Non c'è paura quando c'è "vita da vivere". |
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25 aprile 2021
Il tempo ben speso
26 febbraio 2021
15 novembre 2020
La musica del tuo pianoforte, la vorrei in casa mia
Nota, dopo nota, nasce la musica. |
Vorrei un pianoforte e qualcuno che lo sappia suonare in casa.
2 settembre 2020
E non c'è niente da capire, solo da Vivere
Compreso questo, vissuto questo, forse non c'è davvero altro. |
Non mi interessa da dove arrivi o di dove sei.
27 luglio 2020
Grandi uomini - non sono diventati tali in un sol giorno
Talvolta "ignorare" non è altro che scegliere altre cose. |
Ciò che contraddistingue un uomo non è tanto ciò che dice o pensa ma è il suo stile di vita, ogni suo più piccolo atto.
16 maggio 2020
10 maggio 2020
27 aprile 2020
Uscire dai binari - una storia già scritta?
Quanto è scritto di quello che viviamo e quanto possiamo modificarlo con le proprie azioni?
1 marzo 2020
17 febbraio 2020
Perdersi nei propri sogni, e realizzarli
Guarda l'orizzonte e scopri dove arriverai |
Che belli sono i sogni. Non dovremmo mai smettere di sognare.
3 gennaio 2020
7 dicembre 2019
3 dicembre 2019
La giusta distanza dalle cose - osservare le cose da altri punti di vista
1 dicembre 2019
Se esistesse la macchina del tempo, la userei subito - la terra vista dalla luna (per andare nel futuro, ritrovando il passato)
Ritorno al futuro, dove ritroverei il mio passato |
Se potessi...
vorrei tornare oggi, ora, a diversi anni fa.
8 novembre 2012
30 aprile 2012
6 giugno 2011
Quel che occorre è il desiderio del mare aperto
12 maggio 2010
La sorpresa inaspettata
Se c'è una cosa che proprio non sopporto e che non riesco a mandare giù è la programmazione del futuro.
Questione dolente questa, che si riaffaccia spesso tra i pensieri e nelle stanze delle mie giornate, questione che cerco sempre di evitare andandomene via senza darle udienza non appena si fa viva. Questione la quale in realtà va sempre affrontata e che da anni mi porto dietro sul famoso discorso del "progetto di vita" ovvero sul fatto che occorra avere un progetto di vita, o almeno così lo chiamano gli esperti del settore :) ma comunque un'idea, un obiettivo preciso, un abbozzo di progetto sul futuro.
Ma è proprio una cosa più forte di me, non me lo sento addosso sto' progetto di vita. Nel senso che non mi sento affatto e ripetto affatto convinto nella più piccola parte di me che si possa in qualche modo immaginare un futuro a lungo periodo. Seppur la mia sia una piccola e misera esperienza, dal "basso" dei miei 27 anni vedo che di anno in anno accadono cose incredibili che non avrei mai immaginato, che si presentano situazioni ed opportunità che non avrei mai sognato di vivere e che effettivamente prima non esistevano - e nemmeno sarebbero mai potute essere state immaginate da alcuno! - mentre, ahimè, ho scoperto con dolore che talvolta occorre mettere via con rammarico e delusione progetti, idee e qualche sogno custoditi gelosamente fin da bambini nel cassetto del proprio comodino.
Io vorrei vivere così, come se ogni giorno fosse una sorpresa inaspettata, uno stupore continuo di meraviglia e gioia, un misto di farfalle nello stomaco e gin lemon da sorseggiare con gli amici, sempre con entusiasmo, qualsiasi cosa accada, che ci sia il sole o che piova come Dio la manda: perchè così mi diverto, così mi sento più vivo, e può succedere di tutto - e succede davvero di tutto!
E vorrei che ci fossero sempre i fuochi d'artificio fuori e dentro di me!
27 gennaio 2010
Con la testa fra le nuvole
Camminando si raccolgono le parole. Si raccolgono parole pure standosene fermi, certamente, ma camminare - andare avanti, avanzare - fa sempre incontrare qualcosa di nuovo. Incontrare qualcosa di nuovo fa confrontare e confrontare fa scaturire parole che saltano fuori come scintille dallo sfregamento di due pietre, con la dovuta forza. Non c'è bisogno di molte parole spesso, ma c'è bisogno di parole giuste.
Le parole, le parole... quelle giuste sono un balsamo da spalmare sul cuore nei momenti in cui sanguina. Quelle giuste sono fuochi d'artificio da far salire fino al Cielo nei momenti in cui la Gioia prende il sopravvento e si fa festa assieme agli amici. Quelle giuste sono dolci, dette piano all'orecchio od ascoltate nel trambusto di un ufficio in fondo al cuore o nel mezzo di un concerto. Quelle giuste sono personali, talvolta vere per tutti, ma sempre personali. Quelle giuste hanno il sapore dei cibi più buoni o sono cattive come medicine, che seppur cattive, fanno il loro effetto a tempo dovuto. Quelle giuste le sentiamo vere: vere per noi, vere per gli altri. E portano una ventata di aria fresca in mezzo ad una giornata calda, un sorso di acqua fredda da bere proprio quando si ha la gola più arsa.
E sono sempre le parole antiche quelle che colpiscono perchè le sentiamo, incredibilmente le più nuove. Esse hanno un valore grande, intramontabile, che non si appassisce col mutar del tempo, ne tantomeno segue le mode, ne hanno bisogno di pubblicità alcuna: esse esistono, permangono, ritornano, riaffiorano, gioiscono. E chi le trova non ha da perder tempo con altre cose.
Le parole usano tutti i messi disponibili per girellare nel mondo ed incontrare le persone. Si presentano, invitano uomini e donne di ogni età a rimanere un po' con loro, a donare a loro un po' del loro tempo per ridonare loro una ricchezza moltiplicata in ogni ampiezza e profondità per colmare ogni vuoti profondo scavato nell'anima. Esse non hanno fretta, ma nemmeno amano la troppa lentezza e la fermezza inamovibile. Bensì si cullano nell'andar su e giù come su un'altalena, che sembra quasi che tocchino il cielo con un dito, ma poi ritornan giù, come su un'altalena, per ritornar ancora in alto, in un moto perpetuo, senza sosta, nella calma di un pomeriggio primaverile di sole tenue, pieno di risate.
Perchè sono le stesse parole che ti vengono incontro, a braccia aperte e col sorriso più bello che hanno da offrirti: esse vogliono coccolarti e cullarti, talvolta stordirti ed assordarti, trasformare quel che senti, farti dire quel che provi, ascoltare quel che hai da dire.
E voglio vivere così, con i piedi per terra e le mani in tasca.
13 settembre 2009
Vado in Senegal! Chi lo sa, magari un giorno...
Stavo leggendo un libretto. Un libretto venduto per pochi denari - ma che ne vale di più - acquistato per strada da un venditore inconsapevole di ciò che mi stava mettendo nelle mani ad un acquirente altrettanto inconsapevole di ciò che stava accogliendo fra le mani.
E' uno di quei libretti che sembra capitarti nel momento giusto al posto giusto - anche se non ho idea del perchè adesso sia il momento giusto! -, che ha quel tono nel raccontare le vicende che sembrano fatte apposta per il tuo stomaco in quel preciso istante. E racconta di sogni fatti mille e più volte - sogni da un po' nascosti tra i foglietti nel cassetto del comodino - sogni talmente sognati che sembra di averli già visti, già vissuti, già odorati. Sogni che nascono da chissà dove e chissà perchè ma sogni che chiamano, ti svegliano di notte, non ti lasciano dormire, ti fanno immaginare, ti raccontano una storia, ti tracciano un percorso, ti vogliono regalare una Gioia immensa!
E' un libretto piccolo e sconosciuto. Racconta di quella polvere da sentire tra i piedi sudati e gli occhi che impazziscono perchè vorrebbero vedere tutto contemporaneamente perchè gli sembra di esser finiti nel posto dove c'è da vedere tutto, contemporaneamente - anche se magari, oggettivamente, non è affatto così! E' uno di quei libretti semplici, semplicissimi ma buoni e fragranti, come il pane. Non nascondono malizie o desideri di primi posti nelle classifiche ma hanno solo un'estrema voglia di raccontare - tra la polvere e l'asfalto - una storia vissuta, affidandosi a te. E candidamente la affidano a te. La offrono in cibo a te, per la tua bocca, perchè digerendola diventi parte di te.
La voce di colui che ha viaggiato giunge a te dopo un lungo cammino. Ma attenzione: non giunge nemmeno la voce di colui che ha osservato ma piuttosto la percezione di costui ed il suo pensiero - pietre ancor più preziose della voce stessa. Sono gli occhi che parlano, le mani che descrivono, i piedi che avanzano nel racconto.
Mi affascina il fatto che quelle parole siano partite dai luoghi descritti - il Senegal per l'occasione - da una mente attenta, da un foglio bianco e da una penna. Forse sono passate da un diario, sicuramente dalla tastiera di un pc, sono state visualizzate, rivedute e debitamente corrette di fronte ad un monitor magari dalla scrivania di casa del viaggiatore - che io non conosco ma che in questo modo, mi fa essere con lui, nel suo viaggio, il viaggio di anni fa - che è anche il viaggio di oggi, se lo facessi!
Sembrano l'eco di parole lontane - parole che sanno di verità -, partite da chissà dove e giunte a me: parole che non si fermeranno a me ma che mi affiancheranno, mi sorrideranno ed inevitabilmente, mi sorpasseranno - per fortuna. Io sono piccolo, esse hanno da fare il loro cammino. Ma una volta passate, non ti lasciano più solo, anche se "se ne vanno via". Hanno la bontà di tenerti caldo il cuore e farti andare a letto felice e contento. Ti svegliare la mattina con una nuova voglia Vivere e con la Speranza che qualcosa si possa fare. Racchiudono in se la magia di qualcosa di sperato che può accadere, di una speciale giornata di sole passata con gli amici più scanzonati, di una preghiera esaudita quando meno te lo aspetti - di un regalo ricevuto dal Cielo che senti essere un regalo incredibile ma che nemmeno sai perchè, per come, per quando. Ma senti forte che è stato un regalo importante, passato di mano in mano, salutato da un sorriso sincero di un venditore di colore incontrato un sabato di settembre, per caso, vicino al Duomo a Milano.
E senti che è una storia bella, che è solo l'inizio di un'altra storia - incredibilmente - ne senti la nascita nello stomaco - improvvisamente - compaiono le farfalle e l'emozione vibrante al sol pensiero mi regala cent'anni ancora di vita da spendere, a tutto gas!
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