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La stazione litica di Setteville di Guidonia (Roma)

Piero Ceruleo La stazione litica di Setteville di Guidonia (Roma) Estratto da "Studi per l'Ecologia del Ouaternario., VoI. IV - 1982 Stampato da Graficastyle - Via G. D Annunzio, 19 - Firenze STUDI PER L'ECOLOGIA DEL QUATERNARIO-67 Piero Ceruleo La stazione litica di Setteville di Guidonia (Roma) Nel corso di ricerche sistematiche lungo la valle dell' Aniene, abbiamo individuato un interessante insediamento preistorico di superficie nei pressi di Setteville (Fraz. di Guidonia), ai margini dell'antico bacino delle Acque Albule, oggi profondamente alterato nella morfologia originaria, che un tempo doveva offrire condizioni di vita privilegiate per popolazioni ancora dedite ad attività venatorie. Siamo probabilmente in presenza di un antico villaggio costituito da almeno una decina di capanne i cui resti sono stati sconvolti da recenti lavori agricoli: il materiale archeologico costituito da selce, ossidiana e ceramica (rara), si reperisce infatti per lo più concentrato in corrispondenza di aree di terreno più scuro, tra le zolle rimosse dall'aratro. Finora abbiamo distinto il seguente materiale: Oggetti di ossidiana: Oggetti di selce: Frammenti ceramica: 763 (compresi 31 nuclei di materia prima) l. 703 (compresi 33 pezzi che appaiono fuori contesto e IO frammenti di ascia) 30 circa (4 anse a nastro e I sottocute) All'infuori della concentrazione nelle aree più scure sopra ricordata, ossidiane e selci parrebbero mescolate senza che un materiale prevalga sull'altro se non nel rapporto in senso assoluto che, come vedremo, è di circa il doppio in favore della selce. Iniziamo con una breve descrizione del materiale ossidianico che costituisce un'interessante novità nell'area esplorata. Gli oggetti di ossidiana: Bulini....................... Grattatoi . . . . . . . . . . . . . Troncature . . . . . . . . . . . Lamette. . . . . . . . . . . . . . Schegge . . . . . . . . . . . . . . Nuclei Nuclei di materia prima. 4 ....... l ....... 5 . . . . . .. 326 . . . . . .. 192 204 . . . . .. 31 I nuclei di materia prima sono di piccole e piccolissime dimensioni (media 2/3 cm) e ricordano gli analoghi elementi di Selva Piana, La Batteria, Pantano marino (località tutte dell'area pontina), la cui provenienza dall'isola di Palmarola, nell'arcipelago pontino, è stata definitivamente accertata mediante analisi di laboratorio (L. Malpieri, 1980). Anche le dimensioni dei manufatti ricordano quelle degli strumenti rinvenuti nelle suindicate località del Lazio meridionale costiero: si tratta in genere di lamelle, spesso frammentate, molto sottili, raramente ritoccate. Tuttavia a Setteville si osservano su questi oggetti frequenti tracce di sbrecciature d'uso o di usura abrasiva e microdenticoli, talora con tacche ben definite. Sono altresì presenti troncature, bulini e un grattatoio, mentre mancano completamente le cuspidi di freccia o bifacciali in vetro vulcanico, presenti con qualche esemplare a Selva Piana e a Pantano marino. I nuclei lavorati, anch'essi ovviamente di piccole dimensioni, mostrano normalmente stacchi lamellari e microlamellari molto accurati, fatto che, come è stato osservato a Selva Piana dove gli stessi elementi presentano analogie impressionanti, non può non far pensare ad una lavorazione diretta all'uso di tali nuclei come grattatoi. Lo confermano i ri- 68-STUDI PER L'ECOLOGIA DEL QUATERNARIO tocchi complementari praticati sulla fronte di tali oggetti. Altri nuclei invece rivelano i tradizionali distacchi per ricavare lamelle. Per concludere questa breve nota sul materiale di ossidiana, si fa presente l'eccezionalità del ritrovamento che parrebbe finora l'unico di una certa importanza al di fuori della costa laziale e che ci induce a formulare l'ipotesi di una" via dell'ossidiana" la quale da Palmarola, attraverso il Circeo, le altre località pontine e la media valle dell'Aniene, si spingeva verso le regioni interne della Penisola. Il materiale siliceo Bulini Grattatoi Dorsi Troncature Punte " Becchi Microbulini Piquant trièdre Pièces écaillées Pezzi fuori contesto Lame Lamelle Fogliacei Cuspidi di freccia . . . . . . . . . 28 14 9 4 2 14 2 l 3 . . . . 33 101 59 14 16 .. (framm.) (framm.) (framm.) (8 con codolo, 5 senza codolo, 3 indefiniti) lO (framm.) Asce levigate . Elementi di falcetto .. 1 7 Ravvivamenti . Nuclei . 49 Schegge . 1341 Anche per il materiale siliceo diamo una descrizione sommaria in attesa di ulteriori raccolte che consentiranno una documentazione più completa necessaria per lo studio approfondito. Osserviamo anzitutto che i manufatti in selce sono più del doppio di quelli in ossidiana: questo rapporto è inverso a quello di Selva Piana e coincide con le due stazioni di Pantano marino nell'Agro Pontino. Colpisce la frammentarietà quasi totale degli oggetti, fatto che, se si escludono azioni meccaniche in epoche storiche - come risulterebbe dall'esame delle patine - induce a formulare l'ipotesi di trovarci in presenza di un centro di produzione di strumenti in cui le tecniche di lavorazione com- portavano numerose fratture di elementi semi lavorati. Si potrebbe anche pensare ad una rottura rituale degli strumenti, ma quest'ultima ipotesi ci sembra la meno probabile poiché la frarnmentazione è praticata su ogni tipo di oggetto. La singolare fisionomia dell'insieme litico, non ci consente allo stato attuale della ricerca, di tentare un'attribuzione del complesso ad un ben definito momento culturale del Neolitico italiano. L'aspetto di alcuni manufatti (come la presenza di cuspidi sessili, microbulini ed altri elementi di tradizione mesolitica) ci orienta verso una collocazione temporale piuttosto antica del Neolitico. La coesistenza nel giacimento di industria su ossidiana e l'assenza, come vedremo, di elementi tipici di ceramica fra quelli finora reperiti, non ci aiutano certamente nell'inquadramento culturale della stazione. I bulini (28) abbastanza numerosi, sono in genere di scadente fattura se si esclude la presenza di un bell'esemplare di tipo "Noailles" che, tuttavia, potrebbe essere un'inclusione paleolitica in questo contesto di superficie. I grattato i (14), sono in rapporto esatto di 1/2 con i bulini; anch'essi si presentano molto frammentari e notevolmente diversi fra di loro. Le lame e le lamelle (160 in complesso), rappresentano il tipo di manufatto più copioso: come abbiamo accennato, esse sono nella quasi totalità molto frammentate, non superando che raramente l o 2 cm (il loro aspetto denuncerebbe una lunghezza originaria media di almeno 5 cm). Presentano ritocchi di vario tipo, talora erto fino a sembrare un dorso, talora marginale, che può essere diretto, inverso o alterno. Non sono rare tacche e dentellature che articolano becchi e puntine (14). Sono scarsi i dorsi (9) e le troncature (4), nonché i pezzi indicati come écaillés o esquillés (3). Significativa invece la presenza di microbulini (2) anche se non tipici, e del piquant trièdre (I). Di chiara attribuzione neolitica sono le asce levigate (IO), anch'esse tutte frattura te in minuti elementi e le cuspidi di freccia (16) alcune delle quali, prive di codolo, indicherebbero secondo alcuni Autori, un momento antico del nostro Neolitico. Un solo elemento di falcetto è stato finora reperito. Sono presenti infine porzioni di fogliacei (14) e ravvivamenti (7), mentre una trentina di oggetti sono probabilmente correlabili al Paleolitico in STUDI PER L'ECOLOGIA DEL QUATERNARIO-69 senso lato. I nuclei (49) sono atipici e di scadente fattura a differenza di quelli di ossidiana che indicano un distacco molto accurato. A conferma dell'ipotesi della presenza nel giacimento di una officina litica, segnaliamo la grande quantità (1341) di scarti e rifiuti di lavorazione, molti dei quali presentano tracce di ritocco e sbrecciature d'uso. La frammentazione dei manufatti così accentuata pone interessanti problematiche sul mondo ergologico e ideologico di queste antiche popolazioni dell'Italia Centrale. Una ulteriore documentazione e la scoperta di qualche elemento tipico delle varie correnti culturali in cui viene distinto questo momento della Preistoria italiana, ci consentirà di presentare con una prossima pubblicazione, le nostre definitive conclusioni. Conclusioni Il giacimento è il primo dell'area interna laziale che ha restituito una così abbondante quantità di manufatti di ossidiana. La valle dell'Aniene ha costituito una via di transito che metteva in comunicazione la pianura laziale con le regioni interne appenniniche e adriatiche, permettendo quindi contatti e scambi fra genti di tradizioni diverse come lo denuncerebbe appunto la notevole presenza dell'ossidiana, molto ricercata in quell'epoca. La rarità finora constatata di ceramica unita alle peculiarità dell'industria, rivela una arcaicità dell'insediamento molto significativa nel quadro del Neolitico laziale. Bibliografia l. Colonna G., Preistoria di Roma e del Lazio, in .• Popoli e Civiltà dell'Italia Antica ", Roma 1974. 2. De Cupis c., Le vicende dell'agricoltura e della pastorizia nell'Agro Romano, Roma 1911. 3. Maxia c., /I Bacino delle Acque Albule, in "Supplemento alla Ricerca Scientifica ", Roma 1950. 4. Radmilli A. M., Excursion a Tivoli, Guide l QUA, 1953. 5. Radmilli A. M., Gli scavi nella Grotta Polesini a Ponte Lucano e lo più antica arte nel Lazio, Firenze 1974. 6. Sciarretta F., Contributi alla conoscenza della preistoria e protostoria di Tivoli e del suo territorio, in '"Atti e Memorie Soc. Tiburtina di Storia ed Arte ", XLII, 1969.