerina bianca (DAM, I:608).
76
Dato raccolto personalmente il 14-08-2017.
77
Dato raccolto personalmente il 14-08-2017.
74
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Saggio onomasiologico
scótandzíndzəřa [skotanˈdzindzəɽa] f., a Rocchetta al Volturno (IS) (DAM, IV:1937);
scutazzə [skuˈtattsə] f., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:1966); tardacillə [tardaˈtʃillə] m.,
a Silvi (TE) (DAM, IV:2183); uárdïapùorcə⁽78⁾ [wardɨaˈpuːortʃə] m., a Pietranico (PE)
(DAM, IV:2269).
Tipi lessicali: 1. ʻartetecaʼ, 2. ʻcodanzinzeraʼ, 3. ʻcodalungaʼ, 4. ʻpastorellaʼ,
5. ʻscodazzaʼ, 6. ʻtardacillaʼ, 7. ʻguardia porciʼ.
34.1. ʻartetecaʼ
Questo nome deriva dal termine abr. artétəchə f. «irrequietezza naturale, vivacità
eccessiva dei bambini» (DAM, I:256) e allude ai rapidi movimenti della cutrettola.
34.2. ʻcodanzinzeraʼ
Il tipo lessicale ʻcodanzinzeraʼ costituisce il comp. di coda + ndzìndzula, dal tema
deverb. di ndzindzulà «scuotere». Il lessotipo ʻcodanzinzeraʼ è particolarmente diffuso
nell’ area abruzzese occidentale così come in area umbra, napoletana ed irpina (LEA,
195-196).79
34.3. ʻpastorellaʼ
La voce ʻpastorellaʼ trova probabilmente la sua motivazione nell’ abitudine di
quest’ uccello di cibarsi dei parassiti che infestano il pelo degli animali da pascolo.
Tuttavia, Alfio Lanaia, all’ interno di Ornitonimia etnea, ricorda come la categoria degli
uccelli che cercano il loro pasto fra i pascoli può sembrare casuale: “se, per ipotesi,
inseriamo il nostro tipo lessicale80 in un areale più ampio, incontriamo la stessa
motivazione applicata ad animali e uccelli diversi, soprattutto alcuni motacillidi81 (…).
Oltre ad alcuni uccelli, il tipo bovaro designa in Sicilia la costellazione dell’Orsa
maggiore, (…) e che prende il nome di vuiàra, stidda di lu vuiàru / bbuvaru o stidda di
lu picuraru, uaccaru, e dell’Orsa minore (…). Ci sarebbe, dunque, la possibilità di
inserire il nostro tipo lessicale fra quelli che Riegler chiama casi di metamorfosi e cioè
un residuo del totemismo, o meglio di quella ideologia agro-pastorale che si diffuse a
partire dal Neolitico.”82
34.4. ʻscodazzaʼ
Il termine ʻscodazzaʼ deriva da coda e rappresenta un chiaro riferimento ai
veloci movimenti della coda della cutrettola.
78
Giammarco, mediante il simbolo ï indica la vocale centrale chiusa non arrotondata [ɨ].
V. 11.0.; 21.0.
80
In questo caso, Alfio Lanaia analizza il lessotipo ‘bovaro’, utilizzato in alcune località dell’area etnea per riferirsi
indistintamente sia al chiurlo maggiore che al chiurlo piccolo.
81
Alfio Lanaia si riferisce alle denominazioni della cutrettola, della ballerina bianca e della ballerina gialla in Italia
settentrionale e centro-meridionale.
82
Lanaia, (2003:38-39).
79
26
Saggio onomasiologico
34.5. ʻtardacillaʼ
Il tipo lessicale ʻtardacillaʼ costituisce il comp. di tardə «tordo», var. di tórdə +
cillə «uccello».83
34.6. ʻguardia porciʼ
V. 34.3.
35.0. FAGIANO: Phasianus colchicus
faggènə [fadˈdʒɛːnə] m., a Città Sant’ Angelo (PE), Cepagatti (PE) e Penne (PE) (DAM,
I:750); faggianə [fadˈdʒaːnə] m., a Cansano (AQ), Introdacqua (AQ), Campodipietra
(CB), Popoli (PE) e Scafa (PE) (DAM, I:750); faggianu [fadˈdʒaːnu] m., a Bazzano, fraz.
di L’ Aquila (DAM, I:750); fašanə [faˈʃaːnə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, I:750).
Tipi lessicali: 1. ʻfagianoʼ.
35.1. ʻfagianoʼ
Il tipo lessicale ʻfagianoʼ deriva dal lat. PHASIANU(M), dal gr. phasianós, propr.
«(uccello) del Fasi», fiume della Colchide, storica e mitica regione sulla costa orientale
del Mar Nero.
36.0. FALCO (termine usato genericamente per i falconidi, soprattutto per quelli di
piccole dimensioni)
falcunéttə [falkuˈnettə] m., a Raiano (AQ), Sulmona (AQ) e Francavilla al Mare (CH)
(DAM, II:752);84 falcunoéttə [falkunoˈettə] m., a Castiglione Messer Marino (CH)
(DAM, II:752); fàləchə [ˈfaːləkə] m., a Castel di Sangro (AQ), Introdacqua (AQ),
Francavilla al Mare (CH), San Vito Chietino (CH), Taranta Peligna (CH), Scafa (PE) e
Mosciano Sant’ Angelo (TE) (DAM, II:752); faləcunuattə [faləkunuˈattə] m., a Santa
Barbara (CH) (DAM, II:752); falchə [ˈfalkə] m., a Gioia dei Marsi (AQ), Goriano Sicoli
(AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Poggio Picenze (AQ), San Benedetto dei Marsi (AQ)
(DAM, II:752) e Opi (AQ)85; falchənéttə [falkəˈnettə] m., ad Agnone (IS) (Meo,
2003:87);86 falchìttə [falˈkittə] m., a Opi (AQ)87; fàlicu [ˈfaːliku] m., a Bazzano, fraz. di
L’ Aquila e Tempéra, fraz. di L’ Aquila (DAM, II:752); fargo [ˈfargo] m., ad Antrosano,
fraz. di Avezzano (AQ), Massa d’ Albe (AQ), Magliano dei Marsi (AQ), Scurcola
Marsicana (AQ) (DAM, II:752) e Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:39); farghétto
[farˈgetto] m., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:109); fargu [ˈfargu] m.,
83
(LEA, 663).
In queste località, il tipo lessicale ʻfalconettoʼ designa genericamente gli uccelli predatori (DAM, II:752).
85
Dato raccolto personalmente il 14-08-2017.
86
Ad Agnone (IS), il tipo lessicale ʻfalconettoʼ designa genericamente gli uccelli predatori (Meo, 2003:87).
87
Dato raccolto personalmente il 14-08-2017.
84
27
Saggio onomasiologico
ad Arischia, fraz. di L’ Aquila e Borgorose (RI)88 (DAM, II:752); félchə [ˈfelkə] m., a
Bugnara (AQ) (DAM, II:752).
Tipi lessicali: 1. ʻfalco / fachetto / falconettoʼ.
36.1. ʻfalco / fachetto / falconettoʼ
Il lessotipo ʻfalcoʼ e le sue forme diminutive ʻfachetto / falconettoʼ derivano dal
lat. FALCONE(M).
37.0. FALCO DI PALUDE: Circus aeruginosos
aštólə də pandanə [aˈʃtoːlə də panˈdaːnə] m., a Termoli (CB) (DAM, I:270); pəzzacchjə
[pətˈtsaccə] m., a Casoli (CH) (DAM, III:1531).
Tipi lessicali: 1. ʻastore di pantanoʼ, 2. ʻpezzachioʼ.
37.1. ʻastore di pantanoʼ
Il determinativo ʻdi pantanoʼ allude chiaramente all’habitat del falco di palude.
37.2. ʻpezzacchioʼ
Cfr. it. bozzago «poiana». Dal provenz. buzac, deriv. del lat. BUTĔO -ŌNIS.89
38.0. FALCO PELLEGRINO: Falco peregrinus
falchéunə [falˈkeṷnə] m., a Popoli (PE) (DAM, II:752); faləcónə [faləˈkoːnə] m., a Chieti
e Francavilla al Mare (CH) (DAM, II:752); falgàunə [falˈgaṷnə] m., a Corvara (PE) (DAM,
II:752); falicunə [faliˈkuːnə] m., a Loreto Aprutino (CH) (DAM, II:752); luprəcèllə
[luprəˈtʃɛllə] m., a Petacciato (CB) (DAM, III:1785); ruprəššèllə [ruprəʃˈʃɛllə] m., a
Montenero di Bisaccia (CB) e Termoli (CB) (DAM, III:1785).
Tipi lessicali: 1. ʻfalconeʼ, 2. ʻlupo degli uccelliʼ.
38.1. ʻfalconeʼ
V. 36.0.90
38.2. ʻlupo degli uccelliʼ
Questo termine allude chiaramente alle abitudini predatorie di quest’uccello.91
Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila.
Cfr. (LEA, 443).
90
Nelle località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻfalconeʼ designa anche il gheppio (DAM, II:752).
91
Cfr. (LEA, 304).
88
89
28
Saggio onomasiologico
39.0. FRINGUELLO: Fringilla coelebs
avəcéllə [avəˈtʃellə] m., a Opi (AQ) (DAM, I:277) e Bisegna (AQ) (DAM, IV:2402);
aucégliə [auˈtʃeʎʎə] m., a Sepino (CB) e San Giuliano del Sannio (CB) (DAM, IV:2402);
cəgliuccə [tʃeʎˈʎuttʃə] m., a Cocullo (AQ) (DAM, IV:2402); cəlléttə [tʃəlˈlettə] m., a
Celano (AQ) (DAM, IV:2402); cijjuccə [tʃijˈjuttʃə] m., a Tione degli Abruzzi (AQ) (DAM,
IV:2402); fərləngallə [fərləŋˈgallə] m., a Civitella Messer Raimondo (CH) (DAM, II:786);
fərlənghéllə [fərləŋˈgellə] f., a Chieti e Pescosansonesco (PE) (DAM, II:786); fraffaréllə
[fraffaˈrellə] m., a Monacilioni (CB) (DAM, II:822); franghillo [fraŋˈgillo] m., a Civitella
Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:113); franguillə [fraŋˈgwillə] f., a Sulmona (AQ) (DAM,
II:834); frənguégliə [frəŋˈgweʎʎə] f., a Gioia dei Marsi (AQ) (DAM, II:834); frənguèllə
[frəŋˈgwɛllə] f., a Castel di Sangro (AQ), Collepietro (AQ), Trasacco (AQ), Francavilla al
Mare (CH), Gambatesa (CB), Rotello (CB), Bussi (PE), Manoppello (PE), Pianella (PE),
Roccamorice (PE) e Scafa (PE) (DAM, II:834); fringuéjjə [friŋˈgwejjə] f., ad Assergi, fraz.
di L’ Aquila (DAM, II:834); fringuéjjo [friŋˈgwejjo] m., a Cese, fraz. di Avezzano (AQ)
(Cipollone, 2006:169); fringuéjju [friŋˈgwejju] f., a Bazzano, fraz. di L’ Aquila e
Tempéra, fraz. di L’ Aquila (DAM, II:834); pécorarèlla [pecoraˈrɛlla] f., a Pescocanale
(AQ) (DAM, III:1472); šbuciafrattə [ʃbutʃaˈfrattə] m., a Collelongo (AQ) (DAM,
IV:1847); dzəpì [dzəˈpi] m., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, IV:2402); dzəpìətrə
[dzəˈpiːətrə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, IV:2402).
Tipi lessicali: 1. ʻuccello / uccellettoʼ, 2. ʻfringuelloʼ, 3. ʻpecorarellaʼ, 4. ʻbuca cespugliʼ,
5. ʻzio pietroʼ.
39.1. ʻuccello / uccellettoʼ
Il tipo lessicale ʻuccello / uccellettoʼ deriva dal lat. tardo AUCĔLLU(M), da
*AVICELLUM, AVICELLA, dim. di AVIS «uccello».
39.2. ʻfringuelloʼ
Cfr. it. fringuello, dal lat. FRINGUĬLLU(M).
39.3. ʻpecorarellaʼ
La voce ʻpecorarellaʼ potrebbe forse trovare la sua motivazione nell’ abitudine di
quest’uccello di cercare il cibo fra i pascoli, a poca distanza dalle mandrie pascolanti.
39.4. ʻbuca cespugliʼ
V. 76.1.
39.5. ʻzio Pietroʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la voce ʻzio Pietroʼ sarebbe il frutto di
un’etimologia popolare che avrebbe reinterpretato la precedente formazione di
29
Saggio onomasiologico
origine onomatopeica.92 Invece, all’ interno di questo termine, Mario Alinei individua
il composto parentelare zì «zio» – Pietro. Ciò permetterebbe al glottologo torinese di
considerare il termine ʻzio Pietroʼ uno zoonimo totemico.93
40.0. GABBIANO (termine usato genericamente per tutti i laridi)
cajanə [kaˈjaːnə] f., a Pescara (DAM, III:371); cajènə [kaˈjɛːnə] f., a Ortona a Mare (CH)
e Vasto (CH) (DAM, III:371); cocamarinə [kokamaˈriːnə] m., a Villamagna (CH),
Villanova (PE) e Pineto (TE) (DAM, I:587); cucalə [kuˈkaːlə] f., a Giulianova (TE) e
Tortoreto (TE) (DAM, I:632); cuchèlə [kuˈkɛːlə] f., a Vasto (CH) (DAM, I:632).
Tipi lessicali: 1. ʻcaianaʼ, 2. ʻcocamarinaʼ, 3. ʻcocaleʼ.
40.1. ʻcaianaʼ
Cfr. it. gabbiano, dal lat. GAVIA, che aveva lo stesso significato.
40.2. ʻcocamarinaʼ
Per quanto riguarda l’etimologia della forma ʻcocamarinaʼ, Ernesto Giammarco si
esprime nel seguente modo: “comp. di coca- vc. imitat. da una serie co…co e marinə
ʻdella spiaggiaʼ ”.94
40.3. ʻcocaleʼ
Sull’ origine della voce ʻcocaleʼ, Manlio Cortelazzo, nel Dizionario etimologico dei
dialetti italiani, scrive: “I pareri si dividono tra un’origine onomatopeica dal grido
dell’uccello cò, crò e una derivazione dal greco kaukalías ʻnome di un uccello non
identificatoʼ ”.95
41.0. GAZZA: Pica pica
áddzələ [ˈaddzələ] f. a Ofena (AQ) (DAM, III:1550);96 ciacciaccólə [tʃattʃakˈkoːlə] f., a
Pratola Peligna (AQ), Francavilla al Mare (CH), Cepagatti (PE), Manoppello (PE) e
Villanova (PE) (DAM, I:544); ciacciacólə [tʃattʃaˈkoːlə] f., a Gessopalena (CH),
Guardiagrele (CH), Alanno (PE), Abbateggio (PE), Cepagatti (PE), Civitaquana (PE),
Corvara (PE), Castiglione a Casauria (PE) e Spoltore (AQ) (DAM, I:544); ciacciaccólla
[tʃattʃakˈkolla] f., a San Benedetto in Perillis (AQ) (DAM, I:544); ciacciacórə
[tʃattʃaˈkoːrə] f., a Introdacqua (AQ) e Ari (CH) (DAM, I:544); ciacciachéulə
[tʃattʃaˈkeṷlə] f., a Vasto (CH) (DAM, I:544); ciarciacóla [tʃartʃaˈkoːla] f., a Bussi (PE)
92
Ibidem, 736.
Alinei, (1984:6-7, 27, 42-43).
94
(LEA, 187).
95
(DEDI, 152).
96
Ad Ofena (AQ), il termine áddzələ designa anche la ghiandaia (DAM, III:1550).
93
30
Saggio onomasiologico
(DAM, I:555); ciàula [ˈtʃaṷla] f., a Teramo (DAM, I:560); cicciacòla [tʃittʃaˈkɔːla] f., a
Cese, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:128); cicciacòva [tʃittʃaˈkɔːva] f., a San
Pelino, fraz. di Avezzano (AQ) (Raimo, 2000:119); ciucciacólə [tʃuttʃaˈkoːlə] f., a Villa
Celiera (PE) (DAM, I:544); ciucciacórə [tʃuttʃaˈkoːrə] f., a Pescara (DAM, I:544); colacó
[kolaˈko] f., a Cantalupo nel Sannio (IS) (DAM, I:595); colacóla [kolaˈkoːla] f., a Venafro
(IS) (DAM, I:595); cólə [ˈkoːlə] f., a Ortona a Mare (CH), Bisenti (TE), Campli (TE),
Cermignano (TE), Castelli (TE), Silvi (TE) e Sant’ Omero (TE) (DAM, I:595); cóliə [ˈkoːljə]
f., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, I:595); yaddzə [ˈɣaddzə] f. a Manoppello (PE)
(DAM, II:868); paggiana [padˈdʒaːna] f., a Campodipietra (CB) (DAM, III:1392);
pəcazza [pəˈkattsa] f., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:177); péchə [ˈpeːkə] f., a
Roccamontepiano (CH), Cepagatti (PE)97, Penne (PE) e Silvi (TE) (DAM, III:1550); péichə
[ˈpeikə] f., a Corvara (PE) (DAM, III:1550); pica [ˈpiːka] f., ad Anversa degli Abruzzi
(AQ), Bisegna (AQ), Bugnara (AQ), Castel del Monte (AQ), Carsoli (AQ), Cocullo (AQ),
Castrovalva (AQ), Frattura, fraz. di Scanno (AQ), Luco dei Marsi (AQ), Ofena (AQ),
Ortucchio (AQ), Scanno (AQ), Tagliacozzo (AQ),98 Villalago (AQ), Villa Santa Lucia (AQ),
Campodipietra (CB), Castropignano (CB), Colli al Volturno (IS), Miranda (AQ), Molise
(AQ), Pesche, fraz. di Isernia, Pizzone (IS), Scapoli (IS), Sepino (CB), Sant’ Egidio alla
Vibrata (TE) (DAM, III:1550), a Campobasso (Brunale, 2001:255), a Gessopalena (CH)
anche «persona ciarliera» (Finamore, 1880:138); pichə [ˈpiːkə] f., a Cansano (AQ),
Introdacqua (AQ), Filetto (CH), Francavilla al Mare (CH), Ortona a Mare (CH)99, San
Martino sulla Marrucina (CH), Campobasso, Cercepiccola (CB), Carpinone (IS),
Frosolone (IS), Gambatesa (CB), Gildone (CB), Pietracatella (CB), Ripamolisani (CB),
Riccia (CB), Toro (CB), Tufara (CB), Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE), Pescara,
Serramonacesca (PE), Ancarano (TE) (DAM, III:1550) e Casacalenda (CB) (Vincelli,
1995:149); pichə marəiólə [ˈpiːkə marəˈjoːlə] f., a Casacalenda (CB) (Vincelli,
1995:149); pichə mariólə [ˈpiːkə maˈrjoːlə] f., a Provvidenti (CB) (DAM, III:1550);
póchə [ˈpoːkə] f., a Tufillo (CH) e Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1550); póica [ˈpoika]
f., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:177); puchə [ˈpuːkə] f., a Brittoli (PE), Montebello di
Bertona (PE) e Bisenti (TE) (DAM, III:1550); šcoàzza [ʃkoˈattsa] f., a Tagliacozzo (AQ)
(DAM, IV:1932)100.
Tipi lessicali: 1. ʻ(ciaccia)cola / cola(cola)ʼ, 2. ʻgazza / gazzolaʼ, 3. ʻciavolaʼ, 4. ʻpaggianaʼ,
5. ʻpica (mariola)ʼ, 6. ʻscodazzaʼ.
A Cepagatti (PE), la gazza è presente all’ interno della seguente espressione: mə simbrə na pechə «sei un
chiacchierone» (DAM, III:1550).
98
A Tagliacozzo (AQ), il tipo lessicale ʻpicaʼ indica anche la ghiandaia (Blasetti, 1978:68).
99
Da Ortona a Mare (CH) proviene l’espressione nin fè la pichə «non fare cattivo augurio» (DAM, III:1550).
100
A Tagliacozzo (AQ), il termine šcoàzza indica anche la ghiandaia (DAM, IV:1932).
97
31
Saggio onomasiologico
41.1. ʻ(ciaccia)cola / cola(cola)ʼ
Il tipo lessicale ʻ(ciaccia)colaʼ costituisce il comp. di ciaccia + cola. Se per il primo
elemento è possibile ipotizzare un’origine onomatopeica101, per il secondo si può
individuare una derivazione dal nome proprio (Ni)cola. In merito a quest’ ultimo,
Ernesto Giammarco afferma che “il 2° elemento cólə da pers. rientra nella serie di
antroponimi utilizzati nella terminologia pop. che attribuisce a piante e animali qualità
umane”102. Invece, riguardo al tipo ‘cola(cola)ʼ, il glottologo abruzzese continua
dicendo che “esso può rendersi anche autonomo, ma preferisce reduplicarsi per
l’instabilità della sua autonomia”.103 Inoltre, il tipo lessicale ʻcolaʼ contribuisce alla
formazione di altri zoonimi di area meridionale, quali il campano (irpino) cola ‘gatto’
e i calabresi cola ‘maiale’ e (zu) cola ‘lupo (lett. zio Nicola)’.104
41.2. ʻgazzaʼ
Dall’ it. gazza, a sua volta probabilmente dal lat. GAIA, nome proprio (Gaia) dato
scherz. alla gazza.
41.3. ʻciavolaʼ
V. 29.1.
41.4. ʻpaggianaʼ
Cfr. venez. pogiana, it. poiana.105
41.5. ʻpica (mariola)ʼ
La voce ‘pica’ deriva dal lat. PICA.106 Per quanto riguarda la forma ʻpica mariolaʼ,
questa è stata creata sul modello dell’it. gazza ladra.107
41.6. ʻscodazzaʼ
V. 34.4.
42.0. GERMANO REALE: Anas platyrhyncos
capəvardə [kapəˈvardə] m., a Bellante (TE), Campli (TE) e Mosciano Sant’ Angelo (TE)
(DAM, III:1427)108; capəvèrdə [kapəˈvɛrdə] m., a Chieti (DAM, I:421); capovérdə
[kapoˈverdə] m., a Carsoli (AQ), Sante Marie (AQ) e Tagliacozzo (DAM, III:1427);
101
(LEA, 12).
Ibidem, 166.
103
Ib., 166.
104
(DEDI, 153).
105
(LEA, 408).
106
Nelle località indagate dal DAM, il tipo lessicale ʻpicaʼ designa anche la ghiandaia (DAM, III:1550).
107
Nel Chietino, è diffusa l’espressione pijà na pichə «ubriacarsi» (DAM, III:1550). Inoltre, per Villanova (PE), il DAM
registra il seguente detto: carta candə ə ppica sònə «carta canta e villan dorme» (DAM, III:1550).
108
A Bellante (TE), Campli (TE) e Mosciano Sant’ Angelo (TE) il termine capəvardə indica nello specifico il maschio del
germano reale (DAM, III:1427).
102
32
Saggio onomasiologico
capəvirdə [kapəˈvirdə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1427);109 mallarda
[malˈlarda] f., a Venafro (IS) (DAM, II:1154); mallardə [malˈlardə] m., a Campodipietra
(CB) (DAM, II:1058)110; məllardə [məlˈlardə] m., a Pescara anche «un buono a nulla»
(DAM, II:1154), a Opi (AQ) anche «uomo fiacco»111; millardə [milˈlardə] m., a
Villanova, fraz. di Cepagatti (PE) (DAM, II:1058)112; mməllardə [mməlˈlardə] m., a
Sambuceto (CH) (DAM, III:1427); mullèrdə [mulˈlɛrdə] m., a Roccacasale (AQ) (DAM,
III:1427); pápaɽa salvággia [ˈpaːpaɽa salˈvaddʒa] f., a Cerro al Volturno (IS) e
Vastogirardi (IS) (DAM, III:1427); pápərə səlvátichə [ˈpaːpərə səlˈvaːtikə] f., a
Gessopalena (CH) (DAM, III:1427).
Tipi lessicali: 1. ʻcapoverdeʼ, 2. ʻmellardoʼ, 3. ʻpapera selvatica / selvaggiaʼ.
42.1. ʻcapoverdeʼ
Il tipo lessicale ʻcapoverdeʼ, comp. di capo e verde, costituisce un chiaro
riferimento al colore del capo di quest’uccello.
42.2. ʻmellardoʼ
Il termine ʻmallardoʼ deriva dal fr. malard, voce di origine fiamminga. Questo tipo
lessicale è diffuso nei dialetti abruzzesi e molisani e può indicare il germano reale, la
marzaiola oppure le anatre selvatiche in generale.113
42.3. ʻpapera selvatica / selvaggiaʼ
L’ agg. ʻselvatica / selvaggiaʼ viene adoperato per distinguere quest’anatra
selvatica da quella domestica.
43.0. GHEPPIO: Falco tinnunculus
farghìttu [farˈgittu] m., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:11)114;
šgraffacillə [ʃgraffaˈtʃillə] m., a Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH) (DAM,
IV:2026)115; štorillə [ʃtoˈrillə] m., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, IV:2125).
Tipi lessicali: 1. ʻfalchettoʼ, 2. ‘acchiappa uccelli’, 3. ʻastoreʼ.
43.1. ʻfachettoʼ
V. 36.0.; 38.1.
109
A Torano Nuovo (TE) la voce capəvirdə indica nello specifico il maschio del germano reale (DAM, III:1427).
A Campodipietra (CB) il termine mallardə indica anche la marzaiola e l’oca (DAM, II:1058).
111
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
112
A Villanova (PE) il termine millardə indica sia la marzaiola che l’oca (DAM, II:1058).
113
Anche nel napoletano il termine mallarda può riferirsi alle anatre selvatiche in generale (Soppelsa, 2016:237).
114
A Pietrasecca, il termine farghìttu viene utilizzato anche per indicare genericamente i falconidi di piccole dimensioni
(Battisti, 2001:11).
115
A Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH), il termine šgraffacillə può designare anche lo sparviere, l’astore e i rapaci in
generale.
110
33
Saggio onomasiologico
43.2. ʻacchiappa uccelliʼ
Il termine šgraffacillə costituisce il comp. di šgraffa, da šgraffà «strappare di
mano» (DAM, IV:2026) + cillə «uccelli» e costituisce un chiaro riferimento alle
abitudini predatorie del gheppio.
43.3. ʻastoreʼ
V. 7.1.
44.0. GHIANDAIA: Garrulus glandarius
péca bbónə [ˈpeːka ˈbboːnə] f., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM,
III:1548); pəcazzə [pəˈkattsə] f., a Montagano (CB) (DAM, III:1548); pica [ˈpiːka] f., a
Opi (AQ) anche «sbornia»116, a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ) (Battisti, 2001:20),
Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:174) e Tagliacozzo (AQ) (Blasetti, 1978:68)117;
pica bbónə [ˈpiːka ˈbboːnə] f., a Torino di Sangro (CH) (DAM, III:1548); pichətórdə
[pikəˈtordə] f., a Provvidenti (CB) (DAM, III:1550); šcoàzza [ʃkoˈattsa] f., a Tagliacozzo
(AQ) (DAM, IV:1932)118.
Tipi lessicali: 1. ʻpica (buona)ʼ, 2. ʻpicatordoʼ, 3. ʻscodazzaʼ.
44.1. ʻpica (buona)ʼ
L’ agg. ʻbuonaʼ viene adoperato per distinguere quest’ uccello dalla gazza ladra,
nota per l’istinto di rubare e nascondere gli oggetti luccicanti (Cfr. 41.0.).
44.2. ʻpicatordoʼ
La voce pichətórdə costituisce il comp. di pica + tordo.
44.3. ʻscodazzaʼ
V. 34.4.; 41.6.
45.0. GRIFONE: Gyps fulvus
céjjo grifóno [ˈtʃejjo griˈfoːno] m., a Civitella Roveto (AQ) anche «persona cattiva,
intrattabile» (De Blasis, 2011:88); céllə grəféunə [ˈtʃellə grəˈfeṷnə] m., ad Agnone (IS)
anche «persona con capelli irti e trascurati» (Meo, 2003:85); yrəfónə [ɣrəˈfoːnə] m.,
a Colledimacine (CH) e Montelongo (CB) anche «persona con capelli arruffati» (DAM,
II:900).
Tipi lessicali: 1. ʻ(uccello) grifoneʼ.
116
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
A Tagliacozzo (AQ), il tipo lessicale ʻpicaʼ indica anche la gazza (Blasetti, 1978:68).
118
A Tagliacozzo (AQ), il termine šcoàttsa indica anche la gazza (DAM, IV:1932).
117
34
Saggio onomasiologico
45.1. ʻgrifoneʼ
Il termine ʻgrifoneʼ costituisce la forma accrescitiva di grifo, dal lat. GRȲPHU(M)
o, GRȲPS GRȲPHIS dal gr. grypós; propr. ‘dal naso adunco’.
46.0. GUFO COMUNE: Asio otus
allə šturzə [ˈallə ˈʃturtsə] m., a Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:236); bbufèṷ
[bbuˈfɛṷ] m., in provincia di Campobasso (DAM, I:344); chjuvinə [cuˈviːnə] m., nel
Chietino anche «persona bruttina con occhi sporgenti e naso a becco» (DAM, I:542);
ciéllə uauà [tʃiˈellə waˈwa] m., a Monacilioni (CB) (DAM, I:565); ciuettónə
[tʃuetˈtoːnə] m., a Tagliacozzo (AQ) (DAM, I:580)119; facciòmə [fatˈtʃɔːmə] m. a
Macchia Valfortore (CB) (DAM, II:749); yallə ualanə [ˈɣallə waˈlaːnə] m., a Chieti
(DAM, II:905); ghéfə [ˈgeːfə] m., a Cepagatti (PE) (DAM, II:909); ghjìufə [ˈɈiṷfə] m., a
Goriano Sicoli (AQ) e Corvara (PE) (DAM, II:909); ggufə [ˈgguːfə] m., a Cansano (AQ)
(DAM, II:909); gufu [ˈguːfu] m., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila e San Lorenzo, fraz. di
Pizzoli (AQ) (DAM, II:909); héfə [ˈɣeːfə] m., a Cepagatti (PE) (DAM, II:909); héufə
[ˈɣeṷfə] m., a Penne (PE) (DAM, II:909); hífə [ˈɣiːfə] m., a Bellante (TE) (DAM, II:909);
hìufə [ˈɣiːufə] m., a Città Sant’ Angelo (PE) (DAM, II:909); hufə [ˈɣuːfə] m., a Villanova
(PE) e Campli (TE) (DAM, II:909); yéufə [ˈɣeṷfə] m., a Raiano (AQ) e Bisenti (TE) (DAM,
II:909); yífə [ˈɣiːfə] m., a Bellante (TE), Colonnella (TE) e Roseto degli Abruzzi (TE)
(DAM, II:909); yufə [ˈɣuːfə] m., ad Assergi, fraz. di L’ Aquila, Castel di Sangro (AQ),
Gioia dei Marsi (AQ), Introdacqua (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Poggio Picenze (AQ),
Sulmona (AQ), Francavilla al Mare (CH), Ortona a Mare (CH), Castiglione a Casauria
(PE) (DAM, II:909) e Opi (AQ)120; lùccara [ˈlukkara] f., a Roccasicura (IS) (DAM,
II:1018)121; štinghə [ˈʃtiŋgə] f., a Raiano (AQ) (DAM, IV:2122); ufàrə [uˈfaːrə] m., ad
Agnone (IS) anche «persona abitualmente di umore tetro e cupo, asociale» (Meo,
2003:240); ufə [ˈuːfə] m., a Castelmauro (CB) (DAM, II:909).
Tipi lessicali: 1. ʻgufoʼ, 2. ʻgallo strozzatoʼ, 3. ʻgallo del vaccaroʼ, 4. ʻalloccoʼ,
5. ʻbufoʼ, 6. ʻchiùʼ, 7. ʻcivettoneʼ, 8. ‘stingo’, 9. ‘uccello uauà’, 10. ‘faccione’.
46.1. ʻgufoʼ
Il tipo lessicale ‘gufo’ deriva dal lat. tardo GŪFO.
46.2. ʻgallo strozzatoʼ
L’ agg. ‘strozzato’ costituisce un chiaro riferimento al caratteristico verso del
gufo.
119
Cfr. AIS: ciuettónə (645 Tagliacozzo (AQ) = gufo.
Dato raccolto personalmente il 03-01-2018.
121
Cfr. AIS: lùccara (666 Roccasicura (IS) = gufo.
120
35
Saggio onomasiologico
46.3. ʻgallo del vaccaroʼ
V. 12.5.
46.4. ʻalloccoʼ
V. 3.0.
46.5. ʻbufoʼ
Il termine ʻbufoʼ deriva dal lat. BUFO, -ŌNIS, variante regionale di BUBO,
-ŌNIS, ‘gufo’.122
46.6. ʻchiùʼ
V. 6.1.
46.7. ʻcivettoneʼ
V. 23.0.
46.8. ʻstingoʼ
Voce di etimo incerto123.
46.9. ʻuccello uauàʼ
Per quanto riguarda la forma composta ʻuccello uauàʼ, il secondo elemento
rappresenta un riferimento al verso del gufo.
46.10. ʻfaccioneʼ
V. 12.3.
47.0. GUFO REALE: Bubo bubo
yufə chə lə récchjə [ˈɣuːfə ci ˈɽeccə] m., a Montagano (CB) (DAM, II:2275); yufə chji
řécchjə [ˈɣuːfə ci ˈɽeccə] m., a Ripamolisani (CB) (DAM, II:2275).
Tipi lessicali: 1. ʻgufo con le orecchieʼ.
47.1. ʻgufo con le orecchieʼ
Il lessotipo ʻgufo con le orecchieʼ costituisce un chiaro riferimento ai lunghi ciuffi
auricolari tipici di questa specie.
122
123
(DEDI, 93).
Cfr. (LEA, 641).
36
Saggio onomasiologico
48.0. MARTIN PESCATORE EUROPEO: Alcedo atthis
paparèllə [papaˈrɛllə] f., a Pescara (DAM, III:1424); papparèllə [pappaˈrɛllə] f., a Chieti
(DAM, III:1424).
Tipi lessicali: 1. ʻpaparellaʼ.
48.1. ʻpaparellaʼ
La voce ʻpaparellaʼ costituisce la forma diminutiva di papara «papero e oca;
anatra selvatica, acquatica» (DAM, III:1425).
49.0. MARZAIOLA: Anas querquedula
mallardə [malˈlardə] m., a Campodipietra (CB) (DAM, II:1058);124 mardzajòlə
[mardzaˈjɔːlə] f., a Giulianova (TE) (DAM, II:1092); mardzarólə [mardzaˈroːlə] m., a
Pescara e Sambuceto (CH) (DAM, II:1092); millardə [milˈlardə] m., a Villanova, fraz. di
Cepagatti (PE) (DAM, II:1058)125; puparèlla [pupaˈrɛlla] f., a Carsoli (AQ) (DAM,
III:1424); tóccarèlla [tokkaˈrɛlla] f., a Tagliacozzo (AQ) (DAM, IV:2216).
Tipi lessicali: 1. ʻmellardoʼ, 2. ʻmarzaiolaʼ, 3. ʻpaparellaʼ, 4. ʻtoccarellaʼ.
49.1. ʻmellardoʼ
V. 42.2.
49.2. ʻmarzaiolaʼ
Cfr. it. marzaiolo/a, der. di marzo poiché quest’ uccello viene solitamente
avvistato all’ inizio del periodo primaverile.
49.3. ʻpaparellaʼ
V. 48.0.
49.4. ʻtoccarellaʼ
Voce di etimo incerto.
50.0. MERLO: Turdus merula
mèrɖə [ˈmɛrɖə] m., a San Tommaso, fraz. di Caramanico Terme (PE) (DAM, II:1185);
mèrla [ˈmɛrla] f., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila, Barisciano (AQ), Calascio (AQ),
Paganica, fraz. di L’ Aquila, Trasacco (AQ), Campobasso, Campodipietra (CB), Bussi
(PE) e Sant’ Egidio alla Vibrata (AQ) (DAM, II:1169); mèrlə [ˈmɛrlə] m., a Barisciano
124
125
A Campodipietra (CB) il termine mallardə indica anche il germano reale e l’oca (DAM, II:1058).
A Villanova (PE) il termine millardə indica anche il germano reale e l’oca (DAM, II:1058).
37
Saggio onomasiologico
(AQ), Collepietro (AQ), Capestrano (AQ), Cansano (AQ), San Benedetto dei Marsi (AQ),
San Demetrio ne’ Vestini (AQ), Tione degli Abruzzi (AQ), Atessa (CH), Casacanditella
(CH), Casalanguida (CH), Orsogna (CH), Fara Filiorum Petri (CH), Lama dei Peligni (CH),
Miglianico (CH), Palmoli (CH), Ripa Teatina (CH), Scerni (CH), Gambatesa (CB),
Monacilioni (CB), Bussi (PE), Cappelle sul Tavo (PE), Pescara, Arsita (TE), Sant’ Omero
(TE) (DAM, II:1185) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:107); mérojo [ˈmeːrojo] m., a
Tornimparte (AQ) (DAM, II:1185); mérlə [ˈmerlə] f., a Civitaluparella (CH), Taranta
Peligna (CH), Rosello (CH), Capracotta (IS), San Giovanni in Galdo (CB) (DAM, II:1169);
mérlə [ˈmerlə] m., a Opi (AQ) anche «persona ingenua»126, ad Assergi, fraz. di
L’ Aquila, Calascio (AQ), Celano (AQ), Gioia dei Marsi (AQ), Goriano Sicoli (AQ),
Pescocostanzo (AQ), Poggio Picenze (AQ), Rocca di Cambio (AQ), Trasacco (AQ) (DAM,
II:1185) e Campobasso (Brunale, 2001:188); mérlu [ˈmerlu] m., a Bazzano, fraz. di L’
Aquila e San Lorenzo, fraz. di Pizzoli (DAM, II:1185); mèrula [ˈmɛːrula] f., a Tagliacozzo
(AQ) (Blasetti, 1978:53); mérula [ˈmeːrula] f., a Pietrasecca, fraz. di Carsoli (AQ)
(Battisti, 2001:14)127; miérəula [ˈmjeːrəula] f., a Villalago (AQ) (DAM, II:1169);
miérgliə [ˈmjerʎə] m., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, II:1185); miérla [ˈmjerla] f., a
Montelongo (CB) (DAM, II:1169); mièrla [ˈmjɛrla] f., ad Ateleta (AQ)128, Capestrano
(AQ) e Campo di Giove (AQ) (DAM, II:1169); miérlə [ˈmjerlə] m., a Bugnara (AQ), Castel
di Sangro (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Raiano (AQ), Rosciolo (AQ), Sulmona (AQ),
Scanno (AQ), Colledimacine (CH)129, Castiglione Messer Marino (CH), Palena (CH), a
Pretoro (CH) anche «spasimante di una ragazza», Rosello (CH), Roio del Sangro (CH),
Campodipietra (CB), Castropignano (CB), Capracotta (IS), Montorio dei Frentani (CB),
Pescopennataro (IS), San Giovanni in Galdo (CB), Rotello (CB), Vasto (CH), Castiglione
a Casauria (PE), Corvara (PE) (DAM, II:1185) e Ripamolisani (CB) (Minadeo, 1955:130);
miérvələ [ˈmjervələ] m., ad Introdacqua (AQ), Pacentro (AQ), Castiglione Messer
Marino (CH) e Agnone (IS) (DAM, II:1185); mièrvulə [ˈmjɛrvulə] m., a Rocca Pia (AQ)
(DAM, II:1185); miòrlə [ˈmjɔrlə] m., a Pratola Peligna (AQ) e Popoli (PE) (DAM, II:1185);
mirlə [ˈmirlə] m., a Taranta Peligna (CH), Montefalcone nel Sannio (CB), Rosciano (PE),
Tocco da Casauria (PE) e Cepagatti (PE), loc. ècchə lu mirlə «ecco il ladro» (DAM,
II:1185); tirlurì [tirluˈri] m., a Santa Croce di Magliano (CB) (DAM, IV:2215).
Tipi lessicali: 1. ʻmerloʼ, 2. ʻtirlurìʼ.
126
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
A Pietrasecca, il termine mérula viene utilizzato per indicare soprattutto la femmina del merlo (Battisti, 2001:14).
128
Per Ateleta (AQ), il DAM registra il seguente detto: la mièrla fədaròla də marzə fa i nidə, d’ abbrilə feda l’óva, də majjə
fa i ciejjə e də giugnə quandə so bbjéjjə «la merla ovaiola a marzo fa il nido, ad aprile depone le uova, a maggio fa i piccoli
e a giugno quanto sono belli» (DAM, II:1169).
129
Per Colledimacine (CH), il DAM riporta questo detto: mèrla cuvajòla, mmarzə cóva l’óva «la merla che cova, a marzo
cova le uova» (DAM, II:1169).
127
38
Saggio onomasiologico
50.1. ʻmerloʼ
Il tipo lessicale ʻmerloʼ deriva dal lat. MERULA(M).130
50.2. ʻtirlurìʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la voce ʻtirlurìʼ costituirebbe una “formaz. onomat.
da una serie t(r)…r (cfr. it. trillare).”131
51.0. MERLO ACQUAIOLO: Cinclus cinclus
mèrədiə acquaròlə [ˈmɛːrədjə akwaˈrɔːlə] f., a San Vittorino, fraz. di Caramanico
Terme (PE) (DAM, II:1185)132; mèrïa frədaròla [ˈmɛːrɨa frədaˈrɔːla] f., a Roccavivi, fraz.
di San Vincenzo (AQ) (DAM, II:1169).
Tipi lessicali: 1. ʻmerla acquaiolaʼ, 2. ʻmerla fetaiolaʼ.
51.1. ʻmerla acquaiolaʼ
Cfr. it. merlo acquaiolo.
51.2. ʻmerla fetaiolaʼ
Il tipo lessicale ʻmerla fetaiolaʼ sembrerebbe riferirsi all’ abitudine di quest’
uccello di nidificare sotto le pietre delle cascate (DAM, II:1169).
52.0. MORIGLIONE: Aythya ferina
capəròššə [kapəˈrɔʃʃə] m., a Giulianova (TE) (DAM, III:1427).
Tipi lessicali: 1. ʻcapo rossoʼ.
52.1. ʻcapo rossoʼ
V. 8.1.
Ad Albe, fraz. di Massa d’ Alba (AQ), il merlo è presente nel seguente proverbio: quando canta jo mérolo de ggennaro,
tétte de cundo déglio pagliaro; po se nne vvè jo mése d’ acusto, jo ricco, jo povero se glio fa arrusto (DAM, II:1185). Da
Francavilla al Mare (CH), invece, proviene questa locuzione: piana, mèrlə ca la fratt’ è ppóchə «piano merlo che il
cespuglio è piccolo» (DAM, II:1185). Inoltre, a Crecchio (CH), il maschio e la femmina del ‘merlo’ vengono
rispettivamente indicati con i termini la mèrla òmmənə e la mérla fəmmənə (DAM, II:1185). Analoga distinzione è
presente nel dialetto di Borgorose (RT): u mèroja «il merlo» e a mèrola «la merla» (DAM, II:1185).
131
(LEA, 676).
132
Da San Vittorino, fraz. di Caramanico Terme (PE), giunge il detto la mèrədiə acquaròlə də marzə fétə l’òvə, d’ abbrilə
té də céɖɖə, də maggə so ɖi cchjù bèɖɖə «il merlo acquaiolo a marzo depone le uova, ad aprile ha gli uccelli, a maggio
sono più belli» (DAM, II:1185).
130
39
Saggio onomasiologico
53.0. NIBBIO REALE: Milvus milvus
chjift [ˈcift] m., a Portocannone (CB) e Ururi (CB) (DAM, I:537)133; négghjə [ˈneɈɈə] m.,
a San Giuliano del Sannio (CB) (DAM, III:1330); níbbiə [ˈnibbjə] m., a Opi (AQ) anche
«persona bruttina con occhi sporgenti e naso a becco»134; níbbïə [ˈnibbɨə] m., a Castel
del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, III:1330); níbbijə [ˈnibbijə]
m., a Raiano (AQ) (DAM, III:1330); nibblə [ˈnibblə] m., a Campobasso (DAM, III:1330);
nicchjə [ˈniccə] m., a Palena (CH) (DAM, III:1330); nìə [ˈniːə] a Ripamolisani (CB)
(Minadeo, 1955:151); nigghjə [ˈniɈɈə] m., a Carpinone (IS), Miranda (IS), Pesche, fraz.
d’Isernia (DAM, III:1330) e Montenero Val Cocchiara (IS) (Del Sangro, Mannarelli,
1996:84); niggliə [ˈniʎʎə] m., a Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:126); nijjə [ˈnijjə] m.,
a Castel di Sangro (AQ) (Marzano, 2014:166) e Agnone (IS) (Meo, 2003:157); rapéla
[raˈpeːla] f., a Collelongo (AQ) (DAM, III:1676); scòřciavèndə [ˈskɔɽtʃavɛndə] m., a
Pietracatella (CB) (DAM, IV:1936); sprahulèttə [spraɣuˈlɛttə] m., a Fornelli (IS) (DAM,
IV:2088); šturazzə [ʃtuˈrattsə] m., a Castelli (TE) (DAM, IV:2152).
Tipi lessicali: 1. ʻnibbioʼ, 2. ʻrapelaʼ, 3. ʻcontro ventoʼ, 4. ʻspraulettoʼ, 5. ʻsturazzoʼ, 6.
ʻchjiftʼ.
53.1. ʻnibbioʼ
Il tipo lessicale ‘nibbio’ deriva dal lat. tardo NĬBŪLU(M), prob. alteraz. del lat.
class. MILVUS «nibbio» attrav. una forma dim. *MILVŬLUS.
53.2. ʻrapelaʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la voce ‘rapéla’135 sarebbe da mettere in
correlazione con il termine ‘rapéa’ (abr. occ.) 1 «poiana» 2 «fig. donna cattiva»,
“forma metat. di *arpéa → arpajə ‘poiana’ incr. con *rapà ‘graffiare, radere’ (…)”136.
53.3. ʻcontroventoʼ
Il termine scòɽciavèndə costituisce il comp. di scòɽcia, da scurcià «sbucciare,
scortecciare» (DAM, IV:1959) + vèndə «vento» e sembrerebbe costituire un
riferimento allo “Spirito santo”. Ovvero, una tecnica di volo, spesso adottata dal
nibbio così come da altri rapaci di piccole dimensioni, che consiste, grazie a piccoli
movimenti d’ ali, nel mantenere una posizione di stallo in aria.137
53.4. ʻspraulettoʼ
V. 4.8.
133
Portocannone (CB) e Ururi (CB) sono entrambe località di lingua arbëreshe.
Dato raccolto personalmente il 14-08-2017.
135
Cfr. 5.2.
136
(LEA, 483).
137
In Sicilia, il tipo lessicale ʻcontroventoʼ indica il gheppio (Lanaia, 2003:60).
134
40
Saggio onomasiologico
53.5. ʻsturazzoʼ
V. 7.1.
53.6. ʻchjiftʼ
?
54.0. NITTICORA: Nycticorax nycticorax
šgargə [ˈʃgardʒə] m., a Pescara (DAM, IV:2024).
Tipi lessicali: 1. ʻsgarzoʼ.
54.1. ʻsgarzoʼ
V. 1.2.; 2.0.
55.0. OCA SELVATICA: Anser anser
cocamarinə [kokamaˈriːnə] f., a Castiglione a Casauria (PE) (DAM, III:1427);
cocamaròinə [kokamaˈrɔi ̯nə] f., a Pietranico (PE) (DAM, III:1427); cóchəramarinə
[ˈkoːkəramarinə] f., ad Alanno (PE) e Cugnoli (PE) (DAM, III:1427); cóchəramaróinə
[kokəramaˈroi ̯nə] f., a Brittoli (PE), Corvara (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM,
III:1427).
Tipi lessicali: 1. ʻcocamarinaʼ.
55.1. ʻcocamarinaʼ
V. 40.2.
56.0. OCCHIOCOTTO: Sylvia melanocephala
tərraròlə [tərraˈrɔːlə] m., a Bellante (TE) (DAM, IV:2203); tərrarudə [tərraˈruːdə] m.,
a Torano Nuovo (TE) (DAM, IV:2203); tərrarulə [tərraˈruːlə] m., a Campli (TE) (DAM,
IV:2203).
Tipi lessicali: 1. ʻterraioloʼ.
56.1. ʻterraioloʼ
Il termine ʻterraioloʼ rappresenta un chiaro riferimento all’ abitudine
dell’occhiocotto di nidificare fra gli arbusti (Cfr. 4.11.).
41
Saggio onomasiologico
57.0. PASSERA LAGIA: Petronia petronia
passarillə méutə [passaˈrillə ˈmeṷtə] m., a Castellino del Biferno (CB) (DAM, III:1448).
Tipi lessicali: 1. ʻpasserello mutoʼ.
57.1. ʻpasserello mutoʼ
L’ agg. ʻmutoʼ viene adoperato per distinguere la passera lagia, ritenuta una
specie silenziosa, dal passero domestico.
58.0. PASSERO DOMESTICO: Passer domesticus
passaro [ˈpassaro] m., ad Albe, fraz. di Massa d’ Albe (AQ), Antrosano, fraz. di
Avezzano (AQ), Massa d’ Albe (AQ), Magliano dei Marsi (AQ), Scurcola Marsicana
(AQ), Tagliacozzo (AQ) (DAM, III:1450) e Cese dei Marsi, fraz. di Avezzano (AQ)
(Cipollone, 2006:273) e Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:170); passariéllə
[passaˈrjellə] m., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:168); passarìtto [passaˈritto] m., a Cese
dei Marsi, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:273); passərə [ˈpassərə] m., a
L’ Aquila, Campobasso (DAM, III:1450) e Ripamolisani (CB) (Minadeo, 1955:163);
passeru [ˈpasseru] m., a L’ Aquila, Arischia, fraz. di L’ Aquila e Paganica, fraz. di
L’ Aquila (DAM, III:1450); pèassərə [ˈpɛassərə] m., ad Agnone (IS) e Montenero di
Bisaccia (CB) (DAM, III:1450); pəcacchjə [pəˈkaccə] m., a Pietrabbondante (IS) (DAM,
III:1466); pièssərə [ˈpjɛssərə] m., a Salle (PE) (DAM, III:1450); pṷássəřa [ˈpṷassəɽa] m.,
a Cerro al Volturno (IS) (DAM, III:1450); šbirró [ʃbirˈro] m., a L’ Aquila (DAM, IV:1483).
Tipi lessicali: 1. ʻpasseroʼ, 2. ʻpicacchioʼ, 3. ʻsbirróʼ.
58.1. ʻpasseroʼ
Il tipo lessicale ‘passero’ deriva dal lat. PASSERE(M).138
58.2. ʻpicacchioʼ
V. 41.5.
58.3. ʻsbirróʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la forma ʻsbirróʼ «passero» deriva dall’ agg. šbirrə
«sbizzarito, scapricciato» (DAM, IV:1483).139
Il ‘passero’ viene indicato come passarèttə nei dialetti chietini, pescaresi e teramani; cíəllə o cigliuccə nei dialetti
molisani; cèllə o cəllittə nei dialetti marsicani (DAM, III:1450).
139
(LEA, 533).
138
42
Saggio onomasiologico
59.0. PASSERO SOLITARIO: Monticola solitarius
pässərə sulitärïə [ˈpæssərə suliˈtærɨə] m., a Bisenti (TE) (DAM, III:1450).
Tipi lessicali: 1. ʻpassero solitarioʼ.
59.1. ʻpassero solitarioʼ
Dall’ it. passero solitario.
60.0. PAVONCELLA: Vanellus vanellus
pauəngéllə [paṷənˈdʒellə] f., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:224);
pavungèllə [pavunˈdʒɛllə] m., a Moscufo (PE) e Spoltore (PE) (DAM, III:1463);
pavungéttə [pavunˈdʒettə] f., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, III:1463); munachèllə
[munaˈkɛllə] f., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, II:1219).
Tipi lessicali: 1. ʻpavoncellaʼ, 2. ʻmonachellaʼ.
60.1. ʻpavoncellaʼ
Dall’ it. pavoncella.
60.2. ʻmonachellaʼ
Il lessotipo ʻmonachellaʼ è motivato dai colori del piumaggio della pavoncella che
ricordano quelli dell’abito di una religiosa.
61.0. PERNICE BIANCA: Lagopus muta
pərnecə bbianghə [pərˈnɛatʃə ˈbbjaŋgə] f., a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1508);
pərnícia ghjanga [pərˈniːtʃa ˈɈaŋga] f., a Cerro al Volturno (IS) (DAM, III:1508).
Tipi lessicali: 1. ʻpernice biancaʼ.
61.1. ʻpernice biancaʼ
Il tipo lessicale ʻpernice biancaʼ costituisce un chiaro riferimento al piumaggio
invernale di quest’ uccello.
62.0. PETTIROSSO: Erithacus rubecula
bbəttaräššə [bbəttaˈræʃʃə] m., a Sant’ Omero (TE) (DAM, III:1554); pattarráuššə
[pattarˈraṷʃʃə] m., a Penne (PE) (DAM, III:1554); pattarròššə [pattarˈrɔʃʃə] m., a Città
Sant’ Angelo (PE), Cepagatti (PE), Spoltore (PE), Villanova, fraz. di Cepagatti (PE),
Castilenti (TE) e Silvi (TE) (DAM, III:1554); pəcchəngiallə [pəkkənˈdʒallə] f., a San
43
Saggio onomasiologico
Giovanni Lipioni (CH) (DAM, III:1471); pəccungièllə [pəkkunˈdʒiɛllə] f., a Carunchio
(CH) e Torrebruna (CH) (DAM, III:1471); pətarróššə [pətarˈroʃʃə] m., a Lanciano (CH)
(DAM, III:1522); pətərròššə [pətərˈrɔʃʃə] m., a Canzano (TE), Morro d’ Oro (TE),
Montorio al Vomano (TE) e Notaresco (TE) (DAM, III:1522); pətrəròššə [pətrəˈrɔʃʃə]
m., a Roccamontepiano (CH) (DAM, III:1553); pəttəriššə [pəttəˈriʃʃə] m., a Corropoli
(TE) (DAM, III:1554); pəttəróššə [pəttəˈroʃʃə] m., a Castel di Sangro (AQ), Altino (CH),
Filetto (CH), Ortona a Mare (CH), Termoli (CB) e Serramonacesca (PE) (DAM, III:1554);
pəttəruššə [pəttəˈruʃʃə] m., a Guglionesi (CB) e Montenero di Bisaccia (CB) (DAM,
III:1554); piətərəruššə [pjətərəˈruʃʃə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, III:1553);
piətrəruššə [pjətrəˈruʃʃə] m., a Colle d’ Anchise (CB) (DAM, III:1553); piəttəróššə
[pjəttəˈroʃʃə] m., a Introdacqua (AQ), Pettorano sul Gizio (AQ), Castiglione a Casauria
(PE) e Corvara (PE) (DAM, III:1554); piəttəruggə [pjəttəˈruddʒə] m., a Torano Nuovo
(TE) (DAM, III:1554); piəttərruòššə [pjəttərˈrwɔʃʃə] m., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE)
(DAM, III:1554); pittarruššə [pittarˈruʃʃə] m., a Bagnoli del Trigno (IS) (DAM, III:1554);
píttəruššə [pittəˈruʃʃə] m., a Goriano Sicoli (AQ), Sulmona (AQ), Castropignano (CB),
Campolieto (CB), Frosolone (IS), Gambatesa (CB), Gildone (CB), Molise (CB),
Pietracatella (CB), Riccia (CB), Toro (CB) e Torella del Sannio (CB) (DAM, III:1554);
pitərəròššə [pitərəˈrɔʃʃə] m., a Casalbordino (CH), Cupello (CH) e Villalfonsina (CH)
(DAM, III:1553).
Tipi lessicali: 1. ʻpettirossoʼ, 2. ʻbecconcelloʼ.
62.1. ʻpettirossoʼ
Cfr. it. pettirosso.
62.2. ʻbecconcelloʼ
Il tipo lessicale ʻbecconcelloʼ sembrerebbe costituire la forma diminutiva di
pəcchə «becco» (DAM, III:1466, 1468).
63.0. PICCHIO (termine usato genericamente per i picidi)
aulàunə [awˈlaṷnə] m., a Bussi (PE) (DAM, I:277); cavallarə [kavalˈlaːrə] m., a Cerro al
Volturno (IS) (DAM, I:466); cchjappafurmichə [ccappafurˈmiːkə] m., a Torino di Sangro
(CH) (DAM, III:1469); chjacchjalonə [caccaˈloːnə] m., a Castellalto (TE) (DAM, III:1469);
fərməchærə [fərməˈkærə] m., a Casalincontrada (CH) (DAM, III:1469); malə cavællə
[ˈmaːlə kaˈvællə] m., a Civitella Messer Raimondo (CH) (DAM, II:1054); mangiafichə
[mandʒaˈfiːkə] m., a Perano (CH) (DAM, III:1469); ndócchəlècérrə [ndokkəlɛˈtʃerrə]
m., a Ielsi (CB) (DAM, III:1258); paularíəllə [paulaˈriːəllə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM,
III:1462); pəccalégnə [pəkkaˈleɲɲə] m., a Cugnoli (PE), Corvara (PE) e
Pescosansonesco (PE) (DAM, III:1466); péccangèrculə [pekkanˈdʒɛrkulə] m.,
a Mosciano Sant’ Angelo (TE) (DAM, III:1466); pəccangiunə [pəkkanˈdʒuːnə] m.,
44
Saggio onomasiologico
a Bisenti (TE) (DAM, III:1466); pəccarəllónə [pəkkarəlˈloːnə] m., a Basciano (TE) (DAM,
III:1467); pəcchənäccə [pəkkəˈnættʃə] m., a Montebello di Bertona (PE) (DAM,
III:1468); pəcchənòttə [pəkkəˈnɔttə] m., a Villa Celiera (PE) (DAM, III:1468);
pəcchèunə [pəkˈkɛṷnə] m., a Pratola Peligna (AQ) e Pescosansonesco (PE) (DAM,
III:1470); pécchjə [ˈpeccə] m., ad Introdacqua (AQ), Casalbordino (CH), Manoppello
(PE) e Spoltore (PE) (DAM, III:1468); pècchjə [ˈpɛccə] m., a Roseto degli Abruzzi (TE)
(DAM, III:1468); pəccáunə [pəkˈkaṷnə] m., a Pietranico (PE) (DAM, III:1470); pəccónə
[pəkˈkoːnə] m., a Lettopalena (CH), Bagnoli del Trigno (IS), Castropignano (CB),
Capracotta (IS), Frosolone (IS), Montelongo (CB), San Giuliano del Sannio (CB), Brittoli
(PE), Castiglione a Casauria (PE) (DAM, III:1470); pəccónə yallə [pəkˈkoːnə ˈɣallə] m.,
a Filetto (CH) (DAM, III:1470); piccalégnə [pikkaˈleɲɲə] m., a Loreto Aprutino (PE)
(DAM, III:1466); piccalénə [pikkaˈleːnə] m., a Capestrano (AQ) (DAM, III:1548);
piccangèrquə [pikkanˈdʒɛrkwə] m., ad Ancarano (TE) (DAM, III:1466); piccaštórə
[pikkaˈʃtoːrə] m., a San Felice d’ Ocre, fraz. di Ocre (AQ) (DAM, III:1548); picchəlònghə
[pikkəˈlɔŋgə] m., a Perano (CH) (DAM, III:1549); pícchjə [ˈpiccə] m., a L’ Aquila, Chieti,
Campobasso, Pescara (DAM, III:1549) e Opi (AQ)140; pícchjanócə [piccaˈnoːtʃə] m., ad
Avezzano (AQ) (DAM, III:1549); piccónə [pikˈkoːnə] m., a Pietrabbondante (IS) (DAM,
III:1470); piccóno [pikˈkoːno] m., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:174);
pizzəcacérrə [pittsəkaˈtʃerrə] m., a Riccia (CB) (DAM, III:1567); pizzəcarólə
[pittsəkaˈroːlə] m., a Gildone (CB) e Sepino (CB) (DAM, III:1567); puccuóunə
[pukkuˈoṷnə] m., a Fresa Grandinaria (CH) (DAM, III:1470); rauláunə [rauˈlaṷnə] m.,
a Capestrano (AQ) (DAM, III:1690); tòzzəlacèřchə [tɔttzəlaˈtʃɛɽkə] m., a Ripamolisani
(CB) (DAM, IV:2224); tùcculafàvə [tukkulaˈfaːvə] m., a Pescocostanzo (AQ) (DAM,
IV:2252).
Tipi lessicali: 1. ʻpicchioʼ, 2. ʻbecca legna / quercia / cerro / noce / faggioʼ, 3. ʻbecca
gallineʼ, 4. ʻbecco lungoʼ, 5. ʻbecca astoreʼ, 6. ʻcavallaroʼ, 7. ʻPaoloʼ, 8. ʻchiacchieroneʼ,
9. ʻacchiappaformiche / formichiereʼ, 10. ʻaulanoʼ, 11. ‘raulano’, 12. ‘mangiafichi’.
63.1. ʻpicchioʼ
Il tipo lessicale ʻpicchioʼ deriva dal lat. PĪCU(M), attraverso un dim. *PICŬLU(M).
Da questo tipo lessicale si sono originate sia alcune forme diminutive (pəcchənòttə /
pəccangiunə) che altre accrescitive (pəccónə / pəccarəllónə). Invece, la variante
pəcchənäccə indicherebbe, secondo Ernesto Giammarco, il becco robusto del
‘picchio’.141
63.2. ʻbecca legna / quercia / cerro / noce / faggioʼ
Queste voci sono composte da tema verbale + sostantivo e si riferiscono all’
azione del becco di quest’uccello che scava buchi nel tronco degli alberi.142
140
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
Giammarco osserva che “il nome ‘picchio’ è avvertito come ‘becco’ ” (LEA, 445).
142
Cfr. Ibidem, 445-446.
141
45
Saggio onomasiologico
63.3. ʻbecca gallineʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la voce pəccónə yallə deriverebbe da una credenza
popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “beccare le galline” (LEA, 446).
63.4. ʻbecco lungoʼ
Il termine ʻbecco lungoʼ costituisce il comp. di picchə «becco» + lònghə «lungo».
63.5. ʻbecca astoreʼ
La voce piccaštórə sembrerebbe costituire il comp. di becca + astore.143
63.6. ʻcavallaroʼ
Secondo Ernesto Giammarco, le forme cavallarə e malə cavællə deriverebbero
da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “di posarsi sul dorso
del cavallo al pascolo” (LEA, 446).144
63.7. ʻPaoloʼ
Il tipo lessicale paularíəllə sembrerebbe derivare dall’ ipocoristico di Paolo.145
63.8. ʻchiacchieroneʼ
Il termine chjacchjalonə può essere messo in relazione con chjachjillə
«chiacchierone» (DAM, I:526) e allude al verso del picchio.
63.9. ʻacchiappa formicheʼ
Secondo Ernesto Giammarco, le forme cchjappafurmichə e fərməchærə
deriverebbero da una credenza popolare che attribuisce al picchio l’abitudine “di
cibarsi di formiche” (LEA, 446).146
63.10. ʻaulanoʼ
Per quanto riguarda l’etimologia della forma aulàunə, questa potrebbe
costituire la forma accrescitiva di airone e aquilone (LEA, 66).
63.11. ʻraulanoʼ
V. 73.0.
63.12. ʻmangiafichiʼ
Il lessotipo ʻmangiafichiʼ deriva da una credenza popolare che attribuisce al
picchio l’abitudine di mangiare i fichi (LEA, 446).
143
Cfr. Ib., 445-446.
Giammarco osserva come le formazioni con ‘cavallo’ “legano l’abr. carseolano-cicolano al marchigiano in un’area al
margine della ‘sabina’ ” (Ib., 446).
145
V. 41.1.
146
Giammarco osserva come le formazioni con ‘formica’ “legano l’abr. sett. al march. e al trentino, comprendendo
un’area ‘medio-alto-adriatica’ ”(LEA, 446).
144
46
Saggio onomasiologico
64.0. PICCHIO MURAIOLO: Tichodroma muraria
pagliúzzərə [paʎˈʎuttsərə] f., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1392); pəcari̯allə
[pəkaˈri ̯allə] m., a Torricella Peligna (CH) (DAM, III:1466); parlèccə [parˈlɛttʃə] f., a
Canzano (TE) e Morro d’ Oro (TE) (DAM, III:1438); parləcciattə [parlətˈtʃattə] f., a
Mociano Sant’ Angelo (TE) (DAM, III:1438); parliccə [parˈlittʃə] f., a Bellante (TE)
(DAM, III:1438); parluccə [parˈluttʃə] f., a Montorio al Vomano (DAM, III:1438);
parricciulòttə [parrittʃuˈlɔttə] f., a Bisenti (TE) (DAM, III:1441); parruccə [parˈruttʃə] f.,
a Frattura, fraz. di Scanno (AQ) e Vacri (CH) (DAM, III:1441); parruccèttə [parrutˈtʃɛttə]
m., a Chieti (DAM, III:1441); parruccia [parˈruttʃa] f., a Pietracatella (CB) (DAM,
III:1441); pəcaríəllə [pəkaˈriːəllə] m., a Introdacqua (AQ) (DAM, III:1466); pæcchjə
murajòlə [ˈpæccə muraˈjɔːlə] m., a Roseto (TE) (DAM, III:1469); pəccunòttə
[pəkkuˈnɔttə] m., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1471); piccajallə
[pikkaˈjallə] m., a Capitignano (AQ) (DAM, III:1548).
Tipi lessicali: 1. ʻpicchioʼ, 2. ʻbecca gallineʼ, 3. ʻpicchio muraioloʼ, 4. ʻpagliuzzaroʼ,
5. ʻparlucciaʼ.
64.1. ʻpicchioʼ
Le voci pəcaríəllə e pəccunòttə sembrerebbero costituire delle forme diminutive
di pəcchə «becco».
64.2. ʻbecca gallineʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la voce piccajallə deriverebbe da una credenza
popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “beccare le galline” (LEA, 446).
64.3. ʻpicchio muraioloʼ
Cfr. it. picchio muraiolo, per via dell’abitudine di quest’ uccello di costruire il nido
nei buchi dei muri.
64.4. ʻpagliuzzaroʼ
Probabilmente, la motivazione del termine ʻpagliuzzaroʼ dipende dall’ abitudine
di quest’ uccello di costruire il nido con fango e pagliuzze.
64.5. ʻparlucciaʼ
Secondo Ernesto Giammarco, il lessotipo ‘parluccia’ e le sue varianti
deriverebbero da “parlà in riferim. al ‘cicaleccio’ del ‘picchio’ ” (LEA, 419).
65.0. PICCHIO ROSSO MAGGIORE: Dendrocopos major
jallə řuššə [ˈjallə ˈɽuʃʃə] m., a Cercemaggiore (CB) (DAM, IV:2267); pəcchéṷnə
[pəkkéṷnə] m., a Raiano (AQ) anche «persona appiccicosa e inopportuna» (Venanzio
47
Saggio onomasiologico
Fucinese, 2008:225-226); pæcchjə ròššə [ˈpæccə ˈrɔʃʃə] m., a Roseto degli Abruzzi (TE)
(DAM, III:1469).
Tipi lessicali: 1. ʻgallo rossoʼ, 2. ‘picchione’, 3. ʻpicchio rossoʼ.
65.1. ʻgallo rossoʼ
Il termine ʻgallo rossoʼ indica sia l’associazione con il gallo che i colori del
piumaggio del picchio rosso maggiore.
65.2. ʻpicchioneʼ
Il lessotipo ʻpicchioneʼ costituisce la forma accrescitiva di ‘picchio’.147
65.3. ʻpicchio rossoʼ
Il lessotipo ʻpicchio rossoʼ costituisce un chiaro riferimento ai colori del piumaggio
di questa specie.
66.0. PICCHIO ROSSO MINORE: Dryobates minor
pəccallinə [pəkkalˈliːnə] m., a Castelli (TE) (DAM, III:1466); pəccallènə [pəkkalˈlɛːnə]
m., a Farindola (PE) (DAM, III:1466); pəccallònə [pəkkalˈlɔːnə] m., a Castilenti (TE),
Castiglione Messer Raimondo (TE) e Crognaleto (TE) (DAM, III:1466); pəccalònə
[pəkkaˈlɔːnə] m., a Cermignano (TE) (DAM, III:1466); pəccungiòllə [pəkkunˈdʒɔllə] m.,
a Casalbrdino (CH), Torino di Sangro (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1471);
piccallanə [pikkalˈlaːnə] m., a Silvi (TE) (DAM, III:1466).
Tipi lessicali: 1. ʻbecca legnaʼ, 2. ʻbecca gallineʼ, 3. ‘becconcello’.
66.1. ʻbecca legnaʼ
V. 63.2.
66.2. ʻbecca gallineʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la voce pəccallinə deriverebbe da una credenza
popolare che attribuisce al picchio l’abitudine di “beccare le galline” (LEA, 446).148
66.3. ʻbecconcelloʼ
Il tipo lessicale ʻbecconcelloʼ sembrerebbe costituire la forma diminutiva di
pəcchə «becco».
147
148
V. 63.1.
V. 63.3.
48
Saggio onomasiologico
67.0. PICCHIO VERDE: Picus viridis
yallə də sélva [ˈɣallə də ˈselva] m., a Cercepiccola (CB) (DAM, IV:2267); jallə vi̯érdə
[ˈjallə ˈvi ̯erdə] m., a Cercemaggiore (CB) (DAM, IV:2267); pæcchjə vòrdə [ˈpæccə
ˈvɔrdə] m., a Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1469); piccallänə [pikkalˈlænə] m., a
Silvi (TE) (DAM, III:1548); piccallònghə [pikkalˈlɔŋgə] m., a Moscufo (PE) (DAM,
III:1548); sfišchjónə [sfiˈʃcoːnə] m., a Chieti (DAM, IV:2012); tòzzələcèřřə
[tɔttsələˈtʃɛɽɽə] m., a Pietracatella (CB) (DAM, IV:2224); tòzzələci̯éřřə [tɔttsələˈtʃi ̯eɽɽə]
m., a Provvidenti (CB) (DAM, IV:2224); tùzzəlabbangónə [tuttsəlabbaŋˈgoːnə] m., a
Toro (CB) (DAM, IV:2262); ṷallə də sélvə [ˈṷallə də ˈselvə] m., a Sepino (CB) (DAM,
IV:2267).
Tipi lessicali: 1. ʻbecca a lungoʼ, 2. ʻbecca legnaʼ, 3. ʻpicchio verdeʼ, 4. ʻbatti bancone /
cerroʼ, 5. ʻgallo di selvaʼ, 6. ‘gallo verde’, 7. ‘sfischione’.
67.1. ʻbecca a lungoʼ
Il tipo lessicale piccallònghə si riferisce all’ azione del ‘beccare’.
67.2. ʻbecca legnaʼ
V. 63.2.
67.3. ʻpicchio verdeʼ
Cfr. it. picchio verde.
67.4. ʻbatti bancone / cerroʼ
Queste voci sono composte da tema verbale + sostantivo e si riferiscono all’
azione del becco di quest’uccello che scava buchi nel tronco degli alberi.
67.5. ʻgallo di selvaʼ
Il lessotipo ʻgallo di selvaʼ allude chiaramente sia all’ associazione con il gallo che
all’ habitat tipico del picchio verde.149
67.6. ʻgallo verdeʼ
Il termine ʻgallo verdeʼ indica sia l’associazione con il gallo che i colori del
piumaggio del picchio verde.
67.7. ʻsfischioneʼ
La voce ʻsfischioneʼ sembrerebbe costituire la forma accrescitiva del termine
sfišchja «fessura, crepaccio, per dove l’aria s’ insinua e fischia» (DAM, IV:2012) e
alluderebbe all’ abitudine di quest’ uccello di frequentare le cavità degli alberi.
Il lessotipo ‘gallo di bosco / selva’ indica il picchio verde anche nel napoletano e in alcuni dialetti lucani (Soppelsa,
2016:203).
149
49
Saggio onomasiologico
68.0. PICCIONE SELVATICO: Columba livia
cullarinə [kullaˈriːnə] m., a Fara San Martino (CH) (DAM, I:646); mbəštacuppə
[mbəʃtaˈkuppə] m., a Bellante (TE) e Mosciano Sant’ Angelo (TE) (DAM, III:1520);
palómmə [paˈlommə] m., a Cansano (AQ), Raiano (AQ), Castiglione a Casauria (PE) e
Popoli (PE) (DAM, III:1407); pəccèunə [pətˈtʃɛṷnə] m., a Pescocostanzo (AQ), Popoli
(PE), Pescosansonesco (PE) e Spoltore (PE) (DAM, III:1469); pəccià [pətˈtʃa] m., a Sant’
Omero (TE) (DAM, III:1469); pəcciáunə [pətˈtʃaṷnə] m., ad Agnone (IS) anche
«persona semplice, ingenua» (Meo, 2003:170); pəcciónə [pətˈtʃoːnə] m., a L’ Aquila,
Chieti, Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE) (DAM, III:1469)150 e Opi (AQ)151;
pəcciónə ðə cambanarə [pətˈtʃoːnə ðə kambaˈnaːrə] m., a Campodipietra (CB) (DAM,
III:1469); pəcciónə saləvàtəchə [pətˈtʃoːnə saləˈvaːtəkə] m., a Cerro al Volturno (IS)
(DAM, III:1469); pəštacuppə [pəʃtaˈkuppə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1520);
pucciáunə [putˈtʃaṷnə] m., a Bugnara (AQ), Vasto (CH) e Bisenti (TE) (DAM, III:1469);
ruccu [ˈrukku] m., a San Nicola, fraz. di Tornimparte (AQ) (DAM, III:1178); tuřchjalə
[tuɽˈcaːlə] f., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2258); tuřchjarə [tuɽˈcaːrə] f., a Campolieto
(CB), Monacilioni (CB), Sant’Elia a Pianisi (CB), Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH)
(DAM, IV:2258)152.
Tipi lessicali: 1. ʻpiccione (di campanile) / (selvatico)ʼ, 2. ʻpalomboʼ, 3. ʻcollarinoʼ,
4. ʻpesta coppiʼ, 5. ʻruccoʼ, 6. ʻtorchiaroʼ.
68.1. ʻpiccione (di campanile) / selvaticoʼ
Cfr. it. piccione, dal lat. tardo PIPIO -ŌNIS (der. di PIPIARE «pigolare»), con
passaggio di -p- a -cc- forse dovuto a un tramite merid. Il determinativo ʻdi campanileʼ
allude chiaramente al luogo dove quest’uccello è solito nidificare mentre l’agg.
ʻselvaticoʼ viene adoperato per distinguere la specie selvatica da quella domestica.153
68.2. ʻpalomboʼ
Il lessotipo ʻpalomboʼ deriva dal lat. PALŬMBU(M).
68.3. ʻcollarinoʼ
Il termine ʻcollarinoʼ costituisce un riferimento ai riflessi smeraldini presenti ai lati
del collo di quest’ uccello.
In diverse località abruzzesi e molisane, il termine ʻpiccioneʼ, soprattutto nella sua forma diminutiva, viene utilizzato
come vezzeggiativo dalle madri nei confronti dei loro bambini (DAM, III:1469).
151
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
152
In queste località, il lessotipo ʻtorchiaroʼ può indicare anche il colombaccio (DAM, IV:2258).
153
A Penne (PE), il piccione è presente nel seguente proverbio: a ppicciònə paššutə la vèccia è mmarèja «a piccione ben
pasciuto la veccia è amara» (DAM, III:1469). A Teramo, il DAM registra questa locuzione: pəcciònə sénza felə «uomo
assai innocente» (DAM, III:1469).
150
50
Saggio onomasiologico
68.4. ʻpesta coppiʼ
La voce ʻpestacoppiʼ costituisce il comp. di pesta + coppi. Questo nome allude all’
abitudine del piccione di sostare sui tetti degli edifici.
68.5. ʻruccoʼ
Voce di origine onomatopeica. Dall’ abr. rucá «borbottare» (DAM, III:1177).
68.6. ʻtorchiaroʼ
V. 27.2.
69.0. PISPOLA: Anthus pratensis
fəcétərə [fəˈtʃeːtərə] f., a Palmoli (CH) (AIS, 658) (DAM, II:769); ficiòtərə [fiˈtʃɔːtərə] f.,
a Penne (PE) (DAM, II:769); fucétələ [fuˈtʃeːtələ] f., a Bonefro (CB) (DAM, II:769)154.
Tipi lessicali: 1. ʻfucetolaʼ.
69.1. ʻfucetolaʼ
V. 14.1.
70.0. POIANA COMUNE: Buteo buteo
cəllónə [tʃəlˈloːnə] m., nel Chietino (DAM, I:491); cellóne [tʃelˈloːne] m., nell’ Aquilano
(DAM, I:491).
Tipi lessicali: 1. ʻuccelloneʼ.
70.1. ʻuccelloneʼ
Il termine cəllónə costituisce la forma accrescitiva di ʻuccelloʼ.155
71.0. QUAGLIA: Coturnix coturnix
quaɖɖə [ˈkwaɖɖə] f., a Caramanico Terme (PE), Musellaro (PE), Salle (PE), San
Tommaso, fraz. di Caramanico Terme (PE) e San Vittorino, fraz. di Caramanico Terme
(PE) (DAM, III:1631); quagghja [ˈkwaɈɈa] f., a Macchia Valfortore (CB) (DAM, III:1631);
quaglia [ˈkwaʎʎa] f., a L’ Aquila, Arischia, fraz. di L’ Aquila, Camarda, fraz. di L’ Aquila,
Campobasso (DAM, III:1631) e Opi (AQ)156; quagliara [ˈkwaʎʎara] m., ad Alfedena
(AQ) e Vastogirardi (IS) (DAM, III:1631); quagliəra [ˈkwaʎʎəra] m., a Campodipietra
154
AIS: fucétələ (648 Fara San Martino (CH) = pispola.
V. 31.2.
156
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
155
51
Saggio onomasiologico
(CB), Cercemaggiore (CB), Cercepiccola (CB), Cerro al Volturno (IS), Castropignano
(CB), Pesche, fraz. di Isernia, Sepino (CB), San Giuliano del Sannio (CB) e Torella del
Sannio (CB) (DAM, III:1631); quajirə [ˈkwajirə] m., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina
(CH) (DAM, III:1631); quajjə [ˈkwajjə] f., a L’ Aquila, Chieti (DAM, III:1631) e Raiano
(AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:248); quajərə [ˈkwajərə] m., a Casoli (CH) e
Roccamorice (PE) (DAM, III:1631); quajjərə [ˈkwajjərə] m., a Gessopalena (CH) e
Torricella Peligna (CH) (DAM, III:1631); quèjjə [ˈkwɛjjə] f., a Chieti, Pescara e Teramo
(DAM, III:1631); quaquarqṷà [kwakwarˈkṷa] f., a Ortona dei Marsi (AQ) (DAM,
III:1629); quójjərə [ˈkwojjərə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, III:1631).
Tipi lessicali: 1. ʻquagliaʼ, 2. ʻquaquarquàʼ.
71.1. ʻquagliaʼ
Il tipo lessicale ʻquagliaʼ deriva dal lat. *QUACŬLA, di origine onomatopeica,
attrav. il provenz. calha (cfr. anche fr. caille).
71.2. ʻquaquarquàʼ
Voce di origine onomatopeica.157
72.0. RAMPICHINO: Certhia brachydactyla
piccaramáunə [pikkaraˈmaṷnə] m., a Pietranico (PE) (DAM, III:1548); piccaramónə
[pikkaraˈmoːnə] m., a Cugnoli (PE) (DAM, III:1548); rambəcaríəllə [rambəkaˈriːəllə]
m., a Introdacqua (AQ) (DAM, III:1548); rambəcaríəgliə [rambəkaˈriːəʎʎə] m., a
Brittoli (PE) e Corvara (PE) (DAM, III:1548).
Tipi lessicali: 1. ʻbecca ramoneʼ, 2. ʻrampichinoʼ.
72.1. ʻbecca ramoneʼ
Questa voce è composta da tema verbale + sostantivo e si riferisce all’ abitudine
di quest’uccello di catturare gli insetti dei quali si nutre nella corteccia degli alberi.
72.2. ʻrampichinoʼ
Cfr. it. rampichino, der. di rampicare per via dell’abitudine di quest’uccello di
cercare gli insetti dei quali si nutre arrampicandosi sugli alberi.
73.0. RIGOGOLO: Oriolus oriolus
ráulə [ˈraṷlə] m., a Matrice (CB) (DAM, III:1771); réulə [ˈreṷlə] m., a Montagano (CB)
(DAM, III:1771); ròulə [ˈrɔṷlə] m., a Ripamolisani (CB) (DAM, III:1771).
157
A Sant’ Omero (TE), la voce quaquaraquà indica il verso della quaglia (DAM, III:1629).
52
Saggio onomasiologico
Tipi lessicali: 1. ʻràuluʼ.
73.1. ʻràuluʼ
Per quanto riguarda l’origine del termine ʻràuluʼ, Manlio Cortelazzo, nel
Dizionario etimologico dei dialetti italiani, scrive: “Sono tutte continuazioni popolari,
con numerose altre varianti a seconda delle condizioni fonetiche dei diversi dialetti,
del latino aureus ‘fatto d’ oro’ come agg. sostantivato, con un passaggio semantico da
“di color d’oro” a “uccello giallo” ”.158
Invece, Ernesto Giammarco propone per il termine ʻràuluʼ una derivazione dal lat.
GRABŬLUS, forma con metatesi e rafforzamento di gl- in gr- del lat. GALBŬLUS
«giallo».159
74.0. RONDINE COMUNE: Hirundo rustica
yrénnələ [ˈɣrennələ] f., a Montagano (CB) (DAM, III:1731); léndra [ˈlendra] f., ad
Agnone (IS) (DAM, II:993); ranna [ˈranna] f., a Pescina (AQ) (DAM, III:1672); rénəla
[ˈreːnəla] f., a Gessopalena (CH) (Finamore, 1880:147); rénələ [ˈreːnələ] f., a Chieti,
Ortona a Mare e Torricella Peligna (CH) (DAM, III:1730); rènələ [ˈrɛːnələ] f., a Pacentro
(AQ), Bucchianico (CH), Giuliano Teatino (CH), Lettopalena (CH), Poggio Fiorito (CH) e
Roccamorice (PE) (DAM, III:1731); rènənə [ˈrɛːnənə] f., a Gambatesa (CB) (DAM,
III:1731); řénəna [ˈɽeːnəna] f., a Campobasso e Gambatesa (CB) (DAM, III:1730);
rénnədə [ˈrennədə] f., a Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1730); rénnəla
[ˈrennəla] f., a Opi (AQ)160; rénnələ [ˈrennələ] f., ad Acciano (AQ), Introdacqua (AQ),
Chieti, Casalincontrada (CH), Ortona a Mare (CH), San Vito Chietino (CH)161 e
Torrevecchia Teatina (CH) (DAM, III:1730) e Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:167);
řénnələ [ˈɽennələ] f., a Civitacampomarano (CB), Campolieto (CB), Montelongo (CB),
Monacilioni (CB), Montorio dei Frentani (CB), Morrone del Sannio (CB), Matrice (CB),
Provvidenti (CB), Ripamolisani (CB), Riccia (CB), Rotello (CB), Santa Croce di Magliano
(CB), Sant’ Elia a Pianisi (CB), San Giovanni in Galdo (CB), Castiglione a Casauria (PE),
Cugnoli (PE), Corvara (PE) e Pietranico (PE) (DAM, III:1730); rènnələ [ˈrɛnnələ] f., a
Brittoli (PE), Roccamorice (PE) e Salle (PE) (DAM, III:1730)162; rənnəlélla [rənnəˈlella]
f., a Opi (AQ) anche «persona dai movimenti agili e rapidi»163; rənnəléllə [rənnəˈlellə]
f., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:264); rénnola [ˈrennolə] f., a L’ Aquila,
Arischia, fraz. di L’ Aquila e Paganica, fraz. di L’ Aquila (DAM, III:1730); rínələ [ˈriːnələ]
158
Il lessotipo ‘ràulu’ è diffuso non solo in Abruzzo e in Molise ma anche nel resto dell’Italia centro-meridionale (DEDI,
359).
159
(LEA, 488).
160
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
161
A San Vito Chietino (CH), la rondine è presente nel seguente proverbio: San Ggiusèppə, s’ arvé li rénnələ zə va a ll’
asprə «a San Giuseppe, se tornano le rondini si va a pescare in alto mare» (DAM, III:1731).
162
A Civitaquana (PE), il termine rènnələ indica il ‘pipistrello’ (DAM, III:1730).
163
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
53
Saggio onomasiologico
f., a Bugnara (AQ) (DAM, III:1731); rínnələ [ˈrinnələ] f., a Raiano (AQ), Roccacasale
(AQ), Sulmona (AQ), Vittorito (AQ), Popoli (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM,
III:1730); rónələ [ˈroːnələ] f., a Palena (CH) (DAM, III:1731); rònnələ [ˈrɔnnələ] f., a
Tufillo (CH), Cappelle sul Tavo (PE), Collecorvino (PE), Cepagatti (PE), Penne (PE),
Pianella (PE), Spoltore (PE), Villanova (PE), Giulianova (TE), Montorio al Vomano (TE)
e Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, III:1730).
Tipi lessicali: 1. ʻrondineʼ.
74.1. ʻrondineʼ
Il lessotipo ʻrondineʼ deriva dal lat. HIRŬNDINE(M).164
75.0. RONDONE: Apus apus
landràunə [lanˈdraṷnə] m., ad Agnone (IS) (DAM, II:993); rannəlònə [rannəˈlɔːnə] m.,
a Campli (TE) (DAM, III:1731); řəndənónə [ɽəndəˈnoːnə] m., a Castropignano (CB),
Carpinone (IS), Frosolone (IS), Miranda (IS), Molise (CB) e San Giuliano del Sannio (CB)
(DAM, III:1725); rənəlónə [rənəˈloːnə] m., a Castel Frentano (CH) anche «uomo alto e
magro che cammina con scioltezza» (Crognale, 1855:68); rənnəléunə [rənnəˈleṷnə]
m., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:264); řənnəllónə [ɽənnəlˈloːnə] m., a
Pietrabbondante (IS) (DAM, III:1731); rənnəlónə [rənnəˈloːnə] m., a Castel del Monte
(AQ), Introdacqua (AQ), Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ) (DAM, III:1731) e
Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:167); řənnəlónə [ɽənnəˈloːnə] m., a
Civitacampomarano (CB), Morrone del Sannio (CB), Riccia (CB), Santa Croce di
Magliano (CB), Brittoli (PE) e Castiglione a Casauria (PE) (DAM, III:1731); rənnəlònə
[rənnəˈlɔːnə] m., a Cappelle sul Tavo (PE) (DAM, III:1731); řənnónə [ɽənˈnoːnə] m., a
Bagnoli sul Trigno (IS) (DAM, III:1731); řətənəllónə [ɽətənəlˈloːnə] m., a Sepino (CB)
(DAM, III:1747); rinnilònə [rinniˈlɔːnə] m., a Castiglione Messer Raimondo (TE) (DAM,
III:1731); rinnəlunə [rinnəˈluːnə] m., a Castel Castagna (TE), Cellino Attanasio (TE),
Montefino (TE), Montorio al Vomano (TE), Penne Sant’ Andrea (TE) (DAM, III:1731);
rinnərillunə [rinnərilˈluːnə] m., a Loreto Aprutino (PE) (DAM, III:1760); rundədilònə
[rundədiˈlɔːnə] m., ad Arsita (TE) (DAM, III:1725); rundənéunə [rundəˈneṷnə] m., a
Popoli (PE) (DAM, III:1725); řundənónə [ɽundəˈnoːnə] m., a Cercepiccola (CB) e San
Giuliano del Sannio (CB) (DAM, III:1725); spargiò [sparˈdʒɔ] m., a Corropoli (TE) (DAM,
IV:2064); vorəvašchjə [vorəˈvaːʃcə] m., a Scanno (AQ) (DAM, IV:2365).
Tipi lessicali: 1. ʻrondinelloneʼ, 2. ʻspargioneʼ, 3. ‘vola vasche’.
75.1. ʻrondinelloneʼ
Il termine ʻrondinelloneʼ costituisce la forma accrescitiva di ‘rondine’.
164
V. 10.1.
54
Saggio onomasiologico
75.2. ʻspargioneʼ
Secondo Ernesto Giammarco, la voce ʻspargioneʼ è “da associare a spérga f.,
t. ornit., ‘ svasso, smergo’ (?) (DEI V 3585)”.165
75.3. ‘vola vasche’
Questo lessotipo è composto da tema verbale + sostantivo. Difatti, per quanto
riguarda l’etimologia di vorəvašchjə, Giammarco si esprime nel seguente modo:
“letteralm. ‘volavasche’, comp. da vora- dal tema di vurà ‘volare’ con -l- rotacizzato in
-r- in riferim. all’ abitudine di volare sulla superficie delle vasche” (LEA, 725).
76.0. SCRICCIOLO: Troglodytes troglodytes
frattarulə [frattaˈruːlə] m., a Giulianova (TE) (DAM, II:828); pətazzìnə [pətatˈtsiːnə] f.,
a Lanciano (CH) anche «persona piccola e vivace» (DAM, III:1522); rittitti [ritˈtitti] m.,
a Ortona dei Marsi (AQ) (DAM, III:1762); šbuciafratti [ʃbutʃaˈfratti] m., a Magliano dei
Marsi (AQ) (DAM, IV:1849); šbusciafratta [ʃbuʃaˈfratta] m., a Tagliacozzo (AQ) e Bussi
(PE) (DAM, IV:1849); šbusciafrattə [ʃbuʃaˈfrattə] m., ad Avezzano (AQ), Castel del
Monte(AQ), Cocullo (AQ), Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ), Brittoli (PE), Cugnoli (PE)
e Corvara (PE) (DAM, IV:1849); sbusciafrattə [zbuʃaˈfrattə] m., a Raiano (AQ)
(Venanzio Fucinese, 2008:283).
Tipi lessicali: 1. ʻbuca cespugliʼ, 2. ʻfrattaroloʼ, 3. ‘patazzina’, 4. ‘rittitti’.
76.1. ʻbuca cespugliʼ
Il termine šbuciafrattə costituisce il comp. di šbucia «buca» + frattə «cespugli» e
rappresenta un chiaro riferimento all’ abitudine dello scricciolo di cercare il cibo fra i
rovi.
76.2. ʻfrattaroloʼ
Il lessotipo ʻfrattarolaʼ deriva da fratta «cespuglio» e allude all’ abitudine di
quest’uccello di vivere nel fitto del sottobosco delle foreste.
76.3. ‘patazzina’
V. 17.5.
76.4. ‘rittitti’
Voce di origine onomatopeica poiché si riferisce alla voce aspra e stridula di
quest’uccello.
165
(LEA, 621).
55
Saggio onomasiologico
77.0. SPARVIERE: Accipiter nisus
cuccələviéndə [kuttʃələˈvjendə] m., in provincia di Campobasso (DAM, I:632)166;
šbarəvirə [ʃbarəˈviːrə] m., a Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:1838); šgraffacillə
[ʃgraffaˈtʃillə] m., a Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2026)167; spaləvirə
[spaləˈviːrə] m., a Cortino (TE) (DAM, IV:2065); spanuṷirə [spanuṷˈiːrə] m., a
Carpineto Sinello (CH) (DAM, IV:2061); sparəvérə [sparəˈveːrə] m., a Salle (PE) (DAM,
IV:2065); sparəvirə [sparəˈviːrə] m., ad Altino (CH), Perano (CH), Montebello di
Bertona (PE), Pescara, Giulianova (TE) e Sant’ Omero (TE) (DAM, IV:2065); sparruvìərə
[sparruˈviːərə] m., a Pescosansonesco (PE) (DAM, IV:2065); sparuṷirə [sparuṷˈiːrə] m.,
a Brittoli (PE) (DAM, IV:2065); sparuvérə [sparuˈveːrə] m., a Villa Celiera (PE) (DAM,
IV:2065); sparvérə [sparˈveːrə] m., a Lanciano (CH) e Sepino (CB) (DAM, IV:2065);
sparvirə [sparˈviːrə] m., ad Introdacqua (AQ), Ripabottoni (CB), Abbateggio (PE), Città
Sant’ Angelo (PE), Montesilvano (PE), Pietranico (PE) e Spoltore (PE) (DAM, IV:2065);
sparvìərə [sparˈviːərə] m., a Gessopalena (CH), Brittoli (PE), Castiglione a Casauria
(PE), Corvara (PE), Pietranico (PE) e Popoli (PE) (DAM, IV:2065); sparvi̯èřə [sparvi ̯ˈɛːɽə]
m., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2065); spèləviéřə [spɛləˈveːɽə] m., a Rotello (CB) (DAM,
IV:2065).
Tipi lessicali: 1. ʻsparviereʼ, 2. ʻcozza ventoʼ, 3. ‘acchiappa uccelli’.
77.1. ʻsparviereʼ
Cfr. it. sparviere, dal provenz. esparvier, e questo dal germ. sparwāri, propr.
«aquila dei passeri», cioè «uccello che caccia e mangia i passeri» (comp. di sparwo
«passero» e ari «aquila»).
77.2. ʻcozza ventoʼ
V. 53.3.
77.3. ‘acchiappa uccelli’
V. 43.2.
78.0. SMERGO (termine usato genericamente per gli smerghi)
pápərə bbəccapənditə [ˈpaːpərə bbəkkapənˈdiːtə] m., a Giulianova (TE) (DAM,
III:1427).
Tipi lessicali: 1. ʻpapero bbəccapənditəʼ.
In provincia di Campobasso, il termine cuccələviéndə indica anche l’avvoltoio (DAM, I:632).
A Casalbordino (CB) e Villalfonsina (CH), il termine šgraffacillə può designare anche l’astore e i rapaci in generale
(DAM, IV:2026).
166
167
56
Saggio onomasiologico
78.1. ʻpapero bbəccapənditəʼ
Per quanto riguarda l’elemento bbəccapənditə, quest’ ultimo sembrerebbe
composto da tema verbale + sostantivo.
79.0. STARNA: Perdix perdix
ciarlòchə [tʃarˈlɔːkə] f., a Montepagano, fraz. di Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM,
I:556).
Tipi lessicali: 1. ʻciarlocaʼ.
79.1. ʻciarlocaʼ
V. 4.3.
80.0. STERNA COMUNE: Sterna hirundo
rénnələ [ˈrennələ] f., a Ortona a Mare (CH) e Pescara (DAM, III:1731); rìnnələ
[ˈrinnələ] f., a Vasto (CH) (DAM, III:1731).
Tipi lessicali: 1. ʻrondineʼ.
80.1. ʻrondineʼ
V. 74.0.
81.0. STIACCINO: Saxicola rubetra
capənéra ròssa [kapəˈneːra ˈrɔssa] m., ad Introdacqua (AQ) (DAM, I:418); chjuvéttə
[cuˈvettə] m., a Civitella del Tronto (TE) (DAM, I:542); rəjəpigliə [rəjəˈpiʎʎə] m., a
Roccavivi, fraz. di San Vincenzo (AQ) (DAM, III:1716); ucchjə də vóvə [ˈuccə də ˈvoːvə]
m., a Casalbordino (CH), Paglieta (CH), Torrebruna (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM,
IV:2283); ucchjə də vuvə [ˈuccə də ˈvuːvə] m., a Celenza sul Trigno (CH), Torricella
Peligna (CH) e Cugnoli (PE) (DAM, IV:2283); ùocchjə də bbóvə [ˈuːoccə də ˈbboːvə] m.,
a Introdacqua (AQ), Brittoli (PE), Pietranico (PE) e Popoli (PE) (DAM, IV:2283); ùocchjə
də vàuvə [ˈuːoccə də ˈvaṷvə] m., a San Giovanni Lipioni (CH) (DAM, IV:2283); ùocchjə
də vóvə [ˈuːoccə də ˈvoːvə] m., a Fara San Martino (CH) e Lama dei Peligni (CH) (DAM,
IV:2283).
Tipi lessicali: 1. ʻcapinera rossaʼ, 2. ʻchiuvettoʼ, 3. ʻregiopigoʼ, 4. ʻocchio di bueʼ.
57
Saggio onomasiologico
81.1. ʻcapinera rossaʼ
La voce ʻcapinera rossaʼ costituisce un chiaro riferimento al colore del piumaggio
dello stiaccino.
81.2. ʻchiuvettoʼ
V. 6.0.
81.3. ʻregiopigoʼ
Per quanto riguarda l’etimologia della forma composta ʻregiopigoʼ, Ernesto
Giammarco si esprime nel seguente modo: “(…) comp. da réjə- ‘regio’ (cfr. regio (di
mare) ‘albatrello’) e -pigliə forse a) da lat. reg. abr. + piglu, sviluppo di *pīgulus (…),
dim. di lat. me. pigus ‘pesce’, (…), var. di pīcus ‘picchio’ (DEI IV 2918); b) lat. reg. abr.
+ piglus, var. di *pigillus, incr. di pīgulus con pūsillus in relaz. alla ‘piccolezza’
dell’uccello.”168
81.4. ʻocchio di bueʼ
Il tipo lessicale ʻocchio di bueʼ costituisce un riferimento al colore del piumaggio
dello stiaccino. Difatti, questo termine è motivato dal capo nero e dal sopracciglio
bianco, particolarmente visibile nei maschi, che parte dal becco e arriva fin sulla nuca.
82.0. STRILLOZZO: Emberiza calandra
pagliariccə [paʎʎaˈrittʃə] m., a Brittoli (PE) e Pietranico (PE) (DAM, III:1395);
pajarèaccə [pajaˈrɛattʃə] m., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, III:1395);
pajaréccə [pajaˈrettʃə] m., a Paglieta (CH), Penne (PE), Bisenti (TE) e Silvi (TE) (DAM,
III:1395); pajariccə [pajaˈrittʃə] m., a Civitella Messer Raimondo (CH), Torino di Sangro
(CH), Città Sant’ Angelo (PE) e Cugnoli (PE) (DAM, III:1395); štərlacchjə [ʃtərˈlaccə] m.,
a Casalbordino (CH), Paglieta (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM, IV:2119); štərlazzə
[ʃtərˈlattsə] m., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:2119).
Tipi lessicali: 1. ʻpagliericcioʼ, 2. ʻsterlaccaʼ.
82.1. ʻpagliericcioʼ
V. 95.1.
82.2. ʻsterlaccaʼ
V. 4.10.
168
(LEA, 495).
58
Saggio onomasiologico
83.0. TARABUSINO: Ixobrychus minutus
tarabbusèttə [tarabbuˈsɛttə] m., a Pescara (DAM, IV:2182).
Tipi lessicali: 1. ʻtarabusettoʼ.
83.1. ʻtarabusettoʼ
Forma diminutiva di tarabuso.
84.0. TARABUSO: Botaurus stellaris
tarabbusə [tarabˈbuːsə] m., a Francavilla al Mare (CH) (DAM, IV:2182).
Tipi lessicali: 1. ʻtarabusoʼ.
84.1. ʻtarabusoʼ
Cfr. it. tarabuso, etimo incerto.
85.0. TORDELA: Turdus viscivorus
frattarólə [frattaˈroːlə] m., a Cugnoli (PE) e Corvara (PE) (DAM, IV:2220); frattarùolə
[frattaˈruːolə] m., a Pietranico (PE) (DAM, IV:2220); tərdáchə [tərˈdaːkə] f., a Castel
del Monte (AQ), Ofena (AQ), Villa Santa Lucia (AQ), Giulianova (TE) e Montepagano
(TE) (DAM, IV:2258); tòrdərə marinə [ˈtɔrdərə maˈriːnə] f., a Introdacqua (AQ) (DAM,
IV:2221); turdaca [turˈdaːka] f., ad Arischia, fraz. di L’ Aquila (DAM, IV:2258); turdachə
[turˈdaːkə] f., a Pettorano sul Gizio (AQ), Brittoli (PE), Cappelle sul Tivo (PE), Caprara,
fraz. di Spoltore (PE), Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE), Corvara (PE), Pietranico
(PE), Spoltore (PE), Bellante (TE) e Tortoreto (TE) (DAM, IV:2258); turdayə [turˈdaːɣə]
f., a Introdacqua (AQ) (DAM, IV:2258); turdèchə [turˈdɛːkə] f., a Moscufo (PE) (DAM,
IV:2258); turdéchə [turˈdeːkə] f., a Casalbordino (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM,
IV:2258); turdècchə [turˈdɛkkə] f., a Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:2258); turdéhə
[turˈdeːɣə] f., a Lanciano (CH) (DAM, IV:2258); turdéjə [turˈdeːjə] f., a Filetto (CH) e
San Martino sulla Marrucina (CH) (DAM, IV:2258); turdèjjə [turˈdɛjjə] f., a Paglieta
(CH) (DAM, IV:2258).
Tipi lessicali: 1. ʻtordaca (marina)ʼ, 2. ʻfrattaroloʼ.
85.1. ʻtordacaʼ
Il termine ʻtordacaʼ deriva dal lat. TŬRDU(M).169
169
In Abruzzo e in Molise, per turdachə si intende anche «uomo o donna di tardo comprendonio» (DAM, IV:2258).
59
Saggio onomasiologico
85.2. ʻfrattaroloʼ
V. 76.2.
86.0. TORDO (termine usato genericamente per i turdidi)
tardégliə [tarˈdeʎʎə] m., a Roccacasale (AQ) (DAM, IV:2183); tərdè [tərˈdɛ] m., a
Casoli (CH) (DAM, IV:2258); tərdéhə [tərˈdeːɣə] m., a Provvidenti (CB) (DAM, IV:2258);
tórdələ [ˈtordələ] m., a Castel del Monte (AQ), Ofena (AQ) e Villa Santa Lucia (AQ)
(DAM, IV:2220); tórdora [ˈtordora] m., a Fiamignano (RI)170 (DAM, IV:2221); turdè
[turˈdɛ] m., a Ortona a Mare (AQ) (DAM, IV:2258); turdə [ˈturdə] m., a Casacalenda
(CB) (Vincelli, 1995:228), a Raiano (AQ) anche «semplicione, sciocco» (Venanzio
Fucinese, 2008:347); tùrdələ [ˈturdələ] m., a Celano (AQ), Ovindoli (AQ), Scapoli (IS)
e Bussi (PE) (DAM, IV:2220); tùrdənə [ˈturdənə] m., a Casoli (CH) (DAM, IV:2258);
turdo [ˈturdo] m., a Cese, fraz. di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:413); tùrghələ
[ˈturgələ] m., a Bussi (PE) (DAM, IV:2258).
Tipi lessicali: 1. ʻtordoʼ.
86.1. ʻtordoʼ
Il termine ʻtordoʼ deriva dal lat. TŬRDU(M).171
87.0. TORDO BOTTACCIO: Turdus philomelos
táurdə [ˈtaurdə] m., a Moscufo (PE), Penne (PE) e Montorio al Vomano (PE) (DAM,
IV:2220); térdə [ˈterdə] m., a Dogliola (CH) (DAM, IV:2220); tèurdə [ˈtɛurdə] m., a
Paglieta (CH) e Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:2220); tórdə [ˈtordə] m., a Introdacqua
(AQ), Altino (CH), Bomba (CH), Carpineto Sinello (CH), Filetto (CH), Francavilla al Mare
(CH), Lanciano (CH), Lettopalena (CH), Roccamontepiano (CH), Carpinone (IS), Gildone
(CB), Riccia (CB), Tufara (CB), Brittoli (PE), Castiglone a Casauria (PE), Cugnoli (PE),
Corvara (PE), Pietranico (PE) e Pescosansonesco (PE) (DAM, IV:2258); tòrdə [ˈtɔrdə]
m., a Bucchianico (CH), Casalbordino (CH), Fara San Martino (CH), Sambuceto, fraz. di
San Giovanni Teatino (CH), San Martino sulla Marrucina (CH), Villalfonsina (CH), Vacri
(CH), Alanno (PE), Abbateggio (PE), Brittoli (PE), Cepagatti (PE), Manoppello (PE),
Moscufo (PE), Montesilvano (PE), Pescara, Pianella (PE), Roccamorice (PE) e Spoltore
(PE) (DAM, IV:2220); tóurdə [ˈtourdə] m., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:2220); turdə
[ˈturdə] m., a Corfinio (AQ), Gagliano Aterno (AQ), Monticchio, fraz. di L’ Aquila, Onna,
fraz. di L’ Aquila, Scanno (AQ), Lama dei Peligni (CH), Palena (CH), Cerro al Volturno
Fiamignano si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila.
A Colonnella (TE), il tordo è presente all’ interno della seguente espressione qṷannə a tturdə ə cqṷannə a réllə «a
volte di grasso, a volte di magro» (DAM, IV:2220). Da Cepagatti (PE), invece, proviene l’espressione purtə nu tòrdə! «hai
un’ubriacatura!».
170
171
60
Saggio onomasiologico
(IS), Ielsi (CB), Bucchianico (PE), Civitella Casanova (PE), Rosciano (PE), Ancarano (TE),
Canzano (TE), Sant’ Egidio alla Vibrata (TE) e Valle Castellana (TE) (DAM, IV:2220);
turdèchə [turˈdɛːkə] m., a Morro d’ Oro (TE) (DAM, IV:2220); turdo [ˈturdo] m., a
Pianola, fraz. di L’ Aquila (DAM, IV:2220); turdu [ˈturdu] m., a Pescocanale, fraz. di
Capistrello (AQ), Borgorose (RI) e Petrella Salto (RI)172 (DAM, IV:2220).
Tipi lessicali: 1. ʻtordoʼ.
87.1. ʻtordoʼ
Il termine ʻtordoʼ deriva dal lat. TŬRDU(M).
88.0. TORDO SASSELLO: Turdus iliacus
maləvizzə [maləˈvittsə] m., a Provvidenti (CB), Toro (CB) (DAM, IV:2220) e
Casacalenda (CB) (Vincelli, 1995:94); mmaləvizzə [mmaləˈvittsə] m., a Casacalenda
(CB) (DAM, IV:2220); maləvizzərə [maləˈvittsərə] m., a Campodipietra (CB), Gildone
(CB) e Pietracatella (CB) (DAM, IV:2220); rusciulèttə [ruʃuˈlɛttə] m., a San Martino sulla
Marrucina (CH) (DAM, III:1787); turdachə ðə mundagnə [ˈturdakə ðə munˈdaɲɲə] m.,
a Bellante (TE), Campli (TE) e Torano Nuovo (TE) (DAM, IV:2258); turdə də rəpassə
[ˈturdə də rəˈpassə] m., a Fresagrandinaria (CH) (DAM, IV:2220).
Tipi lessicali: 1. ʻmalvizzoʼ, 2. ‘tordaco di montagna’, 3. ‘tordo di ripasso’,
4. ‘rusciuletto’.
88.1. ʻmalvizzoʼ
La voce ʻmalvizzoʼ, diffusa in tutto il Sud Italia, sembrerebbe derivare dal fr. ant.
malvis (mod. mauvis)173, a sua volta dal lat. *MALVICEUS per MILVACEUS del colore
del nibbio (MILVUS), raccostato a mauve ‘malva’, sempre per il colore (DEI,
III:2337).174
88.2. ʻtordaco di montagnaʼ
Il determinativo ʻdi montagnaʼ allude chiaramente all’ habitat del tordo sassello.
88.3. ʻ tordo di ripasso ʼ
Il determinativo ʻdi ripassoʼ proviene dal linguaggio venatorio e si riferisce al
ripasso, ovvero al movimento migratorio di questa specie dai luoghi di svernamento
a quelli di riproduzione.
172
Borgorose e Petrella Salto si trovano oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 facevano parte della provincia di
L’ Aquila.
173
Cfr. spagn. malvís.
174
Cfr. (Lanaia, 2003:98-99).
61
Saggio onomasiologico
88.4. ʻrusciulettoʼ
Il tipo lessicale ʻrusciulettoʼ sembrerebbe costituire la forma diminutiva dell’agg.
róscə «rosso» (DAM, III:1767-1768) per via del sottoala castano rossiccio di quest’
uccello.
89.0. TORTORA COMUNE: Streptopelia turtur
tártərə [ˈtartərə] f., a Casalbordino (CH), Paglieta (CH) e Villalfonsina (CH) (DAM,
IV:2184); tarturèllə [tartuˈrɛllə] f., a Castiglione a Casauria (PE) e Cugnoli (PE) (DAM,
IV:2260); tərturèllə [tərtuˈrɛllə] f., a Montorio al Vomano (TE) e Silvi (TE) (DAM,
IV:2260); tirtorèllə [tirtoˈrɛllə] f., a Canzano (TE) e Notaresco (TE) (DAM, IV:2260);
tòrdərappəccèunə [tɔrdərappətˈtʃɛṷnə] f., a Torino di Sangro (CH) (DAM, IV:2221);
tortorèllə [tortoˈrɛllə] f., a Riccia (CB) (DAM, IV:2260); turchjatèllə [turcaˈtɛllə] f., a
Celenza sul Trigno (CH) (DAM, IV:2258); turdarèllə [turdaˈrɛllə] f., a Chieti e Casoli (CH)
(DAM, IV:2258); turtorèlla [turtoˈrɛlla] f., ad Alfedena (AQ) (DAM, IV:2260); turturallə
[turtuˈrallə] f., a Bussi (PE) (DAM, IV:2260); turturélla [turtuˈrella] f., a Gagliano
Aterno (AQ), Goriano Sicoli (AQ) (DAM, IV:2260); turturèlla [turtuˈrɛlla] f., ad Agnone
(IS) (Meo, 2003:238); turturéllə [turtuˈrellə] f., a Sulmona (AQ) (DAM, IV:2260) e
Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:347); turturèllə [turtuˈrɛllə] f., a Francavilla al
Mare (CH), Giuliano Teatino (CH), Frosolone (IS), Brittoli (PE), Città Sant’ Angelo (PE),
Castiglione a Casauria (PE), Corvara (PE), Penne (PE), Pietranico (PE), Pescosansonesco
(PE), Bisenti (TE), Castel Castagna (TE), Cellino Attanasio (TE), Montefino (TE), Morro
d’ Oro (TE) e Penna Sant’ Andrea (TE) (DAM, IV:2260); dzidzì [dziˈdzi] m., a Silvi (TE)
(DAM, IV:2408); dzidzirinèttə [dzidziriˈnɛttə] m., a Montesilvano (PE) (DAM, IV:2408).
Tipi lessicali: 1. ʻtortora / tortorellaʼ, 2. ‘tortora piccione’, 3. ‘zizì / zizirinètto’,
4. ʻtorchiaroʼ.
89.1. ʻtortora / tortorellaʼ
Il termine ʻtortoraʼ deriva dal lat. TŬRTURE(M).
89.2. ʻtortora piccioneʼ
La voce tòrdərappəccèunə costituisce il comp. di tortora + piccione.
89.3. ʻzizì / zizirinèttoʼ
Il lessotipo ʻzizì / zizirinètto’ è di origine onomatopeica poiché si riferisce al verso
di quest’uccello.175
89.4. ʻtorchiaroʼ
V. 27.2.
175
Cfr. (LEA, 738).
62
Saggio onomasiologico
90.0. TOTTAVILLA: Lullula arborea
calandrèlla [kalanˈdrɛlla] f., a Campobasso, Isernia e Montelongo (CB) (DAM, I:374);
calandrèllə [kalanˈdrɛllə] f., a Cansano (AQ), Introdacqua (AQ), Raiano (AQ), Chieti e
Francavilla al Mare (CH) (DAM, I:374);176 cucciardèlla [kuttʃarˈdɛlla] f., a Venafro (IS)
(DAM, I:635).
Tipi lessicali: 1. ʻcalandrellaʼ, 2. ʻcucciardellaʼ.
90.1. ʻcalandrellaʼ
V. 4.2.
90.2. ʻcucciardellaʼ
V. 4.6.
91.0. UPUPA: Upupa epops
céllə di mórtə [ˈtʃellə di ˈmortə] m., a Macchiavalfortore (CB) (DAM, I:565); ciéllə də
cambəsandə [tʃiˈellə də kambəˈsandə] m., a Montagano (CB) (DAM, IV:2267); fùfeda
[ˈfuːfeda] f., a Genzano di Sassa, oggi fraz. di L’ Aquila (AIS, 625) (DAM, II:847); yallə
ualanə [ˈɣallə waˈlaːnə] m., a Montefino (TE) (DAM, IV:2267); yallèttə [ɣalˈlɛttə] m., a
Chieti e Pescara (DAM, II:865); galliccə də san Pitrə [galˈlittʃə də san ˈpiːtrə] m., a
Collecorvino (PE) (DAM, II:865); yalluccə [ɣalˈluttʃə] m., a Silvi (TE) (DAM, II:865);
galluccə də sélvə [galˈluttʃə də ˈselvə] m., a Ripamolisani (CB) (DAM, IV:2267); hallòttə
[ɣalˈlɔttə] m., a Cepagatti (PE) (DAM, II:865); lùcchərə [ˈlukkərə] f., a Fara San Martino
(CH) (AIS, 648) (DAM, III:1019); pəppòttə [pəpˈpɔttə] m., a Campli (TE) (DAM, III:1503);
pəpúlica [pəˈpuːlika] m., a Collelongo (AQ) (DAM, III:1503); pica [ˈpiːka] f., a Cese, fraz.
di Avezzano (AQ) (Cipollone, 2006:282); pipə [ˈpiːpə] f., a Giulianova (TE) (DAM,
III:1615); pupə [ˈpuːpə] f., a Nocciano (PE), Bellante (TE), Campli (TE), Mosciano Sant’
Angelo (TE), Silvi (TE), Torano Nuovo (TE) e Valle Castellana (TE) (DAM, III:1615);
pùpola [ˈpuːpola] f., a Roccavivi, fraz. di San Vincenzo (AQ) (DAM, III:1616); pupù
[puˈpu] m., a Cocullo (AQ) (DAM, III:1616); pupúləca [puˈpuːləka] f., a Collelongo (AQ)
(DAM, III:1616); ùpica [ˈuːpika] f., a Civitella Roveto (AQ) (De Blasis, 2011:246).
Tipi lessicali: 1. ʻpùppolaʼ, 2. ‘fùfeda’, 3. ‘galluccio di san Pietro / uccello di morte / di
camposanto’, 4. ‘galletto / galluccio (di selva)’, 5. ‘gallo vaccaro’, 6. ‘allocco’, 7. ‘pica’.
91.1. ʻpùppolaʼ
Cfr. it. reg. pùppola, dal lat. *UPUPŬLA, dim. di ŬPŬPA «upupa».
176
A Civitacampomarano (CB) il termine calandrèllə f. indica la «lucciola» (DAM, I:374).
63
Saggio onomasiologico
91.2. ʻfùfedaʼ
La voce ʻfùfedaʼ è di origine onomatopeica poiché si riferisce al verso di quest’
uccello.
91.3. ʻgalluccio di san Pietro / uccello di morte / di camposantoʼ
Il termine ʻgalluccio di san Pietro’ così come le forme ‘uccello di morte’ e ‘uccello
di camposantoʼ trovano la propria motivazione nelle credenze popolari che
consideravano l’upupa annunciatrice di morte a causa del suo canto monotono, simile
a quello di alcuni strigidi notturni già considerati come portatori di sventura.177 Difatti,
in passato, la somiglianza del verso di questi ultimi con quello dell’upupa ha
contribuito ad attribuirle abitudini notturne che non possiede.
91.4.
ʻgalletto / galluccio (di selva)ʼ
Il tipo lessicale ʻgalletto / galluccioʼ indica l’associazione effettuata dalla
tassonomia popolare tra il gallo domestico e l’upupa per via del ciuffo erettile
presente sul capo di quest’ uccello. Per quanto riguarda invece il determinativo ‘di
selvaʼ, quest’ultimo costituisce un chiaro riferimento all’ habitat dell’upupa.
91.5. ʻgallo vaccaroʼ
V. 12.5.
91.6. ʻalloccoʼ
V. 3.0.178
91.7. ‘pica’
V. 41.5.
92.0. USIGNOLO: Luscinia megarhynchos
aulùrïə [auˈluːri ̯ə] m., a Tocco da Casauria (PE) (DAM, I:277); cèllə frattarólə [ˈtʃɛllə
frattaˈroːlə] m., a Campli (TE) (DAM, I:565); ɖuscignúoɖə [ɖuʃiˈɲuːoɖə] m., a Sant’
Egidio alla Vibrata (TE) (DAM, III:1786); frattaróla [frattaˈroːla] f., a Cerchio (AQ)
(DAM, II:828); frattarólə [frattaˈroːlə] f., ad Introdacqua (AQ) (DAM, II:828);
frattaruólə [frattaˈrwoːlə] m., ad Agnone (IS) (Meo, 2003:109); luɖəgnúolə
[luɖəˈɲuːolə] m., a Sant’ Andrea, fraz. di Civitella del Tronto (TE) (DAM, III:1786);
pəccunéttə [pəkkuˈnettə] m., a Casoli (CH) (DAM, III:1470); rəscəgnòlə [rəʃəˈɲɔːlə] m.,
a Lama dei Peligni (CH), Sambuceto, fraz. di San Giovanni Teatino (CH) (DAM, III:1786)
e Opi (AQ)179; rəscignéujə [rəʃiˈɲeṷjə] m., a Raiano (AQ) (DAM, III:1786); rəscignúɖə
[rəʃiˈɲuːɖə] m., a Caramanico Terme (PE) (DAM, III:1786); rəscignúogliə [rəʃiˈɲuːoʎə]
177
V. 23.3.
AIS: luppa (645 Tagliacozzo (AQ), lùppəla (668 Morrone del Sannio (CB), púlapù (666 Roccasicura (IS) = upupa.
179
Dato raccolto personalmente il 25-10-2013.
178
64
Saggio onomasiologico
m., a Civitella del Tronto (TE) (DAM, III:1786); rəscignuólə [rəʃiˈɲwoːlə] m., a
Campodipietra (CB) (DAM, III:1786); rəsəgnúolə [rəsəˈɲuːolə] m., a Castel di Sangro
(AQ) (DAM, III:1786); riscəgnáulə [riʃəˈɲaṷlə] m., a Spoltore (PE) (DAM, III:1786);
riscignòlə [riʃiˈɲɔːlə] m., a Cappelle sul Tavo (PE), Città Sant’ Angelo (PE)180, Cepagatti
(PE), Loreto Aprutino (PE), Moscufo (PE), Manoppello (PE), Pescara, Penne (PE),
Villanova (PE), Castel Castagna (TE), Cellino Attanasio (TE), Castilenti (TE), Montefino
(TE), Penna Sant’ Andrea (TE) e Silvi (TE) (DAM, III:1786); ruscəgníujə [ruʃəˈɲiːujə] m.,
a Popoli (PE) (DAM, III:1786); ruscəgnúlə [ruʃəˈɲuːlə] m., a Campli (TE) (DAM, III:1786);
ruscəgnúoɖə [ruʃəˈɲuːoɖə] m., a Torano Nuovo (TE) (DAM, III:1786); ruscəgnúolə
[ruʃəˈɲuːolə] m., a Brittoli (PE) (DAM, III:1786); ruscəgnòlə [ruʃəˈɲɔːlə] m., a Canzano
(TE), Morro d’ Oro (TE), Montorio al Vomano (TE) e Notaresco (TE) (DAM, III:1786);
rusciagnòlə [ruʃaˈɲɔːlə] m., a Cercemaggiore (CB) e Riccia (CB) (DAM, III:1786);
rusciagnulə [ruʃaˈɲuːlə] m., a Scapoli (IS) (DAM, III:1786); ruscignòlə [ruʃiˈɲɔːlə] m., a
San Demetrio ne’ Vestini (AQ), Tione degli Abruzzi (AQ), Villetta Barrea (AQ), Giuliano
Teatino (CH), Ortona a Mare (CH) e Penne (CH) (DAM, III:1786); ruscignólu [ruʃiˈɲoːlu]
m., a L’ Aquila (DAM, III:1786); rusigníulə [rusiˈɲiːulə] m., a Vittorito (AQ) (DAM,
III:1786); rusignólu [rusiˈɲoːlu] m., a San Lorenzo, fraz. di Pizzoli (AQ) (DAM, III:1786);
rusignúlə [rusiˈɲuːlə] m., a Goriano Sicoli (AQ) (DAM, III:1786); šbusciafrattə
[ʃbuʃaˈfrattə] m., a Monticchio, fraz. di L’ Aquila (DAM, IV:1849); signúolə [siˈɲuːolə]
m., a Gagliano Aterno (AQ) (DAM, IV:2036); sparnuccə [sparˈnuttʃə] m., a Casoli (CH)
(DAM, IV:2064).
Tipi lessicali: 1. ʻrosignoloʼ, 2. ‘frattarola’, 3. ‘buca cespugli’, 4. ‘aulurio’,
5. ‘becconetto’, 6. ‘sparnuccio’.
92.1. ʻrosignoloʼ
Cfr. it. ant. o letter. o reg. rosignolo (o rusignolo; meno com. rosignuolo e
rusignuolo), dal provenz. rosinhol, che è il lat. *LUSCINIOLUS, dim. di LUSCINIA
«usignolo».181
92.2. ʻfrattarolaʼ
V. 76.2.
92.3. ʻbuca cespugliʼ
V. 76.1.
A Città Sant’ Angelo (PE), l’usignolo è presente nel seguente detto: à rminutə (o candə) lu riscignòlə: s’ à da suməndè
lu randinïə «è tornato l’usignolo, bisogna seminare il granturco» (DAM, III:1786).
181
Da Torrevecchia Teatina (CH) proviene questo detto: lu ruscəgnòlə nən gandə la prim’ annə; la secònd’ annə candə
«l’usignuolo non canta il primo anno, ma il secondo, cioè a due anni» (DAM, III:1786).
180
65
Saggio onomasiologico
92.4. ʻaulurioʼ
Secondo Ernesto Giammarco, il tipo lessicale aulùrïə costituirebbe una “var. di
ŏlor -ōris ‘cigno’ (DEI IV 2643) con dittongo secondario”182.
92.5.
ʻbecconettoʼ
V. 63.1.
92.6. ʻsparnuccioʼ
Per quanto riguarda l’etimologia della voce ʻsparnuccioʼ, Ernesto Giammarco si
esprime nel seguente modo: “La vc., con a avantonica per -r-, va collegata a I.
spernùzzola (a. 1622) cinciallegra, Parus maior che ‘deve essere stata una vc. dell’Italia
centrale’ (DEI V 3587) e al ven. padov. 2. spernacìno morétta, Aythya filigula, deverb.
da spernare, spernacciare ‘scapigliare’ (?).”183
93.0. VERDONE: Chloris chloris
cèllə də lénə [ˈtʃɛllə də ˈleːnə] m., a Torrebruna (DAM, IV:2331); lupədəciéllə
[lupədətʃiˈellə] m., a Castelmauro (CB) (DAM, II:1026); mallardə [malˈlardə] m., a
Campolieto (CB), Monacilioni (CB), Sepino (CB) e San Giovanni in Galdo (CB) (DAM,
IV:2331); pi̯èttəvérdə [pi ̯ɛttəˈverdə] m., a Vastogirardi (IS) (DAM, III:1554);
pizzəcafívvərə [pittsəkaˈfivvərə] m., a Tavenna (CB) (DAM, IV:2086); vərdàunə
[vərˈdaṷnə] m., ad Altino (CH) (DAM, IV:2331); vərdónə [vərˈdoːnə] m., a L’ Aquila,
Chieti, Campobasso, Castiglione a Casauria (PE), Cugnoli (PE) e Nereto (TE) (DAM,
IV:2331); vərdònə [vərˈdɔːnə] m., a Gessopalena (CH) (DAM, IV:2331); vərdórə
[vərˈdoːrə] m., a Lanciano (CH) (DAM, IV:2331); virdònə [virˈdɔːnə] m., a Pescara e
Teramo (DAM, IV:2331); vurdòunə [vurˈdɔṷnə] m., a Palena (CH) (DAM, IV:2331).
Tipi lessicali: 1. ʻverdoneʼ, 2. ‘petto verde’, 3. ‘mellardo’, 4. ‘pizzica fichi’, 5. ‘uccello di
legna’, 6. ‘lupo degli uccelli’.
93.1. ʻverdoneʼ
Cfr. it. verdone, dal colore giallo verdastro del suo piumaggio.
93.2.
ʻpetto verdeʼ
V. 93.1.
93.3.
ʻmellardoʼ
V. 42.2.
182
183
(LEA, 66).
Ibidem, 621.
66
Saggio onomasiologico
93.4.
ʻpizzica fichiʼ
V. 14.2.
93.5. ʻuccello di legnaʼ
La motivazione del termine ʻuccello di legnaʼ potrebbe essere fornita dalle
capacità mimetiche sviluppate dal verdone grazie al suo piumaggio giallo verdastro.
93.6. ʻlupo degli uccelliʼ
Per quanto riguarda la motivazione del tipo lessicale ʻlupo degli uccelliʼ, è utile
riportare quanto Alfio Lanaia, all’ interno di Ornitonimia etnea, scrive sul succiacapre,
indicato in una località etnea con un termine pressoché identico a quello abruzzese
per il verdone: “Solo a Biancavilla ho raccolto la denominazione lupu d’ âcièddi (…).
L’ informatore ha spiegato che il nostro uccello ha questo nome per la sua capacità di
mimetizzarsi; il succiacapre, infatti, quando «è posato sui rami si vede difficilmente
perché […] si pone nel senso stesso del ramo».184
Si può così ipotizzare come il verdone in Abruzzo e il succiacapre in area etnea siano
accomunati dal medesimo nome poiché entrambi, grazie al loro piumaggio, hanno
sviluppato abili capacità di mimetizzazione tra il fogliame. Queste capacità mimetiche
sono poi state associate dalla tassonomia popolare a quelle del lupo, predatore
“scaltro” per antonomasia.185
94.0. VERZELLINO: Serinus serinus
uərdzəlleinə [wərdzəlˈlei ̯nə] m., a Raiano (AQ) (Venanzio Fucinese, 2008:356);
vərdunèllə [vərduˈnɛllə] m., a San Giovanni Teatino (CH) (DAM, IV:2338); vərdzèllə
[vərˈdzɛllə] f., a Castiglione a Casauria (PE) (DAM, IV:2338); vərdzəllénə [vərdzəlˈleːnə]
m., a Bellante (TE) e Roseto degli Abruzzi (TE) (DAM, IV:2338); vərdzəllinə
[vərdzəlˈliːnə] m., a Francavilla al Mare (CH), Cappelle sul Tavo (PE), Caprara (PE),
Cugnoli (PE), Spoltore (PE) (DAM, IV:2338) e Campobasso (Brunale, 2001:395).
Tipi lessicali: 1. ʻverzello / verzellinoʼ.
94.1. ʻverzello / verzellinoʼ
Dall’ it. verzellino, der. di verde, con la -z- di verzura e sim.
184
185
(Lanaia, 2003:92).
Cfr. Ibidem, 92.
67
Saggio onomasiologico
95.0. ZIGOLO GIALLO: Emberiza citrinella
pagliaràcciu [paʎaˈrattʃu] m., a Fiamignano (RI)186 e Pescocanale, fraz. di Capistrello
(AQ) (DAM, III:1395); pajaràcciu [pajaˈrattʃu] m., a Borgorose (RI)187 (DAM, III:1395);
passérácciu [passeˈrattʃu] m., a Petrella Salto (RI)188 (DAM, III:1450); pəlléřəcciónə
[pəlleɽətˈtʃoːnə] m., a Provvidenti (CB) (DAM, III:1405); zìula [ˈtsiːula] m., nell’
Aquilano (DAM, IV:2408).
Tipi lessicali: 1. ʻpagliericcio / pagliericcioneʼ, 2. ʻpasseraccioʼ, 3. ‘zìula’.
95.1. ʻpagliericcioʼ
Der. di paglia, per via della abitudine di quest’ uccello di frequentare i pagliai
(LEA, 408).
95.2. ʻpasseraccioʼ
V. 58.1.
95.3. ʻzìulaʼ
Il lessotipo ʻzìula’ è di origine onomatopeica poiché si riferisce al verso dello
zigolo giallo.
Fiamignano si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila.
Borgorose si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila.
188
Petrella Salto si trova oggi in provincia di Rieti ma fino al 1927 faceva parte della provincia di L’ Aquila.
186
187
68
Conclusioni
Conclusioni
Il sottosistema degli ornitonimi
La presente ricerca ha portato alla raccolta di 504 denominazioni dialettali, indicanti
92 specie di uccelli, le quali possono essere analizzate ulteriormente al fine di
osservare con quali dinamiche si forma il sottosistema degli ornitonimi.
0.1. Nomi opachi
Il sottosistema dei nomi opachi è formato da una minoranza di ornitonimi di
tradizione ininterrotta (latini, greci mediati dal latino), da prestiti francesi o spagnoli
la cui motivazione originaria è stata dimenticata in seguito al mutamento linguistico.
Fra i latinismi possono essere annoverati lòdəna ˂ (A)LAUDA(M) «allodola», calandra
˂ *CALANDRA, prestito dal gr. kálandros «allodola», cuərnacchja ˂ CORNACŬLA(M)
«cornacchia», pərnicə ˂ PERDICE(M) «pernice», córvə ˂ CŎRVU(M) «corvo», falchə
˂ FALCONE(M) «falco», pica ˂ PICA «gazza», yufə ˂ GŪFO «gufo», mèrula
˂ MERULA(M) «merlo», níbbiə ˂ NĬBŪLU(M) «nibbio», palómmə ˂ PALŬMBU(M)
«piccione», passərə ˂ PASSERE(M) «passero», rènnələ ˂ (HI)RŬNDINE(M) «rondine»,
turdə ˂ TŬRDU(M) «tordo».
Fra i prestiti francesi è possibile ricordare məllardə ˂ ant. fr. malard «germano
reale», sparəvérə ˂ provenz. esparvier «sparviere» e riscignòlə ˂ provenz. rosinhol
«usignolo». Per quanto riguarda gli ispanismi, l’unico ornitonimo attribuibile a questo
gruppo è rappresentato da šgargə ˂ sp. garza «airone».
Per la maggior parte degli ornitonimi presenti nella raccolta si è fatto invece ricorso
al patrimonio linguistico delle parlate abruzzesi e molisane.
0.2. Nomi trasparenti
0.2.1. Formazioni onomatopeiche
69
Conclusioni
Alcuni ornitonimi intendono suggerire acusticamente, attraverso l’imitazione
fonetica, la voce degli uccelli. In genere, queste denominazioni sono costituite da una
serie di sillabe in un’unità grafica: cchjuchjù «assiolo»; ciacià «cesena»; cucù «cuculo»;
quaquarqṷà «quaglia»; tirlurì «merlo»; dzidzì «tortora comune». Alcune di queste
formazioni di origine onomatopeica hanno subito un completo adattamento
grammaticale con l’aggiunta di suffissi che le rendono elementi stabili del lessico
dialettale. Ciò, ad esempio, è avvenuto nei casi di spìppərə «allodola», ciuciuvétta
«civetta» e dzidzirinèttə «tortora comune». Così, l’alto grado di metabolizzazione di
determinate parole onomatopeiche all’interno della lingua può, a volte, farne
dimenticare l’originaria appartenenza alla categoria degli ideofoni.
0.2.2. Motivazione morfologica
Molto più numerose sono quelle denominazioni la cui motivazione è di tipo
morfologico poiché sono state create attraverso i processi di derivazione. In questo
modo, la morfologia, mediante l’aggiunta di suffissi nominali alle parole, impedisce
nuovi casi di lessicalizzazione.
Verranno ora forniti degli esempi in cui la motivazione morfologica è data
dall’aggiunta di suffissi raggruppati sulla base delle funzioni che assolvono:
L’aggiunta di suffissi diminutivi a basi nominali primarie è in grado di indicare una
varietà differente o una specie diversa: I. -acchjə, -a: pəcacchjə, cuərnacchja,
štərlacchjə; II. -ellə, -a: rənnəlèllə, calandrèllə, paparèllə, turturèlla, cucciardèlla;
III. -ettə, -a: cchjulèttə, farghétto, cəlléttə, tarabbusèttə, pəccunéttə; IV. -icchjə, -a:
rənnəlicchja; V. -inə, -a: patazzìnə, chjuvinə; VI. -ottə, -a: parricciulòttə, pəccunòttə,
hallòttə, pəppòttə; VII. -uccə, -uccia: alla funzione diminutiva si può sommare quella
affettiva: cardəgliuccə, cəgliuccə, yalluccə.
Anche i suffissi accrescitivi, aggiunti alle basi nominali primarie, lessicalizzano
varietà o specie diverse: I. -anə, -a: cajanə, cudana; II. -accə, -accia / -azzə, -a: con
funzione anche peggiorativa: passérácciu, palummaccə, pəcazza, scutazzə; III. -onə, a: šgardzónə, aquəlònə, rappòṷnə, calandrónə, cəllónə, faləcónə, ciuettónə,
rannəlònə.
Alcuni suffissi aggettivali designano dei tratti tipici dell’uccello come l’aspetto e il
comportamento (volo, habitat, alimentazione, predazione, canto): I. -arə, -a:
cavallarə, fərməchærə, pagliúzzərə; II. -atə, -a: cappəllutə; III. -olə, -a: facciòlə,
tərragnóla, prətaròlə, tərraròlə, frattarulə.
Oltre ai tipi derivazionali, anche i nomi composti e i tipi sintagmatici possiedono una
motivazione morfologica. Difatti, all’interno delle forme composte, il determinante
ha spesso la funzione di indicare la varietà della specie di appartenenza. I diversi tipi
di composti rinvenibili all’interno della raccolta sono i seguenti:
70
Conclusioni
I. Nome determinato + aggettivo determinante: l’attributo ha la funzione di
mettere in evidenza l’aspetto dell’uccello, oppure l’habitat abitualmente frequentato:
capəròššə, cotalòghə, capənérə, cégliə frəddəlusə, culuchjórtə, pichə mariólə, pápərə
səlvátichə, capəvèrdə, péca bbónə, allə šturzə, mèrədiə acquaròlə, passarillə méutə,
pässərə sulitärïə, pərnecə bbianghə, pəttəróššə, jallə řuššə, tòrdərə marinə, cèllə
frattarólə.
II. Nome determinato + nome determinante: pichətórdə, céllə grəféunə,
tòrdərappəccèunə.
III. Nome determinato + nome perifrastico determinante: questo tipo sintagmatico
indica soprattutto l’habitat frequentato: aštólə də pandanə, yallə də sélva, pəcciónə
ðə cambanarə, céllə da mmalanòttə, turdachə ðə mundagnə, turdə də rəpassə, ciéllə
də cambəsandə, uallə də lu ualònə, lupədəciéllə, ucchjə də vóvə.
IV. Nome determinato + nome perifrastico determinante: yufə chə lə récchjə.
V. Verbo + nome: questo tipo sintagmatico allude soprattutto al comportamento
dell’uccello: pizzəcafíquərə, scacazza bbədèndə, paššapècurə, šbuciafrattə,
šgraffacillə, scòřciavèndə, cchjappafurmichə, tùcculafàvə, piccajallə, tòzzələcèřřə,
pəštacuppə.
71
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80
Indici
Indici
Indice degli ornitonimi italiani
I numeri rinviano ai paragrafi
AIRONE
AIRONE CENERINO
ALLOCCO
ALLODOLA
AQUILA REALE
ASSIOLO
ASTORE
AVERLA CAPIROSSA
AVERLA PICCOLA
BALESTRUCCIO
BALLERINA BIANCA
BARBAGIANNI
BECCACCINO
BECCAFICO
CALANDRA
CANAPIGLIA
CAPINERA
CAPPELLACCIA
CARDELLINO
CESENA
CINCIALLEGRA
CIUFFOLOTTO
CIVETTA
CODIBUGNOLO
CODIROSSO
CODONE COMUNE
COLOMBACCIO
COLOMBELLA
CORNACCHIA GRIGIA
COTURNICE
CORVO IMPERIALE
CUCULO
CULBIANCO
CUTRETTOLA
FAGIANO
FALCO
FALCO DI PALUDE
FALCO PELLEGRINO
FRINGUELLO
GABBIANO
GAZZA
GERMANO REALE
GHEPPIO
GHIANDAIA
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
81
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
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36
37
38
39
40
41
42
43
44
Indici
GRIFONE
GUFO COMUNE
GUFO REALE
MARTIN PESCATORE EUROPEO
MARZAIOLA
MERLO
MERLO ACQUAIOLO
MORIGLIONE
NIBBIO REALE
NITTICORA
OCA SELVATICA
OCCHIOCOTTO
PASSERA LAGIA
PASSERO DOMESTICO
PASSERO SOLITARIO
PAVONCELLA
PERNICE BIANCA
PETTIROSSO
PICCHIO
PICCHIO MURAIOLO
PICCHIO ROSSO MAGGIORE
PICCHIO ROSSO MINORE
PICCHIO VERDE
PICCIONE SELVATICO
PISPOLA
POIANA COMUNE
QUAGLIA
RAMPICHINO
RIGOGOLO
RONDINE COMUNE
RONDONE
SCRICCIOLO
SPARVIERE
SMERGO
STARNA
STERNA COMUNE
STIACCINO
STRILLOZZO
TARABUSINO
TARABUSO
TORDELA
45
46
47
48
49
50
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
82
83
84
85
TORDO
TORDO BOTTACCIO
TORDO SASSELLO
TORTORA COMUNE
TOTTAVILLA
UPUPA
USIGNOLO
VERDONE
VERZELLINO
ZIGOLO GIALLO
82
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
Indici
Indice degli ornitonimi dialettali
In neretto le forme non provenienti dal DAM,
I numeri rinviano ai paragrafi
àcula
ajjócco
allə šturzə
allòcchə
alócchərə
alucchə
àquəla
àquələ
aquəlònə
àquilə
artétəchə
aššə
aštólə
aštólə də pandanə
ašturə
aucégliə
aulàunə
aulùrïə
avəcéllə
áddzələ
bbarbaggiallə
bbarbaggiannə
bbarbašannə
bbarbašano
bbəttaräššə
bbufèṷ
5.1.
3.1.
46.2.
3.1.
3.1.
3.1.
5.1.
5.1.
5.1.
5.1.
34.1.
32.1.
7.1.
37.1.
7.1.
39.1.
63.10.
92.4.
39.1.
41.2.
cajanə
cajènə
calandra
calandrèlla
calandrèllə
calandrónə
capanirə
capənai̯rə
capənéra
capənéra ròssa
capənérə
capənòrə
capəròššə
capəvardə
capəvèrdə
capəvirdə
capovérdə
cappəllutə
capruššittə
capunéra
cardəgliuccə
cardéllə
cardəllinə
cardiɖɖə
cardíəgghjə
cardíəjjə
12.1.
12.1.
12.1.
12.1.
62.1.
46.5.
83
40.1.
40.1.
4.2.
15.1., 90.1.
15.1., 90.1.
15.1.
17.1.
17.1.
17.1.
81.1.
17.1.
17.1.
8.1., 52.1.
42.1.
42.1.
42.1.
42.1.
18.1.
19.2.
17.1.
19.1.
19.1.
19.1.
19.1.
19.1.
19.1.
Indici
chjuvəttèlla
chjuvinə
ciacià
ciacciaccólə
ciacciaccólla
ciacciachéulə
ciacciacólə
ciacciacórə
ciàyuələ
ciarciacóla
ciarlòchə
ciàuələ
ciàuia
ciàujja
ciàula
ciàulə
ciàvəla
cicciacòla
cicciacòlla
cicciacòva
cicciallégrə
cicərəgnólə
cicindèrrə
ciciuattə
ciciuètta
ciciuvétta
ciégliə də la malanóvə
cièhulə
ciéllə də cambəsandə
ciéllə də malə aùrəjə
ciéllə uauà
ciuattə
ciucciacólə
ciucciacórə
ciuciuvétta
ciuétta
ciuéttə
ciuettónə
ciuhòttə
cijjuccə
ciuwattə
cardigliə
19.1.
cardillə
19.1.
cardzillə
19.1.
caštrə
9.1.
cavallarə
63.6.
cchjappafurmichə
63.9.
cchjóvə
6.1.
cchjù
6.1.
cchjuchjù
6.1.
cchjulèttə
6.1.
cəcərəgnólə
21.1.
cəcərəgnuólə
21.1.
cəcərəndèllə
21.1.
cəfəcétrə
14.1.
cégliə frəddəlusə
23.4.
cəgliuccə
39.1.
céllə da mmalanòttə
23.3.
cèllə da mmalə chəndzónə
23.3.
cèllə də lénə
93.5.
céllə di mórtə
91.3.
cèllə frattarólə
92.2.
céllə grəféunə
45.1.
céllə mmalalènə
23.3.
cəlléttə
39.1.
cəllónə
31.2., 70.1.
cellóne
70.1.
céjjo grifóno
45.1.
cəsuèttə
23.1.
cəuétta
23.1.
cəuéttə
23.1.
cəvétta
23.1.
cəvòttə
23.1.
chəchjìulə
32.2.
chèrdillə
19.1.
chjacchjalonə
63.8.
chjichjilə
32.2.
chjiculə
32.2.
chjift
53.6.
chjócchjələ
6.1.
chjòvə
22.1., 32.3.
chjuvéttə
81.2.
84
6.1.
46.6.
20.1.
41.1.
41.1.
41.1.
41.1.
41.1.
29.1.
41.1.
4.3., 79.1.
29.1.
29.1.
29.1.
29.1., 41.3.
29.1.
29.1.
41.1.
29.2.
41.1.
21.2.
21.1.
17.2., 21.1.
23.2.
23.2.
23.2.
23.3.
29.1.
91.3.
23.3.
36.9.
23.1.
41.1.
41.1.
23.2.
23.1.
23.1.
46.7.
23.1.
39.1.
23.1.
Indici
ciuwétta
clòdə
coafiamma
coandzìndzara
coandzìndzola
cocamarinə
cocamaròinə
cóchəramarinə
cóchəramaróinə
codandzìndzara
codandzìndzərə
codaròccia
códaròscə
codavatta
codërandzìndzëra
colacó
colacóla
cólə
cóliə
còlla lònghə
condadzindzərə
contrandzindzərə
còrbə
córvə
córvu
cotabiånghə
cotadindzèndzərə
cotalòghə
cotalónghə
cotalònghə
cotandzìndzərə
cotarindzìndzola
covandzìndzələ
covandzìndzola
cóvaròscia
craparèllə
craštəca
craštəchə
cucalə
cuccavàjənə
cuccələviéndə
cucciarda
cucciardèlla
cuccu
cucculə
cuchèlə
cuchéulə
cucù
cuculə
cucullə
cuculu
cudaiddzìddzëra
cucurəndzéndzələ
cudana
cuərnacchja
cuərnacchjə
cullarinə
culuchjórtə
culumbaccə
cuórəvə
cuórvə
curandzindzəla
curnacchjə
cùrvənə
cutərandzindzələ
cutrandzéndzərə
cutrəndzíndzələ
cuvarèllə
23.1.
4.4.
25.2.
34.2.
11.1., 34.2.
29.3., 40.2., 55.1.
55.1.
55.1.
55.1.
34.2.
11.1.
25.1.
25.1.
24.1.
34.2.
41.1.
41.1.
41.1.
41.1.
16.1.
21.3.
21.3.
31.1.
31.1.
31.1.
33.1.
34.2.
11.2.
24.2., 34.3.
24.2.
11.1.
34.2.
11.1.
34.2.
25.1.
4.5.
9.1.
9.1.
40.3.
12.2.
77.2.
85
4.6.
90.2.
32.2.
32.2.
40.3.
32.2.
32.2.
32.2.
32.2.
32.2.
34.2.
11.1., 21.3.
26.1.
29.4.
29.4.
68.3.
33.2.
27.1.
31.1.
31.1.
21.3.
29.4.
31.1.
21.3.
21.3.
34.2.
4.7.
ɖuscignúoɖə
92.1.
facciòlə
facciómə
facciòmə
facciòmmələ
facióm
faggènə
faggianə
faggianu
falchə
falchənéttə
falchéunə
12.3.
12.3.
46.10.
12.3.
12.3.
35.1.
35.1.
35.1.
36.1.
36.1.
38.1.
Indici
falchìttə
falcunéttə
falcunoéttə
fàləchə
faləcónə
faləcunuattə
falgàunə
fàlicu
falicunə
farghétto
farghìttu
fargo
fargu
fašanə
fècciòlə
fècciónə
fəcétələ
fəcétəra
fəcétərə
fəcétrə
fəciàtələ
félchə
fərləngallə
fərlənghéllə
fərməchærə
ficiòtə
ficiòtərə
ficiòtrə
fraffaréllə
franghillo
franguillə
frattaróla
frattarólə
frattarulə
frattarùolə
frattaruólə
frənguégliə
frənguèllə
fringuéjjə
fringuéjjo
fringuéjju
fucétələ
fucétulə
fùfeda
36.1.
36.1.
36.1.
36.1.
38.1.
36.1.
38.1.
36.1.
38.1.
36.1.
43.1.
36.1.
36.1.
35.1.
12.3.
12.3.
14.1.
14.1.
69.1.
14.1.
17.3.
36.1.
39.2.
39.2.
63.9.
20.2.
69.1.
14.1.
39.2.
39.2.
39.2.
92.2.
85.2., 92.2.
76.2.
85.2.
92.2.
39.2.
39.2.
39.2.
39.2.
39.2.
yallə də sélva
yallə ualanə
yallèttə
galliccə də san Pitrə
hallòttə
galluccə də sélvə
yalluccə
ɣambəttónə
hardillə
hardzəllittə
yaddzə
ggufə
ghéfə
héfə
héufə
hífə
yéufə
yífə
ghjìufə
hìufə
yrəfónə
yrénnələ
hufə
yufə
yufə chə lə récchjə
yufə chji řécchjə
gufu
86
69.1.
21.4.
91.2.
67.5.
46.3., 91.5.
91.4.
91.3.
91.4.
91.4.
91.4.
1.1.
19.1.
19.1.
41.2.
46.1.
46.1.
46.1.
46.1.
46.1.
46.1.
46.1.
46.1.
46.1.
45.1.
74.1.
46.1.
46.1.
47.1.
47.1.
46.1.
jallə řuššə
jallə vi̯érdə
jardzillə
65.1.
67.6.
19.1.
landràunə
léndra
lənnənèllə
lòcchə
lòdəla
75.1.
74.1.
10.1.
3.1.
4.1.
Indici
lòdəna
lòðənə
lòla
lòtəna
lòtənə
lùccara
lùcchərə
luɖəgnúolə
lupədəciéllə
luprəcèllə
malə cavællə
maləvizzə
maləvizzərə
mallardə
mangiafichə
mardzajòlə
mardzarólə
mbəštacuppə
məllardə
mèrɖə
mèrədiə acquaròlə
mèrïa frədaròla
mèrla
mèrlə
mérlə
mérlu
mérojo
mèrula
mérula
miérəula
miérgliə
miérla
mièrla
miérlə
miérvələ
mièrvulə
millardə
miòrlə
mirlə
mmaləvizzə
4.1.
4.1.
4.1.
4.1.
4.1.
46.4.
12.4., 91.6.
92.1.
93.6.
38.2.
63.6.
88.1.
88.1.
42.2., 49.1., 93.3.
63.12.
49.2.
49.2.
68.4.
42.2.
50.1.
51.1.
51.2.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
50.1.
42.2., 49.1.
50.1.
50.1.
88.1.
87
mməllardə
mullèrdə
munachèllə
42.2.
42.2.
60.2.
ndócchəlècérrə
négghjə
níbbiə
níbbïə
níbbijə
nibblə
nicchjə
nìə
nigghjə
niggliə
nijjə
63.2.
53.1.
53.1.
53.1.
53.1.
53.1.
53.1.
53.1.
53.1.
53.1.
53.1.
pæcchjə murajòlə
pæcchjə ròššə
pæcchjə vòrdə
paggiana
pagliaràcciu
pagliariccə
pagliúzzərə
pagnògnərə
pajaràcciu
pajarèaccə
pajaréccə
pajariccə
paləmmarə
palómmə
palummaccə
palummíəgliə
pápaɽa salvággia
paparèllə
pápərə bbəccapənditə
pápərə səlvátichə
papparèllə
papraciannə
parlèccə
parləcciattə
parliccə
64.3.
65.3.
67.3.
41.4.
95.1.
82.1.
64.4.
18.2.
95.1.
82.1.
82.1.
82.1.
27.1.
68.2.
27.1.
28.1.
42.3.
48.1.
78.1.
42.3.
48.1.
12.1.
64.5.
64.5.
64.5.
Indici
parluccə
pařřéllə
parriacə
parricciulòttə
parruccə
parruccèttə
parruccia
paššapècurə
passérácciu
passərə
passariéllə
passarillə méutə
passarìtto
passaro
pässərə sulitärïə
passeru
paštërélla
pasturèllə
patazzìnə
pattarráuššə
pattarròššə
pauəngéllə
paularíəllə
pavungèllə
pavungéttə
pèassərə
péca bbónə
pəcacchjə
pəcari̯allə
pəcaríəllə
pəcazza
pəcazzə
pəccalégnə
pəccallènə
pəccallinə
pəccallònə
pəccalònə
péccangèrculə
pəccangiunə
pəccarəllónə
pəccáunə
pəccèunə
pəcchənäccə
pəcchəngiallə
pəcchənòttə
pəcchèunə
pəcchéṷnə
pəccià
pəcciáunə
pəcciónə
pəcciónə ðə cambanarə
pəcciónə saləvàtəchə
pécchjə
pècchjə
pəccónə
pəccónə yallə
pəccungièllə
pəccungiòllə
pəccunéttə
pəccunòttə
péchə
pécorarèlla
péichə
pəlléřəcciónə
pəppòttə
pəpúlica
pərchjilə
pərnècə
pərnecə bbianghə
pərnéicə
pərnèicə
pərnicə
pərnicia
pərnícia ghjanga
pərnócə
pərnòicə
pərnóicə
pərnójəcə
pəštacuppə
pətarróššə
pətazzìnə
pətərròššə
64.5.
17.4.
21.5.
64.5.
64.5.
64.5.
64.5.
33.3.
95.2.
58.1.
58.1.
57.1.
58.1.
58.1.
59.1.
58.1.
34.4.
34.4.
17.5.
62.1.
62.1.
60.1.
63.7.
60.1.
60.1.
58.1.
44.1.
58.1.
64.1.
64.1.
41.5.
44.1.
63.2.
66.1.
66.2.
66.1.
66.1.
63.2.
63.1.
63.1.
63.1.
88
68.1.
63.1.
62.2.
63.1.
63.1.
65.2.
68.1.
68.1.
68.1.
68.1.
68.1.
63.1.
63.1.
63.1.
63.3.
62.2.
66.3.
92.5.
64.1.
41.5.
39.3.
41.5.
95.1.
91.1.
91.1.
27.3.
30.1.
61.1.
30.1.
30.1.
30.1.
30.1.
61.1.
30.1.
30.1.
30.1.
30.1.
68.4.
62.1.
76.3.
62.1.
Indici
pətrəròššə
pəttəriššə
pəttəróššə
pəttəruššə
pəzzacchjə
pəzzangapə
pəzzardə
pica
pica bbónə
piccajallə
piccalégnə
piccalénə
piccallanə
piccallänə
piccallònghə
piccangèrquə
piccaramáunə
piccaramónə
piccaštórə
picchəlònghə
pícchjanócə
pícchjə
piccónə
piccóno
pichə
pichə marəiólə
pichə mariólə
pichətórdə
pièssərə
piətərəruššə
piətrəruššə
piəttəróššə
piəttəruggə
piəttərruòššə
pi̯èttəvérdə
pipə
pirnicə
pitərəròššə
píttəruššə
pittarruššə
pizzardə
62.1.
62.1.
62.1.
62.1.
29.5., 37.2.
18.3.
13.1.
41.5., 44.1., 91.7.
44.1.
64.2.
63.2.
63.2.
66.1.
67.2.
67.1.
63.2.
72.1.
72.1.
63.2.
63.4.
63.2.
63.1.
63.1.
63.1.
41.5.
41.5.
41.5.
44.2.
58.1.
62.1.
62.1.
62.1.
62.1.
62.1.
93.2.
91.1.
30.1.
62.1.
62.1.
62.1.
13.1.
pizzəcacérrə
pittsəcafíquərə
pizzəcafívvərə
pizzəcarólə
póchə
póica
prənnicə
prətaròlə
prətatòrə
pṷássəřa
pucciáunə
puccuóunə
puchə
puparèlla
pupə
pùpola
pupù
pupúləca
63.2.
14.2.
93.4.
63.2.
41.5.
41.5.
30.1.
33.4.
33.4.
58.1.
68.1.
63.1.
41.5.
49.3.
91.1.
91.1.
91.1.
91.1.
quaɖɖə
quagghja
quaglia
quagliara
quagliəra
quajərə
quajirə
quajjə
quajjərə
quaquarqṷà
quèjjə
quójjərə
71.1.
71.1.
71.1.
71.1.
71.1.
71.1.
71.1.
71.1.
71.1.
71.2.
71.1.
71.1.
rambəcaríəgliə
rambəcaríəllə
ranna
rannəlònə
rannərèllə
rapéla
rappéja
rappòṷnə
rauláunə
89
72.2.
72.2.
74.1.
75.1.
10.1.
53.2.
5.2.
7.2.
63.11.
Indici
ráulə
rəjəpigliə
řəndənónə
rénəla
rénələ
rènələ
rənəlèllə
rənəlónə
řénəna
rènənə
rénnədə
rénnəla
rénnələ
řénnələ
rènnələ
rənnəlélla
rənnəléllə
rənnəlèllə
řənnəlèllə
rənnəléunə
rənnəlicchja
řənnəllónə
rənnəlónə
řənnəlónə
rənnəlònə
rénnola
řənnónə
rəscəgnòlə
rəscignéujə
rəscignúɖə
rəscignúogliə
rəscignuólə
rəsəgnúolə
řətənəllónə
réulə
rínələ
rínnələ
rìnnələ
rinnəlunə
rinnərillunə
rinnilòllə
rinnilònə
riscəgnáulə
riscignòlə
rittitti
rónələ
rònnələ
ròtəla
ròulə
ruccu
rundədilònə
rundənéunə
řundənónə
ruprəššèllə
ruscəgníujə
ruscəgnòlə
ruscəgnúlə
ruscəgnúoɖə
rusciagnòlə
rusciagnulə
ruscignòlə
ruscignólu
rusciulèttə
rusigníulə
rusignólu
rusignúlə
73.1.
81.3.
74.1.
74.1.
74.1.
74.1.
10.1.
75.1.
74.1.
74.1.
74.1.
74.1.
74.1., 80.1.
74.1.
74.1.
74.1.
74.1.
10.1.
10.1.
75.1.
10.1.
75.1.
75.1.
75.1.
75.1.
74.1.
75.1.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
75.1.
73.1.
74.1.
74.1.
80.1.
75.1.
75.1.
10.1.
šbarəvirə
šbirró
šbuciafrattə
šbuciafratti
šbusciafratta
sbusciafrattə
šbusciafrattə
scacazza bbədèndə
šcoandzíndzera
šcoàzza
scòngəca bbədèndə
scòřciavèndə
scótandzíndzəřa
scutazzə
šgargə
90
75.1.
92.1.
92.1.
76.4.
74.1.
74.1.
4.1.
73.1.
68.5.
75.1.
75.1.
75.1.
38.2.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
92.1.
88.4.
92.1.
92.1.
92.1.
77.1.
58.3.
39.4.
76.1.
76.1.
76.1.
76.1., 92.3.
33.5.
34.2.
41.6., 44.3.
33.5.
53.3.
34.2.
34.5.
1.2., 54.1.
Indici
šgardzónə
šgraffacillə
sfišchjónə
signúolə
spaləvirə
sparnuccə
spanuṷirə
sparaulìcchiə
sparəvérə
sparəvirə
spargiò
sparruvìərə
sparuṷirə
sparuvérə
sparvérə
sparvìərə
sparvi̯èřə
sparvirə
spèləviéřə
spənèlla
spìppərə
sprahulèttə
štərlacchjə
štərlachə
štərlazzə
štinghə
štorillə
šturazzə
2.1.
43.2., 77.3.
67.7.
92.1.
77.1.
92.6.
77.1.
4.8.
77.1.
77.1.
75.2.
77.1.
77.1.
77.1.
77.1.
77.1.
77.1.
77.1.
77.1.
17.6.
4.9.
53.4.
82.2.
4.10.
82.2.
46.8.
43.3.
53.5.
talaššə
tarabbusə
tarabbusèttə
tardacillə
tardégliə
tártərə
tarturèllə
táurdə
térdə
tərdè
tərdéhə
tərchjalə
6.2.
84.1.
83.1.
34.6.
86.1.
89.1.
89.1.
87.1.
87.1.
86.1.
86.1.
27.2.
tərchjèrə
tərdáchə
tərragnóla
tərraròlə
tərrarudə
tərrarulə
tərturèllə
tèurdə
tirlurì
tirtorèllə
tóccarèlla
tórdə
tòrdə
tórdələ
tòrdərappəccèunə
tòrdərə marinə
tórdora
tortorèllə
tóurdə
tòzzəlacèřchə
tòzzələcèřřə
tòzzələci̯éřřə
tùcculafàvə
tuppéssə
tuppèttə
turchjalə
tuřchjalə
tuřchjarə
turchjatèllə
turdaca
turdachə
turdachə ðə mundagnə
turdayə
turdarèllə
turdə
turdè
turdə də rəpassə
turdècchə
turdèchə
turdéchə
turdéhə
91
27.2.
85.1.
4.11.
56.1.
56.1.
56.1.
89.1.
87.1.
50.2.
89.1.
49.4.
87.1.
87.1.
86.1.
89.2.
85.1.
86.1.
89.1.
87.1.
63.2.
67.4.
67.4.
63.2.
18.4.
18.4.
27.2.
68.6.
68.6.
89.4.
85.1.
85.1.
88.2.
85.1.
89.1.
86.1.
86.1.
88.3.
85.1.
85.1., 87.1.
85.1.
85.1.
Indici
turdéjə
turdèjjə
tùrdələ
tùrdənə
turdo
turdu
tùrghələ
turtorèlla
turturallə
turturélla
turturèlla
turturéllə
turturèllə
tùzzəlabbangónə
85.1.
85.1.
86.1.
86.1.
86.1., 87.1.
87.1.
86.1.
89.1.
89.1.
89.1.
89.1.
89.1.
89.1.
67.4.
uallə də lu ualònə
ṷallə də sélvə
uárdïapùorcə
ucchjə də vóvə
ucchjə də vuvə
ùocchjə də bbóvə
ùocchjə də vàuvə
ùocchjə də vóvə
uərdzəlleinə
ufàrə
ufə
ùpica
12.5.
67.5.
34.7.
81.4.
81.4.
81.4.
81.4.
81.4.
94.1.
46.1.
46.1.
91.1.
varvacianə
varvaggiannə
varvajannə
vərdàunə
vərdónə
vərdònə
vərdórə
vərdunèllə
vərdzèllə
vərdzəllénə
vərdzəllinə
virdònə
vorəvašchjə
12.5.
12.1.
12.1.
93.1.
93.1.
93.1.
93.1.
94.1.
94.1.
94.1.
94.1.
93.1.
75.1.
92
vurdòunə
93.1.
dzambəttónə
dzəpì
dzəpìətrə
zìula
dzidzì
dzidzirinèttə
1.1.
39.5.
39.5.
95.3.
89.3.
89.3.
Indici
Indice degli etimi
I numeri rinviano ai paragrafi
PARRA
17.4.
PASSERE(M)
58.1., 95.2.
*PERCHILIS
27.3.
PERDICE(M)
30.1.
PHASIANU(M)
35.1.
PICA
41.5., 44.1., 44.2., 91.7.
*PICŬLU(M)
63.1.
*PĪGULUS
81.3.
PINĔA
18.2.
PIPIŌNE(M)
68.1.
*QUACŬLA
71.1.
TERRANEŎLA
4.11.
*TURCLIALIS
27.2.
TŬRDU(M)
85.1., 86.1., 87.1.
TŬRTURE(M)
89.1.
ULŬCCU(M)
3.1., 46.4., 91.6.
*UPUPŬLA
91.1.
a. latini
ALAUDA(M)
4.1.
AQUĬLA(M)
5.1.
AUCĔLLU(M)
39.1.
AXIO
32.1.
BUFO
46.5.
*CALANDRA
4.2., 15.1., 90.1.
*CARDELLU(M)
19.1.
CICINDELA
21.1.
CORNACŬLA(M)
29.4.
CŎRVU(M)
31.1.
*CLODOLA
4.4.
CŬCŪLU(M)
32.2.
FALCONE(M)
36.1., 43.1.
FICEDŬLA
14.1., 20.2., 21.4., 69.1.
FRINGUĬLLU(M)
39.2.
GAIA
41.2.
GAVIA
40.1.
*GRABŬLUS
73.1.
GRȲPHU(M)
45.1.
GŪFO
46.1.
HARPE
5.2., 7.2.
HIRŬNDINE(M) 74.1., 10.1., 75.1., 80.1.
MERULA(M)
50.1.
NĬBŪLU(M)
53.1.
ŎLORE(M)
92.4.
PALŬMBU(M)
68.2.
b. galloromanzi
austor
buzac
esparvier
malard
malvis
rosinhol
93
7.1., 43.3.
37.2.
77.1.
42.2., 49.1., 93.3.
88.1.
92.1.
Indici
c. iberoromanzi
garza
1.2., 2.1., 54.1.
94