MICROLOGUS' LIBRARY
Le monde végétal
Médecine, botanique, symbolique
Textes réunis par
Agostino Paravicini Bagliani
FIRENZE
SISMEL - EDIZIONI DEL GALLUZZO -
2009
Chiara Crisciani
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
Lignum vitae
Se, secondo la narrazione della Scrittura, il lignum vitae è fuori dal
tempo della nostra storia, esso sta però ben saldo nel tempo dei Testi,
radicato all'inizio e alla fine dei Libri . Si erge infatti, al principio 1 ,
solido e ricco di frutti, spiccando tra i molti altri alberi appena sorti,
accanto all'albero della conoscenza del bene e del male in medio Paradisi; esso sta nel non-tempo dell'innocenza di Adamo, quando ancora
le sue scelte e il Peccato non hanno precipitato lui e l'umanità nella
morte (e, con ciò, nelle vicende delle generazioni, nel tempo della
storia). Ma, sempre rigoglioso e fiorente, ombreggia anche, alla fine
(nella visione escatologica degli tempi ultimi, di nuovo fuori dal
tempo e dalle generazioni) le prode del fiume della vita, «afferens
fructus [ .. . ] ad sanitatem gentium. Et omne maledictum non erit
amplius [ . . . ] et videbunt faciem eius [ .. .] Et nox ultra non erit [ ... ]
セエ@
regnabunt in saecula seculorum» 2 . Sotto le sue fronde allora come all'inizio fu privilegio del primo uomo - i beati alla fine e oltre
la fine godono, sovrani essi stessi, della luce di Dio.
· Che quest'albero speciale abbia una funzione decisiva - anche e se
non altro nel connettere le due fasi di felicità e benessere di cui
l'uomo ha continua amara nostalgia e bramosa speranza nella sua storia (individuale e collettiva) -, è dunque evidente e immediato per la
sua collocazione scritturale 3. Quali però siano effettivamente i suoi
poteri e la sua efficacia; come il riconoscerli nello status innocentiae
consenta di immaginare almeno la condizione di cui il nostro corpo
godrà nello status gloriae; e, soprattutto, l' eventualità che anche nello
Genesi, 2.9.
Apoc., 22. 2-5.
3. Cf. anche altri passi rilevanti, specie in Proverbi.
r.
2.
1
75
CHIARA CRISCIANI
status culpae e nella condizione di viatores i suoi frutti - o qualcosa di
assai simile - possano essere salutari in qualche modo (riproducendo
almeno in parte il benessere di Adamo): questi temi e quesiti sono
invece oggetto di riferimenti allegorici, di analisi dottrinali e di ricerche operative cui si dedicano - con ramificazioni e scopi diversi,
certo, ma infine tutti ben infissi nella medesima salutifera intenzione
e radice - teologi e predicatori, filosofi e alchimisti (tutti spesso non
ignari di medicina, o almeno di qualche suo rudimento), specialmente
dalla fine del sec. XII e fino al sec. XV almeno.
La varia vegetazione scritturale - la vite, la gramigna, i diversi
fichi, l'albero della vita, l'albero della conoscenza, l'albero della misericordia, il cedro del Libano, l'albero di Jesse, l'ulivo, il roveto, la
palma, rose del giardino e gigli dei campi - solo per citare alcuni casi,
e tralasciando anche l'abbondanza di verzura in cui si svolge il Cantico dei cantici; le efflorescenze di questo mondo vegetale nella letteratura religioso-pastorale e teologico-allegorica 4; l'intreccio di rami, di
fiori, di radici e di frutti in un rigoglioso rinvio di significati compongono un lussureggiante insieme botanico - 'giardino', 'oasi', 'selva' che è troppo fitto e intricato perché vi ci si possa inoltrare senza
meta 5. È indispensabile tracciare un sentiero: quello che qui ho scelto
riguarda le speranze, le teorie e le proposte operative circa la possi6
biltà di 'prolungare la vita in salute' che si legano al lignum vitae : è un
. Cf. M . Rainini, 'Liber figurarum': la teologia.figurativa di Gfoacchino da Fiore,
4
tesi di dottorato, Università di Padova, 2004-2005, e il suo contributo m questo
volume; S. Silvino, Le arbores negli scritti di Gioacchino da Fiore e l'esegesi visuale nella
teologia del XII secolo, tesi di laurea, Università dell'Aquila, 1996-1997.
.
5. Generali, divulgativi ma utili per un primo orientamento sono C. H1rsch,
L'albero, tr. it. Roma 1988; K. Krauss, Il Paradiso, tr. 1t. Roma 2005;]. Brosse, Mitologia degli alberi. Dal giardino dell'Eden al legno della Croce? tr. it. Milano, 1991 (spe(spec.ie parte Il: Contributi alla
cie cap. 9). Cf. anche C. G. Jung, L'albero ヲゥャッウ」セ@
storia e all'interpretazione del simbolo dell'albero), tr. 1t. Tonno 2007 - orientato a un
approccio simbolico e secondo prospettive di psicologia dinamica;.non ho potuto
vedere A. Wunsche, Die Sagen von Lebensbaum und Lebenswasser, Le1pz1g 1905, e E.
O. James, The Tree of Life, London 1966. Cf. anche, in generale, Ambiente vegetale
nell'alto medioevo, 2 voli. , Spoleto, 1990, specie 11 contributo d1 C. Frugom.
6. Cf.J. Barr, The Garden of Eden and the Hope of Immortality, Minneapolis 1992;
C. Crisciani, «Aspetti del dibattito sull'umido radicale nella cultura del tardo
medioevo (secoli XIII-XV)», in]. Perarnau (ed.), Actes de la II Trobada Internaaonal d'estudis sobre Arnau de Vilanova, Barcelona 2005, 333-80; e ancora il classico studio di G.]. Gruman, «A History of Ideas about Prolongation of Life. Th.e Evolution of Prolongevity Hypotheses to 1800», Transactwns of Amencan Ph1losoph1cal
Society, 56.9 (1966), i-97; si veda anche G. Boas, Primitivism and Related Ideas in the
Middle Ages, Baltimore, London 1997, l 5-86; H. Levm, The Myth of the Golden Age
in the Renaissance, London 1969.
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
percorso che connette i progenitori e i Beati, il Paradiso dell'inizio e
la Gloria finale, l'origine e gli ultimi tempi, nonché il primo ed il
secondo Adamo; ma è anche un sentiero che - secondo alcuni - serpeggia, difficile ma invitante, anche qui e ora, sulla terra e per noi viatores nella storia (e specialmente in alcuni momenti del medioevo, dal
XIII al XV secolo).
Adamo, lignum vitae e umido radicale
La vita di Adamo nel Paradiso è subito oggetto di interesse esegetico e dottrinale. Una tappa di analisi fondante, e a lungo influente nel
dibattito teologico, è quella di Agostino nel commento al Genesi (e
anche però sparsamente in altre opere) 7. I problemi affrontati da Agostino concernono, tra l'altro, il modo e il tipo di 'immortalità' goduta
da Adamo, e, in essa, il rapporto tra natura e grazia. Adamo, mortale
per la sua natura animale, potè fruire di una sorta di immortalità
(quella definita come potest non mori, e non della perfetta immortalità
del non potest mori, propria solo dei beati) per un 'beneficio Creatoris', cioè per benevolente volere divino. Anche se Agostino non si
addentra nell'analisi propriamente scientifico-biologica delle funzioni
naturali adamitiche, natura e grazie dunque si integrano nella vicenda
fisiologica prelapsaria di Adamo: egli si disseta, si nutre, ed evacua
come tutti noi, ma in un ambiente particolare, creato per lui dalla
bontà divina. Fino al Peccato, egli può evitare anche ansie, angustie
dell'animo, nonché scansare i malanni fisici e la consunzione e il
degrado del corpo dovuta alla vecchiaia. Di questa naturalità - regolata dalle leggi appunto della natura, e scandita dalle naturali esigenze
del corpo - , ma di una naturalità speciale, in qualche modo fuori dal
tempo (poiché, almeno, è esente da decadenza), è responsabile il salutare frutto del lignum vitae. Agostino, certamente, lo proietta nell' esegesi allegorica che vede in esso la vite e la vita, cioè il legno della
Croce che ha come suo frutto salutifero e salvifico il Cristo morente 8;
7. Tengo presenti De Genesi ad litteram e De civitate Dei.
8. E in questa direzione che si muoveranno esplicitamente san Bonaventura
(Lignum vitae, in Opera Omnia , VIII, Quaracchi 1898, 68-86) e Ubertino da Casale
(Arbor vitae crucifixae ]esu, ripr. an . dell'edizione Venezia, i48 5, introd. di C. T. Davis,
Torino i961); cf. M . Thomas, «Der Gedanke des 'Lebensbaumes' (Lignum vitae) in
der Generat1on nach Bonaventura», Franziskanische Forschungen, 28 ( l 976), l 57-69;
e anche L. Potestà, «li simbolo dell'albero», in Id., Storia ed escatologia in Ubertino
da Casale, Milano 1980, 252-6i.
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IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
CHIARA CRISCIANI
ma l'allegoria poggia sulla lettera, e dunque per lui si tratta anche di
un albero, di un frutto concreto, corporeo, dotato però di uno speciale
inspiratio
potere, benchè indefinito: esso è dovu!o ad una Gョッオャセ@
salubritatis occulta' che Dio vi infonde. E un frutto come gh altn, dunque, ma, proprio in questa sua reale consistenza vegetale (e non solo per
l'interpretazione spirituale), è anche strumento e dono di D io 9 . Natura
e grazia, natura e miracolo sono quindi compresenti - per Agostino sia nella struttura di Adamo, sia nel frutto che egli mangia e lo preserva,
sia infine nello stato ossimorico di 'vita immortale' di cui il primo gode
anche in virtù degli effetti eccezionali del secondo.
La tensione e l'ambivalenza tra natura e sopranatura, introdotta
dalla disamina di Agostino, si riscontra poi nelle successive riflessioni
su questo tema: ad esempio, per quanto riguarda il frutto del lignum
vitae la Glossa afferma che esso contrastava i segni e sintomi della vecchiaia natura/iter; ma - nello spiegare la proibizione finale comminata
da Dio ad Adamo di mangiarne più oltre - attribuisce di fatto all' actio Dei l'immortalità relativa di cui Adamo aveva fin lì goduto. Occorrerà dunque chiarire - se ne accorge acutamente Roberto Grossate10
sta - lo speciale valore semantico di quel ' naturaliter' . Egli mette in
fila le le osservazioni dei precedenti expositores; riprende la dizione
agostiniana di una inspiracio salubritatis occulta che defini_sce il poter_e
salutare del frutto; nota la contraddizione tra effetti miracolosi e 11
possesso di questa vim per natura. E allora quel ョ。エオイャゥ・セ@
della gャッウセ@
va così inteso: il potere dell'albero non è naturale, esso mfattl non e
una pianta come le altre, né presenta i caratteri usuali che le identifie_i in
. Per questo Agostino lo definisce anche un sacrament_um. («Erat ・イセッ@
9
lignis ceteris alimentum, in illo autem ウセ」イ。ュョエオL@
quid s1gmficans, nlSI. sap1entiam»: De Genesi ad litteram, VIII.4); cosi - pm articolatamente - fara poi bッョ。セ@
ventura nel suo commento alle Sentenze . Non d'accordo con questa defimz10ne e
Pietro di Giovanni Olivi ( Quaestiones in secundum librum Sententiarum, ed. R Jansen, vol. II, Qq. 49-71 , 228-29). Egli rileva bensì tre funzioni del frutto del lignum
vitae (cfr. più oltre, nota 29), secondo cm avrebbe potuto «mvare ad perpetuatlonem vitae. Primo, quia erat perfecte ass1m1lab1le quantum natura ex1gebat, et 1ta
proportionale virtuti convertendi . quod in nullo eam. laedebat. S_ecundo, アオゥセ@
habebat in se virtutem conformat1vam seu perfecte ad1ut1vam»; e mfine perche
costituiva una tangibile testimonianza dell'intervento divino; ma «non autem
deberet illud [ ... ] dici proprie sacramentum», che ha efficacia solo «ex fid; ve!
intentione assumentis ve! dantis ve! utriusque, haec autem 1b1 non essent». E ev_1:
dente qui sia il maggior dettaglio e uso di conoscenze naturalistiche, sia una pm
definita concezione sacramentale.
10 . Roberto Grossatesta, Hexaemeron, ed. R . Dales, S. Gieben, Oxford _199.0,
30 8-9. Per l' ulteriore sviluppo del dibattito prima del Lombardo cf. J. Z1egler,
«Medicine and Immortality in Terrestnal Parad1se», m P. B1ller, J. Z1egler (eds.),
R eligion and Medicine in the Middle Ages, York 2001, 201-42, specie 207-10.
cano; ma tale potere inerisce alla struttura del lignum vitae in modo
inscindibile, cioè (in questo senso) 'naturaliter'.
Teologi e medici
Dalla metà del sec. XII, e specialmente nel sec. XIII, il dibattito su
questi temi si arricchisce, articolandosi, e contemporaneamente si
sistematizza nelle Sentenze di Pier Lombardo 11 : di qui in poi, la maggior parte delle discussioni sulla vita di Adamo nell'Eden e sul lignum
vitae avvengono nel corso del commmento alla Distinctio XIX del
libro secondo delle Sentenze, e, a grosse linee, presentano due caratteristiche. Innanzitutto si consolida in formula la ambivalenza agostiniana: Adamo, come uomo e animale, è natura/iter portato al passe mori;
il passe non mori gli è concesso «ex ligno vitae, scilicet ex dono gratiae». Con ciò però la naturalità del corpo di Adamo anche nel Paradiso è definita, e, per alcuni, anche una certa disponibilità del suo
organismo all'immortalità sarebbe legata alla sua natura, benchè sostenuta dal lignum vitae. In secondo luogo: gli aspetti fisiologici della vita
di Adamo nell'Eden ricevono molta più attenzione e, soprattutto,
vengono progressivamente approfonditi con l'uso di concetti e categorie medico - naturalistiche che, contemporaneamente, affiuiscono
in Occidente con la traduzione di testi medici importanti della tradizione classica e araba, e si accorpano in una disciplina che si va affermando come dottrinariamente consistente, testualmente definita ed
autorevole, cioè nella medicina 'scolastica'. Sempre più di frequente,
dunque, nel dibattito teologico sulla condizione di Adamo - dibattito
che adesso è anch'esso istituzionalmente collocato in un testo preciso
e in momento del curriculum degli studi teologici - entrano termini
e concetti (come equalitas, complexio, umori, cause fisiologiche di
morte) propri dei medici e phisici 12 , essi pure ora formati secondo
testi e percorsi didattici istituzionalmente consolidati.
l l. Che afferma: «Solent queri plura de primo hominis statu»: egli ammette
che non sono domande inutili, benchè «aliquando curiositate quaerantur» (Pietro
Lombardo, Sententiarum libri quattuor, II., d. XIX). Molto sobrio (quasi tradizionale,
rispetto alle prospettive che Alberto avanza in altri testi) e chiaro, con un'attenta
discussione specifica delle posizioni di Agostino, è il commento di Alberto Magno
alla Distinctio XIX ( Commentum in lib. 2. Sententiarum, in Id., Opera omnia, ed. P.
Jammy, XV, Lyon l6p , 180-87) .
12. Sono introdotti per lo più da formule come «Ut dicunt medici»; «medici
asserunt». ecc.Abbastanza raramente, e più tardi, si fa riferimento ad autori, tra cui,
179
CHIARA CRISCIANI
Nel dipanarsi di un dibattito che - proprio in virtù della sua collocazione regolamentata, ormai istituzionale - apparentemente si presenta quasi statico, avvengono invece importanti accentuazioni di
temi, slittamenti di significati, approfondimenti arditi circa la complexio più o meno equilibrata di Adamo, sulle modalità e tipi di morte
che avrebbero potuto toccarlo, sulla spiegazione naturale dell'efficacia
del frutto salutifero. Si verifica - nel sec. XIII (e fino a Tommaso 1 3) una progressiva erosione degli aspetti soprannaturali dell'organismo di
Adamo a favore di un ampliamento dell'analisi della sua fisiologia,
delle sue vicende corporee e del suo ambiente condotta con approcci
di tipo naturalistico e sostenuta anche, spesso, da rinvii pertinenti ad
auctores medici e filosofi 1 4: senza però che venga mai del tutto meno
il riconoscimento di una qualche forma di intervento divino nella
vita nell'Eden 1 5. Resta aperto il problema di cosa sarebbe accaduto ad
anche ad un primo sguardo, primeggia Avicenna: cf. al riguardo J. Ziegler, «Ut
dicunt medici: Medicai Knowledge and Theological Debates in the Second Half of
the Thirteenth Century», Bulletin of the History of Medicine, 73 (1999), 208-37; Id.,
«Medicine and Immortality»; P. Biller, A. J.Minnis (eds.), Medieval Theology and
Natural Body, York 1997; M. Jordan, «The Disappearance of Galen in ThirteenthCentury Philosophy and Theology», in A . Zimmermann, A. Speer (eds.), Mensch
und Natur im Mittelalter, Berlin, New York 1991, 703-17; Id. , «Medicine and Natural Philosophy in Aquinas», in A. Zimmermann (ed.), Thomas von Aquin .. Wer.k und
Wirkung im Licht neurer Forschungen, Berlin, New York 1988, 36- 46; N. Siram, The
Medicai Learning of Albertus Magnus, in J. Weisheipl (ed.), Albertus Magnus and the
Sciences, Toronto 1980, l l-36.
l 3. Questa fase del dibattito teologico è particolarmente complessa e qui non
riassumibile; anche a causa dell'autonomia scientifico-disciplinare conseguita . dai
vari ambiti di ricerca , Tommaso (che a legittimare questa autonomia contribuisce
fortemente) non ha più interesse a usare - in un discorso centrato sulla formalità
oganizzatrice e motrice dell'anima come principio individuante - concetti specificamente medici. Sulla discriminante posizione di Tommaso cf. F. Santi, Il piacere
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
un Adamo così 'naturale' qualora non avesse peccato; e la soluzione
più frequente è quella di prevedere per lui non tanto, certo, l'assurdo
esito di un'immortalità naturale (contestata nettamente anche dai
medici, appunto), quanto un estremamente protratto prolungamento
della vita (pro tempore prolixissimo), finchè non sarebbe stato traslato
nel Paradiso spirituale. Sono per noi particolarmente significativi i
nuovi caratteri che acquisisce il frutto del lignum vitae in questo
nuovo contesto di analisi.
Forse per primo Alessandro di Hales 16 precisa gli effetti nutritivi
dei diversi alberi a disposizione di Adamo e adatti ai suoi fluidi vitali
e processi digestivi, che ora sono meglio conosciuti. È noto infatti ora
- anche ai teologi - che la vita naturale si fonda sul rapporto tra
calore vitale e umido / umido radicale, rapporto che inevitabilmente si
avvia verso la consumptio definitiva di quest'ultimo: la morte (questa
anzi è la prima e decisiva causa di morte naturale) avviene quando il
calore vitale ha consumato tutta la dotazione di umido radicale di cui
si 'nutre' . Vero è che, nel corso della crescita e dell'intera vita, l' organismo si sostenta col cibo: ma, anche a non tener conto delle varie
posizioni emerse nel vivace dibattito 1 7 in corso tra i medici e filosofi
(e non privo di interesse anche per i teologi) circa i rapporti possibili
tra umido nutrimentale, fornito dal cibo, e umido radicale, presente
nello sperma del generante e primo nucleo vitale del nuovo organismo; resta che - anche per i medici, e per tutti i medici - mai è possibile che l'umido nutrimentale restauri, pienamente e indefinitamente, né per quantità né per qualità, la costante, necessaria deperditio
e, con particolare chiarezza, G. Fioravanti, «Individuo ed identità: alcuni aspetti del
pensiero tardo-medievale », in G. M . Cazzaniga, Y. C. Zarka (eds .), L'individuo nel
.
p ensiero moderno, Pisa l 99 5, 59-68 .
14. Non tanto e solo Aristotele (De generatione soprattutto): anche Isaac, Diete;
Avicenna, Canone, e prima ancora Ali Abbas, Pantegni.
l 5. Cfr. Ziegler, «Medicine and Immortality», passim; Reynolds, Food and Body,
pass im; la posizione più naturalistica, che riduce al minimo la soprannaturalità, è
quella di Guglielmo di Auvergne, in De Universo , l, i, 59: cfr. Ziegler, ibid., .2.15, e
R. J. Teske, «William of Auvergne on the Vanous States of our Nature».' Traditio , 58
(2003), 201-18: sarà da indagare meglio il motivo di questa prospettiva relativamente anomala, che introduce addirittura anche la morte nell'Eden.
16. Ho tenuto presente vari testi di Alessandro; è comunque infatti alla sua
scuola che probabilmente si usa per la prima volta il termine tecnico 'umido radicale' ゥセ@ un discorso teologico. La Summa Halensis (Summa fratris Alexandri o Summa
theologica, 5 voll., qオ。イセ」ィ
L QL@ 19.24-1948) .è un testo com.posito, e la parte qui usata
(De coniuncto humano) e un aggiu.nta, scritta intorno agh anm ' 50/ ' 60, e sotto l'influenza del Commento alle Sentenze di Bonaventura. Dell'immortalità edenica si
tratta anche, .se.mpre nella Summa Ha/ensis, nel De peccato hominis (1. II, ii, t. III, 21 8),
,a Gwvanm de la Rochelle. Cfr. anche Alessandro di Hales, Quaeforse 。エセゥ「オャ・@
stiones disputatae antequam esset frater', Quaracchi 1960, III, l 293-13or.
17. Su questo dibattito cf. M . McVaugh, «The humidum radicale in Thirteenthcentury Medicine», Traditio, 30 (1974), 259-83; L. Demaitre, «The Medicai Notion
of «Withenng» from Galen to the Fourteenth Century: the Treatise On Marasmus
by Bernard of Gordon», Traditio, 47 (1992) , 257-307 (con edizione del testo); Crisciam, «Aspetti del dibattito»; Ead., «Premesse e promesse di lunga vita: tra teologia e pratica terapeutica (secoh XIII-XIV)», in C. Crisciani, L. Repici, P. B. Rossi,
(eds.)_, ' Vita hnga '. Durata della vita, vecchiaia e prolongatio vite nella tradizione aristote/1'.a e medica tra Antichità e Rinascimento (in corso di pubblicazione in Micrologus Library); G. Ferran, «Il trattato De humido radicali di Arnaldo da Villanova in
Actes de la IITrobada, 281-33r.
'
180
r8r
e le forme . Intorno ad alcuni racconti sulla permanenza eterna del corpo umano (secoli
XIII-XIV), Tesi di Dottorato (II ciclo), Università di Firenze, 1990; P. L. Reynolds,
Food and the Body. Some pecu/iar questions in high medieval theology, Leiden 1999, specie capp. 13 e 14; G. Freudenthal, Aristotle's Theory of Materiai Substance. Heath and
Pneuma, Form and Sou/, Oxford, 1995; R. Pasnau, Thomas Aquinas on Human Nature.
A Philosophical Study of Summa Theologiae r" 75-89, Cambridge, New York 2002;
CHIARA CRISCIANI
dell'umido che caratterizza il funzionamento vitale e porta infine alla
morte. Anche Adamo - secondo il più naturalistico approccio con cui
ora si guarda al suo corpo - è vincolato a queste regole di funzionamento. E pertanto - precisa Alessandro di Hales - «[ ... ) duplex est
consumptio humidi, scilicet radicalis et nutrimentalis. Consumptio
humidi radicalis impediebatur propter esum ligni vite, quod ideo
lignum vitae dicebatur, quia per illud vegetabatur illud humidum in
quo radicatur vita; consumptio vero humidi nutrimentalis impediebatur per esum ali o rum lignorum paradisi [ ... ] » 18 . L'efficacia speciale del
lignum vitae - frutto più nobile degli altri e ancora, in fondo, miracoloso - è dunque destinata più propriamente a sostenere il nucleo
vitale più intimo ed essenziale di Adamo, garantendone così la durata
(se non l'immortalità), mentre gli altri ligna, più prosaicamente, provvedono al sostentamento quotidiano (continuamente consumato e
transeunte:fluens) di Adamo. E da qui in poi i due concetti - umido
radicale e lignum vitae - sono costantemente e topicamente uniti in
questa forma nei commenti alle Sentenze 1 9. Si può anche notare, ゥョッャセ@
tre, come, almeno in una prima fase di utilizzo del concetto d1
'umido' in teologia, quello radicale e quello nutrimentale siano ontologicamente distinti (almeno nel caso di Adamo): l'uno non restaura
l'altro, nemmeno parzialmente, e non si prevede nessun tipo di supporto e neppure di mescolanza tra i due. In ciò, la linea teologica non
pare attenta, in un primo momento, alle acquisizioni mediche più
recenti. Lo sarà, invece, nella prospettiva di Nicola di Occam, francescano di Oxford 20 , eccezionale per la sua competenza e aderenza alla
linea dei medici; nonché di Iacopo da Viterbo, meno tecnicamente
competente, ma certo molto informato: i medici infatti prevedono tra
18. Alessandro di Hales, Summa Halensis, II, 689.
19. Dai dati delle sue analisi,Joseph Ziegler (•Medicine and Immortalicy», 23637) avanza con cautela (la sequenza dei commenti alle Sentenze va infatti megho
approfondita) l'ipotesi che a tale connessione, e comunque agh_ scambi tra medicina
e teologia, siano particolarmente interessati 1 teologi (per lo .PIU francescam) d1 area
inglese. Al riguardo merita di essere riportata anc.he la posizione di John Pecham
(simile a quella di Alessandro di Hales), secondo cm alla corruz10ne degh urmdi nel.l'Eden si provvedeva «duplici via. Primo per esum li.gnorum commumum.paradm,
quo restaurabatur deperditio humoris.' sicut in nobis fit restaurat10 per nb.os. Sed
per lignum vitae fiebat restaurat10 ipsms humidi radicahs et calor ipse vitahs fovebatur [ .. .)» (Quodlibeta quatuor, ed. G.J. Etzkorn, Grottaferrata 1989, 38-39) .
.
20 . La sua singolare posizione è esaminata in dettaglio in Ziegler'. «.Ut dzcunt
medici»; Nicola muore circa nel 1320, dopo aver studiato anche a Pangi intorno
agli anni · 7o e aver insegnato teologia a Oxford; il suo commento alle Sentrnze
risale ai 1280 circa: cf. Nicholas of Ockham, Quaestiones dzsputatae de traductione
humanae naturae a primo parente, ed . C. Saco Alarcon , Roma , Quaracchi 1993·
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
i due umidi comunque dei rapporti, che sono più o meno complessi
e risultano variamente soddisfacenti sotto il profilo dottrinale. Piuttosto, appare viva e insisitita la cura di alcuni teologi per individuare un
componente originario, stabile e perciò identificativo della corporeità
del singolo individuo, capace così di garantirne l'identità anche nel
giorno della resurrezione della carne. E infatti le analisi svolte su Sentenze, libro II, d.19 meglio si chiariscono nei loro intenti e negli interessi profondi che le animano se vengono confrontate con quelle che
si sviluppano sul IV libro, dove sono affrontatati i problemi posti dalla
promessa di resurrezione del corpo di ciascuno, annunciata esplicitamente da Cristo e attuata col suo esemplare trionfo sulla morte 21 .
Dunque la discussione e l'uso promossi dai teologi del concetto di
umido radicale, e sviluppati contemporaneamente in un altro, ma
contiguo, dibattito (quello sulla veritas humanae naturae) 22 , fanno dell'umido radicale il componente materiale originario, e perciò identificativo, della corporeità di ogni individuo, quello che lo caratterizza
nella sua identità e singolarità in quanto è immesso in lui dal concepimento: è ad esso che fin dall'inizio si unisce l'anima, ed è costitutivo di quel nucleo corporeo materiale destinato alla Resurrezione,
appunto individuale, di ciascuno 2 3.
21. Lo de.finisce exemplum Iacopo da Varazze, richiamando passi di Paolo e Gregorio: infatti «Raro enim inveniretur qui resurrectionem futuram speraret nisi
eam in exempl.o precessisse videret [ ... )» (Iacopo da Varazze, Legenda aurea, ed. G.
P. Magg10m, Firenze 1998, I, De passione Domini, 360) .
22. Cfr. W. H. Principe: •The 'Truth of Human Nature' According to Thomas
Aquinas: Theology and Sc1ence in Interaction» , ゥセ@ R.]. Long (ed.), Philosophy and
the God of Abraham: Essays in Memory of]ames Weisheipl O.P, Toronto 1991, 161-77;
Id., •De ventate humanae naturae' Theology in Conversation with Biology, Medirn_ie, and Philo.sophy of Nature», in R . Tyorinoja et al. (eds.), Knowledge and the
Sctences in Medzeval Ph1/osophy, Helsinki 1990, III, 486-94; inoltre, ancora, gli studi
di Reynolds e Pasnau.
. 23 . Tra i molti teologi che affrontano questo tema, si veda la posizione di Egidio Roma1rn (cf. K. Nolan , The Immortality of_tlie_ Saul and the Resurrection of the
Body according to Giles of Rame, con ed. di quesuom, Roma 1967, 109) che riporta,
pur. criticandola, la seguente troppo drastica opinio sostenuta da alcuni: «Nam si
mhil est fixum et stans in corpore hominis, sed totum fluit et refluit, non videtur
セオッ、@
salvare possumus 9uo re?1aneat individuum idem numero»; cf. anche, per
l 1mpostaz10ne e .sulla. difficolta. del problema, 107: «Itaque, cum in hac materia
tanta sit .loquendi vanetas, fit difficultas quid sit tenendum in quesito: ut utrum
resurgat in homine solum quod est radicale, vel quod est secundum veritatem, ve!
quod est secundu.m. speciem» (dove sono così accennate le curvature teologiche e
filosofico-naturahst1che anstotehche della questione).
CHIARA CRISCIANI
Tra grazia, fisiologia e artificio
Benché le linee di sviluppo di questa problematica siano più complesse di quanto qui sia appropriato approfondire, si viene determinando così un circuito esplicativo che - sulla base del concetto scientifico - medico di umido radicale e di quello scritturale teologico di
lignum vitae - connette la identificabilità originaria di ciascuno con la
temporanea immortalità fisica di Adamo e con la definitiva Resurrezione corporea dei beati; si lega strettamente il vigore vitale di questo fluido - organico, sì, ma 'che non si vede' (se non per i suoi effetti,
quando si consuma del tutto) - alla funzione nutritiva - e farmacologica, ora lo si potrebbe dire - del lignum vitae. Infine e infatti: la inspiratio salubritatis occulta propria deì lignum vitae, di cui aveva parlato
Agostino, non solo non è più occulta, ma anzi si struttura in varie
funzioni salutifere: innanzitutto sostenere - meglio, restaurare continuamente - l'umido radicale di Adamo; e più specificamente e articolatamente, in seguito (sulla base di più puntuali nozioni mediche):
eliminare impurità nel processo digestivo; rinvigorire la facoltà digestiva stessa con la sua virtus nutritiva (il frutto del lignum possiede una
speciale virtus digerendi et convertendi); confortare il calore naturale;
garantire la debita proportio degli elementi; evitare, nel complesso,
24
debolezze e consumptio, l'invecchiamento e i suoi molti malanni .
Di questa evoluzione delle riflessioni sul lignum vitae sono testimonianza più tarda ma chiarificante le considerazioni dell'agostiniano
Iacopo da Viterbo 2 5 e di John Wyclif, che si soffermano abbastanza
analiticamente sulla situazione di Adamo. Il primo tratta insieme di
umidi e di spiriti; conosce e distingue le dottrine dei medici, le cui
24 . Cf. Ziegler, «Medicine and Immortality», 229 sgg. Così riassume_ Alberto
Magno (op. cit., 185): tra le cause di immortalità di Adamo (che è dono d1 grazia),
la terza è «lignum vitae, quod disponebat a parte ュ。エ・ョセ@
removens a corpore
causas senectutis et indurationem membrorum et putrefacuonem humorum [... ]
semper renovaba't teneritudinem complexionis optimae»; è ョセ」・ウ。イゥッ@
però anche
il cibo normale «aliorum lignorum, qui conservabat ne depenret ahqmd m materia corporis, vel humidi radicali»> (qui il nutrimento sembrn contnbu1re al mantenimento, almeno parziale, dell'umido radicale); per altre lmee della ampia disamina di Alberto cfr. Crisciani, «Aspetti del dibattito», specie 350-54; J. Cadden,
«Albertus Magnus' Universal Physiology: the Example of Nutnuon», m We1she1pl
(ed.) , Albertus Magnus and the Sciences, 322-39 e Reynolds, Food and the Body, specie capp. 8- l I.
25 . Cf. Jacobi de Viterbo O.E.S.A . Disputatio quarta de quolibet, ed. E. Ypma,
Wiirzburg, 1975, specie 50-69.
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
diverse opinioni sull'umido radicale elenca con cura (compresa quella
che prevede una parziale restaurabilità dell'umido radicale tramite
quello nutrimentale), senza prendere posizione, giacchè il suo interesse è concentrato di più sullo spiritus - come apertamente dichiara.
La sua positiva valutazione del valore delle conoscenze mediche lo
induce a supporre che anche nel felice stato edenico uno sviluppo
della medicina sarebbe stato necessario. Sia perché fosse piena la perfectio dell'intelletto di Adamo; sia perché egli conoscesse la struttura
naturale - e la fragilità - del suo organismo, cosicchè gli risultasse ben
chiaro che solo per un dono soprannaturale ricevuto godeva di
immortalità e salute perfetta; sia infine per motivi propriamente dietetici, per essere in grado di scegliere nel Giardino i nutrimenti più
utili . Medicine vere e proprie non sarebbero state necessarie ad
Adamo, vista l'assenza di malattie; ma «Una enim erat medicina
homini a Deo concessa, scilicet lignum vitae, cuius ligni sumptio virtutem naturae in suo vigore servabat»: e anche in questo caso le
opportune indagini e conoscenze mediche avrebbero consentito di
«hanc ipsam proprietatem ligni vitae cognoscere» 26 . Wyclif - esponendole ormai in termini quasi ovvi, consueti, che non richiedono
spiegazioni dettagliate - dedica varie osservazioni al lignum vitae nel
trattato sullo stato di innocenza 2 7, dove un notevole spazio è destinato
all' analisi della complexio di Adamo; alla sua reazione rispetto alle sei
res non natura/es (quelle condizioni, cioè, elencate nei regimina della
medicina pratica come indispensabili alla sopravvivenza e salute 28 );
alla natura dei misti animati; alla proporcio armonica che è condizione
di immortalitas; alle indicazioni, in genere, dei medici. Wyclif enumera
tre tipi di alberi-frutti paradisiaci: uno serviva ad esum, il secondo ad
immortalitatis firmamentum, il terzo ad obediencie commodum (e cioè
erano preposti alla vita, alla durata, alle scelte del primo uomo) 2 9. L'umido radicale non è evocato nei suoi dettagli fisiologici , anzi non
vien neppure menzionato da Wyclif; ma si precisa che, a quanto
26 . Ibid., 65 .
27. Cf.John Wyclif, Tractatus de statu innocentiae, edd.J. Loserth, F. D . Matthew,
London 1922 (ripr. an. New York, London, Frankfurt 1966), specie 488-95; cf. L.
Campi, «fusti sunt omnia. Note a margine del De statu innocencie di John Wiclif» ,
Dianoia (di prossima pubblicazione) .
28. Si tratta di aria (clima), cibo, bevanda, evacuazione/replezione esercizio
fisico (tra _cui i bagni), passioni dell'anima. Sono essenziali perché l'organismo viva,
ma non dipendono, come la complexio fisica, dalla struttura dell'organismo, sono sì
dati necessari ma sono fruibili secondo la scelta dello stile di vita di ciascuno.
29. Le tre funzioni degli alberi compaiono già nel commento alla Sentenze di
Bonaventura: cf. anche Reynolds, Food and the Body, specie 331-34.
CHIARA CRISCIANI
sostengono i sapienti, satis probabiliter il primo uomo usava parcamente del lignum vitae, in valde modica quantitate e ad modum electuari.
Così i progenitori si sarebbero conservati e preservati «usque ad tempus translacionis a defectu corporis et incommode senectutis» 3°. Con
la medicina di Iacopo da Viterbo e l' electuarium di Wyclif la peculiarità
e la funzione salutifera, restauratrice e propriamente terapeutica di
questo frutto non potrebbero essere meglio sottolineate.
Questo sviluppo del dibattito teologico suscita numerosi quesiti 3 1 ,
e sotto vari punti di vista (ma soprattutto per quanto riguarda l' effettiva padronanza di questi concetti medici da parte di teologi, circa il
tipo di uso che ne fanno e circa le fonti scientifiche cui attingono 32).
Qui non li posso affrontare. Vanno messi in evidenza però - tra le
conseguenze della discussione - almeno alcuni esiti importanti per
proseguire questa mia ricognizione.
Innanzitutto: l'aver introdotto l'umido radicale in questo contesto,
strettamente accoppiato al lignum vitae, sottrae il primo (almeno in
parte) alla sua definizione e funzione puramente fisiologica per collocarlo in un itinerario scandito di salvezza: gli viene cioè così conferita una specie di 'storia', che nei trattati medici non ha (qui entra, se
mai, in vari processi), e comunque ottiene una collocazione anche
nella storia della salvezza. C'è stato infatti un luogo, se non un tempo,
in cui l'umido radicale veniva pienamente restaurato, e non dal normale nutrimento: e allora malattie, vecchiaia e morte, pur possibili,
erano allontanate; e ci sarà di nuovo una condizione in cui esso non
si consumerà più, coincidendo pienamente con ciò che di più intimo
e vero l'organismo individuale possiede. Non solo: averlo così 'isolato', fa sì che l'umido radicale diventi in sè una sorta di autonomo
fluido, forse prodotto o comunque omogeneo al frutto dall'albero
divino preposto a sostenerlo; ma, proprio perciò, non connesso necessariamente solo ai processi generativi e rigenerativi normali della fisio-
30. De statu innocencie, 494 .
31. P. Biller, A. J. Minnis (eds .), Medieval Theology and Natural Body, York i997,
specie 4-5.
32. Oltre agli studi già citati sui rapporti-scambi tra teologi e medici, cf. L.
Cova, «I principi della generazione umana : tradizione medica e filosofia aristotelica nelle discussioni teologiche del XIII secolo» , Esercizi filosofici, (Trieste), 6
(2002) , 45-58; Id., «Morte e immortalità nel composto umano nella teologia francescana del XIII secolo», in C. Casagrande, S. Vecchio (eds.), Anima e corpo nella
cultura medievale, Firenze i999, io7-22; Id., «Prius animai quam homo . Aspetti dell'embriologia tommasiana», in C. Crisciani et al. (eds.), 'Parva naturalia ' . Saperi
medievali, natura e vita, Pisa 2004, 3 57-78 .
186
IL LIGN UM VITAE E I SUOI FRUTTI
logia dell'organismo, tanto è vero che si può restaurare con qualcosa
d1 totalmente esterno ed estraneo ad esso e ai cibi usuali
. D 'altra ー。イセ・L@
e per quanto riguarda il lignum vitae, ョセ@
può sfuggire che quest ulumo - pur sempre donum dei, pur sempre scaturito
d.al beneficio creatoris -. ha. セ」アオゥウエッ@
caratteri determinati stabili e specifiche, regolari, funz10m terapeutiche' (quelle che ho appena elencato), e m ogm caso una certa 'naturalità' . Insomma, l'unione stretta e
funzionale tra umido radicale e il frutto del lignum vitae - per il luogo
testuale e per il luogo della vicenda dell'umanità in cui si realizza conferisce セャ@ primo anche un alone di eccezionalità, che lo rende
forse u? po meno automatico, meno 'naturalmente' fisiologico; insinua, all opposto, nel secondo, aspetti di familiarità naturale e comunque, m un certo senso, di 'accessibilità' (e fattibilità tecnico-scientifica) · Difatti - come Wyclif ha accennato - anche Adamo lo considerava e lo usava a mo' di farmaco, come un electuarium; e secondo
Iacopo da Viterbo egli avrebbe tratto profitto dallo studiarne la natura
e le proprietà coi criteri e i concetti della scienza medica.
Anche da questo reciproco scambio di valori derivano forse le non
rare irruzioni dell'albero e dei suoi frutti - carichi come sono della
nostalgia di ciò che abbiamo perso all'inizio e della speranza per ciò
che c1 aspetta alla. fine dei tempi - anche nel nostro tempo e nel
n.ostro. percorso d1 viatores. Non solo irruzioni inerti - citazioni 0
ricordi - o allegorie. che rinviano ad una salute spirituale, ma progetti,
che a quella nostalgia e a quella speranza cercano di dare fattive, concrete risposte.
Lignum vitae: storia e medicina
E infatti, non pare che le constatazioni dei teologi sul lignum vitae
restmo confinate nel rarefatto e tecnico contesto dei Commenti alle
s・ョセコNZ@
il lignum vitae, il ricordo del suo salutare rigoglio, e il proposito d1 cercare.sulla セッウエ。@
,terra. l'albero e ilfrutto salutiferi si ripresentano. anche . sia m sto ne avvmcent1, sia m più sciolte situazioni
pastorali, re.toricamente suggestive: in entrambi i casi - pur nelle differenze - s1 percepiscono una intenzione e una tonalità nettamente
meno scolastiche.
Qu.a nto alle 'storie', basta far riferimento alla diffusissima Legenda
aurea d1 Iacopo da Varazze; nel capitolo LXIV (De inventione sancte crucis33)
33 . Legenda aurea, ed. Maggioni, I, specie 461-67 .
CHIARA CRISCIANI
il tortuoso e provvidenziale percorso dei legni della croce di snoda nei
secoli - tra rinvii scritturali, testi patristici, vangeli apocrifi, resoconti
di varie historie e cronache -, e si colloca certamente nel nostro tempo,
ma prende le mosse e parte dal Paradiso terrestre: è alle sue porte, ora
inesorabilmente serrate, che Seth, figlio di Adamo, si reca supplice, pregando di ottenere per il padre vecchio e infermo l'olio risanatore dell'albero della misericordia. L'inflessibile angelo guardiano Michele non
lo permette; ma «in quadam vero hystoria Grecorum licet apocrypha»
si legge che l'angelo colse un ramoscello «de ligno in quo peccavit
Adam» 34 e «eidem tradidit dicens quod quando faceret fructum pater
sanaretur»; e, ovviamente, questa previsione è vera, se intesa allegoricamente: alla morte di Cristo, e con la sua discesa agli Inferi, Adamo con
altri verrà salvato. Ma il racconto non dà spazio a questi commenti e
procede spedito. Al suo ritorno, Seth trova Adamo ormai morto, ma il
rametto, piantato sul tumulo, attecchisce e diventa un albero mirabile,
grande, frondoso e longevo, fino ai tempi di Salomone. Costui vorrebbe - data la sua bellezza e grandiosità - conservarlo al riparo, ma,
stranamente, l'albero cambia continuamente dimensione e nessun
luogo può contenerlo. Trasformato in assi, il lignum diventa un ponte,
che la regina di Saba venera - vedendone in spirito la destinazione salvifica -, rifiutandosi di calpestarlo. Salomone, avvisato e preveggente,
fa sotterrare il legno predestinato in una buca profondissima; nello
stesso luogo sorgerà poi la piscina probatica, dalle note virtù purificanti e salutari: e non c'è dubbio che anche il legno lì sotto sepolto
contribuisse alla infirmorum curationem. Il resto della vicenda è più noto:
questo legno, con altri, servirà a costruire la croce di Cristo, poi finita
di nuovo sottoterra per duecento anni o più; Elena, madre di Costantino, messasi alla sua ricerca, riconoscerà i legni della Passione tra i tre
che le vengono presentati, perché solo questi hanno poteri taumaturgici: si dice infatti - riferisce Iacopo - che abbiano resuscitato un giovane il cui funerale passava di lì, o - miracolo meno eccessivo abbiano portato salute immediata ad una donna altolocata, malata
grave e .ormai solo semiviva.
34. Si tratta dunque dell'albero della conoscenza del bene e del male; tuttavia
si può rilevare come questo albero, pur mantenendo l'ambivalenza peccato /
riscatto che caratterizza questo lignum per la costruzione della croce di Cristo, nel
corso del racconto di Iacopo da Varazze si venga rivestendo (in una specie di crasi
tra i due alberi, non rara) anche della 'generosità' e 'salubrità' proprie dell'albero
della vita.
188
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
Non è il caso qui di analizzare i molti spunti mitici, gli archetipi,
le assonanze scritturali, le varie corrispondenze di cui è intessuto questo meraviglioso itinerario: dal verdeggiare del virgulto sul cadavere,
alla virga di ]esse e al suo germoglio e al ramo fiorito di Giuseppe;
dalle permanenze del legno sottoterra (ma non per questo inerte) alle
sue ricorrenti, rinnovate apparizioni; dalla sua funzione di ponte ai
rapporti tra il primo e il secondo Adamo. Occorre sottolineare però
con quanta insistenza questo albero/legno si associa qui a salute e
guarigione, innanzitutto del corpo: di Adamo morente, degli infirmi
della piscina, dei due miracolati finali. Se da Agostino fino a Bonaventura e a Ubertino da Casale 35 si snoda una linea di approccio allegorico che affianca e apparenta strettamente, fin nei dettagli, il /ignum
vitae dell'Eden alla croce del Golgota tramite la vite e i suoi tralci,
tutti 'alberi' apportatori di salvezza, nella Legenda i vari piani - allegorico, narrativo, anedottico, simbolico - si intrecciano, per illustrare,
con l'apparente linearità della cronaca, il fatto che nella continuità
della nostra storia lo stesso, il medesimo albero sia stato innanzitutto
apportatore di salute per il corpo, reale e concreto supporto di benessere beato e di enorme danno materiali, di morte infamante di Uno
e di salute/salvezza per tutti, e costituisca un effettivo ponte appunto - tra l'Eden, la nostra terra e la nostra condizione misera e la
gloria futura.
Per quanto riguarda la pastorale, e la predicazione in special modo,
mi pare che un'indagine approfondita per ora manchi; potrebbe rivelarsi invece una fonte ricca di notizie e certamente molto utile, proprio anche per cogliere meglio i transiti e gli scambi tra dottrine teologiche e conoscenze mediche, che forse sono più appariscenti e risultano più coglibili proprio nel contesto di intersezione che è costituito
dai testi e dai manuali per predicatori: qui varie competenze, forse
superficiali ma numerose, devono infatti integrarsi nella ·perizia del
predicatore e devono interagire ai fini della r icercata efficacia persuasiva. Quelli che seguono sono solo primi e parziali sondaggi .
Il domenicano Giovanni di S. Gimignano, ad esempio, precisa, in
un sermone quaresimale, la natura differente degli umidi nell' organismo presenti anche nel Paradiso terrestre, e sottolinea in dettaglio
quanto anche nel Paradiso il corpo umano fosse legato legibus naturae;
accenna inoltre ai diversi frutti riparatori e riprende. la metafora avicenniana della lucerna (che ricorre nel Canone, e poi nei testi medici
35 . Vedi qui nota 8.
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latini, variamente accettata o criticata, a proposito della natura dell'umido radicale) 36 . Anche il francescano Servasanto da Faenza 3 7 cita
medici come Galeno, Costantino, Avicenna (sulle fasi della digestione), e ha modo di richiamare il rapporto tra calore e umido radicale «in quo tota vita consistit»: l'accenno ricorre nel capitolo 13° sul
digiuno, che viene trattato sia nei suoi aspetti ed effetti fisici, sia come
metafora di terapia spirituale. Amplissimo spazio alla situazione di
Adamo e ai suoi cibi viene dedicato nelle prediche in volgare sul
Genesi dal domenicano Giordano da Pisa 3 8 , dotato anche di una notevole cultura filosofico-aristotelica. Forte dunque del supporto della
dottrina dei Santi, ma anche dei filosofi e dei savii, Giordano parla
delle 'piante singulari' che si trovano in quel Giardino e non più, purtroppo, nei nostri giardini e orti: tra queste si staglia il lignum vitae. Più
che a sostentare l'umido di Adamo, i suoi frutti mantengono sempre
vivo nel primo uomo il calore naturale - principale supporto di vita
secondo la dottrina aristotelica; ancora ad Aristotele risale l'esempio
della mescolanza di vino con acqua che in queste prediche Giordano
propone: nel caso di Adamo l'aggiunta (dell'umido nutrimentale al
radicale) non comportava modificazione di natura, e la carne del
primo uomo si rinnovava mantenendo la medesima qualità. Di qui il
fatto che in quel Giardino«[ ... ] sempre sarebbe stato l'omo giovane e
non sarebbe mai invecchiato»; lì, inoltre l' «omo sarebbe stato ben
ordinato e senza difetto», come sarà nella Resurrezione; e anche
anziani sarebbero diventati lì gli uomini, se non avessero peccato, ma
pur sempre «giovani per aspetto» benchè «vecchi di tempo» . Attualmente, in quel luogo di delizie «non sono se non due profeti, Enoch
e Elya [ ... ] e questi viveno giovani del legno della vita e delli altri».
Giordano non ritiene che si possa ora recuperare quel frutto mirabile;
suggerisce piuttosto che l'uomo debba crearsi qui un giardino spirituale, allegoricamente simile al Primo, i cui frutti possano rafforzare la
sua anima e aiutarlo nel percorso di salvezza; e a ciò è destinata
36. Cf. Giovanni da San Gimignano, Convivium quadragesimale, Colonia, 1612,
131; cf. anche Ziegler, «Ut dicunt>>, 233-34. .
.
.
.
37 . Nel manuale pastorale sulla confessione Ant1dotanus an1mae (= Summa de
poenitentia, Firenze, Biblioteca Nazionale, Conv. Soppr. G VI 773); cfr. C. Casagrande, «'Predicare la penitenza'. La Summa de poenitentia. di Serv_asanto da
Faenza», in AA.VV., Dalla penitenza all'ascolto delle confessioni: il molo dei frati mendicanti, Spoleto i996, 61-101 (con !'ed. della Tabula); Ziegler, «Medicme and Rehgion», 165-67.
.
38. Cf. Giordano da Pisa, Prediche sul secondo capitolo del Genesi , ed. S. Grattarola, Roma 1999 , specie 64-67; 127-28; 130-36.
IL LIGN UM VITAE E I SUOI FRUTTI
appunto la sua predicazione. Infine, si può citare un sermone universitario del sec. XV, in cui si sostiene - in una direzione completamente
allegorica - che la scienza teologica, col 'calore' della contemplazione
delle realtà soprannaturali e l"umido radicale' dell'erudizione delle
cose morali, rinvigorisce pienamente la vitam spiritualem anime39.
Ma altri predicatori alludono a più concrete evenienze e possibilità.
Fra Duecento e Trecento, ad esempio, il predicatore domenicano Aldobrandino della Toscanella (t 1314), nel suo prontuario di sermoni Scala
fidei, parla del cibo dei beati e di un cibo simile, però meno perfetto,
forse presente ancora sulla terra, quasi un lignum vitae che consentirebbe di vivere più di cent'anni 4° . Si afferma il contrario - ma è ugualmente una testimonianza di diffusione della credenza - nella posizione
più tarda del predicatore Gerolamo di Giovanni nel suo sermonario
Rotimata 41 : Giovanni rileva che, se davvero tale 'rimedio ' ancora esistesse, e se ci fosse qualche medico che lo conoscesse, già i potenti della
terra l'avrebbero confiscato solo per loro esclusivo vantaggio e beneficio: «Sed oppositum - egli nota sarcastico e realista - videmus quod
omnes morimus». Che non si possa trovare così facilmente qui in terra
un lignum vitae (e che, se mai, si debba rimpiazzarlo con altri metodi e
ritrovati) è opinione anche del francescano Spirituale Giovanni di
Rupescissa (teologo, profeta, alchimista catalano della seconda metà del
sec. XIV) : proprio infatti mentre propone - con la distillazione della
quinta essenza - un farmaco mirabile e artificiale capace anche di prolungare la vita, egli rileva su basi scritturali (Genesi, 3) che: «Statutum
est hominibus semel mori [ ... ] Phantasticum ergo esset di cere, ut Deus
daret Adae extra paradisum aliquam rem per quam posset vivere in
aeternum, ex quo ipsum eiecit, ne capiens de fructu ligni vitae viveret
39. Cfr. S. Wenzel, «Academic Sermons at Oxford in the Early Fifteenth Century», Speculum, 70 (1995), specie il sermone W-22 (edito a 321-29, tutto elaborato
su allegorie vegetali e sul lignum vitae, il cui versetto costituisce il thema del sermone), 325: «C.um igitur sciencia nostra theologica contemplacione supernaturahum_ quasi cahdum naturale caritatem accendat, et erudicione moralium quasi
humidum radicale mtenc10nem rectificet, ac si utrumque vigorando spiritualem
v1tam ammae perpe_tuet et conservet»; l' arbor della sacra teologia, inoltre (32 7)
«medicmah fructus_ipsms efficacia omnis anime infirmitatis tollitur» (segue un
elenco d1 mah sp1ntuah o vizi , analogo alle malattie risolte dalle varie medicine
alchemiche (lebbra, paralisi, idropisia ecc., intese come malattie 'spirituali').
. 40. Cfr. F. Santi, «Un nome d1 persona al corpo e la massa dei corpi gloriosi»,
M1crologus, 1 (1993), 273-300 (si fa riferimento al ms . Firenze, Biblioteca Nazionale
e 6.1701).
•
41. Ibid. , con riferimento al ms. Firenze, Biblioteca Nazionale, G. r. 4oo, f.
138ra-va.
CHIARA CRISCIANI
in aeternum»42. Comunque, però, la fiducia di ritrovare in qulache
modo questo frutto-albero eccezionale, cauta ma perdurante, è diffusa,
è antica, ed è ricca di fin troppi simboli: «Contro il morso del serpente,
se l'uomo saprà procurarsi e mangerà una scorza che cresce in Paradiso,
nessun veleno potrà danneggiarlo. Aggiunge chi ha scritto questo libro
che la scorza la si è trovata di rado» 43.
Quanto ai medici, o agli studiosi di cose naturali (che non siano,
come ad esempio Alberto Magno o Ruggero Bacone, anche teologi) .
Non mi risulta che nessuno - nonostante le convinzioni di Iacopo da
Viterbo sull'utilità di studiarne la struttura e le proprietà - si addentri in analisi specialistiche e specifiche sul lignum vitae: questo è tra gli
oggetti di una diversa disciplina; è poi un oggetto per definizione non
naturale, legato alla Storia sacra e alla grazia: perché i medici dovrebbero occuparsene, infatti? E tuttavia si può discernere qualche traccia
di interesse e di raccordo, anche a partire dai loro testi . Per esempio:
Ali ibn Ridwan conclude il suo diffuso e usatissimo commento alla
Techne di Galeno in modo niente affatto didattico ma narrativo, prospettando che «[ ... ] possibile est ut sint medicine que prohibeant a
velocitate ad senectutem, scilicet a frigore membrorum et siccitate
eorum et perlongetur per illud vita hominis quando regimen eius fit
bonum, sicut dicitur quod homines vixerunt centenis annis. Et unum
quod invenitur in illo est medicina inda que nominatur trifera, ipsa
namque facit bonam digestionem et bonum calorem et conservat
iuventutem spacio longo [ ... ] quando cum usu eius bonum est reliquum regimen»44. Ali non nega che tale rimedio si possa scoprire in
42. Cf. Liber de consideratione quintae essentiae, a cura di Gugliemo Gratarolo,
Basilea 1561, 16.
43. Cf. T. O. Cockayne (ed.), Leechdoms. Worthcunning and Starcraft of Early
..
England, in 'Rolls Series', London, 1844-66, II, II3-15 (tr. it. セュ。IN@
44 . Cfr. Hali fili i Rodbon in parvam Galeni artem commentatio,Venetus, apud Juntas (si tratta di una raccolta di commenti alla Techne che s1 apre con quello d1 To.rrigiano), l 557, 217r; cf. D.Jacquart, La médecine médiévale dans le cadre_parisien, Paris,
1998, 402. Si veda anche la ripresa letterale di questo passo (co_me riportato da Ah
nella Techne, ma in realtà da attribuirsi secondo l'autore a D10scoride, mentre il
Bacone autentico lo ascrive correttamente ad Ali, che a sua volta rinvia sia a Dioscoride che a Galeno) citato in ps.-Bacone, De retardatione accidentium senectutis
(cum aliis opusculis de rebus medicinalibus, eds. A. G. Little, E. Withington, Oxford,
1928 [Opera hactenus inedita Rogeri Baconi, IX]), 3. Forse proprio a questo commento della fine della Techne si riferisce il per ora enigmatico rinvio testuale (uno
dei pochissimi in cui si nomina un. medico, e una fonte) dello ps.-Lullo _nel t・ウエセᆳ
mentum (eds. M. Pereira, B. Spagg1ari, Il Testamentum alchemico attribuito a Raimondo Lullo , Firenze 1999), 478: «Et de ista medicina non obliviscitur Galienus
physicus in suo libro terti 'Tegni', in ilio canone qui incipit: «Utilitas vero utro-
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
futuro, anche se, a suo avviso, come è del resto opm10ne di tutti i
medici, «non est possibile omnino invenire medicinam prohibentem a
morte ullo modo et conservantem vitam sempen>. È davvero una
fatale (o provvidenziale) vicenda quella che fa sì che di queste medicine, tra cui i mirabili frutti della trifera, «cognitio non pervenit ad
grecos, nec ad aliquem eorum qui venerunt post eos usque hodie» 45.
I medici e naturalisti commentatori raramente si soffermano su questo suo passagg10. Lo segnalano però Bernardo di Angrarra, professore
a Montpellier; Pietro d'Abano, che infatti lo cita e nomina la trifera
in relazione ai problemi della restaurazione dell'umido radicale nel
Conciliator; Bernard de Gordon vi accenna nel De marasmode, opuscolo
sullo stesso tema; Ruggero Bacone nell'Opus Maius rinvia - sempre in
relazione a farmaci di lunga vita - ad Hali supra Tegni circa finem; Jacques Despars, e forse anche altri, lo ricordano. Così come sarebbe da
considerare la presenza della trifera e dei suoi effetti nella produzione
botanica e farmacologica - ricettaristica salernitana: Gilles de Corbeil
e'. prima, Matteo Plateario vi fanno riferimento; per ora una ricognizione puntuale sulla trifera non è stata fatta 46 .
La trifera 47 - cioè ' che dà frutti tre volte l'anno' - sarebbe dunque
un albero, e per di più mirabile? Così sembrerebbe, o almeno è un
vegetale, se si nota che nell'elenco delle medicine occulte stilato dallo
48
ps.-Bacone la «Septima est medicina sive res cuius minera est planta
rumque»_. Sed cum ta_lis verbis obscuris, quod modernis temporibus non invemuntur m mun_do ms1 tres, qm cum firma constancia possunt credere, ut de ipsa
・クーイウセ@
voluent loqm».
45. E questo un 、・セエゥョッ@
di semi-oblio che offusca anche i rimedi prologevitisti
elencati nel_ De retardatione dello ps.-Bacone (cf. n. 43), la cui «cognitio proprietatis
non pervemt ad Grecos nec ad nos, sed ad Ethiopes tantum (. ... ]» (2, 3, 41 , 64).
46. Cf. bセイョ。、ッ@
de .Angrar_ra, Questiones, Erfurt, ms. Ea F. 290, 4orab; Conciliator controverstarum quae znter phzlosophos et medicos versantur, Venezia 15 6 (ripr. an.
5
Pad_ova 1985), 167vF; Bernard de Gordon, De marasmode, Ruggero Bacone,
Opus
an. Frankfurt 1964, 207; M. Ausécache, Un Liberiste,
Mazus , ed.JH. Bridges, イセーN@
des L1ber iste? Un_ Platearrus,_ des Platearrus? Etat des lieux d'un projet d'édition, in D.
Jacc:iuart, A. Parav1cm1 Bagham (eds.), La Scuola Medica Salernitana. Gli autori e i
testi, Firenze 2007, l-30.
_47· L_a trifora nella farmacolo_gia è di solito un composto da più semplici. Tuttavia, nei casi che ho citato_ pare mtesa come un vegetale fruttifero. Migliori informaz10m s1 セカイ。ョッ@
dalla ricostruzione della farmacologia e dei ricettari salernitani m cui e _1mJlegnata _Io_la_nda Ventura, che molto calorosamente ringrazio per le
mformaz10m e I matenah med1t1 che mi ha fornito; cf. anche il suo contributo
qui e il suo mtervento in Vita longa (cf. qui, nota 59).
48. Ps.-Bacone, De retardatione accidentium senectutis, ed. Little, Whitington, (15 ).
Nello spurio testo farmacologico De secretis naturae ad Monteum , 'Galeno' afferma
d1 a".er egh stesso propinata la trifera (cfr. al riguardo L. Thorndike A History of
Magie and Experimental Science, New York 1964 (6a ed.), II, cap. 6 ). '
4
193
CHIARA CRISCIANI
Indie»; l'elenco, a sua volta, è modellato su quello del Secretum secreto rum, dove 49 si parla della <q. Medicina, reparans stomachum et ヲオァ。セウ@
ventositatem», che è preparata innanzitutto «de spica indica 、イ。セュ・@
u1
[ .. .]»;e ancora, sempre per lo ps.-Bacone, una trifera saracenica e utile
contro gli umori flegmatici forieri di putrefazione 5°. S1 tratta.- come
si vede - di rimedi che favoriscono la digestione, potenziano il calore
vitale e concorrono a mitigare gli effetti della corruzione e dell'invecchiamento. Del resto, nella Turba philosophorum (uno dei testi di
fondazione dell'alchimia latina, tradotto dall'arabo e circolante nel
sec. XIII) Balgus, uno degli interlocutori nel consesso dei . filosofi
radunati da Arisleo, narra di un «arbor [ ... ] cuius fructum qm comedit, non esuriet unquam». A parte le non irrilevan_ti consonanze evangeliche; e tenuto pur conto che questo, albero qm rappresei:ta figurativamente un apparato di laboratorio, e s1gmficativo che c10 che con
esso e in esso si prepara subisce un processo di rinnovamento e
soprattutto ringiovanisce: «Dico quod ille senex de fructu illius arboris comedere non cessat [ ... ] quousque senex ille iuvenis fiat . O quam
mirae naturae, quae illius senis animam in iuvenile corpus transfor1
maverunt, ac pater filius factus est» 5 .
Lignum vitae, prolongevità, elixir
Insomma, in vari modi e in diversi contesti (differenti anche sotto
il profilo disciplinare) salutiferi frutti - simili, se non identici, almeno
nelle funzioni al salubre frutto del lignum vitae - s1 presentano anche
nel nostro tempo di viatores. Ed è possibile 52 che il dibattito teologico
da cui si è partiti - con gli esiti circa la coppia lignum カゥエセ・MオュQ、ッ@
radicale cui ho accennato - abbia contribuito a rendere pm faole e
. Secretum secretorum cum glossis et notulis . .. fratris Rogeri, ed. R.Steele, Oxford
49
1920 (Opera hactenus inedita,V), イッセN@
.
.
.
..
. Ps.-Bacone, Liber de conservatione rnventutis, ed. Little, Wh1tington, 127.
50
r. Ed. J. J. Manget, Bibliotheca Chemica Curiosa, 2 voli., _Ginevra, 1702, I, 46ia.
Vedi5 anche al riguardo Visio Arislei, ibid., 495 b-496a, con nnv10 ad_ Adamo.
.
. Non si può, al momento, sostenere _che la trattaz10ne _teologica provochi, _o
52
influenzi
direttamente, gli sviluppi in ambito alchemico_ o d1etet1co-prolongev1t1sta: questi ultimi comunque avrebbero potuto prodursi indipendentemente. Ma la
questione di possibili influenze è. tentante. Per . ora, noto solo un signi?cauvo
parallelismo e una relativa sincronia nelle tratt_a zioni; ウ・セョ。ャッ@
la. poss1bihta di un
uso simultaneo di fonti comuni e la presenza d1 comuni interessi, resta comunque
ancora aperto il problema degli scambi_ セ・@ della loro direzione) tra sapere teologico e naturalistico, cui ho accennato prn sopra.
194
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
non improponibile ritenere che allora qualcosa di analogamente
mirabile (e analogamente fuori - e - dentro insieme rispetto alle normali regole naturali) a ciò che appare essere il lignum vitae, possa - qui
e ora, sulla terra - essere isolato con artifici tecnici, e conseguire
・ヲセエゥ@
simili di conservazione e rinnovamento del corpo.
E quanto pensa certamente Ruggero Bacone, quando presenta,
strettamente congiunta alla situazione di Adamo, ai frutti del lignum
vitae e alla perfezione dei beati (trattandone nella stessa pagina) la
meravigliosa medicina del Secretum secretorum, gloria ineffabilis et thesaurus philosophorum, rivelata da Dio, concessa da lui ai patriarchi longevi o forse inventata da Adamo. È questa una medicina artificiale
(non è presente in natura), costituita da elementi ridotti prima a pura
simplicitas e ricomposti poi aequalia: la stessa aequalitas che «erit in corporibus post resurrectionem»; e anche quella (quasi) piena aequalitas
che strutturava sia la complexio di Adamo che i frutti del lignum vitae 53;
e infine appunto quella aequalitas che si potrà ottenere con un oro
alchemicamente lavorato dall'esperto dei segreti della scientia experimentalis, che «daret prolongationem vite». E con ciò, siamo pienamente al centro dello sviluppo dei trattati De retardanda senectute, nonché della accentuazione che nel progetto di renovatio complessiva proposto da Bacone riceve - declinata anche in direzione medicale - l'alchimia dell' elixir 54.
Per quanto riguarda i De retardanda 55, ci si trova di fronte ad un
nodo - anche testualmente molto complesso (nella datazione, nei
53. Ruggero Bacone, Opus maius (ed. J. H. Bridges, ripr. an. Frankfurt, 1964),
II, 208-9; 21I-12, 215. Cfr. anche Id., Opus minus (ed. S.J. Brewer, London, 1859),
367-75; Id., Unfragment inédit de l'Opus tertium, ed . P. Duhem, Quaracchi 1909,
180; Id., Part of the Opus tertium, ed.A. G. Little,Aberdeen 1912, 44-45; Id., Epistola de s_ecretis operi bus . . ., ed. Brewer cit., cap. VII .
54. S1 tratta di direzioni - quella teologica, quella medica e quella alchemica che.' tutte, sulla metà del Duecento, ruotano in larga misura intorno alla valorizzaz10ne del corpo, dando luogo a quella che Joseph Ziegler ha opportunamente
definùo una 'medicalizzazione' del dibattito teologico, e per la quale Agostino
Paravicini Bagliani, in studi fondamentali, ha parlato di filosofia e teologia del
corpo: cf. soprattutto Id., Il corpo del papa, Torino 1995; Id., Medicina e scienze della
natura alla corte dei Papi nel Duecento, Spoleto 1991; cf. anche J. Le Goff, N. Truong,
Une histoire du corps, Paris 2003 .
55. Per comodità designo con questo nome il De retardatione accidentium senectutis e ,il De conservatione iuventutis, attribuiti (con altri opuscoli sullo stesso tema,
ma prn rapi_di e precettist1c1) a Ruggero Bacone; il De vita philosophorum e il De
」ッセウ・イカ。ョ⦅、@
1uventute _et retardanda senectute dello ps.Arnaldo: dati bibliografici e una
prn analitica nco_gniz10ne al riguardo in Crisciani, Premesse e promesse; ma indispensabili innanzitutto sono gli studi di A. Paravicini Bagliani, in Id., Medicina e
scienze della natura.
195
CHIARA CRISCIANI
reciproci prestiti e per le attribuzioni) - di proposte e di testi che in
parte fanno riferimento a precise dottrine mediche, ne adottano
alcune categorie e si dichiarano comunque scientiae; in parte, però,
non solo queste proposte vengono esposte secondo uno stile narrativo
e spesso ricorrendo a favolosi aneddoti ed exempla, ma si orientano a
fini decisamente operativi e molto concreti, spesso con opportune
prescrizioni ricettistiche. Non si spiega qui infatti se, cosa, come
Adamo mangiasse nell'Eden, e con che effetti là; ma ci si ripromette
di mutare concretamente, ora, le reazioni dell'organismo umano alla
consunzione, tramite due interventi: il regimen appropriato (cibi/
bevande, bagni emollienti, esercizi ecc.) e l'adozione di farmaci mirabili, tra cui primeggia l'oro potabile; entrambe le vie sono necessarie
e correlate, entrambe sono chiaramente tecnico - artificiali (anche nel
regimen i cibi euchimi vanno accuratamente preparati, e così pure le
varie strategie che potremmo definire trapeutico - cosmetiche) . Artefici esperti e dotati di molte e intrecciate competenze (tra cui quella
astrologica) si propongono di realizzare così - certo per pochi - le
promesse di una lieta e lunga vecchiaia 56 .
Alla base di questi testi così fortunati sta uno scritto diffusissimo,
il Secretum secretorum57; ma coerenza, articolazione teorica e progettualità filosofico-culturale alle promesse dei Retardanda (compreso il
Regimen che costituisce il secondo capitolo del Secretum) sono fornite
da Ruggero Bacone in numerose parti di sue opere autentiche. Ruggero Bacone - è noto - è un fervido estimatore del Secretum, e ne fa
una edizione con commento; su alcuni punti del testo ' aristotelico' si
sofferma più viva la sua attenzione. Così è per l' esaltazione della
medicina Gloria inestimabilis, che «excellit omnes medicinas» 58 ; a proposito di questo rimedio meraviglioso, dove il Secretum si limita a dire
solo che ritarda la vecchiaia, Bacone sottolinea il suo potere, per cui
«extenditur vita usque ad ultimos terminos vite naturales quos Deus
56. Topici sono infatti in questi testi セャゥ@
accenni セiャ・@
イNゥ」ィ・セコ@
(per accedere a
ingredienti preziosi, trattamenti raffinati, unguenti. rari, c1b1 spec1ah •. bagm e
ristori), di cui del resto si suppone che dispongono 1 presunti o esphc1t1 destmatari-fruitori (prelati , principi ecc.) di questi testi.
57 . Cf. la versione del Secretum edita da Ruggero Bacone e corredata dal suo
Tractatus brevis et utilis ad declarandum quedam obscure dieta ( Secretum secreto rum cum
glossis et notulis .. . fratris Rogeri, ed. R. Steele, Oxford 1920 (Opera hactenus ine-
dita Rogeri Baconi, V) . Oltre ai suoi numerosi saggi al riguardo (tra cui soprattutto Roger Bacon and the Secret of Secrets, in J. Hackett (ed.), Roger Bacon and the
Sciences, Leiden 1997, 365 - 94), cfr. S. Williams, The 'Secret of Secrets'. The Scholarly
Career of a Pseudo-Aristotelian Text in the Latin Middle Ages, Ann Arbor 2003.
58. Tra ctatus brevis et utilis ad declarandum , in Secretum , 2 3.
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
constituit». Bacone rileva poi - coniugando Secretum e Scrittura - che
a ottimi risultati scientifici sono giunti già gli antichi, e in particolare
i sapienti Ebrei, che ricevettero da Dio non solo omnes sciencias ma
anche_ la possibilità di vivere «multos centenarios annorum [ ... J ut
expenrentur eas» 59 . La prolongevità è dunque già stata conseguita,
Dio stesso la concede, ed è anzi strumento indispensabile per il progredire delle conoscenze.
Benchè «Mundo senescente omnia tabescunt» 60 , anche dopo il
Peccato l'uomo ha conservato, per Bacone, una certa aptitud0 6 1
62
all'immortalità : per la specie umana, infatti, «naturalis est immortalitas». Adamo ha prima goduto dei frutti 'equilibrati' del lignum vitae;
poi ha certo dovuto rinunciare all'estrema longevità, ma ha vissuto
una vita assai più lunga della nostra attuale, giacchè egli e i suoi
discendenti ricevettero da Dio doti e doni di sapientia magna, per la
quale «excogitaverunt omne regimen sanitatis et medicinas secretas
quibus senectus retardabatur» 6 3. La morte precoce, o, meglio, la eccessiva festinatio ad mortem che attualmente ci incalza, è dunque contro
natura, è accidentale, come anche la Scrittura conferma 6 4. Questa vita
così breve è il risultato secolare di un degrado - fisico e morale
59. Ibid ., 63.
60 . Opus maius, 20.4. Il tema dell'invecchiamento progressivo e sintonico del
macrocosmo e del microcosmo è topico, e può essere usato in vari contesti· è
addotto, ad es ., anche dai ュセ、ゥ」L@
soprattutto in ambito farmacologico, per ウ・ァセ。ᆳ
lare la magg10r debolezza dei contemporanei e l'impossibilità comunque di ricorrere autom.at1camente (per la diversa geografia della fruizione dei testi; per i mutame.nt1 che il tempo comporta) alle ricette degli antichi: cf. al riguardo C. Crisciani,
«H1story, Novelty, and Progress _m Scholastic Medicine» , Osiris, sd. s. 6 (1 990 ), specie l 34-39; I. Ventura, «Invecchiamento dell'uomo e invecchiamento dell' umanità
nella ャ・エセ。オイ@
ヲ。イュ」ッャァゥセᄏL@
in Vita longa (di prossima pubblicazione).
.6r. Epistola de secretis opertbus, 542 ; In libro sex scientiarum, ed. con De retardatione
accidentium senectutis cum aliis opusculis, l 80-86: l 8 r.
62: Il motivo. di que.sta aptitudo (al morire o non morire) si trova anche in
alcum commenti teolog1c1 alle Sentenze: cf. Ziegler, «Medicine and Immortality»
212 s_gg. In particolare si noti_ però che mentre, ad es. , per Bonaventura (e pe;
gオァィ・ャセッ@
de la Ma;e che .qm lo segue), I'aptitudo riguarda l'anima ed è relativa
alla beatitudo (di CUI e condiz10ne e conseguenza l'immortalità), Bacone sottolinea
con forza una aptitudo relativa specificamente al corpo (cfr. F. Caldera, «Guglielmo
De la_ Mare tra Nbッセ。カ・ョエオイL@
Tommaso d'Aquino e Pietro di Tarantasia», Archivum
Franciscanum Histoncum , 98 (2005) , 465-508).
. 63. Opus minus, 373: si tratta dei due livelli di intervento (regime e farmaci) di
CUI parlano anche 1 R etardanda:. due hvelh che possono ricordare i due tipi di
nutrimento dei frutti del Paradiso: uno, quotidiano, di sostentamento e l'altro
(C).uello del lignum vitae) eccezionale, preposto alla conservazione della lunga vita
d1 Adamo.
64", Part of the Opus tertium, 45: il calo spaventoso di durata è da mille a
ottant anm, secondo i dati ricavabili dalla Bibbia .
197
CHIARA CRISCIANI
IL LIGNUM VITAE E I SUO I FRUTTI
insieme - del regime di vita, degrado che si trasmette, aggravandosi
via via, lungo le generazioni 6 5; ed è l'esito, come sempre per Bacone,
di un errore morale dell'uomo: non certo Dio nè la natura hanno
provocato la corruptionem regiminis, ma solo la stultitia umana. Da queste premesse, Bacone ricava che cercare di conseguire il prolungamento della vita non solo è possibile, è anzi necessario; ed è per
l'uomo un dovere scientifico e morale, perché consente di avvicinarsi
già ora il più possibile alla aequalitas, cioè all'incorruttibilità che sarà
propria dei corpi gloriosi dopo la Resurrezione: «Necesse est etiam
quod sit possibilitas huius corporis equalis, quoniam corpora in resurrectione non possunt habere incorruptionem et immortalitatem nisi
per hoc corpus» 66 .
Conseguire questo risultato implica naturalmente - e sarà uno
sforzo impegnativo anche scientificamente - di rettificare il regimen:
cosa che gli inetti medici latini, con la loro grossolana e vanagloriosa
ignoranza, non sono in grado di effettuare; ma fondamentali - per
garantire umidità e calore opportuni - saranno la scoperta e l'uso di
farmaci eccezionali, diversi dalla solita farmacopea. Il farmaco meraviglioso, la gloria inestimabilis del Secretum - nell'interpretazione di
Bacone più accentuatamente che nei Retardanda - è l'oro, alchemicamente trattato perché consegua la massima aequalitas che sarà poi in
grado, quale elixir 6 7, di conferire anche al corpo di chi ne farà uso.
Non stupisce allora l'importanza assai rilevante che Bacone conferisce all'alchimia 68 , vista non solo come scienza speculativa generalis-
sima circa ogni tipo di generazione dagli elementi e come arte trasmutatoria dei metalli, ma intesa anche come alchimia medicale cioè
una scienza pratica in grado di sanare, perfezionare con i suoi rimedi
il corpo dell'uomo e di allungargli la vita 69.
65. In libro sex scientiarum, 180; Tractatus brevis et utilis, 7; Opus maius, 205: «Et
ideo patres corrumpuntur, et generant fìlios corruptos, et habentes d1spos1t10nenes ad mortis fe stinationem [ .. .] Et sic currit de patre in fìlio s corrupt10 complexionis, usquequo festinatio facta sit ultimata, sicut .accidit his temporibus».
66 . In libro sex scientiarum, 184; ibid. 180: «Cum ig1tur haec festmat10 ad mortem sit accidentalis homini post peccatum et ex errore regiminis venit, necess e est
quod possit habere remedium, quia nullum. accidentale est necessarium [ ... ]»; cf.
Paravicini Bagliani, «Ruggero Bacone, Bomfac10 VIII e la .teoria della prolongat10
vitae», in Id., Medicina e scienze della natura della natura, specie 340-45. Segnalo che
il rapporto istituito da Bacone tra stato adamiti co e situazione dei beati in イ・ャ。セ@
zione agli effetti restauratori dell'elixir alchemico viene ripreso nel ' 300 m van
testi alchemici: nella Pretiosa marga rita di Pietro Bono da Ferrara , nel Testamentum
dello ps .-Lullo, n egli Exempla attribuiti ad Arnaldo da Villanova.
67. Cf. al riguardo M . Pereira, «Teorie dell'elixir nell'alchimia latina medievale», Micrologus, 3 (1995), 103-48; Ead., «Un tesoro inestimabile: elixir e 'prolongatio vitae' nell'alchimia del ' 300», Micrologus, l (1993), 161-87.
68 . Cf. F. M. Getz, «To Prolong Life and Promote Health: Baconian Alchemy
and Pharmacy in the English Learned Tradition», in H ealth , Disease and H_ealing in
Medieval Culture, New York 1991, 135-44; Ead., «Roger Bacon and Med1cme : The
Paradox of Forbidden Fruit and the Secret of the Long Life», in H ackett (ed.),
Alchimia di lunga vita
La svolta impressa da Ruggero Baco ne - col legare conoscenza dei
principi della natura e operatività tecnica a speranze teologiche di
tipo escatologico nella sua complessiva proposta di renovatio - è teoricamente, e più in genere filosoficamente, fondamentale per il tema
che qui stiamo seguendo. Tuttavia - forse anche perché si è perso il
testo alchemico cui Ruggero fa più volte riferimento? - le sue istruzioni non sono pienamente adeguate. Restano perciò da risolvere vari
problemi concreti, che richiedono non tanto tentativi pratici casuali
e criptiche ricette, quanto piuttosto complessive riflessioni teoriche e
dottrine specialistiche per poter rispondere a queste domande : quale
sia la natura della 'mirabile medicina' e come produrre l'eccellente
farmaco esaltato da Bacone; come rendere digeribile la 'mirabile
medicina ' e in quale forma propinarla; infine e soprattutto: come agisce di fatto questo farmaco-elixir nel corpo dell'uomo, cioè su quali
parti o fluidi dell'organismo risulta incidere più efficacemente, se si
vuole ottenere il risultato desiderato? Si può con questo elixir restaurare l'umido radicale? Sono tutti problemi e aspetti che alchimisti e
medici-alchimisti - non esplicitamente consapevoli di muoversi nella
linea aperta dall'incisività della proposta di Bacone - affronteranno
con notevole originalità e impegno teorico nel Tre e Quattrocento, e
Roger Bacon, 33 7-64;W. Newmm,. «An Overview ofRoger Bacon's Alchemy», ibid.,
3l 7-3 6;. e soprattutto A. Parav1C1m Bagham, «Ruggero Bacone e l alchim ia di lunga
vaa. R1fless10ne sui testi », m C. Cnsc1ani, A. Paravicini Bagliani, Alchimia e medicina, Firenze 2003, 33-54.
69. Non solo, però: per Bacone l'alchimia, per i suoi fini e la sua portata, è
complessivamente strum entum sa lut1s. Questa svolta nell'alchimia latina, introdotta
nei. セ・ウエゥ@
alchemici dello pseudo Lullo e dello pseudo
da Bac one e portata 。セ ョエゥ@
Arnaldo da Villanova, e stata pm volte analizzata: cf. vari studi di M. Pereira e il
suo Oro dei filosofi. Saggio su lle idee di un alchimista del Trecento, Spoleto 199 1, sp ecie
cap. I.V; e t risultati della Il Trobada Internacional d'estudis sobre Arnau de Vilanova
che s1 sono conclusi ribadendo l' esigenza (non facile da realizzare) di m ettere セ@
fuoco do.cumc;ntatam.ente .appunto l'influenza di Ruggero Bacone sugli sviluppi
success1v1 dell alch1m1a latma, e dello ps.-Arnaldo in particolare.
199
CHIARA CRISCIANI
oltre: a cominciare dalle ricerche dello ps.-Lullo e dello ps .-Arnaldo
da Villanova7°, per giungere a Ficino e infine a Paracelso.
Nel Testamentum dello ps.-Lullo, in particolare, l'umido radicale
assume una importanza decisiva, ed è in queste pagine una presenza
continua (come strumento concettuale ed euristico, e come componente concreto), benchè polivalente: è visto sia come costituente presente negli enti della natura 71, cioè in tutti i corpi - organici e no sui cui l'alchimista studia e lavora; sia come ingrediente che, isolato e
manipolato, viene trasferito nella sua vitalità dalla materia al lapis,
altrettanto materiale e concreto; sia infine come centro vitale dell'uomo su cui il lapis-elixir interverrà. Quali effetti più precisi ha
dunque il lapis sull'uomo? O, meglio, quale azione esercita. sul suo
calore e umido radicale? L'azione perfezionante e moluphcauva della
'medicina', infatti, non può che avere per oggetto ciò che anche nell'uomo è essenza vitale7 2. Qui 'Lullo' prevede - nella parte più operativa del Testamentum - due possibilità, tutte e due artificiali, frutto
delle conoscenze e manipolazioni tecniche dell'alchimista: in
entrambe l'umido radicale è essenziale. Innanzitutto 'Lullo' presenta
un preparato che è in sostanza oro potabile, cioè oro rern fluido e
trattato, e diventato così «humidum radicale congelatum m modum
coloris citrini»; è fatto «ex sanguine fixato per naturam ad confortandum humorem radicalem» dell'uomo. Al di là dell'ambigua terminologia, questa proposta significa73 che l'oro, per la sua funzione, è qui
70 . Cf. M. Pereira, «Arnaldo da Villanova e l'alchimia.Un'indagine preliminare», inJ. Perarnau (ed.), Actes de la ITrobada Internacional d'Est.udis sobre Arnau de
Vilanova , 2 voli., Barcelona 199 5, II, 95-17 4; i van contnbuti agh Actes de la II Trobada; cf. anche i molti studi, le edizioni e traduzioni sull'alchimia dello pseudo
.
.
Arnaldo su cui da anni sta lavorando Antoine Calvet.
r. Più semplicemente e sinteticamente, nel Tractatus.paraboltcus (o Exempla in
7
arte philosophorum, uno dei primi testi alchemici attnbmti .ad Arnaldo), questa presenza è espressa così: «Et pone sol m med10, id est humidum radicale et fontale
quod est in materia vegetabili et in omni corpore elementato» (ed. m A. Calvet,
«Le Tractatus parabolicus du pseudo-Arnaud de Villeneuve», Chrysopoeia, 5 (19921996), 145-71: 166) .
.
72 . Per consonanze tra Lullo e 'Lullo ' su tematiche del vitale e del vegetare .cf.
M. Pereira, «Vegetare seu transmutare. The Veg.etable , Soul and Pseudc;-Lullian
Alchemy», in D. Reboiras et al. (eds.), 'Arbor scienttae . Der Baum des Wissens von
Ramon Lull, Turnhout 2002, 93-119; ed il suo contributo m questo volume. .
. Lo conferma una più, tarda quaestio che si rifa an.che セiャ・@
teone alchemiche
del 73Rosarium di 'Arnaldo'. E l'anonima Questio an lapis phdosophicus valeat contra
pestem, ed. in L. Zetzner, Theatrnm Chemicum, III, Argenwraù 1602, 186-87; il tema
è ripreso, con specifico rinvio ad 'Arnaldo' nella Responsio di Bernardo .di .Trevm
a Tommaso da Bologna (ed. in Manget, Bibliotheca, Il, 404a, 408b): cf. Cmciam, ".11
farmaco d'oro: alcuni testi tra i secoli XIV e XV», m Alchimia e medmna, specie
200
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
inteso come sangue, cioè come un componente equilibrato e vitale,
nella natura e nel preparato: e dunque può sovvenire, in quanto come il sangue - prodotto di successive raffinazioni e digestioni, alle
perdite dell'umido (radicale). Mentre questo farmaco 'sanguigno' aureo conforta l'umido radicale nell'uomo, ben più potente di questa
acqua medicinale, dorata e radicale, risulta l'azione del lapis-elixir
stesso, che è lo stesso calore unito all'umido radicale, tanto che 'Lullo'
lo definisce pregnantemente come calor naturalis infixus in suo humido
radicali: è cioè il principio stesso della vita e della sua durata. Tale principio è stato estratto dai corpi, è stato isolato e concretato con le procedure tecniche accuratamente indicate nel Testamentum; è stato reso
visibile, manipolabile, infine è reso proiettabile, coi suoi effetti vitali,
su minerali, piante, e organismi umani. Questo elixir allora non si
limita a confortare, ma restaura pienamente il centro vitale dell' organismo, «quoniam natura in suo instinctu appetit multum esse in profundiori cuiuslibet elementati, ibi operatur, multiplicando calorem
naturalem corporis, in centro cuius ipsa intravit, quia est communis
cuilibet corpori» 74.
Gli uomini, così rafforzati e sostenuti, non avranno più bisogno di
medici - o meglio: è l'alchimista il vero medico, il medico perfetto75,
visto che nell'elixir consiste totum regimen sanitatis7 6 . Dunque, anche la
distinzione tra regime e farmaci mirabili - presente nel Secretum e
soprattutto nei Retardanda - è stata superata dallo ps. Lullo, che non
insiste sulla propedeuticità di diagnosi articolate né sulla necessità di
regimi dietetici opportuni 77. L'artificialità 'farmacologica' dell' elixir,
230. Cf. anche le osservazioni di M. Pereira, L'alchimista come medico perfetto nel
Testamentum pseudolulliano, ibid., specie 97-108; sulla funzione nutritiva del sangue e sul complesso nesso sangue-spirito-umido nelle dottrine mediche (nesso
tuttora da approfondire) vedi D.Jacquart, La médecine médiévale, 333-35 .
74 . Testamentum, 378. Più succintamente, nel più tardo Tractatus secundus del1' Aurora consurgens (Auriferae artis . . . authores . . . sive Turba philosophorum, Basilea
r 572, 2 voli.) si dirà (I, 243) che la gloriosa thesauraria consolatrix et adiutrix scientia
dell'alchimia, tra i suoi molti mirabili effetti curativi, anche «humidum radicalem
augmentat»: l'alchimia cioè non si limita a 'confortare' l'umido radicale né solo lo
restaura: lo incrementa, semplicemente: è un dato ovvio, non più オャエセイゥッュ・ョ@
spiegato. Questa affermazione ricorre identica in Clangor buccinae (ed. in Manget,
Il, 165b), amp10 testo anommo, composito, collocabile forse anch'esso nel sec. XV
e sicuramente riconducibile alla linea ps.-lulliana (cf. Thorndike, History, V, 547,
624); sr veda C. Cnsciam, M. Pererra, «Aurora · consurgens: un dossier aperto» di
prossima pubblicazione.
'
75 . Cf. Pereira, L'alchimista come medico , 86-90; 97-107.
76. Testamentum, 422 .
·
77. Guglielmo. Fabri. (che conosce e usa il Testamentum; cf. Guglielmo Fabri de
Dye, Ltber de lapide phdosophorum, ed. C. Crisciani, Il Papa e l'alchimia. Felice V,
201
CHIARA CRISCIANI
opera solo della tecnica dell'uomo, anche se deve essere elaborato a
partire dalla natura e secondo i suoi dettami, è ora risolutiva; il corpo
umano, da semplicemente sanabile, è diventato più propriamente per8
fettibile, e in tempi rapidi 7 .
Quello che 'Lullo' prospetta è un intervento non miracoloso - egli
lo precisa spesso - , ma indubbiamente è meraviglioso. L'intera natura
- metalli e pietre, piante, ogni corpo, compreso quello dell'uomo - si
rinnovano e rinvigoriscono: gli uni si consolidano, si rafforzano e
offrono più evidenti e vivaci le loro virtù; le altre hanno foglie, fiori
e frutti abbondanti, germogliano e si vedono crescere a vista d' occhio; nell'uomo le malattie scompaiono velocemente; un benefico e
salutare calore vitale avvolge, sostiene e penetra ogni essere. Il panorama 79 evocato ha toni lussureggianti e ameni, che richiamano la
feconda felicità del Paradiso terrestre e soprattutto il lieto, partecipante dominio - non oppressivo e rapace, quanto piuttosto collaborativo e armonioso - che l'uomo vi esercitava. Certo: ora non è più
possibile spiccare, con semplicità e innocenza, dal ramo del lignum
vitae i suoi frutti riparatori; non siamo più nell'armonia dell'Eden, ma
nella decadenza del peccato e del tempo. Occorre allora, per produrre
l' elixir - come per ottenere ogni cosa - prodigare fatica, studio,
sudore, lavoro anche manuale; occorre istituire un'alleanza stretta con
la natura, oltre che con Dio; soprattutto, sarà indispensabile non poco
ingegno. Ma pare proprio che infine, e finalmente, il risultato possa
essere lo stesso: di nuovo (per tanti? per tutti, o per pochi? solo per i
ricchi e i potenti?) si può avere a disposizione quel 'ricostituente'
vitale che rinnova la germinatività della natura e che preserva l'uomo
da invecchiamento, malattie e morte precoce.
Guglielmo Fabri e l'elixir, Roma 2002) più esplicitamente afferma, citando da Testa.mentum ( 1 2 ), modificando però il passo, che «nec est necesse medico 1llud sc1entt
4
urinarum, nec sentire fetorem stercorum, neque tangere .pulvisitare obropium
sum, sed solum suam prebere medicinam et sine cuiuscumque observattone diete»
. .
.
.
(Liber de lapide, l 52-53).
8. Sui tempi veloci dell'arte cf. Testamentum, 378: «Et s1 mfirrrutas est umus
7
mensis , ista medicina sanat in uno die; et si sit unius anm, sanat pure m duodec1m
diebus; et si sit a longo tempore, realiter sanat in uno mense. Quare non est
mirum, si ista medicina super omnes medicinas alias ab homme s1t mento perquirenda [ ... ] Si igitur, fili, tu habeas istam, thesaurum habes ー・イ、オ。「セャュᄏN@
.
7 . Per la celebre pagina sulle meravigliose prerogattve e capacita del 1apis9
medicina cf. ibid., 376-78.
202
IL LIGNUM VITAE E I SUOI FRUTTI
Frutti di lunga durata
Si sarà già notato che albero (legno) della vita e soprattutto i suoi
frutti appaiono e scompaiono nella nostra storia, con un andamento
' carsico' che costringe più volte a cercarli: li scoprono già gli antichi,
ma sono poi dimenticati; vengono a fatica ritrovati, ma si perdono:
quasi che il desiderio di durata si scontri - provvidenzialmente? - con
la necessità dell'oblio. Sempre comunque arduo è il percorso per
ritrovare i meravigliosi rimedi o per riprodurli, ed elusiva e precaria
risulta la loro sempre rinnovata inventio . E pertanto, nel Quattrocento,
papa Felice V lamenterà, irato e deluso, che proprio questi mirabili
farmaci di prolongevità - noti agli antichi, già persi e però riscoperti
da medici 'Galli' (di cui è nota l'acuta intelligenza), e da ultimo da
Arnaldo da Villanova, eccezionale fra tutti - «sono ora come dimenticati e quasi scomparsi nel nulla» 80 ; e sarà compito del medico e giurista Gugliemo Fabri de Dye, familiare e funzionario del papa, ricostruirne gli itinerari, il significato e anche la 'storia' 81 . Sempre ad un
papa , Giulio II della Rovere, alla fine del Quattrocento Giovanni
'Mercurio' da Correggio, profeta ermetico itinerante seguito una piccola setta di adepti e famigliari, dona imperiosamente, chiedendo protez10ne quasi m forma di ricatto, un testo rutilante di retorica, dove
le generalissime istruzioni tecniche e le fonti alchemiche, pur presenti, sconfinano con aspettative e promesse magiche 82 . L'opera è centrata sull'albero della quercia che è l'albero della vita. Si tratta di un
albero meraviglioso, ad un tempo emblema della casata e della
ーッエセョコ。@
del papa e trapianto dell'albero dell'Eden nei complessi travagli della corte di Giulio II: un albero sotto le cui fronde l'umanità
intera troverà pace e riparo, e, in particolare, sotto cui intende ricevere protezione e rifugio l'agitato Giovanni 'Mercurio'. Tra le sue
fronde molti uccelli albergano, e tra essi spicca la fenice, che sempre
si nnnova; dalla sua cima svettante, che tocca il cielo, parla la
Sapienza; e molti sono i suoi 'frutti' - e le promesse straordinarie e di
80 . Cf. Guglielmo .Fabri de Dye, Liber de lapide, r 20 .
8 r. Cf. C. Cnsc1am, «From the Laboratory to the Library. Alchemy According
to Gu.ghelmo Fabn», m A. Grafton, N. Siraisi (eds.), Natural Particulars. Nature and
the dNゥウ」セーャョ・@
in Renaissance Europe, Cambridge (Ma) 1995, 29 5- 31 9; Ead. Il papa e
l'alchimia .
'
. 82. Cf. Giovanni 'Mercurio' da Correggio, De quercu Julii pontificis sive de lapide
philosophico, London, British Library, ms . Harley 4081, ff. Ir- 4 or.
203
CHIARA CRISCIANI
vario tipo con cui Giovanni incalza il papa. Tra questi primeggia una
medicina che «supra naturam est, ita et hominem ipsum super naturam perficit». Colui che l'userà non avrà più fame né sete, sarà impassibile al freddo e al caldo, alle fatiche e alle malattie, e 'nunquam per
naturam moriens'. Questo esito (o meglio: questo regresso e ritorno)
all'Eden avviene perché la medicina fa sì (come? Giovanni non si cura
più di spiegarlo) che il «nutrimentale humidum in eadem natura et in
eadem specie quantitateque et qualitate cum humido radicali ita semper convertitur» 8 3; e sempre dunque ci sarà un opportuno pabulum
per il calore innato, 'anche se può sembrare che ciò sia detto contro
la comune opinione dei medici'. La complexio sarà resa aurea e celeste,
al punto che «felici inmortalitate vestitur, nulla infirmitate seu anxietate vel senii lassitudine aut imbecillitate defatigatur». L'umido radicale non si consuma più, e l'uomo sarà «semper ob suum inconsumptibile humidum impermutabilis atque incorruptibilis permanens»84 .
Più sobriamente, al di qua di questi esiti blasfemi, relativi non al prolungamento della vita, ma protesi all'immortalità, ancora nel Cinquecento Giovanni Braccesco nel Lignum vitae 8 5 in un ideale dialogo
interrogherà, quale discepolo devoto, 'Lullo', il maestro indiscusso di
questi segreti. Certo qui la salubre pianta della vita - nel nuovo orizzonte classicista - presenta, oltre ai tratti biblici, i poetici, virgiliani
connotati mitologici del ' ramo d 'oro' 86 ; i segreti però che 'Lullo' insegna vertono pur sempre su come affrontare e lenire le «multas infirmitates et debilitationem radicalis humidi et innati caloris», giacchè
«vero innatus sit omnibus hominibus appetitus, et potissimum senibus,
ut diutius vivant» . Sarà questo l'effetto mirabile di una medicina «ex
subtili substantia, seu radicali humiditate, ac intrinseca, diffusaque per
partes elementales, quae simplex est, et admodum incorruptibilis [ ... ]
ut coelum» 87. Qui gli ormai remoti insegnamenti di 'Lullo' si uniscono alle altrettanto lontane prospettive e pratiche di distillazio ne di
83 . Per questi temi cfr. De quercu , 28r-29v.
. .
,
.,
84. Non siamo molto lontani dalle consideraz10m (pero molto pm moderate e
certo meglio motivate) esp oste nel Lignum vitae di Giovanni B raccesco, ad es . 91n:
«Nequ e propterea dico hanc medicinam prorsus incorrupùbilem esse ut celum,
sed quia genita est ex materia sup er ahas [... J. et facta est simplex ex separatione
omnium corruptibilium elementorum: quae sr debite conservaretur duraret annorum decem millia sine corruptione, et per os sumpta corpus humanum dm servaret incorruptum»; cf. la nota seguente.
.
.
.
85. Ed. della versione in latino a cura di Guglielmo Gratarolo m Manget,
Bibliotheca, I, 911 sgg.
86. Ib id.,9 14.
87. Ibid ., 9u-12.
204
IL LIGNUM VITAE E I SUO I FRUTTI
Giovanni di Rupescissa circa la quinta essenza, il 'cielo sulla nostra
88
terra' ; ma la subtilis substan tia ha i caratteri - non immateriali ma
ウッ エゥャウセ@
- dello spiritus/pneuma 89, che, dalla metà del Quattrocento,
c?n F1cmo (ma anche prima, in testi di medici , alchimisti e teologi)
circola nelle e connette tra loro le p arti del cosmo e dell ' uomo rendendoli comunicanti e reciprocamente influenzantesi perché entrambi - viventi e vitali .
88. Cf. Giovanni di Rupescissa, De consideratione, vedi an ch e M . Pereira, «Heavens on. Earth . From the Tabula samaragdina to the Alchemica! Fifth Essence»
e。イ ャセ@ セ」エ・ョ@
and Medicine, 5(2000), 131-44. Da tener presente anche S. Matton, ᆱ lセ@
trarte. De I arbre de la vre _o u de l 'arbre solaire' et la tradition alchimiqu e», Chrysopoeta, r (1978), 284-3 02 (il testo però è assai più tardo).
89. Cf. fイ・オ、ョエセ。ャGN@
Aristot/e's tセ・ッイケ@
of Materiai Substance, e H . Hirai, Le concept
de semence dans /es theories de I.a . matiere à la Renaissance, Turnho ut 2005 . Faccio rife nmen.t o sp ecialmente a Marsilio Fremo, De vita libri tres (il secondo libro secondo
le notrzre che F1 crno stesso fornisce, si ispira al De retardatione, ch e egli 。セエ イゥ「 オゥウ」・@
ad Arnaldo) . S1 presenta, a セオ・ウエッ@
.punto, come molto interessante (ma da intraprendere quasi del tutto) un rndagrne sm rapporti e scambi , sia in ambito medico
che teologico e fil osofico._ tr.a. ' due .conc etti di spiritus e umido radicale, ch e più
volte, anche qui, s1 sono v1st1 rncroc1arsi.