Academia.eduAcademia.edu

FABBRICATTI et al SDT 2016

Abstract. In Europe, particularly in Italy, the depopulation of entire inland – and in particular mountain – areas is an undergoing reality and requires urgent reflections and effective interventions at the national and local level. The confcommercio-Legambiente report on Italy' s problematic settlements between 1996-2016 forecasts tells us of 1650 abandoned towns in 2016. The risk is the loss of an historical and cultural valuable heritage, and of immense economic, social and most of all environmental resources, containing a historical memory linked to 'making'. Although in recent years we are witnessing a slow rediscovery of the strategic role that these places can play within an overall framework of territorial development and decompression of congested urban areas, Italy lack the experience that could trigger long term innovative processes. The project described in this paper, starting from the potential offered by the current worldwide technological and cultural revolution, proposes a reactivation model for mountain inland areas, based on the renewal of local skills and supported by the creative know-how of makers. This strategy aims to increase the resilience of these territories, triggering dynamic and durable relational and productive processes. This experimentation is taking place in carbonara village, on the Irpinia mountains, abandoned after the 1930 earthquake.

SCIENZE DELTERRITORIO. ISSN 2284-242X. n. 4 RIabITaRE La mONTagNa, pp. 180-186, DOI: 10.13128/Scienze_Territorio-19404. © 2016 Firenze University Press Scienza in azione Riattivazione di paesi abbandonati e in via di abbandono: il borgo di Carbonara nel Comune di aquilonia (AV) Katia Fabbricatti, marco Petroni, Vincenzo Tenore Riassunto. In Europa, ed in Italia in particolare, il fenomeno dello spopolamento di interi comuni delle aree interne, in particolare montane, è una realtà in costante evoluzione che richiede rilessioni urgenti ed interventi eicaci a livello locale e nazionale. Il rapporto di confcommercio-Legambiente sull’Italia del disagio insediativo 1996-2016 parla di 1650 paesi abbandonati al 2016. Il rischio è la perdita, oltre che di un patrimonio di valore storico-culturale, di un’immensa risorsa in termini economici, sociali e soprattutto ambientali, in cui è sedimentata una memoria storica legata al ‘fare’. Sebbene negli ultimi anni assistiamo ad una lenta riscoperta del ruolo strategico che tali luoghi possono rivestire all’interno di un quadro complessivo di sviluppo del territorio e di decompressione delle aree urbane congestionate, mancano in Italia esperienze capaci di innescare processi innovativi di lungo periodo. Il progetto descritto nel presente paper, a partire dalle potenzialità oferte dalla rivoluzione tecnologica e culturale in atto a livello mondiale, propone un modello di riattivazione delle aree montane interne basato sul rinnovamento delle abilità locali, con l’apporto di know-how creativo da parte di makers. Tale strategia mira ad accrescere la resilienza di tali territori, innescando processi relazionali e produttivi dinamici e duraturi. La sperimentazione è in atto nel Borgo di carbonara, sull’altopiano irpino, abbandonato a seguito del terremoto del 1930. Parole-chiave: aree interne, resilienza, design, riattivazione, makers. Abstract. In Europe, particularly in Italy, the depopulation of entire inland – and in particular mountain – areas is an undergoing reality and requires urgent relections and efective interventions at the national and local level. The confcommercio-Legambiente report on Italy’s problematic settlements between 1996-2016 forecasts tells us of 1650 abandoned towns in 2016. The risk is the loss of an historical and cultural valuable heritage, and of immense economic, social and most of all environmental resources, containing a historical memory linked to ‘making’. Although in recent years we are witnessing a slow rediscovery of the strategic role that these places can play within an overall framework of territorial development and decompression of congested urban areas, Italy lack the experience that could trigger long term innovative processes. The project described in this paper, starting from the potential ofered by the current worldwide technological and cultural revolution, proposes a reactivation model for mountain inland areas, based on the renewal of local skills and supported by the creative know-how of makers. This strategy aims to increase the resilience of these territories, triggering dynamic and durable relational and productive processes. This experimentation is taking place in carbonara village, on the Irpinia mountains, abandoned after the 1930 earthquake. Keywords: inland areas, resilience, design, reactivation, makers. 1. I paesaggi dell’abbandono: caratteristiche e questioni emergenti 1.1 Aree interne, serbatoi di resilienza In Europa, ed in Italia in particolare, il fenomeno dello spopolamento di interi Comuni delle aree interne è una realtà in costante evoluzione che richiede rilessioni urgenti ed interventi eicaci al livello locale, ma più ancora a quello nazionale. Il rischio è la perdita, oltre che di un patrimonio di valore storico-culturale, di un’immensa risorsa in termini economici, sociali e soprattutto ambientali, in cui è sedimentata una memoria storica legata soprattutto al ‘fare’. 180 Le aree interne sono territori fragili, soggetti a rischi di diversa natura (ambientali, sociali, di degrado isico) causati, in particolare, dal processo di marginalizzazione che, dal secondo dopoguerra, li ha condotti ad un rapido e progressivo spopolamento, alla riduzione dell’occupazione e dell’uso del territorio, al degrado del patrimonio culturale e paesaggistico. ad aggravare questa condizione, reiterati interventi pubblici e/o privati (impianti di produzione di energia rinnovabile, cave, discariche) volti a sfruttare il territorio, privandolo della sua più preziosa risorsa: il paesaggio.1 Nelle zone interne, il paesaggio conserva ancora nel sistema ecologico, nella struttura delle coltivazioni, nell’organizzazione dei percorsi, nel sistema degli insediamenti, i propri caratteri peculiari, evidenziando ancora una forte integrazione tra natura e costruito. In queste aree, in assenza di risorse economiche e opportuni processi di sviluppo e valorizzazione, non si è assistito a fenomeni di turismo di massa, pertanto essi rappresentano ancora una ricchezza, per il patrimonio di tradizioni e valori che ne costituisce l’identità, che appartiene unicamente a quei ‘luoghi’ (SETTIS 2005). Tutto ciò fa delle aree interne ‘serbatoi di resilienza’, per i quali la cura degli abitanti, il senso di appartenenza e la consapevolezza risultano vettore indispensabile per contrastare i rischi globali e locali. allo stesso tempo, però, tali contesti risultano vulnerabili, in quanto la loro identità è aidata ad un paesaggio costruito fragile, la cui sapienza tecnica è andata quasi del tutto perduta, alla memoria collettiva di una popolazione sempre più anziana, e ad un paesaggio agricolo e naturale soggetto a forti pressioni. Per intervenire in tali aree, è necessario un “cambiamento di paradigma, prima che nelle politiche, nel nuovo rapporto con la montagna dei suoi abitanti e dei suoi utenti esterni” (CORRADO ET AL. 2014). L’intera comunità non è solo il soggetto cui il progetto di sviluppo deve essere indirizzato; essa deve essere stimolata e posta nella condizione di assumere il preminente ruolo di attore e di arteice dei percorsi di sviluppo (CAMAGNI 2003; 2000). Per andare oltre e coadiuvare gli approcci e gli strumenti tradizionali è indispensabile, quindi, promuovere processi dal basso e stimolare comportamenti attivi della collettività, per rispondere alle necessità dell’attuale contesto territoriale e per attivare, nelle pratiche pianiicatorie, processi di innovazione (SANDERCOCK 2004). Come molti studiosi hanno rilevato, negli ultimi anni assistiamo ad un lento processo di riscoperta di tali luoghi, dovuto non ad un naturale aumento delle nascite, ma a fattori opposti a quelli che negli anni ’50 portarono ad un esodo verso le città: un ritorno isico-demograico, attraverso un processo di tipo esogeno del tutto spontaneo; un ritorno culturale portato avanti più che altro da ‘abitanti nuovi’ della campagna e della montagna; un ritorno sociale, con la possibilità di creazione di nuovi mestieri (BATTAGLINI, CORRADO 2014). I fattori che intervengono in questo processo, seppure ancora marginale, sono da ricercare da un lato nella necessità di fuggire dagli stereotipi della globalizzazione e di ritrovare una dimensione identitaria, dall’altro nella speranza di trovare nel ‘ritorno alla terra’ nuove occasioni occupazionali. Scienza in azione 2. L’approccio della resilienza per la riattivazione delle aree interne 2.1 Innovatività, resilienza e sostenibilità dei nuovi scenari di riattivazione socio-culturale Il progetto proposto per la ‘riattivazione’ dei centri minori dell’entroterra italiano parte dalla convinzione che un luogo, per conigurarsi come competitivo, attrattivo, Cfr. Documento tecnico collegato alla bozza di accordo di partenariato trasmessa alla UE il 9 Dicembre 2013, “Strategia nazionale per le aree interne: deinizione, obiettivi, strumenti e governance”. 1 181 Scienza in azione di qualità deve puntare sui valori materiali e immateriali che ne deiniscono l’identità, sulla capacità di mettere a sistema le proprie risorse endogene, sull’abilità di gestione e di esaltazione dell’eicacia delle relazioni che intesse (DEMATTEIS 2010). Tale strategia mira ad accrescere la resilienza2 di questi territori, innescando processi relazionali e produttivi dinamici e duraturi (FUSCO GIRARD 2010). È necessario, quindi, che al cambiamento nelle strategie di controllo e di gestione del territorio corrisponda un rinnovamento consapevole nei suoi valori (CERRETA, DE TORO 2010). Questa è la vera sida della città del XXI secolo, e ancor di più delle aree interne. In questo senso, resilienza assume il signiicato di lessibilità, adattività, partecipazione per la costruzione dell’identità collettiva. Ciò richiede uno sforzo creativo, una capacità di reinventarsi, ed allo stesso tempo responsabilità collettive e protagonismo da parte della popolazione per la costruzione del proprio futuro (FABBRICATTI 2013). a partire dagli anni ’80, sono sempre più difuse in Italia esperienze di rivitalizzazione di borghi abbandonati, o in via di abbandono, e numerose sono anche le organizzazioni e le associazioni che si sono costituite per afrontare questa emergenza. L’approccio a tale tema è diversiicato, si va da casi in cui i borghi vengono venduti, o dati in gestione a privati imprenditori, a casi più rari in cui gli abitanti promuovono creative occasioni di rinascita.3 anche le strategie di riattivazione sono diversiicate: dall’introduzione di nuove produzioni artigianali4 e artistiche,5 a casi in cui ci si aida alla promozione di festival culturali. Numerosi sono i casi in cui emerge la dimensione turistica dell’azione di rigenerazione, con la pratica dell’albergo difuso.6 molto rare restano ancora le esperienze in cui la rinascita del paese è aidata ad un processo costruito dal basso, con la partecipazione della popolazione, per realizzare una visione condivisa di un futuro ancora possibile. Il modello di rigenerazione proposto nel presente paper vuole dare nuova linfa vitale che possa irradiarsi nei luoghi e, dall’interno, mettere in moto nuovi processi culturali e produttivi (MAGNAGHI 2013; 2000). Il sistema socio-produttivo che si intende realizzare è, infatti, progettato come impresa sostenibile basata sul recupero delle abilità locali e sulla creazione di un nuovo senso di comunità (FLORA, CRUCIANELLI 2013), in cui il raforzamento dell’identità collettiva è teso ad aumentare la resilienza del sistema, ovvero la sua capacità di rispondere a perturbazioni accidentali o evolutive (FABBRICATTI 2013). Il progetto, redatto da un gruppo di professionisti e ricercatori,7 è in corso di sperimentazione nel Comune di aquilonia (aV). Il nucleo originario del paese irpino è stato abbandonato a seguito del terremoto del Vulture del 1930 ed è da allora oggetto di spoliazioni e di crolli che si uniscono al naturale processo di degrado. In assenza di una politica eicace e di obiettivi condivisi di lungo periodo il Comune di aquilonia rischia di perdere non solo un luogo della ‘memoria’ ma una risorsa da valorizzare per invertire lo spopolamento che inesorabilmente investe anche questo paese dell’alta Irpinia. La resilienza è intesa come “capacità di assorbire una perturbazione e di riorganizzarsi durante il cambiamento in maniera da conservare essenzialmente la stessa funzione, struttura, identità e feedback” (WALKEr, SALT 2012) . 2 ad es., il caso di Torri Superiore (IM), in cui a partire dal 1989 un gruppo di 30 residenti e non si è impegnato a restaurare e ripopolare il villaggio medievale in stato di abbandono, a sostenere la creazione di una comunità residente, e di contribuire alla creazione di un ecovillaggio e di un centro culturale aperto al pubblico. 3 4 ad es., i casi del borgo del tessile di Solomeo (PG) e quello del borgo artigianale di Riace (RC). 5 ad es., i casi di Calcata (VT) e di bussana Vecchia (IM). Tra i numerosi borghi trasformati in albergo difuso vi sono esperienze note quali: Santo Stefano di Sessanio (aQ), Castelvetere Sul Calore (aV), Scicli (RG), Riccia (CB). 6 Lo studio di progettazione +tstudio di Virginio e Vincenzo Tenore con sede nel Comune di aquilonia; v. <http://www.piutstudio.it> 7 182 Scienza in azione 3. Il borgo del design rurale di Carbonara nel Comune di Aquilonia: un progetto di riattivazione socio-culturale Fig. 1. La valle dell’Osento, Provincia di avellino. Foto: Vincenzo Tenore. Il borgo di Carbonara, situato sull’altopiano irpino del Comune di aquilonia, a 750 m slm, rappresenta l’antico nucleo insediativo dell’attuale aquilonia, ricostruita 2 km più a valle a seguito del terremoto del Vulture, del 23 Luglio 1930. Fig. 2. Cortine edilizie nel borgo Croce di Carbonaria, Comune di aquilonia. Foto: Vincenzo Tenore. Nonostante da allora l’antico borgo sia disabitato ed in avanzato stato di degrado, il suo impianto urbano risulta ancora visibile, così come il suo nucleo medievale che, a seguito dei lavori del 2003, è divenuto il Parco archeologico della città. Le strutture abitative in pietra del borgo sono molto semplici, per lo più a due piani, con solai intermedi in legno o, per gli ediici più recenti, in ferro e voltine in laterizio e tetti generalmente a doppia falda, con manto in coppi di argilla sorretto da semplici capriate lignee. gli elementi lapidei di ‘pregio’ sono quelli preposti allo svolgimento di funzioni statiche, quali i cantonali, gli stipiti, gli architravi, i basamenti, le mensole dei balconi, e in alcuni casi le scale in pietra, impostate su un rampante a collo d’oca. Caratteristica comune di queste ‘case di montagna’ è il gruppo forno-camino, evidente anche dall’esterno. 183 Scienza in azione Come molti paesi dell’entroterra italiano, aquilonia presenta un bilancio demograico negativo. attualmente il paese conta 1.720 residenti,8 ma è stabilmente abitato da non più di 1.300 persone. In estate, al contrario, il paese si ripopola per l’arrivo degli emigrati e dei residenti, aumentando la propria popolazione di quasi il 50%. Dal 1951 ad oggi la popolazione si è dimezzata,9 con un picco decrescente tra gli anni 50-70 cui è seguito un calo piuttosto costante. Nel 2011, l’area del borgo antico di Carbonara, del Comune di aquilonia, ricadente in Zona a1 - Zona omogenea di recupero del Centro antico, è stata oggetto di un Piano urbanistico attuativo. Il Piano, a cui ad oggi non è stata data attuazione, si pone gli obiettivi di salvaguardia, recupero e valorizzazione del patrimonio storico, architettonico e archeologico esistente ed allo stesso tempo il suo riutilizzo “per incentivare la fruizione turistica, culturale e artigianale dei luoghi”.10 alla scala nazionale, nel 2014, a seguito della redazione della Strategia nazionale per le aree interne da parte del ministro per la coesione,11 la Regione Campania, sulla base di proili demograici e di oferta dei servizi essenziali,12 ha selezionato nell’alta Irpinia13 l’area pilota da cui far partire una strategia di sviluppo del territorio “basata sulla gestione in forma associata di funzioni fondamentali e di servizi”.14 all’interno di questo contesto programmatico, si inserisce la proposta del gruppo di professionisti e ricercatori irpini, inalizzata al recupero del patrimonio edilizio difuso ed alla riattivazione socio-economica del paese, a partire dal suo nucleo originario, abbandonato. La proposta, avvalendosi delle potenzialità oferte dalla rivoluzione tecnologica e culturale in atto a livello mondiale, prevede il riuso dei manufatti edilizi abbandonati ad abitazioni-laboratorio, che ospiteranno i cosiddetti ‘artigiani dell’era digitale’, al ine di riattivare layout relazionali preesistenti ed innescarne di nuovi. L’idea forza è quella di creare occasioni per trasformare in makers gli stessi abitanti, riscoprendo, attraverso lo scambio e la formazione, mestieri in via di estinzione, integrando il potenziale delle tecnologie della comunicazione, della produzione 3D, ecc., con le risorse locali esistenti, materiali ed immateriali. Il progetto si fonda su tre azioni: 1. riabito | 2. imparo | 3. produco: 1. inserimento di una vera e propria ‘capsula’ abitativa ad alta eicienza energetica, calata o costruita, a seconda dei casi, nei ruderi da riabitare. In questo modo, oltre a garantire la riconoscibilità e reversibilità dell’intervento di riuso, ne viene assicurato un migliore comportamento rispetto alle azioni sismiche;15 8 ISTAT, bilancio demograico (provvisorio), Febbraio 2015. 9 gli abitanti sono passati da 3965 a 1720. PUA, Legge regionale n. 16 - 22.12.2004 e s.m.i., art. 47; Regolamento di attuazione n. 5/2011, art. 2 comma 2. 10 11 Cfr. Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del consiglio dei ministri, Relazione annuale sulla Strategia nazionale per le aree interne ai sensi del comma 17 dell’articolo 1 della Legge di stabilità 2014, Luglio 2015. “Ulteriori criteri utilizzati sono: STS a prevalenza periferica e ultra-periferica, Comuni appartenenti allo stesso Piano di zona e distretto sanitario, Comuni in associazione e/o unione, integrati da Comuni sede di ospedali, di Piano sociale di zona o di importanti attrattori culturali”. Fonte: Comitato nazionale aree interne, Rapporto di istruttoria per la selezione delle aree interne, Regione Campania. 12 13 L’area alta Irpinia comprende 25 Comuni della provincia di avellino. Documento tecnico collegato alla bozza di accordo di partenariato trasmessa alla UE il 9 Dicembre 2013, “Strategia nazionale per le aree interne: deinizione, obiettivi, strumenti e governance”. 14 Le ragioni di tale scelta sono strettamente legate alla ‘vulnerabilità’ delle risorse costruite che rappresentano testimonianza di una qualità costruttiva che si intende conservare (TRUPPI 2011; MUSSO ET AL. 2007). 15 184 2. accoglienza di giovani makers, futuri neo-artigiani, nei moduli riattivati, che sappiano riscoprire la cultura materiale locale e, innovandola attraverso sistemi di produzione contemporanei, consegnarla alle future generazioni; 3. sviluppo di un distretto formativo/produttivo artigianale, in grado di competere con la scena nazionale ed internazionale del design. Tale distretto sarà strettamente connesso con le botteghe/laboratori degli artigiani locali che, come server dislocati dal centro di elaborazione, parteciperanno alla composizione del network delle competenze. Il gAL CILSI16 ha sostenuto il progetto, e inanziato nel 2015 un workshop dal titolo “Traduzioni. Design come processo di sviluppo”17, quale sperimentazione di una delle azioni del progetto di rigenerazione. Impagliatori, fabbri, ceramisti, sarti, falegnami, hanno messo a disposizione dei partecipanti al workshop la propria conoscenza ed i propri laboratori per innescare processi innovativi e realizzare prodotti che, nel reinterpretare la tradizione, conferissero un nuovo e più attuale valore alla sapienza ed alle risorse locali. I risultati del workshop hanno dimostrato che immaginare un brano di territorio come laboratorio e incubatore/catalizzatore di una nuova prospettiva socio-economica, interagendo su un piano internazionale con realtà analoghe o aini, può rappresentare un’opportunità di costruzione/sperimentazione di un sistema sostenibile che attraverso il design mette in gioco un network di competenze, attitudini, produzioni (PETRONI 2012). Scienza in azione 4. Conclusioni Il sistema dei paesaggi delle aree interne, in cui convivono la natura selvatica, il tessuto agrario e quello costruito, rappresenta la principale risorsa, in termini sociali ed economici, di aquilonia e dei paesi dell’entroterra italiano. In tali luoghi, sono infatti il costruito, fatto di strutture che conservano un’antica sapienza artigianale, ed il paesaggio in cui è immerso a possedere insieme gli attributi di ‘bellezza’ e ‘cultura’, che indicano una via maestra da seguire per combattere il degrado e l’abbandono (CATERINA 2014). Il progetto esposto si propone quale sistema dinamico in continua evoluzione, come laboratorio di sperimentazione e produzione di nuovi immaginari attraverso i quali si trasforma il territorio e lo si rende attrattivo costruendo una comunità allargata, mobile e aperta. attraverso l’approccio della resilienza ai temi del cambiamento, si ricerca uno sguardo attivo, interpretativo, intenzionale e rivolto al futuro, con l’obiettivo di leggere negli elementi del paesaggio le sue stesse potenzialità evolutive. Riconoscendo alla ‘creatività’ il ruolo di fondamento per la riattivazione dei contesti marginali, la speranza di cambiamento apre alle side della contemporaneità, ricercando e promuovendo interazioni complesse tra luoghi, attori e processi (MATSUMURA 2008). 16 Centro di iniziativa LEADER per lo sviluppo dell’Irpinia. Il workshop, inanziato nell’ambito del PSR Campania 2007-2013, asse 4 LEADER azione 2, Piano di sviluppo locale Terre d’Irpinia, si è tenuto ad aquilonia dall’8 al 21 giugno 2015, ed ha visto coinvolti cinquanta partecipanti provenienti da tutta Italia, coordinati da Enzo Tenore e Katia Fabbricatti, con la cura scientiica di marco Petroni e la guida dei docenti di fama internazionale bianco/Valente, andrea anastasio, Vittorio Venezia. Il workshop ha dato vita a 15 progetti ed altrettanti prototipi che costituiranno il primo catalogo di design rurale “e.colonia”. 17 185 Scienza in azione Riferimenti bibliograici BATTAGLINI L., CORRADO F. (2014), “Il ritorno alla terra nei territori rurali-montani: diversi aspetti di un fenomeno in atto”, Scienze del Territorio, n. 2, pp. 79-86. CAMAGNI R. (2000), “Processi di globalizzazione e sostenibilità urbana. Nuova governance urbana e nuovi strumenti per l’infrastrutturazione inanziaria”, in FUSCO GIRARD L., FORTE b. (a cura di), città sostenibile e sviluppo umano, Franco angeli, milano. CAMAGNI R. (2003), “Piano strategico, capitale relazionale e community governance”, in PUGLIESE T., SPAZIANTE a. (a cura di), Pianiicazione strategica per le città: rilessioni dalle pratiche, Franco angeli, milano. CATERINA g. (2014), “Una via del fare”, in BEGUINOT C. (a cura di), Un manifesto un concorso. The right to the city for all, giannini, Napoli, pp. 78-81. CERRETA m., DE TORO P. (2010), “Integrated Spatial assessment for a Creative Decision-making Process: a Combined methodological approach to Strategic Environmental assessment”, International Journal of Sustainable Development, vol. 13, n. 1/2, pp. 17-30. CORRADO F., DEMATTEIS G., DI GIOIA A.(2014 - a cura di), Nuovi montanari. Abitare le Alpi nel XXI secolo: Abitare le Alpi nel XXI secolo, Franco angeli, milano. DEMATTEIS g. (2010), “geograia e Paesaggio”, Bollettino della Società Geograica Italiana, n. 3, pp. 691-694. FABBRICATTI K. (2013), Le side della città interculturale. L’approccio della resilienza per il governo dei cambiamenti, Franco angeli, milano. FLORA N., CRUCIANELLI E. (2013 - a cura di), I borghi dell’uomo. Strategie e progetti di ri/attivazione, LetteraVentidue, Siracusa. FUSCO GIRARD L. (2010), “Creative Evaluations for a Human Sustainable Planning”, Urban and Landscape Perspectives, n. 9, pp. 305-327. MAGNAGHI a. (2000), Il progetto locale, bollati boringhieri, Torino. MAGNAGHI a. (2013), “Riterritorializzare il mondo”, Scienze del Territorio, n. 1, pp. 47-58. MATSUMURA S. (2008), “Improving vulnerable space. making Community Work”, Sustainable Urban Regeneration, vol. 5, University of Tokyo, Tokyo. MUSSO S., BOSIA D., FRANCO g., “architecture rurale et paysage”, in aa.VV., Traditional Mediterranean Architecture. Present and Future, Rehabimed, barcelona, vol. 1. PETRONI m. (2012), “Viaggio in Italia”, Abitare, <http://www.abitare.it/it/architecture/viaggio-in-italia>. SANDERCOCK L. (2004), “Towards a planning imagination for the 21st century”, Journal of the American Planning Association, n. 70, pp. 133-141. SETTIS C. (2005), Battaglie senza eroi: i beni culturali tra istituzioni e proitto, Electa, milano. TRUPPI C. (2011), In difesa del paesaggio. Per una politica della bellezza, mondadori Electa, milano. WALKER b., SALT D. (2012), Resilience practice. Building capacity to absorb disturbance and maintain function, Island Press, Washington DC. Katia Fabbricatti, architetto, dottore di ricerca in Recupero edilizio e ambientale, è professore a contratto di Tecnologia dell’architettura presso l’Università di chieti “Gabriele D’Annunzio”. Dal 2001 svolge attività di ricerca nel campo del recupero e della riqualiicazione del patrimonio costruito alle scale edilizia, urbana e ambientale. Mail: [email protected]. Marco Petroni è docente di Moda e comunicazione presso l’Accademia di belle arti di Napoli e docente di Storia dell’arte contemporanea presso l’Accademia Abadir di catania. È redattore di Flashart Italia. Vincenzo Tenore, architetto, cultore della materia in Allestimento e interior design presso il Dipartimento di architettura dell’Università di Napoli “Federico II”, è fondatore dello studio di progettazione +tstudio e cofondatore del gruppo rihabitat, che si occupa di riqualiicazione e riattivazione dei centri minori. 186