Cartoline e foto di Isola by Centro Culturale di Isola del Cantone
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U Bricchettu by Centro Culturale di Isola del Cantone
La casetta per gli attrezzi è stata donata dal dott. Natale Gatto
Per rendere una cosa speciale, devi solo credere che sia speciale.
Mi accorgo che ricordare le cose del passato può diventare noioso e puerile, ma mi sembra giusto ... more Mi accorgo che ricordare le cose del passato può diventare noioso e puerile, ma mi sembra giusto raccontare perché si possa riflettere su cose accadute pochi anni fa, non nel medioevo. Gabriel Garcìa Màrquez diceva: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla". Da Vivere per raccontarla. Il lavoro giovanile nel terzo mondo di cui si sente spesso parlare, mi ha fatto tornare alla mente che questo sistema era in uso nelle nostre campagne ancora negli anni '50 del secolo scorso. Non sono passati secoli, ma solo una cinquantina d'anni, cioè l'altro ieri. Si dice che lo scorrere del tempo tende a cancellare tante cose, ma chi le ha vissute a volte rimembra, per cui mi sembra doveroso che i giovani o gli smemorati, sappiano che cosa succedeva alcuni decenni orsono e a chi ne avesse voglia, lo invito a leggere il libro di Nuto Revelli Il mondo dei vinti. Cinquant'anni posso essere tanti, ma per chi come me andava a giocare sul piazzale della Chiesa con le pezze nelle braghe non lo sembrano e tornando al lavoro minorile ricordo che nelle case di alcuni contadini di Isola e delle frazioni, si usava prendere (ingaggiare) dei ragazzini sugli otto o dieci anni per adibirli ai più svariati lavori domestici, ma nella maggioranza dei casi si trattava di condurre le mucche al pascolo. Questo accordo che si prendeva con i genitori del giovane, dalle nostre parti era chiamato accurdà e non si trattava né di un'assunzione di lavoro, né di un ingaggio, ma di semplice prestito del minorenne per un periodo che poteva variare da alcuni mesi, fino a svariati anni. C'è da dire che in quel periodo, nonostante il contadino potesse contare sui prodotti agricoli e sugli animali da cortile, non viveva certamente in una condizione agiata, anzi molto spesso mancavano i soldi per comprare l'olio, il sale e lo zucchero. Nonostante ciò, molte famiglie contadine cercavano dei ragazzini che li potessero aiutare nei piccoli lavori. A dire il vero, in molti casi, non era il contadino che cercava un piccolo lavoratore, ma esisteva in un certo qual modo, un libero mercato, dove le famiglie con molte bocche da sfamare erano ben felici di mandare un figlio presso qualche famiglia contadina, dove almeno, avrebbe avuto qualcosa da mettere sotto i denti, o così si sperava. Ricordo che alcuni contadini delle nostre parti, si recavano al mercato settimanale di Cuneo, dove potevano accordare qualche bambino che li aiutasse nelle loro attività.
-Auf Wiedersehen -Auf Wiedersehen Pochi istanti dopo aver lasciato la Humboldt Universität e il s... more -Auf Wiedersehen -Auf Wiedersehen Pochi istanti dopo aver lasciato la Humboldt Universität e il suo blasone tracotante di Premi Nobel,la chiassosa folla studentesca svanisce nel nulla e secchi i miei passi risuonano sul selciato dell'Unter den Linden; lontana nella nebbiosa notte incipiente, in un gorgo buio venato dai coni di luce di riflettori mai esausti, la Porta di Brandeburgo troneggia immensa nella "terra di nessuno", baluardo murato contro questo "Kapitalismus" darwiniano o dal volto umano che ad oggi non è dato conoscere. Nelle pause delle lezioni pomeridiane sono stato massacrato di domande curiosamente strane da uno studente del primo anno, cui ho risposto con la circospezione e diffidenza abituali in un Sistema dove gli "Inoffizielle Mitarbeiter", i collaboratori non ufficiali, si nascondono sotto mille amichevoli volti captanti utili informazioni per conto della "Ditta", la STASI; il Ministero della Sicurezza di Stato, scudo e spada della SED, unico partito dominante, molto disciplinatamente si ramifica nel vivere comune sempre pronta a vagliare metodica la condotta e la dirittura morale di noi cittadini della DDR. Così, assorto nei miei pensieri, con il bavero rialzato e indirizzito dal freddo pungente, oltrepasso spedito in Karl Liebknecht Strasse l'orribile facciata del mastodontico Palast der Republik, sede del Parlamento che, circondato dagli autoblindo della Volkpolizeì mi conduce con il suo sguardo autoritario sotto la Fernsehturm, la Torre della televisione. A proposito ... tra pochi minuti inizierà "Canale nero", programma TV condotto dall'onnipresente presentatore Herr Von Schnitzler, il demolitore ufficiale dell'Imperialismo yankee profuso nell'etere dell'Est dall'occidentalissimo "Die Rote Optik" (La visuale rossa) ... che fortuna essere ancora in Alexander Platz ... Piazza per antonomasia, ampia distesa di cemento grigiastro e crocevia di tram che muovono al ritmo cadenzato di semafori intermittenti, groviglio quasi indistinto pullulante di signori dai cappelli calati su fronti gelate e signorine sgambettanti tra pozzanghere malamente illuminate dalla malaticcia luce gialla dei lampioni, Alexander è il punto nevralgico della mia città; tutt'intorno, cacofonie di clacson e puzzo di scarico di "Trabant" fumanti ...
Nella immaginifica mitologia degli antichi, Greci e Romani, particolare importanza era attribuita... more Nella immaginifica mitologia degli antichi, Greci e Romani, particolare importanza era attribuita alla figura del Fato, vera e propria divinità che presiedeva ai comportamenti umani determinandone a priori lo svolgimento durante l'intera esistenza. Naturalmente, tutte le varie scuole di pensiero che si sono succedute nei secoli hanno studiato e discusso la questione, polemizzando tra loro, confondendo talvolta il Fato con il Caso nel tentativo non sempre riuscito di superare quel dualismo tra le due entità metafisiche, che in fondo si traduceva sempre nella stessa domanda: è il caso cieco e irresponsabile a caratterizzare gli eventi che ci riguardano o questi sono già stati scritti e previsti a prescindere dal nostro cosidetto "libero arbitrio" ed, anzi, in barba allo stesso? E non si dica che si tratta di questioni riservate alle elucubrazioni teosofiche di pensatori lontani dai problemi della gente comune, perché, più o meno inconsciamente e in modo magari assai più terra terra, esse si ritrovano spesso nelle opinioni riferite alla cronaca quotidiana, dalla spiegazione che ne dà l'autorevole sociologo intervistato dall'altrettanto autorevole giornalista al semplice commento della donnetta che, alla fine di tante riflessioni su un caso quasi sempre drammatico, conclude con un definitivo "u l'éa u destìn", era il destino. Questa specie di strana premessa pseudo--storico--filosofica si è fatta per introdurre il racconto di un tragico avvenimento che in qualche modo potrebbe prestarsi a delle considerazioni attinenti alla stessa: è un fatto veramente accaduto, poco meno di un secolo fa, dalle nostre parti, e precisamente sulla strada della Val Vobbia, poco prima della località da tutti conosciuta come "Ponte di Zan". A suo tempo fece parecchio rumore, e il ricordo ne è stato tramandato per anni, tanto la cosa aveva colpito il sentimento di tutti. L'involontario protagonista, che chiameremo il "Rosso", modificando alquanto il nomignolo col quale era generalmente conosciuto, abitava in un piccolo borgo montano dell'Appennino, fra Liguria e Piemonte, nel Comune di Vobbia. Aveva una famiglia con numerosa prole e gestiva una specie di bottega--osteria, quali a quel tempo si potevano trovare nei paesi dei nostri monti. Per questo era solito, almeno una volta alla settimana -stagione permettendo -scendere a valle in compagnia del suo mulo, giungendo fino a Isola, dove trattava prodotti della sua campagna scambiandoli con merci e derrate da riportare al paese. Con questa attività provvedeva a mantenere più che decentemente la famiglia, in quei tempi nei quali non abbondava la prosperità, specie nella nostra popolazione contadina. Oggigiorno al paese del Rosso si può arrivare per una strada asfaltata percorribile in macchina; all'epoca esisteva una mulattiera che scendeva attraverso i boschi fino alla carrozzabile, ancora sterrata, però comoda e pianeggiante, percorsa dai carri dei contadini e dei mulattieri, e sulla quale qualche tempo dopo sarebbe stato messo in funzione un servizio di autocorriera. E il tratto dal ponte di Zan a Isola del Cantone era quelo percorso dal Rosso nel doppio tragitto di andata e ritorno prima di riprendere la via dei boschi e risalire, lui e il mulo, al paese. Così appunto stava facendo quel giorno, nel tardo pomeriggio di una incipiente primavera, camminando di buon passo preceduto dal mulo. Tutto era assolutamente normale: l'ora, la stagione, l'ambiente. Tuttavia, appena dopo l'ultima curva ormai in vista, il Destino, o il Caso, aveva fissato all'uomo ignaro un appuntamento irrevocabile. Erano allora, dalle nostre parti, abbastanza comuni gli impianti a teleferica, con i quali i boscaioli trasferivano la legna dalle "tagliate" alla strada carraia più vicina, dove la legna stessa veniva poi caricata sui carri e portata alle destinazioni stabilite. I fasci, appesi ad una carrucola, correvano sul filo metallico, spinti dalla propria gravità, arrivando al fondo a sbattere su una catasta di tronchi già predisposta e nella quale venivano poi sistemati. Generalmente l'arrivo era al livello della strada, ma talvolta al di sopra, se la conformazione del posto lo richiedeva: in quel caso il filo sovrapassava la strada, sulla quale era poi agevole far scendere la legna. Appunto uno di questi impianti era in funzione là dove stava per giungere il Rosso. In quel punto la valle si restringeva, obbligando la strada a tagliare un costone dirupato, ripido e scosceso dalla parte del torrente fino al greto dello stesso, e dall'altra, a monte, innalzato per una decina di metri, fino a formare un ristretto pianoro ove era ancorato il cavo della teleferica, e dove piombavano i fasci, scavalcando la strada. Sovrappensiero, il Rosso non avvertì il ronzio del filo sul quale stava scendendo, ormai inarrestabile, il fascio di tronchi, né si accorse della sua presenza il legnaiolo addetto allo scarico. Un attimo sarebbe bastato all'uomo per passare oltre, o rallentare prima, senza venirsi così a trovare proprio sotto il cavo. Tuttavia l'interferenza dei percorsi del Rosso e del fascio di legna non sarebbe bastata a causare il tragico evento che ne seguì, data la differenza di quota fra gli stessi, che avrebbe escluso ogni contatto fisico. Ma si verificò un'altra concausa ancora più inspiegabile: un grosso tronco, sfuggito chissà come alla legatura, si staccò dal fascio, nel punto e nel momento preciso in cui la combinazione fra peso, velocità e distanza dalla strada -tutti elementi soggetti alle leggi della dinamica fisica -fece sì che lo stesso, sibilando nell'aria, venisse proprio a schiantarsi sull'uomo, prendendolo in pieno. Il mulo, incolume, fece appena uno scarto, e poco più avanti si fermò, come ad aspettare il padrone. E forse lo riconobbe nella figura contorta sul bordo della strada, raggrumata su una macchia di sangue. Com'è facile immaginare, la morte violenta del Rosso, così innaturalmente frutto di circostanze e combinazioni irripetibili di spazio e di tempo, suscitò, oltre che commozione e dolore in tutti, anche i commenti e i discorsi più disparati. A parte l'aspetto riguardante la responsabilità, almeno colposa, dei boscaioli (immediatamente spariti dalla circolazione), si incrociarono e si
durata 105 min., Gran Bretagna, 2011 Il declino di un leader Il film si svolge nel presente e ha ... more durata 105 min., Gran Bretagna, 2011 Il declino di un leader Il film si svolge nel presente e ha come protagonista l'ex ministro britannico Margaret Thatcher, ruolo dato all'attrice americana Meryl Streep, superba in questa interpretazione. La regista britannica ci mostra una donna anziana affetta dai disturbi tipici della demenza senile che rivive attraverso i numerosi flashback e i dialoghi con il marito morto la propria giovinezza e la sua parabola politica. Non ci sono giudizi da parte del regista riguardo le politiche e le scelte compiute da Margaret Thatcher durante i suoi mandati alla guida del paese. Probabilmente Maggie non ha mai riscontrato una particolare simpatia da parte della maggioranza della popolazione britannica e mondiale. I suoi modi e le sue prese di posizione su molti fatti dell'epoca non sono largamente condivisi. Dal film si trae comunque la conclusione di essere di fronte a una persona capace di portare avanti le sue idee e compiere decisioni difficili anche contro tutto e tutti. Il suo ruolo di Primo Ministro lo ha svolto fino in fondo con coscienza e con la convinzione che le sue idee potessero portare qualcosa di buono per la nazione. Un leader, dal verbo to lead significa colui che deve guidare. Margaret Thatcher verrà ricordata per aver guidato la Gran Bretagna con fermezza e chiarezza di intenti. Nei momenti di crisi un leader è necessario e auspicabile. In questo momento storico così difficile per il nostro paese consiglio a tutti la visione del film, che è uscito nelle sale questo mese.
La nostra mente può fare di un inferno un paradiso e di un paradiso un inferno John Milton (1608-... more La nostra mente può fare di un inferno un paradiso e di un paradiso un inferno John Milton (1608-1674) è stato uno scrittore e poeta inglese. È' considerato uno dei letterati britannici più celebri, apprezzati e influenti dell'epoca successiva a quella shakesperiana.
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