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martedì 22 novembre 2011

All'orizzonte una Birmania libera, grazie al coraggio di una donna.

www.bojn.se
Si chiama Aung San Suu Kyi, la  donna che da anni si batte per la libertà del popolo birmano.
Messa agli arresti domiciliari nel 1990 quando i militari presero il potere con la forza rigettando il voto popolare che aveva sancito la schiacciante vittoria del movimento da lei creato , la Lega Nazionale per la Democrazia, alla "signora coraggio" nel 1991 fu attribuito il premio Nobel per la pace, il cui premio fu dalla stessa interamente devoluto all creazione di un fondo d'assistenza sanitaria per i suoi connazionali.
Gli arresti domiciliari le furono revocati nel 1995, ma Aung rimase tuttavia in uno stato di "libertà vigilata", ai suoi familiari non fu mai permesso di visitarla, neanche quando al marito Michael fu diagnosticato un cancro, nè quando poi lo stesso morì, le fu permesso di poter andare a dargli l'estremo saluto.
A seguito di forti pressioni delle Nazioni Unite, nel 2002 le fu riconosciuta una maggiore libertà, ma l'anno dopo,  mentre era a bordo di un convoglio insieme ad un folto gruppo di supporters, fu soggetta al fuoco di un gruppo di militari. Morirono molte persone e solo grazie alla perizia del suo autista ella riuscì a salvarsi, ma fu di nuovo messa agli arresti domiciliari. Da quel momento, la salute di Aung San Suu Kyi è andata progressivamente peggiorando, tanto da richiedere un intervento e vari ricoveri.
Il "caso" Aung San Suu Kyi ha incominciato ad essere un argomento internazionale e il congresso degli Stati Uniti, nel 2008, per il suo impegna per la difesa dei diritti umani, le ha conferito la massima onorificenza: la Medaglia d'Onore.
Ma sempre nel 2008 la giunta militare la processò  per violazione degli arresti domiciliari e pochi mesi dopo la condannò, questa volta, a tre anni di lavori forzati per violazione della normativa della sicurezza. La pena fu poi  commutata in 18 mesi di arresti domiciliari.
Finalmente nel novembre dello scorso anno è stata rimessa a libertà e il governo scaturito dal  referendum farsa dello scorso anno che sanciva la continuazione del potere dei militari in forma civile, ha abrogato una norma di legge che le impediva di candidarsi.
Così, a poco più di 20 anni dalla vittoria elettorale del 1990, Aung San Suu Kyi si candiderà per le prossime elezioni suppletive e la Birmania può davvero intravedere un futuro di democrazia e libertà. Tutto ciò grazie  al coraggio, alla volontà e all'impegno di questa  grande donna.

Wiska...chi lotta vive!

martedì 20 settembre 2011

Obiettivo raggiunto!



Militante rivoluzionario
Fondatore
del primo partito operaio
Avvocato dei poveri
Il poeta dell'anarchia


Ricevo e pubblico volentieri la mail giuntami dal Comitato empolese per le celebrazioni del centenario della morte di Pietro Gori:

Obiettivo raggiunto!
Il Consiglio comunale di Empoli ha approvato la mozione per la posa di una lapide commemorativa dedicata a Pietro Gori.

mercoledì 4 maggio 2011

Che il commando americano abbia ucciso un Osama Bin Laden in carne e ossa o solo il suo fantasma in fondo è irrilevante.

http://www.repubblica.it/esteri/2011/05/02/
Non sono un appassionato di dietrologia, nè vedo complotti ogni qualvolta un giudice emana un avviso di garanzia o un arbitro di calcio fischia un rigore inesistente, per cui non mi appassiona il dibattito che, specie in rete, insiste sulle tante stranezze che hanno accompagnato la divulgazione della notizia della morte di Bin Laden, primo fra tutti il laconico silenzio del Pentagono sulla gestione semi clandestina dello scontro che avrebbe portato all'uccisione del leader storico di Al Qaeda.
A dir la verità quella di Osama Bin Laden mi è sempre sembrata, già all'indomani dell'11 settembre, una figura mitologica che per l'occidente incarnava tutto il male del mondo, mentre per quell'islamismo che invocava la guerra santa contro l'occidente, rappresentava una specie di condottiero invincibile, in una sorta di "teoria estrema simmetrica" come scriveva all'epoca Carlo Galli,