Academia.eduAcademia.edu

U Bricchettu 29

U BRICCHETTU Ogni sogno a cui rinunci è un pezzo del tuo futuro che smette di esistere Steve Jobs Letteratura locale a irresponsabilità limitata N. 29 febbraio 2021 Consiglio direttivo (in carica da novembre 2018) Sergio Pedemonte (presidente) Stefania Seghezzo (segretario) Luca Mattei (cassiere) RINNOVATE LA TESSERA! AIUTATECI NELL’ATTIVITA’ Le parole del Presidente Un altro trasloco, da Piazza Matteotti alle Scuole Comunali “Carlo Malinverni”, vicino alla Biblioteca. La vecchia sede era in un posto visibilissimo, purtroppo le risorse finanziarie non bastavano per l’affitto, nonostante il continuo aiuto datoci dai Soci e dai proprietari. Perché andammo là? Perché le condizioni all’interno del nostro sodalizio erano differenti e potevamo contare su una somma mensile poi non più disponibile. Non tutto il male viene per nuocere e oggi siamo in un locale che soddisfa appieno le nostre esigenze: la presenza di alcuni scaffali ivi esistenti, oltre ai nostri che abbiamo traslocato, ci ha permesso di sistemare l’Archivio in modo molto più fruibile, e non è poca cosa, in modo che la catalogazione e consultazione risulterà più facile e veloce. L’idea è quella di vederci in Sede, solo Soci, per esaminare finalmente con calma, foto vecchie, DVD ricavati da filmini Super8, parlare con esperti di argomenti storici, intervistare anziani: insomma, piccole attività ma di spessore culturale più pregnante. Se finisce questo distanziamento inviteremo anche specialisti, come gli archeologi e antropologi che hanno lavorato alla chiesetta di Santo Stefano, per sapere da loro i risultati degli scavi, delle prove effettuate tipo il C14, il DNA, gli isotopi: come guardare da una finestra la nostra storia dal secolo X al XVI. È poco? 3 Giovanna Punta Santa Messa al “Gaslini” nel 2011 Come ogni anno un gruppo di bambini disabili è alla Messa di Natale nella cappella di Giovanna Gaslini a celebrare l’ingenuità, il candore, l’innocenza. Vedo quei piccoli visi segnati nel sorriso dal pianto del mondo e avverto un nodo alla gola. Sono l’immagine debole di una dignità forte, miele e singhiozzo, manine giunte, altrettanti Gesù Bambino a riscattare l’arroganza, la presunzione, l’indifferenza di chi ha tutto: gioventù, salute, bellezza ma è incapace di pronunciare una piccola, semplice parola: grazie! Campo solare del C.I.F. (Centro Italiano Femminile) negli anni ‘50 4 Enrica Granara La casa nel bosco È l'inizio di un'unione, è il 1959, una casa, un paese, una valle. La Valle Scrivia! Valle che dal dopoguerra ha visto parte dei suoi paesani emigrare in centri a fondovalle o in città, il mondo contadino quasi crollato, il repentino degrado e l'economia agraria quasi del tutto cancellata. È la fine di una cultura. Sono anni difficili anche per Iolanda e Cesare, futuri sposi, diventati poi i miei genitori. Quella dei miei nonni era la classica casa contadina: umile e isolata, con la stalla e la terra come unico sostentamento alla famiglia. Riecheggiano ancora nella mia mente le parole di mia madre quando ci raccontava della sua prima visita in quella casa: "Ghea sulu in cein", (C’era solo un lumicino) unica fonte di luce (la cucina) della casa nel bosco. Al momento ho voluto mantenere la stessa luce impercettibile, sì, sono lampioni, ma in punti strategici, visibili dalla strada. Se oggi passasse, quella lucina, la vedrebbe ancora! Nei decenni successivi gli interventi di manutenzione sono stati tanti, a partire dalla strada, per potervi accedere, fino alla pulizia dei campi e dei sentieri che la circondano. L'abitazione è mio rifugio e vacanze estive, in località "La Piana" nel Comune di Montoggio. I miei genitori non ci sono più. Ancora vago da un ricordo all'altro, dai miei nonni fotografati dopo la raccolta delle patate, le zie, le cuginette, il cavallo in libertà e la teleferica. Mi ci vedo ancora, Là, io e mia sorella Gabriella, aggrappate ad una fune e spedite con la manovella al di là del fiume, incoscienti e felici allo stesso tempo (era l'unico mezzo per raggiungere la strada). Voglio bene a questa casa, (costruita ai primi dell'800) e tirata su in economia e con fatiche immani da parte dei mei nonni. Oggi cerchiamo di fare migliorie mantenendone inalterate le sue caratteristiche peculiari, in modo tale che non possano intaccare la sua originalità. Quanti ricordi..., del lontano passato e del presente..., sono come il fumo, testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne, resta la cenere, che è memoria. Ricordare fa bene, è un buon allenamento per resistere e tirare avanti. 5 Giovanna Semino Un anno scolastico a Montessoro Nel 1969 mi era stata assegnata, a Montessoro1, una pluriclasse con obbligo di residenza in sede, perché scuola di montagna. Abitavo presso la trattoria “Genio” e la stanza che occupavo, per il proprietario, era la più calda perché vi passava la canna fumaria. Una decorata brocca con catino, per l’igiene personale, faceva bella mostra sopra una toilette antica. La scuola era posta in alto, vicino alla chiesa, distante dalla trattoria e dalle località della frazione. Ottobre era il mese del forte vento e della pioggia che rendeva i sentieri fangosi. A novembre eravamo avvolti da una fitta nebbia e dal silenzio, che veniva rotto solo dalle nostre voci. A dicembre le nevicate erano abbondanti e con il freddo più intenso arrivava il gelo che, con i suoi ricami, ci faceva vivere in un paese di cristallo. Il sentiero per raggiungere la scuola era una lastra di ghiaccio, non facile da percorrere: “due passi avanti e uno indietro”. Quel sentiero era “amato” dai miei alunni al termine delle lezioni: la cartella si trasformava in slitta … mentre io, per ordine di Pasquale, un anziano del luogo, dovevo indossare sopra gli stivali un paio di calzettoni da restituire appena giunta in trattoria. La nostra aula era spaziosa e riscaldata con una stufa a legna, ma la temperatura superava di pochi gradi lo zero: si seguivano le lezioni con cappotto, berretto e guanti. L’inchiostro in bottiglia, forse dimenticato lì, era un pezzo di ghiaccio … per fortuna i pennini non si usavano più. A causa del gelo mancava l’acqua per il bagno, così tutte le mattine con l’aiuto dei bambini riempivo una grossa pentola con la neve da far sciogliere sul fuoco; l’operazione si ripeteva durante la mattinata e, per dissetarci, Pasquale ci procurava un bottiglione d’acqua. Il sabato attività manuali e pratiche: pulizia dell’aula. Nonostante i disagi i miei alunni, che provenivano a piedi dalle diverse località limitrofe, erano sempre presenti, attenti alle lezioni che si svolgevano regolarmente, desiderosi di imparare e di ampliare le loro conoscenze. Gennaio … i bucaneve e … finalmente la primavera: sole, tepore, rumori, colori gialli e viola nei prati, scoiattoli sotto le nostre finestre, lezioni all’aperto …; acqua che scorreva dal rubinetto. Ricordo Genio che si preoccupava di farmi sentire in famiglia, Angela che era felice di cucinare, il rispetto di chi alla sera giocava a carte gridando “trucco”, la gentilezza delle persone del luogo, Pasquale che al mattino presto saliva alla scuola ad accendere il fuoco, Ida, la moglie del guardacaccia che, nel pomeriggio mentre io programmavo le lezioni per cinque classi, arrivava con fette di pane appena sfornato, marmellata di fragole oppure dolci; tutto preparato da lei. Con un po’ di nostalgia vedo quella giovane maestra di montagna affrontare con tenacia le difficoltà per trasmettere l’amore per il “sapere” ai suoi alunni, che ancora oggi mi salutano con affetto. 1 Montessoro è una frazione di Isola del Cantone che dista circa 4 km dal capoluogo, circondata dalle località Borgo, Piazzo e Cafforenga. All’epoca la strada forse non era ancora asfaltata e non esisteva autobus, per cui diventava difficile spostarsi giornalmente da Isola alla frazione. 6 Giuseppina Denegri La scuola a Isola negli anni cinquanta Lo scorso anno durante il concerto per gli auguri di Natale, preparato da bambini della scuola elementare, cercavo di individuare quelli delle prime classi e ne vedevo pochissimi. Li pensavo assenti e invece non esistevano veramente. Il calo demografico, ormai ben noto, era ancora più accentuato perché non partecipavano a quell’incontro religioso i musulmani. Spontaneamente ho pensato alla diversa situazione degli anni in cui insegnavo. Mi sono diplomata nel luglio del 1950 e, in attesa di partecipare ad un concorso per l’inserimento nella graduatoria degli insegnanti, ho accettato le proposte che mi si offrivano. Molte persone, nate prima del 1940, specialmente nelle frazioni, avevano frequentato la scuola fino alla terza elementare, altre fino alla classe quinta. Per entrare nel mondo del lavoro occorreva il diploma della classe quinta, perciò il Provveditorato agli Studi e altri Enti (esempio il C.I.F. – Centro Italiano Femminile) istituivano le SCUOLE POPOLARI assegnate a maestre a inizio carriera che non avevano ancora partecipato al concorso magistrale. L’incarico durava sei mesi; il compenso era molto modesto (6mila lire al mese) però veniva assegnato un punteggio riconosciuto dallo Stato e prezioso per avanzare in graduatoria. Le lezioni si svolgevano dalle ore 20.30 alle 22. Il programma consisteva nel saper leggere e scrivere correttamente, interpretare un breve testo, ripassare le tabelline per risolvere le operazioni, conoscere la geografia dell’Italia e la storia del Risorgimento. I partecipanti, alla fine del corso, dovevano superare una prova d’esame alla presenza del Direttore didattico per ottenere il diploma della quinta elementare. Chi già lo possedeva otteneva un Diploma Preferenziale. Per alcuni anni la Scuola Popolare ebbe luogo a Marmassana, Montessoro, Prarolo, Vobbietta, Mereta e Borlasca. Negli anni cinquanta molte famiglie abbandonarono le frazioni perché avevano trovato lavoro a Genova (Italsider, Garrone, Shell, portinerie ecc.) e così incominciò a diminuire la popolazione anche se qualche anno prima erano stati costruiti, in qualche frazione, edifici con aule scolastiche e appartamento per la maestra che aveva l’obbligo di risiedere in sede. I frazionisti molte volte tentarono di reagire perché non fossero chiuse le scuole, ma inutilmente. Il Comune, per evitare alle famiglie il disagio di accompagnare i bambini nel capoluogo, si era fatto carico di Scuole Sussidiate. 7 Nel gennaio del 1951 ho ricevuto l’incarico per insegnare nelle elementari sussidiate e anche nella Scuola Popolare di Marmassana. Al mattino facevo scuola ai bambini e alla sera agli adulti ed è stata per me un’esperienza interessante. Il Comune non provvedeva al riscaldamento e alla pulizia delle aule, perciò gli scolari portavano a scuola alcuni pezzi di legna e al sabato, con la maestra pulivano l’ambiente. In quegli anni a Isola capoluogo c’erano sei maestre, a Vobbietta, Montessoro, Pietrabissara due, a Marmassana, Montecanne, Prarolo, Mereta e Borlasca una. La presenza della maestra nelle frazioni costituiva anche un punto di riferimenti per gli altri abitanti. Nelle scuole elementari di Isola inizio anni ‘50 8 Enrica Granara Pensiero espresso tramite la lettura 2021: la vita L'essere una persona, affrontare la vita, ci si chiede: come sarà, cosa ci riserverà? La vita ti disillude perché tu smetta di vivere di illusioni e veda la realtà, la vita ti toglie ciò che hai, fino a che non smetti di lamentarti e inizi a ringraziare, la vita ti pone nemici sul cammino fino a che non smetti di reagire, la vita ti frantuma in tanti pezzi, ti ripete lo stesso messaggio finché non ascolti, la vita ti umilia e sconfigge fino a che non decidi di far morire il tuo EGO, la vita non ti dà ciò che vuoi, ma ciò di cui hai bisogno per evolvere, la vita ti nasconde tesori fino a quando non uscirai e andrai a cercarli , la vita ti chiede, ti toglie, ti delude... La vita è anche.... non mettere le nubi oggi sul sole di domani. 9 Patrizia Assereto A mio padre Il volto scolpito nel marmo bianco Il sorriso enigmatico Lo sguardo pensieroso Lo osservo: Quel volto Quel sorriso Quello sguardo Sono i miei 10 BILANCIO 2020 Entrate In cassa il 17 ottobre 2019 Offerte Affitto Tesseramento 2020 Spese varie Uscite Saldo 1.146,80 266,00 1.412,80 1.974,00 -561,20 1.090,00 528,80 138,00 390,80 In cassa al 17 ottobre 2020 390,80 11